Le #débit des #rivières se transforme complètement dans tous les pays de l’hémisphère Nord
Le réchauffement climatique n’a pas seulement des conséquences sur les températures, les précipitations et la fonte des glaciers. Il modifie également le débit des rivières, selon une nouvelle étude publiée dans la revue Science. La différence de débit entre l’#hiver et le #printemps est de moins en moins grande, ce qui risque d’affecter tout l’écosystème.
Une équipe d’hydrologues anglais a analysé le débit des rivières dans environ 10 000 stations réparties sur l’ensemble du monde au cours des 35 dernières années (►https://www.science.org/doi/10.1126/science.adi9501). Ils ont découvert que toutes les régions de l’#hémisphère_Nord étaient concernées par un changement au #niveau_du_débit des #fleuves et rivières. Les débits affichent en effet une tendance à la baisse au printemps et une tendance à la hausse l’hiver, une situation complètement inversée par rapport au cycle naturel sur :
- 40 % des stations d’Amérique du Nord ;
– 32 % des stations de Sibérie du Sud ;
– 19 % des stations du nord de l’Europe.
Ces mesures prennent en compte les débits naturels, et ont exclu les débits modifiés par des barrages ou autres aménagements qui fausseraient les résultats. L’hémisphère Sud semble bien moins touché par ces changements de débits, à l’exception du sud-est du Brésil qui affiche des extrêmes encore plus marqués entre l’hiver et le printemps.
En cause, la fonte précoce des neige et la croissance en avance des végétaux
D’où vient cette évolution étonnante dans l’hémisphère Nord ? Principalement de la #fonte_des_glaces en #Arctique, précisent les chercheurs, et de la #fonte_des_neiges plus précoce en fin d’hiver, qui augmentent les débits l’hiver. Le décalage de la saison de croissance des plantes joue aussi un rôle : la hausse des #températures permet aux plantes de pousser plus tôt dans la saison et d’absorber plus de précipitations, ce qui contribue à la réduction du débit des rivières. C’est donc la variation naturelle des rivières au cours des #saisons qui est chamboulée. Les conséquences sur la biodiversité qui dépend de ces rivières n’ont pas encore été évaluées et cela fera l’objet d’études futures.
▻https://www.futura-sciences.com/planete/actualites/rechauffement-climatique-debit-rivieres-transforme-completement-tou
#climat #changement_climatique #chiffres #statistiques
La siccità e le politiche israeliane assetano i contadini palestinesi
La crisi idrica ha stravolto l’economia del villaggio di #Furush_Beit_Dajan, in Cisgiordania: la tradizionale coltivazione di limoni ha lasciato spazio a serre di pomodori. E lo sfruttamento intensivo rischia di impoverire ulteriormente la terra
Il telefono squilla incessantemente nello studio di Azem Hajj Mohammed. Il sindaco di Furush Beit Dajan, un villaggio agricolo nel Nord della Cisgiordania, ha lavorato tutta la notte per cercare di identificare due uomini del vicino villaggio di Jiftlik che, sfruttando l’oscurità, si sarebbero allacciati illegalmente alla rete di distribuzione idrica. Secondo la regolamentazione di epoca ottomana, gli abitanti di Furush Beit Dajan hanno diritto al 10% dell’acqua estratta dal pozzo artesiano situato a Nord del villaggio, mentre il 90% spetta a Jiftlik. Ma quando la pressione dell’acqua è bassa, alcuni residenti che ritengono di non riceverne abbastanza si allacciano illegalmente ai tubi, generando tensioni in questa comunità dove l’agricoltura è la principale fonte di reddito per nove abitanti su dieci.
“Devo individuare rapidamente i responsabili e trovare una mediazione prima che il furto sfoci in un conflitto tra famiglie e che intervenga l’esercito israeliano -spiega il sindaco in un momento di pausa tra due chiamate-. Nessuno vuole autodenunciarsi. Dovrò visionare i filmati delle telecamere di sorveglianza, trovarli e andare a parlarci”, dice a un suo collaboratore. Il viso è segnato dalle occhiaie, dalla fatica e dallo stress accumulati per amministrare un villaggio la cui esistenza affoga in un paradosso: nonostante sorga su una ricca falda, l’acqua è centellinata goccia per goccia. Le restrittive politiche israeliane in materia, aggravate dalla siccità nella Valle del Giordano, hanno causato una profonda crisi idrica che ha stravolto l’economia del luogo, portando i contadini a optare per l’agricoltura intensiva.
Se Azem Hajj Mohammed è così preoccupato è perché l’accesso all’acqua garantisce la pace sociale a Furush Beit Dajan. Il villaggio si era costruito una reputazione e una posizione sul mercato agricolo palestinese grazie alle floride distese di alberi di limone, piante molto esigenti in termini di fabbisogni idrici. “Il profumo avvolgeva il villaggio come una nuvola. L’acqua sgorgava liberamente, alimentava i campi e un mulino. I torrenti erano così tumultuosi che i bambini rischiavano di annegare”, ricorda l’agricoltore ‘Abd al-Hamid Abu Firas. Aveva diciannove anni quando nel 1967 gli israeliani consolidarono il loro controllo sul territorio e le risorse idriche in Cisgiordania dopo la Guerra dei sei giorni. Da allora, l’acqua ha iniziato a ridursi.
Nel 1993 gli Accordi di Oslo hanno di fatto conferito a Israele la gestione di questa risorsa, che oggi controlla l’80% delle riserve idriche della Cisgiordania. Le Nazioni Unite stimano che gli israeliani, compresi i coloni, abbiano accesso in media a 247 litri d’acqua al giorno, mentre i palestinesi che vivono all’interno dell’Area C, sotto controllo militare, si devono accontentare di venti litri. Solo un quinto del minimo raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità.
Il progressivo esaurimento delle falde e le crescenti esigenze idriche delle vicine colonie israeliane di Hamra e Mekhora hanno spinto gli agricoltori a una scelta radicale: abbandonare le varietà di limoni autoctone per sostituirle gradualmente con le coltivazioni verticali e pomodori in serra, che presentano un rapporto tra produttività e fabbisogno idrico più alto. Secondo l’istituto olandese di Delft, specializzato su questi temi, per produrre una tonnellata di pomodori sono necessari mediamente 214 metri cubi d’acqua. La stessa quantità di limoni ne richiederebbe tre volte di più. L’acqua, tuttavia, ci sarebbe. La vicina colonia di Hamra -illegale secondo il diritto internazionale e costruita nel 1971 su terreni confiscati ai palestinesi- possiede una coltivazione di palme da dattero di 40 ettari: per produrre una tonnellata di questi frutti servono 2.300 metri cubi d’acqua, quasi dieci volte la quantità necessaria per la stessa quantità di pomodori.
Le distese di campi di limoni hanno lasciato il posto a quelle che Rasmi Abu Jeish chiama le “case di plastica”. Il paesaggio è radicalmente mutato: il bianco delle serre ha sostituito il verde delle piante. Dei suoi 450 alberi di limone, il contadino ne ha lasciati in piedi soltanto 30 per onorare la tradizione familiare. Il resto dei suoi 40 dunum di terre (unità di misura di origine ottomana corrispondente a circa mille metri quadrati) sono occupate da serre.
La diminuzione dell’acqua per l’irrigazione ha generato un cambiamento nei metodi di produzione, portando gli agricoltori ad aumentare le quantità di pomodori prodotte per assicurarsi entrate sufficienti. “Le monocolture rendono i contadini più vulnerabili alle fluttuazioni dei prezzi, più inclini a usare pesticidi e fertilizzanti per assicurarsi entrate stabili. Sul lungo termine questo circolo vizioso rende il terreno infertile e inutilizzabile per l’agricoltura”, avverte Muqbel Abu-Jaish, del Palestinian agricultural relief committees, che accompagna gli agricoltori del villaggio nella gestione delle risorse idriche.
Senza l’ombra degli alberi di agrumi, anche le temperature registrate all’interno del villaggio sono aumentate, rendendo la vita ancora più difficile d’estate, quando nella Valle del Giordano si superano i 40 gradi. La mancanza di accesso all’acqua e la politica espansionistica dei coloni israeliani, aggravate dalla crisi climatica, hanno portato così l’agricoltura a contribuire soltanto al 2,6% del Prodotto interno lordo della Cisgiordania.
Il cambiamento di produzione è stato affrontato con più elasticità dalla nuova generazione di agricoltori, non senza difficoltà. “Nonostante questa situazione abbiamo deciso di continuare. Il lavoro è diminuito molto ma qui non abbiamo altre possibilità. È come se senza l’acqua fosse sparita anche la vita. Dobbiamo adattarci”, racconta Saeed Abu Jaish, 25 anni, la cui famiglia ha ridotto i terreni coltivati da 15 a due dunum convertendoli interamente alla coltivazione di pomodori in serra. Oggi il villaggio fornisce circa l’80% dei bisogni del mercato palestinese di questo prodotto.
Le difficoltà sono accentuate dall’impossibilità di costruire infrastrutture, anche leggere, per la raccolta e lo stoccaggio di acqua piovana. Tutto il villaggio si trova in Area C, sotto controllo amministrativo e militare israeliano, dove ogni attività agricola e di costruzione è formalmente vietata. Quando, nel 2021, il sindaco di Furush Beit Dajan ha fatto installare un serbatoio d’acqua per uso agricolo l’esercito israeliano si è mobilitato per smantellarlo nel volgere di poche ore. Come era accaduto ad altri 270 impianti idrici negli ultimi cinque anni.
Il sindaco non può nemmeno avviare lavori di ammodernamento della rete idrica, risalente al mandato britannico terminato nel 1948. Dei nove pozzi da cui dipendeva il villaggio, la metà si sono prosciugati, mentre il flusso d’acqua di quelli restanti è diminuito inesorabilmente, passando da duemila metri cubi all’ora prima del 1967, a soli 30 metri cubi oggi, secondo il sindaco Azem Hajj Mohammed.
Le restrizioni sull’erogazione dell’acqua in Cisgiordania hanno anche un’altra conseguenza, cruciale sul lungo periodo, in questo territorio conteso. Una legge risalente all’epoca ottomana e incorporata dal sistema legislativo israeliano permette infatti allo Stato ebraico di dichiarare “terra di Stato” tutti i campi palestinesi lasciati incolti per almeno tre anni. La carenza d’acqua, i costi, e la disperazione spingono così i contadini palestinesi ad abbandonare il loro terreni che, senza la possibilità di essere irrigati, non producono reddito e pesano sulle finanze familiari. “Non vedo possibilità di miglioramento nell’attuale status quo, con gli Accordi di Oslo che conferiscono il controllo dell’acqua ad Israele. Il numero di coloni aumenta costantemente mentre l’acqua diminuisce. Senza un cambiamento, la situazione non può che peggiorare”, analizza Issam Khatib, professore di Studi idrici e ambientali dell’Università di Birzeit.
Adir Abu Anish ha 63 anni e coltiva ormai soltanto un sesto dei 50 dunum che possiede. Oltre alle serre di pomodoro, si è concesso di piantare delle viti che afferma essere destinate a seccarsi in un paio d’anni. Il torrente da cui si approvvigionava è contaminato dalle acque reflue provenienti dalla vicina città di Nablus, un caso di inquinamento che il sindaco ha portato in tribunale. All’ombra del suo vigneto, Abu Anish sospira: “Di solito i genitori lasciano in eredità ai loro figli possedimenti e ricchezze. Noi lasciamo campi secchi”.
▻https://altreconomia.it/la-siccita-e-le-politiche-israeliane-assetano-i-contadini-palestinesi
#sécheresse #crise_hydrique #Palestine #Israël #Cisjordanie #agriculture #serres #citrons #tomates #agriculture_intensive #eau #Jiftlik #accès_à_l'eau #réserves_hydriques #Hamra #Mekhora #irrigation #températures #colonies_israéliennes #paysage #puits #terres_d'Etat #Accords_d'Oslo #Nablus
]]>La neige fait irruption sur les sommets de Suisse et bloque le col du Nufenen RTS - cab avec ats
La limite des chutes de neige est descendue dans la nuit de dimanche à lundi en dessous de 2000 mètres en Suisse. Des sommets alpins se sont ainsi retrouvés partiellement enneigés et le col du Nufenen a dû être fermé.
Une photographie partagée par l’agence MeteoNews sur le réseau social X montre le col de l’Oberalp, reliant les cantons des Grisons à Uri, recouvert de neige. Il est tombé quelques centimètres de neige à partir de 2000 mètres d’altitude et parfois plus de 20 cm au-dessus de 2500 mètres.
Il fallait s’attendre à des routes glissantes aux cols de l’Oberalp, du Grimsel, du Gothard et de la Flüela. Le col du Nufenen, qui va d’Ulrichen (VS) à Airolo (TI) et culmine à 2478 mètres, a même dû être fermé.
La route du col du Susten, entre les cantons d’Uri et de Berne, reste aussi fermée après une chute de pierres dans la nuit de vendredi à samedi. La neige et le brouillard ont empêché les travaux de nettoyage de la chaussée.
Des chutes de neige durant l’été à plus de 2000 mètres se produisent tous les deux à trois ans en Suisse, selon MeteoNews.
La neige devrait disparaître rapidement. Les températures sont en hausse et l’isotherme du zéro degré s’élèvera jusqu’en soirée à plus de 3500 mètres - et même à près de 4000 mètres à l’extrême ouest. Le mercure pourrait atteindre à nouveau 30 degrés en plaine jeudi.
#neige #températures #Suisse #réchaufement_climatique #effet_de_serre #Climat #Suisse
Sources :
▻https://www.rts.ch/info/suisse/14224628-la-neige-fait-irruption-sur-les-sommets-de-suisse-et-bloque-le-col-du-n
▻https://news.dayfr.com/local/2256039.html
Des #températures dépassant la #limite_génétique de toutes les espèces méditerranéennes sont prévues dans le sud de l’Europe dès mardi :
➡️ 40 à 44°C en #Italie (jusqu’à 45-47+°C en Sardaigne et Sicile)
➡️ 40 à 45°C en #Espagne
➡️ 40 à 42°C en #France
Conséquences agricoles :
➡️la floraison des légumes « maraîchage » risque d’être fortement perturbée (brulures et pertes de fleurs).
➡️l’#olivier risque de voir une partie de ses fruits se dessécher.
➡️des brûlures peuvent concerner la #vigne (voire un dessèchement de grappe) dans le cas où la canicule dure plusieurs jours.
➡️souffrance extrême des animaux d’élevage.
L’Italie est le pays qui sera le plus concerné par ses conséquences agricoles. Je tiens à préciser qu’il s’agit ici d’un #stress_thermique. Il ne peut pas être entièrement résolu par l’irrigation (#stress_hydrique).
Voici un énième exemple des conséquences du changement climatique.
]]>Le réchauffement climatique exige de nouveaux #thermomètres
▻https://www.ledevoir.com/environnement/792497/rechauffement-climatique-le-service-meteorologique-du-canada-doit-changer-
« Les capteurs de température peuvent mesurer au-delà de 50 °C, mais l’incertitude augmente après ce seuil. L’incertitude devient vraiment plus grande et on a besoin de précision », explique au Devoir le directeur général d’Environnement Canada, David Harper. La marge d’erreur peut ainsi frôler 0,5 °C en cas de chaleur extrême.
« On veut être sûrs que cette fourchette rapetisse, et c’est pour ça qu’on est en train d’évaluer [ce remplacement]. »
Les nouveaux thermomètres convoités devraient pouvoir maintenir leur précision à des #températures extrêmes dépassant 60 °C.
]]>Christophe Cassou : « Nous allons probablement approcher la canicule de 2003, voire peut-être la dépasser » – Libération
►https://www.liberation.fr/environnement/meteo-france-selon-christophe-cassou-nous-allons-probablement-approcher-l
Rebelote. Seulement un mois après la dernière vague de chaleur, la France tout entière va subir dès mardi 12 juillet des températures extrêmes, atteignant ou dépassant par endroits les 40 °C, avec un pic attendu ce week-end de 15 °C supérieurs aux normales de saison. Une conséquence établie du réchauffement climatique qui accentue la précocité, la fréquence, l’intensité et la durée de ces phénomènes qui devraient doubler d’ici à 2050. « Sans politique climatique, il y a trois chances sur quatre pour que le nombre annuel de jours de vagues de chaleur augmente de cinq à vingt-cinq jours en fin de siècle selon les régions par rapport à la période 1976-2005 », souligne Météo France. De quoi susciter l’inquiétude
#climat #canicule #paywall (Si quelqu’un·e a le texte d’origine) #christophe_cassou et #ecoanxiete
Et donc aujourd’hui twittait ▻https://twitter.com/cassouman40/status/1546755199540383744
« Nous allons probablement approcher la canicule de 2003, voire peut-être la dépasser ».
Merci @libe pour cette interview hier...
Aujourd’hui, alors que les prévisions s’affinent, j’enlèverais le "peut-être" et je rajouterais "très" devant probablement 🥵
Dans la continuité de ▻https://seenthis.net/messages/966346
Tout va bien se passer… Tout.
]]>Météo : Gare à cette publication annonçant des températures jusqu’à 46 °C la semaine prochaine
▻https://www.20minutes.fr/planete/3320375-20220704-meteo-gare-publication-annoncant-temperatures-jusqu-46-se
FAKE OFF Le résultat présenté dans la publication est notamment beaucoup trop anticipé pour être fiable
1) ils te disent « FAKE OFF », et tu comprends donc que c’est une fake news, et que eux, ils t’aident à y voir clair. Je trouve cette expression affreuse, et repoussante. C’est fait exprès ? Et c’est faire preuve d’une totale absence d’humilité. Ils n’en font pas autant quand il s’agit de nommer un fasciste pour ce qu’il est.
2) Tu regardes ensuite les prévisions du WE du 14 juillet, et tu découvres qu’ils t’y annoncent du 39° en pointe, qu’il y a deux jours, c’était seulement 36° qu’ils t’annonçaient, et que surtout, pendant une semaine, les températures dans mon coin ne vont pas descendre en dessous de 20/21°. En gros, c’est une nouvelle phase de canicule.
Ils sont chouettes à 20 minutes, ils te « FAKE OFF », mais n’empêche que la troisième canicule de l’année, elle sera bien présente.
]]>Heatwaves at both of Earth’s poles alarm climate scientists | Climate crisis | #The_Guardian
▻https://www.theguardian.com/environment/2022/mar/20/heatwaves-at-both-of-earth-poles-alarm-climate-scientists
#Temperatures in #Antarctica reached record levels at the weekend, an astonishing 40C above normal in places.
At the same time, weather stations near the north pole also showed signs of melting, with some temperatures 30C above normal, hitting levels normally attained far later in the year.
At this time of year, the Antarctic should be rapidly cooling after its summer, and the Arctic only slowly emerging from its winter, as days lengthen. For both poles to show such heating at once is unprecedented.
IPCC issues ‘bleakest warning yet’ on impacts of climate breakdown
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The rapid rise in temperatures at the poles is a warning of disruption in Earth’s climate systems. Last year, in the first chapter of a comprehensive review of climate science, the Intergovernmental Panel on Climate Change warned of unprecedented warming signals already occurring, resulting in some changes – such as polar melt – that could rapidly become irreversible.
The danger is twofold: heatwaves at the poles are a strong signal of the damage humanity is wreaking on the climate; and the melting could also trigger further cascading changes that will accelerate climate breakdown.
]]>Glocal Climate Change
Global warming is not only about melting icebergs or expanding deserts. It is something which does happen in our backyard as well. Data and estimates on the mean temperatures at the local level indicate that climate change has been affecting almost every corner of Europe, as mean temperatures have increased by more than 2°C in half a century in multiple areas.
▻https://climatechange.europeandatajournalism.eu/en/map
Les données sont présentées au niveau de la commune, ici par exemple Grenoble :
#carte #cartographie #visualisation #changement_climatique #climat #local #Europe #températures #données #database #statistiques #chiffres #commune
ping @reka @visionscarto @simplicissimus
Le R remonte avec la vague de froid passée.
La correlation avec la température et l’#humidité absolue est de plus en plus convaincante sur la durée.
voir aussi :
▻https://germain-forestier.info/covid/meteo.html#menu
#froid #température #températures #covid-19 #coronavirus #corrélation #météo
ping @simplicissimus @olaf
#Santé et dérèglement climatique, les #crises convergentes - Libération
▻https://www.liberation.fr/terre/2020/12/03/sante-et-dereglement-climatique-les-crises-convergentes_1807461
[...] la revue médicale britannique The Lancet publie ce jeudi son « compte à rebours » annuel, un état des lieux sur la santé et le changement climatique dont les avenirs respectifs sont intimement liés.
Les 120 universitaires et chercheurs de 35 institutions (Organisation mondiale de la santé, Organisation météorologique mondiale, universités…) qui ont réalisé cette édition 2020 ont pris en compte une quarantaine d’indicateurs significatifs. Leur conclusion est sans appel : les impacts de la crise climatique sont déjà perceptibles sur la santé des êtres humains, et souvent fatals. En cinq ans, « nous observons des évolutions inquiétantes, liées notamment au manque d’action », déplore auprès de Libération Jonathan Chambers, l’un des coauteurs, chercheur à l’Université de Genève.
« L’impact principal du changement climatique est l’augmentation des #températures », rappelle Jonathan Chambers. Les niveaux de mortalité liée à la chaleur parmi les personnes vulnérables sont d’ailleurs en augmentation dans toutes les régions du monde (+ 54% en vingt ans), avec 296 000 morts en 2018 dont 8 000 en France parmi les plus de 65 ans. Selon le rapport, pas moins de 128 pays ont connu une augmentation de l’exposition de leur population aux feux de forêt au cours des vingt dernières années. Les « effets cardiovasculaires et respiratoires des vagues de chaleur records et les incendies de forêt en Australie, dans l’ouest de l’Amérique du Nord et en Europe de l’Ouest » sont d’ailleurs soulignés par les auteurs.
Un effet moins souvent identifié de ces vagues de chaleur, est qu’elles rendent impossible les travaux à l’extérieur, notamment dans les champs . Au total, selon le rapport, pas moins de 302 milliards d’heures de travail n’ont pas pu être effectuées en 2019 pour cette raison, dont 40% en Inde mais aussi en Chine ou au Bangladesh. C’est 103 milliards d’heures de plus qu’en 2000. Et la sécurité alimentaire en pâtit, puisque les récoltes sont souvent moins importantes en raison de ce phénomène.
Après des décennies de lutte et de progrès, le changement climatique fait également craindre un retour en arrière concernant certaines #maladies_infectieuses mortelles. Il favorise la propagation du paludisme, de la vibriose et de la dengue, transmise par les moustiques .
Autre inquiétude pour l’avenir : la qualité de l’air mondial, alors qu’on déplore chaque année 7 millions de morts dus à la #pollution. Ainsi que le rappelle Jonathan Chambers, « la part du charbon dans la production d’électricité globale n’a que peu changé [en cinq ans], or celle-ci est une source importante de gaz à effet de serre et de pollution aux #particules_fines, qui font dans le monde 7 millions de morts prématurés ». En 2018 en France, précise le Lancet Countdown, environ 25 350 décès prématurés ont pu être liés à la pollution aux particules fines (PM 2,5). C’est plus que la viande rouge, dont la consommation excessive serait à l’origine de 13 000 décès supplémentaires dans l’hexagone en 2017 (sur 89 000 décès imputables à des facteurs de risques alimentaires).
Face au changement climatique, les systèmes de santé évoluent mais ne sont toujours pas prêts comme l’a montrée la pandémie de Covid-19. D’autant que les inégalités se creusent. « Le changement climatique crée un fossé cruel qui élargit les inégalités de santé existantes entre et à l’intérieur des pays, note le coprésident du rapport, Hugh Montgomery, […] Tout comme pour Covid-19 - les personnes âgées sont particulièrement vulnérables et ceux qui ont déjà des pathologies, y compris l’asthme et le diabète, sont encore plus à risque ».
Mais, précise le rapport, les suites de la #pandémie de COVID-19 peuvent devenir un moment clé pour créer une économie durable et en protéger l’#environnement. « Nous ne parlons pas d’opportunité par rapport à la pandémie, car c’est une grande #tragédie. Mais il est crucial que la réponse au Covid porte sur les problèmes de #santé_publique et environnementale, car comme le montre notre rapport ceux-ci sont étroitement liés », détaille Jonathan Chambers. « Utiliser les investissements post-Covid en réponse à la crise écologique, c’est aussi prévenir des futures crises sanitaires, ainsi que leurs dommages économiques. Effectivement, en prenant maintenant des mesures structurelles, on est trois fois gagnant – une économie plus durable et équitable, un environnement respecté et protégé, et une meilleure santé publique pour tous », poursuit-il.
Mais le temps presse. Il est l’heure d’adopter des « mesures urgentes » pour l’avenir, selon l’expression utilisée dans le rapport. Richard Horton, rédacteur en chef du magazine, insiste sur ce point : « pour réduire le risque de pandémie, nous devons agir en priorité sur la crise climatique, un des facteurs majeurs des zoonoses aujourd’hui. […] Nous devons répondre à l’urgence climatique, protéger la biodiversité et renforcer le système naturel dont notre civilisation dépend […] Comme nous l’avons constaté avec le Covid-19, retarder la réponse sera la cause de morts que l’on pourrait éviter ». Pourtant, seulement la moitié des 101 pays étudiés ont élaboré des plans liant spécifiquement santé et climat, et seulement quatre ont déclaré avoir le financement disponible pour les mettre pleinement en œuvre.
Aurélie Delmas
]]>Richard Heatwave Berler sur touiteur : pour la première fois, une température de 100 °F (38 degrés Celsius) relevée au nord du cercle polaire.
▻https://twitter.com/heatwavekgns/status/1274362223444529153
Saturday 10:24 am: Hottest on record in Siberia...Verhojansk, which has an average high of the day of 68F during June, had their first 100F reading on record today!
https://pbs.twimg.com/media/Ea9xrB9XsAQak_v.jpg https://pbs.twimg.com/media/Ea9xrCPXgAI7ujC.jpg https://pbs.twimg.com/media/Ea9xrChXsAEzMQU.jpg Dewpoints were topping 60F! Was not a ‘dry” heat!
Verhojansk is ~70 miles north of the Arctic Circle. They are 67’33” North Latitude.
]]>The emergence of heat and humidity too severe for human tolerance | Science Advances
►https://advances.sciencemag.org/content/6/19/eaaw1838.full
MétéoMédia - Des #températures extrêmes près de dépasser le seuil tolérable par l’être humain
▻https://www.meteomedia.com/ca/nouvelles/article/des-temperatures-extremes-pres-de-depasser-le-seuil-tolerable-par-letre
Selon les chercheurs, une #température_du_thermomètre_mouillé (Tw) au-delà de 35 (soit une température ressentie environ équivalente à 71) constituerait la limite tolérable pour l’être humain. À cette température, le corps est incapable de se refroidir par lui-même et une exposition trop longue peut mener à la mort.
Des études menées par le passé avaient par ailleurs déjà conclu que des individus en bonne #santé peuvent difficilement fonctionner normalement à l’extérieur lorsque les températures grimpent au-delà de 32 ° therm. mouil.
Or, il semble que de telles chaleurs sont enregistrées de plus en plus régulièrement, généralement pour des périodes de quelques heures seulement. Dans certaines régions du globe, les épisodes de #chaleur et d’#humidité extrêmes seraient deux fois plus nombreux qu’il y a 40 ans, soulignent les auteurs de l’étude.
Cela laisse croire aux chercheurs en question que certaines régions du monde deviendront inhabitables plusieurs années plus tôt que prévu en raison de la hausse des températures.
]]>Autour des avions et de la #diffusion du #coronavirus, dans la conférence de #Sansonetti :
La conférence :
►https://seenthis.net/messages/834008
#géographie #ressources_pédagogiques #coronavirus
Et comme dit ma collègue Sarah Mekdjian :
j’ajoute à mon TD sur le #déterminisme_climatique
#déterminisme_géographique #avions #transports #températures #Afrique #Asie #Europe #transport_aérien #température #cartographie #visualisation
]]>Antti Lipponen sur Twitter : “#Temperature anomalies 1880-2017 by country 🌡. No matter how you visualize it, it looks scary! #GISTEMP #dataviz #climatechange #globalwarming Download / watch hi-res 🎞: ▻https://t.co/ZdGPVTM5yO ▻https://t.co/cAn9wG8FPU” / Twitter
▻https://twitter.com/anttilip/status/1033342041474969601
▻https://video.twimg.com/ext_tw_video/1033341851099701253/pu/vid/640x360/lPY9jbl_l5Rh-Z7-.mp4?tag=5
]]>Sur la couleur dans la représentation de données
Voici une belle référence et très complète signalée Laurent Jégou (aka @ljegou) sur Twitter.
Cette série de billets discute l’utilisation de la teinte, du choix par rapport aux types de données, leur thématique, leur format dans le contexte de la dataviz. Les billets partant de l’hypothèse que les choses ne sont pas si simples. Il ne s’agit de choisir un ton au hasard et de presser un bouton pour réaliser une figure utile.
L’obtention d’une image efficace par une connaissance du rôle et des propriétés et fonctions des couleurs.
Le résultat produit bien souvent une figure inutile erronée quand elle n’est pas erronée, parce qu’elle ne parvient pas à communiquer précisément sur les valeurs (qualitatives, quantitatives ou mixtes) des données sous-jacentes.
Le but de la visualisation des données est bien de représenter par une image souvent une information qui n’est pas toujours directement visible, accessible pour résulter de calculs sophistiqués, comme ci-dessous pour modéliser les températures maximales.
Subtleties of Color
Part 2 : The “Perfect” Palette
Part 3 : Different Data, Different Colors
Part 4 : Connecting Color to Meaning
Part 5 : Tools & Techniques
Part 6 : References & Resources for Visualization Professionals
En savoir plus : ▻https://earthobservatory.nasa.gov/blogs/elegantfigures/2013/08/05/subtleties-of-color-part-1-of-6
Aussi ici visual.ly
#cartographie #modelisation #climat #temperatures #surface #teinte #intensité #opposition_colorée #opacite #valeur #gamme #nuancier #espace #segmentation #echantillonnage
]]>US to be hit worse than almost any other country by climate change, report says | The Independent
▻https://www.independent.co.uk/environment/climate-change-global-warming-effects-country-us-india-saudi-arabia-a
The research is the first time that researchers have developed a reliable set of data that allows each country to know just how much economic damage will be done by carbon dioxide emissions. And the surprising results show that considerable damage could be done to some of the world’s greatest powers.
[...]
And it also found that the damage being done worldwide by those emissions is significantly higher than in estimates used by authorities including the US government.
Le pays qui fera les frais du réchauffement climatique révélé par des chercheurs - Sputnik France
▻https://fr.sputniknews.com/sci_tech/201809241038222883-rechauffement-climatique-etude-differents-pays
La première victime du réchauffement climatique sera les #États-Unis qui devront débourser 250 milliards de dollars par an pour parer aux conséquences, tandis que la Russie et les pays de l’Union européenne pourraient améliorer leur vie en cas de remontée des #températures moyennes.
]]>Temperature Anomalies by Country 1880-2017
▻https://www.flickr.com/photos/150411108@N06/43350961005
#températures #histoire #changement_climatique #climat #anomalies #visualisation
cc @fil @reka @simplicissimus
#Canicule : d’ici 2050, « des #températures records de l’ordre de 55 degrés dans l’Est de la #France »
▻http://www.europe1.fr/sciences/canicule-dici-2050-des-temperatures-records-de-lordre-de-55-degres-dans-lest
Pour le climatologue, le monde est présentement « au pied du mur ». « Dans la deuxième partie de ce siècle, on a des risques de canicules de plus en plus importants, y compris en France et sur l’ensemble de l’#Europe, qui est aussi un continent vulnérable », alerte-t-il. "Quand on regarde les températures en France, elles ne dépassent pas actuellement les 42-49 degrés. Dans un contexte de réchauffement climatique, dans la deuxième partie du siècle, on pourrait craindre des températures records de l’ordre de 50 degrés, voire 55 degrés sur l’Est de la France. On passe dans un autre monde", s’inquiète-t-il.
]]>Temperature Preferences
▻https://xkcd.com/1916
Warming soils bad for #atmosphere - Climate News NetworkClimate News Network
▻http://climatenewsnetwork.net/warming-soils-bad-atmosphere
Rising #temperatures could cause soils to release carbon on a scale that has the potential to accelerate climate change, reports 26-year study.
Soil #microbes' contribution to the carbon cycle in a warming world | EurekAlert! Science News
▻https://www.eurekalert.org/pub_releases/2017-10/uoma-smc100417.php
Over the course of the 26-year experiment still ongoing, the warmed plots lost 17 percent of the carbon that had been stored in organic matter in the top 60 centimeters of soil.
]]>These Are the Crazy Climate Records from 2016 You Haven’t Heard Much About | Climate Central
▻http://www.climatecentral.org/news/the-crazy-climate-records-from-2016-you-havent-heard-much-about-2170
But there are other climate change-related records that have flown more under the radar. Several of those records were highlighted Thursday in the annual State of the Climate report, released in the Bulletin of the American Meteorological Society:
For example, during August, ice-free areas of the Barents Sea (north of Norway and Russia) were up to 20°F (11°C) above average, a figure that stunned climate scientists.
]]>Le #Koweït dans une chaleur suffocante de 54°C
▻https://reporterre.net/Le-Koweit-dans-une-chaleur-suffocante-de-54oC
Le Dr Jeff Masters, également du Weather Underground a remarqué le record potentiel de température au Koweït, le décrivant comme « un jour historique ».
]]>Huge Arctic report ups estimates of sea-level rise : Nature News & Comment
▻http://www.nature.com/news/huge-arctic-report-ups-estimates-of-sea-level-rise-1.21911
Le réchauffement de l’Arctique plus rapide et plus dévastateur que prévu | ICI.Radio-Canada.ca
▻http://ici.radio-canada.ca/nouvelle/1030107/rechauffement-climatique-arctique-fonte-changements-climat-meteo-sw
Certaines des grandes constatations du rapport :
L’océan #Arctique serait en grande partie libre de glaces pendant l’été d’ici 2030, ou même plus tôt.
Les #températures dans l’Arctique montent deux fois plus vite qu’ailleurs sur la planète. À l’automne 2016, les températures moyennes dépassaient les normes saisonnières de 6 degrés Celsius.
La fonte du #pergélisol, qui stocke environ 50 % du #carbone du monde, touche déjà l’infrastructure du Nord et pourrait rejeter des volumes importants de #méthane dans l’atmosphère.
Les ours polaires, les morses et les phoques, qui dépendent des glaces de la #banquise pour leur survie, connaissent de plus en plus de stress et de perturbations.
Les changements dans l’Arctique seraient à l’origine de changements météorologiques dans des régions aussi éloignées que le Sud-Est asiatique.
]]>En #Arctique, la #température excède de 20 °C la normale
▻http://abonnes.lemonde.fr/climat/article/2016/11/24/en-arctique-la-temperature-excede-de-20-c-la-normale_5037359_1652612
Timeline : Earth’s average temperature
▻http://thebulletin.org/timeline-earths-average-temperature9894
A history of Earth’s average #temperature, provided courtesy of the amazing webcomic xkcd.com.
]]>Réchauffement climatique : les tristes records de l’année 2015 - Sciencesetavenir.fr
▻http://www.sciencesetavenir.fr/nature-environnement/climat/20160803.OBS5723/rechauffement-climatique-les-tristes-records-de-l-annee-2015.html
Les températures, la #montée_des_eaux et les #émissions_de_gaz_à_effet_de_serre ont atteint des niveaux records l’an dernier, faisant de 2015 la pire année de l’histoire moderne pour une série d’indicateurs clé, révèle un rapport international de référence publié mardi 2 août 2016. Recul des glaces, #sécheresse, #inondations... c’est un sombre portrait de la Terre que dresse ce rapport annuel sur l’état du climat ("State of the Climate"), un document de 300 pages auquel ont participé 450 scientifiques du monde entier. « Plusieurs marqueurs, comme les #températures au-dessus des terres et à la surface des océans, le niveau de la montée des mers et les émissions de gaz à effet de serre ont battu des records établis juste l’année précédente », soulignent ces scientifiques. « Clairement, le rapport sur 2015 montre non seulement que les températures sur la planète augmentent, et que tous les symptômes qui y sont liés s’aggravent aussi », a dit Thomas Karl, directeur de l’Agence nationale océanique et atmosphérique (NOAA).
]]>#Températures, #gaz_à_effet_de_serre et montée des eaux à des niveaux records en 2015
Les températures, la montée des eaux et les émissions de gaz à effet de serre ont atteint des niveaux records l’an dernier, faisant de 2015 la pire année de l’histoire moderne pour une série d’indicateurs clé, révèle mardi un rapport international de référence.
▻http://www.courrierinternational.com/depeche/temperatures-gaz-effet-de-serre-et-montee-des-eaux-des-niveau
#climat #changement_climatique #2015
#Températures, #gaz_à_effet_de_serre et #montée_des_eaux à des niveaux records en 2015
▻http://information.tv5monde.com/en-continu/temperatures-gaz-effet-de-serre-et-montee-des-eaux-des-niveaux
Les concentrations de trois des principaux gaz à effet de serre —dioxyde de carbone (CO2), méthane et protoxyde d’azote— ont « atteint de nouveaux sommets en 2015 », indique le rapport, qui s’appuie sur des dizaines de milliers de relevés tirés de nombreuses bases de données indépendantes.
▻http://information.tv5monde.com/sites/info.tv5monde.com/files/styles/large/public/df8bd13d6060dca23f209e94542fd00195b00721.jpg?itok=ODaNiwYJ
]]>Climate change killed Europeans in 2003 heat - Climate News NetworkClimate News Network
▻http://climatenewsnetwork.net/climate-change-killed-europeans-2003-heat
Hundreds of west Europeans were killed in the 2003 heat wave by human-induced climate change, scientists say in a ground-breaking report.
LONDON, 9 July, 2016 – British researchers say climate change was responsible for the deaths of more than 60 people in London in 2003, and over 500 in Paris. In a rare instance of direct attribution of human mortality to warming temperatures, they say that year’s European heatwave raised the risk of heat-related death by 20% in London, and in Paris by 70%.
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Heat is heading for new extremes - Climate News NetworkClimate News Network
▻http://climatenewsnetwork.net/heat-is-heading-for-new-extremes
Researchers warn that more areas of the world will swelter more often in potentially lethal heatwaves unless greenhouse gas emissions are drastically curtailed.
LONDON, 2 March, 2016 – Heatwaves that used to arrive once every 20 years or so could become annual events by 2075 across almost two-thirds of the planet’s land surface – if humans go on burning ever more fossil fuels and releasing ever more greenhouse gases.
]]>Climate change makes past five-year period the warmest on record: WMO | Environment | The Guardian
▻http://www.theguardian.com/environment/2015/nov/25/climate-change-makes-past-five-year-period-the-warmest-on-record-wmo
Climate change made 2011-2015 the warmest five-year period on record, according to the World Meteorological Organisation’s (WMO) state of the global climate report.
This year is set to be the single hottest ever registered, with planetary temperatures passing the symbolic milestone of 1C above pre-industrial levels.
]]>Période hivernale : comment les écoutants du 115 font face à la crise
▻http://www.huffingtonpost.fr/2015/11/01/periode-hivernale-ecoutant-115-crise_n_8324784.html
SANS-ABRIS - Chaque année, l’histoire se répète. À l’ouverture de la période hivernale au 1er novembre, on promet des places d’#hébergement_d'urgence supplémentaires pour faire face à l’augmentation des demandes. Fin septembre, le préfet de Paris a donc annoncé 2.000 places en plus venues s’ajouter aux 75.000 destinées aux sans-abris que compte l’Île de France toute l’année (hors gymnases).
Mais derrière ces promesses, il y a des hommes et des femmes qui s’occupent de répondre aux #SDF, de les orienter vers des centres d’hébergement d’urgence, quand il ne s’agit pas de leur signifier que -ce soir- les initiales DNP (pour « demande non pourvue ») s’inscriront sur leur dossier. #Vacataires, titulaires à temps plein ou à #mi-temps, les écoutants du #115 sont en première ligne face à la hausse des demandes d’hébergements en cette période.
Aux premières loges des frustrations aussi, lorsqu’il est malheureusement question d’informer l’intéressé qu’il devra passer la nuit dehors. Ce qui arrive, hélas, très souvent, pesant ainsi sur le moral des troupes déjà échaudées par les insultes des désespérés criant leur détresse au téléphone. Alors que la crise migratoire devrait faire augmenter le nombre de demandes (les démarches administratives des réfugiés se faisant essentiellement sur Paris), les écoutants du Samu Social ne cachent pas leur inquiétude. Contactés par Le HuffPost, certains d’entre-eux ont accepté de se confier.
« On met notre vie de côté »
Augustin* est coordinateur au Samu Social de Paris, c’est à dire que son travail consiste -entre autres- à recruter, former et gérer les écoutants. À quelques jours de l’ouverture de la période hivernale, il ne cache pas son scepticisme concernant les annonces qui ont été faites. « On ne sait pas vraiment ce qu’on va avoir comme moyen », indique-t-il mettant l’accent sur le hiatus existant entre la communication institutionnelle et les dispositifs mis en place sur le terrain. Malgré les renforts qui sont sollicités pour cette période, Augustin explique que le navire chancelant de l’hébergement d’urgence continue de naviguer à vue. "Au final, c’est très incertain parce que ça dépend des #températures, donc on reste dans l’improvisation, dans l’adaptation permanente" , explique-t-il précisant que cette situation a tendance à générer des tensions et du stress chez certains écoutants. Car si les équipes du Samu sont habituées à réagir dans l’urgence, le facteur « température » peut être un motif de colère exprimé chez certains. "On ne sait pas le matin combien de places on aura le soir, pourtant, c’est au petit matin que les hébergés appellent, parce qu’on leur a dit la veille que c’était plus facile... Sauf que, en réalité, on n’est pas en mesure d’apporter une solution" , poursuit-il.
Par exemple, quand un soir il ne fait pas « assez » froid pour que la préfecture décide de débloquer des places (gymnase, anciens centres etc.), les équipes « restent sans solution en attendant que ça se débloque », explique-t-il. Pourtant, le nombre d’appels aura augmenté, tout comme les réponses négatives formulées dans la douleur par les écoutants se seront multipliées. « On est censés être le dernier recours pour les gens, alors passer sa soirée à dire ’oui, allo ? Désolé, vous allez dormir dehors’, c’est pas évident », poursuit notre « coordi » qui explique que durant cette période, lui et ses collègues « mettent leurs vies de côté » pour rester sur le qui-vive. Mais alors, pourquoi tant de frustration si des renforts sont recrutés et si des places supplémentaires sont promises ? Concernant les annonces faites par le préfet (7500 places en plus ndlr), notre interlocuteur tranche sévèrement :"je n’y crois pas une seconde". Pour ce qui est des renforts, ce dernier est tout autant sceptique. « Bah, la plupart n’ont pas encore vécu de période hivernale, le #turn_over étant tel, que cette année une majorité d’écoutants vivront leur première », confie-t-il. « Nous sollicitons beaucoup de vacataires, donc les conditions de travail se dégradent. Au bout d’un moment, cette #précarisation des écoutants se répercute sur les gens qui appellent », regrette également Augustin.
« Enormément de stress »
Pour Léa* (écoutante), cette période génère énormément de stress chez les écoutants. « Personnellement, ce stress s’est traduit par des urticaires », explique-t-elle notant au passage que ce qui pèse notamment, c’est de repenser à toutes ces fois où l’on a dit « non » à un sans-abris, « alors que l’on rentre chez soi et que le thermomètre affiche 0° ». Surtout que, « quand tu rentres chez toi, tu les croises, ou du moins t’as l’impression de les croiser, ce qui fait que les heures passées au téléphone ne te quittent pas d’une semelle même des heures après avoir quitté ton poste », détaille Léa. Précision très importante à ses yeux, « la période hivernale n’est pas ’pire’ pour les écoutants ». Selon elle, la période estivale génère autant -voire plus- de malaise. Comment ? « Nous recevons toujours autant d’appels l’été, sauf que les places se sont considérablement réduites et que des centres ouverts d’urgence pour l’hiver ferment leurs portes », déplore-t-elle.
]]>La transition énergétique est aussi bénéfique pour l’#environnement
▻http://www.lemonde.fr/planete/article/2014/10/09/la-transition-energetique-est-aussi-benefique-pour-l-environnement_4502813_3
L’équipe de chercheurs, dirigée par Edgar Hertwich et Thomas Gibon, de l’Université norvégienne de science et technologie, a mis face à face deux scénarios de l’Agence internationale de l’#énergie (AIE). Le premier, dit « Baseline », perpétue le modèle énergétique actuel. Il prévoit une hausse de 134 % de la production mondiale d’#électricité entre 2007 et 2050, les ressources #fossiles conservant une part prépondérante (environ deux tiers du total) avec, en particulier, une augmentation de 149 % de la production d’électricité à partir de #charbon.
Le second, « Blue Map », vise à limiter à 2° C la hausse des #températures au milieu du siècle, conformément à la préconisation du Groupe intergouvernemental d’experts sur l’évolution du climat (#GIEC). Il repose sur le développement des #énergies_renouvelables, du stockage-captage du #CO2 et de l’efficacité énergétique, celle-ci conduisant à une demande en électricité inférieure de 13 % à celle du premier scénario.
SANTÉ HUMAINE
Dans le second cas, les émissions de CO2 sont réduites de 62 % par rapport au premier. Mais ce n’est pas le seul bénéfice. Les rejets de particules #toxiques dans l’#atmosphère baissent de 40 %. Et la #pollution des eaux douces de près de 50 %. « Les effets positifs en termes de #santé humaine sont clairs, commente Edgar Hertwich. Poursuivre nos objectifs de réduction des gaz à #effet_de_serre limitera les impacts sur la santé humaine et celle des #écosystèmes, alors que ne rien faire les augmentera significativement. »
Le gain environnemental, ajoute Thomas Gibon, ira croissant puisque, dans « une boucle vertueuse », les installations renouvelables, au fur et à mesure qu’elles seront mises en service, pourront fournir l’électricité « propre » nécessaire à la construction des suivantes.
DEMANDE EN MATÉRIAUX
La mutation de la production d’électricité vers des technologies bas #carbone à faible pollution entraînera toutefois, soulignent les chercheurs, une demande accrue en #matières_premières. Car la durée de vie d’un parc solaire ou éolien est inférieure à celle d’une centrale thermique. Leur production est intermittente. Et ces installations, souvent décentralisées, nécessitent des raccordements. Pour produire au final 1 kilowattheure, un parc photovoltaïque nécessite ainsi, selon les auteurs, entre 11 et 40 fois plus de cuivre, pour les câblages, qu’une centrale fossile. Et un parc éolien, pour les turbines, entre 6 et 14 fois plus de fer.
Une pression sur les #matériaux que les chercheurs jugent « non négligeable mais réaliste », la quantité de cuivre nécessaire pour mettre en place l’ensemble des systèmes photovoltaïques de la planète en 2050 représentant « environ deux fois la production mondiale de 2011 ». Les besoins en fer et en acier, eux, augmenteraient de 10 %, tandis que ceux en aluminium baisseraient au contraire.
Au final, estiment les auteurs, « un futur où la production mondiale d’électricité n’émettra que peu de carbone, non seulement est réaliste en termes de demande de matériaux, mais encore réduira la pollution de manière significative ».
]]> Deux degrés de plus, "un désastre"pour James Hansen
▻http://www.lemonde.fr/planete/article/2011/12/08/deux-degres-de-plus-un-desastre-pour-james-hansen_1615047_3244.html
Deux degrés de plus, "un désastre"pour James Hansen
LE MONDE | 08.12.2011 à 15h23 • Mis à jour le 30.01.2012 à 13h57 |
Par Stéphane Foucart - San Francisco Envoyé spécial
▻http://www.lemonde.fr/planete/article/2011/12/08/deux-degres-de-plus-un-desastre-pour-james-hansen_1615047_3244.html
Deux petits degrés Celsius de plus par rapport aux températures préindustrielles seraient déjà « un #désastre ». Présentant de nouvelles données au congrès d’automne de l’American Geophysical Union (AGU), qui se tient à San Francisco (Etats-Unis), le climatologue #James_Hansen a adressé, dans une conférence donnée mercredi 7 décembre, une sévère mise en garde aux négociateurs réunis à Durban (Afrique du Sud).
Selon le chercheur, célèbre pour avoir été le premier scientifique, en 1988, à tirer le signal d’alarme sur la question climatique, le seuil des 2 0C de réchauffement fixé par la communauté internationale ne permet pas de protéger les sociétés sur le long terme. Le directeur du Goddard Institute for Space Studies (GISS), principal laboratoire d’études climatiques de la NASA, présentait une reconstruction de l’évolution des #températures au cours des 5 millions d’années écoulées. « Nous sommes aujourd’hui tout près des températures de la période de l’éémien, il y a 130 000 ans, ou du holsteinien, il y a 400 000 ans, a déclaré M. Hansen. Or, à ces deux périodes, nous savons que le niveau moyen des mers était de 4 à 6 mètres plus élevé qu’aujourd’hui. »
Ses travaux, menés avec Makiko Sato (GISS), montrent qu’avec un degré de plus qu’aujourd’hui - c’est-à-dire 1,7 0C de plus par rapport au niveau préindustriel -, la #Terre excéderait les températures atteintes au cours de ces deux récents pics de chaleur. Elle atteindrait sa période la plus chaude depuis environ 3,2 millions d’années. « Dépasser ce réchauffement renverrait le climat à ce qu’il était au début du pliocène », lorsque les océans étaient environ 25 m au-dessus de leur hauteur actuelle, ajoute le chercheur. « Si la teneur en CO2 venait à doubler, précise-t-il, cela reviendrait à augmenter la température moyenne d’environ 3 0C (par rapport au niveau préindustriel) et cela renverrait la planète à un état où la cryosphère (l’ensemble des glaces de mer et des glaciers continentaux) n’existait pas. »
Fonte des calottes
La hausse des températures ne fait pas monter les océans instantanément : le système se met lentement à l’équilibre. Mais, selon M. Hansen, les données paléoclimatiques montrent que le rythme d’élévation des mers peut atteindre 1 m à 2,5 m par siècle, en raison de la fonte des calottes glaciaires du Groenland et de l’Antarctique.
Le seuil de 2 0C au-dessus des niveaux préindustriels est la certitude d’un « désastre à long terme », conclut M. Hansen. Même si « nous ne savons pas précisément à quel terme ». Pour le chercheur, connu pour ses positions très tranchées et jouissant d’un grand prestige dans la communauté scientifique, « pour conserver un climat qui ressemble à peu près à celui de l’holocène, la période au cours de laquelle la civilisation s’est développée », il faut « maintenir la concentration de #CO2 atmosphérique sous les 350 parties par million (ppm) ». Elle était de 270 ppm au XIXe siècle et elle est aujourd’hui de 390 ppm.
Mais, ajoute le directeur du GISS, il est possible de la faire baisser « en supposant que la reforestation peut pomper 100 milliards de tonnes de carbone » et « en réduisant les émissions de 6 % par an, en commençant dès l’an prochain ». Or, rappelle-t-il, « si nous avions commencé il y a seulement cinq ans, une baisse de 3 % par an aurait suffi ».
]]>La « pause » du réchauffement n’existe pas
▻http://sciences.blogs.liberation.fr/home/2013/12/la-pause-du-r%C3%A9chauffement-nexiste-pas.html
La fameuse « pause » du changement climatique ? Un simple biais instrumental démontre une étude un peu trop négligée par la presse. Parue dans le Quarterly Journal of the Royal Meteorological Society, elle est signée Kevin Cowtan (Université de York, Grande Bretagne) et Robert G. Way (Université d’Ottawa, Canada). Elle ne sera pas prise en compte par le rapport 2014 du Giec, car la partie scientifique de ce dernier est déjà close.
]]>Parts of Europe ‘ 5°C warmer’ by 2100 | Climate News Network
▻http://www.climatenewsnetwork.net/2014/01/parts-of-europe-5c-warmer-by-2100
Severe temperature rises in parts of Europe by the end of the century will be accompanied by much more frequent droughts, scientists say.
LONDON, 11 January – With exquisite timing, as parts of Europe endure the worst storms for decades, researchers have issued a highly topical warning.
By the end of this century, they say, summer temperatures in parts of southern Europe are expected to be up to 5°C higher than they were from 1961 to 1990, with droughts inevitably becoming more frequent and intense, because of both climate change and increased water use.
The researchers, from the European Commission’s Joint Research Centre (JRC) and the University of Kassel in Germany, have published their findings in Hydrology and Earth System Sciences, an open access journal of the European Geosciences Union (EGU). The scientific article is available online, free of charge.
]]>Climate ‘causing more and worse heat waves’ | Climate News Network
▻http://www.climatenewsnetwork.net/2013/01/climate-causing-more-and-worse-heat-waves
Climate ‘causing more and worse heat waves’
January 15, 2013
By Paul Brown
Researchers say there are now on average five times as many record-breaking hot months worldwide as we could expect without long-term global warming, with human activities responsible for four-fifths of them.
LONDON, 15 January – Climate change has already increased the incidence of dangerous heat waves five-fold, and 80% of them have been caused by man-made emissions. The last decade has been particularly affected.
These conclusions, by researchers at the Potsdam Institute for Climate Impact Research and the Complutense University of Madrid, look at the increasing incidence of record-breaking hot months since 1880. The last 40 years has seen a steady rise, but in the last decade the upward curve has been far greater. Even these disturbing figures do not include the recent record temperatures and disastrous fires in Australia.
#climat #températures #désastres #catastrophes #climat-extrême
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