• Un navire de sauvetage en mer en plus dans l’Asie du Sud Est = un en moins en #Méditerranée.

    Quand la vie et la mort de centaines de personnes dépend d’initiatives privées, le résultat est aussi cela... Il y a un besoin urgent que les Etats européens reprennent les activités de #SAR en Méditerranée (retour de #MareNostrum) et, bien sûr, avant tout, mettent en place des voies légales pour éviter que des hommes, femmes et enfants doivent traverser la Méditerranée en mettant en danger leurs vies.

    Mediterranean rescue ship moves to Myanmar to save Rohingya

    An organisation which says it has saved more than 40,000 people from the Mediterranean is to move its operations to Asia to help the Rohingya people.


    http://www.bbc.com/news/world-europe-41148552

    #philanthropie #Méditerranée #sauvetage #mourir_en_mer #SAR #asile #migrations #réfugiés #Rohingya #Birmanie #MOAS #sauvetage_privatisé #privatisation
    cc @reka @fil

  • In Limbo
    (Antoine Viviani)

    Documentaire de 34 minutes sur la mémoire numérique.

    http://future.arte.tv/fr/in-limbo

    bande d’annonce :
    https://www.youtube.com/watch?v=DX9hFD0-cLc

    IN LIMBO questionne le devenir de notre mémoire individuelle et collective à l’ère d’Internet, depuis le point de vue de toutes les données qui nous survivront. Articulé autour d’un film de trente minutes augmenté de vos données personnelles, IN LIMBO vous emmène au coeur d’un voyage sensoriel dans notre mémoire connectée.

    Que devient notre mémoire, individuelle et collective, à l’ère numérique ? Nos données nous accompagnent toute notre vie comme nos ombres et nos empreintes. Lorsque nous aurons tous disparu, elles hanteront la mémoire du réseau, enveloppant toute la planète de ses ondes et de ses câbles.

    IN LIMBO, l’expérience web, vous permet d’explorer l’étrange vie de cet organisme du point de vue des données elles-mêmes. Vous n’avez qu’à connecter les comptes liés à votre identité et lancer l’expérience connectée à votre propre mémoire numérique. Un film linéaire de 30 minutes augmenté de vos propres données vous emmènera au cœur d’un voyage poétique et sensoriel dans la mémoire du réseau. A différents moments du récit, plongez dans l’espace des limbes et naviguez dans nos souvenirs connectés.

    En dérivant dans la mémoire cet étrange cerveau collectif, vous retrouverez peut être certaines de vos propres données, mais vous rencontrerez également les personnages qui le peuplent : ses premiers explorateurs (Gordon Bell, pionnier du life logging et pionnier d’Internet), ses bâtisseurs (#Brewster_Kahle, le fondateur d’Internet Archive), ses prophètes (#Ray_Kurzweil, en charge de designer l’intelligence artificielle de Google), parmi bien d’autres.

    Que deviennent nos identités dans un monde sans oubli ? Sommes-nous en train de construire un gigantesque cimetière de données ou bien une immense cathédrale, d’un genre nouveau ?

    Le documentaire intègre le spectateur dans le sens que si vous introduisez votre nom, donnez accès à votre web cam, et autres données personnelles, celles-ci seront intégrés dans le documentaire... (juste le temps de visionnage, rien ne sera stocké (...) )

    Y figurent / parlent également #Cathal_Gurrin (l’homme le plus numérisé ?), Viktor Mayer-Schönberger et Kenneth Cukier, auteurs du livre de référence sur le #Big_Data, le neuroscientifique David Eagleman.

    On y voit aussi une belle vue sur la salle de serveurs du #MareNostrum, dans l’église (chapelle) du 19ème siècle à Barcelone (BSC- Barcelona Supercomputing Center, 52 racks, 120m²). Jolie métaphore pour ce nouveau monde où Data = the New Religion

    http://www.bsc.es/marenostrum-support-services/mn3

    Une projection du documentaire, avec discussion :

    http://www.scam.fr/fr/ViewerArticle/tabid/363606/ArticleId/3323/Avant-premiere-In-Limbo-dAntoine-Viviani.aspx

    Bémol :

    Il faut quand même rester un peu critique face à ce qui est dit, comme :

    "sometimes I think that if I collect enough data [about myself] I can understand who [I am]"

    et

    "my computer knows more details [about me] than my mother"

    OK, c’est peut-être cool de dire ce genre de trucs profonds, #nonmaisallôquoi.

  • Rescue at Sea

    Without the binoculars, it didn’t look like much. Just a haze of blue and orange, bobbing gently on the horizon. Lifting the lenses to my eyes, I was able to make out more: a dilapidated boat, a sea of life vests and over 200 people packed on board.


    http://tracks.unhcr.org/2014/07/rescue-at-sea

    #MareNostrum #migration #asile #Méditerranée #mer #mourir_en_mer #réfugiés #Italie #secours

  • Il senso dei CIE e l’operazione Mare Nostrum.

    Forse un giorno qualcuno ci spiegherà quale sia davvero il senso dei CIE. E’ una posizione ideologica? Può darsi, ma serve guardare ai numeri e porre la questione della sensatezza di una misura del genere.

    I CIE, ovvero i Centri di Identificazione ed espulsione per gli immigrati irregolari, rappresentano un vulnus nel sistema italiano. Sono un non luogo giuridico, rappresentano un buco nero nel sistema normativo italiano, poiché, al contrario di quanto avviene nelle carceri, delle cui condizioni, peraltro, da tempo si dibatte, non vi sono normative specifiche e, dunque, rappresentano una eccezione pericolosissima al sistema dei diritti, non di rado violati, di chi vi è “ospite”, ponendo anche chi vi lavora dentro, in una condizione di ambiguità e di difficoltà oggettiva.

    Qualche giorno fa, è uscito il rapporto di Medici per i diritti umani (MEDU). Si legge nel rapporto: “Secondo la Polizia di Stato, nel 2013 sono stati 6.016 (5.431 uomini e 585 donne) i migranti trattenuti in tutti i centri di identificazione ed espulsione (CIE) operativi in Italia. Meno della metà di essi (2.749) è stata però effettivamente rimpatriata, con un tasso di efficacia (rimpatriati su trattenuti) che è risultato inferiore del 5% rispetto all’anno precedente: 50,5% nel 2012 versus 45,7% nel 2013. Il numero complessivo dei migranti rimpatriati attraverso i CIE nel 2013 risulta essere lo 0,9% del totale degli immigrati in condizioni di irregolarità che si stima essere presenti sul territorio italiano (294.000 secondo i dati dell’ISMU al primo gennaio 2013).”

    I CIE, d’altro canto, costano e costano tanto. Si calcola che il loro costo complessivo sia di circa 200000 euro al giorno. Visti questi numeri, qualcuno spero si domandi se abbia senso mantenere delle strutture del genere, quando la loro efficacia è così colpevolmente irrilevante. Tanto per comprendere: il Fondo nazionale per l’inclusione è stato smantellato nel 2011, dimostrando così una scarsissima attenzione all’integrazione e una sproporzione sconsiderata verso le risorse per il contenimento. Basti pensare che solo per i CIE sono stati stanziati 236 milioni di Euro per l’anno 2013, 220 milioni per il 2014 e 178 milioni di Euro per il 2015. Non ha magari più senso investire qualcosa in più sull’integrazione sociale ?

    Ultima domanda: all’interno dei CIE si può rimanere rinchiusi fino a 18 mesi in attesa di identificazione. Ecco, 18 mesi, per fare cosa? Di certo, la descrizione di ciò che succede a Lampedusa non aiuta l’immaginario collettivo ad un senso, non dico di solidarietà, ma di umanità. In questo, a poco serve l’operazione “Mare Nostrum”, su cui ritornerò in modo più approfondito, che ha spostato in avanti i controlli, ma che pone dei seri problemi dal punto di vista umanitario: per quello che ne sappiamo, sembrerebbe che i migranti in arrivo, vengano tenuti nelle stive fino a 72 ore. Ad alcuni viene consegnato immediatamente il documento di respingimento, senza che venga data loro la possibilità, cosa che, invece, dovrebbe essere garantita secondo i trattati internazionali, di fare domanda di asilo e, comunque, di comprendere quali possano essere i loro diritti giuridici.
    Non a caso c’è una investigazione da parte dell’Europa che ci aiuterà, forse, a comprendere meglio.

    Tutto questo per dire che mi pare sia necessario uscire dalla fase emergenziale e ricominciare ad adottare delle politiche concrete e lungimiranti che impongano la certezza del diritto: una nuova fase, una svolta anche da un punto di vista della distribuzione dei fondi, aiuterebbe a spostare l’attenzione e a costruire delle alternative possibili. La domanda è: c’è la volontà politica di porre seriamente la questione del complesso delle leggi sull’immigrazione nel nostro Paese e di imporre una riflessione in Europa?

    http://gaudio.blogautore.espresso.repubblica.it/2014/02/17/il-senso-dei-cie-e-loperazione-mare-nostrum

    #MareNostrum #Méditerranée #mourir_en_mer #migration #asile #Frontex #réfugié