• Voli speciali, calmanti sotto accusa
    Alcuni medici insorgono contro la somministrazione di neurolettici a richiedenti immobilizzati a bordo
    di Stefano Guerra

    pubblicato dalla Regione il 10 gennaio 2013

    I medici puntano il dito contro la somministrazione di calmanti ai richiedenti l’asilo immobilizzati sui voli speciali che li riportano in patria con la forza per non aver voluto o potuto lasciare la Svizzera di loro spontanea volontà. La prassi è stata denunciata ieri dalle colonne di Le Temps da Jean-Pierre Restellini, a capo della Commissione nazionale di prevenzione della tortura (Cnpt), e dall’ex presidente della Federazione dei medici svizzeri (Fmh) Jacques de Haller.

    Effettuati in gran segreto, i cosiddetti “voli speciali” sono tornati alla ribalta della cronaca nei giorni scorsi. La Berner Zeitung e la Neue Zürcher Zeitung hanno rivelato che l’Ufficio federale della migrazione (Ufm) ha sospeso il concorso per l’attribuzione del mandato definitivo per l’accompagnamento medico delle persone oggetto di un’espulsione coatta. Unico postulante è stata Oseara, società che dallo scorso mese di aprile svolge il compito a titolo sperimentale. Adducendo problemi legati a una “ristrutturazione” che non permetterebbe a Oseara di assicurare un progetto della durata di cinque anni, l’Ufm ha concesso alla società con sede a Stans una proroga di sei mesi del mandato pilota. Dopodiché verrà indetto un nuovo concorso.

    Il problema, tuttavia, è ben più complesso. Ed esula, almeno in parte, dalle difficoltà aziendali di Oseara. Lo ha rivelato il presidente della Cnpt, subentrata lo scorso giugno alla Federazione delle chiese evangeliche (Fces) nell’osservazione dei voli speciali (vedi box). « Somministrare dei calmanti a una persona prima di salire sull’aereo, con il suo accordo, è legittimo. Per contro, farlo senza il suo consenso esplicito mentre l’aereo è a terra o in pieno volo, è altamente problematico e deve rispondere a delle direttive molto precise », ha dichiarato Jean-Pierre Restellini a Le Temps . Il presidente della Commissione, lui stesso medico, ha chiamato in causa nelle scorse settimane il direttore dell’Ufm Mario Gattiker. Una prima riunione d’emergenza si è tenuta a metà dicembre, una seconda – scrive sempre il quotidiano ginevrino – è prevista nei prossimi giorni (saranno presenti anche i responsabili di Oseara).

    Ma cosa fare se un richiedente l’asilo, in pieno volo, dopo essere riuscito a liberarsi da manette, legacci e casco si dimenasse in maniera talmente violenta da mettere in pericolo la sicurezza di tutti gli altri passeggeri? « Potrei ammettere che in un caso del genere un medico possa fargli un’iniezione di neurolettici, non sarebbe che per una questione di legittima difesa e di messa in pericolo della vita altrui, al di fuori di qualsiasi considerazione medica », ha risposto Restellini.

    Non la pensano così alcuni suoi colleghi. Citato nell’articolo, il presidente dell’associazione Etica e medicina, il cardiologo Michel Romanens, ritiene che i medici non debbano nemmeno partecipare a questi voli. Non lo farebbe (e « non permetterei anche a nessuno nella mia équipe di farlo », ha detto in un’intervista pubblicata ieri dal Tages-Anzeiger ) neppure Hans Wolff, a capo della medicina carceraria all’Università di Ginevra e membro della commissione etica dell’Accademia svizzera delle scienze mediche (Assm).

    Sulla stessa lunghezza d’onda l’ex presidente della Fmh Jacques de Haller, che già a suo tempo aveva denunciato la pressione psicologica e i dilemmi etici con i quali un medico si trova confrontato a bordo dei voli speciali. « Per la Fmh è chiaro: è fuori questione iniettare qualsiasi cosa a una persona senza il suo consenso », ha dichiarato a Le Temps de Haller, sottolineando che « controllare qualcuno che si agita in un aereo rientra nell’ambito del mantenimento della sicurezza. I medici non devono in alcun caso sostituirsi alle forze di polizia », ha aggiunto. La stessa legge federale sulle misure coercitive prevede del resto che “i medicamenti non possono essere impiegati al posto di mezzi di coercizione”.

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