• Dall’Italia cento #pick-up alla Tunisia per il controllo delle frontiere

    Nonostante da diversi giorni nel Paese sia aumentata la violenza ai danni delle persone di origine sub-sahariana -dopo un discorso violento e razzista del presidente Saied- l’Italia continua a garantire il suo sostegno al governo tunisino sia nelle parole, sia nei fatti. La nuova fornitura, aggiudicata dalla Nissan Italia, vale 3,6 milioni di euro

    Cento pick-up per un valore di oltre 3,6 milioni di euro per rinforzare il ministero dell’Interno tunisino nel contrasto all’immigrazione “irregolare”. La nuova commessa deliberata dal governo italiano per il tramite del Viminale concretizza il sostegno a parole ribadito ancora lunedì 27 febbraio dal ministro degli Esteri #Antonio_Tajani, che ha sottolineato come l’esecutivo sia “in prima linea nel sostenere la Tunisia nell’attività di controllo delle frontiere”.

    Le dichiarazioni del ministro #Tajani ignorano però l’aumento degli arresti arbitrari, a cui si aggiungono intimidazioni e violenze, che da ormai dieci giorni subiscono le persone di origine sub-sahariana su tutto il territorio tunisino. Una repressione aumentata a seguito dell’annuncio del presidente della Repubblica Kais Saied di voler fermare un “piano criminale per cambiare la composizione demografica del Paese affinché venga considerata come un Paese solo africano, e non più anche arabo e musulmano”. Un discorso che evidentemente non ha intaccato i rapporti tra Italia e Tunisia, un partner da salvaguardare a tutti i costi.

    Nei primi giorni di febbraio di quest’anno, quando l’apparato di sicurezza presidenziale lanciava l’operazione denominata “Rafforzamento del tessuto di sicurezza e riduzione del fenomeno del soggiorno irregolare”, la Direzione centrale dell’immigrazione e della Polizia di frontiere dava notizia in Italia dell’avvenuta assegnazione di un doppio bando del valore totale di 3,6 milioni di euro (Iva esclusa), 1,8 per commessa, per la fornitura di mezzi “idonei allo scopo di garantire un dispiegamento efficace dei servizi di prevenzione e di contrasto all’immigrazione irregolare sul territorio tunisino”.

    I 100 pick-up, realizzati secondo precise indicazioni di “optional e allestimenti tecnici” individuati dal ministero di Tunisi sono stati forniti dalla #Nissan_Italia, succursale della multinazionale giapponese. Il modello delle vetture 4×4 è il “Navara”, una delle linee “storiche” di produzione dell’azienda automobilistica. I due lotti sono stati aggiudicati rispettivamente a marzo e novembre 2021, dopo un’interlocuzione tra Nissan e il ministero iniziata a dicembre 2020, ma la pubblicazione del lotto di gara, come detto, è datata 7 febbraio. Nei documenti si sottolinea come gli oltre 3,6 milioni di euro impiegati siano necessari perché l’attività di contrasto all’immigrazione “irregolare” da parte del governo tunisino è di “primaria importanza per la sicurezza nazionale, anche alla luce dei recenti (marzo 2021, ndr) sbarchi sulle coste italiane di migranti provenienti dalle coste tunisine”. Secondo IrpiMedia e Action Aid tra il 2020 e il 2021 l’Italia ha fornito a Tunisi più di 19 milioni di euro per il controllo delle frontiere. Nell’aprile 2022 l’Ong Statewatch, un gruppo di ricerca indipendente, ha ottenuto una copia del progetto di piano d’azione della commissione sulla Tunisia riguardante la messa in atto del Patto sulla migrazione e l’asilo adottato dalla Commissione europea nel settembre 2020 che prevede più di 25 milioni di euro destinati dall’Ue alla Tunisia per sostenerla sempre nella gestione dei confini.

    Con la fornitura di #pickup, la doppia strategia del governo italiano continua: da un lato rimpatri più veloci possibili, a qualunque costo (economico e di diritti) di chi è riuscito ad arrivare in Italia, dall’altro il sostegno al controllo terrestre della frontiera. La Tunisia diventa però sempre di più un Paese non sicuro, sia per le persone originarie dell’Africa sub-sahariana vittime dei recenti raid della polizia sia per i cittadini tunisini. Attivisti, oppositori politici e giornalisti subiscono una forte repressione e vengono definiti come “traditori e terroristi”. La “carta” della violenza sugli stranieri, oltre 21mila nel 2021 (ultima stima disponibile a cura del Forum tunisino per i diritti economici e sociali), sembra essere l’ultima giocata dal presidente Saied per distogliere l’attenzione dalla deriva autoritaria che il suo governo sta seguendo. Sabato 25 febbraio, riporta il Guardian, oltre mille persone sono scese in piazza a Tunisi per dimostrare solidarietà alle persone migranti. “Niente paura, niente terrore, la strada è per le persone”, hanno scritto su uno striscione.

    Le parole di Saied, secondo quanto riportato dal Guardian, avrebbero scatenato violenze generalizzate, con testimonianze di persone che hanno preso d’assalto le case dei migranti e sgomberato con la forza gli occupanti. Anche alcune compagnie di trasporto private si sono rifiutate di vendere biglietti a persone ritenute senza documenti. Molte persone, come riportano diversi giornalisti sul posto, tra cui Arianna Poletti, sono da giorni accampate davanti alle ambasciate in cerca di protezione.

    Il discorso razzista dei vertici istituzionali è stato condannato, tra gli altri, dall’Unione africana che ha “condannato fermamente le dichiarazioni scioccanti fatte dalle autorità tunisine contro i compatrioti africani”. La Ong Avocats sans frontièrs denuncia almeno 700 arresti come conseguenza dell’iniziativa lanciata proprio a metà febbraio. Insieme a 25 organizzazioni attive sul territorio a tutela delle persone circa 21mila persone straniere senza documenti (stime del Forum tunisino per i diritti economici e sociali), hanno scritto a metà febbraio un comunicato stampa per prendere posizione sulle crescenti violenze nel Paese, ricordando anche le responsabilità dell’Unione europea. “Le politiche di esternalizzazione delle frontiere europee hanno contribuito per anni a trasformare il Paese in un attore chiave nel monitoraggio delle rotte migratorie nel Mediterraneo -si legge-. Compresa l’intercettazione delle imbarcazioni di migranti al di fuori delle acque territoriali e il loro trasferimento in Tunisia”. Sempre secondo il Forum tunisino in totale sono più di 29mila le persone respinte nei primi dieci mesi del 2022 dall’Italia verso la Tunisia. L’anno scorso più del 50% di chi ha intrapreso il viaggio, secondo i dati della Guardia costiera tunisina, non era cittadino tunisino. I pattugliamenti, anche con gli ultimi mezzi di terra, servono perciò all’Italia e all’Unione europea, nuovamente in silenzio di fronte alla violazione dei diritti umani.

    https://altreconomia.it/dallitalia-cento-pick-up-alla-tunisia-per-il-controllo-delle-frontiere
    #business #frontières #externalisation_des_frontières #asile #migrations #réfugiés #Tunisie #Italie #Nissan #complexe_militaro-industriel

  • Japon : Carlos Ghosn derrière les barreaux jusqu’au 1er janvier au moins
    https://www.latribune.fr/entreprises-finance/industrie/automobile/japon-carlos-ghosn-derriere-les-barreaux-jusqu-au-1er-janvier-au-moins-802

    Le PDG de Renault et ex-patron de l’Alliance Renault-Nissan, Carlos Ghosn, passera Noël et le réveillon derrière les barreaux, la justice japonaise ayant décidé dimanche de prolonger sa garde à vue jusqu’au 1er janvier.

    Le PDG de Renault et ex-patron de l’Alliance Renault-Nissan, Carlos Ghosn, passera Noël et le réveillon derrière les barreaux, la justice japonaise ayant décidé dimanche de prolonger sa garde à vue jusqu’au 1er janvier.

    Cette décision judiciaire est le dernier développement en date dans la saga qui passionne le Japon et le monde des affaires depuis que ce titan du monde de l’autombile a été arrêté soudainement le 19 novembre à Tokyo à l’arrivée de son jet privé.

    « Aujourd’hui, la décision a été prise de maintenir (M. Ghosn) en détention. La garde à vue viendra à expiration le 1er janvier », a dit le tribunal du district de Tokyo dans un communiqué.

    Ce jugement ne signifie pas que l’ancien patron de Nissan sera libéré au Nouvel An, le parquet pouvant requérir à cette date que sa garde à vue soit prolongée de 10 jours supplémentaires pour les besoins de l’enquête.

    soit 43 jours, de GàV, plus 10 si affinités,…
    la France battue à plates coutures, la durée étant de 24h reconductibles par tranche de 24h avec un maximum de 144h, soit 6 jours, pour les affaires de terrorisme.

    Ce qui est plus que sûr, en revanche, c’est que C. Ghosn n’aura qu’une envie à sa sortie, lesté d’une probable interdiction de quitter le territoire, c’est de mettre les bouts…

  • In China, your car could be talking to the government
    https://www.apnews.com/4a749a4211904784826b45e812cff4ca

    When Shan Junhua bought his white Tesla Model X, he knew it was a fast, beautiful car. What he didn’t know is that Tesla constantly sends information about the precise location of his car to the Chinese government. Tesla is not alone. China has called upon all electric vehicle manufacturers in China to make the same kind of reports — potentially adding to the rich kit of surveillance tools available to the Chinese government as President Xi Jinping steps up the use of technology to track (...)

    #Daimler #Ford #General_Motors_(GM) #Mitsubishi #Nissan #Tesla #Volkswagen #géolocalisation #automobile #surveillance #BMW #NIO (...)

    ##General_Motors__GM_ ##voiture

  • DÉMISSION par Badia Benjelloun - 29 Novembre 2018 - Librairie Tropiques
    http://www.librairie-tropiques.fr/2018/11/demission.html

     

    La présentation de la Programmation pluriannuelle de l’énergie a été l’occasion pour le président Macron de mécontenter à la fois les #escrologistes et les protestataires de la France d’en bas pour désigner en une périphrase gentillette, ceux qui n’en peuvent plus de vivre avec un découvert bancaire souvent dès la moitié du mois. Autrement dit, les prolétaires, ceux que leurs salaires ne nourrissent plus. L’insuffisance des ressources concerne deux Français sur cinq qui sont contraints de payer entre 8 à 16% le #crédit http://www.leparisien.fr/espace-premium/fait-du-jour/jackpot-pour-les-banques-12-07-2016-5960487.php à très court terme que constitue l’autorisation de ‘découvert’ aux particuliers. Les banques engrangent ainsi un bénéfice de plusieurs milliards d’euros annuels extorqués justement aux plus ‘démunis’.

    Le report à l’échéance de 2035 de la réduction à 50% de la part du nucléaire au lieu de 2025 comme prévu dans la programmation antérieure s’additionne aux incertitudes sur les filières alternatives aux énergies polluantes. De quoi indisposer la petite fraction de la population sérieusement préoccupée de dégradations irréversibles des conditions de vie sur la planète. L’ensemble des observateurs a pu noter l’absurdité de la proposition technocratique de la mise en place d’un Haut Conseil sur le climat, il existe déjà pléthore de commissions et de comité pour cela. Ce dit Conseil aurait la charge d’évaluer l’impact des réformes et mesures environnementales décidées par le gouvernement, c’est-à-dire de mesurer si les prochaines taxes seront acceptables, ce que devraient savoir les fonctionnaires préposés au budget ainsi que les députés censés représenter le peuple. Faire dépendre l’avenir des prochaines centrales nucléaires type #EPR de la réussite du site de Flamanville, le réacteur devait démarrer en 2012 puis 2016 et maintenant 2020, devrait laisser présager de leur abandon. Le prototype est très coûteux, plus de trois fois le coût initial il a été mal budgétisé et de nombreuses malfaçons l’ont retardé, #Bouygues en particulier y a mal encadré des #travailleurs_détachés et des non déclarés.

    Le verbiage inconsistant mouliné à l’adresse des Gilets jaunes a ben sûr raté sa cible. La taxe sur le diesel n’a été que le godet de plus qui a fait déborder la piscine. Elle pénalise surtout le travailleur pauvre pour qui la voiture est une extension nécessaire de son être de travailleur. Elle n’allait pas alimenter des programmes de transition énergétique mais plutôt permettre à la province française de l’#union_européenne de respecter les limites imposées du déficit budgétaire. En décidant de supprimer l’#ISF, l’État s’est privé d’une rentrée fiscale de près de 5 milliards http://www.perdre-la-raison.com/2017/10/suppression-de-lisf-enfumage-de-bercy.html d’euros. La cohérence aurait été d’adopter comme l’ont fait les Usa une imposition universelle, où qu’il vive un citoyen étasunien doit envoyer une déclaration de revenus au pays. La rigueur aurait dû imposer une lutte efficace contre l’évasion fiscale, 3500 ménages https://www.marianne.net/economie/suppression-de-l-isf-quelques-arguments-pour-ne-pas-avaler-la-soupe-de-mac français cachent plus de 140 milliards dans les #paradis_fiscaux.

    Une solution écologique honnête aurait été de renforcer les #transports_publics, les améliorer et non de supprimer des lignes ‘peu rentables’ comme cela s’est pratiqué ces vingt dernières années. Cet abandon du service public, les transports en commun en sont un, au même titre que l’enseignement (et non pas l’éducation) et la santé, a été dicté justement par l’Union européenne et son dogme de concurrence non faussée.
     
    https://www.youtube.com/watch?v=fXY_fw9C01w


     
    Les Gilets jaunes à défaut d’avoir un programme politique ou économique précis ont en revanche un slogan dépourvu d’ambiguïté ‘#Macron, #démission’. Ils ne semblent pas vouloir déposer les armes ni raccrocher leur gilet. Le cynisme du personnel mis au pouvoir par des manœuvres de ‘communicants’ a eu raison de la crédulité des plus crétins d’entre eux. Les difficultés des retraités, des travailleurs précaires et des temps partiels forcés sont concrètes. Elles ne sont plus solubles dans les traitements psychoactifs des troubles de l’humeur et des dépressions ni supportées par des addictions. Elles s’épanchent dans la rébellion et l’espoir qu’elle aboutisse.

    La culture catholique (et ouvrière) de ce pays est incompatible avec l’acceptation de la grâce et de l’élection de certains par le Seigneur comme c’est le cas chez toutes les variantes du protestantisme. Elle est à même de contester les inégalités et les injustices. Quand #Jésus a voulu chasser les marchands du Temple, il voulait le rachat certes des péchés mais surtout des dettes de ses coreligionnaires. La Maison de Dieu était à la fois une boucherie (sacrifice des bêtes organisé par des ministres à fonction héréditaire) mais aussi un lieu de prélèvement d‘une dîme religieuse et sans doute aussi une banque. C’est ce qu’a montré Michael Hudson dans son dernier ouvrage ‘Efface leur dette’ fondé sur le travail d’archéologues spécialisés dans l’Age de bronze en Mésopotamie.

    Ce Mouvement macronien n’est structuré sur rien d’autre qu’une direction, celle de ce capitalisme embourbé dans des dettes de toute nature qui asservissent soit par l’exploitation de leur travail, soit par leur exclusion du travail la majorité.

    Incapable de percevoir que ce système est depuis longtemps en ééquilibre métastable, il se montre décontenancé par le rappel de cette réalité. Son talent, rapprocher par des négociations un vendeur et un acheteur de gros secteurs de l’économie, pouvait s’exercer sans aucun risque sinon celui d’empocher de grosses commissions une fois réalisée la transaction. Il ne peut en faire un capitaine par gros temps quand les atteintes des droits des travailleurs ne sont plus endiguées dans des défilés normalisés les samedi ensoleillés entre République et Nation.

    La diversion tentée vers la voie trop souvent empruntée de cellules terroristes découvertes et désamorcées n’a pas fait recette. Elle a vite été étouffée sous l’avalanche des déclarations d’un Sinistre de l’intérieur qui ne voyait sur les Champs Elysées que séditieux et extrême droite nauséabonde.
     
    Lundi, on apprenait l’arrestation de #Benoît_Quennedey, http://www.lefigaro.fr/actualite-france/2018/11/26/01016-20181126ARTFIG00322-un-haut-fonctionnaire-du-senat-interpelle-pour-de un haut fonctionnaire du Sénat, suspecté d’espionner pour le compte d’une puissance étrangère. Cet énarque, d’une érudition rare, est en charge du patrimoine et des jardins au palais du Luxembourg, fonction qui ne l’expose pas à accéder à des informations ‘sensibles’. La transmission de plans de palais ou de jardins à la Corée du Nord ne risquerait pas de mettre en danger la sécurité de l’Etat français. Car Benoît Quennedey est en effet président de l’association d’amitié franco-coréenne qui a connu trois présidents avant lui, toutes personnalités honorables et d’obédience politique différente. Quennedey appartient depuis longtemps au parti des Radicaux de gauche qui n’a pas pour vocation d’entreprendre une révolution bolchevik. Les entrefilets que la presse dominante a consacrés à cette interpellation sont plutôt prudents. Circonspects, ils n’excluent pas l’hypothèse que lui soit simplement reprochée son admiration pour un pays ‘totalitaire’ dans lequel il a voyagé plusieurs fois, comme tous les membres de cette association. On sait qu’à son arrivée à l’Elysée, Macron a voulu refonder les renseignements et s’est attaché une unité anti-terroriste mise sous son contrôle direct. Il est difficile de comprendre la teneur politique de cette garde à vue (loufoque et tragique) pour suspicion de crime très grave de haute trahison.

    Diversion médiatique offerte par la #DGSI quand la rue conteste avec une ampleur inattendue le chef de l’Etat.
    Mise à distance (désaveu ou critique discrète) de Trump qui a procédé à un rapprochement spectaculaire avec la République populaire et démocratique de Corée du Nord quand celle-ci a montré sa capacité à se protéger grâce à son programme balistique intercontinental ?
La France est le deuxième pays à ne pas avoir de représentation diplomatique avec la RPDCN après l’Estonie.

    Complaisance vis-à-vis du Japon liée à l’arrestation et la détention humiliante de #Carlos_Ghosn, toujours patron en théorie de #Renault ? Le rachat de titres Renault en 2015 par le ministre de l’économie Macron avait permis de réduire à zéro https://bfmbusiness.bfmtv.com/entreprise/emmanuel-macron-a-l-origine-de-la-guerre-entre-renault-et-nissan- les voix #Nissan dans le Conseil d’administration gros actionnaire de Renault en raison de l’application de la loi Florange.

    S’agit-il d’installer et de conforter un climat de répression de toute opposition réelle ou seulement probable, supposée ou à peine soupçonnée ? Dans la droite ligne de la mise en examen de Fillion et des perquisitions à l’encontre de la France Insoumise dans un contexte de régime d’exception institué depuis l’état d’urgence après les attentats de 2015. Les 5000 perquisitions ordonnées dans la foulée de supposés radicalisés fichés S n’avaient abouti à quasiment aucune mise en détention. L’arrestation d’innocents sans motif sérieux est le premier pas qui conduit à la perte de la personne juridique. La non protection par la loi du commun induit une insécurité et constitue l’arbitraire. Le régime de l’arbitraire est l’argument constitutif du totalitarisme qui se définit par la destruction, ici subtile, de l’opposition et par la détention d’innocents qui ignorent leur délit et la nature de leur peine.

    Quennedey serait alors victime d’une de ses raisons ou d’une combinaison de certaines d’entre elles. Peut-être l’est-il d’une raison plus triviale, une bourde potache de la DGSI ?

    Pour chacun de ces raisons, les #Giletsjaunes auraient raison de continuer à scander leur slogan. Démission. En Tunisie et en Egypte, les mêmes sans gilets criaient ‘Dégage !’.
    A peine un an et demi après l’élimination de rivaux qui n’étaient pas assez déterminés à prendre le pouvoir, confortablement installés dans une position d’éternels opposants, Macron avec moins 25% d’approbation de son public, lassé de son mépris, est sinon démissionnaire, d’ores et déjà démis.
     
    Badia Benjelloun.

     
    1. http://www.lefigaro.fr/societes/2018/11/27/20005-20181127ARTFIG00004-emmanuel-macron-devoile-le-futur-de-la-politique-
    2. http://www.leparisien.fr/espace-premium/fait-du-jour/jackpot-pour-les-banques-12-07-2016-5960487.php
    3. http://www.perdre-la-raison.com/2017/10/suppression-de-lisf-enfumage-de-bercy.html
    4. https://www.marianne.net/economie/suppression-de-l-isf-quelques-arguments-pour-ne-pas-avaler-la-soupe-de-mac
    5. https://www.marianne.net/economie/les-3-520-menages-les-plus-riches-de-france-planquent-140-milliards-d-euro
    6. https://en.wikipedia.org/wiki/Michael_Hudson_(economist)
    7. https://www.amazon.com/Forgive-Them-Their-Debts-Foreclosure/dp/3981826027
    8. Un haut fonctionnaire du Sénat interpellé pour des soupçons d’espionnage
    9. https://www.lemonde.fr/police-justice/article/2018/11/27/un-haut-fonctionnaire-du-senat-soupconne-d-espionnage-au-profit-de-la-coree-
    10. http://www.lefigaro.fr/international/2017/09/06/01003-20170906ARTFIG00181-quelles-relations-la-france-entretient-elle-avec-
    11. https://bfmbusiness.bfmtv.com/entreprise/emmanuel-macron-a-l-origine-de-la-guerre-entre-renault-et-nissan-

  • * Nissan a-t-il fomenté un « coup d’Etat » interne ? (nxp/ats) - 23 Novembre 2018 - 20minutes.CH

    https://www.20min.ch/ro/life/auto/story/Nissan-a-t-il-fomente-un--coup-d-Etat--interne--17026153

    Nissan a retrouvé la santé et ne supportait plus de voir les technologies, la production de certains véhicules et une partie des bénéfices récupérés par Renault.

    La spectaculaire déchéance de Carlos Ghosn, patron de l’alliance Renault-Nissan, pourrait en fait cacher un « coup d’Etat » du groupe japonais à l’encontre de son sauveur afin d’éviter une alliance encore plus poussée avec le constructeur français, estiment certains analystes du secteur.


    Ces derniers mois, le ressentiment perlait dans la presse japonaise, surtout depuis qu’avaient surgi au printemps des rumeurs de fusion du duo original né en 1999, un scénario qui ne plaît pas vraiment au Japon.

    Lundi, ces frictions sont apparues au grand jour quand le patron de Nissan, Hiroto Saikawa, a mis en pièces l’héritage de M. Ghosn, actuel président du conseil d’administration, qui a pourtant sauvé le constructeur de la faillite.

    Loin des éloges dont a longtemps été couvert le charismatique dirigeant, M. Saikawa a réécrit l’histoire en « décrivant le redressement comme étant le fruit du travail d’un important groupe de personnes », a commenté Christopher Richter, analyste du secteur automobile au sein de la société de courtage CLSA.

    Il l’a en outre « qualifié de cerveau de la #combine ». « J’ai trouvé ces propos déplacés tant que les faits n’ont pas été complètement établis », dit l’expert.

    « Frustration »
    Au vu du ton adopté, les tensions remontent cependant à bien plus loin que cette année. « Elles couvaient sous la surface au cours des récentes années et ont enfin éclaté de façon brutale », écrit David Fickling, éditorialiste pour l’agence financière Bloomberg News.

    Au point que Hiroto Saikawa a dû répondre à des questions sur un « coup d’Etat », une opinion partagée par Nobutaka Kazama, professeur à l’université Meiji de Tokyo. « Il a pu être planifié dans l’espoir de rejeter une intégration à l’initiative de Renault ».

    « Il semble y avoir une sorte de frustration et des inquiétudes de la direction », explique de son côté M. Richter. « Nissan a des envies d’indépendance », estime-t-il.

    Aux prémices de l’aventure, #Nissan, criblé de dettes, faisait figure de maillon faible. Mais la firme renaît vite de ses cendres, au prix de la sévère restructuration sous l’égide du « gourou » Ghosn.

    Si elle a été affaiblie par de récents scandales liés à l’inspection des véhicules au #Japon, la société affiche des comptes plutôt solides.

    « Sa propre voie »
    Chaque année, sa contribution aux résultats du français est significative, ce qui fait grincer des dents chez les employés japonais, agacés de voir les technologies, la production de certains véhicules (comme la petite berline Micra fabriquée en France) et une partie des bénéfices récupérés par #Renault, rapportait au fil des ans la presse nippone.

    Des reproches repris mardi par le quotidien économique Nikkei, qui ajoutait qu’après des années d’acceptation silencieuse, « il y avait au sein de Nissan des critiques grandissantes sur les rémunérations excessives de M. Ghosn ».

    La division s’était accentuée en 2015 après une montée temporaire de l’Etat français au capital de Renault, une manoeuvre qui avait ravivé l’inquiétude au sein de Nissan, et M. Ghosn s’était justement donné pour mission de solidifier l’alliance.

    Renault détient 43% de Nissan, qui possède quant à lui 15% du groupe au losange. « Est-ce que ce bain de sang sera suffisant pour dompter les tensions ? », lance M. Fickling. « Il est évident depuis pas mal de temps que Nissan ne souhaite pas d’un changement qui ne reflèterait pas sa position centrale dans le groupe ».

    Dans ce contexte houleux, le nouveau patron de Nissan semble avoir donc sauté sur l’occasion pour s’émanciper d’un encombrant modèle.

    « M. Saikawa utilise visiblement les accusations contre M. Ghosn pour accroître son poids sur Nissan et marquer la compagnie de son empreinte », résume Hans Greimel, expert d’Automotive News basé au Japon.

    #Mitsubishi_Motors s’est lui aussi retourné contre celui qui l’a sauvé de la débâcle en 2016 : il a prévu de convoquer rapidement un conseil d’administration afin de démettre #Carlos_Ghosn de la présidence.

    Seul Renault, probablement le plus affecté par l’affaire qui touche son PDG, est pour l’instant resté prudent. Mais même s’il n’est pas poussé vers la sortie, M. Ghosn pourrait avoir du mal à se maintenir à sa tête.

  • Carlos Ghosn a été arrêté au Japon le figaro
    http://www.lefigaro.fr/flash-eco/2018/11/19/97002-20181119FILWWW00129-carlos-ghosn-a-ete-arrete.php

    Selon le directeur général de Nissan, Carlos Ghosn a été arrêté à Tokyo. Le constructeur japonais affirme que le PDG de Renault-Nissan a dissimulé une partie de ses revenus au fisc japonais. Nissan réunira son conseil d’administration jeudi pour voter le départ de Ghosn.

    Plus d’informations à venir

    Comme al capone, il tombe pour des raisons fiscales.

    Combien a t’il tué de salarié.e.s au travail, en toute impunité ?
    Quelle règle a t’il transgressé pour se faire exclure de la caste ?
    Il ne voulait pas laisser l’assiette au beurre à Thierry Bolloré ?

    #ruissellement

    • Arrestation de Carlos Ghosn : l’avenir de Renault en pointillé
      https://www.latribune.fr/entreprises-finance/industrie/automobile/arrestation-de-carlos-ghosn-l-avenir-de-renault-en-pointille-797946.html

      L’arrestation de l’homme fort de l’Alliance Renault-Nissan-Mitsubishi a suscité l’effroi sur les marchés, provoquant l’effondrement du titre Renault en Bourse. Sa démission de la présidence du conseil d’administration de Nissan est imminente et la question de la direction de l’Alliance est désormais posée. Cette question n’avait jusqu’ici jamais été tranchée compte tenu des intérêts divergents des différents protagonistes, parmi lesquels l’Etat français. Si ce sujet n’est pas traité dans les prochains jours, il pourrait mettre Renault dans de très graves difficultés...

      Il ne pourra pas dire qu’il n’avait pas été prévenu... Cela fait plusieurs années que les marchés réclament à Carlos Ghosn un plan de succession. L’insuffisante réponse à cette supplique s’est implacablement traduite ce lundi sur le titre Renault. L’action s’est effondrée de plus de 13% après l’annonce de l’arrestation de son PDG au Japon. Celui qui dirige également les conseils de surveillance de Nissan et de Mitsubishi et dirige l’Alliance Renault-Nissan-Mitsubishi est soupçonné d’avoir dissimulé au fisc japonais une partie de ses revenus et de s’être livré à des pratiques douteuses. Tel César poignardé par son protégé, Brutus, Carlos Ghosn est notamment accablé par Nissan, l’entreprise dont il a largement contribué au redressement en 1999 et qui lui a valu d’être érigé en Dieu vivant du capitalisme japonais. Le communiqué du constructeur nippon est impitoyable :

      « Carlos Ghosn a pendant de nombreuses années déclaré des revenus inférieurs au montant réel. (...) En outre, de nombreuses autres malversations ont été découvertes, telles que l’utilisation de biens de l’entreprise à des fins personnelles », écrit Nissan dans un communiqué avant d’annoncer que le principal intéressé est sur le point de proposer sa démission.

    • Affaire Ghosn : Nissan veut-il racheter Renault ?
      https://www.latribune.fr/entreprises-finance/industrie/automobile/affaire-ghosn-nissan-veut-il-racheter-renault-798100.html


      #Nissan_à_la_manœuvre #cui_prodest ,…

      De nombreuses rumeurs font état d’une embuscade tendue par Nissan pour neutraliser Carlos Ghosn, défenseur jusqu’ici de l’équilibre de l’Alliance avec Renault. La chute du patron relance les spéculations autour d’une fusion où Nissan dispose d’un rapport de force favorable...

      Lanceur d’alerte isolé ou complot ourdi par la direction de Nissan elle-même ? Toutes sortes de rumeurs courent, notamment sur les réseaux sociaux, depuis l’annonce de l’arrestation de Carlos Ghosn au Japon pour fraude fiscale. Il faut dire que les propos du Pdg de Nissan, Hiroto Saikawa, ont été particulièrement durs à l’endroit du patron de l’Alliance Renault-Nissan-Mitsubishi qui l’a lui-même désigné à la tête de Nissan.

      Ingrat ou droit dans ses bottes face aux accusations, Hiroto Saikawa n’a pas hésité à parler « du côté obscur de l’ère Carlos Ghosn  ». Il faut dire que les accusations sont en grande partie issues d’une enquête menée en interne par Nissan. Hiroto Saikawa ne s’est embarrassé ni de la présomption d’innocence ni, à tout le moins, d’une certaine réserve quant aux accusations visant le président de son conseil de surveillance, et plus encore, de celui qui a sauvé Nissan de la faillite il y a bientôt vingt ans.

      «  C’est un problème que tant d’autorité ait été accordée à une seule personne (...) A l’avenir, nous devons nous assurer de ne pas nous appuyer sur un individu en particulier  », a ainsi déclaré le Pdg de Nissan dans son exposé sonnant comme un réquisitoire.

      C’est d’ailleurs un communiqué de Nissan qui a donné les détails des griefs portés contre le patron franco-libano-brésilien.

      Carlos Ghosn «  a, pendant de nombreuses années, déclaré des revenus inférieurs au montant réel. (...) En outre, de nombreuses autres malversations ont été découvertes, telles que l’utilisation de biens de l’entreprise à des fins personnelles.  »
      […]
      En réalité, la question n’est plus économique, elle est totalement politique. Tous les protagonistes sont convaincus que l’architecture actuelle de l’Alliance a été taillée sur mesure pour Carlos Ghosn et qu’elle ne lui survivra pas, et que la fusion est inéluctable. D’un côté, le gouvernement français reste arc-bouté sur l’indépendance de Renault, de l’autre, Nissan n’acceptera jamais d’être racheté par un groupe étranger. Le groupe japonais n’a d’ailleurs jamais digéré l’humiliation de l’entrée du Français dans son capital. Aujourd’hui, Nissan pèse deux fois plus lourd que Renault, et même trois fois plus, si l’on regarde sa capitalisation boursière défalquée des participations croisées.

      Au final, l’affaire Ghosn doit être une opportunité de rééquilibrer les termes de l’Alliance... Certains craignent une embuscade. Le gouvernement français est obsédé par la volonté de Nissan de s’emparer de Renault. Avec 3,7 millions de voitures par an contre près du double pour le groupe nippon, le Français semble avoir plus à perdre d’un divorce que son partenaire. De son côté, Nissan consoliderait ses positions en Europe, en Amérique Latine et en Russie. En outre, le coût du rachat de Renault par l’entreprise dirigée par Hiroto Saikawa est tout à fait à portée de main.

  • Un accord européen permet le renvoi d’Ethiopiens

    L’Ethiopie s’est déclarée prête à reprendre ses ressortissants dont la demande d’asile a été rejetée par la #Suisse. Cette décision est liée à un accord passé entre l’UE et l’#Ethiopie, qui vaut aussi pour la Suisse en tant que pays membre de l’espace Schengen.

    Lors d’un « dialogue politique » en mars, la Suisse et l’Ethiopie ont convenu que l’accord de « #réadmission des ressortissants éthiopiens sans droit de séjour ou en séjour illégal » sera aussi valable pour la Suisse, a indiqué jeudi à l’ats le Secrétariat d’Etat aux migrations (#SEM).

    Il confirmait ainsi une information de la presse alémanique. Pour pouvoir être réadmises, les personnes doivent être reconnues comme citoyennes par les autorités éthiopiennes. Si elles ne disposent pas de #documents_d'identité ou de voyage valables, elles devront « tout d’abord être identifiées par les autorités éthiopiennes ».

    Pour identifier ses ressortissants, l’Ethiopie a mandaté ses #services_secrets, le #National_Intelligence_and_Security_Service (#NISS). La Suisse ne leur fournira que les données nécessaires pour établir l’identité de la personne et qui peuvent être légalement transmises, précise le SEM.

    Pour Amnesty International, cette collaboration avec le NISS est « hautement problématique ». L’Ethiopie est connue pour ses méthodes de surveillance et le NISS dispose de pouvoirs étendus dans le pays. Il faut partir du principe que la diaspora en Suisse est déjà surveillée actuellement. Avec cette coopération, la situation se péjorera pour les opposants au régime.

    Selon le SEM, environ 300 ressortissants éthiopiens ayant fait l’objet d’une décision de renvoi séjournent actuellement en Suisse. Parmi eux figure l’ex-iman radical de la mosquée An’Nur de Winterthour (ZH), condamné en novembre dernier à 18 mois de prison avec sursis notamment pour incitation au crime ou à la violence. L’homme de 25 ans avait disparu après son procès. Il a entre-temps été arrêté en Allemagne. Il sera ramené en Suisse puis renvoyé en Ethiopie.

    http://www.journaldujura.ch/nouvelles-en-ligne/suisse/un-accord-europeen-permet-le-renvoi-dethiopiens
    #asile #migrations #réfugiés #réfugiés_éthiopiens #renvoi #expulsion #accord_de_réadmission #identification #surveillance

    cc @isskein

  • Votre voiture électrique ne vous mène pas aussi loin qu’elle le promet RTS - Malik Melihi/vtom - 31 Octobre 2017

    L’autonomie réelle des voitures électriques diffère largement des promesses faites par les constructeurs, révèle mardi l’émission ABE de la RTS, qui a testé trois véhicules disponibles en Suisse.

    La voiture du futur sera électrique, martèlent de nombreux experts. Les publicités des constructeurs vantent leur autonomie, de plus en plus proche des modèles à essence. Mais qu’en est-il sur la route ?
    L’émission ABE a testé trois véhicules électriques disponibles sur le marché suisse : la Nissan Leaf (38’595 francs), la Renault Zoé (29’400 francs) et l’Opel Ampera (41’900 francs).

    D’après son constructeur, la batterie de la Nissan Leaf permet de rouler 250 kilomètres. Le test n’en a mesuré que 144, soit 106 km de moins qu’annoncé.
    Pour la Zoé, Renault affiche 400 km d’autonomie. Sur la route, la batterie s’est vidée après 232 km. Enfin, l’Opel Ampera a tenu 304 km, bien loin des 520 km promis (lire ci-dessous la méthodologie du test).


    Autonomie des véhicules électriques, en kilomètres - Voir tableau sur le site
    http://www.rts.ch/info/sciences-tech/9044272-votre-voiture-electrique-ne-vous-mene-pas-aussi-loin-qu-elle-le-promet.h

    La consommation électrique sous-estimée
    Quant à la consommation électrique, les résultats du test montrent également un décalage entre les chiffres annoncés par les constructeurs et la réalité.

    Nissan indique que 15 kWh sont nécessaires pour effectuer 100 km avec la Leaf, alors que le TCS en a mesuré 21. Concernant la Zoé, la différence est encore plus importante, entre les 13,3 kWh annoncés par Renault et les 22,6 kWh sur la route. Même constat pour l’Ampera, qui nécessite 20,5 kWh pour 100 km selon le TCS, au lieu des 14,5 kWh promis par Opel.

    Consommation électrique pour 100 km, en kWh - Voir tableau sur le site
    http://www.rts.ch/info/sciences-tech/9044272-votre-voiture-electrique-ne-vous-mene-pas-aussi-loin-qu-elle-le-promet.h

    Test officiel inadapté
    Les constructeurs concernés ont tous expliqué mesurer l’autonomie des batteries selon une procédure officielle appelée NEDC (nouveau cycle de conduite européen). Ce standard européen en vigueur depuis les années 1970 prévoit des simulations dans des conditions idéales, souvent loin de la réalité sur la route.

    Nissan, Renault et Opel reconnaissent que le cycle NEDC ne donne pas des valeurs réelles. Il faudrait que les simulations tiennent compte de nombreux autres facteurs, comme la température extérieure, les conditions du terrain, le mode de conduite, l’utilisation du chauffage ou de la climatisation, etc.

    Une nouvelle procédure plus réaliste, appelée WLTP (worldwide harmonized light duty test procedure), est à l’étude en Europe. Mais, pour l’instant, les chiffres affichés sur les publicités restent déconnectés de la réalité.

    La jungle des bornes
    Les Suisses restent frileux à l’égard des voitures électriques. En 2017, seules 14’000 véhicules 100% électriques circulent dans le pays, soit 0,3% du total. Outre la question de l’autonomie, celle des bornes de recharge freine aussi les consommateurs. Leur nombre, en augmentation, est estimé à environ 12’000 en Suisse.

    Mais le temps de recharge varie selon le type de borne et les prix fluctuent. Certaines sont même gratuites, quand l’électricité est par exemple offerte par une commune ou une entreprise.

    A la maison, le kWh coûte environ 25 centimes. Un parcours d’une centaine de kilomètres revient ainsi à 5 francs pour une voiture qui consomme en moyenne 20 kWh au 100 km. Mais sur les bornes publiques, les prix sont fixés librement et peuvent grimper jusqu’à 60 centimes le kWh et plus.

    Comment l’autonomie des voitures a été mesurée
    Le test des Nissan Leaf, Renault Zoé et Opel Ampera a été réalisé avec le TCS, Bon à Savoir, Patti Chiari, Kassensturz et des partenaires européens Euroconsumers et UFC Que Choisir.

    Pour calculer l’autonomie réelle des batteries, les spécialistes du TCS ont d’abord lesté les véhicules afin de simuler le poids d’un passager avec deux enfants et 20 kg de bagages. Les batteries ont ensuite été vidées puis rechargées au maximum. Lors du test à Emmen, la météo était d’environ 10 degrés et la climatisation des voitures a été réglée sur 22 degrés dans l’habitacle.

    Les trois voitures ont roulé en convoi et effectué un circuit en ville de 8,4 km puis un circuit en campagne de 22 km, ainsi que 11 km d’autoroute avec des pointes à 120 km/h. Chaque circuit a été effectué trois fois, avec changement de conducteur et de l’ordre des voitures.

    #voiture_electrique #Nissan #Renault Zoé #’Opel #transport #automobile #énergie #électricité #mobilité #constructeurs_automobiles (fidèles à leur tradition) #tout_électrique

  • Nissan is using Mars Rover tech from NASA to control autonomous car fleets
    http://www.theverge.com/2017/1/5/14184356/nissan-nasa-mars-rover-autonomous-control-ces-2017

    #Nissan has taken #NASA technology built for the Mars Rover to help control fleets of autonomous vehicles. It’s called Seamless Autonomous Mobility (SAM), and Nissan believes it’s a solution for when vehicles don’t know how to handle the unexpected.

    [...] SAM allows a [human] “mobility manager” to examine vehicle images and sensor data when the car encounters something it can’t handle and decide on the appropriate course of action.

    [...] SAM is adapted from NASA’s Visual Environment for Remote Virtual Exploration (VERVE), which is used to supervise interplanetary robots like the Mars rovers.

    #autopilote

  • Guerre ouverte entre Trump et l’industrie automobile Le Devoir - 12 novembre 2016 - Éric Béziat

    http://www.ledevoir.com/economie/actualites-economiques/484526/guerre-ouverte-entre-donald-trump-et-l-industrie-automobile

    La bataille « Donald Trump contre l’industrie automobile » est engagée. À peine le résultat de l’élection présidentielle a-t-il été proclamé que General Motors (GM), le premier constructeur américain, annonçait, mercredi, la suppression de plus de 2000 emplois dans des usines du nord des États-Unis. Une provocation et une forme d’avertissement, au lendemain de la victoire du candidat républicain, qui avait protesté contre les réductions d’emplois dans l’industrie automobile pendant sa campagne.

    S’il est une industrie qui ne se réjouit pas de la victoire de M. Trump, c’est bien celle de la voiture. Le président désigné a fait des constructeurs et équipementiers l’une de ses cibles favorites et les experts s’accordent à dire que le turbulent milliardaire a construit sa victoire dans la « Rust Belt », ces États du Nord-Est américain qui ont perdu plus de la moitié de leurs emplois industriels en 30 ans.

     

    Un mois avant le scrutin, le candidat milliardaire était à Flint, dans l’État du Michigan pour fustiger le projet de Ford de délocaliser la production de toutes ses petites voitures citadines vers le Mexique. « On ne devrait pas laisser faire ça, a-t-il déclaré. Rien. Nous n’aurons rien, à l’exception du chômage à Flint et dans le Michigan. C’est affreux ! » Dans son combat pour le « made in USA », Donald Trump a dénoncé le traité de libre-échange nord-américain, l’ALENA, négocié par le président Bill Clinton dans les années 1990.
     
    Depuis l’entrée en vigueur, de ce traité, le 1er janvier 1994, le Mexique est peu à peu devenu un eldorado pour les industriels de l’auto. Cette ruée vers le sud s’est accélérée depuis 2012 et les projets d’usines ont fleuri en 2016. Celui de Ford, annoncé début avril, prévoit un investissement de 1,6 milliard dans le centre du Mexique et la création de 2800 emplois directs.
     
    Salaires bas, main-d’oeuvre bien formée : le Mexique cumule les atouts pour les constructeurs automobiles et les groupes industriels devenus dépendants de ces accords commerciaux, avec le risque qu’ils soient confrontés à l’avenir à des coûts plus élevés.
     
    Charles Chesbrough, économiste de l’OESA (Original Equipment Suppliers Association), un groupement d’équipementiers automobiles à Detroit, affirme que la mise en oeuvre du programme de Donald Trump obligera les consommateurs américains à payer leur véhicule plus cher. « Cette politique pourrait grever de 5000 $US le prix d’une petite voiture en provenance du Mexique » , a-t-il calculé.
     
    Pas que le « Big three »
    Le pays a attiré la fine fleur des constructeurs et équipementiers mondiaux, et pas seulement les « Big three » américains (GM, Ford, Fiat-Chrysler). Les Allemands sont bien représentés avec Mercedes, BMW, Volkswagen et Audi (qui vient d’inaugurer une usine pour produire ses modèles Q5), ainsi que les Japonais (Toyota, Honda). Nissan emploie 15 000 personnes au Mexique, et l’équipementier français Valeo 8500.
     
    Dans ce paysage, l’idée d’un mur entre le Mexique et les États-Unis n’est pas du goût des constructeurs, la production mexicaine étant avant tout destinée à l’exportation. Ainsi, l’usine des Audi Q5 à Puebla est conçue comme une plaque tournante pour le commerce extérieur. Sur 3,4 millions de voitures fabriquées en 2015 au Mexique, 2,8 millions ont été vendues hors du pays, dont 2 millions chez le voisin américain.
     
    Face à la menace d’une hausse des tarifs douaniers brandie par Donald Trump — il propose de taxer les voitures importées du Mexique à 35 % —, les industriels ont gardé leur sang-froid. En dehors de l’annonce provocatrice de GM, la seule réaction officielle est venue de la fédération allemande de l’automobile, la VDA. « Davantage de protectionnisme et des barrières commerciales supplémentaires seraient aussi préjudiciables aux États-Unis qu’à leurs partenaires commerciaux » , a mis en garde son président, Matthias Wissmann.
     
    Les constructeurs automobiles sont partis dans un round serré de négociations avec la nouvelle administration américaine. Ils vont devoir alterner menaces, comme GM, mais aussi pédagogie. « En fait, la mondialisation profite à l’industrie automobile américaine, explique Laurent Petizon, associé au cabinet AlixPartners. Les usines anciennes, les sureffectifs, le poids des retraites aux États-Unis sont financés par les gains réalisés en Europe, et surtout en Chine. »
     
    Barrières douanières
    Les groupes industriels américains tels que Ford, General Motors, Caterpillar et nombre de leurs fournisseurs ont investi des milliards de dollars en profitant des traités commerciaux avec le Mexique, la Chine et d’autres pays.
     
    Ford a annoncé cette année le transfert de la production de ses petits modèles de son site de Michigan vers le Mexique et un investissement de 1,6 milliard dans le pays. Son concurrent GM avait annoncé en 2014 un investissement de 5 milliards au Mexique sur quatre ans pour y créer 5600 emplois.
     
    En juin, BMW a ouvert une usine à San Luis Potosi, au Mexique, en s’engageant à y investir 2,2 milliards d’ici 2019 pour une production annuelle de 150 000 voitures. Trois mois plus tard, la division Audi de VW a inauguré une installation de 1,3 milliard de la même capacité près de Puebla, au Mexique, a recensé l’agence Reuters.
     
    Forte capacité de production
    Reuters rappelle que d’ici à 2020, le Mexique aura la capacité de fournir un quart de tous les véhicules vendus aux États-Unis, selon le cabinet d’études IHS Automotive, contre un sixième en 2012. Pendant ce temps, entre 1994 et 2013, les emplois dans les usines automobiles aux États-Unis ont diminué d’un tiers tandis que les emplois au Mexique ont presque quintuplé au cours de la même période.
     
    Le Mexique représente désormais 20 % de toute la production de véhicules en Amérique du Nord et a attiré plus de 24 milliards de dollars en investissement automobile depuis 2010, selon les données de l’association Center for Automotive Research basée à Ann Arbor, dans le Michigan, reprises par Reuters. Selon les plans d’investissement actuels, la capacité de production automobile du Mexique augmentera de 50 % au cours des cinq prochaines années, estime l’association, qui est financée par l’industrie automobile.
     
    « Le démantèlement de l’ALENA à ce stade serait assez difficile à réaliser » , estime Kristin Dziczek, directrice pour l’industrie, le travail et l’économie dans cette association.

    #Rust_Belt #Mexique #USA #Aléna #TTIP #CETA #Trump #GM #Ford #Fiat #Chrysler #Mercedes #BMW #Volkswagen #Audi #Toyota #Honda #Nissan #économistes #économistes_fous

  • #Nissan aux commandes de #Mitsubishi : la patience du prédateur
    https://www.mediapart.fr/journal/economie/250516/nissan-aux-commandes-de-mitsubishi-la-patience-du-predateur

    La prise de contrôle de Mitsubishi Motor (MMC) installe l’Alliance #Renault-Nissan, dont le centre de gravité glisse vers Yokohama, dans le quatuor de tête d’une industrie automobile mondiale en pleine mutation. Et pendant ce temps-là, les gouvernants français amusent la galerie. Analyse.

    #Economie #alliance #Carlos_Ghosn #Chrysler #Daimler #entreprises #Japon #Jürgen_Schrempp #Louis_Schweitzer #Maruti #MMC #Suzuki #VW

  • #Carlos_Ghosn, ou le cynisme de l’oligarchie
    https://www.mediapart.fr/journal/france/300416/carlos-ghosn-ou-le-cynisme-de-loligarchie

    « Ce n’est pas aux #actionnaires de décider la rémunération du président. » Le conseil d’administration de #Renault résume la réalité des dirigeants des multinationales : comptables de rien, ni à l’égard de personne. Où est donc la #gouvernance_d'entreprise si chère au libéralisme ?

    #France #Economie #Automobile #entreprises #Etat_actionnaire #Nissan

  • Accepter - Le temps de la mue - #BlogExodus #Exodusgram
    http://otir.net/dotclear/index.php/post/2016/04/20/Accepter

     

    #BlogExodus #Exodusgram

    Dans la recherche du chametz (le levain) qui peut être vue comme compulsive, il y a cependant tant de symbolique utile à comprendre les mécanismes de la décision humaine et la psychologie de cette décision.

    Le levain, c’est ce qui permet la fermentation, ce temps de latence durant lequel il se produit des choses à l’échelle biologique, et qui est une phase de dégradation en fait, de dégradation moléculaire, qui aboutira à une transformation d’espèce : le raisin qui devient alcool, le blé qui devient pain : il y a l’intervention du sucre, ou bien celle de l’eau ou plutôt des molécules d’oxygène contenues dans l’eau. Et aussi le facteur temps : la fermentation prend un certain temps, elle est empêchée dans la hâte, il lui faut de la patience, et du temps.

    En prescrivant (...)

    #Divers #changement #judaïsme #Nissan #Pessah #petits_bonheurs

  • Approfondir - Le temps des choses sérieuses - #BlogExodus #Exodusgram
    http://otir.net/dotclear/index.php/post/2016/04/15/Approfondir

     

    #BlogExodus #Exodusgram

    La semaine qui précède la pâque est le signal qu’on en est au temps des choses sérieuses, pour sûr ! Il y a une certaine forme de trépidation qui s’installe à l’idée de tout ce qu’il reste à faire, et ce temps de la pâque est beaucoup plus propice à l’excitation qu’à l’introspection. Pourtant, c’est tout aussi important d’approfondir le sens, pour que les préparatifs ne tournent pas à l’obsession maladive au détriment des sens spirituels de la fête qui ne parlent que de libération de l’oppression, pas d’esclavage aux tâches domestiques.

    Le chabbate qui précède la pâque est appelé le « grand chabbate » ou chabbate hagadôle en hébreu et c’est traditionnellement un office particulièrement important durant lequel le sermon prononcé par le rabbin est censé guider très sérieusement les (...)

    #Lucarnes #apprentissage #communication #judaïsme #Nissan #Pessah #petits_bonheurs #religion

  • Examiner - Le temps de l’authenticité - #BlogExodus #Exodusgram
    http://otir.net/dotclear/index.php/post/2016/04/14/Examiner

     

    #BlogExodus #Exodusgram

    Qui dit Pâque et nettoyage de #Pessah, dit examen méticuleux de l’état des lieux ambiants. Cet examen, chez moi, est des plus déprimants à cause de l’état de délabrement d’un nombre de plus en plus grand à chaque année des coins négligés, plus ou moins volontairement, à ma grande honte.

    Je fais des priorités et me souviens constamment de la formule « ce n’est que poussière ! », qui est un rappel fort sage de ce qui est important dans la vie : mes relations avec autrui, et ma santé mentale, sont bien plus importantes à mes yeux que le décorum.

    A une époque où tout est spectacle, mise en scène et apparences, où le marchandisage est érigé en vertu cardinale, afin que chacun se « vende » lui-même au mieux, et où votre look est la première chose qu’on vous dira de soigner si vous voulez (...)

    #Lucarnes #Nissan #organisation_espace #petits_bonheurs

  • Raconter - Le temps des miracles - #BlogExodus #Exodusgram
    http://otir.net/dotclear/index.php/post/2016/04/13/Raconter

    Image : ©Otir - Seder 2009 - Dayenou

     

    #BlogExodus #Exodusgram

    Raconter, ah ! raconter... le coeur même de la soirée pasquale. Il s’agit de raconter la sortie d’Egypte, encore et toujours et la répétition d’une histoire « connue » opère une sorte de double magie en fait : si elle peut marquer le passage du temps (déjà ? cette photo était d’il y a sept ans ? où est mon petit garçon enthousiaste, qu’est-il devenu ?) avec aussi tous ses disparus (le seder de Pâque est traditionnellement une période délicate pour les orphelins et les endeuillés, les sièges vaquants année après année ne peuvent pas passer inaperçus), elle peut aussi ouvrir les portes sur des découvertes inattendues de sens auxquels on n’avait jamais pensé avant.

    C’est comme si le texte, pourtant inchangé, quasi immuable, avait en fait mué sous (...)

    #Divers #changement #exode #histoires #judaïsme #Nissan #Pessah #petits_bonheurs

  • Commencer - Le temps renouvelé - #BlogExodus #Exodusgram
    http://otir.net/dotclear/index.php/post/2016/04/08/Commencer

     

    Le temps renouvelé - #BlogExodus #Exodusgram

    J’entame une nouvelle série !

    De même qu’aux mois de fin d’été, à l’approche du nouvel an juif, il y a une période d’introspection, qui prépare au renouvellement de l’an et dont je vous ai souvent parlé, il y a cette période de préparation à l’approche de la pâque juive qui consiste en un travail de nettoyage, afin de préparer la fête qui comporte des prescriptions uniques et intéressantes en cela.

    La fête commémore la sortie d’Egypte, la libération d’un peuple soumis à des conditions particulièrement oppressives, et la symbolique rattachée à la fête se retrouve inscrite dans sa célébration autour d’activités typiquement juives : raconter et manger.

    La fête commence cette année 2016 le 22 avril au soir (les #fêtes juives commencent à la tombée de la nuit, qui (...)

    #Divers #blogosphère #exode #judaïsme #Nissan #petits_bonheurs

  • Abbas Urges Netanyahu to ’Stop the Chaos’ at Al-Aqsa - Diplomacy and Defense - Haaretz Sep 23, 2015
    http://www.haaretz.com/news/diplomacy-defense/1.677191

    (...) Senior Palestinian officials told Haaretz that the Palestinians have no expectation that the U.S. administration will present a new peace plan and so Palestinian efforts will focus on the international arena along with attempts to move things ahead in the Palestinian domestic arena. In that vein, Palestinian officials reported that a meeting will take place this weekend between Fatah and senior Hamas and Islamic Jihad officials ahead of a special meeting in October in Cairo of leaders of Palestinian factions.

    Abbas said this week that he sent a message to Prime Minister Benjamin Netanyahu recently warning of the severe consequences of the ongoing diplomatic stasis. The message was sent via former cabinet minister Meir Sheetrit, whom Abbas invited to a secret meeting in Ramallah two weeks ago.

    Abbas revealed the fact of the message and his use of Sheetrit as an envoy during a meeting in Paris on Monday with four retired Israeli diplomats who served in the past as ambassadors to France: Daniel Shek, Nissim Zvili, Elie Barnavi and Yehuda Lancry. The meeting was hosted by Paris Mayor Anne Hidalgo.

    Shek, who served as ambassador to France in 2006-2011, told Haaretz that Abbas said he is willing to meet with Netanyahu, but “a third party who isn’t Israeli” opposes holding such a meeting and has prevented it from taking place. The Israeli diplomats tried to find out who this third party is, but Abbas refused to say.

    #Anne_Hidalgo, #Mahmoud_Abbas , #Daniel_Shek, #Nissim_Zvili, #Elie_Barnavi

    • Réception à la mairie de Paris en l’honneur de Mahmoud Abbas
      A l’occasion de la Journée internationale de la paix, Anne Hidalgo reçoit ce lundi 21 septembre, Mahmoud Abbas, Président de l’Autorité Palestinienne
      Times of Israel Staff 21 septembre 2015
      http://fr.timesofisrael.com/reception-a-la-mairie-de-paris-en-lhonneur-de-mahmoud-abbas

      (...) Les anciens ambassadeurs d’Israël en France et à l’ONU, Nissim Zvilli, Eli Barnavi, Daniel Shek et Yehuda Lancry, seront également présents.

      Cette rencontre a été réalisée à l’initiative du Forum international pour la Paix.

      Son président, Ofer Bronchtein, a déclaré que : « les Israéliens et les Palestiniens doivent retrouver le chemin du dialogue et de la réconciliation, il est temps que la communauté internationale reconnaisse l’État de Palestine, et que les pays arabes et musulmans reconnaissent l’État d’Israël. »

      Le Forum international pour la paix tente de poursuivre un travail de coopération entre Israéliens et Palestiniens malgré l’échec des accords d’Oslo et la seconde Intifada. Il a été co-fondé en 2002 par l’israélien Ofer Bronchtein, ancien collaborateur d’Itzhak Rabin, et Anis El Qaq, représentant de l’Autorité Palestinienne en Suisse.

  • #Volkswagen, #Nissan et la lutte pour les droits syndicaux dans le Sud des #États-Unis
    http://multinationales.org/Volkswagen-Nissan-et-la-lutte-pour

    Les ouvriers de Volkswagen à Chattanooga, dans le Tennessee, vont-ils enfin bénéficier d’une représentation syndicale officielle ? Dans cette région des États-Unis réputée hostile aux #syndicats, ce serait la première usine à reconnaître officiellement le droit de ses ouvriers à se syndiquer et à bénéficier d’un dialogue social organisé. Une avancée sociale conquise de haute lutte par les syndicats américains, avec le soutien actif de leurs homologues allemands. Dans les usines américaines de #Renault-Nissan, (...)

    Actualités

    / #Equal_Times, #Automobile, #Allemagne, États-Unis, Nissan, Renault, #Libertés_syndicales, syndicats, #droits_des_travailleurs, #solidarité_internationale, #institutions_représentatives_du_personnel, #principes_directeurs_de_l'OCDE, Volkswagen, (...)

    #IndustriALL
    « http://www.equaltimes.org/vers-un-comite-d-entreprise-a-l?lang=fr »
    « http://www.industriall-union.org/fr/nissan-refuse-a-ses-salaries-le-droit-de-se-syndiquer »
    « http://www.industriall-union.org/fr/uaw-et-industriall-avertissent-locde-dinfractions-aux-droits-chez »

  • Véhicules électriques : les sénateurs votent l’accélération du déploiement des bornes de recharge | C’est vraiment le truc à faire au moment où on nous annonce que le #nucléaire, en fait, ça va nous couter un bras, qu’on pinaille pour prolonger la vie des centrales et qu’on nous annonce une flambé continue du prix de l’#électricité !
    http://www.localtis.info/cs/ContentServer?pagename=Localtis/LOCActu/ArticleActualite&jid=1250267266629&cid=1250267264606

    Le Sénat a voté à l’unanimité le 3 juin la proposition de loi socialiste destinée à favoriser les véhicules électriques en accélérant le déploiement de bornes de recharge. Soumis à une procédure accélérée, le texte, déjà adopté à l’Assemblée nationale le 6 mai dernier, doit à présent faire l’objet d’une commission mixte paritaire (CMP, 7 députés et 7 sénateurs) qui sera chargée de trouver une version commune aux deux chambres.

    #transports #crétins_abyssaux