• Un eurodéputé sur quatre a déjà été mêlé à une affaire délictueuse La Libre

    Une enquête internationale sur l’intégrité des députés européens a recensé 253 affaires au cours de ces dernières années auxquelles ont été mêlés 163 députés.

    Pas moins de 163 des 704 députés de l’actuel Parlement européen ont déjà été impliqués dans divers scandales, allant du harcèlement sur le lieu de travail à la fraude, en passant par le népotisme et la corruption. C’est ce qui ressort d’une enquête internationale sur l’intégrité des députés européens menée par L’Echo, De Tijd et des médias de 22 États membres de l’UE et publiée mercredi.

    Cette enquête a recensé 253 affaires au cours de ces dernières années auxquelles ont été mêlés ces 163 députés. . . . . . .

    Source : https://www.lalibre.be/international/europe/2024/01/31/un-eurodepute-sur-quatre-a-deja-ete-mele-a-une-affaire-delictueuse-5SVLCQ7CB

    #ue #union_européenne #corruption #népotisme #pots-de-vin #harcèlement #harcèlement-sexuel #fraudes #statistiques

  • #Pakistan: detenzioni e deportazioni contro i rifugiati afghani

    In corso un’altra catastrofe umanitaria, molte persone a rischio di persecuzione in Afghanistan

    Dal 1° ottobre quasi 400mila persone afgane, di cui circa 220.000 in queste settimane di novembre, hanno abbandonato il Pakistan, in quella che appare sempre più come una pulizia etnica operata contro una minoranza. I numeri sono quelli forniti da UNHCR 1, dopo che il 17 settembre, il governo pakistano ha annunciato che tutte le persone “irregolari” avrebbero dovuto lasciare volontariamente il Paese entro il 1° novembre, pena la deportazione.
    La maggior parte delle persone rientrate e in Afghanistan sono donne e bambini: 1 bambino su quattro è sotto i cinque anni e oltre il 60% dei minori ha meno di 17 anni 2.

    E’ emerso, ultimamente, che le persone afghane senza documenti che lasciano il Pakistan per andare in altri paesi devono pagare una tassa di 830 dollari (760 euro).

    Amnesty International ha denunciato detenzioni di massa in centri di espulsione e che le persone prive di documenti sono state avviate alla deportazione senza che ai loro familiari fosse fornita alcuna informazione sul luogo in cui sono state portate e sulla data della deportazione. L’Ong ha dichiarato che il governo del Pakistan deve interrompere immediatamente le detenzioni, le deportazioni e le vessazioni diffuse nei confronti delle persone afghane.

    Dall’inizio di ottobre, inoltre, Amnesty ha raccolto informazioni relative agli sgomberi: diversi katchi abadis (insediamenti informali) che ospitano rifugiati afghani sono stati demoliti dalla Capital Development Authority (CDA) di Islamabad, le baracche sono state distrutte con i beni ancora al loro interno.

    In tutto il Pakistan, ha illustrato il governo, sono stati istituiti 49 centri di detenzione (chiamati anche centri di “detenzione” o di “transito”). «Questi centri di deportazione – ha affermato Amnesty – non sono stati costruiti in base a una legge specifica e funzionano parallelamente al sistema legale». L’associazione ha verificato che in almeno 7 centri di detenzione non viene esteso alcun diritto legale ai detenuti, come il diritto a un avvocato o alla comunicazione con i familiari. Sono centri che violano il diritto alla libertà e a un giusto processo. Inoltre, nessuna informazione viene resa pubblica, rendendo difficile per le famiglie rintracciare i propri cari. Amnesty ha confermato il livello di segretezza a tal punto che nessun giornalista ha avuto accesso a questi centri.

    Secondo quanto riporta Save the Children, molte famiglie deportate in Afghanistan non hanno un posto dove vivere, né soldi per il cibo, e sono ospitate in rifugi di fortuna, in una situazione disperata e in continuo peggioramento. Molte persone accusano gravi infezioni respiratorie, probabilmente dovute alla prolungata esposizione alle tempeste di polvere, ai centri chiusi e fumosi, al contagio dovuto alla vicinanza di altre persone malate e al freddo estremo, dato che molte famiglie hanno viaggiato verso l’Afghanistan in camion aperti e sovraffollati. Sono, inoltre, ad altissimo rischio di contrarre gravi malattie, che si stanno diffondendo rapidamente, tra cui la dissenteria acuta, altamente contagiosa e pericolosa.

    Una catastrofe umanitaria

    «Migliaia di rifugiati afghani vengono usati come pedine politiche per essere rispediti nell’Afghanistan controllato dai talebani, dove la loro vita e la loro integrità fisica potrebbero essere a rischio, nel contesto di una intensificata repressione dei diritti umani e di una catastrofe umanitaria in corso. Nessuno dovrebbe essere sottoposto a deportazioni forzate di massa e il Pakistan farebbe bene a ricordare i suoi obblighi legali internazionali, compreso il principio di non respingimento», ha dichiarato Livia Saccardi, vice direttrice regionale di Amnesty International per l’Asia meridionale.

    Il valico di frontiera di Torkham con l’Afghanistan è diventato un grande campo profughi a cielo aperto e le condizioni sono drammatiche. Le organizzazioni umanitarie presenti in loco per fornire assistenza hanno raccolto diverse testimonianze. «La folla a Torkham è opprimente, non è un luogo per bambini e donne. Di notte fa freddo e i bambini non hanno vestiti caldi. Ci sono anche pochi servizi igienici e l’acqua potabile è scarsa. Abbiamo bisogno di almeno un rifugio adeguato», ha raccontato una ragazza di 20 anni.

    «Le condizioni di salute dei bambini non sono buone, la maggior parte ha dolori allo stomaco. A causa della mancanza di acqua pulita e di strutture igieniche adeguate, non possono lavarsi le mani in modo corretto. Non ci sono servizi igienici puliti e questi bambini non ricevono pasti regolari e adeguati» ha dichiarato una dottoressa di Save the Children. «Se rimarranno qui per un periodo più lungo o se la situazione persisterà e il clima diventerà più freddo, ci saranno molti rischi per la salute dei bambini. Di notte la temperatura scende parecchio ed è difficile garantire il benessere dei più piccoli all’interno delle tende. Questo può influire negativamente sulla salute del bambino e della madre. È urgente distribuire vestiti caldi ai bambini e beni necessari, come assorbenti e biancheria intima per le giovani donne e altri articoli essenziali per ridurre i rischi per la salute di donne e bambini».

    «Il Pakistan deve adempiere agli obblighi previsti dalla legge internazionale sui diritti umani per garantire la sicurezza e il benessere dei rifugiati afghani all’interno dei suoi confini e fermare immediatamente le deportazioni per evitare un’ulteriore escalation di questa crisi. Il governo, insieme all’UNHCR, deve accelerare la registrazione dei richiedenti che cercano rifugio in Pakistan, in particolare le donne e le ragazze, i giornalisti e coloro che appartengono a comunità etniche e minoritarie, poiché corrono rischi maggiori. Se il governo pakistano non interrompe immediatamente le deportazioni, negherà a migliaia di afghani a rischio, soprattutto donne e ragazze, l’accesso alla sicurezza, all’istruzione e ai mezzi di sussistenza», ha affermato Livia Saccardi.

    Come si vive nell’Afghanistan con i talebani al potere lo denuncia CISDA, il Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane, che ha pubblicato un dossier “I diritti negati delle donne afghane” che racconta la vita quotidiana delle donne afghane e ripercorre la storia del Paese fino ai giorni nostri.

    «L’Afghanistan è un Paese allo stremo, stretto nella morsa dei talebani e alla mercé degli interessi geopolitici ed economici di diversi paesi. Se per tutta la popolazione afghana vivere è una sfida quotidiana, per le donne è un’impresa impervia», ha scritto CISDA che con questa pubblicazione ha voluto ripercorre le tappe principali della storia afghana, cercando di capire chi sono i talebani di oggi e realizzando approfondimenti tematici per comprendere qual è la situazione attuale del paese. E soprattutto ha voluto dar voce alle donne afghane raccogliendo le loro storie.

    https://www.meltingpot.org/2023/11/pakistan-detenzioni-e-deportazioni-contro-i-rifugiati-afghani
    #réfugiés_afghans #déportations #renvois #asile #migrations #réfugiés #Torkham #camps_de_réfugiés #centres_d'expulsion #détention_de_masse #rétention #détention #katchi_abadis #Capital_Development_Authority (#CDA)

    • Le Pakistan déclenche une vague d’abus contre les Afghans

      Les nouveaux efforts déployés par les autorités pakistanaises pour « convaincre » les Afghans de retourner en Afghanistan peuvent se résumer en un mot : abus.

      La police et d’autres fonctionnaires ont procédé à des #détentions_massives, à des #raids nocturnes et à des #passages_à_tabac contre des Afghans. Ils ont #saisi_des_biens et du bétail et détruit des maisons au bulldozer. Ils ont également exigé des #pots-de-vin, confisqué des bijoux et détruit des documents d’identité. La #police pakistanaise a parfois harcelé sexuellement des femmes et des filles afghanes et les a menacées d’#agression_sexuelle.

      Cette vague de #violence vise à pousser les réfugiés et les demandeurs d’asile afghans à quitter le Pakistan. Les #déportations que nous avons précédemment évoquées ici sont maintenant plus nombreuses – quelque 20 000 personnes ont été déportées depuis la mi-septembre. Les menaces et les abus en ont chassé bien plus : environ 355 000.

      Tout cela est en totale contradiction avec les obligations internationales du Pakistan de ne pas renvoyer de force des personnes vers des pays où elles risquent clairement d’être torturées ou persécutées.

      Parmi les personnes expulsées ou contraintes de partir figurent des personnes qui risqueraient d’être persécutées en Afghanistan, notamment des femmes et des filles, des défenseurs des droits humains, des journalistes et d’anciens fonctionnaires qui ont fui l’Afghanistan après la prise de pouvoir par les talibans en août 2021.

      Certaines des personnes menacées s’étaient vu promettre une réinstallation aux États-Unis, au Royaume-Uni, en Allemagne et au Canada, mais les procédures de #réinstallation n’avancent pas assez vite. Ces gouvernements doivent agir.

      L’arrivée de centaines de milliers de personnes en Afghanistan « ne pouvait pas arriver à un pire moment », comme l’a déclaré le Haut-Commissariat des Nations Unies pour les réfugiés. Le pays est confronté à une crise économique durable qui a laissé les deux tiers de la population dans le besoin d’une assistance humanitaire. Et maintenant, l’hiver s’installe.

      Les nouveaux arrivants n’ont presque rien, car les autorités pakistanaises ont interdit aux Afghans de retirer plus de 50 000 roupies pakistanaises (175 dollars) chacun. Les agences humanitaires ont fait état de pénuries de tentes et d’autres services de base pour les nouveaux arrivants.

      Forcer des personnes à vivre dans des conditions qui mettent leur vie en danger en Afghanistan est inadmissible. Les autorités pakistanaises ont déclenché une vague d’#abus et mis en danger des centaines de milliers de personnes. Elles doivent faire marche arrière. Rapidement.

      https://www.hrw.org/fr/news/2023/11/29/le-pakistan-declenche-une-vague-dabus-contre-les-afghans
      #destruction #harcèlement

  • « Champagne », le sulfureux intermédiaire des industriels français au Brésil - Page 1 | Mediapart
    https://www.mediapart.fr/journal/international/281219/champagne-le-sulfureux-intermediaire-des-industriels-francais-au-bresil

    Les fleurons de l’industrie française qui ont remporté ces dernières années d’importants contrats au #Brésil sont désormais dans le viseur des magistrats #anticorruption. Le consultant José Amaro Pinto Ramos (nom de code « #Champagne ») est accusé d’avoir ventilé des #pots-de-vin pour le compte des #groupes_français.

    #corruption

  • Chantier naval à Cherbourg. Le « contrat du siècle » avec le Mozambique cachait une vaste fraude
    https://www.ouest-france.fr/economie/chantiers-navals/chantier-naval-cherbourg-le-contrat-du-siecle-avec-le-mozambique-cachai

    C’était le « contrat du siècle » pour les Constructions mécaniques de Normandie, les CMN. Le 30 septembre 2013, le président François Hollande vient célébrer à Cherbourg une commande de 200 millions d’euros. Celle-ci offre une bouffée d’oxygène au chantier naval qui tourne alors au ralenti. Elle porte sur la fourniture de vingt-quatre navires de pêche et, plus surprenant, six patrouilleurs à un armement thonier basé au Mozambique, Ematum. Source : Ouest-France

    • La réponse du HCR:
      UNHCR strongly rejects widespread allegations against workforce

      The following is UNHCR’s response to media following widespread allegations made against its workforce in a recent NBC press article.

      UNHCR, the UN Refugee Agency, strongly rejects the widespread allegations against its workforce in a recent press article, which risks jeopardizing the future of refugees in dire need of resettlement.

      UNHCR is one of the biggest and most operational UN agencies, working in 138 countries and serving 68.5 million people. The overwhelmingly majority of our 16,000 personnel are deeply committed professionals, many of whom are working in difficult environments, sometimes risking their own safety.

      As with other organizations, we are not immune to risk or failure on the part of individuals. This is why we have a solid safeguarding structure, which has been further strengthened in the last two years, and which we continuously seek to improve.

      We are fully committed to ensuring the integrity of our programmes. Our workforce is also systematically reminded of the obligation to abide by the highest standards of conduct and to make sure that all their actions are free of any consideration of personal gain.

      Every report or allegation of fraud, corruption or retaliation against refugees by UNHCR personnel or those working for our partners, is thoroughly assessed and, if substantiated, results in disciplinary sanctions, including summary dismissal from the organization.

      Investigations at UNHCR on possible misconduct by our workforce are carried out by the Inspector General’s Office (IGO), which is an independent oversight body. It consists of expert investigators, with a strong background in law enforcement, military, war crimes tribunals or people who occupied similar functions in private companies and other international organizations. In recent years, additional investigators were recruited and some stationed in Nairobi, Pretoria and Bangkok enabling them to deploy rapidly and to have a better understanding of local contexts and issues.

      UNHCR disciplinary measures have been reinforced, with a 60% rise in the number of disciplinary actions taken by the High Commissioner between 2017 and 2018. Referrals to national authorities are undertaken systematically in cases involving conduct that may amount to criminal conduct and waivers of immunity facilitated.

      In addition, we have significantly strengthened our risk management capacity and skills in the past two years. We now have a solid network of some 300 risk officers, focal points and managers in our field operations and at HQ to help ensure that risks are properly identified and managed, that the integrity of our programmes is further enhanced and that the risk culture is reinforced across the organization.

      The prevention of fraud, including identity fraud, is key to ensuring the integrity of our resettlement programme. This is why we use biometrics in registration, including iris scans and fingerprints, in the majority of refugee operations where we operate, including Ethiopia, Kenya and Uganda. Biometric registration makes theft of identity virtually impossible and biometric screening of refugees is done at various stages of the resettlement process, including right before departure. In other places, such as Libya and Yemen, where security conditions do not allow us to deploy such a tool, we take all possible preventive measures related to fraud.

      We are acutely aware that refugees are at times approached by people trying to defraud them. For example, reports and investigations have found multiple occasions where people pose as UNHCR officials, using fake ID cards and claiming that they can influence the resettlement process. While it is impossible for UNHCR to root out ground level imposters, we have taken renewed action to raise awareness among refugees, help them recognize and report fraudsters, reminding them that all services provided by UNHCR and its partners are free.

      Resettlement is highly sought after by refugees. UNHCR considered 1.2 million people to have resettlement needs in 2018 alone, while less than 60,000 people were resettled last year. In 2019, those needs further increased. The fact that the needs for resettlement are far greater than the places available is a factor that weighs heavily in favor of those wishing to exploit desperate refugees, many of whom have lived many years in refugee camps, with no foreseeable end to their plight in sight for themselves or their children.

      UNHCR strives to ensure that refugees have proper means to provide feedback. This is essential to ensure their protection and the very reason why we completed last year a survey across 41 countries. We are using the information on the communication systems most commonly used by our beneficiaries – such as complaint boxes, hotlines, emails, social media and face to face interaction – and existing challenges to strengthen these mechanisms. In Kenya, for instance, refugees can report misconduct of any staff member of UNHCR, a partner or a contractor by email (inspector@unhcr.org or helpline.kenya@unhcr.org), by filling in a webform (www.unhcr.org/php/complaints.php), by using complaints boxes that are available at all UNHCR offices or by calling our toll-free local Helpline (800720063).

      UNHCR recognizes its responsibility to protect refugees, particularly those who come forward and cooperate with an investigation to root out misconduct. Significant attention has been devoted to strengthening measures to protect witnesses and people of concern who cooperate with an IGO investigation and these efforts are continuing. We have put a specific protocol in place, with steps taken during the investigation phase, including in the conduct of interviews, the anonymization of testimony and redaction of investigative findings and reports.

      When it comes to our own staff being targeted, our record is clear: If a staff member is found to have retaliated against another member of our workforce for reporting wrongdoing, it leads to dismissal. We have a robust policy to protect staff members that are retaliated against. In September 2018, we issued a new policy on Protection against Retaliation, which now includes our affiliate workforce, expands the scope of the activities considered as protected and extends the timeline to report. It also provides interim measures to safeguard the interests of the complainant and strengthens corrective measures.

      We also launched a confidential independent helpline available to all colleagues who wish to report misconduct or obtain advice on what to do when in doubt. This helpline is managed by an external provider and is available 24/7 by phone, through a web form and an app. It offers the possibility to report in complete anonymity.

      We are committed to eradicating misconduct from our organization. If we receive pertinent information concerning alleged fraud, corruption or misconduct by a member of our workforce, we take action, and if the allegations are substantiated, act to end such inappropriate and unacceptable behaviour. UNHCR encourages anyone, including refugees and journalists, with information about suspected fraud or other wrongdoing to contact its Inspector General’s Office without delay at http://www.unhcr.org/inspector-generals-office.html.

      https://www.unhcr.org/news/press/2019/4/5ca8a2594/unhcr-strongly-rejects-widespread-allegations-against-workforce.html

  • Italie. #Procès contre Eni et Shell, accusées d’avoir versé des “maxi-#pots-de-vin” au #Nigeria

    Le lundi 14 mai s’ouvre à Milan le procès sur les pots-de-vin que le groupe italien Eni aurait versé au Nigeria. La société pétrolière est accusée d’avoir payé plus d’un milliard de dollars pour l’acquisition des #droits_d’exploitation du gisement nigérian #OPL_245.


    https://www.courrierinternational.com/article/italie-proces-contre-eni-et-shell-accusees-davoir-verse-des-m
    #ENI #Shell #corruption #pétrole #énergie

  • USA - Iran : Pour faire oublier les dessous de table de trump
    Trump : La couche de fange la plus épaisse Paul Jorion
    https://www.pauljorion.com/blog/2018/05/09/trump-la-couche-de-fange-la-plus-epaisse

    Quand on s’attribue généreusement l’image de celui qui asséchera le bourbier, qui drainera le marécage (« To Drain the Swamp »), le risque que l’on court, c’est que quelqu’un découvre que c’est dans votre propre jardin que la couche de fange est en réalité la plus épaisse.

    Le président #Trump a accepté de courir ce risque et il en récolte aujourd’hui les fruits amers.

    Mercredi de la semaine dernière, le 2 mai, Rudolph Giuliani, ancien maire de New York et candidat malheureux à l’investiture du Parti républicain aux élections présidentielles de 2008, qui venait de rejoindre l’équipe d’avocats de Trump, jetait un pavé dans la mare : « Non, les 130.000 $ de prix du silence versés à l’actrice porno #Stormy_Daniels ne constituaient pas une infraction au financement de la campagne présidentielle : ils avaient été remboursés par #Trump lui-même, par l’intermédiaire de son avocat Michael Cohen, grâce à des versements mensuels d’un montant de 35.000 dollars ».

    Or on apprend aujourd’hui dans un document versé au dossier par l’avocat de Daniels (de son vrai nom Stephanie Clifford), le très haut en couleurs Michael Avenatti (il a couru entre autres les 24 heures du Mans), que d’autres – et en particulier, la compagnie #AT&T – alimentaient par des versements du même ordre de grandeur le compte de Essential Consultants, la coquille créée par Cohen dans l’état du #Delaware, fameux pour son moins-disant juridique, moins de quinze jours avant le premier versement à Clifford.

    La justification des 200.000 $ versés par AT&T : « Obtenir des lumières (insights) quant au fonctionnement de la nouvelle administration », par le truchement de quelqu’un fort bien placé pour connaître ce type d’information : nul autre que l’avocat de Trump lui-même. Aucun rapport donc entre ce versement et l’approbation que la firme cherche à obtenir en ce moment dans sa tentative de prise de contrôle de #Time_Warner_Inc. d’un montant de 85 milliards de dollars, tentative bloquée depuis novembre de l’année dernière par le ministère de la Justice dans le cadre de l’application des lois anti-trust (une décision est attendue le 12 juin). Le principal souci pour les deux cocontractants est sans doute aujourd’hui que le vin au fond du pot ne noie la chandelle dont on espérait la lumière !

    Et AT&T n’était pas seule à verser, entre la fin de l’année dernière et le début de celle-ci, des fonds considérables à l’avocat de Trump. On compte aussi la firme coréenne #Korea_Aerospace_Industries qui s’efforce en ce moment, en concurrence avec l’Américain #Lockheed_Martin, d’obtenir un contrat juteux d’avions de chasse d’essai pour l’US Air Force. Il y avait aussi la firme pharmaceutique suisse #Novartis, qui n’a pas hésité à verser à Essential Consultants, en douze tranches, 1,2 millions de dollars, à l’époque où les paiements dits « de M. Trump » remboursaient son avocat de sa généreuse avance (dont il a affirmé lui, de manière un peu pitoyable, qu’elle était alimentée par une ligne de crédit dont son logement servait de collatéral) .

    Mais ce n’est pas tout : les généreux #donateurs de l’avocat de M. Trump, à l’époque où il s’efforçait de gérer la cupidité d’amantes – ou s’affirmant telles – importunes du Président, comptaient aussi le fonds Columbus Nova, essentiellement financé par l’#oligarque_russe #Viktor_Vekselberg et géré par son cousin #Andrew_Intrater, lequel a offert 250.000 $ comme contribution personnelle au financement de l’inauguration officielle de M. Trump.

    Or Vekselberg est déjà l’objet de sanctions imposées début avril par Robert Mueller dans le cadre de son enquête sur une éventuelle collusion entre la campagne de Trump et la Russie, comme l’interdiction pour lui de se rendre aux États-Unis ou d’y ouvrir un compte en banque. La raison pour laquelle Vekselberg était sanctionné était loin d’être claire à l’époque car il était question surtout d’interférences russes avec la campagne électorale par le biais de la diffusion de propagande populiste, suprématiste, etc. sur les réseaux sociaux.

    Et ceci signifie que ce que nous découvrons aujourd’hui du fait de la diligence d’Avenatti, l’avocat de Stormy Daniels, la commission Mueller le sait déjà depuis le 6 avril, jour où ces sanctions furent prises à l’égard de « sept oligarques russes et douze compagnies dont ils sont les propriétaires ou qu’ils contrôlent, dix-sept fonctionnaires de haut rang du gouvernement russe, ainsi qu’une firme d’État de commerce d’armement et une banque russe, sa filiale. »

    Et l’on comprend mieux du coup a posteriori l’affolement de Trump le 9 avril quand la totalité des dossiers de son avocat Michael Cohen furent saisis dans un raid du #FBI, conjointement chez lui, dans le bureau qu’il occupait dans une firme d’avocats qui rompit immédiatement ses relations avec lui, ainsi que dans la chambre qu’il occupait dans un hôtel durant la rénovation de son domicile.

    La conclusion à tirer, c’est que pour des versements comme des peccadilles du genre 130.000 $ pour faire taire des empêcheurs ou empêcheuses de danser en rond du type Stormy Daniels, les candidats se bousculaient en réalité au portillon, allant d’#oligarques russes à des compagnies américaines à la tête de conglomérats internationaux comme AT&T, et que les #pots-de-vin tombaient comme à #Gravelotte (4,4 millions de dollars versés à Essential Consultants selon le New York Times).

    Ce que les tribulations de tous ces généreux #corrupteurs et #corrompus suggèrent, c’est que tout pays se révèle peut-être une république bananière aussitôt que l’on s’intéresse à la partie immergée de l’iceberg, la différence entre les cas flagrants et les autres n’étant qu’au niveau de la gestion des apparences.

    Quoi qu’il en soit, l’assèchement du bourbier, le « Du balai », ce n’est donc pas Trump qui s’en occupe en réalité, c’est Robert Mueller, et le bourbier s’assèche de jour en jour de lui-même, sans que Mueller doive même dire quoi que ce soit. Et avec un peu de chance, Trump disparaîtra du paysage avant même que celui-ci ne dépose ses conclusions.

    On comprend mieux dans ce contexte l’empressement de Trump ces jours-ci à mettre en application les propositions les plus décervelées de son programme, du genre de sa dénonciation hier du traité avec l’#Iran : l’étau se resserre pour lui, et le temps presse toujours davantage. « J’aurai au moins honoré mes promesses de campagne ! », se dit-il sans doute. Et s’il se retrouve en prison, il aura au moins la satisfaction de ne pas avoir trahi sa base. Laquelle exultera, nul n’en doute, et le portera en triomphe, à sa sortie de Sing-Sing dans quelques dizaines d’années.

  • Iran. « Pas acceptable » que les États-Unis soient le « gendarme » de la planète
    https://www.crashdebug.fr/international/14867-iran-pas-acceptable-que-les-etats-unis-soient-le-gendarme-de-la-pla

    J’espère que ce petit épisode sur l’Iran permettra au commun des mortels d’entrevoir la dictature sans partage qu’exerce les États-unis sur la France et sur le monde… (vidéo ci-dessous)

    Il faut dire que quand on consacre 700 Milliards de dollars par an à son armé ont a quelques arguments...

    Selon Bruno Le Maire, il n’est « pas acceptable » que les États-Unis se placent en « gendarme économique de la planète » après la décision de Donald Trump de rétablir les sanctions visant l’Iran.

    Jugeant que le retrait américain de l’accord nucléaire est « une erreur » pour la sécurité internationale, mais aussi du point de vue économique, Bruno Le Maire a observé que cette décision aurait des « conséquences » pour les entreprises françaises, telles que Total, Sanofi, Renault ou encore Peugeot. « En deux ans, la France a (...)

    • Trump : La couche de fange la plus épaisse Paul Jorion
      https://www.pauljorion.com/blog/2018/05/09/trump-la-couche-de-fange-la-plus-epaisse

      Quand on s’attribue généreusement l’image de celui qui asséchera le bourbier, qui drainera le marécage (« To Drain the Swamp »), le risque que l’on court, c’est que quelqu’un découvre que c’est dans votre propre jardin que la couche de fange est en réalité la plus épaisse.

      Le président #Trump a accepté de courir ce risque et il en récolte aujourd’hui les fruits amers.

      Mercredi de la semaine dernière, le 2 mai, Rudolph Giuliani, ancien maire de New York et candidat malheureux à l’investiture du Parti républicain aux élections présidentielles de 2008, qui venait de rejoindre l’équipe d’avocats de Trump, jetait un pavé dans la mare : « Non, les 130.000 $ de prix du silence versés à l’actrice porno #Stormy_Daniels ne constituaient pas une infraction au financement de la campagne présidentielle : ils avaient été remboursés par #Trump lui-même, par l’intermédiaire de son avocat Michael Cohen, grâce à des versements mensuels d’un montant de 35.000 dollars ».

      Or on apprend aujourd’hui dans un document versé au dossier par l’avocat de Daniels (de son vrai nom Stephanie Clifford), le très haut en couleurs Michael Avenatti (il a couru entre autres les 24 heures du Mans), que d’autres – et en particulier, la compagnie #AT&T – alimentaient par des versements du même ordre de grandeur le compte de Essential Consultants, la coquille créée par Cohen dans l’état du #Delaware, fameux pour son moins-disant juridique, moins de quinze jours avant le premier versement à Clifford.

      La justification des 200.000 $ versés par AT&T : « Obtenir des lumières (insights) quant au fonctionnement de la nouvelle administration », par le truchement de quelqu’un fort bien placé pour connaître ce type d’information : nul autre que l’avocat de Trump lui-même. Aucun rapport donc entre ce versement et l’approbation que la firme cherche à obtenir en ce moment dans sa tentative de prise de contrôle de #Time_Warner_Inc. d’un montant de 85 milliards de dollars, tentative bloquée depuis novembre de l’année dernière par le ministère de la Justice dans le cadre de l’application des lois anti-trust (une décision est attendue le 12 juin). Le principal souci pour les deux cocontractants est sans doute aujourd’hui que le vin au fond du pot ne noie la chandelle dont on espérait la lumière !

      Et AT&T n’était pas seule à verser, entre la fin de l’année dernière et le début de celle-ci, des fonds considérables à l’avocat de Trump. On compte aussi la firme coréenne #Korea_Aerospace_Industries qui s’efforce en ce moment, en concurrence avec l’Américain #Lockheed_Martin, d’obtenir un contrat juteux d’avions de chasse d’essai pour l’US Air Force. Il y avait aussi la firme pharmaceutique suisse #Novartis, qui n’a pas hésité à verser à Essential Consultants, en douze tranches, 1,2 millions de dollars, à l’époque où les paiements dits « de M. Trump » remboursaient son avocat de sa généreuse avance (dont il a affirmé lui, de manière un peu pitoyable, qu’elle était alimentée par une ligne de crédit dont son logement servait de collatéral) .

      Mais ce n’est pas tout : les généreux #donateurs de l’avocat de M. Trump, à l’époque où il s’efforçait de gérer la cupidité d’amantes – ou s’affirmant telles – importunes du Président, comptaient aussi le fonds Columbus Nova, essentiellement financé par l’#oligarque_russe #Viktor_Vekselberg et géré par son cousin #Andrew_Intrater, lequel a offert 250.000 $ comme contribution personnelle au financement de l’inauguration officielle de M. Trump.

      Or Vekselberg est déjà l’objet de sanctions imposées début avril par Robert Mueller dans le cadre de son enquête sur une éventuelle collusion entre la campagne de Trump et la Russie, comme l’interdiction pour lui de se rendre aux États-Unis ou d’y ouvrir un compte en banque. La raison pour laquelle Vekselberg était sanctionné était loin d’être claire à l’époque car il était question surtout d’interférences russes avec la campagne électorale par le biais de la diffusion de propagande populiste, suprématiste, etc. sur les réseaux sociaux.

      Et ceci signifie que ce que nous découvrons aujourd’hui du fait de la diligence d’Avenatti, l’avocat de Stormy Daniels, la commission Mueller le sait déjà depuis le 6 avril, jour où ces sanctions furent prises à l’égard de « sept oligarques russes et douze compagnies dont ils sont les propriétaires ou qu’ils contrôlent, dix-sept fonctionnaires de haut rang du gouvernement russe, ainsi qu’une firme d’État de commerce d’armement et une banque russe, sa filiale. »

      Et l’on comprend mieux du coup a posteriori l’affolement de Trump le 9 avril quand la totalité des dossiers de son avocat Michael Cohen furent saisis dans un raid du #FBI, conjointement chez lui, dans le bureau qu’il occupait dans une firme d’avocats qui rompit immédiatement ses relations avec lui, ainsi que dans la chambre qu’il occupait dans un hôtel durant la rénovation de son domicile.

      La conclusion à tirer, c’est que pour des versements comme des peccadilles du genre 130.000 $ pour faire taire des empêcheurs ou empêcheuses de danser en rond du type Stormy Daniels, les candidats se bousculaient en réalité au portillon, allant d’#oligarques russes à des compagnies américaines à la tête de conglomérats internationaux comme AT&T, et que les #pots-de-vin tombaient comme à #Gravelotte (4,4 millions de dollars versés à Essential Consultants selon le New York Times).

      Ce que les tribulations de tous ces généreux #corrupteurs et #corrompus suggèrent, c’est que tout pays se révèle peut-être une république bananière aussitôt que l’on s’intéresse à la partie immergée de l’iceberg, la différence entre les cas flagrants et les autres n’étant qu’au niveau de la gestion des apparences.

      Quoi qu’il en soit, l’assèchement du bourbier, le « Du balai », ce n’est donc pas Trump qui s’en occupe en réalité, c’est Robert Mueller, et le bourbier s’assèche de jour en jour de lui-même, sans que Mueller doive même dire quoi que ce soit. Et avec un peu de chance, Trump disparaîtra du paysage avant même que celui-ci ne dépose ses conclusions.

      On comprend mieux dans ce contexte l’empressement de Trump ces jours-ci à mettre en application les propositions les plus décervelées de son programme, du genre de sa dénonciation hier du traité avec l’#Iran : l’étau se resserre pour lui, et le temps presse toujours davantage. « J’aurai au moins honoré mes promesses de campagne ! », se dit-il sans doute. Et s’il se retrouve en prison, il aura au moins la satisfaction de ne pas avoir trahi sa base. Laquelle exultera, nul n’en doute, et le portera en triomphe, à sa sortie de Sing-Sing dans quelques dizaines d’années.

  • #Caviar_Diplomacy, le lobbyisme dévoyé de l’#Azerbaïdjan au #Conseil_de_l’Europe

    On l’appelle Caviar Diplomacy, « un mélange de faveurs, de #pots-de-vin, et de #chantage aussi », dont le but est de s’assurer les votes favorables au gouvernement de Bakou. À Strasbourg, les auteurs de ce #lobbying agressif ont franchi la ligne rouge. Une enquête parlementaire vient d’être officiellement demandée par les délégués suisse au Conseil de l’Europe.


    https://www.lacite.info/politiquetxt/caviar-diplomacy-lobbyisme-conseil-europe
    #suisse #lobby #corruption

  • #Kazakhgate : l’Elysée de Sarkozy a instrumentalisé la #DGSI au profit d’un oligarque
    https://www.mediapart.fr/journal/france/190417/kazakhgate-l-elysee-de-sarkozy-instrumentalise-la-dgsi-au-profit-dun-oliga

    Sous la présidence Sarkozy, les services secrets français ont été manipulés pour le profit personnel d’un oligarque proche du pouvoir kazakh, selon une enquête du Soir et de Mediapart. Ce milliardaire, #Patokh_Chodiev, aidait à l’époque la #France à vendre des #Hélicoptères à Astana sur fond de #pots-de-vin présumés.

    #Airbus #Armand_de_Decker #Belgique #Corruption #Kazakhstan #Nicolas_Sarkozy #Noursoultan_Nazarbaïev #services_de_renseignement #Sûreté_de_l'Etat #trafic_d'influence

  • Aléxis #Tsípras passe la première à fond à gauche - Libération
    http://www.liberation.fr/monde/2015/02/09/alexis-tsipras-passe-la-premiere-a-fond-a-gauche_1199026

    Tout comme le Premier ministre Aléxis Tsípras, la nouvelle présidente du #Parlement, Zoé #Konstantopoulou (élue avec un record de 235 voix sur 298, soit la plus grande majorité de l’histoire grecque) a confirmé la réactivation de la commission sur les #réparations de #guerre dues par l’#Allemagne à la #Grèce depuis l’occupation et jamais honorées. Berlin n’a jamais voulu entendre parler de cette facture qui s’élèverait à 163 milliards d’euros (soit la moitié de la #dette grecque). Mais d’autres contentieux financiers sont également évoqués ces jours-ci à Athènes et pourraient refaire surface.

    Ce week-end, Nikos Toskas, le nouveau secrétaire d’Etat à la Défense, a révélé qu’une enquête venait d’être déclenchée après la découverte d’un document laissant soupçonner le versement de pots-de-vin d’un montant de 62 millions d’euros par deux sociétés allemandes d’#armement à des fonctionnaires grecs. S’agit-il du scandale déjà évoqué en novembre par le journal allemand Der Tagesspiegel ? Difficile à dire. Mais ce n’est pas la première fois que des entreprises allemandes sont impliquées dans des #fraudes en Grèce.

    Outre le scandale des #pots-de-vin versés par Siemens au tournant des années 2000, une radio grecque a révélé en septembre que le fisc grec réclamait 200 millions d’euros pour fraude fiscale en Grèce aux entreprises allemandes BMW et Mercedes. Soulignant que « le Parlement ne peut pas opérer comme un dispositif de blanchiment de scandales », la présidente de la Chambre a, elle aussi, confirmé la réouverture d’enquêtes sur toutes ces affaires, taclant au passage le ministre allemand des Finances, dont les déclarations la semaine dernière ont été jugées « non pertinentes et non fondées ». Wolfgang Schäuble avait en effet balayé ces accusations de #corruption en affirmant que « chaque pays veille à ses propres affaires ». Mais l’intransigeant grand argentier de Berlin qui déclarait également que les Grecs étaient « seuls responsables » de leurs malheurs méconnaissait visiblement l’autre règle d’or du backgammon : toujours anticiper les réactions de son adversaire.

  • Vague de #disparitions dans le #monde des #affaires en #Chine

    Deng Hong, l’une des principales fortunes du pays, accusé d’avoir gangrené de #pots-de-vin le #Sichuan, s’est volatilisé. Il serait entre les mains de la police, comme de nombreux autres #milliardaires.

    Le Sichuan serait-il devenu symbole de la gangrène due à la corruption endémique du pays ? Ou bien un nouveau coups porté à l’ancien bastion de Bo Xi Lai ?

    http://www.lefigaro.fr/international/2014/01/07/01003-20140107ARTFIG00311-vague-de-disparitions-dans-le-monde-des-affaires-

    Revue de Presse Hebdomadaire sur la Chine du 06/01/2014