• #portuali in #sciopero negli #USA
    https://radioblackout.org/2024/10/portuali-in-sciopero-negli-usa

    Negli Stati Uniti è in corso uno dei più grossi scioperi dei #lavoratori portuali della costa est dagli anni 70. Al momento sono fermi decine di migliaia di lavoratori, con un grosso impatto economico e logistico relativo alla circolazione delle merci al livello internazionale. Ne abbiamo parlato con Felice Mometti attualmente a Boston, una delle […]

    #L'informazione_di_Blackout
    https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/10/MOmetti-sciopero-portuali-usa-2024_10_03_2024.10.03-10.00.00-esco

  • Portugal : manifestation du parti d’extrême droite Chega contre l’immigration - InfoMigrants
    https://www.infomigrants.net/fr/post/60234/portugal--manifestation-du-parti-dextreme-droite-chega-contre-limmigra

    Portugal : manifestation du parti d’extrême droite Chega contre l’immigration
    Par RFI Publié le : 30/09/2024
    Entre 3 et 4 000 personnes venues de tout le Portugal ont défilé contre l’immigration, dans Lisbonne, la capitale, dimanche 29 septembre à l’appel du parti d’extrême droite Chega. Une contre-manifestation en faveur des immigrés était également organisée sur une place, cernée par les véhicules de la police pour empêcher tout débordement. « Pas un de plus, pas un immigré de plus ». Le slogan a été plus que largement repris par les manifestants qui avaient répondu à l’appel du Chega. André Ventura, le leader du Parti, acclamé comme une vedette, a à nouveau réclamé l’instauration de quotas afin de limiter l’impact de l’immigration. « Nous sommes confrontés à une immigration incontrôlée, avec entre 10 et 15 % d’immigrés. Ceux qui viennent du Maroc, de la Syrie, du Népal et d’Inde, ce n’est pas à cause d’une guerre, mais pour l’Europe. C’est ce qui se passe ici et en Italie, en Grèce, en Espagne. Soit on y met fin, soit un jour, il n’y aura plus de pays ni de frontières », a-t-il déclaré.
    Des jeunes ont crié à la reconquête, au moment où le cortège s’approchait de la place Intendente, au cœur de Lisbonne, où était organisée une contre-manifestation en faveur de l’immigration. Un important dispositif policier avait été déployé pour empêcher tout contact entre les deux manifestations.
    Inês explique pourquoi elle est là : « Je participe pour les raisons habituelles. pour lutter contre le fascisme et le racisme, et contre ces personnes qui n’ont rien dans le crâne et qui n’acceptent pas que d’autres gens viennent vivre dans notre pays ». La présence de nombreux députés du Chega et un important service d’ordre ont contribué à éviter les heurts, alors que l’atmosphère était électrique. Deux personnes ont été arrêtées par la police.

    #Covid-19#migrant#migration#portugal#extremedroite#quota#immigration#sante

  • Lecture d’un extrait du livre « Pour Britney » de Louise Chennevière, paru aux Éditions du Seuil, en 2024.

    https://liminaire.fr/radio-marelle/article/pour-britney-de-louise-chenneviere

    À l’époque où Britney Spears sort son premier single en 1998, Baby One More Time, Louise Chennevière est encore une enfant. Elle danse, elle chante, s’enthousiasme pour la chanteuse américaine, avant de s’en éloigner en grandissant. Elle revient vers elle dans ce récit percutant sur la sexualisation de l’icône pop et le regard masculin sur les filles et les jeunes femmes. En faisant dialoguer le destin et l’œuvre de Britney Spears avec celle de l’écrivaine québécoise Nelly Arcan, qui s’est suicidée à 36 ans, laissant une œuvre à la fois perturbante et fascinante, Louise Chennevière parvient à parler de sa propre expérience. Un monologue à l’écriture incisive sur la violence dont sont victimes les femmes qui tentent de se penser et de vivre librement.

    (...) #Radio_Marelle, #Écriture, #Livre, #Lecture, #En_lisant_en_écrivant, #Podcast, #Littérature, #BritneySpears, #NellyArcan, #Portrait (...)

    https://liminaire.fr/IMG/mp4/en_lisant_pour_britney_louise_chennevie_re.mp4

    https://www.pol-editeur.com/index.php?spec=livre&ISBN=978-2-8180-6138-1

  • Francesca Albanese, UN Special Rapporteur oPt sur X :
    https://x.com/FranceskAlbs/status/1838959435219190106

    Over the past year, I have commended #Portugal's principled stance concerning Palestine especially in the face of the hypocrisy displayed by many other European countries. I now implore the Portuguese government to preserve this integrity, and urgently request the removal of its flag from Vessel #Kathrin, as it carries weapons destined to Israel.

  • Je rêvais de vivre en dessinant, mais la guerre m’en a empêché

    https://www.visionscarto.net/adriana-filippi

    « L’expérience d’Adriana Filippi, la « peintre de San Giacomo », et de ses amies, est le sujet du roman Il villaggio messo a fuoco (Le village en ligne de mire) que l’écrivain Nino Berrini, originaire de Boves, commune de la province de Coni dans le Piémont italien, a écrit entre septembre 1943 et décembre 1945.
    Ce texte présente des extraits de Boves. Storie di guerra e di pace (Boves. Histoires de guerre et de paix), d’Elisa Dani, illustré par Francesca Reinero, édité par Michele Calandri aux éditions Primalpe (2002). »

    Texte d’Elisa Dani. Illustrations de Francesca Reinero
    Traduction : Cristina Del Biaggio

    • Il tesoro sepolto di Adriana Filippi, l’unica #war_artist della lotta partigiana

      Raccontò con il pennello i venti mesi di lotta della #Banda_Boves, la leggendaria formazione comandata da #Ignazio_Vian, operante nella località del Cuneese. Dipinti e ritratti, sotterrati per prudenza, in mostra permanente al Museo della Resistenza.

      Adriana Filippi, nata a Torino nel 1909, è stata staffetta e l’unica war artist della lotta di Liberazione, una “reporter di guerra con cavalletto e pennello” la definì il generale Carlo Oberti. Figura e donna straordinaria, laureata all’Accademia delle Belle arti di Firenze, insegnante elementare, già prima della guerra viene trasferita a Boves, allora piccolo villaggio del Cuneese, nella scuola di San Giacomo, la più alta delle frazioni del borgo, nel bel mezzo della montagna che sovrasta l’intera provincia, la Bisalta. Il suo impegno da partigiana e “artista della Resistenza” le sono valse l’onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica.


      Adriana ci ha lasciato un diario e 160 opere pittoriche, che rappresentano dettagliatamente i venti mesi della Resistenza. Il Presidente della Repubblica Pertini, dopo aver visto i suoi quadri scrisse nell’introduzione al catalogo della mostra permanente ospitata nel Museo della Resistenza di Boves: “È la testimonianza migliore, resa senza un briciolo di enfasi o di retorica, della realtà di un movimento che nacque dalla rivolta di uomini semplici, usciti da ogni classe sociale, animati dalla ideologie più diverse, mossi esclusivamente da un’esigenza di libertà e di giustizia, dall’odio per il nazifascismo, dall’amore per la patria calpestata”.

      È a San Giacomo che già i primissimi giorni dopo l’8 settembre 1943 Adriana vede arrivare i primi soldati della IV Armata che, rientrati in treno dalla Francia e bloccati dai nazisti alla stazione di Cuneo, erano scappati all’ingiunzione fascista di prestare giuramento alla repubblica di Salò e arruolarsi nelle truppe collaborazioniste oppure di essere deportati in Germania. La Bisalta era il baluardo più vicino per rifugiarsi.

      Adriana vedrà arrivare decine e poi centinaia di soldati che costituiranno la prima Banda di Boves, comandati da Ignazio Vian, futura Medaglia d’Oro al Valore Militare alla memoria, e assisterà alla prima strage nazifascista d’Italia, il 19 settembre 1943. La descrive in numerose pagine del suo diario, raccogliendo diverse testimonianze.

      Il diario e la mostra pittorica si compensano a vicenda e documentano la tragedia della guerra per i partigiani e per la popolazione. Boves è una delle poche località italiane ad aver ottenuto sia la Medaglia d’Oro al Valore Militare sia quella al Valor Civile, proprio per la straordinaria accoglienza che gli abitanti riservarono ai partigiani, nascosti in case, fienili, stalle, protetti e mai denunciati nonostante il terribile rischio che sapevano di correre.


      Le opere di Adriana Filippi testimoniano inoltre il rapporto di fratellanza fra Adriana e i partigiani che lei, insieme alla madre Mariangela, curava e aiutava, facendosi molte volte staffetta, trasportando e consegnando messaggi e pacchi. I quadri venivano abbozzati mentre i fatti stavano accadendo e completati più tardi. Diverse le battute che si scambiavano mentre lei dipingeva i partigiani.

      Si legge nel diario: «Vian, vista la scena [dice]: “I modelli, fino a quadro finito, agli ordini della signorina, gli altri ai nostri”. Franco, l’altro comandante, conta le figure sul quadro, poi: “Caro Vian – con la sua solita schietta risatina – agli ordini della signorina ne restano nove, ai nostri tre!”. E in un’altra occasione, Franco: ‘Ho capito, allora sospendiamo la guerra fino a quadro finito!’”. Non c’era un granché per divertirsi, ma gli animi erano forti e ridere, anche per poco, li sollevava dalla tragedia che stavano vivendo.

      Dalle scene collettive il passo fu breve per arrivare ai ritratti, straordinari, che ogni partigiano voleva farsi fare da lei. Questi però erano più rischiosi perché erano veri e propri identikit e, se entrati in possesso dei nazisti, avrebbero fatto identificare i combattenti. Fu così che Vian diede ordine ad Adriana di abbozzare soltanto i ritratti e di seppellirli nel bosco in due grosse casse. Il patto era che sarebbero stati terminati alla fine della guerra. E così è stato.

      Una testimonianza vivida che ancora oggi, a quarant’anni dalla scomparsa dell’artista (Roma, 1982) continua a comunicare in modo fulminante gli orrori della guerra.

      Oggi, ogni volta che accompagno a visitare la mostra persone che stanno scappando dalle guerre attuali, succede: restano impietrite, colpite da scene, sguardi fieri, a volte tristi, a volte allegri . E ognuna di loro mi dice: “È quello che sta succedendo ora!”.

      Enrica Giordano, componente del direttivo provinciale Anpi Cuneo e già coordinatrice della Scuola di pace di Boves

      Pubblichiamo un estratto dal diario personale di Adriana Filippi, preziosa testimonianza storica dove riferisce del 20 settembre ’43 e di ciò che il comandante Bartolomeo Giuliano le racconta del primo eccidio di Boves, compiuto il 19 settembre 1943. Il borgo, oggi divenuto una cittadina, verrà nuovamente bruciato fra il 31 dicembre ’43 e il 2 gennaio ’44.

      «Là di tedeschi non ve ne sono più e Boves è illuminata dalle fiamme, sembra giorno. I sinistrati tentano di isolare il fuoco, tentano lo spegnimento facendo catena coi secchi, chi lancia acqua a casaccio…

      Finalmente arrivano i pompieri locali e pompieri diventano tutti i bovesani, servendosi della roggia che attraversa il paese, nel quale è tutto un vociare di gente invocante e di animali gementi, vaganti nelle vie o ancora chiusi nelle stalle.

      Prima di raggiungere la grotta passo da casa mia per dare agli amici la triste notizia: “Purtroppo… di tutte le prime case incendiate nessuna è salva!”.

      Arrivo alla grotta stanco e affranto. Mamma mi porta pane e latte: mette pane, mangio pane, aggiungo pane, mia mamma aggiunge latte, io non me ne accorgo perché intento a guardare fuori, sul limitare della grotta, mio padre, il cui viso è illuminato ad intervalli dai bagliori di Boves in fiamme, che arrivano fin lì malgrado la lontananza. Mi addormento. Nel sonno sento la mano leggera della mamma che mi toglie gli scarponi. Non so quanto ho dormito, quando sento una voce che mi sussurra all’orecchio: “…è ora! …la tua postazione ti aspetta!” “…eh…? …chi è che mi aspetta?” ancora con gli occhi chiusi. La voce ripete: “…la tua postazione… – è mio padre che mi porge la solita scodellona di latte e un altrettanto grossa pagnotta – “…mangia e poi va’ senza svegliare mamma, sarà meglio… ti ha messo tutta la nostra provvista nello zaino e nel sacco da montagna, pensando che non sarà tutto per te!”.

      “Al limitare delle nostre postazioni ci incontriamo tutti noi bovesani, puntuali, malgrado qualcuno abbia la casa distrutta e abbia lavorato tutta la notte nel vano tentativo di salvarla…”.


      Vian è in piedi sul muricciolo attorniato dagli ufficiali. Con voce chiara: “Peiper, ieri mattina e di nuovo stamattina, inviò emissari per invitarci alla resa. Ieri abbiamo risposto: “No!”. Oggi ho risposto al maresciallo e al brigadiere dei carabinieri che intendevo chiamare a consiglio tutti: ufficiali, sottufficiali e anche i soldati, perché qui non siamo militari in servizio obbligatorio, siamo tutti volontari, perciò mi sarebbero occorse ventiquattro ore di tempo. Ora, io non sono per la resa, direi di rendere le armi…”.

      Voci di soldati, mormorii di ufficiali lo interrompono: “No!” “Noooo!” “…nienteeee!!” “Ne abbiamo bisogno noi!!!” “…cosa facciamo, qui, senz’armi…!!!”.

      Vian alza la mano, tutti fanno silenzio, e lui, con un abbozzo di sorriso: “…volevo dire… quelle inservibili! Chi è d’accordo sta con me, chi non è d’accordo è libero di lasciare la valle!”.

      Tutti: “D’accordoooo…” “…lei sarà il nostro comandante!”.

      Tutti gli altri ufficiali lo confermano: “È una decisione presa all’unanimità senza esserci consultati!” gli dicono.


      Vian risponde serio e grave: “Va bene, accetto perché ieri ho visto come vi siete comportati”.

      Il pomeriggio arrivano il parroco e la fantesca. “Reverendo – gli diciamo – potremmo scendere fino a Castellar dal cappellano, lui, più vicino a Boves, saprà qualcosa di più di noi”.

      In casa del cappellano c’è gente di Boves. Un tale racconta i fatti visti e subiti, dice: “Sono arrivati di sorpresa, i tedeschi, non abbiamo fatto a tempo ad andarcene. Con i nostri occhi abbiamo visto incendiare con lanciafiamme, con fiammiferi, prendere il nostro parroco e il signor Vassallo, farli salire su di un camion e portarli in giro per il paese a vedere lo spettacolo dell’incendio, poi gettarli giù davanti alla casa, davanti alle scuole, noi ci siamo nascosti, cospargerli di benzina, spingerli dentro, dar loro fuoco, chiudere la porta, incendiando così quella casa con quei due infelici in fiamme.

      Le SS correvano qua e là come indemoniati, ammazzando tutti gli uomini giovani e vecchi che incontravano, tentanti di portare in salvo le loro masserizie o di spegnare le fiamme, li snidavano dalle loro case per ammazzarli sulla via.

      Sentivamo solo grida, lamenti umani che si confondevano con i lamenti degli animali che bruciavano nelle stalle o fuggivano perché il padrone aveva fatto in tempo [ad] aprire loro la porta.


      Il viceparroco che trainava un carretto su cui [erano] due vecchi cronici per salvarli, hanno sparato e colpito giusto”.

      “Hanno… ucciso anche lui?” interrompono ad una voce i due sacerdoti “Sì!” risponde con un cenno di capo il narratore che, angosciato, non può parlare. Poi riprende: “I pochi uomini rimasti o dovuti rimanere in paese, fortunatamente vivi, io compreso, appena via i tedeschi, andiamo a raccogliere i nostri compaesani assassinati nelle vie, nelle strade. Stamane, salendo quassù, abbiamo visto, fino al punto in cui avvenne la battaglia, bovini, ovini, maiali morti o vivi pascolanti spauriti, inselvatichiti per la nottata trascorsa all’aperto. Impossibile avvicinarli, conoscevano appena appena i padroni”.


      Il bovesano ha finito il suo racconto, restiamo tutti in silenzio: sono fatti di poche ore prima, l’animo nostro ne è tutto pervaso e le narici sentono odor di bruciato…».

      https://www.patriaindipendente.it/terza-pagina/forme/tesoro-adriana-filippi-war-artist-lotta-partigiana
      #partisans #partisanes #femmes #histoire #Italie #peinture #Résistance #WWII #seconde_guerre_mondiale #Adriana_Filippi #Coni #Cuneo #portraits #art

    • Et il y a un musée qui conserve ses oeuvres, à Boves :

      IL Museo della Resistenza

      Il Museo, allestito all’ultimo piano di questo antico palazzo del 1600, sede del Municipio fino al 1936, è dedicato alla memoria della resistenza italiana ed in particolare a quella bovesana poiché in esso è esposta la raccolta dal titolo “Impressioni – Momenti di vita partigiana”, composta da 150 quadri, tra disegni, pastelli ed olii, eseguiti dal vero dalla pittrice Adriana Filippi, nel tempo e sul luogo dell’azione partigiana con i personaggi operanti sulla Bisalta tra l’8 settembre 1943 e l’aprile 1945.

      Le opere si richiamano a una pagina gloriosa della nostra storia, affinchè il sacrificio di un popolo, vissuto nell’eroismo e nella dedizione con cui venne affrontata e vinta la furia di struggitrice della barbarie, non vada perduta.
      La mostra, che costituisce un raro e prezioso documento storico e testimonianza diretta di fasi vissute, può essere suddivisa in due sezioni, una paesaggistica dove vengono raffigurate baite e nascondigli e una in cui vengono ritratti i partigiani anche durante le loro mansioni e azioni quotidiane.

      Adriana Filippi, Cavaliere al Merito della Repubblica, ha vissuto per due volte le molteplici vicende, prima come partigiana, poi come artista tra i partigiani, impressionando su tela, con tocco estremamente sensibile, momenti tragici di quell’infausto periodo di dominazione nazifascista.

      La pittrice nasce a Torino il 25/09/1909 e muore a Roma il 03/03/1982.
      Appena diplomata, all’Accademia Fiorentina delle Belle Arti, lascia la residenza torinese perché già sotto i bombardamenti e si trasferisce con la madre Mariangela, compagna inseparabile, a S. Giacomo di Boves, in veste di insegnante presso la locale scuola elementare.
      Sopravvenuta la guerra di Liberazione, mamma e figlia rimangono in quella località isolata e così l’11 settembre del 1943 vedono giungere i primi sbandati, seguiti il 15 da contingenti d’ufficiali e di soldati con un cannone; il 19 settembre assistono all’eccidio di Boves, prima rappresaglia nazista contro la presenza nei dintorni montani di gran parte della IV Armata.
      La si può definire come un reporter di guerra con cavalletto e pennello: nei suoi quadri sono colte le scene più umane, cariche d’amore ma anche di pericolo.
      Adriana Filippi, insieme alla madre, cerca di aiutare e portare conforto ai partigiani: la loro modesta casa viene trasformata in un piccolo ospedale ed ambulatorio, improvvisandosi infermiere, avvalendosi di mezzi di fortuna e ricorrendo anche all’uncinetto per estrarre schegge dalle ferite.
      Il museo della resistenza ospita inoltre alcuni cimeli di guerra, documenti, testi, medaglie, gagliardetti ed altro materiale vario donati alla comunità bovesana dalle numerose delegazioni che periodicamente omaggiano la città martire decorata con medaglia d’oro al valor militare e civile.

      http://www.bovesonline.it/museo-della-resistenza.html

  • Renversements de Monique Wittig
    https://laviedesidees.fr/Renversements-de-Monique-Wittig-6277

    Romancière, militante et théoricienne lesbienne, Monique Wittig (1935-2003) a mené une réflexion sur l’oppression dans laquelle l’hétérosexualité enferme les femmes. Inspirée par le #féminisme matérialiste, son œuvre est cependant loin de se limiter à son concept-phare, la « pensée straight ».

    #Philosophie #révolution #homosexualité #Portraits #oppression
    https://laviedesidees.fr/IMG/pdf/20240924_wittig.pdf

  • Six ans de prison requis contre #Matteo_Salvini, vice-Premier ministre italien, pour avoir refusé de laisser accoster des migrants en 2019

    L’homme politique d’extrême droite est jugé pour #privation_de_liberté et #abus_de_pouvoir, pour avoir maintenu 147 migrants en mer pendant des semaines sur un navire géré par l’organisation caritative #Open_Arms.

    Les procureurs italiens ont requis, samedi 14 septembre, une #peine de six ans de #prison contre Matteo Salvini, vice-premier ministre italien d’extrême droite, pour avoir empêché des migrants de débarquer dans un port italien en 2019.

    Matteo Salvini, qui fait partie de la coalition de la Première ministre Giorgia Meloni, est jugé pour privation de liberté et abus de pouvoir, pour avoir maintenu 147 migrants en mer pendant des semaines sur un navire géré par l’organisation caritative Open Arms. Le verdict de ce procès, qui a débuté en octobre 2021, devrait être rendu le mois prochain, a déclaré à l’AFP l’avocat d’Open Arms, Arturo Salerni.

    « Les #droits_humains doivent prévaloir »

    Matteo Salvini n’était pas présent à l’audience. Il avait auparavant publié sur Facebook : « Je le referais si j’avais à le refaire : défendre les frontières contre les migrants illégaux n’est pas un crime. » "Il est incroyable qu’un ministre de la République risque six ans de prison pour avoir fait son travail en défendant les #frontières de la nation, comme l’exige le mandat qu’il a reçu de ses concitoyens", a-t-il ajouté sur X.

    Au moment de résumer son réquisitoire, le procureur Geri Ferrara, du tribunal de Palerme, a estimé « qu’un principe clé n’est pas discutable : entre les droits humains et la protection de la souveraineté de l’Etat, les droits humains doivent prévaloir dans notre système heureusement démocratique. »

    Le #navire était resté bloqué en mer pendant près de trois semaines avant que les migrants ne soient finalement autorisés par la justice à débarquer sur l’île italienne de Lampedusa. Les membres d’Open Arms avaient assuré que l’état physique et mental des migrants avait atteint un point critique lorsque les conditions sanitaires à bord étaient devenues désastreuses, notamment en raison d’une épidémie de gale.

    https://www.francetvinfo.fr/monde/italie/six-ans-de-prison-requis-contre-matteo-salvini-vice-premier-ministre-it
    #justice #ports #migrations #réfugiés #Méditerranée #mer_Méditerranée #sauvetage

    • La cheffe de file de l’extrême droite en France, Marine Le Pen, lui a apporté son soutien samedi soir en dénonçant sur X « un véritable harcèlement judiciaire visant à le faire taire ».

      « Nous sommes solidaires et plus que jamais à tes côtés Matteo », a-t-elle aussi affirmé, fustigeant une peine « d’une extrême gravité alors que la submersion migratoire s’accentue partout en Europe ».

  • Le Cap-Vert, un archipel de musiques.

    "Au début des années 1960, les puissances européennes abandonnent la plupart de leurs possessions outre-mer, mais pas Salazar, qui entend au contraire perpétuer l’œuvre civilisatrice de la colonisation, en particulier dans ses possessions africaines du Cap-Vert, de Sao Tomé, de Guinée-Bissau, du Mozambique et d’Angola. L’empire, considéré comme le garant de la grandeur du pays, fait l’objet d’une intense propagande. L’Estado novo forge la fable du « luso-tropicalisme », une voie portugaise de colonisation, soit-disant respectueuse des cultures autochtones et propice aux métissages. Ce luso-tropicalisme est une entreprise de mystification. Dans les faits, les populations africaines se voit imposer le travail forcé et une législation discriminatoire. Salazar se contente de réformes cosmétiques, comme celle qui consiste à ne plus parler de colonie, mais de province d’outre-mer.

    Le contexte international s’avère pourtant propice au processus de décolonisation, comme en atteste la disparition récente des empires coloniaux britannique et français. Le soutien de l’ONU aux mouvements de libération nationale, le jeu des grandes puissances dans le cadre de la guerre froide contribuent à fragiliser la perpétuation de la présence portugaise en Afrique. En Angola dès 1961, puis en Guinée-Bissau et au Cap-Vert deux ans plus tard, les mouvements nationalistes se lancent dans la lutte armée.

    Au Cap-Vert, le héros de l’indépendance se nomme Amical Cabral. Né en Guinée Bissau de parents cap-verdien, l’homme, formé à l’agronomie à Lisbonne, imprégné de marxisme, est convaincu de la nécessité de réafricaniser les esprits par la culture.

    Avec d’autres, en 1956, il fonde le Parti Africain pour l’Indépendance de la Guinée et du Cap-Vert (PAIGC). Après la répression sanglante d’une grève des dockers du port de Bissau en 1959, le PAIGC se lance dans l’action directe. La plupart des combats se déroulent en Guinée, car les caractéristiques géographiques de l’archipel cap-verdien se prêtent mal à la résistance armée. "

    https://lhistgeobox.blogspot.com/2024/08/le-cap-vert-un-archipel-de-musiques.html

    ou en version podcast > https://podcasters.spotify.com/pod/show/blottire/episodes/Cap-Vert--un-archipel-de-musiques-e2d0aj1

  • Francesca Albanese, UN Special Rapporteur oPt sur X :
    https://x.com/FranceskAlbs/status/1829709634912813278

    NEED TO ENFORCE ARMS EMBARGO

    According to information received, the vessel #Kathrin, flying with Portuguese flag, is expected to deliver 8 containers of explosives to Israel.

    These explosives are reportedly key components in the aircraft bombs and missiles that Israel is deploying against besieged Gaza and in its genocidal campaign against the Palestinians. As #Namibia has rightfully denied port access to Kathrin, upholding int’l law, my hope is that #Angola will follow Namibia’s example and not consent to harbour the ship. This could be a serious breach of the #Genocide Convention.

    I am also extremely concerned by #Portugal's potential sponsorship of the ship and for facilitating Kathrin’s delivery. This may be a breach of the #Genocide Convention.

    Critical reminder: Any military transfer to Israel, which the #ICJ determined may be plausibly committing genocide, amounts to a breach of the Genocide Convention and of the HRC resolution 55/L.30 mandating an arms embargo on Israel.

  • Lecture d’un extrait du livre « À nos vies imparfaites » de Véronique Ovaldé, paru aux Éditions Flammarion, en 2024.

    https://liminaire.fr/radio-marelle/article/a-nos-vies-imparfaites-de-veronique-ovalde

    Les huit courtes nouvelles de Véronique Ovaldé, sont reliées par un discret fil rouge, sans se répondre tout à fait, elles se concentrent sur un personnage central qui devient secondaire dans le récit suivant. Cette galerie de portraits confronte des personnalités très différentes : un solitaire taciturne, une agente immobilière et mère célibataire, une veuve agressée chez elle, un misanthrope morose, un taxidermiste d’origine mexicaine, une mère dépressive, une adolescente traumatisée par une amitié brisée. L’enchâssement de ces histoires donne à ce livre un ton plaisant de légèreté et de fantaisie. L’autrice y porte un regard lucide et sensible sur la condition humaine dans le monde d’aujourd’hui.

    (...) #Radio_Marelle, #Écriture, #Livre, #Lecture, #En_lisant_en_écrivant, #Podcast, #Littérature, #Mémoire, #Portrait, #Nouvelle, (...)

    https://liminaire.fr/IMG/mp4/en_lisant_a_nos_vies_imparfaites_ve_ronique_ovalde_.mp4

    https://editions.flammarion.com/a-nos-vies-imparfaites/9782080449719

  • Lecture d’un extrait du livre « Camille s’en va » de Thomas Flahaut, paru aux Éditions de l’Olivier, en 2024.

    https://liminaire.fr/radio-marelle/article/camille-s-en-va-de-thomas-flahaut

    Le parcours de trois personnes, Jérôme, architecte, Camille, militante politique et leur ami d’enfance Yvain. Ensemble, ils ont traversé toutes les étapes de la vie et toutes les luttes. De manifestations anticapitalistes en grèves du climat jusqu’à l’occupation d’une forêt mise en péril par l’exploitation outrancière de ses ressources afin d’empêcher la construction de panneaux photovoltaïques menaçant une espèce rare de scarabée. Camille disparaît brusquement. Jérôme s’exile à la mort de son père. Leur monde s’effondre. Pour se retrouver ils « bâtissent une fortesse imaginaire, perpétuellement sous les assauts conjoints du passé qui mord et de l’avenir qui regarde tout droit ». Un roman sur l’effondrement écologique et la violence de l’ordre établi, une tentative de sortir par la mélancolie, du « désespoir organisé », dans le « crépuscule du monde ».

    (...) #Radio_Marelle, #Écriture, #Livre, #Lecture, #En_lisant_en_écrivant, #Podcast, #Politique, #Littérature, #Mémoire, #Portrait, #Écologie, #Nature (...)

    https://liminaire.fr/IMG/mp4/en_lisant_camille_s_en_va_thomas_flahaut.mp4

    http://www.editionsdelolivier.fr/catalogue/9782823621280-camille-s-en-va

  • William Stanley Jevons et l’invention de l’agent économique
    https://laviedesidees.fr/William-Stanley-Jevons-et-l-invention-de-l-agent-economique

    Scientifique, logicien, et moraliste, William Stanley Jevons est l’un des premiers économistes à définir l’agent économique. L’économiste, se demande-t-il, doit-il décrire cet agent ou bien aider les personnes à faire des choix corrects ?

    #Économie #Portraits
    https://laviedesidees.fr/IMG/pdf/2020717_jevons.pdf

  • Out of sight, out of mind : EU planning to offshore asylum applications ?

    In a letter sent to EU heads of state last month, European Commission president #Ursula_von_der_Leyen named 2024 “a landmark year for EU migration and asylum policy,” but noted that the agreement on new legislation “is not the end.” She went on to refer to the possibility of “tackling asylum applications further from the EU external border,” describing it as an idea “which will certainly deserve our attention.”

    “Safe havens”

    The idea of offshoring asylum applications has come in and out of vogue in Europe over the last two decades. In the early 2000s, a number of states wanted camps established in Albania and Ukraine, with the Blair government’s “safe haven” proposals providing an inspiration to other governments in the EU.

    The idea has come back with a bang in the last few years, with the UK attempting to deport asylum-seekers to Rwanda (a plan now shelved), and EU governments noting their approval for similar schemes.

    Austria plays a key role in the externalisation of border and migration controls to the Balkans, and the country’s interior minister has called on the EU to introduce “asylum procedures in safe third countries,” referring to “a model that Denmark and Great Britain are also following.” Denmark adopted their own Rwanda plan, but that was suspended last year.

    “Innovative strategies”

    Now the idea has made it to the top of the EU’s political pyramid.

    “Many Member States are looking at innovative strategies to prevent irregular migration by tackling asylum applications further from the EU external border,” says von der Leyen’s letter (pdf).

    “There are ongoing reflections on ideas which will certainly deserve our attention when our next institutional cycle is under way,” it continues, suggesting that the intention is to get working on plans quickly from September onwards.

    The news comes just as almost 100 organisations, including Statewatch, have published a statement calling on EU institutions and member states to uphold the right to asylum in Europe, underlining that attempts to outsource asylum processing have caused “immeasurable human suffering and rights violations.”

    Von der Leyen goes on to indicate that the offshoring of asylum applications may be tacked onto existing migration control initiatives: “Building on experience with the emergency transit mechanisms or the 1:1, we can work upstream on migratory routes and ways of developing these models further.”

    The phrase “the 1:1” refers to the intended human trading scheme introduced by the 2016 EU-Turkey deal: “For every Syrian being returned to Turkey from Greek islands, another Syrian will be resettled from Turkey to the EU.” In a seven-year period, up to May 2023, fewer than 40,000 people were resettled under the scheme, while tens of thousands of people remained trapped in Greek camps awaiting their intended removal to Turkey.

    The current Commission president, who is soon likely to be elected for a second five-year term, goes on to say that the EU can “draw on the route-based approach being developed by UNHCR and IOM,” allowing the EU to “support the setting up of functioning national asylum systems in partner countries while strengthening our cooperation on returns to countries of origin.” In short: someone else should take care of the problem.

    These efforts will be bolstered by the new Asylum Procedure Regulation, says the letter, with the Commission considering “how to better work in synergy with future designated safe third countries.”

    “Hybrid attacks”

    The letter closes with a consideration of the use of so-called “hybrid attacks” by the EU’s geopolitical enemies.

    “When I was in Lappeenranta [in Finland] in April, it was clear that Russia’s actions at the border with Finland, or those of Belarus at the border with Poland, Latvia and Lithuania, are hybrid attacks aimed at undermining the security of our external borders, as well as that of the border regions and our citizens,” von der Leyen writes.

    The Commission president goes on to suggest that more legislation may be forthcoming on the topic, further reinforcing the security approach to migration, despite the EU having only just approved rules on the issue, where the term used is “instrumentalisation of migrants.”

    “We will therefore need to continue reflecting on strengthening the EU’s legal framework to provide for an appropriate response not only from a migration but also from a security perspective in line with the Treaties,” says the letter.

    The need for new legislation is also hinted at in the “strategic agenda” adopted by the European Council at the end of June, the same meeting to which von der Leyen’s letter was addressed.

    That document states the European Council’s intention to “find joint solutions to the security threat of instrumentalised migration.”

    As for the people targeted by all these initiatives, they are barely mentioned in the letter – but von der Leyen notes that the Commission is “conscious of the need… to enable durable solutions to be found for the migrants themselves.”

    It might be remarked, however, that “solutions” will likely only be considered “durable” to the EU if they are outside its territory.

    https://www.statewatch.org/news/2024/july/out-of-sight-out-of-mind-eu-planning-to-offshore-asylum-applications
    #lettre #migrations #asile #réfugiés #externalisation #frontières #safe_havens #ports_sûrs #Tony_Blair #Albanie #Rwanda #pays_tiers #pays_tiers_sûrs #Autriche #Balkans #route_des_Balkans #Danemark #innovations #accord_UE-Turquie #1:1 #IOM #OIM #HCR #hybrid_attacks #attaques_hybrides #géopolitique #Russie #Biélorussie #frontières_extérieures #instrumentalisation #menaces_sécuritaires

  • Lecture d’un extrait du livre « Tout ce qui nous était à venir » de Jane Sautière, paru aux Éditions Verticales, en 2024.

    https://liminaire.fr/radio-marelle/article/tout-ce-qui-nous-etait-a-venir-de-jane-sautiere

    Jane Sautière aborde dans ce récit autobiographique les effets de l’âge, de la maladie, elle se fait la voix d’une génération qui vieillit (dans ses désirs, ses engagements sociaux et politiques et jusqu’à son langage). Elle décrit ce qui avant lui était possible et qui désormais lui échappe inexorablement. Une lente disparition qui prend la forme d’une depossession. « Nous ne savons plus comment rendre visible notre présence au monde, un déficit d’existence ». Le diagnostic de sa maladie dans les dernières pages du livre, déplace cette réflexion sur le vieillissement en précipitant l’imminence de la fin, dès lors c’est la question de sa mort qu’elle envisage comme une nouvelle expérience. « Notre passé est une constellation d’étoiles mortes dont la persistance de la lumière ne nous leurre pas ». Un texte puissant, lumineux, d’une beauté éclatante.

    (...) #Radio_Marelle, #Écriture, #Livre, #Lecture, #En_lisant_en_écrivant, #Podcast, #Art, #Politique, #Littérature, #Mémoire, #Portrait, #Vieillesse, #Mort (...)

    https://liminaire.fr/IMG/mp4/en_lisant_tout_ce_qui_nous_e_tait_a_venir_jane_sautie_re.mp4

    https://www.gallimard.fr/Catalogue/GALLIMARD/Verticales/Minimales-Verticales/Tout-ce-qui-nous-etait-a-venir

  • Genova. Giornata di blocchi della logistica di #guerra
    https://radioblackout.org/2024/06/genova-giornata-di-blocchi-della-logistica-di-guerra

    Il blocco della #logistica_di_guerra è scattato alle 6 del mattino al varco San Benigno del #porto_di_Genova. Successivamente sono stati bloccati i varchi Albertazzi ed Etiopia. In tarda mattinata un corteo ha raggiunto il varco di Ponente. Il porto di Genova è andato in tilt, mentre lunghe code di tir si formavano […]

    #L'informazione_di_Blackout #blocco_logistica
    https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2024/06/2024-06-25-stefania-genova-blocco.mp3

  • Lecture d’un extrait du livre « Le cinéma de Léaud » de Gérard Gavarry, paru aux Éditions P.O.L., en 2024.

    https://liminaire.fr/radio-marelle/article/le-cinema-de-leaud-de-gerard-gavarry

    Gérard Gavarry alterne trois points de vue sur Jean-Pierre Léaud dans les cinquante-quatre textes de son livre. Dans les uns, l’auteur analyse le jeu de l’acteur. « Léaud met en scène des signes. Ce qu’il inscrit dans l’espace filmé par la caméra est une chorégraphie de signes. Pas de jeu distancié, néanmoins. » Dans les autres, il décrit dans l’ordre chronologique une ou plusieurs séquences de l’un de ses films ({Les Quatre Cents Coups}, {Baisers volés}, {La Maman et la Putain}, {J’ai engagé un tueur}, etc.), où l’acteur révèle une part de sa personnalité et de son talent. Il partage enfin une série de souvenirs personnels, de moments vécus aux côtés de Jean-Pierre Léaud. L’ensemble forme un portrait très juste et sensible de l’acteur.

    (...) #Radio_Marelle, #Écriture, #Livre, #Lecture, #En_lisant_en_écrivant, #Podcast, #Art, #Poésie, #Littérature, #Mémoire, #Portrait, #Mémoire, #Cinéma, #Film (...)

    https://liminaire.fr/IMG/mp4/en_lisant_le_cine_ma_de_le_aud_ge_rard_gavarry-2.mp4

    https://www.pol-editeur.com/index.php?spec=livre&ISBN=978-2-8180-6083-4

  • Georges Malbrunot sur X :
    https://x.com/Malbrunot/status/1802615561706201589

    Elysée-Ministères : l’opération recasage a démarré.

    Plusieurs grandes entreprises des secteurs de l’énergie ou de la défense ont reçu des appels téléphoniques de l’Elysée pour accueillir des ministres ou directeurs de cabinets qui perdront leurs postes, après les législatives et un changement de gouvernement, confie une source industrielle.

    Selon une autre source, au Quai d’Orsay, le ministre des Affaires étrangères, Stéphane Séjourné, a demandé à ses collaborateurs " comment recaser dans les organisations internationales et aux Nations unies " des députés macronistes battus le 9 juin et d’autres qui le seront aux législatives, déclare un diplomate, qui ajoute : « Cela montre un état d’affolement ».

    Sous Nicolas Sarkozy et François Hollande déjà, l’Elysée avait recasé dans différentes entreprises des collaborateurs.

    #porte_tournante

    • Georges Malbrunot excellente plume du Figaro (la seule ?) comment fait-il pour supporter Yves Tréard qu’avait pas l’air bien fringuant ce midi sur LCP. Je l’ai connu beaucoup plus offensif et ses diatribes contre l’antisémitisme de la gôche sont de moins en moins crédibles.
      Faut croire qu’une victoire du front popu lui donne de l’urticaire.

  • Le Havre, bête de Seine - Revue21.fr
    https://revue21.fr/article/le-havre-bete-de-seine

    Durant le printemps et l’été 2022, le photographe italien Lorenzo Meloni a enfourché son vélo pour photographier les berges de la Seine. Au terme de son périple : l’univers métallique et démesuré du #port du Havre.

    Premier port de #conteneurs français devant Marseille, qui tient la première place en volume de marchandises, Le Havre a vu transiter plus de 102 millions de tonnes de marchandises en 2023, dans 2,63 millions de « boîtes » comme disent les dockers, contre plus de 3 millions l’année précédente – un record. Le 1er juin 2021, le port du Havre a fusionné avec ceux de Rouen et de Paris, donnant naissance à Haropa – pour Le Havre-Rouen-Paris –, établissement public de gestion du port fluvio-maritime de la Seine. « Pour prendre cette #photo, je suis monté sur un des portiques qui déchargent les conteneurs sur les quais. Des monstres de fer s’élèvent à plus de vingt mètres de hauteur », raconte le photographe qui, six mois durant a documenté ce long corridor navigable, aux allures de « grande autoroute sur l’eau ».

  • Le Portugal durcit sa politique de régularisation des travailleurs étrangers - InfoMigrants
    https://www.infomigrants.net/fr/post/57543/le-portugal-durcit-sa-politique-de-regularisation-des-travailleurs-etr

    Le Portugal durcit sa politique de régularisation des travailleurs étrangers
    Le gouvernement portugais de droite modérée, arrivé au pouvoir en mars, a décidé d’abroger une loi de 2018 permettant aux immigrés de demander leur régularisation s’ils travaillaient depuis au moins un an dans le pays. Les militants craignent que cette mesure ne provoque une augmentation du nombre de personnes en situation irrégulière. Le Portugal, connu pour sa politique accueillante envers les migrants, change de cap. Le Premier ministre Luis Montenegro a annoncé lundi 3 juin mettre fin à une disposition en vigueur depuis 2018 permettant aux travailleurs étrangers d’obtenir rapidement une régularisation.
    Si les migrants, arrivés de manière irrégulière ou non au Portugal, étaient en mesure de démontrer qu’ils occupaient un emploi depuis au moins un an en cotisant à la sécurité sociale, ils pouvaient prétendre à un titre de séjour. Mais depuis lundi minuit, les travailleurs étrangers concernés par ce texte ne peuvent plus déposer de demande de régularisation. « Des dizaines de personnes qui travaillent et payent des impôts attendaient de pouvoir déposer un dossier mais maintenant ils ne peuvent plus le faire », déplore Me Gabriel Klemz Klock, avocat en droit des étrangers, contacté par InfoMigrants.
    Les personnes en attente du traitement de leur demande ne sont en revanche pas concernées par cette abrogation. Si Luis Montenegro a reconnu que le Portugal avait besoin de migrants pour faire face à son « déclin démographique », il a cependant estimé qu’il fallait « éviter l’extrême qui consiste à ne pas contrôler les entrées dans le pays ».
    « Nous voulons mettre fin à certains mécanismes donnant lieu à un abus excessif de notre disponibilité à accueillir » les immigrés, a déclaré le chef du gouvernement de droite modérée en présentant une série de mesures devant ouvrir la voie à « un nouveau cycle de gestion des flux migratoires ». Le Portugal a vu sa population étrangère doubler en cinq ans, atteignant l’an dernier un million de personnes, soit un dixième de la population totale, selon des chiffres provisoires fournis à l’AFP par l’Agence pour l’intégration, les migrations et l’asile (Aima). L’année dernière, quelque 180 000 migrants ont été régularisés, selon des données encore provisoires citées par le gouvernement. Créée à l’automne dernier après la dissolution de l’ex-police des frontières, l’agence gouvernementale pour les migrations (Aima) est confrontée depuis à un manque d’effectifs et à une hausse des demandes qui ont fait grimper le nombre de dossiers non traités. Ces demandes de papiers sans réponse dépassent les 400 000, d’après le gouvernement, mais pourraient atteindre les 500 000 selon la presse locale. Le parti d’extrême droite Chega, qui a réalisé une nouvelle percée aux élections de mars avec 18% des voix, avait réclamé la suspension de l’émission de nouveaux titres de séjour tant que l’agence Aima n’aura pas traité toutes les demandes déjà formulées.
    Risque d’"augmentation du nombre de migrants en situation irrégulière" . Cette abrogation est critiquée par les associations d’aide aux migrants et les avocats en droit des étrangers. Me Gabriel Klemz Klock dénonce une mesure prise dans l’urgence, et s’inquiète des conséquences sur les étrangers. « Que vont devenir les migrants qui travaillent déjà, qui paient des taxes et qui contribuent au financement de la sécurité sociale ? C’est très frustrant pour eux. J’ai beaucoup de clients qui attendaient de pouvoir déposer leur demande. Mais avec cette décision soudaine, tout a changé », déplore-t-il. L’avocat craint que cette mesure n’entraîne "une augmentation du nombre de migrants en situation irrégulière et une aggravation de leurs souffrances

    #Covid-19#migrant#migration#portugal#immigration#regularisation#economie#droit#sante#politiquemigratoire

  • Au Portugal, l’amertume des jeunes diplômés face au dilemme de l’émigration
    https://www.lemonde.fr/campus/article/2024/06/06/au-portugal-l-amertume-des-jeunes-diplomes-face-au-dilemme-de-l-emigration_6

    Au Portugal, l’amertume des jeunes diplômés face au dilemme de l’émigration
    Par Sandrine Morel (Lisbonne, envoyée spéciale)
    « Rester à Lisbonne, c’est faire passer l’amour pour sa ville, son pays et sa famille avant sa carrière. C’est savoir que l’on aura sans doute un emploi qui ne sera ni stable ni bien rémunéré, et qui nous permettra plus de survivre que de vivre. » Devant les portes de l’université IADE, au bord du Tage, à Lisbonne, Aurelio Antonosciuc expose froidement et dans un anglais parfait ce qui est pour lui un simple constat. Autour de cet étudiant de 21 ans, en dernière année de bachelor en design, quatre amies opinent du chef. « C’est facile de trouver un job à Lisbonne, mais pas facile de trouver un bon job », complète Carolina Queiros, 18 ans, à la fois étudiante en communication et photographe. « La question, pour nous tous, c’est de savoir ce qu’on est prêt à sacrifier », poursuit-elle.
    Cette conversation sur leur avenir au Portugal, ces jeunes l’ont déjà eue des dizaines de fois. Entre amis ou avec leur famille. Pour eux, la nécessité d’émigrer n’a rien d’une hypothèse improbable : c’est une évidence. Non seulement ils ne perçoivent pas assez d’occasions professionnelles pour les jeunes formés à l’université, dans un pays qui reste très dépendant du tourisme et de ses emplois précaires, mais ils ont tous des proches qui ont déjà fait leur valise et leur montrent le chemin.
    Près de 2,1 millions de personnes nées au Portugal vivent en dehors du pays, dont 1,5 million l’ont quitté ces vingt dernières années, soit 15 % de la population, selon les estimations de l’Observatoire de l’émigration, qui dépend du Centre de recherche et d’études de sociologie de l’Institut universitaire de Lisbonne (ISCTE). Près d’un quart des Portugais de 15 à 39 ans résident ainsi à l’étranger. Des chiffres qui font de la petite république ibérique le pays au plus fort taux d’émigration en Europe, et le huitième au monde. Entre 2012 et 2016, en pleine crise économique, ils étaient plus de 100 000 par an à émigrer, avec un pic à plus de 120 000 en 2013. Et près de 65 000 personnes plient encore bagage chaque année pour chercher un avenir meilleur ou tenter l’aventure de l’expatriation.
    « Le Portugal a toujours été un pays d’émigration. Ce qui choque, c’est que ce soit encore le cas au XXIe siècle, souligne Liliana Azevedo, chercheuse associée à l’Observatoire de l’émigration de l’ISCTE. Cela alimente l’idée que le pays reste en retard par rapport à ses voisins. Et, même si la plupart de ceux qui partent n’ont pas fait d’études supérieures, le fait qu’un nombre important de jeunes diplômés figurent dans le contingent des émigrés est vécu comme un échec, une incapacité à retenir dans le pays ses principaux talents. »Afin de freiner cet exode, l’ancien gouvernement socialiste mené par Antonio Costa a approuvé en 2023 le remboursement intégral des frais universitaires pour les étudiants de moins de 35 ans qui restent travailler au Portugal un nombre d’années équivalent à la durée de leurs études. Dans le budget 2024, près de 215 millions d’euros ont été alloués à ces aides, qui représentent entre 700 et 1 500 euros annuels pour un étudiant. S’il est encore trop tôt pour évaluer les effets de cette mesure sur les départs, les retours au pays, eux, sont en nette hausse. Alors qu’auparavant, environ 15 000 Portugais revenaient chaque année, en 2021, ils étaient plus de 30 000, tout comme en 2022. Mais la moitié d’entre eux étaient âgés de 40 à 65 ans, et un tiers avaient plus de 65 ans.
    Le programme Regressar (« revenir »), qui offre notamment une réduction d’impôt sur le revenu de 50 % durant cinq ans, lui, séduit davantage les jeunes – 75 % des bénéficiaires ont entre 25 et 44 ans. « Il est difficile de savoir quelle part correspond à des personnes qui avaient déjà décidé de rentrer ou à de nouveaux retraités, souligne Mme Azevedo. Mais, au-delà de la question de l’efficacité de ce programme, le gouvernement portugais a voulu faire passer un message positif sur le pays, dire qu’il va bien et qu’il a besoin de ses talents. Cependant, dans les faits, le Portugal a du mal à absorber la main-d’œuvre qualifiée, et, pour beaucoup de jeunes qui souhaitent développer leur carrière, l’émigration s’impose.
    (...) « Les jeunes partent souvent pour l’étranger en quête de meilleurs salaires, mais beaucoup reviennent lorsqu’ils songent à former une famille, après cinq ou dix ans hors du Portugal », explique-t-elle. « Les salaires au Royaume-Uni restent le triple de ceux qu’on propose ici dans le secteur de la tech, mais ceux qui décident de rentrer privilégient d’autres paramètres, comme la sécurité, la famille ou le soleil », ajoute-t-elle. Sur le papier, le Portugal va bien : un taux de croissance de 2,3 % en 2023, une dette ramenée sous la barre des 100 % du produit intérieur brut et un taux de chômage limité à 6,5 % des actifs. Dans les faits, malaise et mécontentement global dominent les discussions. L’inflation sévit, et la hausse du salaire minimum (passé de 590 euros en 2015 à 950 euros en 2024) ne s’est pas accompagnée d’une revalorisation aussi nette de la rémunération des classes moyennes, le salaire moyen dépassant à peine les 1 500 euros brut en 2023, soit 1 050 euros net, selon l’Institut national des statistiques.
    « Le problème, ce ne sont plus seulement les salaires, c’est le logement, regrette Magdalena Santos, 22 ans, en troisième année de Bachelor en économie à l’ISEG, qui aimerait bien rester dans sa ville, elle aussi. Il est très difficile de devenir indépendant, étant donné le montant des loyers. » A Lisbonne, expatriés, nomades numériques et retraités européens se disputent les plus beaux quartiers, rénovés pour accueillir de plus en plus de logements touristiques. Les loyers, eux, ont encore flambé de plus de 20 % en 2023, selon les statistiques du portail immobilier Idealista.
    En trois ans, les prix à la location ont ainsi fait un bond de 50 %, et ils ont doublé en sept ans. (...)

    #Covid-19#migrant#migration#portugal#emigration#jeunesse#logement#salaire#sante#economie

  • La « #porte_des_enfers » continue de s’agrandir et dévoile notre futur

    Des chercheurs ont quantifié, pour la première fois, le phénomène de fonte du #pergélisol en #Sibérie. Un drame qui libère chaque année des milliers de tonnes de #CO2 dans l’#atmosphère et contribue à faire grandir un immense gouffre au surnom prémonitoire de « porte des enfers ».

    Le #cratère_de_Batagaï, situé dans les hautes terres de #Yana en Sibérie du Nord-Est, progresse dangereusement, alertent les scientifiques dans une étude parue dans la revue Geomorphology (https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0169555X24001338?via%3Dihub). D’après eux, cet énorme cratère, que certains surnomment la « porte des enfers », s’agrandit d’un million de mètres cubes chaque année à cause de la fonte du pergélisol sibérien.

    Une croissance infernale

    Aux dernières nouvelles, en 2023, ce gigantesque gouffre couvrait 87,6 hectares et mesurait 990 mètres de long, en augmentation de 200 mètres par rapport à 2014. Sa croissance, infernale, est mesurée à environ 12 mètres par an. Chaque année, environ un million de mètres cubes de pergélisol sont déplacés, composés d’un tiers de sédiments et de deux tiers de #glace fondue. Un phénomène inquiétant qui libère annuellement 4 000 à 5 000 tonnes de carbone organique auparavant piégé, estiment pour la première fois les scientifiques.

    Depuis sa formation dans les années 1970, le gouffre de #Batagaï s’est agrandi d’environ 34,7 millions de mètres cubes. Au total, ce sont 169 500 tonnes de #carbone_organique qui ont été libérées dans l’atmosphère.

    La porte des enfers, un site majeur d’étude du réchauffement climatique

    Les images satellitaires à haute résolution, les relevés par drones, les modèles géologiques et les mesures de terrain ont permis aux chercheurs de cartographier l’évolution du cratère et de quantifier les volumes de matériaux mobilisés. L’augmentation des températures au niveau du cratère de Batagaï illustre les impacts directs du réchauffement climatique sur les régions arctiques et subarctiques, et contribue à accélérer le réchauffement climatique.

    Autant d’éléments qui font de la porte des enfers un site clé pour étudier les mécanismes de dégradation rapide du pergélisol et en évaluer les impacts environnementaux à long terme. Si la dangereuse progression de ce gouffre n’est pas une nouvelle pour les scientifiques, c’est la première fois qu’ils sont en mesure de quantifier cette expansion. Une expansion également responsable de découvertes plus insolites puisque, tous les ans, le cratère de Batagaï recrache, pour le plus grand bonheur des paléontologues, des ossements préhistoriques en excellent état.

    https://www.futura-sciences.com/planete/actualites/permafrost-porte-enfers-continue-agrandir-devoile-notre-futur-113723/#xtor%3DRSS-8
    #climat #changement_climatique

  • Murray Bookchin : à bas la hiérarchie !
    https://laviedesidees.fr/Murray-Bookchin-a-bas-la-hierarchie

    Écologiste anarchiste, penseur des causes sociales de l’affrontement destructeur entre nos sociétés et la nature, et théoricien d’un municipalisme libertaire à construire dès aujourd’hui, Murray Bookchin est une figure essentielle de l’écologie politique.

    #Philosophie #écologie #anarchisme #Portraits
    https://laviedesidees.fr/IMG/pdf/20240521_bookchin.pdf

  • Belgique: La Chambre adopte la loi «Frontex»

    La Chambre a adopté jeudi en séance plénière un projet de loi permettant à du personnel de l’agence européenne Frontex d’effectuer des contrôles aux frontières belges et d’escorter des #retours_forcés d’étrangers.

    Porté par la ministre de l’Intérieur #Annelies_Verlinden (CD&V), ce projet de loi donnera l’occasion à ces agents d’effectuer ces contrôles frontaliers dans les #aéroports, les #ports, la #gare de #Bruxelles-Midi ainsi que dans son terminal #Eurostar, soit aux #frontières_extérieures de l’espace Schengen.

    Le texte a été adapté à la suite de l’avis du Conseil d’État. Ainsi, l’intervention de Frontex ne pourra avoir lieu qu’en présence et sous l’autorité de policiers belges. Le nombre d’agents Frontex actifs sur le territoire belge sera limité à cent. Ces actions seront aussi menées sous le contrôle du Comité P. Dans la majorité, Ecolo-Groen, le PS, mais aussi la ministre ont rappelé ces balises lors de la discussion générale.

    Le texte a été largement critiqué par plusieurs organisations ces derniers jours, dont le Ciré (Coordination et Initiatives pour Réfugiés et Étrangers).

    Annelies Verlinden a déploré une « désinformation qui n’aide pas au débat équilibré qu’on a connu en commission », tout en disant « comprendre » les inquiétudes exprimées.

    Il a été adopté par la majorité, moins les abstentions de Simon Moutquin (Ecolo), Khalil Aouasti (PS) et Hervé Rigot (PS). Le PTB, DéFI ainsi que Vanessa Matz (Les Engagés) ont pour leur part voté contre.

    https://www.rtl.be/actu/belgique/politique/la-chambre-adopte-la-loi-frontex/2024-05-03/article/665018

    #Belgique #loi_Frontex #Frontex #contrôles_migratoires #frontières #migrations #réfugiés