• Des fêtes de #Bertrand_Bonello : défense de «Nocturama»
    https://www.mediapart.fr/journal/culture-idees/070916/des-fetes-de-bertrand-bonello-defense-de-nocturama

    Le nouveau film de Bertrand Bonello est en salle depuis le 31 août. Son sujet : le #terrorisme en France, Paris sous les bombes, rien que cela. #Nocturama suscite logiquement le débat. Pour sa forme, parfois jugée trop lisse. Et pour son propos, que certains trouvent inadéquat ou à contretemps. Mettons plutôt en balance de la politique de l’auteur avec l’autre, la politique tout court.

    #Culture-Idées #Paris_est_une_fête

  • « Nocturama », #Bertrand_Bonello est là
    https://www.mediapart.fr/journal/culture-idees/070916/nocturama-bertrand-bonello-est-la

    Le nouveau film de Bertrand Bonello est en salle depuis le 31 août. Son sujet : le #terrorisme en France, Paris sous les bombes, rien que cela. #Nocturama suscite logiquement le débat. Pour sa forme, parfois jugée trop lisse. Et pour son propos, que certains trouvent inadéquat ou à contretemps.

    #Culture-Idées #Paris_est_une_fête

  • #Funky_tomato

    Funky Tomato è un pomodoro di alta qualità prodotto e trasformato in aree ad alto sfruttamento della terra e della manodopera – quali la Campania e la Basilicata – attraverso una filiera partecipata, legale e trasparente.

    Funky Tomato è un pomodoro di alta qualità perché prodotto da una rete di piccoli agricoltori nel rispetto della Carta d’Intenti Funky Tomato, cioè usando tecniche artigianali a basso impatto ambientale, tutelando i diritti dei lavoratori e integrando nelle aziende i braccianti stranieri vittime dello sfruttamento della filiera del pomodoro da industria. Leggi la Carta d’Intenti Funky Tomato.

    Le filiere attuali descrivono processi produttivi basati sullo scambio finanziario, ove il principale parametro di relazione è subordinato ad un rapporto gerarchico fondato sulla capacità di generare speculazione. Tale meccanismo trasforma il consumatore da elemento che innesca la filiera a obiettivo da raggiungere per ottenerne maggior crescita finanziaria. E il lavoratore in soggetto subordinato alla vitalità del processo speculativo.

    Per costruire una risposta pare quindi necessario trasformare la filiera in comunità mettendo in rete capacità e criticità attraverso il meccanismo della scelta e della partecipazione. Il parametro di relazione tra le parti non è quindi più la disponibilità finanziaria bensì il rapporto sociale. Il consumatore, da obiettivo torna ad essere elemento in relazione con la comunità. E la comunità diventa lo spazio che si fa’ carico delle capacità economiche.

    Funky Tomato si articola per questo in due comunità solidali di scopo – in Campania e in Basilicata – volte alla produzione, trasformazione, distribuzione e commercializzazione del pomodoro Funky Tomato per generare un’alternativa reale al caporalato e ai ghetti.

    Il progetto prevede, inoltre, l’istituzione del Fondo Funky Tomato a governance partecipata che garantisca all’agricoltore e ai lavoratori stabilità e continuità nella produzione e ai fruitori la possibilità di partecipare ai processi di costruzione della produzione futura. Il Fondo è costituito attraverso quote donate da tutti gli attori della filiera – enti pubblici, privati, società civile – che credono nella necessità di disegnare un’economia condivisa fondata sul rispetto dei diritti e della natura.

    http://www.funkytomato.it
    #tomates #Italie #agriculture_solidaire #alternative

    • Funky Tomato, il pomodoro diventa sostenibile

      SALERNO – Quest’anno la Cooperativa Sociale Capovolti ha deciso di aderire alla rete Funky Tomato per favorire una filiera partecipata, legale e trasparente del pomodoro. Siccome la cooperativa di Montecorvino Pugliano, in provincia di Salerno, è un’azienda biologica certificata ICEA, la produzione del pomodorino è eseguita secondo i criteri della natura. Il terreno di base è stato arricchito semplicemente con letame naturale e nessun trattamento aggiuntivo è adoperato.

      http://static2.blog.corriereobjects.it/wfprwpc/sociale/wp-content/blogs.dir/196/files/2016/07/5482753_orig-632x355.jpg?v=1468854905
      http://sociale.corriere.it/funky-tomato-il-pomodoro-diventa-sostenibile

    • #Sfrutta_Zero, la salsa anti-caporali

      Mutuo soccorso. Dalla Puglia la sfida al caporalato si organizza con il mutualismo 2.0. La nuova filiera del pomodoro dove migranti, precari e contadini si organizzano contro il razzismo. 15 mila bottiglie di salsa prodotte tra Bari e Nardò nel 2016. E quest’anno i cooperanti puntano a superare il record dell’auto-produzione. Come ripartire dal mutuo soccorso: pagare il lavoro, creare casse di resistenza. E poi: coinvolgere i consumatori, connettersi alla rete nazionale «#Fuori_mercato»


      https://ilmanifesto.it/sfrutta-zero-la-salsa-anti-caporali

    • Le Città Invisibili - La #città_del_riscatto

      Due sono le storie di questo documentario, per raccontare la “città del riscatto”, quella che unisce la Puglia al Lazio. I protagonisti sono, da una parte, i ragazzi di “Sfruttazero” a #Nardò, dall’altra i ragazzi della cooperativa sociale “Barikamà, sul Lago di Martignano, alle porte di Roma. Si chiama “#Netzanet” il progetto pugliese davvero rivoluzionario legato alla salsa di pomodoro: l’idea è quella di superare il caporalato e unire italiani e stranieri nella produzione solidale di salsa di pomodoro biologica, a filiera etica, cioè nel rispetto di tutti i lavoratori, contro lo sfruttamento. #Barikamà (che in lingua Bambara’ significa Resistente) è, invece, una cooperativa che porta avanti un progetto di micro-reddito e consiste nell’inserimento sociale attraverso la produzione e vendita di yogurt ed ortaggi biologici. I fondatori della Cooperativa, tutti africani, dopo essersi ribellati allo sfruttamento nei campi di Rosarno, hanno trovato in questo modo il loro riscatto sociale ed economico.

      https://www.youtube.com/watch?v=L_IafgwawEM&feature=youtu.be


      #documentaire #film

    • How a Young Cameroonian Sparked a Revolt Against Migrant Exploitation in Italy

      At 26, #Yvan_Sagnet organized the “#Nardò_uprising,” a two-month strike held by migrant workers which led to the trial of 12 people for slavery and the first anti-gang-master law in the country.
      Yvan Sagnet was born in Cameroon in 1985, but grew up dreaming of Italy. From the time he was a child, he had always been fascinated by the country and, most of all, by Juventus FC, a soccer team from Turin, and its most famous player, Roberto Baggio. So when he was granted a student visa to attend the Polytechnic University of Turin in 2007, his dream suddenly seemed within reach.

      But university was a lot harder than he had imagined. And after he failed two exams early on, his scholarship was pulled, meaning he had to find some extra money to cover his tuition. In need of some quick cash, he didn’t think twice about signing up when a friend told him about the seasonal tomato-picking jobs in southern Italy.

      When Sagnet arrived in the town of Nardò, in Puglia, he was shocked: The area was scattered with improvised camps where around 800 day laborers—mostly migrants, both legal and undocumented—were being exploited by so-called caporali (gang masters). The caporale’s job was to find readily available handpickers on behalf of farmers, eventually taking a cut from the worker’s wages while also charging them for the most basic amenities, like transportation, food, and water.

      At the farms, migrants were made to work for up to 14 hours a day in extreme heat without an employment contract, earning far below the minimum wage. “I discovered the dark side of Italy,” Sagnet recalls. “A side made of ghettos, with migrants living in inhumane conditions, often sleeping either on the ground, in tents, or in makeshift shacks.”

      Sagnet decided that leading a strike seemed the only solution to that kind of abuse. And so, in summer 2011, the then 26-year-old helped organize the “Nardò uprising”—the first large-scale strike held by migrant laborers in Italy. For two months that summer, migrants refused to work in a bid to improve their working and living conditions. The outcome was disruptive. Before then, no one had dared to challenge the power of gang masters and corrupt farmers in Nardò.

      But for Sagnet, it was just the beginning. In 2012 he wrote a book about the uprising called Love Your Dream, then joined CGIL (Italy’s biggest labor union), through which he conducted a series of investigations into the treatment of workers across the country. He is now the leader of No Cap (No Caporalato), an organization fighting against the exploitation of migrants in Italy.

      In 2011, life in #masseria_Boncuri—as the ghetto was known—was in the hands of the gang masters. They demanded to be paid for almost everything, from water and food to transport and mattresses. The long work shifts under the blazing sun were unbearable.

      “To me it wasn’t just exploitation, it was modern slavery,” says Sagnet. “Gang masters would verbally and physically abuse us. I knew from very early on that we needed to do something radical like revolt.”

      “I discovered the dark side of Italy. A side made of ghettos, with migrants living in inhumane conditions, often sleeping either on the ground, in tents, or in makeshift shacks.”

      The opportunity to convince others came when the caporal decided to require all workers to start picking tomatoes one by one instead of scooping them in bunches, a slower technique which meant working longer for the same amount of money. For Sagnet and his colleagues, that was unacceptable considering the little they were already getting paid. When the gang master refused to listen, they decided to stop working, launching a minirevolt.

      Sagnet and the organizers had to mobilize nearly 1,000 workers who didn’t share the same language, culture, or nationality. Convincing them that taking action was in their best interests was the first big challenge. “Many people had been working like that for years, so they were used to it,” Sagnet says. “They assumed going on strike would be pointless.”

      At first, only a small minority wanted to take action. “We had to gain people’s trust,” he says. “And we did so through a campaign of information—organizing meetings that clearly outlined our objectives—and with a very practical social outreach strategy.”

      On the first day of the strike, Sagnet organized a roadblock on the highway between Nardò and the city of Lecce, one of the region’s main arterial roads, to get the attention of the local authorities and the general public about the working conditions.

      The second step was to organize protests to block access to the farms. “The day after we set the picket, we could already see that we were making a difference,” Sagnet recalls. “Masseria Boncuri had created a production standstill on the farm, and that’s when I knew we were winning.”

      There was one obvious downside to going on strike: The workers were not getting paid. “Since I had become a referee of sorts,” Sagnet explains, “workers would come to me and ask what I was going to do about the fact that they had nothing to eat. Going on strike wasn’t the same for Italians and migrants—as a migrant you’re on your own, often without an extended family or support network to lean on.”

      Facing a potential hunger crisis, Sagnet had to come up with a plan. With the help of volunteers and activists, Sagnet and his team decided to reach out to the general public for help. “The response from the people of Nardò and across Italy was overwhelming,” he says. Before the strike they had no idea the scale of what was going on in their own region, Sagnet tells me. “Donations were coming in from all over the country. Every night, people would bring rice, milk, bread. This is how we didn’t starve.”

      To keep their wider support network going, they worked hard to educate the public on the issue by developing strong relationships with the media. Sagnet used part of that relationship to highlight how the migrants in particular were taking a huge risk by going on strike to stand alongside Italians in their fight for workers’ rights. “Our cause showed immigrants in a different, positive light,” he says. “After all, it was everybody’s struggle.”

      Sagnet’s focus on the struggle eventually paid off. The Nardò uprising inevitably put pressure on politicians, who in turn responded by approving the first anti-gang-master law—legislation that stopped agents from cutting into the workers’ wages. The strike also led some local farmers to introduce regular contracts, giving more money to the workers. (The regular contracts and higher wages are independent from the law; they were implemented as a side result by the local farmers in Nardò.) All this was introduced just a week after the strike ended, in September 2011. “For us [the law] was a huge success, because it finally gave the police a tool to crack down on gang masters,” Sagnet explains. “By the end of the 2011 harvest season, we had gone from 3 percent of workers having employment contracts to 60 percent.”

      “Our cause showed immigrants in a different, positive light,” he says. “After all, it was everybody’s struggle.”

      In addition, charges were eventually brought against the gang masters and farmers who had exploited the workers, leading to a 2017 trial in which 12 people were convicted of enslavement and human trafficking.

      After the uprising, Sagnet started working for CGIL. “I asked [CGIL] to change their approach: to go into the fields and see the exploitation for themselves.” By taking that approach, Sagnet adds, “We discovered that the same system that was in place in Nardò was widespread.”

      Sagnet has since made it a priority to raise awareness among migrant agricultural workers—who, according to his estimates, make up 60 percent of this seasonal workforce. “Workers in the ghettos don’t know what unions are,” he tells me. “They do not speak Italian or have access to information. They think it’s normal to live and work like that. Without help, there can be no investigations or arrests.”

      On the contrary, he adds, if workers aren’t involved, “those who exploit us and put us in those conditions will always win. Authorities are either slow, or complicit, or corrupt. What I’m seeing is a class struggle going on—but at the moment there’s just one side, the one represented by power.”


      https://www.vice.com/en_us/article/qv9xwm/how-a-young-cameroonian-sparked-a-revolt-against-migrant-exploitation-in-italy

    • TOMATO-PASSATE DI QUA

      Un progetto sviluppato da un gruppo di giovani provenienti da Gambia, Italia e Mali con l’obiettivo di produrre passate di pomodoro dalla coltivazione di un terreno a rischio abbandono. I partecipanti al progetto hanno scambiato le loro conoscenze in agricoltura, sperimentando tecniche di coltivazioni usate in diversi paesi del mondo e hanno prodotto 400 litri di passate che sono state acquistate a sostegno del progetto. “Tomato” ha permesso ai partecipanti di ricevere un compenso equo per il lavoro svolto, in contrasto con lo sfruttamento e l’esclusione sociale dei braccianti agricoli soprattutto del settore della produzione di pomodori. (Estate-Autunno 2016)

      http://www.risehub.org

    • Esclavage en Italie

      Originaires d’Afrique ou d’Europe de l’est, des centaines de milliers de travailleurs sont employés dans les campagnes italiennes pour récolter tomates, oranges et olives, en échange d’un salaire de misère. #Yvan_Sagnet milite pour mettre fin à cette situation de non-droit, et a créé une association visant à labelliser les produits récoltés de manière éthique.

      En 2011, un Camerounais a mené une grève couronnée de succès, déclarant la guerre aux « caporaux », ces employeurs criminels qui exploitent les travailleurs précaires en leur extorquant la majeure partie de leurs revenus, allant jusqu’à les menacer de mort s’ils osent se révolter.

      https://www.arte.tv/fr/videos/079474-004-A/arte-regards

      #agriculture #documentaire #film #reportage #esclavage_moderne #saisonniers #dumping_social #abus_de_pouvoir #exploitation_de_la_main-d'oeuvre #caporalato #consommateurs #Pouilles #Basilicata #tomates #bidonville #hébergement #honte #No_cap #globalisation #industrie_agro-alimentaire

      Est présentée aussi l’association fondée par Yvan, #NoCap :

      Rispetto per il lavoro. Niente sfruttamento di manodopera sottopagata o schiavizzata. Contratti di lavoro legali e soprattutto UMANI.
      Rispetto per l’ambiente e il paesaggio. Le attività economiche non devono distruggere le coste, i boschi, le montagne i laghi e le altre risorse naturali che sono la base dell’economia del turismo e generano PIL sostenibile per il Paese.
      Rispetto per la salute dei cittadini. Produzione senza contaminanti e nessuna immissione di sostanze nocive nell’ambiente che inquinano il suolo, avvelenano l’aria o l’acqua e causano malattie.
      Produzione di energia senza emissioni. Decarbonizzazione progressiva dei processi produttivi secondo il modello energetico distribuito e interattivo della Terza Rivoluzione Industriale, incentivando l’attività dell’autoproduzione (prosumer), e l’aggregazione di micro reti digitali di energia rinnovabile integrata nelle attività d’impresa.
      Finanziamento etico delle attività di impresa. Anche i finanziamenti delle attività economiche devono seguire il modello democratico e distribuito, con la massima diffusione del micro credito, dell’azionariato popolare (crowdfunding) e della finanza popolare tramite appositi pacchetti specifici delle banche cooperative e delle casse di credito locali.
      Ritorno alla filiera corta e locale per la diffusione commerciale dei prodotti con l’introduzione di norme di favore per la vendita di filiera corta a vantaggio delle piccole aziende per una giusta distribuzione commerciale.
      Valorizzazione della trasformazione con processi ad alto valore aggiunto realizzati il più vicino possibile ai luoghi di produzione e integrati nei processi aziendali.
      Adozione di pratiche a rifiuti zero sia nella produzione e nella distribuzione. Diminuzione progressiva di imballaggi e sistemi premianti per il riuso e riciclo che devono essere integrati nelle attività aziendali ed incentivate.
      Promozione di nuove proposte turistiche ispirate all’offerta di un “turismo esperienziale” che porti sotto la guida di cittadini esperti, turisti provenienti da realtà urbane a conoscere tramite il lavoro, nelle arti, nell’artigianato e nella coltivazione, secondo la logica espressa da Carlo Petrini, secondo cui oltre a far viaggiare i prodotti verso i consumatori, vanno fatti viaggiare anche i consumatori verso i prodotti.
      I Contratti di Rete Si tratta di un modello di collaborazione tra imprese che consente, pur mantenendo la propria indipendenza, autonomia e specialità, di realizzare progetti ed obiettivi condivisi, incrementando la capacità innovativa e limitando i costi di gestione.

      https://www.nocap.it

    • Italie : une sauce tomate éthique avec un portrait sur l’étiquette pour lutter contre l’exploitation des migrants

      Autour de la ville de #Lecce, dans la région italienne des Pouilles, une coopérative agricole a été créée pour garantir des conditions de travail légales à des migrants sans papiers et de jeunes Italiens précaires… Extrait du magazine « Nous, les Européens » diffusé dimanche 27 septembre 2020 à 10h45 sur France 3.

      Des employeurs sans scrupules profitent de migrants sans papiers pour les exploiter. Mussa, originaire du Soudan, a ainsi fait des récoltes en Italie pour deux euros de l’heure. Autour de la ville de Lecce, qui se veut tolérante et accueillante par tradition, dans la région des Pouilles au sud de la péninsule italienne, des jeunes ont créé une coopérative solidaire pour permettre aux salariés de recueillir le juste fruit de leur travail.

      "Je travaillais seize heures par jour, sous le soleil, sans contrat et sans aucun droit, dit Mussa Siliman, membre de l’association Diritti a Sud (en italien) au magazine « Nous, les Européens » (replay). Alors, on a créé ensemble cette coopérative agricole pour lutter contre l’esclavagisme." Et pour écouler leur récolte, les jeunes de Droits au Sud ont eu l’idée de proposer une sauce tomate labélisée éthique.

      Après la récolte de ces fruits rouges dans le respect des lois sociales, les jeunes vendent la production à Lecce en racontant les histoires des salariés de la coop. « On vous a apporté notre sauce qui lutte contre l’exploitation des migrants, explique à un client la présidente de l’organisation, Rosa Vaglio. Il y a un visage sur chaque étiquette : des jeunes Italiens précaires et des étrangers. »

      Comme d’autres salariés, Mussa a son portrait photographique sur les bocaux de sauce tomate vendus dans cette ville qui se distingue par son sens de l’hospitalité : plus de deux cents familles ouvrent leur maison aux migrants le temps d’un déjeuner. Et à côté de chaque visage, toujours la même mention : « Libero » (Libre).

      https://www.francetvinfo.fr/replay-magazine/france-3/nous-les-europeens/video-italie-une-sauce-tomate-ethique-avec-un-portrait-sur-l-etiquette-

      #sfruttazero #coopérative #libero

  • MS .45
    http://www.nova-cinema.org/prog/2016/153-offscreen/driving-miss-crazy/article/ms-45

    Abel Ferrara 1981, US, 35mm, vo st fr, 80’ Thana (Zoë Lund), jeune couturière muette pour le moins introvertie, se fait violer dans une ruelle de New York. Auparavant chassée, elle devient chasseuse et prend en main l’application de la justice. Armée d’un calibre 45, elle décide d’en finir avec la gent masculine, en dégommant ceux qui osent croiser son chemin. Actrice culte, Zoë Lund se transforme ici en ange de la mort, dans son tout premier rôle, alors âgée d’à peine 17 ans. Réalisé par Abel Ferrara, au balbutiement de sa carrière, « Ms .45 », à (...) vendredi 18 mars 2016 - 23h , #Nocturne Abel (...)

  • Shock
    http://www.nova-cinema.org/prog/2016/153-offscreen/driving-miss-crazy/article/shock-16652

    Mario Bava 1977, IT, 35mm, vo en, 93’ Après un séjour en clinique de désintoxication, Dora revient dans la maison qu’elle a occupé il y a sept ans avec son premier mari et leur fils Marco. Dora a une nouvelle relation, mais cette nouvelle situation familiale ne suffit pas à exorciser les démons de son premier mariage. L’esprit de son défunt mari est toujours là - et il est là pour Marco. « Shock » est une adaptation contemporaine du Bava « gothique », mis au point tout au long de son œuvre . C’est un final exceptionnellement oppressant que (...) vendredi 4 mars 2016 - 23h , #Nocturne Mario (...)

  • Effet nocebo : le patient qui en savait trop - Le Temps
    http://www.letemps.ch/societe/2015/10/15/effet-nocebo-patient-savait

    Effet nocebo : le patient qui en savait trop

    Le jumeau maléfique de l’effet placebo fait des ravages, selon l’essayiste états-unien Stewart Justman, pourfendeur du diagnostic qui rend malade

    Comme les héros des feuilletons télévisés, l’effet placebo a un jumeau maléfique : il s’appelle « nocebo ». Le placebo, rappelons-le, est ce phénomène troublant qui veut qu’un bonbon lambda avalé en croyant prendre un médicament authentique peut apporter les mêmes bienfaits que le vrai remède, grâce à la suggestion. Le nocebo fonctionne sur le même mécanisme, mais avec l’effet inverse : il fait du mal. Dites-moi que j’ai ingurgité une denrée avariée, mes boyaux se tordront.

    Magique ? Pas vraiment : le cerveau ayant pour tâche de gérer les fonctions du corps, il n’est pas étonnant que l’information qu’il absorbe infléchisse le processus. Dans The Nocebo Effect*, Stewart Justman, essayiste états-unien partageant son œuvre entre l’histoire de la littérature et la médecine (avec des passerelles fréquentes entre les deux), évoque les ravages du nocebo dans des territoires médicaux aussi différents que l’anorexie, le syndrome de fatigue chronique, la dépression, le trouble dissociatif de l’identité, l’hyperactivité, les cancers du sein et de la prostate.

    #big_pharma #placebo #nocebo

  • Prescription Drugs Are Quietly Killing My Generation | VICE | United States
    http://www.vice.com/read/prescription-drugs-and-my-generation-amelia-abraham-232

    Drugs like these—the painkiller tramadol, psychoactive benzodiazepines like Xanax and Valium, or anti-epilepsy drug Lyrica—make you feel like you’re floating on a cloud. In the UK, they come with lower penalties than illegal drugs if you’re caught buying or selling them, no penalties for possession, and are generally cheaper. This is their appeal and also their danger.

    #santé #médicaments #dépendance #nocivité

  • Laborde, du PRG, voudrait bien censurer Twitter, parce que… ça fait peur
    https://reflets.info/laborde-du-prg-voudrait-bien-censurer-twitter-parce-que-ca-fait-peur

    C’est une interview d’une sénatrice du Parti Radical de gauche sur TV5Monde qui en dit long sur la compréhension d’Internet par les élus. Françoise Laborde, puisque c’est elle, vient expliquer que le groupe Etat islamique fait de la propagande sur Twitter, et qu’il faut réguler le réseau social, parce que… c’est pas bien. « 90 000 […]

    #Breves

  • Médecines douces, le livre choc
    http://sciences.blogs.liberation.fr/home/2014/09/médecines-alternatives-le-livre-choc.html

    La troisième raison est la plus importante. Puisque ces médecines sont, la plupart du temps, un simple effet #placebo, il est plus efficace à long terme de rechercher cet effet dans l’exercice normal de la médecine fondée sur la science. Autrement dit, faire une ordonnance avec le « bon » médicament, dans un climat de confiance entre médecin et patient - ce qui déclenche l’effet placebo qui s’ajoute ainsi à l’effet direct du médicament - sans avoir à mentir au patient. Maintenir l’effet placebo de l’#homéopathie, par exemple, signifie en réalité perpétuer un mensonge massif, au regard de ce que l’on sait de l’efficacité de cette dernière en tant que remède actif.

    #science #médecine

    • En effet, le passage important est « ce que l’on sait de ».
      Parce que jusqu’à ce que quelqu’un trouve comment ça marche ; en effet, on ne « sait pas » selon les critères cartésiens (il est toujours utile de rappeler que Descartes affirmait les conclusions et, ensuite, faisait ses manip pour arriver à ce qu’il voulait arriver).
      Et puis un jour on s’aperçoit que la terre est ronde.
      Le mépris que peuvent avoir ces gens-là pour les savoirs, les sachant, se voyant, eux, comme des savants, sans tenir compte d’un minimum d’histoire de l’humanité, c’est impressionnant !
      #homéopathie #sciences #escroquerieintellectuelle

    • Scientifiquement parlant, la question serait de comprendre comment fonctionne l’effet placebo, effectivement. Par contre les expériences en double aveugle montrant qu’un traitement type homéopathie n’a aucun effet supplémentaire par rapport à un placebo pur, on peut raisonnablement en conclure (si on « croit » en tous cas à la démarche scientifique) que l’homéopathie en question n’a aucun effet propre détectable.

    • Il y a un #paradoxe qui me taraude depuis longtemps, c’est que :
      1) il a été démontré que l’effet placebo pouvait dans de nombreux cas avoir un réel effet sur le corps, et guérir certaines affections, bénignes et parfois importantes ;
      2) parmi ces cas, il y en a un certain nombre où l’effet placebo suffit et permet de guérir ;
      3) logiquement, il y a donc pas mal de fois où l’on peut utiliser uniquement une méthode placebo (pas forcément médocs, il y a aussi l’histoire des guérisseurs, etc), sans l’ajouter à un truc « actif », ce qui permet de guérir sans donner à son corps des choses superflues ;
      4) de ce que je comprends, le placebo est une histoire de confiance, de croyance, un phénomène psycho-somatique, qui depuis la conscience et l’inconscient a des conséquences réel sur le corps ;
      5) mais le problème, c’est que si on SAIT que le médecin nous donne un placebo, ou que le guérisseur a un effet placebo, ou que nous-même on prend en auto-médication un placebo : ça ne peut plus marcher puisqu’on y « croit » moins ! puisqu’on est plus persuadé que c’est un « vrai » médicament ou un « vrai » guérisseur/magicien/etc qui va nous soigner.

      Du coup c’est con, parce que le principe même du placebo permettrait de nous guérir de plein de choses « naturellement », sans ingestion de chimie chelou, etc. Mais si on le sait… on y croit plus. Donc comment on fait pour avoir un effet placebo seul et qui marche, sans pour autant que quelqu’un nous mente ou que l’on se mente à soi-même ? Tordu !

      C’est un sujet compliqué qui à mon avis n’a pas assez d’études importantes, sûrement pas assez de financement, vu qu’au final ça permettrait de se passer d’une partie des productions de #big_pharma

      cc @allergie :)

    • Les psychologues appellent ça du « transfert positif », les pharmacologues « effet placebo », les médecins « confiance », les sociologues « une forme d’empathie ».

      C’est ce qui fait que deux personnes soignantes (je quitte le cadre fermé des médecins) seront plus ou moins efficaces pour une personne donnée en fonction de la capacité de l’un et de l’autre à s’impliquer émotionellement dans la prise en charge.

      Les guérisseurs, autant que les médecins, ont leur fans : « lui il est bon » alors que techniquement la plupart ont sensiblement les mêmes connaissances techniques. C’est la manière dont le traitement (médicamenteux ou non) est proposé au demandeur d’aide, comment il le reçoit et comment il en vie l’évolution qui fera que l’on aura un effet placebo ou un effet nocebo.

      Le malade et le soignant doivent être en phase, échanger, se comprendre et le traitement sera efficace. Toute distorsion dans cette phase diminue l’effet de la prise en charge. C’est une des raisons, pas la seule je te l’accorde, pour laquelle les médecins disent rarement du mal d’un autre médecin (si ça marche, s’il y a confiance, il faut pas casser ça si c’est pas franchement néfaste).

      Beaucoup de praticiens de médecine « parallèle » (non validée scientifiquement) sont doués dans la création de cette relation, peut-être plus qu’en médecine classique, cela permet d’obtenir une bonne implication et donc de bons résultats avec ou sans effet pharmacologique. (j’ai répondu sans lire les messages avant le tiens @rastapopoulos ;-) mais maintenant que j’ai lu je ne change rien à ma réponse).

    • ton point 5 n’est pas confirmé par la recherche

      Placebo effect works even if patients know they’re getting a sham drug | Science | theguardian.com
      http://www.theguardian.com/science/2010/dec/22/placebo-effect-patients-sham-drug

      “Not only did we make it absolutely clear that these pills had no active ingredient and were made from inert substances, but we actually had ’placebo’ printed on the bottle,” said Kaptchuk. “We told the patients that they didn’t have to even believe in the placebo effect. Just take the pills.”

      The results, published in the scientific journal PLoS ONE, showed that the placebo pills were more effective at relieving symptoms compared with doing nothing at all.

    • C’est sûr que pouvoir trouver un moyen d’activer « naturellement » (sans prise de substance active) les capacités de l’organisme à se défendre comme dans le cas d’un effet placebo serait assez idéal. Puisque l’organisme, dans certains cas, a des défenses qui ne sont activées que par un contexte de « croyance » particulier, ça serait intéressant d’étudier comment ça fonctionne (j’imagine que ça a déjà été fait). Je trouve que l’article traite assez bien la question en disant : l’effet placebo existe aussi quand on va voir son médecin, et il peut s’ajouter à l’effet du médicament prescrit, du coup c’est tout bénef’.

      Je me suis longtemps dit que même si l’homéopathie est une escroquerie scientifique, après tout, faire en sorte que des personnes arrivent à soigner certains troubles sans avoir à prendre de substance active, ça peut justifier de continuer à en prescrire. Après je suis assez convaincu par l’argument de l’article qui dit que ça peut aussi être dangereux, dans la mesure où accepter certains « mensonges » (d’un point de vue scientifique) peut laisser la place à des dérives du type charlatanisme, remise en cause de techniques éprouvées comme la vaccination, etc.

    • Imho il faut toujours remettre en cause et se remettre en cause en matière de traitement de fond et c’est le but d’une consultation médicale de suivi : est-ce que je fais est toujours pertinent ? Est-ce que je peux faire mieux ? A quel prix (je ne pense pas finance hein mais à quel prix de contrainte pour le patient) ? Est-ce que j’ai vraiment besoin de ce que je prescris ?

      Pour les vaccins c’est aussi vrai : lesquels maintenir obligatoires ? bénéfice/risque…

    • J’offre mon corps à la science :) Le BCG n’a pas pris sur moi gamine, ça a même provoqué une infection au bras mais ma petite sœur a eu la bonne idée de m’envoyer un gros bouquin dessus (elle visait les fesses) et ça a percé l’abcès. J’ai hurlé de douleur, ma grand-mère m’a entendu de chez une voisine de l’autre côté de la rue, elle a déboulé complètement paniquée. Plus tard on m’a dit que j’étais immunisée, je n’avais pas besoin du vaccin. A part ça je suis allergique à la pénicilline (grosse réaction œdème et urticaire, impossible de boire et manger), et à un autre antibio qui m’a foutu en vrac (40 de fièvre, la moitié du corps endolori). Mais bon, je ne vais pas chez le médecin à reculons, non non.

    • Soin :
      – Attention que l’on porte à faire quelque chose avec propreté, à entretenir quelque chose : Il manque de soin dans sa tenue.
      – Attention portée à présenter quelque chose avec netteté, minutie : Il a présenté son devoir avec soin.
      – Souci de bien faire, effort, peine scrupuleuse que l’on se donne : Mon premier soin fut de tout remettre en place.
      Charge, devoir de veiller à quelque chose, de s’en occuper : Laissez-moi le soin du ravitaillement.
      – Produit cosmétique : Un soin raffermissant pour la peau.

      Soigner :
      – S’occuper du bien-être de quelqu’un, être attentif à prévenir ses désirs, à lui faire plaisir : Soigner ses invités. Soigner ses relations.
      – S’occuper avec soin de quelque chose, être attentif à son bon état, à son aspect, à sa propreté ou à son bon fonctionnement : Soigner sa tenue. Soigner son jardin.
      – Procurer les soins nécessaires à la guérison, à l’amélioration de la santé de quelqu’un, d’un animal : Soigner un blessé.
      – Essayer de faire disparaître une maladie, de l’éliminer par des soins, des remèdes : Soigner son rhume.
      – Être attentif à faire quelque chose et à le présenter au mieux : Soigner sa prononciation.

      Pour être attentif et porter attention, nul besoin d’être médecin ni de prescrire des médicaments.

      A mettre en parallèle avec cette définition de la santé de l’OMS datant de 1946 « un état de complet bien-être physique, mental et social, et ne consiste pas seulement en une absence de maladie ou d’infirmité » ( http://www.who.int/suggestions/faq/fr ) : prendre soin de quelqu’un ou de soi ce n’est pas limité à la maladie mais cela comporte de prendre pleinement possession de son corps au mieux de ses possibilités, de son esprit, de même, et de sa relation aux autres.

      Cela renvoie chacun à sa responsabilité pour sa santé : entretenir et développer ses capacités physiques, intellectuelles et sociales.

      Cela reste dans le sujet de la thématique je pense : les approches qui permettent aux gens d’améliorer leur santé (trépied physique/intellectuelle/sociale) peuvent être différentes de celles qui visent à stopper ou guérir une maladie, voire parfois simplement à seulement soigner un symptôme…

      Exemple : j’ai des problèmes de genou avec de l’arthrose. Je vais chez mon médecin qui me donne des antalgiques, ceux-ci amènent leur lot d’effets secondaires, le rhumatologue m’infiltre pour diminuer le recours aux ains per os et l’orthopédiste envisage de me mettre une prothèse le jour où ce ne sera plus tenable. Autre approche : je prends conscience que mon arthrose dans le discours de tout ces soignants est liée en grande partie à mon surpoids, je ne peux pas trop bouger à cause de mon arthrose et du coup je me vois mal perdre du poids aisément… Je lis, j’apprends et je vois qu’il y a différentes manière de réguler son poids : je revois mon alimentation, je revois l’organisation de mes journées pour être moins sédentaire, je me déplace en vélo, j’augmente ma masse musculaire sans charges, je fais des exercices en piscine pour ne pas aggraver l’arthrose et je perds du poids. J’ai moins besoin d’antalgiques, pas besoin d’infiltrations et finalement la prothèse n’a plus d’intérêt immédiat.

      J’ai amélioré ma santé sur de nombreux points : physiquement mon corps est amélioré : moindre inflammation chronique, moins de charge mécanique articuliare, mentalement j’ai compris de nombreux mécanismes d’action, socialement je vis différemment et me suis ouvert de nouveaux horizons sociaux par ce nouveau mode de vie. Dans ce cas, courant, la médecine médicament est anecdotique dans l’amélioration de ma santé mais elle n’est pas forcément négligeable. Voilà.

  • Les nuages noctiluques mettent-ils en évidence le réchauffement climatique ? | Autour du Ciel
    http://autourduciel.blog.lemonde.fr/2014/06/26/les-nuages-noctiluques-mettent-ils-en-evidence-le-rechauff
    c’est #joli #noctiluque

    Quel que soit le nom qu’on leur donne, « nuages polaires mésosphériques » pour les chercheurs, « noctilucent clouds » pour les anglophones, « nuages noctiluques » pour les francophones, les premières observations de ces mystérieuses ondulations bleutées remontent aux années qui ont suivi l’explosion cataclysmique du volcan Krakatoa, en Indonésie, en 1883. Dans un premier temps, il paraissait évident que ces nuages, visibles une petite heure après le coucher du Soleil ou avant son lever, étaient une des conséquences de l’injection d’énormes quantités de vapeur d’eau et de poussières dans la haute atmosphère. Pourtant, les années ont passé, les effets de l’éruption volcaniques se sont dissipés et les nuages noctiluques ont continué leur prestation. Mieux, même si leur manifestation a connu des hauts et des bas, il semble bien que leur présence estivale se soit accrue au fil du XXe siècle, surtout depuis une cinquantaine d’années. Pour certains scientifiques, comme l’Américain Gary Thomas (Project PoSSUM), l’augmentation du nombre de jours d’observation et de la densité des nuages noctiluques serait liée à la transformation de la haute atmosphère de notre planète par l’accumulation des gaz à effet de serre.

    L’activité industrielle et agricole humaine semble donc bien être la cause principale de l’augmentation régulière du nombre et de l’intensité des nuages polaires mésosphériques, qui sont la preuve de plus en plus visible des changements en cours dans l’atmosphère de la Terre.


    #nuages #climat mais aussi #rêve #imaginaire #beau

  • Fête de la Musique #2013 : un #forfait à 3 euros et des transports toute la nuit
    http://www.transports-en-commun.info/fete-de-la-musique-2013

    La #ratp et la SNCF, en collaboration avec le #STIF proposent cette année encore des transports en commun qui fonctionneront toute la nuit pour la Fête de la Musique 2013....Cet article Fête de la Musique 2013 : un forfait à 3 euros et des transports toute la nuit est apparu en premier sur Point Info Transports.

    #Ile_de_France #bus #fete_de_la_musique #metro #noctilien #trains

  • http://billaut.typepad.com/jm/2012/10/les-pigeons-se-r%C3%A9voltent-pourquoi-ne-pas-cr%C3%A9er-un-e-parti

    Idée saugrenue allez-vous dire ? Mais quand on y réfléchit..

    oui

    Il me semble que ce mouvement traduit un certain ras-le-bol des entreprises en particulier (et notamment des petites), et même
    peut-être des Français en général.. .

    (là il s’emporte )

    ce qui voudrait dire qu’avec seulement 50.000 « likes » virtuels on a plus de poids que des dizaines de milliers de personnes qui déambulent physiquement entre République et Nation à Paris en vérocifant leur mécontentement ..

    salauds de syndicalistes vs facebookrepublique

    Les Arabes ont fait leur révolution avec leurs smartphones, nous nous faisons notre « Révolution des Pigeons » avec de simples « Likes » sur Facebook... Révolution est peut-être un peu fort.. Disons la « Fronde des Pigeons »...
    Les Arabes ont fait leur révolution avec leurs smartphones, nous nous faisons notre « Révolution des Pigeons » avec de simples « Likes » sur Facebook... Révolution est peut-être un peu fort.. Disons la « Fronde des Pigeons »...

    #nocomment

    Nous avons 6 à 7 millions de fonctionnaires (et assimilés payés par de l’argent public)

    trop c’est trop

    il est temps de mettre en oeuvre sur tout notre territoire un réseau de télécommunications à TRES haut débit à base de fibre optique... Comme nos aïeux l’ont fait avec le réseau électrique...

    les réseaux électriques, ferroviaires, téléphoniques financés avec l’argent de l’état, nos sous( les impôt)s , qui dès qu’ils ont été rentables revendus aussi sec au secteur privé.

    nul à chier le programme des piafs (pigeons nos chers entrepreneurs 2.0)

    • dernière connerie des piafs ne riez pas :
      Chers tous

      Chers tous,

      Nous n’avons aucune revendication à formuler. Rien. Nous n’attendons rien de vous. Faites ce que vous voulez.

      Mais soyez prévenus : nous ne produirons plus rien ; pas en France du moins. Nous ne créerons plus d’entreprises, nous n’écrirons plus de musique et nous ne publierons plus de livres. Vous n’aurez rien à taxer ; pas un centime. Vous devrez trouver un autre moyen. Sans nous.

      Nous allons cesser de vous exploiter, de vous vendre des produits dont, à ce qu’il parait, vous ne voulez pas. Si vous voulez un travail et de quoi remplir votre garde-manger, demandez à l’État. Si vous voulez un toit sous lequel dormir, demandez à l’État. Si vous voulez des vêtements pour vous protéger du froid, demandez à l’État. Après tous, n’est-ce-pas que vous vouliez ?

      Nous allons cesser de gagner de l’argent. Nous vous laissons vos euros. Prenez-les tous jusqu’au dernier et assurez-vous de n’en oublier aucun. Quand vous aurez faim, nos restaurants seront fermés ; vous pourrez manger vos euros. Quand votre toit s’effondrera ; vous pourrez vous abriter sous vos euros. Quand vos enfants seront malades ; donnez-leur donc quelques euros.

      Vous allez enfin vivre dans le monde dont vous avez rêvé. Un monde sans nous ; sans exploiteurs, sans marketing, sans marchés, sans capitalisme, sans liberté. Vous allez enfin pouvoir expérimenter vous-même les conséquences logiques de votre morale. Vous allez enfin pouvoir décroître et vous sacrifier – vous et vos enfants – à un idéal plus noble de la poursuite de votre bien-être matériel.

      Mais ce sera sans nous. Nous ne serons plus là pour régler vos factures. Nous allons nous contenter de regarder votre monde s’effondrer. Nous ne ferons rien. Ne vous inquiétez pas pour nous. Nous n’avons pas besoin de vous.

      http://ordrespontane.blogspot.fr/2012/10/chers-tous.html?m=1

    • @monolecte c’est tellement énorme que ça sent l’hoax, certains sur twitter balancent des liens pour se barrer au canada ou au québec, qu’ils se cassent qu’ils rendent leur carte de sécu comme tu dis et qu’on leur ôte leur nationalité dans l’avion. Les rats volants quittent le navire France expression sarkoziste s"il en est .

  • Klarsfeld veut un mur aux portes de l’UE - Europe1.fr - Politique
    http://www.europe1.fr/Politique/Klarsfeld-veut-un-mur-aux-portes-de-l-UE-986451

    L’avocat suggère d’ériger un mur entre la Grèce et la Turquie contre l’immigration clandestine.

    Les États-Unis et Israël ont leur mur, Arno Klarsfeld propose que l’Union européenne construise le sien. Celui que Nicolas Sarkozy a nommé le 12 septembre dernier, président de l’Office français de l’immigration et de l’intégration a eu, lundi, une idée originale pour contrer l’immigration illégale en Europe.

    Invité de BFM TV, Arno Klarsfeld a proposé d’ériger un mur de 130 km entre la Grèce et la Turquie, sur le modèle de celui entre les Etats-Unis et le Mexique. Une manière de rebondir après la récente annonce de Nicolas Sarkozy à Villepinte. Le président-candidat a menacé dimanche, s’il était élu au mois de mai, de sortir la France des accords de Schengen sur la libre-circulation des personnes dans l’UE afin de pallier une immigration clandestine, selon lui, mal contrôlée par certains pays européens.

    #nocomment