• Il rafforzamento dell’esternalizzazione delle migrazioni

    Mentre esponenti del Governo e del parlamento italiano criticano in modo irresponsabile il governo tedesco per il finanziamento delle ONG che salvano i migranti nel mare, evocando invasioni e complotti (La bordata della Lega alla Germania: “Ci invase con le armi, ora coi migranti” – la Repubblica), segno dell’incapacità politica e di una campagna elettorale europea già iniziata, il Consiglio europeo dei ministri dell’interno si è riunito ieri per discutere dei regolamenti del Patto Asilo da adottare e dell’unica misura su cui tutti i paesi sono d’accordo, ovvero l’esternalizzazione del governo migratorio per fermare le partenze e contenerle nei paesi di transito del mediterraneo meridionale.

    E poco dopo Piantedosi a Palermo, incontra ministri di Libia e Tunisia – Notizie – Ansa.it, segno di come al Governo italiano, senza accordi con gli altri paesi europei sui movimenti secondari, la riforma del regolamento di Dublino, la ricollocazione dei migranti, non resti altro che sperare nella buona volontà dei governi più o meno democratici del Mediterraneo meridionale, di cooperare nel fermare le partenze. Il governo italiano sceglie di affidarsi agli autocrati e alle loro richieste di denaro, esponendosi ai loro ricatti.

    Mentre ci sarebbe l’unica soluzione seria e lungimirante, ma intrattabile per i sovranisti che nutrono la paura dell’altro: investire finalmente in modo strutturale sull’accoglienza e l’integrazione dignitosa per lo stesso sviluppo sostenibile dell’Italia (demografico, economico e sociale, interculturale) con canali migratori regolari per chi scappa da guerre e calamità, e per motivi di lavoro. Si tratterebbe di investire in Italia e per l’Italia, mentre con coerenza si dovrebbero cambiare in modo strutturale le relazioni commerciali e di investimento predatorie e a sostegno delle guerre che causano le migrazioni, investendo di più nella cooperazione allo sviluppo (home – campagna 070 e Home page – ECG Project (focsiv.org).

    Abbiamo tradotto in italiano il “discussion paper” della Presidenza spagnola del Consiglio europeo (vedi più avanti) che propone il seguente modello preventivo di esternalizzazione.

    Dopo avere ricordato la sfida della lotta alla migrazione irregolare nelle diverse rotte, tra cui quella del Mediterraneo centrale con la recente crisi in Lampedusa, la Presidenza indica la necessità di rafforzare la dimensione migratoria esterna basata, “in maniera decisa e continuativa, su una stretta e permanente collaborazione con i principali Paesi di transito e di origine dei migranti”, in modo da superare lo stato reattivo di “gestione della crisi” ricorrente.

    Ma tutto ciò senza chiedersi con chi si tratta: autocrati o democrazie? Senza perlopiù considerare che i paesi del Sud soffrono di una instabilità strutturale per cui è difficile presumere una continuità di medio-lungo periodo. A meno che non si voglia sostenere finanziariamente e in modo continuo la stabilità di governi autoritari.

    Il discussion paper ricorda che “le misure sono ben note: una combinazione coordinata di assistenza allo sviluppo per combattere le cause profonde della migrazione, la lotta contro il contrabbando di migranti, lo sviluppo di percorsi legali come alternativa alla migrazione illegale e una politica di riammissione e rimpatrio.”

    Ma ancora una volta non c’è profondità nell’analisi delle cause strutturali che portano alla migrazione e che dipendono da politiche economiche e di sicurezza e comportamenti contraddittori dell’Europa. Cosa possiamo cambiare in Europa per non contribuire a far crescere le disuguaglianze internazionali? Questa sarebbe la domanda giusta da porsi.

    La Presidenza spagnola afferma che “dobbiamo orientarci verso un “modello preventivo” in cui forniamo risposte strutturali a problemi strutturali. L’accento deve essere posto sulla prevenzione delle partenze irregolari… per ridurre il numero di partenze irregolari”. Per questo ci vuole una “una cooperazione con i Paesi di origine e di transito, che comprenda almeno i seguenti elementi: … un senso di responsabilità condivisa, con entrambe le parti che lavorano insieme per raggiungere obiettivi percepiti come reciprocamente vantaggiosi. Una fiducia reciproca costruita nel tempo attraverso l’ascolto attivo delle esigenze dei nostri partner e i contatti regolari a tutti i livelli. Una enfasi sulla cooperazione operativa congiunta e regolare, tra cui, ad esempio, pattuglie congiunte, centri operativi congiunti e scambio di informazioni operative finalizzato a smantellare le reti di traffico di persone e di contrabbando nei Paesi di origine e di transito, accompagnati da maggiori sforzi per combattere queste organizzazioni criminali sul territorio europeo. La cooperazione deve essere sostenuta nel tempo e prevedibile, indipendentemente dagli arrivi. Essa dovrebbe includere assistenza materiale, sostegno finanziario e operativo, nonché il rafforzamento delle capacità.”

    Al solito tutto viene ridotto alla cooperazione nel campo della sicurezza dopo aver invece ricordata la necessità di risposte strutturali a problemi strutturali. Non vengono mai menzionati i problemi strutturali riguardo la difesa ed emancipazione dei diritti umani e per la democrazia, la riduzione delle disuguaglianze, la mitigazione e adattamento al cambiamento climatico. In effetti il testo si rivolge ai ministeri degli interni e quindi di per sé è settoriale e limitato, ma proprio per questo non può essere una risposta strutturale. E’ indispensabile assumere l’approccio di coerenza delle politiche (La coerenza delle politiche per le migrazioni e lo sviluppo sostenibile – Focsiv)

    Infine, non può mancare la questione finanziaria, con quanti e quali risorse sosterremo l’esternalizzazione del governo delle migrazioni? In tal caso il discussion paper chiede un aumento dei “fondi a sostegno della gestione delle frontiere dei Paesi di origine e di transito o la loro lotta contro il traffico di esseri umani o il contrabbando” per “progetti migratori con un reale impatto operativo”, così come un maggiore “ruolo delle agenzie dell’UE nei Paesi terzi, in particolare quello di Frontex, … con i Paesi partner”, e una “maggiore flessibilità nel processo decisionale e un maggior contributo degli Stati membri nell’attuazione dei progetti”.

    C’è poco da fare, l’esternalizzazione con l’esportazione di Frontex non può non essere considerata dai paesi partner come una misura neocoloniale per salvaguardare gli interessi europei, mentre continua la pressione ad aumentare i fondi per la sicurezza a danno di altri capitoli di bilancio europeo nell’attuale revisione a medio termine.

    Tutto ciò mentre si stimano 2500 morti nel Mediterraneo nel 2023, fino ad oggi (Onu, da gennaio a settembre 130mila migranti in Italia – Ultima ora – Ansa.it). Solo questo dato imporrebbe una grande operazione europea di salvataggio ma siamo troppo immersi e morti noi nell’indifferenza, e i nostri governi preferiscono continuare in una politica fallimentare e tragica.

    La dimensione esterna della migrazione. Da un modello reattivo a un modello preventivo.

    INTRODUZIONE

    Negli ultimi anni, le pressioni migratorie e di asilo hanno evidenziato l’importanza della dimensione esterna nella gestione dei flussi verso l’UE. L’aumento degli arrivi in seguito alla guerra in Siria nel 2015, la situazione nel Mediterraneo centrale nel 2016, nel Mediterraneo occidentale nel 2018, sulla costa atlantica nel 2020, la strumentalizzazione da parte della Bielorussia nel 2021 e il massiccio spostamento di persone in seguito all’aggressione russa in Ucraina dall’inizio del 2022 sono buoni esempi.

    Anche la rotta atlantica ha visto un aumento significativo degli arrivi negli ultimi mesi a causa dell’instabilità che sta attraversando il Senegal. La pressione migratoria sulla Grecia e su Cipro continua ad aumentare, sia attraverso le rotte marittime che terrestri e, nel caso di Cipro, attraverso le aree occupate, come avviene anche per le altre rotte terrestri. In questo contesto, è essenziale assicurare un’attuazione rapida ed efficiente dei Piani d’azione presentati per le rotte interessate, tra cui una rapida adozione del Piano d’azione per la rotta del Mediterraneo orientale.

    Inoltre, la guerra in Sudan, il colpo di stato in Niger e le catastrofi naturali in Marocco e in Libia potrebbero avere ulteriori gravi conseguenze migratorie per l’Unione Europea e i suoi Stati membri.

    Il picco della crescente pressione migratoria su tutte le rotte si è recentemente concentrato in Italia. La rotta del Mediterraneo centrale, che ha subito un forte aumento degli arrivi di migranti irregolari, in gran parte a causa dei problemi interni della Tunisia, nelle ultime settimane ha subito una situazione critica a Lampedusa, con l’arrivo di migliaia di migranti irregolari concentrato in pochi giorni.

    Queste prospettive desolanti ci ricordano la necessità di continuare a impegnarci per rafforzare la dimensione esterna della migrazione, in particolare la sfida della lotta alla migrazione irregolare. Per poter rispondere in modo più efficace alle situazioni critiche che possono presentarsi (come quella recente di Lampedusa). Ma anche, essenzialmente, per poterle prevenire, impegnandosi per una dimensione migratoria esterna basata, in maniera decisa e continuativa, su una stretta e permanente collaborazione con i principali Paesi di transito e di origine dei migranti.

    VERSO UN “MODELLO PREVENTIVO” NELLA RISPOSTA CONTRO L’IMMIGRAZIONE IRREGOLARE

    Per quanto riguarda le sfide migratorie, gli sforzi compiuti dall’Unione europea e dai suoi

    Stati membri sono stati di natura eminentemente reattiva, dando talvolta l’impressione che l’Unione si trovi in uno stato di “gestione della crisi” ricorrente.

    L’aumento sostenuto dei flussi migratori verso l’UE negli ultimi decenni, e la sofferenza umana associata a questo fenomeno, dovrebbero incoraggiarci a continuare a migliorare la nostra gestione della migrazione. In particolare, la prevenzione della migrazione irregolare è un’area in cui l’UE e i suoi Stati membri hanno un notevole margine di miglioramento.

    La Presidenza spagnola crede fermamente nella necessità di rafforzare la dimensione esterna per affrontare le sfide migratorie che l’Unione condivide con altri continenti e paesi. La cooperazione con i Paesi di origine e di transito per prevenire la migrazione irregolare è l’unica risposta efficace e umana in questo settore.

    Le misure sono ben note: una combinazione coordinata di assistenza allo sviluppo per combattere le cause profonde della migrazione, la lotta contro il contrabbando di migranti, lo sviluppo di percorsi legali come alternativa alla migrazione illegale e una politica di riammissione e rimpatrio.

    I flussi migratori irregolari sono determinati da cause strutturali (instabilità politica ed economica, crescita demografica, povertà, cambiamento climatico, disuguaglianze sociali), a cui si aggiungono cause a breve termine (colpi di Stato, pandemie, disastri naturali, ecc.).

    La Presidenza spagnola ritiene che la nostra crescente capacità di reazione debba essere integrata da uno sforzo permanente e ancora maggiore per prevenire i flussi irregolari. Dobbiamo orientarci verso un “modello preventivo” in cui forniamo risposte strutturali a problemi strutturali. L’accento deve essere posto sulla prevenzione delle partenze irregolari. Non si tratta di sfumature, ma di un cambiamento radicale del nostro approccio alla migrazione.

    Non c’è dubbio che l’UE e i suoi Stati membri stiano compiendo sforzi preventivi, ma non sono sufficienti per affrontare la sfida che abbiamo di fronte. Questo è ciò che chiedono i nostri partner, i Paesi d’origine e di transito su tutte le rotte migratorie verso l’UE.

    Questo “modello preventivo”, che mira a ridurre il numero di partenze irregolari e quindi le tragedie umane derivanti dal rischio a cui le reti criminali espongono i migranti, molti dei quali sono vulnerabili, porterebbe a un controllo più efficace e a una maggiore resilienza delle frontiere esterne e a una minore pressione nell’area interna.

    Un solido “modello preventivo”, guidato dall’UE nel suo complesso e dai suoi Stati membri,

    dovrebbe essere caratterizzato da una cooperazione con i Paesi di origine e di transito, che comprenda almeno i seguenti elementi:

    - Un senso di responsabilità condivisa, con entrambe le parti che lavorano insieme per raggiungere obiettivi percepiti come reciprocamente vantaggiosi.
    – Fiducia reciproca costruita nel tempo attraverso l’ascolto attivo delle esigenze dei nostri partner e i contatti regolari a tutti i livelli.
    - Enfasi sulla cooperazione operativa congiunta e regolare, tra cui, ad esempio, pattuglie congiunte, centri operativi congiunti e scambio di informazioni operative finalizzato a smantellare le reti di traffico di persone e di contrabbando nei Paesi di origine e di transito, accompagnati da maggiori sforzi per combattere queste organizzazioni criminali sul territorio europeo.
    - La cooperazione deve essere sostenuta nel tempo e prevedibile, indipendentemente dagli arrivi. Essa dovrebbe includere assistenza materiale, sostegno finanziario e operativo, nonché il rafforzamento delle capacità.

    FINANZIANDO IL “MODELLO PREVENTIVO” PER LA MIGRAZIONE IRREGOLARE

    Affinché questo “modello preventivo” possa funzionare, deve essere sostenuto con risorse sufficienti a sviluppare la cooperazione preventiva in materia di migrazione con un reale impatto operativo nei Paesi di origine e di transito.

    È indubbio che i fondi disponibili per la migrazione esterna (NDICI, Assistenza per la preadesione, Fondo per l’asilo, la migrazione e l’integrazione, Strumento per la gestione delle frontiere e dei visti, Fondo per la sicurezza interna, ecc.) permettono di finanziare un gran numero di progetti operativi legati alla migrazione.

    Tuttavia, vi sono margini di miglioramento per quanto riguarda la quantità e la durata dell’utilizzo di questi fondi a sostegno della gestione delle frontiere dei Paesi di origine e di transito o la loro lotta contro il traffico di esseri umani o il contrabbando, anche in termini di beneficiari. Questi aspetti sono di maggiore interesse per i nostri partner.

    Va inoltre sottolineato che tutte le rotte e i progetti meritano e necessitano di attenzione e

    (come sottolineato in precedenza) che la nostra cooperazione deve essere sostenuta nel tempo e prevedibile, indipendentemente dagli arrivi.

    In linea con quanto detto, le delegazioni dell’UE dovrebbero probabilmente dedicare maggiore attenzione a progetti migratori con un reale impatto operativo, che dovrebbe essere una delle loro priorità.

    Il controllo delle frontiere esterne non è efficace se le azioni si limitano al territorio dell’UE. Di conseguenza, il ruolo delle agenzie dell’UE nei Paesi terzi, in particolare quello di Frontex, dovrebbe rafforzare il loro impegno (operativo) con i Paesi partner, in linea con le relazioni generali dell’UE con questi Paesi.

    Infine, secondo la Presidenza, altri aspetti essenziali per lo sviluppo di un vero e proprio

    “modello preventivo” sono una maggiore flessibilità nel processo decisionale e un maggior contributo degli Stati membri nell’attuazione dei progetti.

    In considerazione di quanto sopra, la Presidenza propone un dibattito per consentire ai Ministri di ascoltare l’Italia sulla recente situazione a Lampedusa, nonché sulle misure adottate e attuate, compreso il piano d’azione annunciato dalla Commissione. E, anche di esprimere le loro opinioni sulla dimensione esterna dell’UE in materia di migrazione e sui miglioramenti di cui necessita per essere più efficace e preventiva.

    A questo proposito, si propongono le seguenti domande per la discussione:

    - Per affrontare gli arrivi irregolari nell’UE, soprattutto quelli che avvengono in mare, quali elementi ritenete essenziali per un efficace “modello preventivo “dell’UE e dei suoi Stati membri nella lotta all’immigrazione irregolare?
    – Quali aspetti dovrebbero essere prioritari per un adeguato finanziamento di un “modello preventivo” in tutte le rotte (incentrato sull’agire in anticipo rispetto agli arrivi illegali alle frontiere esterne dell’UE)?

    https://www.focsiv.it/il-rafforzamento-dellesternalizzazione-delle-migrazioni

    #migrations #asile #réfugiés #externalisation #sécurité #Frontex #néocolonialisme

  • Existe-t-il des #terrains_hostiles aux #chercheuses ?

    Les chercheuses font face à de véritables problématiques de terrain dans le cadre de leurs recherches. Du monde militaire en passant par le monde politique, quelles stratégies doivent-elles adopter pour mener au mieux leurs études en dépit des #risques encourus sur le terrain ?

    Avec

    – Marielle Debos Chercheuse à l’Institut des Sciences sociales du Politique et maître de conférences en sciences politiques à Paris-Nanterre
    – Ioulia Shukan Spécialiste de l’Ukraine, maîtresse de conférences en études slaves à l’Université Paris Nanterre et chercheuse à l’Institut des Sciences sociales du Politique et associée au Centre d’études des mondes russe, caucasien et centre-européen
    - Camille Abescat Doctorante en sciences-politique au sein du Centre de recherches internationale de Sciences Po

    C’est un post sur un réseau social qui nous a alerté la semaine dernière sur la publication dans la revue « Critique internationale » d’un vade-mecum intitulé « Genre, sécurité et éthique. Vade-mecum pour l’enquête de terrain. » (https://www.cairn.info/revue-critique-internationale-2023-3-page-59.htm) Son autrice, #Marielle_Debos, spécialiste de politique en Afrique, l’avait tout d’abord destiné à ses étudiantes. Elle s’interroge sur les risques que prennent les chercheuses sur le terrain et la #responsabilité que ces dernières ont vis-à-vis de leurs interviewées.

    Notre deuxième invitée, Camille Abescat, rend sa thèse sur les députés jordaniens cette semaine. Enfin, Ioulia Shukan, spécialiste de l’Ukraine et la Biélorussie, évoquera le changement de nature de son terrain devenu lieu de guerre, qui, comme toutes les chercheuses spécialisées de cette région, a été énormément sollicitée par les médias tout en ayant de plus en plus de difficultés à enquêter pour renouveler ses approches.

    https://www.radiofrance.fr/franceculture/podcasts/le-temps-du-debat/existe-t-il-des-terrains-hostiles-aux-chercheuses-6589647

    #podcast #audio #terrain_de_recherche #recherche_de_terrain #terrain #recherche #femmes

    ping @_kg_

    • #Genre, #sécurité et #éthique. Vade-mecum pour l’enquête de terrain

      Les questions concrètes et matérielles que l’on se pose sur le terrain ne sont pas détachées des questions théoriques, méthodologiques et éthiques. L’article est composé de deux parties : la première est une introduction sur le genre, la sécurité et l’éthique dans les relations d’enquête, la seconde est un vade-mecum qui donne des conseils pour se protéger et protéger les enquêté·es, en mettant l’accent sur les #violences_sexistes et sexuelles. Je défends l’idée que les chercheuses peuvent réinventer une manière de penser et de faire du terrain, entre injonctions paternalistes à la #prudence et déni des difficultés rencontrées. La sécurité, en particulier celle des femmes et des #minorités, sur le terrain et à l’université suppose aussi une réflexion sur les effets de la #précarité et la persistance de #normes (sexisme, #fétichisation des terrains à risques, idéalisation de l’#immersion_ethnographique) qui peuvent les mettre en danger.

      https://www.cairn.info/revue-critique-internationale-2023-3-page-59.htm
      #vademecum #vade-mecum #violences_sexuelles #VSS #paternalisme

    • #BADASSES : Blog d’Auto-Défense contre les Agressions Sexistes et Sexuelles dans l’Enquête en Sciences sociales

      Manifeste

      « Les anthropologues ne se font pas violer ou harceler, les femmes si » (1)
      Moreno, 1995

      C’est ce qu’écrivait Eva Moreno dans un article témoignant du viol qu’elle a subi lors d’une enquête de terrain vingt ans auparavant. Ne nous méprenons pas : la date n’explique rien. Aujourd’hui encore, les violences sexistes et sexuelles s’immiscent dans la relation d’enquête. Sans grande surprise, la fonction de chercheureuse ne nous protège pas. C’est parce que femme, ou minorité de genre, qu’on est harcelé·e, agressé·e, violé·e ; et en tant que chercheureuse et sur notre espace de travail que cela arrive.

      Loin d’être anecdotiques, les violences sexistes et sexuelles dans l’enquête, tout comme dans l’ESR, sont pourtant invisibilisées : à l’Université, c’est le silence qui règne. Alors que les théories féministes et les études de genre ont largement travaillé sur les violences sexistes et sexuelles, que la sociologie regorge d’outils pour analyser les relations de domination, que la réflexivité dans l’enquête s’est imposée dans les sciences sociales, on ne peut que constater l’absence de la prise en compte de ces violences au sein de nos formations. À l’exception de quelques initiatives personnelles, souvent sous forme de séminaires ou de conseils informels aux jeunes chercheureuses, rares sont les TD de méthodologie où l’on discute de ces problématiques, des ressources dont les étudiant·e·s pourraient se saisir pour mieux penser les méthodes d’enquête, se protéger sur le terrain, et acquérir les outils permettant d’analyser et d’objectiver ces violences.

      Ce constat est le résultat d’un manque de considération certain quant au genre de l’enquête. L’enseignement méthodologique se fait le plus souvent à partir de la condition masculine, le devoir de réflexivité s’imposant alors aux seules femmes et minorités de genre – ce qu’illustre d’ailleurs l’importance qui lui est accordée dans les études de genre et de la sexualité. Telle qu’enseignée aujourd’hui, la démarche de l’enquête tend à valoriser les prises de risques. Au nom d’un imaginaire ancré du·de la chercheureuse aventurier·e, du dépassement de soi et de l’injonction à un terrain spectaculaire, les enquêteurices peuvent être poussé·e·s à se mettre en danger, davantage que dans leur vie quotidienne. Les chercheureuses sont encouragé·e·s à privilégier une forme d’intimité avec leurs enquêté·e·s, ainsi qu’à multiplier les relations et les espaces d’observation informel·le·s. En somme, à “tout prendre” pour collecter de “meilleures” données et ce, sans nécessairement avoir la formation indispensable aux pratiques ethnographiques. Fréquemment, la peur de “gâcher son terrain” ou de “se fermer des portes” redouble les risques encourus. Peut-être devrions-nous rappeler que l’abnégation de soi ne fait pas un bon terrain. Il est impératif de déconstruire ces mythes, qui comme toujours exposent davantage les femmes et minorités de genre. Qui plus est, la précarité systémique dans l’ESR – dont les jeunes chercheureuses sont les premières victimes – accentue voire favorise les prises de risques (conditions d’hébergement, de transport…).

      En tant qu’institution, l’Université se doit de visibiliser ces sujets et d’en faire de véritables enjeux. Il est pour cela nécessaire de (re)donner des moyens aux universités, la baisse drastique des financements et des recrutements empêchant la mise en place de véritables formations méthodologiques – qui nous semblent pourtant être un instrument de lutte contre les violences sexistes et sexuelles, mais aussi plus généralement contre toute forme de violence dans l’enquête. Au-delà des moyens financiers, les universitaires se doivent aussi de prendre à cœur et à corps ces enjeux pour mettre fin au tabou qui entoure le sujet des violences sexistes et sexistes dans l’enquête. Mais leur seule prise en charge par les institutions en retirerait la charge politique et épistémologique. Il ne s’agit pas non plus d’être dépossédé·e·s d’espaces autonomes, d’auto-défense, pour se former, échanger, construire ensemble nos savoirs et créer des solidarités dans un champ académique qui, toujours plus compétitif et précarisé, freinent la mise en place d’initiatives collectives. En complément aux espaces déjà existants dans certaines universités ou collectifs de recherche, ce blog se veut donc être un espace dématérialisé, pour créer du lien, mutualiser les ressources, faire circuler discussions et outils, les rendre accessibles au plus grand nombre et en conserver les traces. Si l’approche par le genre est au cœur de ce blog, celui-ci a aussi vocation à visibiliser les violences racistes, validistes, classistes et, dans une perspective intersectionnelle, voir comment elles s’articulent avec les violences sexistes et sexuelles.

      (1) Si la citation de l’autrice se limite aux femmes, notons que notre réflexion et notre travail incluent de fait les minorités de genre.

      https://badasses.hypotheses.org

  • Le député Renaissance Paul Midy rapporteur général du projet de loi numérique veut associer chaque compte sur les réseaux sociaux à une identité numérique auxquels les autorités pourront avoir accès
    https://www.crashdebug.fr/le-depute-renaissance-paul-midy-rapporteur-general-du-projet-de-loi-numer


    #Épinglé #Sécurité #Actualités_Informatiques #ROOT

  • Quand l’obligation du #casque #Vélo est mauvaise pour la santé
    http://carfree.fr/index.php/2023/09/04/quand-lobligation-du-casque-velo-est-mauvaise-pour-la-sante

    Périodiquement, la question du port du casque vélo obligatoire pour les #cyclistes revient dans le débat public, en général via des hommes politiques qui n’y connaissent rien en matière de Lire la suite...

    #Alternatives_à_la_voiture #Insécurité_routière #australie #sécurité_routière

    • une récente réanalyse de toutes les grandes études portant sur l’efficacité des casques a mis en évidence un important biais de publication dans les évaluations précédentes. La plupart des casques réduisent le risque de blessure à la tête de 15 % s’ils sont portés correctement.

      Les #casques offrent donc une certaine protection, mais l’environnement routier est bien plus important.

      Le principal écueil de la législation sur le port du casque est qu’elle décourage les gens de faire du #vélo.

      En termes de sécurité, il existe un phénomène appelé « sécurité du nombre ». Plus il y a de cyclistes, plus nos routes sont sûres pour eux. Les conducteurs s’habituent à voir des cyclistes et adaptent leur comportement, et les infrastructures ont tendance à être améliorées pour mieux répondre aux besoins des cyclistes. Même si les cyclistes portent un casque, ils sont moins en sécurité s’il y a moins de cyclistes sur la route que s’il y en a plus.

      [...]

      Les avantages de l’activité physique pour la santé sont particulièrement importants. Une vaste étude menée au Danemark a montré que la pratique du vélo pendant seulement trois heures par semaine pour se rendre au travail réduisait de 39 % le nombre de décès (toutes causes confondues, y compris les maladies cardiaques) par rapport aux non cyclistes, en tenant compte d’autres activités physiques de loisir et d’autres facteurs explicatifs.

      Une analyse récente a comparé les risques et les avantages qu’il y a à laisser sa voiture à la maison et à se déplacer à vélo. Elle a révélé que l’espérance de vie gagnée grâce à l’activité physique était bien plus élevée que les risques de pollution et de blessure liés à l’utilisation du vélo.

      #santé

  • EU and USA plough ahead with secret discussions on biometric data exchange scheme

    The EU and USA are discussing a proposed “#Enhanced_Border_Security_Partnership” which would involve “continuous and systematic” transfers of biometric data in both directions, but the Commission has refused to release documents that would provide further information to the public.

    Statewatch revealed last year that the Department of Homeland Security (DHS) was touting Enhanced Border Security Partnerships to EU institutions and member states, requiring direct connections between the biometric databases of participating states and the USA’s #IDENT/#HART system.

    IDENT/HART is “the largest U.S. Government biometric database and the second largest biometric database in the world, containing over 270 million identities from over 40 U.S. agencies,” according to a DHS document.

    Further documents obtained by Statewatch indicated that the Commission and the USA had set up a “dedicated working group” to discuss the scheme and a “proof of concept,” which would involve the transmission of data.

    The Commission’s response to an access to documents request filed by Statewatch suggests that the working group has been busy – but the Commission refused to release any of the documents it identified, citing the need to protect “public security” and “international relations”.

    The request filed with the Commission sought the following documents:

    “1. All agendas and minutes of the working group between the European Commission and the US authorities regarding the proposed Enhanced Border Security Partnership (#EBSP).

    2. Presentations, notes, reports or other documents presented, discussed, or used as background information for the meetings of that working group.

    3. Documents regarding the “proof of concept” on the potential sharing of data under an EBSP, in particular setting out the authorities involved, the data to be transferred, the source of that data, and the legal basis for sharing data as part of a “proof of concept”.”

    The response from the Commission (pdf) said that five documents had been identified:

    “1- Flash report: Meeting with DHS on new EBSP Working, Commission document for internal use, dated 13/07/2022, ref. ARES (2023)4144843,

    2- Flash report: Kick-Off meeting COM/DHS Working Group on new US EBSP requirements (06/09/22), Commission document for internal use, dated 06/09/2022, ref. ARES (2023)4119093,

    3- EU-US Working Group on EBSP, Commission document for internal use, dated 22/09/2022, ref. ARES (2023)4144961,

    4- WORKING DOCUMENT & ANSWERS: COM-US Working Group on the U.S. Enhanced Border Security Partnership (EBSP) requirements as part of the U.S. Visa Waiver Program (VWP), Commission document for internal use, dated 04/10/2022, ref. ARES (2023)4118328,

    5- DHS Enhanced Border Security Partnership (EBSP) Requirement, Powerpoint presentation by US Department of Homeland Security, dated September 2022, ref. ARES (2023)4118099.”

    The letter, signed by Monique Pariat, the Director-General for Migration and Home Affairs, said that the documents could not be released as they contain “sensitive information of ongoing discussions between the Commission and the US on the Enhanced Border Security Partnership (EBSP).”

    Some of that information concerns “law enforcement investigative procedures that, in the hands of criminals and terrorists, could be misused against public security, for example by facilitating the bypassing of effective cross-border checks and obstructing the attempts of US authorities to prevent illegal activities.”

    Furthermore, wrote Pariat, “given the public security concerns outlined above, the public disclosure of the documents, which were intended to be used for official internal purposes only, would be tantamount to a breach of trust of the US authorities and could therefore undermine international relations with the US.”

    Releasing parts of the documents whilst censoring others would be impossible, the letter argued, but they are either “entirely covered by the exceptions or the remaining parts after expunging the confidential information might be meaningless or illegible.”

    The Council has also discussed the EBSP plan recently, with the Council’s Working Party on Justice and Home Affairs (JHA) Information Exchange (IXIM) holding an “exchange of views” in mid-July (pdf).

    A comment made in April this year by Chris Jones, Statewatch Director, remains relevant:

    “The EU’s own top court has ruled on multiple occasions that the USA does not offer adequate privacy protections for non-citizens, yet the Commission and the member states are planning to open up their biometric databases to the Department of Homeland Security and, by extension, who knows how many other US agencies? The fact that discussions on the plan are taking place in secret makes it all the more galling, albeit entirely unsurprising.”

    https://www.statewatch.org/news/2023/august/eu-and-usa-plough-ahead-with-secret-discussions-on-biometric-data-exchan

    #échange_de_données #données #USA #Etats-Unis #Europe #UE #données_biométriques #frontières #Union_européenne #EU #coopération #partenariat #sécurité_frontalière

  • Une panne informatique géante oblige Toyota à mettre à l’arrêt la quasi-totalité de ses usines japonaises latribune.fr -

    Une panne informatique géante paralyse depuis ce mardi matin la production de 12 des 14 usines du groupe Toyota au Japon. A ce stage, le numéro un mondial de l’automobile ne soupçonne pas une cyberattaque. _


    Au Japon, Toyota est à l’arrêt, ou presque. « Douze usines automobiles (sur 14 NDLR), concernant 25 lignes de production, sont dans l’incapacité de commander des pièces à cause d’une défaillance système » a déclaré à l’AFP une porte-parole du constructeur. « Pour l’instant, nous ne pensons pas qu’il s’agisse d’une cyberattaque ». Cette panne concerne seulement les usines japonaises du groupe et non ses nombreux sites de production à l’étranger, a aussi précisé ultérieurement Toyota.

    Conséquence, l’action du groupe, qui avait démarré en hausse mardi à la Bourse de Tokyo, est tombée dans le rouge après ces informations. Le titre a clôturé la séance en baisse de 0,2% tandis que l’indice Nikkei a gagné 0,18%.

    Une production mondiale qui a fortement accéléré
    L’an dernier, Toyota avait déjà été obligé de suspendre toute sa production au Japon pendant une journée en raison d’une cyberattaque ayant touché l’un de ses fournisseurs, Kojima Industries.
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    #toyota #juste_à_temps #sécurité #internet #sécurité_informatique

    Source : https://www.latribune.fr/entreprises-finance/industrie/automobile/une-panne-informatique-geante-oblige-toyota-a-mettre-a-l-arret-la-quasi-to

    • Panne géante au Royaume-Uni : des vols annulés par milliers et une addition qui s’annonce salée afp - La Tribune

      La panne géante de contrôle aérien touche le Royaume-Uni, et perturbe le retour de milliers de voyageurs après un long week-end férié. Cet incident devrait coûter des dizaines de millions de livres aux compagnies aériennes. En cause, « une donnée inhabituelle » introduite dans le système qui l’aurait fait planter entraînant de multiples retards et annulations de vols.

      C’est la plus importante panne qu’a connue le ciel britannique depuis près d’une décennie, selon ministre des Transports. Ce lundi, une panne du système de contrôle aérien britannique a forcé les agents aériens à rentrer manuellement les plans de vols, entraînant de très nombreux retards et des annulations en chaîne.

      Plus de 1.500 vols au départ ou à l’arrivée du Royaume-Uni, soit plus du quart du total, ont dû être annulés lundi et encore 345 mardi, selon la compagnie spécialisée Cirium. Des dizaines de milliers, voire jusqu’à plusieurs centaines de milliers de personnes, pourraient avoir ainsi vu leur vol annulé. La compagnie britannique Easyjet a annoncé mercredi affréter d’ici la fin de la semaine cinq vols pour faire rentrer au Royaume-Uni des touristes encore bloqués en Espagne, au Portugal, en Tunisie ou en Grèce, précisant que ses opérations sont désormais revenues à la normale.

      La NATS, autorité britannique du contrôle aérien, admettait mardi auprès de l’AFP que plusieurs jours seraient nécessaires pour revenir à la normale et ramener tous les voyageurs chez eux.
      Une « donnée inhabituelle »
      La panne a été causée par « une donnée inhabituelle » introduite dans le système, a indiqué mercredi le directeur général de la NATS Martin Rolfe.
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      100 millions de livres
      Les conséquences vont aussi, et surtout, être financières pour les compagnies aériennes.

      « Nous aurons près de 100 millions de livres (116 millions d’euros) de coûts supplémentaires auxquels les compagnies aériennes auront été confrontées », a assuré ce mercredi à la BBC Willie Walsh.
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      #aéroport #Londres #panne

      Source : https://www.latribune.fr/economie/international/panne-geante-au-royaume-uni-des-vols-annules-par-milliers-et-une-addition-

    • Île-de-France : les hôpitaux de l’AP-HP victimes d’une panne géante Le Figaro
      Cela devient une pandémie

      Une panne technique a touché le logiciel Orbis et le site internet des 38 établissements parisiens, ce mercredi.

      Si l’incident a été résolu en milieu d’après-midi, il a paralysé bon nombre de services des hôpitaux de Paris. Selon les informations de BFMTV, les 38 établissements de l’AP-HP ont subi une panne géante ce mercredi. Plus précisément, l’utilisation d’Orbis, le logiciel permettant l’identification des patients et la prescription des médicaments n’était plus possible. Idem pour le site de l’AP-HP.


      Le personnel n’avait également plus accès à internet et à la messagerie interne. Le logiciel utilisé par le Samu était, quant à lui, disponible. Après la résolution de la panne technique, le réseau est redevenu opérationnel en milieu d’après-midi et les différentes applications ont pu redémarrer.

      Source : https://www.lefigaro.fr/conjoncture/ile-de-france-les-hopitaux-de-l-ap-hp-victimes-d-une-panne-geante-20230830

  • Briançon : appel à soutien au nouveau squat

    Un squat d’habitation à durée indéterminée a ouvert à Briançon ce lundi 7 août 2023 : le #Pado, pour répondre à un besoin d’hébergement dans le Briançonnais ; les structures d’accueil institutionnelles et associatives étant actuellement plus que pleines.
    Nous avons l’idée et l’espoir de pouvoir proposer un nouveau lieu d’habitation pour les personnes sans-pap, dans des conditions plus vivables, car le bâtiment est grand et fait pour accueillir beaucoup de monde.
    Pour l’instant nous n’avons ni l’eau ni l’élec car elles ont été coupées illégalement pendant une intervention coûteuse menée par la mairie, la police nationale et la société d’électricité EDSB, visant à détruire l’infrastructure électrique en amont du bâtiment. Ils ont choisi de rendre invivable le bât plutôt que de nous expulser, en nous forçant à vivre dans des conditions précaires pour qu’on abandonne cet endroit.
    Nous réaffirmons la pertinence d’initiatives en dehors du cadre institutionnel ou associatif, ceux-ci étant trop étroits pour répondre à l’ampleur et la complexité de la situation.

    https://fr.squat.net/tag/briancon

    #frontière_sud-alpine #Briançon #Hautes-Alpes #hébergement #squat #asile #migrations #réfugiés

    • Communiqué de presse de Tous Migrants, 13.12.2023

      Lundi 11 décembre, Mr. le Maire de Briançon signifiait aux occupants du bâtiment les Jeunes Pousses (dénommé le Pado), un arrêté relatif à l’évacuation du bâtiment dans les 36 heures, afin de soi-disant prévenir « un péril grave et imminent » que les occupants feraient courir au voisinage. Cette évacuation s’est opérée ce matin.

      Certes, les conditions d’habitation de ce bâtiment étaient très précaires, sans eau ni électricité dont la coupure en alimentation n’avait en réalité pour seul but que de rendre le lieu invivable pour ses habitants.

      Mais depuis 4 mois, l’occupation du bâtiment des Jeunes Pousses a permis d’accueillir les personnes exilées, en particulier après la fermeture temporaire du bâtiment accueillant le refuge solidaire pour cause de sur-occupation. Jusqu’à plus de 300 personnes ont pu y être hébergées alors que les autorités restaient sourdes à toute demande d’aide pour l’hébergement d’urgence de la part des associations gérant et soutenant le refuge solidaire.

      Il y a urgence à remettre la responsabilité de la situation sur les pouvoirs publics et à cesser de criminaliser la solidarité.

      Si le gouvernement et les pouvoirs publics locaux respectaient la dignité et les droits des personnes, ce squat n’aurait jamais existé, ni le refuge solidaire, ni les maraudes que nous menons avec Médecins du Monde et bien d’autres personnes dans nos montagnes, pour mettre d’autres personnes à l’abri et en sécurité.

      Notre Association Tous Migrants dénonce depuis 7 ans la politique dangereuse, illégale et barbare des gouvernements français et européens.

      Dangereuse, parce que cette politique est responsable de la mort de milliers de personnes en Méditerranée, de centaines de personnes à la frontière franco-britannique, d’une cinquantaine de personnes dans les Alpes dont 10 dans nos montagnes frontalières. Les 3 personnes qui ont perdu la vie depuis cet été sont mortes sur le territoire de la commune de Briançon : Moussa le 7 août, Mohamed le 14 octobre, Mahadi le 29 octobre.

      Cette politique est illégale, parce que les Briançonnais doivent savoir que dans les cas où les personnes exilées parviennent à contester en justice les refus d’entrée ou les obligations de quitter le territoire français, le tribunal administratif annule les décisions des préfectures et souligne que « la situation à la frontière franco-italienne ne peut justifier que les droits des personnes soient bafoués ».

      Cette politique anti migratoire est également barbare et lourde de conséquences pour nos sociétés.

      Parce que tendre des guets-apens et traquer les personnes exilées dans la montagne comme des bêtes sauvages et dangereuses, c’est de la barbarie.

      S’il n’y avait pas les maraudes, Refuges Solidaires et le Pado, les personnes exilées seraient contraintes comme à Calais, à Paris et dans bien d’autres villes de survivre dans la rue et dans les terrains vagues dans le dénuement le plus complet. Leur refuser l’accès à un toit et même à l’eau potable, comme c’était le cas à Briançon au Pado, c’est aussi de la barbarie.

      Refouler systématiquement les personnes à la frontière, parfois en les humiliant, déchirer leurs papiers et leurs maigres affaires, démanteler les campements de fortune en permanence à Calais et Paris et ailleurs, expulser des squats en plein hiver sans solution alternative, c’est de la barbarie.

      Ces politiques qui tentent de déshumaniser les personnes exilées alimentent et légitiment la xénophobie et le racisme, et constituent, comme l’histoire l’a trop souvent montré, un préalable aux pires exactions.

      Comme le disent nos amis de la Cimade, « il n’y a pas d’étrangers sur cette terre ». À l’heure des périls planétaires qui menacent, il est encore temps de choisir l’entraide et la coopération, plutôt que la domination et l’exploitation, de choisir l’humanité plutôt que la barbarie. C’est notre choix et celui d’une grande partie des habitants du Briançonnais et cela contribue à la fierté et à la renommée des Hautes-Alpes dans le monde entier.

      Désormais, ce n’est pas seulement pour son climat, son patrimoine et ses montagnes que les touristes viennent toujours plus nombreux dans notre région, mais aussi pour l’engagement concret de ses habitants en faveur d’un accueil digne des personnes exilées qui frappent à nos portes.

  • Europe’s nuclear reactors are getting old
    https://www.reuters.com/graphics/EUROPE-ENERGY/NUCLEARPOWER/gdvzwweqkpw

    Shaken by the loss of Russian natural gas since the invasion of Ukraine, European countries are questioning whether they can extend the lives of their ageing nuclear reactors to maintain the supply of affordable, carbon-free electricity — but national regulators, companies and governments disagree on how long the atomic plants can be safely kept running.

    #nucléaire #sécurité #énergie #visualisation

    • Illustration :
      Nucléaire : à la centrale du Tricastin, un premier réacteur autorisé à fonctionner jusqu’à cinquante ans

      Il s’agit d’une première pour le parc français. Pour faire face aux besoins croissants au cours des prochaines décennies, l’exécutif souhaite prolonger, dans la mesure du possible, tous les réacteurs « jusqu’à soixante ans, et au-delà ».

      https://www.lemonde.fr/planete/article/2023/08/21/nucleaire-a-la-centrale-du-tricastin-un-premier-reacteur-autorise-a-fonction

    • et en même temps, qui aurait pu prédire l’allongement des autorisations de fonctionnement :-)

      « dans la mesure du possible » : impossible, pas français ! Il suffit de dissoudre les esprits chagrins, p.ex. l’IRSN :-p

    • En bas de cette page, le rapport d’instruction de l’ASN :
      https://www.asn.fr/l-asn-informe/actualites/poursuite-de-fonctionnement-du-reacteur-1-de-la-centrale-nucleaire-du-tricastin
      Alors il y a (au moins) un truc amusant (peut-être d’autres que je n’ai pas vus).
      Page 8 ils parlent des spécificités de Tricastin et entre autre du fait que

      Les viroles de la cuve du réacteur comportent des défauts de fabrication. Afin de vérifier qu’ils n’évoluent pas,
      ces défauts sont régulièrement contrôlés par des examens non destructifs par ultrasons tous les dix ans, lors
      de chaque requalification complète du circuit primaire principal, et lors de chaque visite approfondie, qui a
      lieu entre quatre et six ans après chaque requalification complète.

      (cette « spécificité » concerne les 4 tranches).
      Ok, donc il y a une faiblesse spécifique à Tricastin.

      On saute maintenant au chapitre concernant l’enquête publique, disposition obligatoire comme expliqué page 20 :

      Le dernier alinéa de l’article L. 593-19 du code de l’environnement dispose que les dispositions proposées par
      l’exploitant lors des réexamens des réacteurs électronucléaires au-delà de leur trente-cinquième année de
      fonctionnement sont soumises, après enquête publique, à autorisation de l’ASN

      Je vous laisse regarder le détail de la composition de la commission d’enquête, allons voir une partie de ses conclusions p22 :

      Une deuxième partie des observations porte sur le fait que les dispositions proposées par EDF ne sont pas
      spécifiques au réacteur 1 de la centrale du Tricastin et trouvent leur origine dans la phase générique du
      réexamen, et notamment la décision générique de l’ASN du 2 février 2023 [12]. Dans ce contexte, la commission
      d’enquête s’interroge sur la manière dont seront pris en compte l’apport du public, les conclusions de
      Commission d’enquête et l’avis des collectivités concernées

      (remarque : la « phase générique » concerne tous les réacteurs 900MW similaires à Tricastin (de mémoire : Bugey et Gravelines a minima, les autres 900 sont peut-être un chouia différents, il faudrait aller lire le rapport de la phase générique)

      Réponse de lASN :

      L’ASN constate qu’EDF n’a pas proposé de disposition spécifique au réacteur 1. Cette situation résulte
      notamment de l’absence de spécificité locale ou propre au réacteur 1 qui nécessiterait des dispositions
      spécifiques.

      Ah bon ? Ben et les viroles de cuve alors ? J’ai mal lu ?

      Notez comme ils jouent sur les mots entre
      – ce qui est générique
      – ce qui est particulier à Tricastin dans son ensemble
      – ce qui est particulier au réacteur 1 de Tricastin

  • #Vanessa_Thompson. Abolish! For a world without borders and state violence

    Who is safe in Europe? Not everyone living in nationally organised societies is equally protected by the police and the state. Sociologist Vanessa E. Thompson examines political struggles that oppose police violence and border regimes. She designs a society that also makes protection and security tangible for vulnerable people, for example refugees and those affected by racism.


    Thompson researches critical racism studies, anti-colonial movements and theories of justice and teaches Black Studies and Social Justice at Queen’s University in Kingston, Canada. (fa)

    https://www.theaterspektakel.ch/en/program23/production/abolish-for-a-world-without-borders-and-state-violence
    #abolitionnisme #frontières #violence #Etat #police #régime_frontalier #protection #sécurité #racisme

    ping @karine4 @cede

  • Une France bouclée John R. MacArthur - Le Devoir

    Pour ne pas dire plus, la France traverse une crise politique et culturelle de grande ampleur. La réforme des retraites, la mort de Nahel Merzouk, abattu par un policier, la violence qui en a résulté dans la rue, la violence rhétorique qui émane des rangs de l’Assemblée nationale — tout signale une inversion des « valeurs républicaines » vantées par les politiciens de toutes allégeances. La beauté philosophique de la France — incarnée par le concept essentiel de la fraternité — cède le pas à une laideur d’esprit qui se traduit par une métaphorique défiguration du corps politique et du contrat social.

    Bizarrement, le monde extérieur agit comme si de rien n’était. Les touristes étrangers continuent d’inonder les lieux iconiques de l’Hexagone, et en si grand nombre que le gouvernement a lancé un programme pour réguler le « surtourisme ». Nulle part ce surtourisme n’est-il plus mis plus en évidence qu’au pied de la tour Eiffel ; nulle part le déclin de l’idéal républicain à la française n’est-il plus frappant.

    Comment ça ? Le pourrissement de la République n’est-il pas surtout démontré par l’inégalité des banlieues comme celle de « Nahel M. », par l’isolement des pauvres immigrants arabes et africains, ainsi que les petites gens démunis des villes et villages oubliés qui ont créé le mouvement des gilets jaunes ? D’une part, oui. Cette France que ni les touristes ni Emmanuel Macron ne connaissent est une tumeur attisée par l’indifférence des élites.

    Cependant, la belle France, celle des Lumières, donne toujours le meilleur d’elle-même quand elle exsude son assurance, c’est-à-dire une authentique croyance sans peur — en la liberté, en l’égalité et en la fraternité. La tour Eiffel est le symbole parfait de cette confiance populaire — brillante ingénierie ouverte sur le monde érigée pour l’Exposition dite universelle de 1889 —, un phare dédié dans une certaine mesure à la liberté d’imaginer et de réfléchir. Aujourd’hui, cette magnifique structure est enfermée derrière un hideux mur de verre pare-balles afin de protéger les visiteurs contre le « terrorisme ».

    Depuis l’aboutissement de ce projet sécuritaire, le parcours aléatoire et aisé sous la tour — à mon avis aussi le meilleur poste d’observation pour l’apprécier — est interdit. Pour ne serait-ce qu’accéder à l’esplanade, il faut se plier à un contrôle de sécurité (bien que son accès reste gratuit). Pire encore peut-être, ce bouclage a ruiné la promenade agréable qui faisait partie intégrante du charme du Champ-de-Mars.


    En pleine pandémie, la société de préservation SOS Paris a expliqué les dégâts collatéraux de cette décision : « Pendant que les Parisiens étaient cruellement privés d’espaces verts [… ], d’importants travaux de terrassement avaient lieu dans les allées latérales de la tour Eiffel. Les millions de visiteurs doivent désormais s’entasser pour franchir les sas de sécurité, comme dans un aéroport. Ceux-ci ont été intégrés au grand mur de verre et de métal qui emprisonne et enlaidit depuis deux ans la vieille dame ainsi que les deux charmants jardins à l’anglaise, réduits à des zones de file d’attente. Ces allées n’ayant pas été conçues pour résister à une telle fréquentation, il a donc fallu… les bétonner. »

    Voisin à mi-temps de la vieille dame, je peux témoigner de l’effet esthétiquement ravageur de sa sécurisation sur elle. Faire le tour de la tour vous oblige à percer des phalanges de touristes et de vendeurs à la sauvette, tous pressés et confinés pour obéir aux forces de l’ordre. Déjà, l’image d’une France suffoquée, fermée et craintive est déprimante. Mais est-ce que ce vandalisme d’espace public est même une mesure de sécurité efficace ? Conçu à la suite des attentats terroristes de novembre 2015, dont celui du Bataclan, cet aménagement a été pensé par la préfecture de police et la mairie, qui ont voulu, selon Le Parisien, « renforcer » le site contre d’éventuels attentats et tueries de masse.

    Dans un premier temps, j’étais plutôt d’accord avec le sénateur Eugene McCarthy, qui estimait qu’entourer la Maison-Blanche d’une clôture pour empêcher l’approche d’assassins servait d’encouragement aux fous les plus ambitieux. En 1968, année d’extraordinaire violence en Amérique, McCarthy déclara que, s’il était élu président, il démantèlerait la clôture. Sans défi lancé à leur ingéniosité, les tueurs aspirants perdraient tout intérêt, assurait-il. Même teintée d’ironie, son idée était, au fond, sérieuse. 

    Comme l’a remarqué le journaliste Russell Baker en 1995, McCarthy avait compris que trop de sécurité s’avérait finalement autodestructeur, le rêve d’une sécurité absolue n’étant en effet rien de plus qu’un… rêve. Ce qu’Oussama ben Laden a illustré le 11 septembre 2001 (ainsi que les assassins de Charlie Hebdo, 14 ans plus tard), c’est que l’imprévu et l’audace ont toujours un avantage contre la technologie, même la plus haute, de même que contre la surveillance, même la plus attentive.

    Le nouvel édifice de protection de la tour Eiffel dessiné par l’architecte Dietmar Feichtinger se veut transparent — il l’est, littéralement —, mais c’est également un leurre. On n’a qu’à penser à la tentative d’assassinat contre le maire de L’Haÿ-les-Roses durant les récentes émeutes pour démasquer les experts en sécurité trop sûrs d’eux. Là-bas, une voiture-bélier en feu lancée par des « terroristes » a défoncé le portail du domicile du maire. Les auteurs ont ensuite incendié la voiture familiale avec l’intention, presque réussie, de mettre le feu à la maison et d’en tuer ses habitants.

    Je suis tout à fait favorable à la prudence civique. En revanche, j’appuie le grand Russell Baker quand il dit ceci : « Chaque renforcement de ce qu’on appelle la sécurité augmente le risque qu’un autre morceau de liberté soit sacrifié pour en payer le prix. » Ainsi qu’un morceau de l’âme nationale, pourrait-on ajouter.

    John R. MacArthur est éditeur de Harper’s Magazine. Sa chronique revient au début de chaque mois.

    #France #macron #émmanuel_macron #néolibéralisme #capitalisme #idéologie #sécurité #crise #GJ #gilets_jaunes #nahel #retraites #laideur #défiguration #vandalisme #Paris #PS #anne_hidalgo

    Source : https://www.ledevoir.com/opinion/chroniques/795804/chronique-une-france-bouclee

  • Fences and cemetery guards to stop migrants in Ventimiglia

    The Italian border city of Ventimiglia has stepped up measures to stem the flow of migrants by erecting fences along the banks of the Roya river. A private security group also stands guard over a cemetery.

    The Italian city of Ventimiglia, in Liguria, on the border with France, has stepped up measures to curb the flow of migrants by erecting heavy metal fences along the banks of the Roya river and through private security personnel standing guard over a cemetery.

    “The decision to close access is to prevent more bivouacking as well as for security reasons,” said Flavio Di Muro, mayor of the city and a member of the anti-migrant League party.

    “In the case of rain, there is the risk of a sudden rise in the river level, while in days of little rain like these there have been fires,” he added.
    Measures to stop creation of new tent cities

    The decision to use security guards at the Roverino cemetery was made after residents reported the presence of migrants camped out in the area and making use of bathrooms and fountains nearby.

    These gatherings of migrants had, according to the town council, led to “problems within the cemetery and a perception of danger for visitors.”

    “This is a sacred place, intended for prayer and the remembrance of the deceased,” said Di Muro when the security service was launched at the end of July. “(It is) not a place to camp out, urinate, move or destroy municipal property. We must restore dignity to our city, starting from places like this.”

    The guards patrol the cemetery every day from 9 am to 12 and then from 3 pm to 6 pm.

    The fence along the Roya river is intended to prevent access to the river in front of homes where residents have repeatedly reported seeing migrants moving through.

    “We want to prevent the creation of situations of widespread illegality and of new tent cities,” Di Muro said.

    City park also gets volunteer anti-migrant guards

    A similar situation was seen in the city park where, the mayor said, “we want to invest in the creation of minigolf facilities and work on the pond but where there is the need for internal guards.”

    On August 2, about 30 foreign nationals were stopped and identified within the Ventimiglia train station during checks: five were ordered to register at the police station, two were taken to the Turin repatriation center, and 20 were ordered to leave Italy.

    Three minors from Afghanistan were also tracked down by the security forces and entrusted to a special reception center.

    https://www.infomigrants.net/en/post/50848/fences-and-cemetery-guards-to-stop-migrants-in-ventimiglia
    #Ventimille #frontière_sud-alpine #migrations #militarisation_des_frontières #asile #réfugiés #frontières #barrières_frontalières #Italie #France #fleuve_Roya #Roya #personnel_de_sécurité #sécurité #Roverino #cimetière #barrières_frontalières #murs

  • « Aujourd’hui mes #idéaux comptent plus que ma carrière » : #CRS depuis 12 ans, #Laurent_Nguyen préférerait renoncer à son métier qu’à son #humanité

    "Je m’appelle Laurent Nguyen, j’ai 44 ans, #gardien_de_la_paix et affecté en CRS depuis 12 ans. Moi, j’ai pris la décision d’entrer dans la #police quand j’avais 30 ans. J’avais des idées assez proches de l’#extrême_droite, et pour moi, la #sécurité était la première des #libertés qu’on devait garantir. On a tendance à considérer que les #manifestants sont complices des #casseurs. Et puis c’est une manière de se protéger psychologiquement, de se dire : ’De toutes façons, ils n’avaient qu’à pas être là, il y a un ordre de dispersion, il y a des casseurs. Donc, le #droit_de_manifester, bon, ça fait partie de la loi, effectivement, mais à un moment donné, on ne peut pas avoir des manifs tout le temps. Il y a des gens qui sont élus, bah si vous n’êtes pas contents, c’est comme ça’. J’étais dans ce logiciel-là, ça m’allait très bien.
    J’ai été vite déçu en CRS, déjà de ne pas trouver la cohésion que j’espérais trouver. Quand vous arrivez, que vous pensez sauver la France, que vous êtes confrontés aussi au désespoir de certains collègues dans des commissariats qui travaillent dans des conditions abominables. C’est difficile à vivre en tant que policier, ce sentiment d’#impuissance.
    J’ai le souvenir d’une mission à #Calais. On intervient un matin très tôt pour évacuer des migrants qui dorment dans la forêt. Et j’ai en face de moi un garçon qui a trois ans, qui a l’âge de mon fils. Et moi, je pense à mon fils, et que tu laisse ton humanité ressortir, tu te dis : ’Quelle #injustice pour cet enfant d’être là, dormir dans une forêt boueuse de #Dunkerque.' C’est pas normal qu’on en arrive là. Moi, j’en suis arrivé à vivre une très profonde #dépression. Je suis passé pas loin de me foutre en l’air. Et donc moi, après avoir vécu cette période, où je prends le choix que mon fils ait un père, bah, qu’est-ce que je peux lui transmettre ?
    Au départ du mouvement des #gilets_jaunes, j’ai tout de suite éprouvé de la sympathie pour ces gens, parce que c’étaient des revendications qui semblaient tout à fait légitimes. Je pense que beaucoup de policiers ont ressenti aussi cette sympathie, cette proximité. Il y avait une gêne chez beaucoup de mes collègues, et quand on a eu les premières scènes de violence, qui ont été diffusées dans les médias, moi, j’ai eu le sentiment qu’il y avait une forme de soulagement chez certains policiers, parce que ça leur permettait de régler un petit peu ce #problème_de_conscience en désignant un #ennemi. Moi, qui avait pris parti publiquement au sein de ma compagnie en faveur des gilets jaunes, parce que je défendais leurs revendications qui selon moi étaient justes, j’ai commencé à voir des collègues qui m’ont pris à partie, en me reprochant de soutenir les gilets jaunes, parce que si tu soutiens les gilets jaunes, tu soutiens les casseurs. Vous avez des gens qui ne peuvent même plus offrir des cadeaux de Noël à leurs enfants, qui ne peuvent pas les emmener en vacances, qui perdent leur boulot, qui ne savent pas comment ils vont s’en sortir, qui n’ont plus d’espoir. Est-ce qu’on peut comprendre aussi qu’à un moment donné ils puissent péter les plombs ? Alors il y en a qui disent que #réfléchir, c’est #désobéir, ou alors qu’il ne faut pas avoir d’états d’âme. Mais moi, je ne veux pas me priver de mon #âme, je ne veux pas me priver de ma #conscience, et moi, on m’a souvent reproché d’être un #idéaliste, comme si c’était une tare. Mais aujourd’hui je le revendique. Oui, j’ai des idéaux et aujourd’hui oui, mais idéaux comptent plus que ma #carrière et comptent plus que mon avenir personnel. Si je dois perdre mon boulot, bah, je perdrai mon boulot. C’est trop précieux pour moi de m’être trouvé, d’avoir trouvé mon humanité pour courir le risque de la perdre.

    https://twitter.com/ARTEfr/status/1684820991116185600

    Source : le #film_documentaire diffusé sur arte :
    Au nom du #maintien_de_l'ordre


    https://www.arte.tv/fr/videos/101352-000-A/au-nom-du-maintien-de-l-ordre-1-2
    ... qui n’est plus disponible sur le site web d’arte (et que je n’a pas trouvé ailleurs en ligne)

    #travail #forces_de_l'ordre #témoignage #France #liberté #déception #conditions_de_travail

    –—

    ajouté à la #métaliste de #témoignages de #forces_de_l'ordre, #CRS, #gardes-frontière, qui témoignent de leur métier. Pour dénoncer ce qu’ils/elles font et leurs collègues font, ou pas :
    https://seenthis.net/messages/723573

    • #flic, formellement il ne l’est plus depuis deux ans je crois, ex syndicaliste policier, son discours est rodé de manière à présenter les policiers comme victimes de l’administration policière et de leurs supérieurs.

      edit lorsque je ne savais rien de lui, j’avais trouvé son témoignage émouvant, tiens un facho dont le travail ignoble fait évoluer les vues ? là, je vois ces choses comme un marketing qui vise à humaniser la police et me souviens que ces animaux de plateaux sont occupé à faire mentir un dicton adapté au cas ( « flic suicidé à moitié pardonné », winch means : il n’y a pas de pardon qui tienne) en venant se faire aimer. leur pub, c’est un peu comme si il fallait publier du Cantat une fois par semaine. y a un moment où la prise de conscience c’est de fermer sa gueule.
      #hochet_de_gauche #ouin_ouin

  • 🔑 Les noms de domaine sont un actif clé de votre organisation. Il faut les encadrer par une politique de nommage pour protéger votre système d’information et votre marque.

    🗓️ Participez à notre formation « Gérer et sécuriser un portefeuille de domaines » les 28-29 septembre 2023.

    ➡️ Informations sur le programme et inscriptions sur https://www.afnic.fr/observatoire-ressources/agenda/formation-gerer-et-securiser-un-portefeuille-de-noms-de-domaine-grands-comptes

    #Sécurité #Formation #SI #ndd

  • La sécurité vroumière
    http://carfree.fr/index.php/2023/07/31/la-securite-vroumiere

    Les Aventures de Totomobiliste constituent une mini-BD en plusieurs épisodes réalisée par Leo Fabre. Totomobiliste est une source inépuisable d’inspiration. Aujourd’hui, la sécurité vroumière ! Leo Fabre https://twitter.com/Leofabre12 https://www.instagram.com/totomobiliste/?hl=fr

    #Fin_de_l'automobile #Insécurité_routière #Vélo #dessins #humour #politique #sécurité_routière

  • Gestohlener Cloud-Master-Key : Microsoft schweigt – so fragen Sie selbst
    https://www.heise.de/news/Gestohlener-Cloud-Master-Key-Microsoft-schweigt-so-fragen-Sie-selber-9229395.h

    Voici pouquoi je n’utilise jamais de compte Microsoft pour la création de l’utilisateur initial d’un nouvel ordinateur windows.

    Le « vol » d’une ou de plusieurs clés de sécurité chez Microsoft a compromis sans exception tous les services « cloud » de l’entreprise. Cet article chez heise.de contient les questions que les clients peuvent poser á l’entreprise afin d’apprendre de quelle manière ils sont touchés par l’énorme trou de sécurité .

    Lors de l’nstallation d’un nouveau windows il ne faut jamais accepter la « proposition » de création de compte Microsoft. Les dialogues font croire que c’est obligatoire, mais on peut contourner cette étape en choississant toujours les réponses négatives quand on est demandé d’en créer un. A la fin on peut créer un utilisateur local qui n’est vraisemblablement pas concerné par la faille de sécurité. Ceci vaut pour les licences « chères » de type professional, ultimate etc. Les systèmes sous licence « home » sont à éviter de toute manière.

    N’oublions jamais que ce sont les plateformes sous contrôle des géants capitalistes qui constituent le véritable problème de sécurité. L’existence des virus et des autres menaces sont le résultat de leur manière de coder et structurer leus logiciels et réseaux. Au fond il n"y a pas de différence entre les cartels mafieux et les « corporation » suivant la common law .

    28.7.2023 von Jürgen Schmidt - Der Diebstahl eines Signatur-Schlüssels wirft weiterhin Fragen auf, die Microsoft nicht beantwortet. Was betroffene Unternehmen jetzt selbst tun können.

    Der Vorfall rund um den Diebstahl eines Signatur-Schlüssels bei Microsoft wirft viele Fragen auf. Wie Microsoft dokumentiert, gelang es mutmaßlich chinesischen Angreifern, damit die E-Mails vornehmlich europäischer Regierungsbehörden in deren Exchange Online auszuspionieren. Doch war das wirklich alles? Die aktuell bekannten Fakten deuten darauf hin, dass das Sicherheitsproblem sehr viel größer war – und immer noch ist.

    Denn nach aktuellem Kenntnisstand könnten nahezu alle Nutzer von Microsofts Cloud-Diensten betroffen sein. Das sind unter anderem Outlook, Sharepoint, Office365, Teams, Onedrive und Drittanwendungen, die die Funktion „Sign in with Microsoft“ anbieten. Die Angreifer hätten sich demnach prinzipiell Zugang zu fast allen Konten bei Diensten der Microsoft-Cloud verschaffen können.

    Mittlerweile hat Microsoft den gestohlenen Schlüssel zwar gesperrt und dieses Scheunentor geschlossen. Doch die Angreifer hätten diese Cloud-Dienste bereits zuvor angreifen und mit Hintertüren versehen können, um diese dann später zu nutzen. Genauer beschreibt das der heise-Security-Artikel Microsofts gestohlener Schlüssel mächtiger als vermutet.

    Prüfen, aber wie?

    Eigentlich müsste man deshalb jetzt die komplette Microsoft-Cloud nach möglichen Hintertüren und kompromittierten Zugängen durchsuchen. Doch niemand weiß so richtig, wie man das machen könnte. Und Microsoft? Eigentlich würde man erwarten, dass der Cloud-Riese seinen Kunden das entweder abnimmt oder diese zumindest bestmöglich dabei unterstützt. Doch Microsoft will nicht einmal die Existenz dieses Problems zugeben. Jedenfalls nicht in der Dimension, wie es sich nach den aktuellen Erkenntnissen abzeichnet.

    Was Microsoft zu diesem Thema bisher von sich gibt, genügt längst nicht, um das Problem in den Griff zu bekommen. Dazu liefert Microsoft viel zu wenig konkrete Details zu dem Vorfall und dessen Hintergründen. Auf konkrete Fragen antwortet der Cloud-Riese nicht oder nur ausweichend. Vielleicht ändert sich das, wenn mehr Betroffene fragen und klarstellen, dass sie das nicht weiter akzeptieren werden.

    Fragen wir doch Microsoft

    Wo und wie wurde der gestohlene MSA Signing Key aufbewahrt und wie wurde er dort entwendet?
    Wie kam es dazu, dass dieser MSA Signing Key im Azure AD funktioniert? („Validation Issue“ ist da zu dünn)
    Welche (Microsoft-)Dienste außer Exchange Online waren davon grundsätzlich betroffen?
    Können Sie bestätigen, dass der entwendete Key auch bei anderen Microsoft-Diensten wie SharePoint oder Teams funktioniert hätte?
    Können Sie bestätigen, dass der entwendete Key auch bei Kunden-Apps, die für den Multi-Tenant-Betrieb oder Personal Accounts konfiguriert sind, funktioniert hätte?
    Gibt es eine Anleitung, wie Microsoft-Kunden einfach selbst überprüfen können, ob es Zugriffsversuche auf ihre Dienste mit diesem Schlüssel (bzw. mit von ihm signierten Tokens) gab und ob diese Erfolg hatten?
    Welche Maßnahmen empfiehlt Microsoft seinen Kunden, die jetzt besorgt um die Sicherheit ihrer in der Microsoft-Cloud laufenden Dienste sind?

    Anmerkung: Diese Fragen dürfen Sie nach Belieben kopieren und für eigene Anfragen etwa an Microsoft verwenden.

    Selbstverständlich haben wir von heise Security unter anderem bei Microsoft nachgefragt, um für unsere Berichterstattung konkrete Antworten auf die offenen Fragen zu bekommen (siehe Kasten „Fragen für die Berichterstattung“). Der Verlag setzt selbst auch Microsoft-Dienste wie Microsoft-Teams ein. Deshalb haben wir auch aus der Sicht eines möglicherweise betroffenen Unternehmens nachgehakt und Fragen gestellt, wie sich dieser Vorfall auf die Sicherheit unserer IT auswirkt. Doch als Antwort kam bislang nur ein Verweis auf die bereits bekannten Microsoft-Veröffentlichungen, die genau diese Fragen offen lassen.

    Deshalb haben wir diese Fragen mit den Mitgliedern von heise Security Pro geteilt. Das ist eine Community von Sicherheitsverantwortlichen in Firmen, Behörden und Organisationen (siehe etwa Drei Jahre heise Security Pro – eine Zwischenbilanz). Diese haben das äußerst positiv aufgenommen und bereits ihrerseits entsprechend angepasste Fragen an ihre Kontakte bei Microsoft weitergeleitet.

    Jetzt veröffentlichen wir eine mit dem Feedback aus dem Pro-Forum weiterentwickelte Version dieses Fragenkatalogs für alle Betroffenen, die Sie frei verwenden können. Vielleicht hilft das ja Ihrem Unternehmen, die eigenen Fragen an Microsoft zu konkretisieren und dann auch an den jeweiligen Kunden-Betreuer zu übermitteln. Privatkunden könnten diese Fragen entsprechend angepasst etwa an die Microsoft Kunden-Hotline stellen. Vielleicht ändert Microsoft ja angesichts dieser Anfragen seine Informationspolitik doch noch.

    Ich beziehe mich auf den von Microsoft dokumentierten Vorfall, dass eine vermutlich chinesische Angreifergruppe namens „Storm-0558“ einen Microsoft Signing Key entwendet und sich damit Zugriff auf Mails im Exchange Online mehrerer Regierungsbehörden verschafft hat (siehe Links). Wir nutzen unter anderem !!!Exchange Online, Sharepoint und Microsoft Teams!!!. Nach unserem aktuellen Kenntnisstand hätte Storm-0558 unter Umständen auch auf unsere Microsoft-Cloud-Dienste zugreifen können. Also fragen wir uns:

    Hätte Storm-0558 mit dem gestohlenen Key prinzipiell auf unsere Microsoft-Cloud-Dienste zugreifen können? Mit welchen Zugriffsrechten und Konsequenzen? Wie genau können wir das feststellen/ausschließen? Oder können Sie das kategorisch ausschließen? (Wenn ja, hätten wir dafür gerne eine technisch einleuchtende Begründung)
    Wie können wir selbst überprüfen, ob das versucht wurde und ob das eventuell sogar Erfolg hatte? Oder hat Microsoft das explizit überprüft? (Wenn ja, dann wüssten wir gerne wie und mit welchem Ergebnis.) Kann Microsoft das überhaupt prinzipiell überprüfen?
    Welche Vorkehrungen können wir treffen, dass das nicht in Zukunft auf ähnliche Art geschieht, beziehungsweise dass wir solche, nicht von uns autorisierten Zugriffe Dritter wenigstens bemerken? Wie wird uns Microsoft dabei unterstützen?

    Links

    Wir beziehen uns dabei auf folgende Veröffentlichungen, die die oben genannten Fragen aufwerfen, aber leider nicht beantworten können:

    https://msrc.microsoft.com/blog/2023/07/microsoft-mitigates-china-based-threat-actor-storm-0558-targeting-of
    https://blogs.microsoft.com/on-the-issues/2023/07/11/mitigation-china-based-threat-actor
    https://www.microsoft.com/en-us/security/blog/2023/07/14/analysis-of-storm-0558-techniques-for-unauthorized-email-access
    https://www.heise.de/news/Microsoft-reagiert-auf-Online-Exchange-Fiasko-Mehr-Logs-fuer-alle-9222889.html
    https://www.heise.de/news/Neue-Erkenntnisse-Microsofts-Cloud-Luecken-viel-groesser-als-angenommen-922464

    Anmerkung: Diese Fragen dürfen Sie nach Belieben kopieren und für eigene Anfragen etwa an Microsoft verwenden.

    #Microsoft #sécurité #wtf

    • Aucune référence sur le Google News FR... :-/

      Ah si, il faut parler des méchants chinois pour en trouver trace.

      Des cyberespions chinois ont infiltré des agences gouvernementales américaines et européennes
      https://trustmyscience.com/cyberespions-chinois-infiltre-agences-gouvernementales-americaines-e

      Pour s’introduire dans les systèmes, les espions ont exploité une ouverture créée par un problème de validation de jeton. Cette ouverture leur a permis de se faire passer pour un utilisateur autorisé de l’environnement Azure AD et d’accéder aux courriers des agences. En effet, les clés MSA et les clés Azure AD sont gérées par des systèmes distincts et ne sont valides que pour leurs systèmes respectifs.

    • C’est un truc gravissime qui aurait éliminé n’importe quelle boîte d’une importance moindre que Microsoft.

      Mais, enfin, bof, nous vivons dans un monde où à Berlin l’ambassade des #USA se trouve à 350 mètres du Reichstag / assemblée nationale et à 780 mètres de la chancellerie. On voit les structures sur le toit de l’ambassade qui cachent leurs antennes. Il a été prouvé et documenté que la chancelière et son équipe ont systématiquement été espionnées par nos amis d’Amérique.

      Bref, désormais les Chinois sont au courant de tout ce que nos amis d’outre-mer savaient déjà, et alors ?
      Commentaire historique d’Angela Merkel : « Spionieren unter Freunden, das geht garnicht. » Ca ne va pas qu’on s’espionne entre amis. C’est une facon de dire qu’on s’en fout. Circulez, il n’y a rien à voir.

      Pour les personnes qui ne font pas partie du #racket transatlantique les choses se présentent sous un angle différent.

      #WTF