• In Europa 700mila senzatetto. Ue, “una casa per tutti entro il 2030”

    L’Unione ha lanciato la piattaforma europea per le persone senza dimora. “La forma più estrema di esclusione sociale”, come l’ha definita il commissario Nicholas Schimdt. Un’analisi delle cause remote. La testimonianza di Elda Jesus Coimbra: “ho lasciato la strada quando qualcuno mi ha dato un mazzo di chiavi e mi ha detto che quella era la mia casa”. La situazione in Italia.

    Per le strade delle città europee ci sono 700mila persone che dormono su marciapiedi e panchine, negli androni dei portoni, nelle stazioni. È un numero che negli ultimi 10 anni è cresciuto del 70%. Tanti i fattori che concorrono a questa forma “la più estrema di esclusione sociale”, come l’ha definita il commissario europeo Nicholas Schimdt in occasione del recente lancio della “piattaforma europea per i senzatetto”. Tante le misure da mettere in campo per affrontare il problema: politiche giovanili, reddito, edilizia sociale, sicurezza sociale, diritto del lavoro e integrazione. La piattaforma attivata ha tre obiettivi: condividere le esperienze per imparare le buone pratiche gli uni dagli altri; definire come utilizzare al meglio le risorse finanziarie esistenti, sia quelle previste dal “recovery and resilience plan”, ma anche le risorse disponibili con il Fondo sociale europeo Plus e il Fondo europeo di sviluppo regionale; migliorare la raccolta di dati e prove, su cui improntare le decisioni e creare sinergie. L’obiettivo: zero persone senzatetto entro il 2030 nell’Ue, ha dichiarato il commissario Schmidt. A coordinare la sinergia tra i vari attori della piattaforma (istituzioni Ue, Stati membri, autorità regionali e locali, organizzazioni della società civile) sarà il belga Uves Leterme; ogni due anni le presidenze di turno dell’Ue dovranno convocare conferenze di alto livello per monitorare l’attuazione dei principi della dichiarazione sottoscritta a Lisbona.

    Le cause profonde. Il documento, firmato dalle tre istituzioni europee e dai 27 Paesi Ue dice, tra le altre cose, che le
    cause profonde di questa piaga stanno nell’“aumento dei costi abitativi, nell’offerta insufficiente di alloggi sociali o di assistenza abitativa, nel lavoro precario, a basso reddito o nella disoccupazione, nella disgregazione familiare, nella discriminazione, nei problemi di salute a lungo termine”
    e nelle dimissioni non sufficientemente preparate da istituzioni, come le prigioni. Il nodo centrale sembra essere la questione dell’alloggio. Lo hanno raccontato anche gli ex-senzatetto che sono intervenuti a Lisbona lo scorso 21 giugno per raccontare le loro storie di rinascita, tutte legate a una casa. Tra loro Elda Jesus Coimbra: “ho lasciato la strada”, ha raccontato “quando qualcuno mi ha dato un mazzo di chiavi e mi ha detto che quella era la mia casa”. La casa però sta diventando un bene di lusso: ci sono affitti che assorbono il 40% degli stipendi dei locatari, è stato detto a Lisbona.

    Un compito per ciascuno. La dichiarazione ha messo nero su bianco gli ambiti in cui ciascuno dei firmatari dovrà agire. La Commissione si è impegnata a “sostenere il monitoraggio” della situazione dei senzatetto “fornire una valutazione quantitativa e qualitativa dei progressi compiuti”, “l’apprendimento reciproco delle buone pratiche”, l’uso dei finanziamenti Ue per misure politiche inclusive.
    Il Parlamento europeo, da parte sua, si è impegnato a “promuovere e sostenere politiche volte a ridurre la povertà, in particolare tra i bambini e a porre fine alla homelessness in Europa entro il 2030”
    anche attraverso il piano d’azione del pilastro europeo dei diritti sociali. Invece le autorità nazionali, regionali e locali dovranno “promuovere iniziative di prevenzione dei senzatetto” in particolare sul fronte dell’accesso ad alloggi stabili e servizi di supporto riabilitanti. Anche la società civile e i partner sociali hanno sottoscritto la dichiarazione, impegnandosi in particolare a “facilitare l’apprendimento reciproco” e continuare a imparare dalle esperienze di successo sul campo.

    Tre esperienze positive. E ce ne sono tante, e preziose, come le tre che sono state premiate proprio a Lisbona dalla Federazione europea delle organizzazioni nazionali che lavorano con i senzatetto (Feantsa):
    il progetto Housing First, gestito dalla Caritas di Trieste dal 2019, che ha fornito dieci appartamenti a un totale di trenta persone, di cui cinque nuclei familiari, inserite in un percorso di accompagnamento, finalizzato all’indipendenza abitativa.
    A essere premiato è stato anche un progetto della onlus Romodrom della Repubblica Ceca, che si occupa dell’emergenza abitativa per la popolazione rom: 21 famiglie sono state accompagnate in questi anni, a partire dalla possibilità di vivere in appartamento, in un efficace percorso di integrazione. Il terzo progetto premiato è della rete portoghese Crescer: a Carnide, nel Bairro Padre Cruz, quartiere di fragilità sociali, è stato da poco aperto un ristorante, “É uma mesa”, in cui a lavorare ci sono dei senzatetto. Si chiama “occupazione assistita” e nello specifico il ristorante punta a integrare nei percorsi di formazione 75 persone all’anno, per rilanciarle nel mondo del lavoro e permettere loro, con uno stipendio, di pagare un affitto e quindi toglierle dalla strada.

    La situazione in Italia. In Italia i contorni del problema non sono così precisi: gli ultimi dati riguardo ai senza fissa dimora risalgono al 2014, quando è stata realizzata la seconda indagine sulla condizione delle persone che vivono in povertà estrema: in quel momento c’erano 50.724 persone senza dimora. Tre anni prima erano 47.648. Sono passati sette anni e una pandemia che ha drammaticamente colpito le fasce più deboli. A disposizione per affrontare nello specifico il disagio dei senzatetto oggi ci sono anche 450 milioni di euro nel piano nazionale di ripresa e rilancio, come ha segnalato di recente il ministro Andrea Orlando, destinati a “housing temporaneo e stazioni di posta”. Non sono misure adeguate, ha però scritto in una lettera al ministro Orlando la Federazione italiana organismi per le persone senza dimora (Fio.psd), che riunisce 140 organizzazioni, associazioni, cooperative sociali ed enti locali: non basta un “housing temporaneo” perché bisogna lasciare a queste persone “tutto il tempo necessario” per rimettersi in piedi, anche con “percorsi di formazione, integrazione socio-sanitaria, inserimento lavorativo, incremento di reddito”. Da ripensare, secondo la Fio.psd, le “stazioni di posta”, cioè i ricoveri notturni delle nostre città:
    “è auspicabile che i servizi previsti possano avere natura di centri polifunzionali aperti h24, per la presa in carico integrata e per percorsi partecipati di accompagnamento”.
    La Fio.psd suggerisce “micro accoglienze da non più di 30 posti, con spazi, aperti anche alla comunità, che facilitino azioni integrate socio sanitarie e di raccordo con equipe multidisciplinari”. È necessario inoltre che, si dice nella lettera, tutte queste incombenze non siano lasciate esclusivamente nelle mani di associazioni di volontariato.

    https://www.agensir.it/europa/2021/07/05/in-europa-700mila-senzatetto-ue-una-casa-per-tutti-entro-il-2030

    #sans-abrisme #sans-abri #Europe #statistiques #projections #chiffres

  • Cartes sensibles ou subjectives

    Cartographie sensible ou subjective
    Pour Quentin Lefèvre, la cartographie sensible (ou #cartographie_subjective) peut se définir comme un média de restitution de l’#expérience du territoire ou encore comme la "#spatialisation_sensible de données sensibles".
    http://quentinlefevre.com/cartographie-sensible

    Cartographie sensible, émotions et #imaginaire
    #Elise_Olmedo cerne les contours théoriques et méthodologiques de la cartographie sensible, en décrit les étapes de création et s’interroge sur ses impacts, son utilité et ses limites, à partir d’une expérimentation faite sur le terrain au Maroc, à Marrakech, au printemps 2010.
    http://visionscarto.net/cartographie-sensible

    Cartographier les #interstices de la #ville
    En faisant remonter à la surface les éléments du #paysage, l’artiste scénographe #Mathias_Poisson délivre des informations sur l’#ambiance des lieux, qui sensorialisent la carte. Élise Olmedo rend compte de cette #expérience_urbaine subjective dans ce beau billet.
    http://www.strabic.fr/Mathias-Poisson-Cartographier-les-interstices-de-la-ville

    Cartes et cartographie des ressentis et représentations d’individus
    La cartographie d’objets tels que des #ressentis (une gêne) ou des représentations de l’#espace_vécu (un risque) relatés par des individus mobilise des bagages conceptuels et techniques nombreux, nécessitant une mise au point sémantique et méthodologique. Aurélie Arnaud discute l’état de la recherche dans ce domaine dans la revue M@ppemonde.
    https://journals-openedition-org/mappemonde/4666

    Et si les cartes permettaient aussi d’explorer l’#invisible ?
    C’est ce que propose l’atelier pédagogique de la BNF "Les cartes de l’invisible".
    http://c.bnf.fr/JtG

    L’#Otletosphère
    Cette cartographie relationnelle des personnalités et institutions liées à #Paul_Otlet cherche à mettre en visibilité la forte implication de l’auteur au sein des organisations pacifistes internationales ainsi qu’au sein des institutions bibliographiques et documentaires.
    http://hyperotlet.huma-num.fr/otletosphere/117

    Pour une pratique féministe de la #visualisation de données
    #Donna_Haraway, dans son essai fondateur sur les #savoirs_situés, offre une critique brillante non seulement de la représentation visuelle mais de la préférence extrême et perverse donnée aux yeux sur le corps dans la pensée occidentale.
    http://visionscarto.net/visualisation-donnees-feministe
    #feminisme

    Nouvelles cartographies – Lettres du #Tout-Monde
    Ce projet de création expérimental et ouvert à tou.te.s a été lancé par des artistes et journalistes associés au #Labo_148. Quelle sera la cartographie du monde après la crise sanitaire ? Que redéfinit-elle ? Quelles urgences « à rêver un autre rêve, à inventer d’autres espoirs » s’imposent ? Le “Tout-Monde” selon #Edouard_Glissant, est cette inextricabilité de nos devenirs, et en cela, il invite à une poétique active de la #mondialité, de rencontres des imaginaires. Voir notamment l’expérience de Paul Wamo Taneisi : “Je porterai moi-même ma carte géographique”
    http://www.labo148.com/category/nouvelles-cartographies

    #Cartographies_traverses
    « Cartographies traverses » est un dispositif de recherche-création qui regroupe des productions visuelles et sonores traitant des expériences migratoires contemporaines.
    http://visionscarto.net/cartographies-traverses

    Re-dessiner l’expérience, art, sciences, conditions migratoires
    #Sarah_Mekdjian et #Marie_Moreau utilisent la cartographie avec des migrants "pour un autre partage du sensible". Le projet débouche sur l’élaboration d’une très belle carte sensible (à voir).
    http://www.antiatlas-journal.net

    Cartes de migrants
    L’artiste camerounais #Jean_David_Nkot réalise des portraits avec des cartes afin de "représenter les nombreux lieux qui se bousculent dans la tête des migrants" : https://wepresent.wetransfer.com/story/jean-david-nkot

    Cartes d’ici et d’ailleurs
    Favoriser l’inclusion sociale des personnes migrantes en France à travers des ateliers de #cartographie_participative et sensible (CartONG) : tel est l’objectif global du projet “Cartes d’ici et d’ailleurs”, soutenu par la Fondation de France et mis en oeuvre par #CartONG.
    http://veillecarto2-0.fr/2018/12/21/carte-sensible-un-outil-dinclusion-sociale

    #Guerilla_Cartography
    L’objectif de Guerrilla Cartography est d’utiliser l’#art pour promouvoir une #cartographie_collaborative et engagée. Le site rassemble plusieurs atlas originaux et artistiques sur l’#eau, la #nourriture, les migrants.
    http://www.guerrillacartography.org

    Plateforme Art & Géo de Cartes Sensibles
    Proposé par le polau-pôle des arts urbains et #Crévilles, ce site regroupe des cartes artistiques et géographiques qui rendent compte d’un territoire existant en assumant un regard sensible et/ou subjective. Il est conçu comme un outil de ressource et de partage pour chercheurs, artistes et curieux.
    http://polau.org/pacs

    L’art est dans la cARTe
    #Ghislaine_Escande est artiste peintre et plasticienne. Avec ses cARTes, elle redessine le Monde et nous fait voyager.
    http://neocarto.hypotheses.org/10407

    Carte sensible du festival de #Glastonbury
    Le plan du célèbre festival de musique et d’arts de Glastonbury au Royaume-Uni selon The Word Magazine.

    La carte subjective du musicien #Nick_Cave
    Il s’agit d’une affiche de 2006 pour le concert de Nick Cave à Manchester en Angleterre. Elle contient plus de 50 énigmes basées sur les paroles de ses chansons. Voir cette vidéo qui revient sur le sens de cette carte subjective.
    http://www.davidrumsey.com/luna/servlet/s/3ypdis

    Médier les récits de vie. Expérimentations de #cartographies_narratives et sensibles
    Article de Sarah Mekdjian et Élise Olmedo paru en 2016 sur le site de M@ppemonde.
    http://mappemonde.mgm.fr/118as2
    #cartographie_narrative

    Cartographier une année de sa vie
    #Nicholas_Felton est un artiste designer qui traduit les données de la vie quotidienne en objets et en expériences significatives. Il est l’auteur de plusieurs rapports annuels qui résument les événements de l’année en cartes et graphiques rendant compte de son expérience subjective.
    http://feltron.com/FAR08.html

    Cartographie du #confinement en période d’épidémie
    L’artiste britannique #Gareth_Fuller (https://fullermaps.com/artworks/quarantine-maps) raconte en 14 cartes l’expérience de survie que représente la #quarantaine. Un grand nombre de cartes décrivant différents vécus en mode confiné sur Citylab (www.citylab.com/life/2020/04/neighborhood-maps-coronavirus-lockdown-stay-at-home-art/610018/). Le confinement en croquis, vu de France : géographie politique, sociale et culturelle du monde post-Covid19 par #Jérôme_Monnet (Cybergéo : https://journals.openedition.org/cybergeo/34804). Une manière de décaler le regard sur le monde peut être d’utiliser (et d’admirer au passage) les très belles oeuvres de #street-art (https://www.francetvinfo.fr/culture/arts-expos/street-art/coronavirus-tour-du-monde-des-plus-belles-oeuvres-de-street-art-face-a-) produites dans le contexte de la pandémie. #Virginie_Estève a proposé un projet cartographique à ses élèves de 4e : cartographier leur espace vécu de confinement et aborder le paysage sensible depuis leur fenêtre. La preuve que l’on peut continuer à faire de la géographie et travailler à distance, moyennant quelques aménagements ( voir ce Genialy : https://view.genial.ly/5e80c8155ad5150d93dab237/guide-geographie-du-confinement). Julien Dupont (Kobri), professeur d’histoire-géographie en collège à Vaulx-en-Velin et auteur de fictions radiophoniques et cartographiques, a mis en ligne sur son site Kartokobri (https://kartokobri.wordpress.com) ses cartes quotidiennes du confinement. #SCOPIC (http://www.revuesurmesure.fr/issues/battre-aux-rythmes-de-la-ville/explorations-sensibles-de-notre-1km) s’est interrogée sur l’expérience du kilomètre autour de nos habitats. Pour d’autres liens, consulter le billet "Faire de la géographie en période de confinement" (https://cartonumerique.blogspot.com/2020/03/geographie-et-confinement.html).

    Maps of Home
    "Maps of Home" est une vision nostalgique faite des souvenirs de #Janesville dans le #Wisconsin, où l’auteur a grandi et où il a dû revenir à cause de la pandémie.
    http://moriartynaps.org/maps-of-home

    Suivre ses proches en temps de guerre
    Carte dessinée à la main par ma grand-mère pour suivre les mouvements de mes grands-pères pendant la Seconde Guerre mondiale (1943-1945).
    http://www.reddit.com/comments/be814f

    #Nomadways
    Le groupe Nomadways a invité 24 artistes, éducateurs et travailleurs sociaux à découvrir et explorer l’espace à partir de leurs #émotions et à créer leurs propres cartes subjectives dans un but de construction et d’inclusion communautaires.
    http://nomadways.eu/subjective-mapping-2017-france

    Cartographie autochtone, activités extractives et représentations alternatives
    Le réseau #MappingBack a pour objectif de fournir du soutien cartographique aux membres des communautés autochtones luttant contre les industries extractives sur leur territoire. MappingBack cherche à utiliser la cartographie comme un outil de #résistance.
    http://mappingback.org/home_fr
    #peuples_autochtones #extractivisme

    #Native_land, cartographier les voix autochtones
    Le site Native Land, mis sur pied en 2015 par #Victor_Temprano, propose un outil cartographique participatif permettant une conceptualisation décoloniale des Amériques, du #Groenland, de l’#Australie et de la #Nouvelle-Zélande. Lire la présentation du site.
    http://native-land.ca
    #décolonial

    Cartographie et #langues_autochtones
    #Marlena_Myles utilise son art pour célébrer sa culture et sa langue autochtones ainsi que pour aider le public (notamment les enfants) à comprendre l’importance des traditions et de l’histoire orales autochtones. Ses cartes racontent le passé, le présent et l’avenir du peuple et de la langue du #Dakota.
    http://marlenamyl.es/project/dakota-land-map
    #histoire_orale

    Counter Mapping
    #Jim_Enote, agriculteur #zuni traditionnel dans le Colorado (Etats-Unis), collabore avec des artistes pour créer des cartes qui ramènent une voix et une perspective autochtones à la terre. Ces cartes zunis s’inspirent profondément d’expériences partagées de lieux dans une volonté de #réappropriation du territoire par les #Amerindiens.
    http://emergencemagazine.org/story/counter-mapping

    Cartographie personnelle et subjective de #Mary_Jones
    Au cours de ses dérives dans la ville de #Des_Moines, Mary Jones observe les lieux et les habitant⋅e⋅s, fait des photos, remplit des carnets d’#esquisses, prend des notes, enregistre parfois aussi des sons. Une masse de matériaux bruts qu’elle assemble ensuite en images hybrides (#collages, #superpositions, #sampling_visuels) qui composent une sorte de cartographie personnelle, subjective, voire intime de la cité et de ses marges.
    http://aris.papatheodorou.net/une-flaneuse-a-la-derive

    Cartographier les espaces vécus et les émotions (#Drusec)
    La ville telles qu’elle est vécue par les usagè.re.s de drogue marginalisés de #Bordeaux.
    http://drusec.hypotheses.org/1722

    #Queering_the_Map
    Queering the Map est un projet de cartographie généré par la communauté #queer afin de géolocaliser des moments, des souvenirs et des histoires par rapport à leur espace physique. En cartographiant ces moments éphémères, Queering the Map vise à créer une archive vivante d’expériences queer.
    http://queeringthemap.com

    Cartographie subjective des Etats-Unis par #Paul_Steinberg
    Cette série de vues subjectives des Etats-Unis et du monde a été réalisée par Saul Steinberg pour des couvertures anciennes de magazines (The New Yorker ou autres)
    http://saulsteinbergfoundation.org/essay/view-of-the-world-from-9th-avenue

    La cartographie au service des théories platistes
    La théorie de la Terre Plate perdure jusqu’à aujourd’hui. La réalisation de cartes à l’image de la #terre_plate devient un objet de promotion de ces théories.
    http://veillecarto2-0.fr/2020/09/22/la-cartographie-au-service-des-theories-platistes

    Le monde vu de...
    Une série de vues du monde à partir de #New_York, #San_Francisco et différentes villes des Etats-Unis (lire notre article sur le monde vu de la Silicon Valley).
    https://imgur.com/a/XTnSn#0

    Le monde vu par les Anciens
    Cet atlas de #Karl_Müller de 1874 reproduit "les systèmes géographiques des Anciens" et d’une certaine manière la façon dont ces systèmes de représentation de l’#Antiquité étaient eux-mêmes vus au XIXe siècle.
    http://geodata.mit.edu/catalog/princeton-r207tq824

    L’Europe vue de la Russie
    L’Europe vue de Moscou et l’Asie vue d’#Irkoutsk pendant la Guerre froide (1952).
    https://www.reddit.com/r/MapPorn/comments/epdn4c/europe_from_moscowasia_from_irkutsk_time_magazine

    Cartographie et subjectivité chez #Alexander_von_Humboldt
    En scrutant minutieusement les différentes cartes réalisées par Alexander #von_Humboldt, on remarque certaines particularités, des mentions qui, à priori, n’auraient pas lieu de s’y trouver tant elles témoignent de la subjectivité de l’auteur.
    http://visionscarto.net/Humboldt-carto-subjective

    Le monde sens dessus dessous
    Un planisphère renversé montrant la Terre vue depuis l’hémisphère sud (à télécharger en haute résolution). Consulter la page des #projections cartographiques (http://cartonumerique.blogspot.com/p/projections-cartographiques.html) pour accéder à d’autres vues renversantes de la Terre.
    https://www.digitalcommonwealth.org/search/commonwealth:9s161j433

    Cartographie ultrapériphérique, et si on changeait de point de vue
    Une carte des territoires ultramarins vus depuis l’hémisphère sud.
    http://www.une-saison-en-guyane.com/extras/carte/carto-ultraperipherie-si-on-changeait-de-point-de-vue%e2%80%89

    Projections du futur
    Les projections du futur seront probablement centrées sur les océans, comme ces deux cartes du monde en projection Mercator oblique qui représentent les continents tout autour d’un océan unique.
    http://rightbasicbuilding.com/2019/09/09/the-world-maps-of-the-future

    Carte subjective de #Paris en 2050
    Cette carte imagine Paris en 2050, lorsque les effets du #réchauffement_climatique se seront durement faits ressentir... si rien n’est fait. Voir notre article de présentation : https://cartonumerique.blogspot.com/2019/02/carto-subjective-geo-prospective.html
    http://www.deuxdegres.net/projects/paris-2050
    #changement_climatique

    Utiliser des #SIG pour cartographier les #pratiques_spatiales
    Des recherches récentes montrent l’intérêt d’utiliser les données fournies par les #réseaux_sociaux pour les cartographier et mettre en évidence des comportements des individus dans l’espace.
    http://www.gislounge.com/using-gis-to-analyze-peoples-attitudes

    Cartographie collaborative
    L’objectif de ce site est de développer un ensemble d’usages pour aider à la dissémination des pratiques collaboratives en matière de cartographie, que ce soit pour le citoyen ou au sein de structures (associations, collectivités, milieu scolaire).
    http://cartographie-collaborative.eu

    #Mapquote
    Le projet collaboratif Mapquote prend la forme d’une #carte_interactive où chaque utilisateur peut déposer une #citation de #romans où il est question de cartes.
    http://neocarto.hypotheses.org/6502

    L’usage de Google Maps dans « #Netherland »
    Netherland est une belle réflexion désabusée sur les lieux et le déplacement, l’#espace et la #séparation, le fait de pouvoir être physiquement dans un lieu et mentalement dans un autre. Google Maps n’intervient que dans deux courts passages au début et à la fin du livre (source : Spacefiction)
    http://spacefiction.fr/2009/11/01/google-maps-enters-litteraturegoogle-maps-entre-dans-la-litterature

    #Hoodmaps
    Hoodmaps permet de créer des cartes participatives pour éviter les #pièges_à_touristes et fréquenter les quartiers branchés de la ville. La typologie est assez basique, voire un peu réductrice : entre les “hipsters”, les touristes, les étudiants, les “riches”, les “costards” et les “normaux”, mais permet de rapidement identifier les différents quartiers d’une ville.
    http://hoodmaps.com

    Apprendre sur le territoire en représentant son territoire
    Carte sensible élaborée par une classe de 1re ES qui montre la vision de leur lycée. A compléter par l’interview de Sophie Gaujal pour le Café pédagogique : L’approche sensible en cours de géographie, un ingrédient du bonheur ?
    http://hal.archives-ouvertes.fr

    Cartographie ton quartier
    Les cartes postales géocartographiques permettent d’articuler géographie spontanée et géographie raisonnée. Organisé par Sophie Gaujal, en partenariat avec le Café pédagogique, la Cité de l’architecture et l’IGN, le concours Cartographie ton quartier récompense les cartes postales cartographiques réalisées par des classes.
    http://blog.ac-versailles.fr/geophotographie

    Atelier de cartographie sensible (Ehess)
    La plateforme SIG de l’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales, met à disposition des ressources sur la cartographie sensible dans le cadre des ateliers Géomatique et humanités numériques qu’elle organise, notamment sur Gennevilliers.
    http://psig.huma-num.fr/cartes-sensibles

    #Cartes_mentales dans le nord de #Marseille
    Ce billet de #Jérémy_Garniaux relate un atelier « cartes mentales » mené à Marseille, dans les 14, 15 et 16e arrondissements, par une plate-forme culturelle hors-les-murs constituée de cinq structures culturelles du Nord de Marseille.
    http://www.mapper.fr/cartes-mentales-dans-le-nord-de-marseille

    Chicago HomeStories Project
    Le projet est né à #Chicago et commence à se diffuser dans le monde. Il s’agit d’encourager les citoyens par des #marches_civiques à en savoir plus sur leur quartier.
    http://www.nationalgeographic.org/projects/out-of-eden-walk/blogs/lab-talk/2021-04-chicago-homestories-goes-global

    Concours #cartographie_imaginaire
    Cartographier la ville de demain, son quartier dans le futur, son école ou son collège idéal...
    http://www.concourscarto.com/accueil-cci

    Concours de dessin de cartes du monde pour enfants
    Le concours #Barbara_Petchenik est un concours biennal de dessin de carte destiné aux enfants. Il a été créé par l’Association cartographique internationale en 1993 dans le but de promouvoir la représentation créative du monde sous forme graphique par les enfants.
    http://icaci.org/petchenik

    Lignes d’erre - Les cartes de #Fernand_Deligny
    Pendant des années, Deligny a dessiné et fait dessiner des cartes de ce qu’il appelle leurs #lignes_d’erre, soit les trajets « libres » des #enfants sur leur aire de séjour. Il a perçu, par l’observation, que les autistes avaient une autre façon d’être au monde, une autre manière d’incarner l’humain.
    http://culture.univ-lille1.fr/fileadmin/lna/lna60/lna60p34.pdf

    La carte sensible de #Boulogne-Billancourt
    Un projet pédagogique conduit par une équipe d’enseignants du lycée J. Prévert de Boulogne-Billancourt avec des classes de Seconde.
    http://www.cafepedagogique.net

    La "carte du Tendre" de #Nantes
    #Gwenaëlle_Imhoff et #Emilie_Arbey, professeures de français et d’histoire géographie au collège Gutenberg de Saint-Herblain ont amené leurs 4èmes à réaliser de nouvelles « Cartes du Tendre » à la manière de Madame de Scudéry pour inventer « une géographie nantaise de l’Amour ». Enjeu de ce travail créatif et collaboratif, visuel et oral : aider les élèves à s’approprier « l’espace urbain proche et pourtant trop souvent lointain ».
    http://www.cafepedagogique.net/lexpresso/Pages/2020/08/31082020Article637344555283464848.aspx
    http://www.pedagogie.ac-nantes.fr/lettres/continuite-pedgogique-et-numerique-en-lettres-carte-du-tendre-pr

    Cartographier l’#insécurité au collège
    Professeure d’histoire-géographie au collège Molière de Beaufort en Anjou, #Anaïs_Le_Thiec lance sa classe de 5ème dans une cartographie sensible du collège. Elle les invite à libérer leur parole via une #storymap.
    http://www.cafepedagogique.net/lexpresso/Pages/2019/10/18102019Article637069844590338061.aspx

    Dans ma ville on traîne
    Visite guidée et habitée par le rappeur #Orelsan, qui propose une description de la ville de #Caen. L’intérêt principal est de rappeler qu’un espace géographique, avant d’être un objet d’étude, reste surtout un lieu de vie que l’on habite. Le rappeur énumère ses souvenirs d’enfant, d’adolescent, d’étudiant. Ce faisant, il raconte SA ville. Il associe chaque action passée au lieu où elle s’est déroulée.
    http://lhistgeobox.blogspot.com/2020/10/dans-ma-ville-on-traine-visite-guidee.html

    Des lieux où l’on exprime ses sentiments
    Carte interactive des lieux où les étudiants ont déclaré avoir pleuré sur le campus de l’université de Waterloo aux Etats-Unis (avec les commentaires). Cela correspondrait-il aux bâtiments de sciences et de mathématiques ?
    http://www.reddit.com/r/dataisbeautiful/comments/l3t3xx/oc_an_interactive_map_of_where_students_have

    Psycho-géographie de la ville de #Gibellina
    Quand les artistes essaient de tromper les algorithmes de télédétection. C’est ce qu’a fait l’artiste #Burri avec une oeuvre d’art gigantesque couvrant les ruines de la vieille ville de Gibellina en Italie (à voir dans Google Maps)
    http://www.archdaily.com/958178/the-psycho-geography-of-the-cretto-di-burri

    Lyon-La Duchère 2030 : imaginer des scénarios prospectifs
    Ces #scénarios prospectifs sont proposés par des élèves de 2nde du Lycée La Martinière-Duchère concernant le projet d’aménagement urbain #Lyon-La Duchère 2030.
    http://canabae.enseigne.ac-lyon.fr/spip/spip.php?article1103

    #Cartographie_sonore du quartier de l’Union (#Lille - #Roubaix - #Tourcoing)
    Réalisé dans le cadre du projet de recherche Géographie et prospective piloté par l’IFE, cette expérimentation pédagogique a permis de découvrir par l’expérience spatiale un projet d’#aménagement_urbain d’envergure (son évolution, ses acteurs et ses enjeux) dans l’environnement proche des élèves, en privilégiant une géographie fondée sur l’expérience du terrain.
    http://ife.ens-lyon.fr/geo-et-prospective/projet/cartographie-sonore-du-quartier-de-lunion

    #Cartophonies
    Comment sonne le monde ? Le site « Cartophonies » a pour objectif d’explorer l’#expérience_sonore contemporaine et d’aider a les prendre en compte dans l’avenir et dans les projets de transformation. Il contribue à construire une connaissance des milieux habités, du vécu des espaces et des ambiances contemporaines, celles du passé proche comme celles du futur.
    http://www.cartophonies.fr
    #son

    Cartes et mise en récit des mobilités
    Dans le cadre d’une recherche doctorale, #Sylvie_Joublot-Ferré étudie les spatialités des adolescents en s’appuyant sur la cartographie de leurs déplacements quotidiens enregistrés sous forme de traces GPS et en analysant ces cartes comme des #récits_de_vie.
    http://www.researchgate.net
    http://www.radiobus.fm/episode/interview-de-sylvie-joublot-ferre-hepl

    Comment les enfants ont perdu le droit de se déplacer
    Carte montrant le territoire pratiqué pendant l’enfance sur quatre générations à #Sheffield.
    http://www.dailymail.co.uk/news/article-462091/How-children-lost-right-roam-generations.html

    Comment les jeunes géographes ressentent-ils le monde contemporain ?
    Un exercice de cartographie sensible proposé à des étudiants de master destinés à s’orienter vers le monde associatif donne un regard sur leurs représentations du monde. Environnement menacé, mobilités généralisées, et questionnements autour de la mondialisation émergent de ces cartes mentales, témoignant des inquiétudes d’une génération.
    http://geoconfluences.ens-lyon.fr/informations-scientifiques/a-la-une/carte-a-la-une/cartographie-emotions-monde-contemporain

    « Mais madame, je n’y suis jamais allé ! »
    Un #voyage_virtuel à #La_Réunion à travers la confection de #cartes_postales sensibles par des élèves de lycée professionnel. La #géographie_expérientielle ce n’est pas seulement du vécu, ce sont aussi (et surtout) des représentations (article extrait des Cahiers pédagogique, n° 559 "L’aventure de la géographie".
    http://www.cahiers-pedagogiques.com/Mais-madame-je-n-y-suis-jamais-alle

    Tour de la France par deux enfants (G. Bruno)
    Cet ouvrage constitue l’archétype du roman scolaire géographique. Réédité de nombreuses fois depuis sa sortie en 1877, l’ouvrage a connu un énorme succès (plus de 9 millions d’exemplaires), contribuant à façonner une image du territoire national.
    http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k5684551x

    Une géographie subjective à travers les romans d’aventure pour la jeunesse
    Aurélie Gille Comte-Sponville, Modernité et archaïsme des lieux dans les romans d’enquête et d’aventure pour la jeunesse pendant les Trente Glorieuses en France, thèse soutenue en 2016. L’importance des lieux correspond à la quête d’une #utopie de l’enfance éternelle, qui figerait non seulement les héros dans la perfection de leur âge, mais aussi les lieux, dans une forme d’uchronie idéalisée.
    http://www.theses.fr/2016ARTO0008

    Le #Londres des romans de #John_Le_Carré
    #Mike_Hall a été chargé de dessiner pour l’éditeur Penguin Books la carte des personnages, des lieux et des scènes de romans d’espionnage de John Le Carré.
    http://thisismikehall.com/smileyslondon

    La carte de la classe de khâgne
    Cartographie subjective de la classe khâgne par Gus (@ecsolius) : quand un khagneux dresse la carte symbolique d’une année en prépa littéraire
    http://twitter.com/ecsolius/status/1292071140047937536

    La carte des mathématiques
    La carte du "#Mathematistan" représente les rapports ambigus que l’on peut avoir les #mathématiques. Une région souvent inaccessible ?
    http://www.reddit.com/r/math/comments/2av79v/map_of_mathematistan_source_in_comments

    Cartographie de son appartement
    Géographie de mon appartement vu par Thibaut Sardier.
    http://twitter.com/tsardier/status/1326832393655816192

    Cartographie imaginaire du nourrisson
    @LittleBigData suit, en infographies et sur les réseaux sociaux, les tourments et les joies de #jeunes_parents (voir cette présentation). Le résultat est un cartographie imaginaire des premiers mois de la vie d’un enfant. Avec une magnifique carte de la première année extraite de l’ouvrage Le Bébégraphe publié par Claire Dealberto et Jules Grandin aux éditions Les Arènes en 2021.
    http://twitter.com/LittleBigData_/status/1263721598076555265

    Carte des #lieux_communs
    De "l’usine à gaz" au "terrain d’entente", @LaMineComics passe en revue tous nos lieux communs inspirés de métaphores géographiques.
    http://twitter.com/LaMineComics/status/1097068721846321152

    https://cartonumerique.blogspot.com/p/cartes-sensibles.html

    #cartographie_sensible #bibliographie #ressources_pédagogiques

    ping @visionscarto @odilon @reka

  • projection #Equal_Earth

    NDLR : la carte est réalisée à partir de la projection Equal Earth créée par une équipe scientifique en 2018 dans le cadre d’un projet en open data. Cette projection résulte d’un travail de recherche cartographique visant à décoloniser le regard sans perturber la perception du monde issue de la cartographie traditionnelle.

    Elle montre ainsi les continents et les pays à leur taille réelle les uns par rapport aux autres, dans une représentation qui se veut « plus neutre et consensuelle et qui « débouch[e] sur un ”monde en partage” ».

    #projections #projection #cartographie #décolonisation #visualisation

    ping @cede @fil

    • The Equal Earth map projection

      The Equal Earth map projection is a new equal-area pseudocylindrical projection for world maps. It is inspired by the widely used Robinson projection, but unlike the Robinson projection, retains the relative size of areas. The projection equations are simple to implement and fast to evaluate. Continental outlines are shown in a visually pleasing and balanced way.

      https://www.tandfonline.com/doi/abs/10.1080/13658816.2018.1504949?journalCode=tgis20

    • Disponible dans d3-geo ; première fois que je vois mentionner la « décolonisation du regard » pour cette projection. Je n’ai pas le souvenir que ça ait été mentionné comme un but. Le papier motive cette projection de la manière suivante

      Equal Earth is a possible solution for Boston Public Schools and other organizations wanting world maps that show all countries at their true relative sizes.

      As professional cartographers, though, we know that equal-area projections are not the panacea that these organizations might think. For example, continental shapes suffer. And there are the many compromise projections (such as the Robinson projection) that are not quite equal-area but still highly suitable for making world maps. Nevertheless, when an equalarea map must be used, we offer the Equal Earth projection as an alternative to the GallPeters and other cylindrical and pseudocylindrical equal-area projections. Its key features are its resemblance to the popular Robinson projection and continents with a visually pleasing appearance similar to those found on a globe.

  • Pen and Ink – Adventures In Mapping
    https://adventuresinmapping.com/2020/05/15/pen-and-ink

    Everybody just loves a pen and ink stipple effect. It’s charming, it’s warm, it’s handsome, it’s tactile. It says, say, want to sit on the couch and I’ll read to you from your well-worn copy of Where the Sidewalk Ends?

    I’ve tried out the stipple effect in maps (here and here) that I’ve hand-drawn (yes, and so should you!) as well as dipped my toe into creating a digital effect (here and here), and found that it gives a richness of clarity and depth. Then a few days ago I saw this wonderful hand stippled map drawn by Molly Elkins, on Twitter. The simple beauty of her map motivated me to go back to the inkwell and get an honest to goodness pen and ink style together for ArcGIS Pro.

    #map #style

  • #Retraites : le #Conseil_d'Etat étrille le #gouvernement

    Manque de « précision », projections économiques « lacunaires »... Dans son #avis rendu public ce vendredi, la plus haute juridiction administrative estime en outre ne pas avoir eu « les délais de réflexion nécessaires pour garantir au mieux la #sécurité_juridique ».

    Voilà qui ne va pas arranger les affaires du gouvernement. A peine a-t-il fait adopter ce vendredi en Conseil des ministres ses deux projets de loi destinés à créer un régime universel de retraite par points que le Conseil d’Etat, dans son avis (https://www.conseil-etat.fr/ressources/avis-aux-pouvoirs-publics/derniers-avis-publies/avis-sur-un-projet-de-loi-organique-et-un-projet-de-loi-instituant-un-s) publié ce même jour dézingue la manière dont l’exécutif a bouclé ces deux textes qui doivent être examinés à partir du 3 février à l’Assemblée nationale. La majorité comptait dans les prochains jours s’appuyer sur l’imposante étude d’impact (plus de 1000 pages : https://www.liberation.fr/france/2020/01/24/travailler-plus-le-credo-social-douteux-du-gouvernement_1775134) pour enfin apporter des chiffres et convaincre du caractère « massivement redistributif » de cette réforme, elle va devoir, ces prochains jours, répondre aux mises en garde de la plus haute instance administrative française, pourtant peu connue pour sa rébellion…

    Cette fameuse « #étude_d’impact » ? Elle est jugée « insuffisante » pour « certaines dispositions », ne répondant pas « aux exigences générales d’#objectivité et de #sincérité » et manquant de « précision », pour notamment – et ce n’est pas rien – « vérifier que cette réforme est financièrement soutenable ». « Le Conseil d’Etat constate que les #projections_financières ainsi transmises restent lacunaires et que, dans certains cas, cette étude reste en deçà de ce qu’elle devrait être », peut-on lire dès les premières pages de l’avis. Et les conseillers de poursuivre : « Il incombe au gouvernement de l’améliorer encore avant le dépôt du #projet_de_loi au Parlement, poursuivent les magistrats, en particulier sur les différences qu’entraînent les changements législatifs sur la situation individuelle des assurés et des employeurs, l’impact de l’âge moyen plus avancé de départ à la retraite […] sur le taux d’emploi des seniors, les dépenses d’assurance-chômage et celles liées aux minima sociaux ». Rien que ça.

    Soufflante

    Par ailleurs, si les juristes se félicitent des longues « concertations » menées depuis le printemps 2018, ils regrettent l’« #urgence » des avis demandés aux différents organismes compétents en la matière et se couvrent en cas d’#inconstitutionnalité du texte. Selon eux, l’empressement du gouvernement à vouloir leur avis en trois semaines pour présenter ces projets de loi en Conseil des ministres cette semaine, ainsi que les nombreux ajouts en cours de route n’ont « pas mis à même (le Conseil d’Etat) de mener sa mission avec la sérénité et les délais de réflexion nécessaires pour garantir au mieux la sécurité juridique de l’examen auquel il a procédé ». « Cette situation est d’autant plus regrettable, poursuivent-ils, que les projets de loi procèdent à une réforme du système de retraite inédite depuis 1945 et destinée à transformer pour les décennies à venir un système social qui constitue l’une des composantes majeures du #contrat_social ». En langage juridique, c’est bel et bien une soufflante.

    Le Conseil d’Etat torpille au passage le #slogan_présidentiel (« chaque euro cotisé ouvre les mêmes droits pour tous ») : cet « objectif […] reflète imparfaitement la complexité et la diversité des #règles_de_cotisation ou d’ouverture de #droits définies par le projet de loi ». Il doute également de la « #lisibilité » revendiquée par le gouvernement puisque « le choix d’une détermination annuelle de chacun des paramètres du système […] aura pour conséquence de limiter la #visibilité des assurés proches de la retraite sur les règles qui leur seront applicables ». Enfin, il raye carrément l’engagement que comptait prendre le gouvernement dans ce texte d’une promesse de #revalorisations des #enseignants et des #chercheurs pour qu’ils ne figurent pas dans le camp des perdants de cette réforme. « Sauf à être regardées, par leur imprécision, comme dépourvues de toute valeur normative, ces dispositions (sont) contraires à la #Constitution ». Au revoir…

    « Le projet de loi ne crée pas un régime universel »

    Autre risque constitutionnel : le trop-plein d’#ordonnances (29 en tout). « S’en remettre » à un tel instrument pour définir des « éléments structurants du nouveau système de retraite fait perdre la visibilité d’ensemble qui est nécessaire à l’appréciation des conséquences de la réforme », disent les juges. Plus embêtant encore pour le gouvernement, l’institution bat en brèche l’idée d’un grand soir de l’#universalité : « Le projet de loi ne crée pas un "#régime_universel de retraite" qui serait caractérisé, comme tout régime de #sécurité_sociale, par un ensemble constitué d’une population éligible unique, de règles uniformes et d’une caisse unique ». Aïe… Si le gouvernement crée bien le même système pour les salariés du public et du privé, il maintient à l’intérieur « cinq #régimes » (salariés ; fonctionnaires, magistrats et militaires ; salariés agricoles ; non-salariés agricoles ; marins) et « à l’intérieur de chacun de ces régimes créés ou maintenus », il met en place des « #règles_dérogatoires à celles du système universel ».

    L’exécutif va donc devoir bien mieux « justifier » pourquoi il garde ces « #différences_de_traitement […] entre assurés relevant du système universel de retraite et rattachés, le cas échéant, à des régimes distincts ». En tout cas, les navigants aériens qui pensaient avoir sauvé leur caisse complémentaire pour financer des départs anticipés sont rattrapés par le #principe_d’égalité : elle « serait ainsi la seule à bénéficier d’une compensation apportée par les ressources du système universel afin de financer à l’avenir des avantages de retraites propres », fait remarquer le Conseil pour qui « aucune différence de situation ni aucun motif d’#intérêt_général ne justifi(e) une telle #différence_de_traitement ». Conclusion : « Elle ne peut être maintenue dans le projet de loi. »

    Le gouvernement pourra néanmoins se rassurer en se disant que le nouvel « #âge_d’équilibre » qu’il compte instituer, le fonctionnement « en #points » proposé, les durées de transitions définies, la fin des régimes spéciaux, les droits familiaux, les mécanismes de réversion ou encore les compétences offertes à la future « gouvernance » dirigée par les partenaires sociaux devraient – sauf surprises – passer sans problème le cut du #Conseil_constitutionnel. A condition de résister aux oppositions parlementaires qui, elles, vont se nourrir des arguments du Conseil d’Etat pour réclamer un report ou l’abandon de cette réforme.

    https://www.liberation.fr/france/2020/01/25/retraites-le-conseil-d-etat-etrille-le-gouvernement_1775182
    #retraite #constitutionnalité #justice

  • Perte d’#autonomie : pour l’#Insee, il faut créer 20% de places supplémentaires d’ici à 2030 et 50% à l’horizon 2050
    https://www.banquedesterritoires.fr/perte-dautonomie-pour-linsee-il-faut-creer-20-de-places-supplem

    L’Insee publie les résultats d’une étude sur les #projections en matière de perte d’autonomie. Son titre - « Quatre millions de seniors seraient en perte d’autonomie en 2050 » - donne le ton général de la publication.
    […] l’Insee estime que « si les tendances démographiques récentes et l’amélioration de l’état de #santé se poursuivaient, la France hors Mayotte compterait 4 millions de #seniors en perte d’autonomie en 2050, soit 16,4% des personnes âgées de 60 ans ou plus (contre 15,3% en 2015) ». En outre, « les personnes en perte d’autonomie sévère représenteraient alors 4,3% de la population des seniors (contre 3,7% en 2015) ».
    […] Seul bémol de cette étude très éclairante : ses chiffres ne coïncident pas vraiment avec ceux du rapport de Dominique Libault (voir notre article ci-dessous du 28 mars 2019), qui s’appuie sur les travaux de la #Drees. Dans son scénario médian, le rapport table en effet sur « seulement » 2,23 millions de personnes âgées à l’horizon 2050 (au sens de bénéficiaires de l’#APA, donc classées en GIR 1 à 4 avec une définition plus stricte de la perte d’autonomie).

  • Wer soll hier ausgetauscht werden?

    Keine zehn Minuten bevor der Rechtsextremist Brenton Tarrant am frühen Nachmittag des 15. März 2019 Dutzende friedlich betende Muslim*innen im neuseeländischen Christchurch brutal ermordet, drückt er noch einmal rasch auf den Absende-Button seines Mailkontos. Was kurze Zeit später mehr als dreissig Empfänger*innen erreicht, darunter Premierministerin Jacinda Ardern, ist ein inzwischen berühmt gewordenes 74-Seiten-Pamphlet. Der markige Titel: The Great Replacement.

    In dem aus einer Art Frage-und-Antwortspiel sowie verschiedenen lose zusammenhängenden Einlassungen bestehenden Text skizziert der Täter kurz seine Beweggründe, bevor er sich in einer kruden Mischung aus nationalistischen Reinheitsfantasien und überschäumender Migrationsparanoia ergeht: „This is ethnic replacement. This is cultural replacement. This is racial replacement“ (p. 4) schreibt er etwa in einer Passage, die er um einen Wikipedia-Link zu den unterschiedlichen Geburtenraten verschiedener Staaten herum aufbaut. „Expecting immigrants to assimilate to a dying, decadent culture is laughable“ heisst es an anderer Stelle. Und während er auf der einen Seite Diversität als Gegnerin des Gleichheitsgrundsatzes verfemt („Diversity is anathema to equality“, p. 40), stellt er kurz darauf mahnend fest: „Your ancestors did not sweat, bleed and die in the name of an (…) egalitarian society“.

    Aus wissenschaftlicher Perspektive staunt man nicht schlecht über die Ungelenkheit dieser rassistisch unterlegten Generalabrechnung mit der Weltlage. Tarrants Argumentation hat nur wenig von der einnehmenden Geschmeidigkeit anderer rechter Volksverführer und sein dünnes Schriftlein lässt sich auch kaum mit den 1500-Seiten-Phantasmagorien eines Fjotolf Hansen vergleichen. Viele seiner Ausführungen sind widersprüchlich, der Stil assoziativ und die Holzhammersemantik kaum geeignet, der versuchten Rationalisierung seiner Tat Vorschub zu leisten. Statt mit Hansen drängt sich vielmehr der Vergleich mit Dylann Roof auf, jenem weissen Suprematisten, der 2015 ein blutiges Massaker in einer vorwiegend von Afroamerikaner*innen besuchten Kirche in Charleston verübte. Denn wie der Südstaatler Roof, der in Tarrants Manifest wohlwollend erwähnt wird, in der irrwitzigen Annahme tötete, damit eine Art Rassenkrieg auszulösen, mordete der Australier Tarrant, um auf den titelgebenden Great Replacement (Grossen Austausch) aufmerksam zu machen.

    Variationen einer Manie

    Gemeint ist damit eines der derzeit populärsten Reizthemen im fremdenfeindlichen Politikspektrum, das auf die Idee einer kontinuierlichen Zurückdrängung des eigenen Bevölkerungsanteils abstellt. Der Begriff selbst wurde massgeblich vom Franzosen Renaud Camus geprägt, einem Säulenheiligen der rechtsextremen Identitären Bewegung, der dabei wiederum auf zahlreiche Vorarbeiten (etwa die Eurabia-Theorie (https://www.letemps.ch/suisse/lintellectuelle-vaudoise-inspire-breivik) der Britin Gisèle Littmann) zurückgreifen konnte. Die Austausch-These selbst ist für sich genommen so einfach wie unbedarft: Durch Zuwanderung und abnehmende Fertilität komme es angeblich zu einem allmählichen Verschwinden der ethnischen und kulturellen Substanz westlicher Gesellschaften; Deutsche würden somit nach und nach durch Türk*innen ersetzt, Norweger*innen durch Iraker*innen, Belgier*innen durch Kongoles*innen und Camus’ sterbendes Frankreich gar mit Heerscharen junger, vitaler und gebärfreudiger Maghrebiner*innen neu bevölkert.

    Im Zeitalter der Globalisierung haben diese national angelegten Angstfantasien eine Verselbstständigung erfahren und sich in eine Art Formschablone für nativistisches und islamophobes Gedankengut weltweit verwandelt. Die Theorie vom Great Replacement steht dadurch immer mehr für ein ganzes Bündel an Weltdeutungen, die sich um einen festen konspirationistischen Kern (den beschrieben Austausch von uns mit denen) gruppieren und diesen verschiedentlich ausschmücken. So gilt das Ganze je nach Interpretation als natürliche Folge westlicher Dekadenz und politischer Ignoranz, als strategisches Machtmittel nationaler Regierungen (die Migrant*innen werden hier als besser kontrollierbar als die Mehrheitsbevölkerung dargestellt) oder als Plan einer gesichtslosen, globalen Elite zur endgültigen Vernichtung der europäischabendländischen Zivilisation und der weissen Rasse.

    Die Sprache des Terrors

    Brenton Tarrant hatte wohl einen eher globalen Blick auf das Weltgeschehen; zumindest schreibt er, dass für ihn vor allem die letzten französischen Präsidentschaftswahlen den Ausschlag zum Blutbad gegeben hatten. Der allzu deutliche Sieg von Emmanuel Macron über die Rechtspopulistin Marine Le Pen führte ihn wohl zu der Einsicht, dass es nun endgültig keine Hoffnung mehr auf eine „democratic solution“ (lies: rassistisch motivierte Kollektivvertreibungen) gebe – weder im alten Europa noch sonst irgendwo auf der Welt. Die einzige Alternative bestünde daher im Schaffen einer „atmosphere of fear and change in which drastic, powerful and revolutionary action can occur“. Was wie eine wahnwitzige Parodie auf dschihadistische Aufwiegelungsrhetorik klingt, zeigt in Wahrheit, wie tief sich die Idee eines weltpolitischen Kontinuums und eine dementsprechende Handlungslogik in die verschwörungstheoretische Selbstwahrnehmung des Rechtsextremismus gefressen hat: Ein durch Ereignisse in Frankreich und Schweden radikalisierter Australier richtet in der sympathischen Auswanderernation Neuseeland die wohl schlimmste Bluttat der Landesgeschichte an, nicht ohne zuvor zum Mord an der deutschen Bundeskanzlerin, dem türkischen Staatspräsidenten und den pakistanischstämmigen Bürgermeister Londons (die „high profile enemies“) aufzurufen. Einen perverseren Ausweis für die Globalisierung des Paranoiden hat man selten gesehen.

    Sowohl die Wissenschaft als auch die Politik sind in dieser Situation umso mehr dazu angehalten, Form und Umstände dieser Geisteshaltung angemessen zu adressieren und auch zu analysieren. Dazu gehört insbesondere der Schritt, konspirationistische Metanarrative wie das vom Great Replacement nicht nur als exzentrische Fantastereien, sondern als wirkungsmächtige gegen- und subkulturelle Diskursstrukturen anzuerkennen, die immer mehr in den neurechten Mainstream ausgreifen. In der Schweiz hat die mit verschiedenen SVP-Politikern verbandelte Schweizerzeit den Begriff etwa recht unverblümt verwendet: «Der grosse Austausch ist Realität» titelte sie im Dezember 2017 (https://www.schweizerzeit.ch/cms/index.php?page=/news/der_grosse_austausch_ist_realitaet-3252). Damit fasste sie zusammen, was zuvor in einer ganzen Reihe (https://www.schweizerzeit.ch/cms/index.php?page=/news/die_afrikanisierung_europas-3099) ähnlicher Artikel (https://www.schweizerzeit.ch/cms/index.php?page=/news/die_schweiz_wird_wegmigrationalisiert-3116) bereits recht deutlich angeklungen war: Dass es nämlich keine Frage mehr sei, „ob die Schweizer zur Minderheit im eigenen Land werden. Die Frage ist nur, wann es so weit sein wird? “ Diese Sprache lediglich als polemisches Grummeln einer konservativen Bürgerlichkeit zu betrachten, kann angesichts der Explosivität ihrer Folgerungen und der Radikalität des dahinterstehenden Weltbildes nicht länger eine legitime Option sein. Denn was hier anklingt, ist spätestens seit dem 15. März nichts anderes als die Sprache eines potentiell gewalttätigen und zunehmend globalisierten Extremismus von rechts. Mit dieser Sprache zu spielen, das Hassnarrativ vom Great Replacement oder verwandten Theorien politisch ausbeuten zu wollen, bedeutet letztlich nichts anderes, als fremdenfeindlichen Terrorismus ideologisch zu befeuern.

    https://blog.nccr-onthemove.ch/wer-soll-hier-ausgetauscht-werden
    #Grand_remplacement #paranoïa #remplacement_culturel #remplacement_ethnique

    • Les articles cités dans par Marco Bitschnau dans l’article ci-dessus (publiés dans Die Schweizerzeit, que je connaissais pas, mais qui a bien l’air d’être un truc conservateur-xénophobe proche de l’UDC) :

      Die Schweiz wird « weg-migrationalisiert »

      Das Bundesamt für Statistik veröffentlichte diese Woche einen neuen Bericht über die Bevölkerungsstruktur der Schweiz. Immer mehr Menschen verfügten demnach über einen «Migrationshintergrund» – ganze 36 Prozent seien es insgesamt. Bei den unter sechs-Jährigen beträgt dieser Anteil gar über 50 Prozent! Doch das ist nur die halbe Wahrheit. De facto leben hierzulande noch viel mehr Menschen mit direkten, ausländischen Wurzeln.

      Der grosse Bevölkerungs-Austausch ist Realität. Während die Zahl der «Bio-Schweizer» kontinuierlich abnimmt, nimmt die Zahl der Personen mit ausländischem Hintergrund stark zu: In der Schweiz leben heute über 2,5 Millionen Menschen, die über 15 Jahre alt sind einen Migrationshintergrund haben – was einer Zunahme von über 50 Prozent zwischen 2003 und 2015 entspricht. Der Bevölkerungsanteil über 15 Jahre ohne Migrationshintergrund ist im gleichen Zeitraum von 70 auf 63 Prozent gesunken.

      Keine Trend-Umkehr in Sicht

      Alle Prognosen kommen zum selben Schluss: Es wird in Zukunft keine Trend-Umkehr geben, sind doch in den letzten 20 Jahren stets mehr Personen in die Schweiz eingewandert als ausgewandert. Das zeigt sich insbesondere bei Kindern: Je jünger die Kinder sind, desto eher gehören sie einem Haushalt mit Migrationshintergrund an. 54 Prozent der Kinder unter sechs Jahren lebten im Jahr 2015 in einem Haushalt mit Migrationshintergrund.

      Aber auch bei anderen Altersgruppen ist dieser Anteil überdurchschnittlich hoch: Bei den 31- bis 40-Jährigen hat fast jeder Zweite einen Migrationshintergrund (49 Prozent). Bei den 32-, 37- und 38-Jährigen hat sogar die Mehrheit einen Migrationshintergrund. Zum Vergleich: Bei den 61- bis 70-Jährigen sind es gerade mal 23 Prozent.

      Was heisst «Migrationshintergrund»?

      Bei diesen Erhebungen interessiert einen natürlich umgehend die Frage: Was bedeutet eigentlich «mit Migrationshintergrund»? Im ersten Moment mag man schätzen, diese Bezeichnung umfasse alle Personen mit mindestens einem ausländischen Elternteil. Doch weit gefehlt! Würde dieses Kriterium gelten, müsste das Bundesamt für Statistik von weit mehr als 2,5 Millionen Menschen berichten.

      Als Personen mit Migrationshintergrund werden nämlich eingestuft:

      Personen ausländischer Staatsangehörigkeit
      eingebürgerte Schweizer (ausser: die Person und deren Eltern wurden in der Schweiz geboren)
      gebürtige Schweizer mit Eltern, die beide im Ausland geboren wurden.

      Keinen Migrationshintergrund hat man laut Bundesamt für Statistik, wenn man:

      als Schweizer zur Welt gekommen ist und mindestens ein Elternteil in der Schweiz geboren wurde

      Was die Statistik verschweigt

      Sie merken es sofort, oder? Diese Kriterien verschleiern das ganze Ausmass der «Ver-Ausländisierung» oder «Weg-Migrationalisierung» der Schweiz – ohne dies zu werten. Ein in der Schweiz geborener und eingebürgerter Kosovo-Albaner, dessen ebenfalls eingebürgerter, kosovarischstämmiger Vater in der Schweiz geboren ist, hat laut Bundesamt für Statistik beispielsweise keinen Migrationshintergrund!

      Heiratet der eingebürgerte Neu-Schweizer nun wiederum eine in ihrem Heimatland aufgewachsene Kosovo-Albanerin (die zu ihm in die Schweiz zieht) und kriegt mit ihr ein Kind, das sie in der Schweiz grossziehen – dann wird dieses Kind in keiner Bundes-Statistik als «mit Migrationshintergrund» ausgewiesen, obwohl offensichtlich ist, dass es einen ausländischen Hintergrund hat.

      Als «ohne Migrationshintergrund» gelten zum Beispiel auch die Kinder, die ein Schweizer mit seiner ausländischen Partnerin – sei sie aus Thailand, Senegal, der Dominikanischen Republik oder der Ukraine stammend – gezeugt hat. Obwohl man es den Kindern nur schon optisch ansieht, dass sie einen fremden (Teil-)Hintergrund haben, werden sie vom Bund als «Bio-Schweizer» ohne Migrationshintergrund ausgewiesen, schliesslich ist mindestens ein Elternteil Schweizer oder hier geboren. Wie absurd ist das denn?

      Es liegt auf der Hand: Der Bund weist einen viel zu niedrigen Migrations-Anteil aus. Ob das wohl Absicht ist?

      Schweizer bald die Minderheit?

      Der grösste Anteil der in der Schweiz lebenden Ausländer kommt im Übrigen – noch! – aus Europa, nämlich zu 85 Prozent, wobei die italienischen Staatsbürger mit über 300‘000 die grösste Gruppe sind. Bereits sieben Prozent haben eine Staatsbürgerschaft eines asiatischen Landes – fünf Prozent haben einen Pass eines afrikanischen Staats, bei denen all die «Sans-Papiers» oder jene tausende Asylbewerber, die nicht wissen wollen, woher sie kommen, allerdings nicht eingerechnet sind.

      Die Statistik zählt übrigens über 60‘000 Personen «mit nicht bestimmbarem Migrationsstatus». In den vergangenen 25 Jahren ist logischerweise auch die Zahl der Einbürgerungen sprunghaft angestiegen – nicht weniger als 775‘000 Ausländer sind eingebürgert worden. Das ist mehr als die Einwohnerzahl des drittbevölkerungsreichsten Schweizer Kantons, des Kantons Waadt.

      Werden keine politischen Massnahmen getroffen, um die unkontrollierte Masseneinwanderung umgehend zu stoppen, kann es als unumkehrbare mathematische Realität betrachtet werden, dass die ethnischen Schweizer in wenigen Jahrzehnten zur Minderheit im eigenen Land geworden sind – mit allen damit verbundenen Konsequenzen.

      https://www.schweizerzeit.ch/cms/index.php?page=/news/die_schweiz_wird_wegmigrationalisiert-3116
      #Suisse #racisme #racines #racines_étrangères #démographie
      Théories qui se fondent sur une analyse des #statistiques sur le nombre de résident en suisse ayant des racines étrangères... et la question qu’ils se posent... les suisses seront bientôt une #minorité sur leur propre sol ?

    • Et ce titre... l’#africanisation de l’#Europe...
      Accompagné de cette image :


      Die Afrikanisierung Europas

      Die ehernen Gesetze der Demographie

      Die Demographie, die Wissenschaft über die Entwicklung der Bevölkerung, befasst sich mit ehernen, unumstösslichen, auf Jahrzehnte hinaus berechenbaren Entwicklungen. Sie zeigt: Die Afrikanisierung Europas ist in vollem Gang.

      Die «Schweizerzeit» im Gespräch mit dem Bevölkerungswissenschafter Dudo Erny

      Dudo Erny wurde 1953 in Kroatien geboren – damals zum «Vielvölkergefängnis Jugoslawien» gehörend. Als er zwölf war, übersiedelte seine Familie in die Schweiz, nachdem der Vater bei Sulzer in Winterthur im Jahr zuvor eine Stelle hatte antreten können. Ende der Siebzigerjahre erhielt er das Schweizer Bürgerrecht, worauf er als Fünfundzwanzigjähriger ohne Verzug für die Artillerie-RS in Monte Ceneri ausgehoben wurde. Später wurde er in die Kompanie der Sprachspezialisten umgeteilt.

      Dudo Erny studierte an der Universität Zürich Geographie. Einige Jahre unterrichtete er an der Kantonsschule Zug. Danach trat er eine Stelle bei einer Bank an. Heute betätigt er sich – keiner Partei verbunden – 
als freier Publizist. Sein 2015 im Eigenverlag erschienenes Buch «Das Verschwinden der Europäer» fand erhebliche Aufmerksamkeit – insbesondere auch bei «Schweizerzeit»-Lesern.

      Tragische Fehldiagnose

      Es gibt – eröffnet Dudo Erny das Gespräch – Politiker und Wirtschaftsführer, welche den angeblichen Mangel an Fachkräften in Europa als Desaster bezeichnen. Sie hüten sich allerdings, die Wurzel des Desasters zu zeigen: Europa hat viel zu wenig Kinder, viel zu wenig Nachwuchs. Den Glauben, dies könne mittels «Bevölkerungs-Austausch», mittels Masseneinwanderung von Afrikanern nach Europa wettgemacht werden, bezeichnet Dudo Erny als tragische Fehldiagnose.

      Eine Bevölkerung könne als stabil bezeichnet werden, wenn jede Frau statistisch gesehen 2,1 Kindern das Leben schenkt. Afrikanische Frauen haben – je nach Land – zwischen 5,5 und 6,5 Kinder. Daraus resultiert die Bevölkerungsexplosion.

      Europa entwickelt sich in Richtung Null. Durchschnittlich gebärt die europäische Frau 1,4 Kinder. Damit, so Dudo Erny, sei die Afrikanisierung Europas vorgezeichnet. Sie werde sich von Jahr zu Jahr beschleunigen. Wer glaube, dieser Entwicklung mit dem Bau von Windrädern begegnen zu können, beweise nur seine Blindheit für die Realität. Der massive Schwund der Völker Europas bei gleichzeitiger Masseneinwanderung aus Afrika werde den Untergang Europas bewirken. Und den Zeitpunkt des Untergangs könne man heute bereits berechnen. Die Schweiz werde zu Eritrea, Deutschland zur Türkei, die Niederlande zu Marokko, Frankreich zu Algerien.

      Kolonisierung und Gegenkolonisierung

      «Es gibt Zeitgenossen, welche Europa noch immer die kolonialistische Vergangenheit gegenüber Afrika vorwerfen. Sie sehen nicht, dass die Gegenkolonisation, die Afrikanisierung Europas, längst stattfindet und sich von Jahr zu Jahr beschleunigt», stellt Erny fest.

      Natürlich: Die nach Europa drängenden Afrikaner bedienen sich nicht an den Rohstoffen Europas, wie das Europa gegenüber den Afrikanern als Schuld angerechnet wird. Die Gegenkolonisierung habe die Ausbeutung der Sozialwerke in allen europäischen Ländern zur Folge.
      Wer ohne Scheuklappen rechne, stelle sofort fest: Die Sozialwerke der europäischen Staaten, auch jene der Schweiz, werden die Masseneinwanderung von Afrikanern nicht überleben. «Der Kollaps kommt weit früher, als man sich das heute vorstellt.» Die Europäer stünden – 
so wandelt Dudo Erny US-Präsident Trumps Slogan ab – vor der Frage: Europa first oder Afrika first?

      Im Moment sei die zweite Variante voll im Gang. Sie werde das Verschwinden der Europäer bewirken. Dazu werde versucht, Publizisten und Politiker, die solche Tatsachen präsentieren, des Rassismus oder zumindest des Populismus, zu bezichtigen.

      Mathematisch berechenbar

      Doch das, was abläuft, ist gemäss Dudo Erny eine mathematisch einwandfrei berechenbare Entwicklung: «Mathematische Zahlen sind demographische Fakten. Wenn die Frauen wie erwähnt in europäischen Ländern heute im Durchschnitt 1,4 Kinder zur Welt bringen, während afrikanische Frauen zwischen 5,5 und 6,5 Kinder gebären, dann ist klar zu berechnen, wie lange die Ressourcen Afrikas die Bevölkerungsexplosion in Afrika noch tragen können und wie sich das Ausweichen der Afrikaner in das sich entleerende Europa auswirken wird.»

      Im Jahr 2009 zählte die Welt 6,8 Milliarden Einwohner. Heute, nur acht Jahre später, sind es 7,5 Milliarden. Die Menschheit verschliesst die Augen ob der Tatsache, wie stürmisch die Bevölkerungsentwicklung die Welt verändert.

      Beispiel China

      China hat bekanntlich eine Familienplanung in Form der Ein-Kind-Familie durchgesetzt. Diese Tatsache ist bekannt. Nicht bekannt ist, dass nach der von oben befohlenen Einführung dieser Politik fünfzig Jahre verstrichen sind, bis das Bevölkerungswachstum zum Stillstand kam.

      Es gibt Zeitgenossen, die China heute eine Überalterung aufgrund dieser (bekanntlich vor kurzem gelockerten) Ein-Kind-Politik voraussagen. Die Voraussage ist richtig. Übersehen wird aber: China wird genau die Überalterung erleben, die in Westeuropa längst Tatsache ist. Überalterung kommt automatisch – wenn der Nachwuchs ausbleibt. Wer China heute Überalterung voraussagt, klammert aus, dass die Alternative zur Ein-Kind-Politik wohl schwere Hungersnöte gewesen wären.

      Ohne Bevölkerungsplanung, ohne deutliche Korrektur der Vielkind-Politik in Afrika, wird auch Europa nicht überleben können: In Europa müssen mehr, in Afrika deutlich weniger Kinder geboren werden.

      Hungersnöte

      Die Welt sieht sich gegenwärtig mit einer Hungersnot in Somalia konfrontiert. Die Medien verschweigen dabei allerdings, welcher Geburtenentwicklung Somalia ausgesetzt ist: Die somalischen Frauen gebären derzeit durchschnittlich 5,9 Kinder. Das bedeutet: Die Bevölkerung Somalias verdoppelt sich innert rund zwanzig Jahren. In Niger gebären die Frauen im Durchschnitt 6,6 Kinder. Damit verdoppelt sich dort die Bevölkerung innert achtzehn Jahren. Berechnet für den ganzen Kontinent, verdoppelt sich die afrikanische Bevölkerung innert 33 Jahren. Das bringt viele Länder an den Rand des Abgrunds.

      Wer glaubt, unausweichliche ökologische Katastrophen verhindern zu können, indem er für den Bau von Windanlagen eintritt, betreibt Schaumschlägerei. Die wahre Gefahr geht von der Bevölkerungsexplosion aus. Europa begünstigt sie, indem viel zu viele europäische Frauen auf Kinder verzichten, was dazu führt, dass politische Entscheidungsträger fälschlicherweise auf Masseneinwanderung setzen. Sowohl die Bevölkerungsexplosion in Afrika als auch die Masseneinwanderung nach Europa können die betroffenen Länder nicht verkraften.

      Noch 83 Jahre

      Noch trennen uns 83 Jahre von der nächsten Jahrhundertwende. Afrika wird dann drei Milliarden Menschen mehr zählen als heute, insgesamt 4,2 Milliarden. Glaubt jemand, man könne Afrikaner im Ausmass von Milliarden «exportieren»? Für 4,2 Milliarden Menschen werden die Ressourcen Afrikas nie und nimmer reichen. Ob diese heute oder erst in zehn Jahren erschöpft sind, ist unwesentlich.

      Entwicklungshilfe als Ausweg?

      Die Industrieländer versuchen, mittels Entwicklungshilfe die Bevölkerungsexplosion zu korrigieren. Die Entwicklungshilfe hat freilich nichts bewirkt. Ihre Befürworter haben sich höchstens den Vorwurf eingetragen, Neo-Kolonialisten zu sein.

      Schon heute leiden eine Milliarde Menschen auf der Welt Hunger. Vor allem Afrikaner. Ihre Zahl wird täglich grösser. Den Wettlauf zu gewinnen, ist unmöglich. Die Uhr steht nicht auf fünf vor zwölf. Sie rückt – wie der deutsche Bevölkerungswissenschafter Herwig Birg gesagt hat – bereits gegen vier.

      Wohlgemerkt – dies ist eine zentrale Feststellung Dudo Ernys: Würden heute einschneidende Korrekturmassnahmen getroffen, so träte eine spürbare Wirkung in etwa fünfzig Jahren ein. Aber niemand nimmt heute Korrekturen vor. Wer für sich glaubt, gewisse Seuchen würden die Bevölkerungsentwicklung irgendwann schon korrigieren, täuscht sich. Es ist zwar mit Seuchen zu rechnen. Ihr Einfluss auf die Bevölkerungsentwicklung dürfte aber marginal sein.

      Der Bevölkerungsüberschuss pro Tag beträgt derzeit 220 000 Menschen. Betroffen sind vor allem Afrika und Asien. Fordert eine Seuche 20 000 Tote – was durchaus beklagenswert wäre –, dann würde damit ein Tages-Bevölkerungsüberschuss um einen Zehntel verkleinert. Gäbe es heute keine lokalen Seuchen und Epidemien, würde der tägliche Bevölkerungsüberschuss auf rund 250 000 Menschen steigen.

      Diese Zahlen illustrieren, dass Katastrophen zwar unausweichlich eintreffen werden, dass sie die Bevölkerungsentwicklung aber kaum beeinflussen.

      Die Zahl 220 000 pro Tag berechnet sich aus den derzeit registrierten 130 Millionen Geburten und 50 Millionen Todesfällen pro Jahr. Das ergibt einen Jahresüberschuss von 80 Millionen – pro Tag also von 
220 000. Was uns die Hilfsindustrie dazu vorspiegelt, ist Utopie. Wer Willkommenskultur zelebriert, ist ein Illu-sionist.

      Nigeria als «Spitzenreiter»

      Allein in Nigeria beträgt der monatliche Bevölkerungsüberschuss 400 000 Personen. Welches Land ist – so fragt Dudo Erny – weltweit in der Lage, einen derartigen Überschuss aufzunehmen? Aber der Überschuss ist Tatsache. Was hat ein Land zu erwarten, das einer solchen Bevölkerungsexplosion ausgesetzt ist?

      Verhängnisvoll ist, dass selbst Politiker keine Ahnung haben, was auf sie zukommt. Wer jemanden fragt, wieviele Einwohner Afrika heute zählt und wieviel es in fünfzig oder hundert Jahren sein werden, trifft meist auf Kopfschütteln. Niemand glaubt, sich mit den tatsächlichen Entwicklungen auseinandersetzen zu müssen.

      Zudem ist in Afrika klar: Jene Familie, die eines ihrer fünf Kinder nach Europa bringen kann, ist saniert. Die den Ankömmlingen hier gewährte Sozialhilfe ist das Verhängnis für Europa. Solange der Sozialhilfe-Mechanismus so läuft wie heute, wird die Masseneinwanderung nicht gestoppt werden können. Der Anreiz, der von Europa ausgeht, ist weit stärker als die Angst vor Schleppern, vor der Mittelmeer-Überquerung und andern Gefahren. Solange Europa die Illusion aufrecht erhält, die Ankömmlinge seien Schutzsuchende, solange wird Europa ausgebeutet.

      https://www.schweizerzeit.ch/cms/index.php?page=/news/die_afrikanisierung_europas-3099
      #colonisation #contre-colonisation

      Et la #peur de quelques pays en particulier : la #Chine, le #Nigeria... le Nigeria le plus peuplé des pays africains...
      L’#Afrique, qui selon les calculs qui sont présentés dans l’article comptera, dans 83 ans, 3 milliards d’habitants
      #explosion_démographique #démographie

      Et la question qui est posée... pourra l’#aide_au_développement nous venir en aide ?

    • Et ce magnifique #graphique que j’avais déjà vu dans ma boîte-aux-lettres pour les campagnes de l’#UDC quand j’étais en Suisse...


      #manipulation (des statistiques)
      Et le texte qui l’accompagne...

      « Der grosse Austausch » ist Realität

      Voranschreitende Islamisierung und Zuwanderung

      Während die Politiker in Bundesbern intensiv darüber streiten, ob auch nur die geringste Begrenzung der Zuwanderung möglich ist, ohne geradezu irrational überhöhtes «Völkerrecht» oder die «heiligen Bilateralen» zu verletzen, verändert sich die Bevölkerungsstruktur der Schweiz rasant – und unumkehrbar. Es ist keine Frage mehr, ob die Schweizer zur Minderheit im eigenen Land werden. Die Frage ist nur, wann es so weit sein wird?

      Zu Beginn dieses Kommentars sei angemerkt, dass sämtliche fortfolgend aufgeführten Zahlen mit statistischen Quellen untermauert sind – die zuweilen einen beträchtlichen Recherchier-Aufwand erforderten. Gerade das Bundesamt für Statistik macht es Interessierten – mittels offensichtlich festzustellenden Verschleierungstaktiken – nicht immer einfach, aussagekräftigen Zahlen zu finden.

      Während die Zahl der «Bio-Schweizer» seit Jahren kontinuierlich abnimmt, steigt die Zahl der Personen mit ausländischem Hintergrund stark an – auch im Jahr 2016, für das der Bund eigentlich einen Rückgang der Nettozuwanderung vermeldet hat. 2016 erreichte die Zahl der Einwohner «mit Migrationshintergrund» ab 15 Jahren mit 2,6 Millionen einen neuen Höchststand. Heute haben 37 Prozent der gut sieben Millionen Erwachsenen in der Schweiz ausländische Wurzeln. Der Bevölkerungsanteil der über 14-Jährigen ohne Migrationshintergrund ist zwischen 2003 und 2015 von 70 auf 63 Prozent gesunken.

      Effektiv dürften es noch weit mehr Personen mit ausländischen Wurzeln sein. Um «Personen mit Migrationshintergrund» zu definieren, werden nämlich nur folgende Kategorien berücksichtigt: Personen ausländischer Staatsangehörigkeit, eingebürgerte Schweizer (ausser: die Person und deren Eltern wurden in der Schweiz geboren) und gebürtige Schweizer mit Eltern, die beide im Ausland geboren wurden. Dazu stellt sich die Frage, ob dem Bund, Kantonen und Gemeinden auch wirklich bei allen Personen die vollständigen Informationen vorliegen – was bezweifelt werden kann.

      Je jünger, desto ausländischer

      Keinen Migrationshintergrund hat laut Bundesamt für Statistik, wer als Schweizer zur Welt gekommen ist und von dem mindestens ein Elternteil in der Schweiz geboren wurde. Ein in der Schweiz geborener und eingebürgerter Kosovo-Albaner, dessen ebenfalls eingebürgerter, kosovarischstämmiger Vater in der Schweiz geboren ist, hat laut Bundesamt für Statistik beispielsweise keinen Migrationshintergrund. Es liegt auf der Hand, dass der Bund hier einen viel zu niedrigen Migrations-Anteil ausweist.

      Augenfällig ist: Je jünger die Kinder sind, desto höher der Anteil mit Migrationshintergrund. So lebten 54 Prozent der Kinder unter sechs Jahren im Jahr 2015 in einem Haushalt mit Migrationshintergrund. Für das Jahr 2016 schlüsselte das Bundesamt für Statistik bei Personen unter 15 Jahren gar nicht mehr auf, ob ein Migrationshintergrund vorhanden ist. Es ist lediglich noch festzustellen, dass der Anteil an unter 15-Jährigen, die über keinen Schweizer Pass verfügen, fast 27 Prozent umfasst – ein wesentlich höherer Wert als bei den über 15-Jährigen.

      Versucht das Bundesamt für Statistik zu vertuschen, dass der Migrationsanteil bei jüngeren Menschen überdurchschnittlich hoch ist? Die «Schweizerzeit» geht der Sache auf den Grund – die Anfrage beim Bundesamt für Statistik ist hängig.

      Im Übrigen sind auch bei Jahrgängen mittleren Alters die Personen mit Migrationshintergrund in der Mehrheit: So bei den 33-, 36-, und 39-Jährigen.

      Massenhafte Einwanderung

      Da in den letzten 20 Jahren stets mehr Personen in die Schweiz eingewandert als ausgewandert sind, leben immer mehr Migranten in der Schweiz. Von 1996 bis 2016 betrug die Nettozuwanderung (Zuwanderung minus Auswanderung) 1,15 Millionen Personen – würde man die Ausgewanderten nicht abziehen, wären es über 2,5 Millionen. Die ständige ausländische Wohnbevölkerung (Personen ohne Schweizer Pass) hat in der gleichen Zeitperiode um über 33 Prozent zugenommen (von 1,36 auf 2,05 Millionen).

      Nicht zu vergessen sind die Einbürgerungen, deren Zahl in den vergangenen 25 Jahren sprunghaft angestiegen ist. Nicht weniger als 775‘000 Ausländer sind in dieser Zeit eingebürgert worden. Das ist mehr als die Einwohnerzahl des drittbevölkerungsreichsten Schweizer Kantons, des Kantons Waadt.

      Keine Trend-Umkehr in Sicht

      Die Demographie – die Wissenschaft über die Bevölkerungsentwicklung – beruht auf unumstösslichen, auf Jahrzehnte hinaus mathematisch berechenbaren Entwicklungen. Wer sich mit der wirtschaftlichen, politischen und demographischen Entwicklung der Welt befasst, kommt unweigerlich zum Schluss: Der Einwanderungs-Druck auf die wohlhabenden Industriestaaten Europas wird anhalten. Eine Trend-Umkehr ist nicht in Sicht.

      Bevölkerungswissenschaftler, zum Beispiel der «Schweizerzeit»-Lesern bekannte Publizist Dudo Erny, rechnen vor, dass afrikanische Frauen – je nach Land – zwischen 5,5 und 6,6 Kinder gebären. Eine Bevölkerung entwickelt sich stabil, wenn jede Frau statistisch gesehen 2,1 Kindern das Leben schenkt. Die daraus resultierende Bevölkerungsexplosion ist für die meisten afrikanischen Staaten nicht zu stemmen, was einer der Hauptgründe ist, dass laut einer repräsentativen Umfrage jeder dritte Afrikaner südlich der Sahara auswandern will.

      Afrikanisierung…

      Der renommierte Soziologe Gunnar Heinsohn prognostiziert: Im Jahr 2050 werden 950 Millionen Menschen aus Afrika und den arabischen Staaten auswandern wollen. Kein Wunder! Denn laut Dudo Erny gebären die Frauen in Niger im Durchschnitt 6,6 Kinder. Damit verdoppelt sich dort die Bevölkerung innert achtzehn Jahren. Berechnet für den ganzen Kontinent, verdoppelt sich die afrikanische Bevölkerung innert 33 Jahren. Europa dagegen entwickelt sich in Richtung Null. Durchschnittlich gebärt die europäische Frau 1,4 Kinder.

      Abgesehen von der demographischen Entwicklung wird die Masseneinwanderung von allerlei Think-Tanks, NGO’s, Schleppern aber auch von EU-Politikern begrüsst und aktiv forciert. Das Ansinnen, die sinkende einheimische Bevölkerung durch Migranten zu ersetzen – ja auszutauschen –, ist bei Eliten weit verbreitet. Dass die Zuwanderung aus afrikanischen und arabischen Ländern für die Schweiz und Europa bisher ein massives Verlustgeschäft war und ein Grossteil der Migranten direkt in der Sozialhilfe landete, weil diese offensichtlich nicht zu den von der Wirtschaft angeblich so verzweifelt gesuchten «Fachkräften» gehören, scheint man zu ignorieren. Oder steckt Absicht dahinter?

      …und Islamisierung Europas

      Die neuste Studie des renommierten Pew Research Centers – veröffentlicht Ende November 2017 – offenbarte, dass die Islamisierung Europas gar noch schneller voranschreitet als die sich abzeichnende Afrikanisierung. Erstmals werden fundierte Projektionen veröffentlicht, welche die massiven Zuwanderungs-Ströme seit der Flüchtlingskrise 2014 / 2015 berücksichtigen, im Rahmen derer alleine Deutschland gegen zwei Millionen Menschen – die meisten davon Muslime – aufgenommen hat.

      Heute leben 25,8 Millionen Muslime in den 28 EU-Staaten sowie in der Schweiz und in Norwegen (4,9 Prozent der Gesamtbevölkerung). Alleine seit 2010 hat die Zahl der Muslime in Europa um 6,3 Millionen zugenommen (plus 32 Prozent). Einwanderer, die aus wirtschaftlichen oder familiären Gründen ganz legal nach Europa gekommen sind (Stichwort: Familiennachzug), trugen am stärksten zu diesem Wachstum bei.

      Drei Szenarien

      Das Pew Research Center zieht drei verschiedene Szenarien in Betracht, wie sich die muslimische Bevölkerung in Europa bis ins Jahr 2050 prozentual zur Gesamtbevölkerung entwickeln könnte. Im ersten und wohl unrealistischsten Szenario gehen die Forscher davon aus, dass die Migration in den nächsten 33 Jahren komplett versiegen wird. Selbst dann aber stiege die Zahl der Muslime europaweit von 4,9 auf 7,4 Prozent der Bevölkerung an. Für die Schweiz wird beim Szenario «keine Migration» eine Zunahme von 6,1 auf 8,2 Prozent (660‘000 Muslime) prognostiziert – was einem Plus von 34 Prozent entspricht.

      Die Gründe (ausgeführt von «NZZ Online»): Mit 2,6 Kindern pro Frau bringen Musliminnen in Europa im Durchschnitt etwa ein Kind mehr zur Welt als Nichtmusliminnen. Zudem sind die Muslime in Europa vergleichsweise jung und haben darum noch viele Lebensjahre vor sich. Die Gesamtbevölkerung Europas ist überaltert und im Begriff zu schrumpfen.

      Schweiz: Doppelt so viele Muslime bis 2050?

      Das zweite Szenario geht von einer anhaltenden legalen Migration, aber von einem Ende der hohen Flüchtlingsströme der letzten Jahre aus. Dieses berechnet einen Anstieg der muslimischen Bevölkerung in der Schweiz auf 10,3 Prozent bis 2050 (1,14 Millionen Muslime). Das dritte Szenario rechnet einen konstant hohen Flüchtlingsstrom auf dem Niveau von 2014 bis 2016 hinzu – was im Vergleich zu heute europaweit eine Verdreifachung des muslimischen Bevölkerungsanteils zur Folge hätte. Auf die Schweiz bezogen bedeutet das eine Zunahme auf 12,9 Prozent – ein Plus von 111 Prozent auf 1,52 Millionen Muslime.

      Welches dieser Szenarien am ehesten zutrifft, ist ungewiss. Mit an Sicherheit grenzender Wahrscheinlichkeit kann allerdings ausgeschlossen werden, dass die Migration komplett nachlassen wird – und auch dann wird die muslimische Bevölkerung in der Schweiz und Europa massiv ansteigen. Es sei denn, die politischen Mehrheiten ändern sich… Im Übrigen wird für Deutschland – der Merkel’schen Willkommenskultur sei Dank – mitunter der grösste Zuwachs an Muslimen prognostiziert: Auf bis zu 20 Prozent der Gesamtbevölkerung.

      Islamisierung schon heute Realität

      Unabhängig davon ist die Ausbreitung des Islam – und mit ihm verbunden des mit unserem Rechtsstaat in vielerlei Hinsicht nicht kompatiblen politischen Islam – in der Schweiz schon heute Realität. Das äussert sich dann in Schweizer Primarschulen mit überproportionalem Ausländer- und Muslim-Anteil darin, dass die Schulweihnachten in «Jahresendfeiern» umgewandelt werden und auf Weihnachtskrippen und Weihnachtsbäume verzichtet wird.

      Die Ausbreitung des Islam zeigt sich aber auch in anderer Form. Wussten Sie zum Beispiel, geschätzte Leserinnen und Leser, dass der Name Mohammed in seinen verschiedenen Formen im Jahr 2016 schon auf Platz 51 der beliebtesten Knaben-Vornamen der Schweiz rangierte? In einigen englischen und französischen Städten belegt dieser Vorname, nebenbei bemerkt, bereits seit Jahren den ersten Platz.

      Und was macht Bundesbern? Von Massnahmen, welche einheimische Familien entlasten würden – auch um die Geburtenrate der einheimischen Bevölkerung zu steigern –, keine Spur. Von Massnahmen gegen die Ausbreitung des radikalen Islam in der Schweiz – der sich unter anderem in der erzwungenen Gesichtsverhüllung bei Frauen äussert – ebenfalls keine Spur. Vor wenigen Tagen präsentierte der Bundesrat seine Haltung zur Volksinitiative «Ja zum Verhüllungsverbot» – er lehnt die Initiative mit fadenscheinigen Begründungen ab.

      Schläft Bundesbern weiter?

      Zwar kündigte Bundesrätin Sommaruga Anfang Dezember einen Aktionsplan mit 26 Massnahmen «gegen Extremismus und Radikalisierung» an. Die zentralsten Fragen – wie die Einwanderung von radikalen Islamisten zu stoppen und deren sofortige Ausweisung einzuleiten ist – werden in diesem vor schönen Phrasen und hehren Absichten strotzenden Papier nicht einmal gestreift.

      Eines ist sicher: Leitet die Politik nicht sofort Massnahmen zur Begrenzung der Zuwanderung ein, verschärft sie die Einbürgerungs-Kriterien nicht und verschläft sie es weiterhin, klare Kante gegen den Islamismus zu zeigen, wird sich die Bevölkerung der Schweiz in zwanzig bis dreissig Jahren in Werten und Charakter grundlegend verändern. Ist das dann noch ein Land, das wir Eidgenossen unsere Heimat nennen können?

      #projections #islam #religion #projections_démographiques

      Donc, double tendance : africanisation et #islamisation du pays...

  • The map that shows what the world REALLY looks like: Japanese design flattens the Earth to show how big landmasses and oceans really are

    A Japanese architect has created what may be the most accurate map of the world. #Hajime_Narukawa used a new map (main) making method called AuthaGraph that divides the globe into 96 triangles, transfers them a tetrahedron and unfold it to be a rectangle - all while keeping the landmasses and seas proportioned.


    https://www.dailymail.co.uk/sciencetech/article-3894600/The-map-shows-world-REALLY-looks-like-Japanese-design-flattens-Earth-bi
    #cartographie #visualisation #projections #Japon #eau #terre
    cc @reka @fil

  • La recette des Planètes de papier
    https://visionscarto.net/la-recette-des-planetes-de-papier

    Ces planètes de papier ont été conçues pour la conférence D3.js de San Francisco, en septembre 2017, où elles ont été testées par un public d’informaticien·nes qui ont pu tester ainsi leur maîtrise du « couper/coller ». Rien de tel que ces manipulations manuelles pour comprendre la façon dont fonctionnent les #Projections cartographiques, et ressentir de combien elles diffèrent de la vraie forme du globe. Voici une recette pour les reproduire, et des fichiers PDF à télécharger si vous souhaitez les imprimer (...)

    #Billets

    / Projections

  • Repenser les cartes à l’heure du Web

    Lien vers le fil Twitter des journées : https://t.co/vfpYiJto5b

    Site des journées : https://cartesduweb.sciencesconf.org

    Supports des présentations : https://cartesduweb.sciencesconf.org/resource/page/id/9

    Lien vers le site du projet gFLOWIZ geographic Flows Vizualisation https//tinyurl.com/gflowiz/

    #cartesduweb #geoweb #gflowiz #cartes #IDGEO #projections #critique #pouvoir #intention

  • La projection papillon de Murphey
    https://visionscarto.net/la-projection-papillon-de-murphey

    Titre : La projection papillon de Murphey Auteur : Rhoads Murphey (1919-2012) Date de création : Inconnue. J’ai trouvé cette image dans le livre de William Bunge, Theoretical Geography (1966), page 51, où elle est décrite comme « une projection radicalement interrompue, inventée par Rhoads Murphey du département de géographie de l’université de Washington ». On voit qu’elle est composée de huit octants réguliers, dessinés avec une projection azimutale équivalente centrée au milieu de chaque face, et (...)

    #Collection_cartographique

    / #Projections

  • La projection Equal-Earth
    https://visionscarto.net/la-projection-equal-earth

    Titre : La projection Equal-Earth Auteurs : Bojan Šavrič, Bernhard Jenny et Tom Patterson Date de création : Août 2018 Mots-clés : #projections #d3.js Apparition : International Journal of Geographical Information Science Cette projection est née d’une frustration de cartographes. Fin mars 2017, les écoles publiques de Boston (Massachussetts) annonçaient vouloir sortir des représentations de Mercator pour les cartes du monde ; entreprise plus que louable, mais l’affaire était gâtée par le choix (...)

    #Collection_cartographique

    / #Projections

  • Lundi matin sur visionscarto.net - Philippe Rivière a réalisé un assemblage de la carte d’Urbano Monte, qui est l’un des premiers, et certainement l’un des plus extraordinaires, planisphères de l’histoire.

    Dessinée à la main, en 1587, elle forme un Atlas de 60 feuilles dont seuls deux exemplaires existent au monde,

    Nous vous proposons de la découvrir ci-dessous, en choisissant dans le menu la projection qui vous sied, et, avec la souris, l’angle de vue.

    En français
    https://visionscarto.net/urbano-monte-fr

    In english
    https://visionscarto.net/urbano-monte

    En español
    https://visionscarto.net/el-mapa-de-urbano-monte

    L’ensemble des planches ont récemment été numérisé par la collection David Rumsey - https://www.davidrumsey.com

  • Cartographie : comment mettre le monde à plat ?
    https://www.franceculture.fr/emissions/la-methode-scientifique/la-methode-scientifique-du-jeudi-12-avril-2018

    c’est maintenant

    En quoi l’invention de la #cartographie est-elle multiple ? Est-il possible d’identifier les premières cartes de l’humanité ? Comment l’Homme s’est il représenté le monde à travers les époques ? Pourquoi est-il nécessaire de replacer systématiquement une carte dans son contexte ?

    Intervenants

    Gilles Palsky
    Professeur de géographie à Paris I-Panthéon Sorbonne.
    Claude Brezinski
    Professeur émérite en mathématiques à l’Université Lille 1

  • Les projections hyperelliptiques de Waldo Tobler
    https://visionscarto.net/projections-hyperelliptiques

    Né en 1930, mort le 20 février 2018, Waldo R. Tobler était une des grandes figures américaines de la géographie. Il est surtout connu pour sa « première loi de la géographie » :​Tout interagit avec tout, mais deux objets proches ont plus de chances de le faire que deux objets éloignés. » Il fut, au cours de sa carrière de chercheur et d’enseignant à l’université du Michigan, puis à l’université de Californie à Santa Barbara, l’un des pionniers de l’informatisation de la cartographie, et contribua à l’étude (...)

    #Billets

  • Cartographie artistique : recettes créatives pour éplucher une orange - David M. Swart - Visionscarto
    https://visionscarto.net/cartographie-artistique-recettes

    En tant que mathématicien, j’adore les oranges car ce sont des sphères dont on peut faire des épluchures d’une seule pièce et les aplatir sur la table pour créer des formes géométriques aussi attrayantes que cette étoile à cinq branches ou cette élégante spirale. Si on les assemble, on peut même créer un chouette motif floral.

    du #fun avec les #projections

  • L’atlas uniprojectionnel de Joseph-Victor Barbier : une utopie cartographique, par Alexandre Chollier
    https://visionscarto.net/atlas-uniprojectionnel-barbier

    À l’automne 1895, c’est ainsi un géographe au faîte de son activité intellectuelle qui écrit à Reclus. Cette lettre paraît à Nancy dans le Bulletin de la Société de géographie de l’Est. Au vu de son importance, je la retranscris en entier

    #Précurseurs #Atlas #Projections #histoire #utopie

  • Planisphère physique où l’on voit du pôle septentrional ce que l’on connoit de terres et de mers, avec les grandes chaînes de montagnes qui traversent le globe... / par Philippe Buache | 1752
    http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b84914875

    L’Hémisphère Supérieur du Globe enfermé par l’Equateur, est suivant les règles des #projections ; mais on n’a pas cru devoir les suivre pour l’Hémisphère Inférieur parceque cela auroit rendu les Terres trop différentes de ce qu’elles paroissent ordinairement

    Sur Buache #cartographe du Roy, lire
    http://www.persee.fr/doc/dhs_0070-6760_1971_num_3_1_963