• Grano : una guerra globale

    Secondo molti osservatori internazionali, la guerra in corso in Ucraina si esprimerebbe non solo mediante l’uso dell’artiglieria pesante e di milizie ufficiali o clandestine, responsabili di migliaia di morti, stupri e deportazioni. Esisterebbero, infatti, anche altri campi sui quali il conflitto, da tempo, si sarebbe spostato e che ne presuppongono un allargamento a livello globale. Uno di questi ha mandato in fibrillazione gli equilibri mondiali, con effetti diretti sulle economie di numerosi paesi e sulla vita, a volte sulla sopravvivenza, di milioni di persone. Si tratta della cosiddetta “battaglia globale del grano”, i cui effetti sono evidenti, anche in Occidente, con riferimento all’aumento dei prezzi di beni essenziali come il pane, la pasta o la farina, a cui si aggiungono quelli dei carburanti, oli vari, energia elettrica e legno.
    La questione del grano negli Stati Uniti: il pericolo di generare un tifone sociale

    Negli Stati Uniti, ad esempio, il prezzo del grano tenero, dal 24 febbraio del 2022, ossia dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, al Chicago Mercantile Exchange, uno dei maggiori mercati di riferimento per i contratti cerealicoli mondiali, è passato da 275 euro a tonnellata ai circa 400 euro dell’aprile scorso. Un aumento esponenziale che ha mandato in tensione non solo il sistema produttivo e distributivo globale, ma anche molti governi, legittimamente preoccupati per le conseguenze che tali aumenti potrebbero comportare sulle loro finanze e sulla popolazione. In epoca di globalizzazione, infatti, l’aumento del prezzo del grano tenero negli Stati Uniti potrebbe generare un “tifone sociale”, ad esempio, in Medio Oriente, in Africa, in Asia e anche in Europa. I relativi indici di volatilità, infatti, sono ai massimi storici, rendendo difficili previsioni di sviluppo che si fondano, invece, sulla prevedibilità dei mercati e non sulla loro instabilità. Queste fibrillazioni, peraltro, seguono, in modo pedissequo, le notizie che derivano dal fronte ucraino. Ciò significa che i mercati guardano non solo agli andamenti macroeconomici o agli indici di produzione e stoccaggio, ma anche a quelli derivanti direttamente dal fronte bellico e dalle conseguenze che esso determinerebbe sugli equilibri geopolitici globali.
    I processi inflattivi e la produzione di grano

    Anche secondo la Fao, per via dell’inflazione che ha colpito la produzione di cereali e oli vegetali, l’indice alimentare dei prezzi avrebbe raggiunto il livello più alto dal 1990, ossia dall’anno della sua creazione.

    Le origini della corsa a questo pericoloso rialzo sono molteplici e non tutte direttamente riconducibili, a ben guardare, alla sola crisi di produzione e distribuzione derivante dalla guerra in Ucraina. I mercati non sono strutture lineari, dal pensiero algoritmico neutrale. Al contrario, essi rispondono ad una serie molto ampia di variabili, anche incidentali, alcune delle quali derivano direttamente dalle ambizioni e dalle strategie di profitto di diversi speculatori finanziari. I dati possono chiarire i termini di questa riflessione.

    Il Pianeta, nel corso degli ultimi anni, ha prodotto tra 780 e 800 milioni di tonnellate di grano. Una cifra nettamente superiore rispetto ai 600 milioni di tonnellate prodotte nel 2000. Ciò si deve, in primis, alla crescita demografica mondiale e poi all’entrata di alcuni paesi asiatici e africani nel gotha del capitalismo globale e, conseguentemente, nel sistema produttivistico e consumistico generale. Se questo per un verso ha sollevato gran parte della popolazione di quei paesi dalla fame e dalla miseria, ha nel contempo determinato un impegno produttivo, in alcuni casi monocolturale, che ha avuto conseguenze dirette sul piano ambientale, sociale e politico.
    Il grano e l’Africa

    L’area dell’Africa centrale, ad esempio, ha visto aumentare la produzione agricola in alcuni casi anche del 70%. Eppure, nel contempo, si è registrato un aumento di circa il 30% di malnutrizione nella sua popolazione. Ciò è dovuto ad un’azione produttiva privata, incentivata da fondi finanziari internazionali e governativi, che ha aumentato la produzione senza redistribuzione. Questa produzione d’eccedenza è andata a vantaggio dei fondi speculativi, dell’agrobusiness o è risultata utile per la produzione occidentale, ma non ha sfamato la popolazione locale, in particolare di quella tradizionalmente esposta alla malnutrizione e alla fame. Un esempio emblematico riguarda l’Etiopia e i suoi 5 milioni circa di cittadini malnutriti. Questo paese dipende ormai interamente dagli aiuti alimentari e umanitari. Allo stesso tempo, migliaia di tonnellate di grano e di riso etiope sono esportate ogni anno in Arabia Saudita per via del land grabbing e degli accordi economici e finanziari sottoscritti. In Sudan si registra il medesimo fenomeno. Il locale governo ha infatti ceduto 1,5 milioni di ettari di terra di prima qualità agli Stati del Golfo, all’Egitto e alla Corea del Sud per 99 anni, mentre risulta contemporaneamente il paese al mondo che riceve la maggiore quantità di aiuti alimentari, con 6 milioni di suoi cittadini che dipendono dalla distribuzione di cibo. Basterebbe controllare i piani di volo degli aeroporti di questi paesi per rendersi conto di quanti aerei cargo decollano giornalmente carichi di verdura fresca e rose, con destinazione finale gli alberghi degli Emirati Arabi e i mercati di fiori olandesi. Come ha affermato l’ex direttore dell’ILC (International Land Coalition), Madiodio Niasse: «La mancanza di trasparenza rappresenta un notevole ostacolo all’attuazione di un sistema di controllo e implementazione delle decisioni riguardo alla terra e agli investimenti ad essa inerenti».

    L’Angola ha varato un piano di investimenti così ambizioso da attrarre sei miliardi di dollari esteri nel solo 2013. Prima dello scoppio del conflitto civile, durato trent’anni, questo paese riusciva a nutrire tutti i suoi abitanti ed esportava caffè, banane e zucchero. Oggi, è costretto a comprare all’estero metà del cibo destinato al consumo interno, mentre solo il 10% della sua superficie arabile è utilizzata. Ciò nonostante, ha ritenuto legittimo incentivare l’accaparramento dei propri terreni agricoli da parte di multinazionali dell’agrobusiness e fondi finanziari di investimento. Ragioni analoghe guidano Khartoum a negoziare migliaia di ettari con i paesi del Golfo. Tra il 2004 e il 2009, in soli cinque paesi, Mali, Etiopia, Sudan, Ghana e Madagascar circa due milioni e mezzo di ettari coltivabili sono finiti nel portafoglio finanziario di multinazionali e dei fondi sovrani.
    Non solo Ucraina

    Quanto descritto serve per superare un’ottica monofocale che tende a concentrarsi, per ciò che riguarda il tema della terra e del grano, esclusivamente sull’Ucraina. Nello scacchiere globale della produzione e dell’approvvigionamento rientrano, infatti, numerosi paesi, molti dei quali per anni predati o raggirati mediante accordi capestro e obblighi internazionali che hanno fatto del loro territorio un grande campo coltivato per i bisogni e i consumi occidentali.
    Il ruolo della Russia

    Anche la Russia, in quest’ambito, svolge un ruolo fondamentale. Mosca, infatti, ha deciso di conservare per sé e in parte per i suoi alleati, a fini strategici, la propria produzione cerealicola, contribuendo a generare gravi fibrillazioni sui mercati finanziari di tutto il mondo. Nel 2021, ad esempio, il paese governato da Putin era il primo esportatore di grano a livello mondiale (18%), piazzandosi sopra anche agli Stati Uniti. Questa enorme quantità di grano esportato non risulta vincolata come quello occidentale, ma riconducibile al consumo interno e al bilanciamento dei relativi prezzi per il consumatore russo che in questo modo paga meno il pane o la carne rispetto ad un occidentale. Non è però tutto “rose e fiori”. Sulla Russia incidono due fattori fondamentali. In primis, le sanzioni occidentali che limitano i suoi rapporti commerciali e impediscono a numerose merci e attrezzature di entrare, almeno in modo legale, per chiudere la filiera produttiva e commerciale in modo controllato. Secondo, l’esclusione della Russia dai mercati finanziari comporta gravi conseguenze per il paese con riferimento alla situazione dei pagamenti con una tensione crescente per il sistema finanziario, bancario e del credito. Non a caso recentemente essa è stata dichiarata in default sui circa 100 milioni di dollari di obbligazioni che non è riuscita a pagare. In realtà, il default non avrà un peso straordinario almeno per due ragioni. In primo luogo perché il paese è da molto tempo economicamente, finanziariamente e politicamente emarginato. Secondo poi, il fallimento sarebbe dovuto non alla mancanza di denaro da parte della Russia, ma alla chiusura dei canali di trasferimento da parte dei creditori. A completare il quadro, c’è una strategica limitazione delle esportazioni di grano da parte ancora della Russia nei riguardi dei paesi satelliti, come ad esempio l’Armenia o la Bielorussia. Ciò indica la volontà, da parte di Putin, di rafforzare le scorte per via di un conflitto che si considera di lungo periodo.
    Il grano “bloccato”

    A caratterizzare questa “battaglie globale del grano” ci sono anche altri fattori. Da febbraio 2020, ad esempio, circa 6 milioni di tonnellate di grano ucraino sono bloccati nel porto di Mikolaiv, Odessa e Mariupol. È una quantità di grano enorme che rischia di deperire nonostante lo stato di crisi alimentare in cui versano decine di paesi, soprattutto africani. Sotto questo profilo, i paesi occidentali e vicini all’Ucraina dovrebbero trovare corridoi speciali, militarmente difesi, per consentire l’esportazione del cereale e successivamente la sua trasformazione a tutela della vita di milioni di persone. D’altra parte, sui prezzi intervengo fattori non direttamente riconducibili all’andamento della guerra ma a quelli del mercato. Ad esempio, l’aumento del costo delle derrate cerealicole si deve anche all’aumento esponenziale (20-30%) dei premi assicurativi sulle navi incaricate di trasportarlo, attualmente ferme nei porti ucraini. Su questo aspetto i governi nazionali potrebbero intervenire direttamente, calmierando i premi assicurativi, anche obtorto collo, contribuendo a calmierai i prezzi delle preziose derrate alimentati. Si consideri che molti industriali italiani del grano variamente lavorato stanno cambiando la loro bilancia di riferimento e relativi prezzi, passando ad esempio dal quintale al chilo e aumentando anche del 30-40% il costo per allevatori e trasformatori vari (fornai e catene dell’alimentare italiano).
    Le ricadute di una guerra di lungo periodo

    Una guerra di lungo periodo, come molti analisti internazionali ritengono quella in corso, obbligherà i paesi contendenti e i relativi alleati, a una profonda revisione della produzione di grano. L’Ucraina, ad esempio, avendo a disposizione circa 41,5 milioni di ettari di superficie agricola utile, attualmente in parte occupati dai carri armati russi e da un cannoneggiamento da artiglieria pesante e attività di sabotaggio, vende in genere il 74% della sua produzione cerealicola a livello globale. Non si tratta di una scelta politica occasionale ma strategica e di lungo periodo. L’Ucraina, infatti, ha visto aumentare, nel corso degli ultimi vent’anni, la sua produzione di grano e l’ esportazione. Si consideri che nel 2000, il grano ucraino destinato all’esportazione era il 60% di quello prodotto. La strategia ovviamente non è solo commerciale ma anche politica. Chi dispone del “potere del grano”, infatti, ha una leva fondamentale sulla popolazione dei paesi che importano questo prodotto, sul relativo sistema di trasformazione e commerciale e sull’intera filiera di prodotti derivati, come l’allevamento. Ed è proprio su questa filiera che ora fa leva la Russia, tentando di generare fibrillazioni sui mercati, azioni speculative e tensioni sociali per tentare di allentare il sostegno occidentale o internazionale dato all’Ucraina e la morsa, nel contempo, delle sanzioni.

    Esiste qualche alternativa alla morsa russa su campi agricoli ucraini? Il terreno ucraino seminato a grano e risparmiato dalla devastazione militare russa, soprattutto lungo la linea Sud-Ovest del paese, può forse rappresentare una speranza se messo a coltura e presidiato anche militarmente. Tutto questo però deve fare i conti con altri due problemi: la carenza di carburante e la carenza di manodopera necessaria per concludere la coltivazione, mietitura e commercializzazione del grano. Su questo punto molti paesi, Italia compresa, si sono detti pronti ad intervenire fornendo a Zelensky mezzi, camion, aerei cargo e navi ove vi fosse la possibilità di usare alcuni porti. Nel frattempo, il grano sta crescendo e la paura di vederlo marcire nei magazzini o di non poterlo raccogliere nei campi resta alta. Ovviamente queste sono considerazioni fatte anche dai mercati che restano in fibrillazione. Circa il 70% dei carburanti usati in agricoltura in Ucraina, ad esempio, sono importanti da Russia e Bielorussia. Ciò significa che esiste una dipendenza energetica del paese di Zelensky dalla Russia, che deve essere superata quanto prima mediante l’intervento diretto dei paesi alleati a vantaggio dell’Ucraina. Altrimenti il rischio è di avere parte dei campi di grano ucraini pieni del prezioso cereale, ma i trattori e le mietitrici ferme perché prive di carburante, passando così dal danno globale alla beffa e alla catastrofe mondiale.

    Una catastrofe in realtà già prevista.
    Un uragano di fame

    Le Nazioni Unite, attraverso il suo Segretario generale, Antonio Guterres, già il 14 marzo scorso avevano messo in guardia il mondo contro la minaccia di un “uragano di fame” che avrebbe potuto generare conflitti e rivolte in aree già particolarmente delicate. Tra queste ultime, in particolare, il Sudan, l’Eritrea, lo Yemen, e anche il Medio Oriente.

    Gutierres ha parlato addirittura di circa 1,7 miliardi di persone che possono precipitare dalla sopravvivenza alla fame. Si tratta di circa un quinto della popolazione mondiale, con riferimento in particolare a quarantacinque paesi africani, diciotto dei quali dipendono per oltre il 50% dal grano ucraino e russo. Oltre a questi paesi, ve ne sono altri, la cui tenuta è in tensione da molti anni, che dipendono addirittura per il 100% dai due paesi in guerra. Si tratta, ad esempio, dell’Eritrea, della Mauritania, della Somalia, del Benin e della Tanzania.

    In definitiva, gli effetti di una nuova ondata di fame, che andrebbe a sommarsi alle crisi sociali, politiche, ambientali e terroristiche già in corso da molti anni, potrebbero causare il definitivo crollo di molti paesi con effetti umanitari e politici a catena devastanti.
    Il caso dell’Egitto

    Un paese particolarmente sensibile alla crisi in corso è l’Egitto, che è anche il più grande acquirente di grano al mondo con 12 milioni di tonnellate, di cui 6 acquistate direttamente dal governo di Al Si-si per soddisfare il programma di distribuzione del pane. Si tratta di un programma sociale di contenimento delle potenziali agitazioni, tensioni sociali e politiche, scontri, rivolte e migrazioni per fame che potrebbero indurre il Paese in uno stato di crisi permanente. Sarebbe, a ben osservare, un film già visto. Già con le note “Primavere arabe”, infatti, generate dal crollo della capacità di reperimento del grano nei mercati globali a causa dei mutamenti climatici che investirono direttamente le grandi economie del mondo e in particolare la Cina, Argentina, Russia e Australia, scoppiarono rivolte proprio in Egitto (e in Siria), represse nel sangue. L’Egitto, inoltre, dipende per il 61% dalla Russia e per il 23% dall’Ucraina per ciò che riguarda l’importazione del grano. Dunque, questi due soli paesi fanno insieme l’84% del grano importato dal paese dei faraoni. Nel contempo, l’Egitto fonda la sua bilancia dei pagamenti su un prezzo del prezioso cereale concordato a circa 255 dollari a tonnellata. L’aumento del prezzo sui mercati globali ha già obbligato l’Egitto ad annullare due contratti sottoscritti con la Russia, contribuendo a far salire la tensione della sua popolazione, considerando che i due terzi circa dei 103 milioni di egiziani si nutre in via quasi esclusiva di pane (chiamato aish, ossia “vita”). Secondo le dichiarazioni del governo egiziano, le riserve di grano saranno sufficienti per soddisfare i relativi bisogni per tutta l’estate in corso. Resta però una domanda: che cosa accadrà, considerando che la guerra in Ucraina è destinata ad essere ancora lunga, quando le scorte saranno terminate?

    Anche il Libano e vari altri paesi si trovano nella medesima situazione. Il paese dei cedri dipende per il 51% dal grano dalla Russia e dall’Ucraina. La Turchia di Erdogan, invece, dipende per il 100% dal grano dai due paesi coinvolti nel conflitto. Ovviamente tensioni sociali in Turchia potrebbero non solo essere pericolose per il regime di Erdogan, ma per la sua intera area di influenza, ormai allargatasi alla Libia, Siria, al Medio Oriente, ad alcuni paesi africani e soprattutto all’Europa che ha fatto di essa la porta di accesso “sbarrata” dei profughi in fuga dai loro paesi di origine.
    Anche l’Europa coinvolta nella guerra del grano

    Sono numerosi, dunque, i paesi che stanno cercando nuovi produttori di cereali cui fare riferimento. Tra le aree alle quali molti stanno guardando c’è proprio l’Unione europea che, non a caso, il 21 marzo scorso, ha deciso di derogare temporaneamente a una delle disposizioni della Pac (Politica Agricola Comune) che prevedeva di mettere a riposo il 4% dei terreni agricoli. Ovviamente, questa decisione è in funzione produttivistica e inseribile in uno scacchiere geopolitico mondiale di straordinaria delicatezza. Il problema di questa azione di messa a coltura di terreni che dovevano restare a riposo, mette in luce una delle contraddizioni più gravi della stessa Pac. Per anni, infatti, sono stati messi a riposo, o fatti risultare tali, terreni non coltivabili. In questo modo venivano messi a coltura terreni produttivi e fatti risultare a riposo quelli non produttivi. Ora, la deroga a questa azione non può produrre grandi vantaggi, in ragione del fatto che i terreni coltivabili in deroga restano non coltivabili di fatto e dunque poco o per nulla incideranno sull’aumento di produzione del grano. Se il conflitto ucraino dovesse continuare e l’Europa mancare l’obiettivo di aumentare la propria produzione di grano per calmierare i prezzi interni e nel contempo soddisfare parte della domanda a livello mondiale, si potrebbe decidere di diminuire le proprie esportazioni per aumentare le scorte. Le conseguenze sarebbero, in questo caso, dirette su molti paesi che storicamente acquistano grano europeo. Tra questi, in particolare, il Marocco e l’Algeria. Quest’ultimo paese, ad esempio, consuma ogni anno circa 11 milioni di tonnellate di grano, di cui il 60% importato direttamente dalla Francia. A causa delle tensioni politiche che nel corso degli ultimi tre anni si sono sviluppate tra Algeria e Francia, il paese Nord-africano ha cercato altre fonti di approvvigionamento, individuandole nell’Ucraina e nella Russia. Una scelta poco oculata, peraltro effettuata abbassando gli standard di qualità del grano, inferiori rispetto a quello francese.
    L’India può fare la differenza?

    Un nuovo attore mondiale sta però facendo il suo ingresso in modo prepotente. Si tratta dell’India, un paese che da solo produce il 14% circa del grano mondiale, ossia circa 90 milioni di tonnellate di grano. Questi numeri consentono al subcontinente indiano di piazzarsi al secondo posto come produttore mondiale dopo la Cina, che ne produce invece 130 milioni. L’India del Presidente Modhi ha usato gran parte della sua produzione per il mercato interno, anch’esso particolarmente sensibile alle oscillazione dei prezzi del bene essenziale. Nel contempo, grazie a una produzione che, secondo Nuova Delhi e la Fao, è superiore alle attese, sta pensando di vendere grano a prezzi vantaggiosi sul mercato globale. Sotto questo profilo già alcuni paesi hanno mostrato interesse. Tra questi, ad esempio, Iran, Indonesia, Tunisia e Nigeria. Anche l’Egitto ha iniziato ad acquistare grano dall’India, nonostante non sia di eccellente qualità per via dell’uso intensivo di pesticidi. Il protagonismo dell’India in questa direzione, ha fatto alzare la tensione con gli Stati Uniti. I membri del Congresso statunitense, infatti, hanno più volte sollevato interrogativi e critiche rispetto alle pratiche di sostegno economico, lesive, a loro dire, della libera concorrenza internazionale, che Nuova Delhi riconosce da anni ai suoi agricoltori, tanto da aver chiesto l’avvio di una procedura di infrazione presso l’Organizzazione mondiale per il Commercio (Omc). Insomma, le tensioni determinate dal conflitto in corso si intersecano e toccano aspetti e interessi plurimi, e tutti di straordinaria rilevanza per la tenuta degli equilibri politici e sociali globali.

    https://www.leurispes.it/grano-una-guerra-globale

    #blé #prix #Ukraine #Russie #guerre_en_Ukraine #guerre_globale_du_blé #produits_essentiels #ressources_pédagogiques #Etats-Unis #USA #Inde #instabilité #marché #inflation #céréales #indice_alimentaire #spéculation #globalisation #mondialisation #production #Afrique #production_agricole #malnutrition #excédent #industrie_agro-alimentaire #agrobusiness #faim #famine #Ethiopie #Arabie_Saoudite #land_grabbing #accaparemment_des_terres #Soudan #Egypte #Corée_du_Sud #exportation #aide_alimentaire #Angola #alimentation #multinationales #pays_du_Golfe #Mali #Madagascar #Ghana #fonds_souverains #sanctions #marchés_financiers #ports #Odessa #Mikolaiv #Mariupol #assurance #élevage #sanctions #dépendance_énergétique #énergie #ouragan_de_faim #dépendance #Turquie #Liban #pac #politique_agricole_commune #EU #UE #Europe #France #Maroc #Algérie

  • Guerre en Ukraine : la communauté de la création réagit et agit - 3DVF
    https://www.3dvf.com/guerre-en-ukraine-la-communaute-de-la-creation-reagit-et-agit

    Crytek est implanté en Ukraine depuis une quinzaine d’années. Le studio de jeu vidéo explique suivre la situation de près et faire son possible pour aider ses équipes et leurs proches, tout en indiquant avoir pu maintenir un contact. Le studio exprime aussi “sa tristesse face aux évènements actuels” et indique que ses pensées “vont à [ses] équipes et à tous les citoyens ukrainiens” .

    Ubisoft a aussi réagi publiquement : on rappelle que le groupe possède deux studios en Ukraine, dans la capitale Kyiv et à Odessa.
    Là encore, le communiqué évoque une volonté de soutenir les équipes, “en termes de sécurité physique et financière”. Ubisoft indique également son soutien à “toutes les personnes impactées”.

    #jeu_vidéo #jeux_vidéo #crytek #ubisoft #ukraine #guerre #kyiv #kiev #odessa #soutien

  • The Odesa Mafia’s Secret Flats in London

    In the 1990s, “Angert’s Gang” in Odesa, #Ukraine, was a powerhouse of crime. It diverted fuel sales from the reliably corrupt #Odesa_Refinery, extorted local businessmen, and even arranged the murders of local enemies and politicians.

    Then it disappeared, its only visible legacy the political career of #Gennadiy_Trukhanov, a former member and now Odesa’s mayor. Over time, the gang’s crimes have been forgotten and the money they stole was presumed to be long gone.

    Until now.

    Thanks to a leaked dataset known as the Paradise Papers, a new investigation by Slidstvo.info and the Organized Crime and Corruption Reporting Project (OCCRP), reported alongside the BBC Panorama investigative program, reveals that the gang members and their families have parked their criminal profits in London real estate.

    Reporters found eight luxury apartments in elite areas of the city currently owned by these men, their associates, or their families, on which they spent tens of millions of dollars over the last 18 years. Four other apartments were also bought by the group, but have since been sold.

    The Ukrainians worked through a trusted relative in the city who set up offshore companies that hid their ownership of the apartments — and the source of their money.

    https://www.occrp.org/en/paradisepapers/the-odessa-mafias-secret-flats-in-london
    #Odessa #mafia #Londres #UK #Angleterre #Neftemafia

  • #Ukraine : deux ans après, le drame d’Odessa reste un massacre sans coupables
    https://www.mediapart.fr/journal/international/250316/ukraine-deux-ans-apres-le-drame-dodessa-reste-un-massacre-sans-coupables

    La Maison des syndicats à #Odessa en flammes, 2 mai 2014 La justice ukrainienne n’a toujours pas fait la lumière sur l’incendie de la Maison des syndicats à Odessa. Le 2 mai 2014, 42 manifestants anti-Maïdan étaient morts après s’être retranchés dans le bâtiment pour échapper à des activistes pro-Kiev. L’une des pages les plus noires du conflit en Ukraine continue à nourrir les théories du complot de part et d’autre. Elle s’est invitée cette semaine à l’ONU à Genève.

    #International #EuroMaïdan #Praviy_Sektor

  • Le drame d’Odessa, un massacre qui reste sans coupables
    https://www.mediapart.fr/journal/international/250316/le-drame-dodessa-un-massacre-qui-reste-sans-coupables

    La Maison des syndicats à #Odessa en flammes, 2 mai 2014 La justice ukrainienne n’a toujours pas fait la lumière sur l’incendie de la Maison des syndicats à Odessa. Le 2 mai 2014, 42 manifestants anti-Maïdan étaient morts après s’être retranchés dans le bâtiment pour échapper à des activistes pro-Kiev. L’une des pages les plus noires du conflit en #Ukraine continue à nourrir les théories du complot de part et d’autre. Elle s’est invitée cette semaine à l’ONU à Genève.

    #International #EuroMaïdan #Praviy_Sektor

  • A Odessa, les homosexuels renoncent à la Gay Pride sous pression de milices nationalistes
    http://www.lemonde.fr/europe/article/2015/08/15/a-odessa-les-homosexuels-renoncent-a-la-gay-pride-sous-pression-des-milices-

    #Odessa, le grand port ukrainien de la mer Noire, ne verra finalement pas descendre la #Gay_Pride dans ses rues, samedi 15 août. Les organisateurs avaient décidé de maintenir cette marche malgré son interdiction, jeudi, par la justice, dénonçant une « violation de [leur] droit constitutionnel de rassemblement ». Ils ont fini par se rendre aux arguments du conseil municipal, qui disait craindre des violences.

    En juin à Kiev, la deuxième Gay Pride de l’histoire de l’#Ukraine avait été attaquée par des #ultranationalistes : une dizaine de personnes avaient été blessées, et 25 arrêtées. Le projet avait été mal accueilli à Odessa, notamment par le mouvement ultranationaliste #Pravy_Sektor, qui avait attaqué le défilé de Kiev. Ce groupe avait été très actif durant la contestation proeuropéenne de Maïdan, notamment au côté de mouvements homosexuels, que les circonstances avaient transformés en alliés. Il participe actuellement aux combats contre la rébellion séparatiste dans l’est du pays.

    #nationalisme #homophobie #fascisme

  • #Ukraine : #Mikheil_Saakachvili et les ports d’#Odessa

    Le phénomène Mikheil #Saakachvili bat son plein dans la ville portuaire d’Odessa, en Ukraine. L’ancien président réformateur géorgien a été nommé gouverneur par le président Petro Porochenko à la fin mai. C’est une région difficile et stratégique que Mikheil Saakachvili entend bien changer de fond en comble. Mais pour ce faire, il faut s’attaquer à de sérieux obstacles. L’un d’entre eux est la corruption généralisée dans la gestion des #ports, stratégiques pour tout le pays.

    http://www.rfi.fr/emission/20150720-ukraine-mikheil-saakachvili-ports-odessa

  • #Saakashvili attempts a #Napoleon in #Odessa !!!!

    Petro #Poroshenko’s decision to appoint #Georgia’s disgraced former President as Governor of the Odessa region just might be his most bizarre move yet. Mikhail Saakashvili is a wanted criminal suspect in his homeland.

    When the pro-Euromaidan activist Maxim Eristavi tweeted on Friday that Mikhail Saakashvili was to become Odessa’s new Governor, the Twittersphere didn’t seem to know whether shock or amusement was the most appropriate reaction. However, on closer inspection, the move isn’t such a surprise after all. There are myriad reasons why Saakhasvili would find Odessa’s top job attractive and equally as many why Poroshenko is most likely delighted to send him there.

    http://rt.com/op-edge/263565-saakashvili-odessa-governor-napoleon

    Et pourquoi pas #Kadyrov ?

  • Minister: #Saakashvili will go from Georgian president to Odesa governor
    http://www.kyivpost.com/content/kyiv-post-plus/minister-saakashvili-will-go-from-georgian-president-to-odesa-governor-389

    In another move to curtail the influence of billionaire oligarch Igor Kolomoisky, President Petro Poroshenko is expected to name ex-Georgian President Mikheil Saakashvili as governor of Odesa Oblast.

    Ecology and Natural Resources Minister Ihor Shevchenko said in a Facebook post on May 29 that the Cabinet of Ministers recommended the appointment of Saakashvili to the strategic oblast. Saakashvili has been a top adviser to Poroshenko.

    The final decision is up to the president of Ukraine, as stipulated by the Constitution,” Shevchenko wrote. There was no official announcement from the president’s website late on May 29.

    Shevchenko told the Kyiv Post that Saakashvili would be a good appointment “in any place, because he is a meritocrat” and that the change is in the best interests of Ukraine.

    Odesa Oblast is one of Ukraine’s most difficult regions because of its history of corruption as well as its strategic location as the top Black Sea port, no doubt coveted by Russian President Vladimir Putin.

    #Odessa

    • Il se dit qu’ils l’ont choisi exprès parce qu’il n’a pas de « réseau » dans le secteur et donc pourra plus facilement échapper aux presions, et ne sera pas tenté de tomber dans le cycle de la « coruption » (c’est-à-dire soigner ses amis).

      Mais il va sans doute très vite avoir beaucoup de nouveaux amis". Il faudra qu’il choisisent bien !

  • Ukraine teen Vita Zaverukha revealed as neo Nazi arrested for killing police
    http://www.dailymail.co.uk/news/article-3073478/Teen-girl-feted-Ukraine-s-Joan-Arc-fighting-against-Russian-rebels-reve

    A neo-Nazi portrayed as Ukraine’s version of Joan of Arc by French fashion magazine Elle for her ’brave’ fight against the Russian separatists has been arrested in connection with the deaths of two policemen.

    À l’époque, Elle avait expliqué : « Ben comment vouliez-vous qu’on devine une chose pareille. »
    http://www.ozap.com/actu/-elle-accuse-de-faire-la-promotion-d-une-combattante-ukrainienne-neonazie/460502

    Le communiqué conclut en condamnant « toute idéologie prônant la xénophobie, l’antisémitisme ou l’apologie du nazisme ». « La rédaction de ELLE ainsi que les deux journalistes ayant réalisé le reportage, ont été choqués d’apprendre, à posteriori, le véritable profil idéologique de cette jeune femme, et condamnent bien entendu toute idéologie prônant la xénophobie, l’antisémitisme ou l’apologie du nazisme », rappelle ainsi la rédaction de l’hebdomadaire.

  • Poroshenko calls for more transparency in Odesa fire inquiry
    http://www.kyivpost.com/content/ukraine/poroshenko-calls-for-more-transparency-in-odesa-fire-inquiry-385924.html

    Ukrainian President Petro Poroshenko has everyone reassured that the Ukrainian government and law enforcement authorities are doing all they can to prevent provocations and acts of sabotage in Odesa during the upcoming May holidays.

    (intégralité de la brève)

    C’est l’assemblage du titre et de la brève qui permet de comprendre que le pouvoir ukrainien craint la commémoration du massacre du 2 mai l’année dernière à Odessa. D’où cette annonce de « plus de transparence » sur l’enquête.

    Ce ne devrait pas être trop compliqué puisqu’il semble bien que du côté de l’enquête, il ne se passe rigoureusement rien ! Il continuera à ne rien se passer au vu et au su de tout le monde.

    Que demande le peuple ?

    De tout cela l’Ouest se tape copieusement, au moins autant, il faut bien le dire, qu’il se tape copieusement de l’enquête sur Maïdan.

  • ENP 2014 report recommends Ukraine investigates violent acts in Kyiv and Odesa
    http://www.kyivpost.com/content/ukraine/enp-2014-report-recommends-ukraine-investigates-violent-acts-in-kyiv-and-o

    The European Neighborhood Policy (ENP) in Ukraine Progress Report 2014, which was approved on March 25, has recommended that an investigation into the events which happened on Maidan Nezalezhnosti in Kyiv and in Odesa last year be initiated.

    #Odessa

    Politique européenne de voisinage — Wikipédia
    https://fr.wikipedia.org/wiki/Politique_européenne_de_voisinage

    La Politique européenne de voisinage (PEV) est une politique de l’Union européenne (UE) visant à améliorer ses relations avec ses voisins n’entrant pas dans le projet d’adhésion. Cette politique favorise les relations avec l’UE sur des thèmes tels que la sécurité, la stabilité et l’économie avec ses nouveaux pays voisins.
    (…)
    Le partenariat oriental a ainsi été inauguré au Sommet de Prague en mai 2009, visant à rapprocher l’UE de 6 pays : l’Arménie, l’Azerbaïdjan, la Géorgie, la Moldavie, l’Ukraine et la Biélorussie. Il représente la dimension orientale de la PEV et renforce les relations bilatérales entre l’UE et ses partenaires.

    • Based on the assessment of its progress in 2014 on implementing the ENP, Ukraine should focus its work in the coming year on:
      (…)
      • continue to investigate independently the violent acts which occurred during civil protests in November 2013 – February 2014, as well as the tragic events in Odessa in May 2014, with the support of the International Advisory Panel proposed by the Council of Europe;
      (…)

      Ukraine Progress Report
      http://eeas.europa.eu/enp/pdf/2015/ukraine-enp-report-2015_en.pdf

      La page des rapports adoptés le 25 mars 2015
      http://eeas.europa.eu/enp/documents/progress-reports/index_en.htm

    • Compte-rendu par RFE/RL. Pas un mot sur la nécessité d’enquêtes indépendantes sur les événements de Maïdan et Odessa…

      EU Criticizes Azerbaijan, Notes Ukraine’s Challenges
      http://www.rferl.org/content/eu-azerbaijan-ukraine-rights/26920111.html

      UKRAINE

      The European Commission says reforms in Ukraine were carried out in “a very difficult political, economic, social and military/security context of armed conflicts.

      The paper notes that civil society in the country has been developing quickly and that the decentralization process has been launched.

      It also points out that the human rights situation both in the annexed Crimea and in eastern Ukraine has “_worsened drastically.”

      Russia annexed the Crimean Peninsula in March 2014 and a conflict between Ukrainian government forces and pro-Russian separatists in eastern Ukraine has killed more than 6,000 people since April.

      Brussels suggests the implementation of a comprehensive anticorruption package in Ukraine, harmonization of all electoral legislation, comprehensive reform of the public administration, and ensuring that the lustration processes in the executive and the judiciary are in line with relevant international standards.

  • Odesa tragedy was caused by poor law enforcement performance - ombudsman
    http://www.kyivpost.com/content/ukraine/odesa-tragedy-was-caused-by-poor-law-enforcement-performance-ombudsman-365

    The tentative results of the joint investigation conducted by the office of the Ukrainian human rights ombudsman and civil society indicate that the main cause of the tragic events that occurred in Odesa on May 2, when some fifty people were killed, was the poor performance of local law enforcement agencies.

    (intégralité de la brève)

    #Odessa, 2 mai, enquête du médiateur ukrainien des droits de l’homme : la cause principale de la tragédie les défaillances de la police locale.

    Rien sur les auteurs. J’imagine que c’est toujours du fait des victimes elles-mêmes.

    Y a-t-il une enquête judiciaire ? Où en est-elle ?
    Mystère…

  • Pourquoi le massacre d’Odessa a-t-il si peu d’écho dans les médias ?
    http://www.marianne.net/Pourquoi-le-massacre-d-Odessa-a-t-il-si-peu-d-echo-dans-les-medias_a238616

    Imaginons que ce qui s’est passé à Odessa, le 2 mai, ait eu lieu à Maïdan, à Kiev. Imaginons que des révoltés ukrainiens cernés par les partisans de l’ancien régime se soient réfugiés dans la maison des syndicats et que cette dernière ait été incendiée par des forces hostiles, sous les yeux d’une police impassible. Imaginons que l’on y ait retrouvé une quarantaine de cadavres calcinés.

    Que se serait-il passé ? L’émotion aurait été à son comble dans les capitales occidentales. Les gouvernements auraient crié au meurtre de masse commis par des sbires de Ianoukovitch. Ils y auraient vu la preuve manifeste de mœurs barbares dans une ville si près de l’Union européenne, à quelques heures de vol de Paris. Des intellectuels de renom auraient aussitôt pris l’avion pour Kiev afin de crier leur solidarité. BHL aurait déjà choisi sa chemise blanche spécial média. Des pétitions circuleraient. L’Europe condamnerait. Laurent Fabius invoquerait les valeurs universelles bafouées.

  • Ukraine : le PGE dénonce les groupes nazis sous la direction de Kiev | L’Humanité

    http://www.humanite.fr/ukraine-le-pge-denonce-les-groupes-nazis-sous-la-direction-de-kiev-525140

    Le Parti de la gauche européenne (PGE) condamne l’attitude de l’UE sur ce conflit ainsi que le comportement brutal de Kiev et exhorte toutes les parties à résoudre les différends en vertu du principe du dialogue dans les règles de l’ONU .

    ▶ Одесса дом профсоюзов ПОЛНОЕ ВИДЕО - YouTube

    http://www.youtube.com/watch?v=s9AMjLBIliw

    В ходе массовых столкновений между сторонниками единства Украины и сепаратистами в Одессе был совершен поджог здания профсоюзов. В результате 38 человек погибли: 8 выпрыгнули из окон во время пожара, 30 задохнулись угарным газом, сообщает ОСО ГУМВД области.

    Suite aux affrontements qui ont fait plusieurs dizaines de victimes à Odessa et au risque grandissant de guerre civile en Ukraine, le Parti de la Gauche Européenne a dénoncé “l’émergence d’un État nazi favorisé par les Etats-Unis et l’Union européenne en Ukraine."

    #ukraine #odessa

  • New York Times covers up fascist atrocity in Odessa - World Socialist Web Site

    http://www.wsws.org/en/articles/2014/05/05/time-m05.html

    New York Times covers up fascist atrocity in Odessa
    By Barry Grey
    5 May 2014

    The criminal character of the US-European Union intervention in Ukraine was tragically exposed for all to see Friday when supporters of the US-installed regime in Kiev, led by neo-Nazi Right Sector thugs, set fire to the Trade Unions House in the Black Sea port of Odessa, killing 38 pro-Russian demonstrators who had taken refuge in the building.

    The anti-Kiev regime protesters had retreated into the building after the Ukrainian nationalist mob set fire to their nearby tent encampment. Authorities say 30 people died from smoke inhalation and another eight were killed when they jumped from windows and balconies in an attempt to escape the blaze.

    #odessa #russie #ukraine

  • A propos de l’Ukraine.

    j’ai reçu d’un ami journaliste une série de liens, d’analyses et de réflexions personnelles (qui ne sont pas nécessairement les miennes). j’ai longuement hésité avant de les publier ici, mais je trouve intéressant de mettre ces pièces au débat sur Seenthis.

    Autant je connais bien ce pays pour y avoir travaillé lors de ma période onusienne, en particulier sur les questions environnementales de la côte de la mer noire et sur les questions plus générales d’environnement et sécurité humaine. C’était il y a une quinzaine d’années (exactement entre 2001 et 2004), autant j’ai du mal à comprendre et analyser ce qui s’y passe en ce moment. Je n’y suis pas, je ne connais pas la situation aujourd’hui, mais déjà les tensions entre russes ou russophones ukrainiens et ukrainiens était largement perceptible en 2001. Je doute du sérieux des rapports qui me sont transmis par la presse en ce moment. Je trouve particulièrement difficile de se faire une opinion sur les événements de ces dernières semaines, sur une situation dont on se demande si elle part en vrille sans que personne ne puisse contrôler le fil des événements ou si au contraire tout ce qui se passe est très méticuleusement préparé.

    J’ai du mal à croire que quelques centaines de personnes "inorganisées", armées de battes de base-ball ou de gourdins puissent prendre l’immeuble de l’équivalent ukrainien du KGB de manière complètement spontanée. Mais après tout pourquoi pas ?

    Voici donc ces réflexions reçues d’un ami journaliste spécialisé sur l’espace post-soviétique :

    A propos de l’incendie d’Odessa :

    Tous n’ont pas été brûlés vifs ni ne sont morts en se jetant par les fenêtres. Il y a des rescapés. Des témoins.

    Tout ce que j’ai pu lire et voir depuis deux jours sur les sites russes et ukrainiens le confirme : les « prorusses » ont été délibérément incendiés dans le bâtiment où ils étaient bloqués. Plusieurs témoignages concordent sur le fait que les incendiaires appartenaient à « Pravy Sektor », le parti et groupe de milices d’extrême-droite agissant de concert avec les forces de sécurité des putschistes du « gouvernement de Kiev », engagés dans la guerre de répression à l’Est de l’Ukraine. Laquelle continue. Nous ne savons rien de précis pour l’heure de son bilan en pertes humaines...

    Je ne peux m’empêcher de rappeler que ces méthodes - enfermer les gens dans un lieu et y mettre le feu - a été utilisée pendant la deuxième guerre mondiale dans des centaines de villages biélorusses et ukrainiens par les nazis et leurs alliés collabos ou militaires de l’Organisation des Nationalistes Ukrainiens (OUN), précisément ces « héros » dont se réclament de nos jours les nationalistes galiciens et autres « bandéristes » ukrainiens. Nous sommes donc dans la continuité. Leurs pères fondateurs étaient dans la SS, les Schumas, la polizei aux brassards jaune et bleus !

    Je ne m’étonnerai plus du silence et des euphémismes prudents des journalistes pour évoquer le cynisme des médias occidentaux. Imagine-t-on que des « méchants » prorusses aient fait brûler de « bons » « insurgés » ukrainiens ? [...]

    L’indifférence des opinions publiques face à de telles horreurs, c’est sans doute parce que l’on croit encore que « c’est loin », que « ça ne nous touchera pas ». Mais je pense aux gens qui sont entraînés, la plupart malgré eux, dans la spirale de la guerre civile et des haines fratricides [...]. Est-il encore temps d’éviter « un scénario yougoslave ? »

    –—

    Un rescapé de l’épisode d’Odessa : « Ces scènes d’horreur resteront gravées dans ma mémoire à jamais… »

    http://www.clcr.fr/?p=2789

    Un rescapé de l’épisode d’Odessa : « Ces scènes d’horreur resteront gravées dans ma mémoire à jamais… »

    03.05.2014 by kira

    Le rédacteur de “Antifashist”a eu l’opportunité d’avoir au téléphone un pro-russe qui a miraculeusement survécu au feu mis par des criminels de la junte militaire à la Maison des Syndicats d’Odessa : Youri, officier de réserve, 49 ans, est encore sous le choc toutes ces heures après le drame et remercie Dieu pour avoir échappé à cet enfer.

    –—

    NATO-Nazi-Gladio pogrom.

    Bloodthirsty pogrom against pro-Federalisation protesters
    What happened in Odessa yesterday is much worse than what the initial reports had indicated: it was truly a deliberate and blood-curling massacre.

    To summarize:

    In Odessa the pro-federalisation demonstrators had never seized a building, all they did was erecting a small tent city and hanging out there. Hardly any violence had taken place. Yesterday, the neo-Nazis finally made their move:

    1) They bussed in large numbers of Right Sector thugs.

    2) They then got the local football hooligans (paid by oligarchs according to some reports) to begin a nationalist demonstration.

    3) The Right Sector thugs then joined the hooligans and together they viciously attacked the pro-federalisation tent city: the tents were torn down and the anti-regime demonstrators viciously beat up to a pulp. The local cops stood by and watched. [It’s reported they were instructed so.]

    4) The anti-regime demonstrators ran literally for their lives towards the building of Unions which had been their normal rallying point at which point they were surrounded and the building set ablaze.
    5) Those attempting to leave the building were severely beat up and many murdered. Many were shot while standing in the windows to flee from the flames.

    6) The neo-Nazis did not let the firefighters through.

    7) With each jumping demonstrator or each person shot in the windows the crowd would scream “Glory to the Ukraine! Glory to he heroes!” Many took souvenir videos. For them, this was a joyful, liberating event.

    8) The Ukrainian social networks flooded with joyful messages congratulation the “heroes” in Odessa and promising more of the same to the accursed Moskals.

    9) The Western and Ukie press reported the events as a “clash” with “casualties” but with no reference to any one party causing this massacre.

    10) The last fatalities figure was at 46. But with many dying from smoke inhalation and, especially, burns, it will probably go up.

    Certain elements in Kiev also celebrated the holocaust in Odessa.
    http://www.vesti.ru/videos?vid=596180

    Hopefully not for long. The fiery deaths seem certain to incite more fiery resistance.

    Armed protesters seized the police station in Horlivka today after a gunfight.

    http://www.pravda.com.ua/news/2014/05/3/7024276

    Rumors of firefights around a military recruiting station in Luhansk. Luhansk People’s governor there announces mobilization of men of fighting age. Attack by junta armored forces expected soon. Seizure of SBU building in Donetsk city reported. Kramatorsk airport and SBU rumored seized by rebels, then taken back by junta. But pro-Maidan sources claim junta is making headway in suppressing the east, against scattered resistance.

    Junta forces attacked unarmed protesters in Mariupol.

    #ukraine #russie #odessa

  • Une manifestation pour l’indépendance de la région d’Odessa

    http://www.nrk.no/verden/putin-stotter-transdnjestr-1.11672417

    Et décidément, ça craque de partout : Les manifs d’Odessa ont une résonance particulière parce que c’est un corridor d’accès stratégique pour la transnistrie. Les ukrainiens vont avoir à vivre avec en plus la crainte d’une nouvelle intervention russe dans la région séparatiste moldave, et les manifs à répétition des pro-russes à Odessa ne fait que renforcer la pression.

    Je me souviens de mon arrivée à Odessa par le train, pour une mission PNUE sur la questiuon de la Mer Noire, c’était le 20 septembre 2001. il y avait à la gare une manif, déjà, qui ressemblait en tous points à celle de la photo ci-dessous, les uniformes en moins.

    Erklærte Odessa som uavhengig

    Den ukrainske frykten for at Transdnjestr kan utløse ytterligere russisk innblanding ble forsterket torsdag ettermiddag da separatister i Odessa erklærte byen og regionen for uavhengig.

    – Fra i dag av er Odessa-regionen erklært som Folkerepublikken Odessa, der makten ligger på folkets hender, skriver separatistene på sin nettside, ifølge det russiske nettstedet Russia Today.

    Tidligere har pro-russiske aktivister erklært Folkerepublikken Donetsk i Øst-Ukraina.

    #ukraine #odessa #moldavie #transnistrie #russie #ex-urss #soviétisme

    • Outre le statut historico-culturel très particulier d’Odessa, il faut aussi penser à l’énorme enjeu stratégico-industriel des Chantiers de Nicolaïev (Mykolaiv) sur le Boug. Ville indissociable de ses chantiers navals.

      Et notamment, Chantiers de la Mer noire dont est sortie la quasi totalité des grandes unités de la flotte soviétique

      Articles détaillés (en anglais) http://en.wikipedia.org/wiki/Mykolaiv_Shipyard

      Pour mémoire, les actions de la Société des Ateliers et Chantiers de Nicolaïeff peuplaient les portefeuilles des rentiers français. La société était française et cotée à Paris, siège social à Paris comme l’indique le titre ci-dessous, jusqu’au tout début de 1914 date à laquelle elle est devenue russe…

      (ça faisait un bout de temps que je méditais une petite note là dessus)

  • Ukraine : trois villes appellent Moscou à la rescousse
    http://www.lecourrierderussie.com/2014/02/ukraine-villes-moscou-rescousse

    La situation se complique en Ukraine russophone depuis le vote au Parlement ukrainien qui a retiré de fait au russe son statut de langue régionale protégéeThe post Ukraine : trois villes appellent Moscou à la rescousse appeared first on Le Courrier de Russie.