• La Grecia dei campi, l’Europa degli hotspot

    #Diavata refugee camp, sette chilometri nella periferia nord di Salonicco. Uno dei tre militari di guardia all’ingresso si avvicina, indicando un gruppo di ragazzi siriani fuori dalla tenda: “tutti questi vogliono andare in Europa, non stare in Grecia, ma l’Europa non li lascia passare”. L’Europa, dopo la chiusura della rotta balcanica e la pressione dell’UE sulla Grecia affinché registri tutte le persone che arrivano via mare, si è fatta decisamente più distante. Per i migranti, prima di tutto, per i quali la Grecia non è l’Europa che si aspettano; e per i cittadini greci stessi, che assistono alla presenza crescente di agenzie europee negli spazi-frontiera del Paese dispiegate per controllare che la polizia nazionale non lasci passare sul territorio migranti in transito senza identificarli e bloccarli. Diavata, dove attualmente vivono 2500 persone, è uno dei 51 refugee camps greci, aperti nei primi mesi di quest’anno dove sono stati trasferiti, tra gli altri, dopo lo sgombero di Idomeni, donne, uomini e bambini che erano rimasti bloccati in seguito alla chiusura della frontiera.


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