• Un peu troublé par cet article de Le Monde sur les émissions de CO2 du fret maritime qui dénonce "le fret maritime est des un des plus grands émetteurs de CO2, et il tarde à changer de cap
    Lors de la conférence mondiale pour le climat à Charm El-Cheikh, plusieurs pays ont demandé à l’Organisation maritime internationale d’être plus ambitieuse et de viser le « zéro carbone » d’ici à 2050."
    Le graphique présenté montre que ce secteur émet 16% des émissions du fret pour 70% des tonnes-km. C’est surement trop, et faute de régulation contraignante, leurs émissions s’orientent à la hausse, ce qui n’est pas bon du tout. Mais n’est ce pas proportionnellement bcp moins que la plupart des autres acteurs du fret ? C’est le cas du fret routier mais aussi la logistique urbaine est très émettrice, ce qu’on doit reconnaitre même si on aime consommer local...
    https://www.lemonde.fr/les-decodeurs/article/2022/11/11/cop27-le-transport-maritime-un-secteur-polluant-qui-tarde-a-changer-de-cap_6


    #émissions #carbone #fret #transport #maritime

    • Ce qui me trouble c’est de faire une telle distinction entre fret routier et fret urbain, ce dernier n’étant pas nécessairement lié à une consommation locale : si tu commandes un truc en ligne, quelque soit le lieu d’expédition, c’est pas un semi-remorque qui va te livrer chez toi mais un véhicule utilitaire qui aura pris le relai en ville. On peut éventuellement faire un sous groupe (c’est intéressant d’avoir le détail) mais les deux sont du transport routier. J’y vois une façon d’atténuer les émissions des camions petits et gros.

  • Sorvegliare in nome della sicurezza: le Agenzie Ue vogliono carta bianca

    Il nuovo regolamento di #Europol mette a rischio la #privacy di milioni di persone mentre #Frontex, chiamata a controllare le frontiere, punta sull’intelligenza artificiale e la biometria per fermare i migranti. Provando a eludere la legge.

    C’è una lotta interna nel cuore delle istituzioni europee il cui esito toccherà da vicino il destino di milioni di persone. Lo scontro è sul nuovo regolamento di Europol, l’Agenzia europea di contrasto al crimine, entrato in vigore a fine giugno 2022 con la “benedizione” del Consiglio europeo ma che il Garante per la protezione dei dati (Gepd) definisce un “colpo allo Stato di diritto”. “La principale controversia riguarda la possibilità per l’Agenzia di aggirare le proprie regole quando ha ‘bisogno’ di trattare categorie di dati al di fuori di quelli che può raccogliere -spiega Chloé Berthélémy, policy advisor dell’European digital rights (Edri), un’organizzazione che difende i diritti digitali nel continente-. Uno scandalo pari a quanto rivelato, quasi un decennio fa, da Edward Snowden sulle agenzie statunitensi che dimostra una tendenza generale, a livello europeo, verso un modello di sorveglianza indiscriminata”.

    Con l’obiettivo di porre un freno a questa tendenza, il 22 settembre di quest’anno il presidente del Gepd, Wojciech Wiewiórowski, ha comunicato di aver intentato un’azione legale di fronte alla Corte di giustizia dell’Unione europea per contestare la legittimità dei nuovi poteri attribuiti a Europol. Un momento chiave di questa vicenda è il gennaio 2022 quando l’ufficio del Gepd scopre che proprio l’Agenzia aveva conservato illegalmente un vasto archivio di dati sensibili di oltre 250mila persone, tra cui presunti terroristi o autori di reati, ma soprattutto di persone che erano entrate in contatto con loro. Secondo quanto ricostruito dal Guardian esisteva un’area di memoria (cache) detenuta dall’Agenzia contenente “almeno quattro petabyte, equivalenti a tre milioni di cd-rom” con dati raccolti nei sei anni precedenti dalle singole autorità di polizia nazionali. Il Garante ordina così di cancellare, entro un anno, tutti i dati più “vecchi” di sei mesi ma con un “colpo di mano” questa previsione viene spazzata via proprio con l’entrata in vigore del nuovo regolamento. “In particolare, due disposizioni della riforma rendono retroattivamente legali attività illegali svolte dall’Agenzia in passato -continua Berthélémy-. Ma se Europol può essere semplicemente esentata dai legislatori ogni volta che viene colta in flagrante, il sistema di controlli ed equilibri è intrinsecamente compromesso”.

    L’azione legale del Gepd ha però un ulteriore obiettivo. In gioco c’è infatti anche il “modello” che l’Europa adotterà in merito alla protezione dei dati: da un lato quello americano, basato sulla sorveglianza pressoché senza limiti, dall’altro il diritto alla protezione dei dati che può essere limitato solo per legge e con misure proporzionate, compatibili con una società democratica. Ma proprio su questo aspetto le istituzioni europee vacillano. “Il nuovo regolamento esplicita l’obiettivo generale della comunità delle forze dell’ordine: quello di poter utilizzare metodi di ‘polizia predittiva’ che hanno come finalità l’identificazione di individui che potranno potenzialmente essere coinvolti nella commissione di reati”, sottolinea ancora la ricercatrice. Significa, in altri termini, l’analisi di grandi quantità di dati predeterminati (come sesso e nazionalità) mediante algoritmi e tecniche basate sull’intelligenza artificiale che permetterebbero, secondo i promotori del modello, di stabilire preventivamente la pericolosità sociale di un individuo.

    “Questo approccio di polizia predittiva si sviluppa negli Stati Uniti a seguito degli attentati del 2001 -spiega Emilio De Capitani, già segretario della Commissione libertà civili (Libe) del Parlamento europeo dal 1998 al 2011 che da tempo si occupa dei temi legati alla raccolta dei dati-. Parallelamente, in quegli anni, inizia la pressione da parte della Commissione europea per sviluppare strumenti di raccolta dati e costruzione di database”.

    “Il nuovo regolamento esplicita l’obiettivo generale della comunità delle forze dell’ordine: quello di poter utilizzare metodi di ‘polizia predittiva’” – Chloé Berthélémy

    Fra i primi testi legislativi europei che si fondano sulla raccolta pressoché indiscriminata di informazioni c’è la Direttiva 681 del 2016 sulla raccolta dei dati dei passeggeri aerei (Pnr) come strumento “predittivo” per prevenire i reati di terrorismo e altri reati definiti come gravi. “Quando ognuno di noi prende un aereo alimenta due archivi: l’Advanced passenger information (Api), che raccoglie i dati risultanti dai documenti ufficiali come la carta di identità o il passaporto permettendo così di costruire la lista dei passeggeri imbarcati, e un secondo database in cui vengono versate anche tutte le informazioni raccolte dalla compagnia aerea per il contratto di trasporto (carta di credito, e-mail, esigenze alimentari, tipologia dei cibi, annotazioni relative a esigenze personali, etc.) -spiega De Capitani-. Su questi dati legati al contratto di trasporto viene fatto un controllo indiretto di sicurezza filtrando le informazioni in relazione a indicatori che potrebbero essere indizi di pericolosità e che permetterebbero di ‘sventare’ attacchi terroristici, possibili dirottamenti ma anche reati minori come la frode o la stessa violazione delle regole in materia di migrazione. Questo perché il testo della Direttiva ha formulazioni a dir poco ambigue e permette una raccolta spropositata di informazioni”. Tanto da costringere la Corte di giustizia dell’Ue, con una sentenza del giugno 2022 a reinterpretare in modo particolarmente restrittivo il testo legislativo specificando che “l’utilizzo di tali dati è permesso esclusivamente per lo stretto necessario”.

    L’esempio della raccolta dati legata ai Pnr è esemplificativo di un meccanismo che sempre di più caratterizza l’operato delle Agenzie europee: raccogliere un elevato numero di dati per finalità genericamente collegate alla sicurezza e con scarse informazioni sulla reale utilità di queste misure indiscriminatamente intrusive. “Alle nostre richieste parlamentari in cui chiedevamo quanti terroristi o criminali fossero stati intercettati grazie a questo sistema, che raccoglie miliardi di dati personali, la risposta è sempre stata evasiva -continua De Capitani-. È come aggiungere paglia mentre si cerca un ago. Il cittadino ci rimette due volte: non ha maggior sicurezza ma perde in termini di rispetto dei suoi diritti. E a perderci sono soprattutto le categorie meno protette, e gli stessi stranieri che vengono o transitano sul territorio europeo”.

    “Il cittadino ci rimette due volte: non ha maggior sicurezza ma perde in termini di rispetto dei suoi diritti. Soprattutto le categorie meno protette” – Emilio De Capitani

    I migranti in particolare diventano sempre più il “banco di prova” delle misure distopiche di sorveglianza messe in atto dalle istituzioni europee europee attraverso anche altri sistemi che si appoggiano anch’essi sempre più su algoritmi intesi a individuare comportamenti e caratteristiche “pericolose”. E in questo quadro Frontex, l’Agenzia che sorveglia le frontiere esterne europee gioca un ruolo di primo piano. Nel giugno 2022 ancora il Garante europeo ha emesso nei suoi confronti due pareri di vigilanza che sottolineano la presenza di regole “non sufficientemente chiare” sul trattamento dei dati personali dei soggetti interessati dalla sua attività e soprattutto “norme interne che sembrano ampliare il ruolo e la portata dell’Agenzia come autorità di contrasto”.

    Il Garante si riferisce a quelle categorie speciali come “i dati sanitari delle persone, i dati che rivelano l’origine razziale o etnica, i dati genetici” che vengono raccolti in seguito all’identificazione di persone potenzialmente coinvolte in reati transfrontalieri. Ma quel tipo di attività di contrasto non rientra nel mandato di Frontex come guardia di frontiera ma ricade eventualmente nelle competenze di un corpo di polizia i cui possibili abusi sarebbero comunque impugnabili davanti a un giudice nazionale o europeo. Quindi, conclude il Garante, il trattamento di questi dati dovrebbe essere protetto con “specifiche garanzie per evitare pratiche discriminatorie”.

    Ma secondo Chris Jones, direttore esecutivo del gruppo di ricerca indipendente Statewatch, il problema è a monte. Sono le stesse istituzioni europee a incaricare queste due agenzie di svolgere attività di sorveglianza. “Frontex ed Europol hanno sempre più poteri e maggior peso nella definizione delle priorità per lo sviluppo di nuove tecnologie di sicurezza e sorveglianza”, spiega. Un peso che ha portato, per esempio, a finanziare all’interno del piano strategico Horizon Europe 2020, che delinea il programma dell’Ue per la ricerca e l’innovazione dal 2021 al 2024, il progetto “Secure societies”. Grazie a un portafoglio di quasi 1,7 miliardi di euro è stata commissionata, tra gli altri, la ricerca “ITFlows” che ha come obiettivo quello di prevedere, attraverso l’utilizzo di strumenti di intelligenza artificiale, i flussi migratori. Il sistema predittivo, simile a quello descritto da Berthélémy, è basato su un modello per il quale, con una serie di informazioni storiche raccolte su un certo fenomeno, sarebbe possibile anticipare sugli eventi futuri.

    “Se i dati sono cattivi, la decisione sarà cattiva. Se la raccolta dei dati è viziata dal pregiudizio e dal razzismo, lo sarà anche il risultato finale” – Chris Jones

    “Se le mie previsioni mi dicono che arriveranno molte persone in un determinato confine, concentrerò maggiormente la mia sorveglianza su quella frontiera e potrò più facilmente respingerli”, osserva Yasha Maccanico, ricercatore di Statewatch. Sempre nell’ambito di “Secure societies” il progetto “iBorderCtrl” riguarda invece famigerati “rilevatori di bugie” pseudoscientifici che dedurrebbe lo stato emotivo, le intenzioni o lo stato mentale di una persona in base ai suoi dati biometrici. L’obiettivo è utilizzare questi strumenti per valutare la credibilità dei racconti dei richiedenti asilo nelle procedure di valutazione delle loro richieste di protezione. E in questo quadro sono fondamentali i dati su cui si basano queste predizioni: “Se i dati sono cattivi, la decisione sarà cattiva -continua Jones-. Se la raccolta dei dati è viziata dal pregiudizio e dal razzismo, lo sarà anche il risultato finale”. Per questi motivi AccessNow, che si occupa di tutela dei diritti umani nella sfera digitale, ha scritto una lettera (firmata anche da Edri e Statewatch) a fine settembre 2022 ai membri del consorzio ITFlows per chiedere di terminare lo sviluppo di questi sistemi.

    Anche sul tema dei migranti il legislatore europeo tenta di creare, come per Europol, una scappatoia per attuare politiche di per sé illegali. Nell’aprile 2021 la Commissione europea ha proposto un testo per regolamentare l’utilizzo dell’intelligenza artificiale e degli strumenti basati su di essa (sistemi di videosorveglianza, identificazione biometrica e così via) escludendo però l’applicazione delle tutele previste nei confronti dei cittadini che provengono da Paesi terzi. “Rispetto ai sistemi di intelligenza artificiale quello che conta è il contesto e il fine con cui vengono utilizzati. Individuare la presenza di un essere umano al buio può essere positivo ma se questo sistema è applicato a un confine per ‘respingere’ la persona diventa uno strumento che favorisce la lesione di un diritto fondamentale -spiega Caterina Rodelli analista politica di AccessNow-. Si punta a creare due regimi differenti in cui i diritti dei cittadini di Paesi terzi non sono tutelati come quelli degli europei: non per motivi ‘tecnici’ ma politici”. Gli effetti di scarse tutele per gli uni, i migranti, ricadono però su tutti. “Per un motivo molto semplice. L’Ue, a differenza degli Usa, prevede espressamente il diritto alla tutela della vita privata nelle sue Carte fondamentali -conclude De Capitani-. Protezione che nasce dalle più o meno recenti dittature che hanno vissuto gli Stati membri: l’assunto è che chi è o si ‘sente’ controllato non è libero. Basta questo per capire perché sottende l’adozione di politiche ‘predittive’ e la riforma di Europol o lo strapotere di Frontex, stiano diventando un problema di tutti perché rischiano di violare la Carta dei diritti fondamentali”.

    https://altreconomia.it/sorvegliare-in-nome-della-sicurezza-le-agenzie-ue-vogliono-carta-bianca
    #surveillance #biométrie #AI #intelligence_artificielle #migrations #réfugiés #Etat_de_droit #données #protection_des_données #règlement #identification #police_prédictive #algorythme #base_de_données #Advanced_passenger_information (#Api) #avion #transport_aérien #Secure_societies #ITFlows #iBorderCtrl #asile #

    • New Europol rules massively expand police powers and reduce rights protections

      The new rules governing Europol, which came into force at the end of June, massively expand the tasks and powers of the EU’s policing agency whilst reducing external scrutiny of its data processing operations and rights protections for individuals, says a report published today by Statewatch.

      Given Europol’s role as a ‘hub’ for information processing and exchange between EU member states and other entities, the new rules thus increase the powers of all police forces and other agencies that cooperate with Europol, argues the report, Empowering the police, removing protections (https://www.statewatch.org/publications/reports-and-books/empowering-the-police-removing-protections-the-new-europol-regulation).

      New tasks granted to Europol include supporting the EU’s network of police “special intervention units” and managing a cooperation platform for coordinating joint police operations, known as EMPACT. However, it is the rules governing the processing and exchange of data that have seen the most significant changes.

      Europol is now allowed to process vast quantities of data transferred to it by member states on people who may be entirely innocent and have no link whatsoever to any criminal activity, a move that legalises a previously-illegal activity for which Europol was admonished by the European Data Protection Supervisor.

      The agency can now process “investigative data” which, as long it relates to “a specific criminal investigation”, could cover anyone, anywhere, and has been granted the power to conduct “research and innovation” projects. These will be geared towards the use of big data, machine learning and ‘artificial intelligence’ techniques, for which it can process sensitive data such as genetic data or ethnic background.

      Europol can now also use data received from non-EU states to enter “information alerts” in the Schengen Information System database and provide “third-country sourced biometric data” to national police forces, increasing the likelihood of data obtained in violation of human rights being ‘laundered’ in European policing and raising the possibility of third states using Europol as a conduit to harass political opponents and dissidents.

      The new rules substantially loosen restrictions on international data transfers, allowing the agency’s management board to authorise transfers of personal data to third states and international organisations without a legal agreement in place – whilst priority states for international cooperation include dictatorships and authoritarian states such as Algeria, Egypt, Turkey and Morocco.

      At the same time, independent external oversight of the agency’s data processing has been substantially reduced. The threshold for referring new data processing activities to the European Data Protection Supervisor (EDPS) for external scrutiny has been raised, and if Europol decides that new data processing operations “are particularly urgent and necessary to prevent and combat an immediate threat,” it can simply consult the EDPS and then start processing data without waiting for a response.

      The agency is now required to employ a Fundamental Rights Officer (FRO), but the role clearly lacks independence: the FRO will be appointed by the Management Board “upon a proposal of the Executive Director,” and “shall report directly to the Executive Director”.

      Chris Jones, Director of Statewatch, said:

      “The proposals to increase Europol’s powers were published six months after the Black Lives Matter movement erupted across the world, calling for new ways to ensure public safety that looked beyond the failed, traditional model of policing.

      With the new rules agreed in June, the EU has decided to reinforce that model, encouraging Europol and the member states to hoover up vast quantities of data, develop ‘artificial intelligence’ technologies to examine it, and increase cooperation with states with appalling human rights records.”

      Yasha Maccanico, a Researcher at Statewatch, said:

      “Europol has landed itself in hot water with the European Data Protection Supervisor three times in the last year for breaking data protection rules – yet the EU’s legislators have decided to reduce the EDPS’ supervisory powers. Independent, critical scrutiny and oversight of the EU’s policing agency has never been more needed.”

      The report (https://www.statewatch.org/publications/reports-and-books/empowering-the-police-removing-protections-the-new-europol-regulation) has been published alongside an interactive ’map’ of EU agencies and ’interoperable’ policing and migration databases (https://www.statewatch.org/eu-agencies-and-interoperable-databases), designed to aid understanding and further research on the data architecture in the EU’s area of freedom, security and justice.

      https://www.statewatch.org/news/2022/november/new-europol-rules-massively-expand-police-powers-and-reduce-rights-prote
      #interopérabilité #carte #visualisation

    • EU agencies and interoperable databases

      This map provides a visual representation of, and information on, the data architecture in the European Union’s “area of freedom, security and justice”. It shows the EU’s large-scale databases, networked information systems (those that are part of the ’Prüm’ network), EU agencies, national authorities and international organisations (namely Interpol) that have a role in that architecture. It is intended to facilitate understanding and further investigation into that architecture and the agencies and activities associated with it.

      https://www.statewatch.org/eu-agencies-and-interoperable-databases
      #réseau #prüm_II

  • #paris, #londres, #new-york, visions pour un #avenir #sans_voiture
    http://carfree.fr/index.php/2022/11/07/paris-londres-new-york-visions-pour-un-avenir-sans-voiture

    Imaginez, à Paris, la place de La Concorde réinventée par des citoyens, des étudiant.es, militant.es pour le climat et la biodiversité, des cyclistes, des jardinier.es, des urbanistes… tous.tes engagé.es pour Lire la suite...

    #Fin_de_l'automobile #Marche_à_pied #Transports_publics #Vélo #Vie_sans_voiture #Ville_sans_voitures #carfree #conférence #ville

  • Climat : Des centaines d’activistes arrêtés à l’aéroport d’Amsterdam

    Des militants écologistes de Greenpeace et d’Extinction Rebellion se sont glissés, samedi, sur le tarmac de l’aéroport néerlandais de Schiphol. Ils ont bloqué des jets privés.

    Des centaines d’activistes pour le climat ont été arrêtés, samedi, à l’aéroport d’Amsterdam Schiphol, après avoir franchi des clôtures et occupé une aire de stationnement pour jets privés. Les manifestants, dont beaucoup portaient des combinaisons blanches et certains étaient à vélo, ont envahi le tarmac vers 13h, avant de s’asseoir devant au moins 14 avions privés. Il y avait également un transporteur C-130 de l’Aviation royale canadienne sur ce tarmac.


    Les militants se sont assis devant au moins 14 avions privés et un transporteur de l’Aviation royale canadienne.

    Entonnant des slogans comme « À bas les vols » ou « Schiphol pollueur de l’environnement », ces militants des ONG Greenpeace et Extinction Rebellion ont fait le tour du tarmac, sous les applaudissements de spectateurs de l’autre côté des clôtures. « L’action d’aujourd’hui signifie que l’aéroport de Schiphol doit réduire ses émissions, il doit y avoir moins de vols », a commenté la porte-parole de Greenpeace Pays-Bas, Faiza Oulahsen. « Nous commençons par les vols dont nous n’avons absolument pas besoin, comme ceux des jets privés et les vols courts. »

    Traînés vers des bus
    Environ trois heures après le début de l’envahissement du tarmac, la police des frontières a commencé à arrêter des militants, dont certains ont été traînés vers des bus après avoir résisté passivement. « Nous prenons cela très au sérieux. Ces personnes sont dans un endroit où elles n’auraient pas dû se trouver », a déclaré son porte-parole, le major Robert van Kapel. Pour Greenpeace, la police a été « beaucoup trop dure contre les militants à vélo » et au moins une personne a été heurtée à la tête.

    L’action est intervenue à la veille de l’ouverture, dimanche, en Égypte, de la COP27, sommet de l’ONU sur le climat. La pollution des avions, « c’est un sujet dont ils doivent parler », a déclaré Tessel Hofstede, porte-parole d’Extinction Rebellion.

    #Climat #Transport_aérien #pollution #avions #milliardaires #privilégiés #avions #riches #richesse #luxe #capitalisme #cop27 #aéroports #jets_privés

    Source : https://www.lessentiel.lu/fr/story/des-centaines-dactivistes-arretes-a-laeroport-damsterdam-728665140970

  • Pourquoi les transports publics franciliens déraillent : enquête à la RATP | Rosa Moussaoui
    https://www.humanite.fr/social-eco/ratp/pourquoi-les-transports-publics-franciliens-deraillent-enquete-la-ratp-7687


    Entre 2019 et 2021, les démissions parmi les personnels roulants de la RATP ont augmenté de 45 %. © Alain JOCARD / AFP

    Dans la perspective de l’ouverture à la concurrence en 2025, les salariés voient leurs acquis sociaux démantelés, leurs rémunérations comprimées, leur temps de travail s’allonger. Une dégradation à l’origine d’une hémorragie d’effectifs qui détériore le service. Et Jean Castex, le probable nouveau patron de la RATP, semble bien mal placé pour rompre avec les dogmes qui ont semé le chaos dans les transports en Ile-de-France.

    Il est 19 h 30, une longue journée de travail s’achève. D’un pas las, cadres et employés se dirigent vers la bouche de métro ; ils s’arrêtent net. Un nouvel incident est survenu sur la ligne 13, le flot humain remontant des quais se déverse vers les arrêts de bus les plus proches. Un véhicule arrive, il est déjà bondé, impossible d’y monter. Les esprits s’échauffent, la foule entrave la circulation, des agents de police surgissent, suivis par les hommes en uniforme de la Sûreté RATP, pour disperser les voyageurs en colère.

    Le « tournant » de cette dernière année

    Scène banale du cauchemar quotidien des transports publics en petite couronne parisienne, aux heures de pointe, depuis cet été. Conducteur de bus rattaché à un dépôt voisin, John témoigne du désarroi qu’il ressent, à voir le service se dégrader ainsi. « Pour nous, ce genre de situation, c’est l’horreur. Nous devons faire face à des voyageurs excédés, sans pouvoir répondre à leurs demandes, faute de machinistes en nombre suffisant. Dans ces cas-là, il faudrait envoyer des bus supplémentaires, mais la RATP n’est plus en mesure d’organiser de tels services spéciaux au pied levé », résume-t-il.

    Entré à la RATP voilà quinze ans, il a vu les conditions de travail se détériorer lentement mais sûrement. Jusqu’au « tournant » de cette dernière année, avec le déploiement anticipé, depuis le mois d’août, du Cadre social territorialisé devant aligner la RATP sur les opérateurs auxquels sa filiale privée, RATP Cap Île-de-France, devra disputer les marchés sur le réseau de surface démantelé en « lots » en vue de l’ouverture à la concurrence, au 1er janvier 2025.

    #paywall... #transports_en_commun #privatisation #destructivité_capitaliste

    article vu au détour d’un fil de Céline Malaisé @CelineMalaise (qui -incoyable !- relève que les personnels ont du travailler sans masque)
    https://twitter.com/CelineMalaise/status/1585362450131451904

    🚇🚌 Ça déraille en IDF !

    Des temps d’attente incroyables, des bus, trains, RER et métros bondés, des galères quotidiennes… et un Navigo que Pécresse annonce à la hausse pour 2023.

    Comment est-on passer d’un réseau envié dans le monde à un système qui s’effondre ?
    #StopGalere

  • La storia infinita

    Legionari romani sulle Alpi? Battaglie navali sui nostri laghi? Raduni di streghe sul Ceneri? Ogni pietra, ogni dipinto, ogni spigolo di strada sussurra storie nascoste. La Svizzera italiana e l’intera Confederazione sono disseminate di numerose tracce, curiose e talvolta nascoste, che ci parlano del nostro affascinante passato. Le donne e gli uomini che hanno abitato il nostro territorio prima di noi, attraverso i millenni, hanno lasciato molte testimonianze. E ognuna è una storia che merita di essere raccontata e che evoca non solo ciò che ci siamo lasciati alle spalle, ma anche e soprattutto spiega il nostro presente.

    Nella prima stagione de «La storia infinita» intraprenderemo quattro avvincenti viaggi di scoperta nel tempo. Ci tufferemo nella Svizzera romana e scopriremo la straordinaria globalizzazione di duemila anni fa, quando facevamo parte di un impero che andava dalla Scozia ai deserti dell’Iraq. Parleremo di guerra: oggi è drammaticamente tornata in Europa, ma per tutto il Medioevo insanguinava anche la Svizzera italiana, campo di battaglia sul quale le potenze dell’epoca si sono contese il controllo sulle infinite ricchezze che transitavano dai passi alpini. Cercheremo poi di capire che cosa sia stata l’epoca dei baliaggi, quei tre secoli in cui l’attuale Canton Ticino è stato suddito della «feroce democrazia» svizzera. E infine racconteremo come le vie di comunicazione hanno forgiato la Svizzera italiana, dai primi intrepidi colonizzatori preistorici fino alla costruzione della rete stradale moderna nell’Ottocento: strade che hanno diffuso geni, idee e ricchezze, ma anche pandemie e violenze.

    https://www.rsi.ch/play/tv/programma/la-storia-infinita?id=15525805

    #histoire #Tessin #Suisse #guerres #pandémie #peste #Alpes #Empire_romain #commerce #migrations #bailliages_communs #bagliaggi #transports #série #vidéo #RSI #Jonas_Marti

    –> où je découvre notamment cet impostant mémorial du maréchal #Souvorov:
    https://seenthis.net/messages/978234

  • « Nous réclamons le #droit de se déplacer #sans_voiture »
    http://carfree.fr/index.php/2022/10/21/nous-reclamons-le-droit-de-se-deplacer-sans-voiture

    Estimant que ce n’est pas au #mondial de l’auto que doit se décider l’avenir de nos #mobilités, un collectif d’associations et de clubs de réflexion souhaite, dans une tribune au Lire la suite...

    #Alternatives_à_la_voiture #Fin_de_l'automobile #Marche_à_pied #Transports_publics #Vélo #Vie_sans_voiture #coût #critique #dépendance #salon_automobile #tout_voiture

  • Ligne 28 Die-Valence : écrivons à la Région et à Keolis !
    https://ricochets.cc/Ligne-28-Die-Valence-ecrivons-a-la-Region-et-a-Keolis.html

    On relaie un appel de différents collectifs à écrire à la région et à Kéolis concernant le fonctionnement de la ligne 28. Bonjour, À l’automne 2021, la pétition pour la préservation de la ligne 28 de Valence à Die sans correspondance à Crest a recueilli près de 2500 signatures. Depuis, les différents collectifs d’habitants se sont mobilisés. En mars, nous avons rencontré les élus et un technicien de la Région pour faire le point sur les besoins et les demandes des usagers de la ligne. Premier résultat (...) #Les_Articles

    / #transport

  • Les TER, trains fantômes des Hauts-de-France

    Plus de 11 000 TER ont été supprimés dans la région, en 2022. Ici comme ailleurs en France, le système ferroviaire, découpé en plusieurs entreprises publiques, empêtré dans les lourdeurs administratives et sous-financé, paraît incapable de répondre aux attentes des usagers. Et encore moins de relever le défi du réchauffement climatique.

    C’est la France qui se lève tôt et arrive en retard, la France des trains à l’arrêt. Sur les écrans bleus des gares SNCF des Hauts-de-France, la deuxième plus grande région ferroviaire du pays (en nombre de voyageurs quotidiens), s’affichent des trains express régionaux (TER) qui n’existent plus parce qu’ils ont été annulés, la veille ou le jour même, faute de conducteurs, de contrôleurs ou de matériel. « Supprimé » ; « Supprimé » ; « Supprimé ».

    Dans les gares d’Amiens, Arras, Béthune (Pas-de-Calais), Beauvais, Creil (Oise), Lille ou Hazebrouck (Nord), devenues salles des pas perdus, des heures envolées et des coups de téléphone rageurs pour prévenir des retards, la scène se répète, matin, midi et soir, dans une posologie qui épuise le corps social et dit combien le service public du train, celui des petites lignes et des trajets quotidiens, est fragile.

    https://www.lemonde.fr/economie/article/2022/10/15/les-ter-trains-fantomes-des-hauts-de-france_6145908_3234.html

    la fabrique climaticide du fascisme

    #transports_collectifs #Train #TER #écologie #climat #privatisations

    • « Mon métier, c’est de demander pardon aux usagers »
      Les résultats ne surprennent pas les cheminots. Les syndicats s’inquiètent depuis longtemps des moyens consacrés à la politique ferroviaire. La parole de la base est souvent cinglante – et anonyme par peur de sanctions.
      C., 51 ans, par exemple. Elle tient un des guichets de la gare d’Amiens depuis vingt-cinq ans. On la rencontre avec d’autres agents membres de la CGT dans un bâtiment le long des quais. « Les clients se lèvent à 5 heures pour prendre les premiers trains. On les voit plantés devant les écrans à attendre parce qu’il y a eu des annulations. On se dit : “Punaise, qu’est-ce que je vais leur dire” ? Mon métier, c’est de demander pardon aux usagers. » De l’autre côté de la table, Nicolas, contrôleur de 45 ans, entré à la SNCF il y a vingt ans, acquiesce : « Quand on voit le service public se décatir, ça fait mal au cœur. Aujourd’hui, on ne sait plus faire rouler tous nos trains. C’est grave. »

      https://justpaste.it/1qu6j

  • Walking Home Alone: Why women feel unsafe in public places

    This short story combined with statistical data about sexual assault and violence against women, describes the anxiety of navigating public spaces while trying to stay safe. In a short 20-minute walk, the writer examines the effects of street harassment, sexual assault in taxis and public transport, and the inadequate response by the justice system.

    n 10 hours’ time, the sun will thaw the frost that has coated the world in glitter. It will rise after a long night behind black skies. People will leave their homes, rushing to see family, finish last minute shopping, or saying goodbyes on their last day of work. The world will feel safer. Perhaps the terrors who lurk in the dark are scared of the light because it illuminates the lives they ruin.

    *

    The walk home only takes 20 minutes. I’ll take the high street, past the shops, cinema, supermarket, chip van, restaurants, cafes; turn right, on the main road, past the taxi rank, petrol station, corner shop, hairdressers; turn left, past the park entrance, down the lane, across the junction; home is on the left. It’s been a good night. No one is going in my direction, so I’ll walk home alone.

    Everyone is filing out of the bar – it’s not that late but it’s almost Christmas and everyone is happy and drunk. The best kind of drunk. Someone catcalls and whistles. Four girls are laughing, bantering back. It feels later than it is as the winter fog curls around the road signs. It’s a small town – there’s no trouble here. Twenty minutes and I’ll be home.

    The streetlights are casting the town in an orange glow. The shops are mostly dark, their grills locked up. A child’s toy is slung over a bollard. Litter has been blown across the pavements; a tin can is scrunched on the road.

    I’ve left the crowd and now the street is deserted. Voices are fading down the alleyway to my right: a couple going home together. Car doors slamming, engines whirring, getting quieter… silence. After a day and night surrounded by people and noise, my ears are now muffled.

    I should have worn something warmer. Away from the bar, I stand out in a short skirt, strappy top and denim jacket. I’m not used to walking far in heels and I’m worried I look alone and drunk.

    I need to walk faster. I’m cold and the wind is seeping through my jacket. This walk seems much longer at night and I can’t listen to music. What if someone sneaks up on me? It wouldn’t happen, but what if? I don’t want to take my hands out of my pockets anyway. The last few shops are lit with Christmas decorations. Maybe it’ll snow. I have a good week ahead – drinks, food, family, friends.

    I can hear the thud of a bass. There’s a car approaching from behind.

    Pull down your skirt, hide your stomach, hold your keys tight.

    Is it slowing down? Am I being paranoid? No, it is slowing down. I can hear the brakes. It’s stopping…

    Nearly half of all women in the UK (41%) say they take steps on a regular basis to protect themselves from sexual assault. One in five women never walk alone at night. Half of the female population do not feel safe walking alone at night even in busy places. The constant threats are not worth a quick walk home. Perpetrators are trained in gaslighting their victims to make them feel as though they’re overreacting.

    ‘Slut.’ ‘Slag.’ ‘Whore.’ Almost every woman has received these comments. Quite often, they have also described someone else with them. It’s a cycle of misogyny, veiled through jokes. And these jokes lead to some individuals utilising these attitudes for their own gratification. A study found that 55% of men deem women to be more likely to be harassed or assaulted if she wears more revealing clothes. From a young age girls report making clothing choices to ensure they are less vulnerable.

    Clothing has no correlation with sexual assault. Women are harassed in jeans or skirts, in winter or summer, bundled up or showing skin. Rape has been committed since the beginning of time, through the ages of petticoats trailing the floor, and impenetrable corsets. The only common theme is the assaulters’ decisions. Clothing is not consent.

    *

    BEEP.

    I can’t breathe. This is it. What will they do? Why are they stopping? 999 on speed dial. I’m ready to press green. The car is moving again, speeding up, screeching. It’s driving past me – fast. Water splashes my ankles but no one’s honking anymore. They were waiting at the roundabout. Someone wasn’t paying attention. Nothing to do with me. I’m overreacting. I have cramp from gripping my phone. My keys are cutting my hand. I need to relax.

    Deep breath. Turn right.

    Fifteen minutes to go. The road is getting darker. The council hasn’t decorated this street in Christmas cheer. It’s quieter too. Less traffic… fewer witnesses… Don’t be stupid –I’m almost there. Today’s been a good day. I’m excited for a hot chocolate. Maybe some snacks. My mouth is really dry.

    It seems quieter than usual. The chip van is already closed. There’s no sign it was open except a polystyrene carton discarded on the ground. The fog is muting the world. Maybe an Uber is available. It’ll be expensive at this time of year though. It’s only a 10-minute walk… that’s such a waste. Besides, why should I have to pay for an Uber? My guy friends could do the walk for free. I’m being pathetic. I’m not changing my life to appease my anxieties. I’m overreacting. But I’d be out of the cold, and safe in a car…

    *

    Six thousand sexual assaults were reported to Uber in the US in two years. UK statistics are unknown. The 6,000 allegations include 235 rapes, 280 attempted rapes and 1,560 instances of unwanted intimate touching. The taxi company has more than 70,000 drivers across the UK. Its busiest day saw more than one million trips. The chances are so small, yet the threat is continuous. A 27-year-old woman was assaulted as she was vomiting. She was at her most vulnerable, trying to get home, yet someone took advantage. What alternative is there? Ubering is the “safe” route.

    In one year, there were more than 400 reports of criminal offences by taxi or private hire drivers in London alone, with 126 accused of violent or sexual offences. Only one in six sexual assaults is reported. 300,000 taxi journeys per day in the UK. A minuscule chance, but not impossible.

    You could be unlucky. This one trip could ruin your life. It could end it.

    Don’t sit in the front seat. You are making yourself available to the driver. It might be seen as an invitation. You wanted the attention. You wore a short skirt and sat next to him. Don’t sit in the back seat, you won’t be able to get out if he puts the child lock on. It was your own fault – you didn’t think it through. Why did you even get in the cab? It was a short journey, there was no need.

    *

    Two options: make the short walk home or order the Uber now. It’s quicker to drive but I’m halfway home already. It’s a quiet road – no one will be out at this time. I’ll freeze waiting for the car and my phone battery is low. I’ll brave the cold.

    There are no more streetlights. The fog is settling, dampening the world and illuminating my torchlight like a movie scene. My heart is racing. Either the cold or my pace is making me breathe loudly. The shadows look like people. The world is still, except me and the darkness that follows me.

    Turn left.

    Eight minutes to go. The town centre has dissolved into darkness. There’s no traffic anymore. Everyone is inside, safe. The lights are off in all the houses. I’m the only one awake. My phone pings.

    “Home safe, see you all soon xx” “Great night! Going to bed!”

    “Omg how COLD was that walk!!! Night x”

    Everyone is home. No disasters – not a surprise. It’s too cold to type – I’ll reply later. We all turned our locations on before we left – just in case – so they know where I am.

    Headlights. The road is lit up. It sounds bigger than a car. A lorry? A bus. The bus! I have my pass with me. It’s fate. I need to run the final few steps. In one stop it will drop me right outside my door. Safe and sound. I’ll go inside, turn the TV on and watch something before bed. I’ve got the blankets down, hot drink, some chocolate…

    It’s pulling over now. There’s no one on it at all. Just the driver. He looks fine, but what does ‘fine’ look like? It’s only one stop. Is it a bit weird that he’s pulling over even though I’m not at the stop yet? I’m sure it’s fine… he’s fine… everything is fine…

    *

    Murat Tas. The name of a bus driver who searched social media for details of a teenage girl who had boarded his bus, before sexually assaulting her. No one else was on the bus. There were no witnesses. He got 200 hours of community work and 60 days rehabilitation, as well as being ordered to pay £500 court costs and a £140 victim surcharge. £140 in exchange for lifelong recollections. £140 in exchange for being too scared to take public transport, petrified of it happening again.

    Gulam Mayat. The name of a bus driver who sexually assaulted a female passenger on the night bus, waiting for her to be alone, moving the bus to obscure them from view. She tried to move away but he persisted.

    The report said she had been drinking alcohol earlier – why does it matter? It was 4am. She was trying to get home.

    Mark Spalding. The name of a bus driver who committed a string of sexual assaults on passengers. He locked two young women on the bus. He groomed two young girls, stopping in secluded areas to assault them. The girls and their parents trusted they could travel home safely, without being traumatized.

    *

    It really isn’t far. The bus takes a longer route, I can go down the lane and be home within minutes. I’ve done the scariest part, no need to get the bus for a single stop when I can walk.

    “Sorry, my bad” I put my hand up as the bus door opens. “No problem, have a good night.”

    I watch the bus engine restart and steadily trail down the road. He seemed nice enough… My feet are aching now.

    Down the lane…

    Somehow, it’s even darker here. The trees are bare, so bare you can see the sky through their silhouettes. Thousands of stars, so high and bright the fog doesn’t obscure them. Most people would be scared here, but I can walk this avenue with my eyes closed. No one comes down here, not at this time.

    On the left. Finally, I’m here. My hands are so cold I’m struggling with the key. As I open the door, I can feel the heat. Home and safe. It wasn’t even a bad walk. Refreshing. I knew it would be okay.

    I’ll put the TV on, make a hot chocolate and find a film to watch before bed. Maybe a Christmas film. The blaring TV cuts through the night silence. Background noise is comforting after the quiet. The forecaster is predicting snow tomorrow. My blankets are ready on the sofa. Maybe I’ll boil the kettle for a hot water bottle too.

    “BREAKING NEWS

    “A woman, aged 20, has escaped a man who followed, raped and threatened to kill her. Police are examining CCTV footage and carrying out enquiries. They are asking anyone with information to contact them immediately.”

    This is our local news. That man is still out there. That woman could have been me. I’m so lucky. I’m lucky that I was the one who got home safely tonight. One town over, one hour earlier. God, that could have been me.

    *

    Over 70% of women in the UK say they have experienced sexual harassment in public. 25% of women have been sexually assaulted. Only 4% of sexual assaults are reported to official organisations. 5 in 6 rapes against women are carried out by someone they know. And 5 in 6 women who are raped don’t report.. Why? Embarrassment, fear of being humiliated, fear that no one will help. Why do women feel this way?

    1. ‘As the gentlemen on the jury will understand, when a woman says no she doesn’t always mean it.’
    2. ‘The victim in this case, although she wasn’t necessarily willing, she didn’t put up a fight.’
    3. ‘Why couldn’t you just keep your knees together’

    These three statements were made in court by judges during rape trials – in the UK, US and Canada.

    1. ‘Women should avoid dressing like sluts in order not to be victimised.’
    2. ‘If a woman is wearing provocative clothing, the change needs to come from her.’
    3. “We know you are making this up.”

    These three statements were made by police officers – in Canada, Egypt and US.

    So, how would you get home? Would you feel safe to walk alone in the dark? If not, you’re not alone, even if you feel it.

    https://lacuna.org.uk/justice/walking-home-alone-women-feel-unsafe-in-public

    #espace_public #femmes #sécurité #insécurité #harcèlement #sexisme #harcèlement_de_rue #anxieté #transports_publics #taxis #agression_sexuelle #justice #alcool #nuit #sexisme_ordinaire #mysogynie #habits #vêtements #viols #uber

  • Plan vélo Cycléo de #Valence Romans Déplacement : absence de concertation avec les usagers cyclistes
    https://ricochets.cc/Plan-velo-Cycleo-de-Valence-Romans-Deplacement-absence-de-concertation-ave

    En réponse à l’article du Dauphiné Libéré paru le 13 septembre à propos du réseau Cycléo de Valence Romans Déplacements, voici le communiqué de presse des associations de cyclistes REVV et APAV Plan vélo Cycléo de Valence Romans Déplacement Le 13 septembre dernier, les élus locaux ont présenté un plan vélo intercommunal. Les associations de cyclistes REVV et APAV dénoncent avec force l’absence de concertation dans l’élaboration de ce projet. Les associations proposent d’autres solutions : seront-elles enfin (...) #Les_Articles

    / Valence, #Romans_sur_Isère, #transport, #Démocratie_locale

    https://www.ledauphine.com/environnement/2022/09/13/cycleo-l-ambitieux-projet-de-reseau-a-velo-de-valence-romans-agglomerati

  • Le #transport routier apparaît comme le facteur clé du #Réchauffement_climatique
    http://carfree.fr/index.php/2022/09/28/le-transport-routier-apparait-comme-le-facteur-cle-du-rechauffement-climatiq

    Selon la NASA, le transport routier est le plus grand contributeur net au changement climatique dans le monde, ce qui permet de rappeler que les voitures ne font pas partie Lire la suite...

    #Destruction_de_la_planète #Fin_de_l'automobile #climat #GES #recherche

  • Portés par la houle

    Ce Mercredi 14 Septembre 2022, c’était L’Heure de l’mettre, sur Radio Campus Lille, 106,5 Mhz, https://www.campuslille.com

    C’était aussi la Saint Portés par la houle

    Le fête du PTB, Manifiesta , https://www.ptb.be/d_couvrez_le_monde_tel_qu_il_devrait_tre_manifiesta le week-end dernier, a débuté par une tempête, et s’est achevée sous le radieux soleil d’Ostende. Et il est vrai qu’une certaine gravité, une atmosphère d’inquiétude, régnaient à l’entrée de ce moment, caractérisé par le chaos qui vient et que chacun ressent. Le capitalisme nous condamne.

    Le lien afin d’écouter, de télécharger l’émission => https://www-radio-campus.univ-lille1.fr/ArchivesN/LibrePensee/Chdm220921.mp3

    Et puis, au fil des débats, des rencontres, des sourires et des hasards, les rayons du soleil transpercèrent ce ciel si bas qu’un canal s’est perdu, jadis... L’humanité partagée, le courage de lutter, la volonté renouvelée du combattant, l’internationalisme qui réchauffe - et quelques bières sifflées plus loin, le soleil revenu éblouissant : le capitalisme est condamné.

    Alors bien sûr nos micros se sont tendus vers des camarades belges du parti organisateur, et vous entendrez toute la force qu’ils portent, au point de nous avoir arraché le micro pour faire eux-mêmes le travail. Et nous de boire leurs paroles – ou était-ce un peu de cette boisson fermentée dont les Belges ont le secret ?

    Vous entendrez aussi, porté par cette houle, le Secrétaire Général des Cheminots CGT, Laurent Brun, nous livrer ses analyses du moment, du rôle et des responsabilités de son organisation, de ses contradictions aussi, et nous inviter tous à la grève et à la gagne, avec ce premier rendez-vous du 29 septembre.

    C’est l’heure de l’mettre !

    L’heure de l’mettre https://bellaciao.org/Podcasts

    #ptb #manifiesta #cgt #transports #trains

  • Jets privés : l’homme qui a rendu fou Bernard Arnault et les ultra #Riches
    https://www.blast-info.fr/emissions/2022/jets-prives-lhomme-qui-a-rendu-fou-bernard-arnault-et-les-ultra-riches-CG

    Pour sa rentrée, Au Poste convoque un invité de choix : le tenancier (anonyme) du fameux compte twitter I Fly Bernard, qui a joliment foutu le feu aux poudres et au kérosène, dès son apparition printanière. Comment travaille-t-il ? Avec quelles finalités,…

    #Climat #Transport_aérien
    https://static.blast-info.fr/stories/2022/thumb_story_list-jets-prives-lhomme-qui-a-rendu-fou-bernard-arnaul

  • Why California wants to give residents $1,000 not to have a car
    https://www.washingtonpost.com/climate-environment/2022/09/01/why-california-wants-give-residents-1000-not-have-car

    the California legislature approved a $1,000 refundable tax credit to poorer Californians who don’t own vehicles. It will head to the desk of Gov. Gavin Newsom (D), who is expected to sign it.

    The bill offers the tax credit to single-filers earning up to $40,000 and joint-filers making up to $60,000 who live without personal cars. And, because the tax credit is refundable, Golden State residents can claim the full amount even if they don’t have $1,000 in tax liability.

    #californie #transport #voiture

  • Jets privés : visualisez les trajets les plus fréquents ou les plus courts en France
    https://www.lemonde.fr/les-decodeurs/article/2022/09/06/jets-prives-visualisez-les-trajets-les-plus-frequents-ou-les-plus-courts-en-

    Comme le Paris-Nantes du PSG, la grande majorité des trajets effectués par des avions privés en France sont faisables en train ou en voiture, parfois sans grande différence de temps.

    #climat

  • Royaume-Uni : les grèves pourraient s’étendre au secteur public dès septembre- Rapports de Force
    https://rapportsdeforce.fr/linternationale/royaume-uni-les-greves-pourraient-setendre-au-secteur-public-des-sep

    Sur fond d’une inflation à 10 %, le Royaume-Uni a connu des grèves massives dans le secteur privé cet été. Avant l’entrée en grève imminente des postiers et postières, votée à 97 %, nous avons demandé à Marc Lenormand, maître […] L’article Royaume-Uni : les grèves pourraient s’étendre au secteur public dès (...) @Mediarezo Actualité / #Mediarezo

    • Royaume-Uni : démission du patron d’une compagnie ferroviaire en plein chaos Le figaro - afp
      https://www.lefigaro.fr/flash-eco/royaume-uni-demission-du-patron-d-une-compagnie-ferroviaire-en-plein-chaos-

      Je casses tout, je prends l’oseille et je me tire

      Le directeur général d’une des principales compagnies ferroviaires britanniques, Avanti, a démissionné vendredi en pleine controverse, entre bras de fer salarial avec les employés et syndicats, et chaos sur les lignes le mois dernier. Phil Whittingham, directeur général d’Avanti West Coast, va quitter son poste le 15 septembre pour « poursuivre d’autres opportunités » , selon un communiqué d’Avanti publié vendredi.

      Coentreprise de la société britannique FirstGroup et de l’italienne Trenitalia, Avanti West Coast est l’une des compagnies ferroviaires britanniques où sont prévues le plus de grèves pendant les semaines à venir. Mi-août, le syndicat de conducteurs Aslef avait notamment accusé la direction d’Avanti de « mentir » sur les causes de l’annulation en série de trains ayant entraîné du chaos sur ses lignes en pleines vacances estivales.

      Avanti avait fait porter la responsabilité des annulations sur des grèves « non officielles » qui auraient perturbé le service à la dernière minute. Aslef avait répliqué en affirmant que les problèmes venaient d’un nombre insuffisant de conducteurs de trains.

      La principale responsable des transports au parti d’opposition travailliste, Louise Haigh, a commenté le départ de Phil Whittingham en affirmant que « l’échec de cet opérateur a engendré des conditions de voyage misérables pour des millions » de personnes.

      Comme tout le secteur ferroviaire, Avanti a beaucoup souffert de la pandémie et des restrictions sanitaires aux déplacements, avant une reprise hésitante des voyages et un manque de salariés au Royaume-Uni. Le secteur du rail est en proie depuis des semaines à une série de grèves qui vont se poursuivre en septembre. Les cheminots demandent des revalorisations salariales proportionnelles à l’inflation, qui dépasse 10% dans le pays.

      #Angleterre #Gréves #transports #trains #patrons #néolibéralisme #Royaume-Uni #opportunités

  • Les Californiens priés de ne pas recharger leurs voitures électriques Le Devoir - AFP
    https://ici.radio-canada.ca/nouvelle/1909721/californiens-recharge-voitures-electriques-chaleur

    Une importante vague de chaleur met sous tension un réseau vieillissant. Les autorités demandent de réduire l’utilisation d’énergie de 16 h à 21 h.

    Les Californiens ont été sommés de ne pas charger leurs voitures électriques mercredi, afin de ne pas accabler davantage un réseau d’électricité vieillissant, mis sous tension par une redoutable vague de chaleur.

    La semaine dernière, l’État avait annoncé bannir la vente de voitures neuves à essence à partir de 2035. Des températures atteignant 44 degrés étaient attendues dans la banlieue de Los Angeles, au moment où un dôme de chaleur surplombe l’Ouest américain.


    Le soleil se couche derrière un réseau de câbles électriques à Redondo Beach, en Californie. Photo : Getty Images / AFP / PATRICK T. FALLON

    La météo étouffante devrait mettre sous pression un réseau électrique déjà très sollicité, notamment pendant les heures les plus chaudes, quand les systèmes de climatisation – incontournables aux États-Unis – fonctionnent à plein régime.

    “Les consommateurs sont priés de réduire leur utilisation d’énergie entre 16 h et 21 h, quand le système est le plus sous tension, car la demande reste élevée et qu’il y a moins d’énergie solaire disponible”, a déclaré l’American Public Power Association, organisme qui représente les services publics.

    Les trois principales mesures recommandées : régler le thermostat à 25 °C ou plus, éviter d’utiliser les gros appareils et de charger les véhicules électriques, et éteindre les lumières inutiles, a précisé l’organisme.

    L’électricité est un sujet sensible pour l’État, dont les infrastructures sont vétustes.

    Les entreprises d’électricité demandent régulièrement aux foyers de limiter leur consommation pendant certaines heures, quand les panneaux solaires cessent de produire de l’électricité alors que la demande reste élevée, en raison de la chaleur.

    L’appel à ne pas charger sa voiture électrique a été largement moqué sur les réseaux sociaux, au moment où l’État met en avant ce type de véhicules.

    “La Californie vient de rendre obligatoires les véhicules électriques et demande aux habitants de ne pas les charger entre 16 h et 21 h”, a lancé avec ironie le sénateur républicain Tom Cotton sur Twitter. . . . . . .

    #électricité #voiture_électrique #transports #énergie #réseau #Californie #panneaux_solaires #photovoltaïque #marché #marché_libre #libéralisme #néo_libéralisme #tesla #élon_musk
    Effectivement, #it_has_begun

  • Vers des transports durables. Des #métropoles en mouvement

    Penser la #ville_sans_voitures : c’est l’un des défis à relever dans l’aménagement de l’#espace_urbain moderne. De #Barcelone à #Copenhague en passant par #Berlin et #Paris, tour d’horizon de plusieurs approches pionnières.

    Comment rendre nos villes plus agréables à vivre, dépolluer l’air, trouver des #solutions pour faire face à la hausse des températures liée au #changement_climatique, ou encore créer de l’espace pour une population en croissance constante ? Autant de défis auxquels sont confrontées les métropoles du monde entier. Pionnière en la matière depuis les années 1960, Copenhague continue de penser la ville hors des sentiers battus et des rues saturées par l’#automobile, tandis que des projets alternatifs se multiplient aussi désormais dans d’autres capitales européennes, notamment à Barcelone, Berlin ou Paris. Plus loin, à Singapour, la ville poursuit sa densification, mais en hauteur et sans moteurs… L’avenir est-il à l’absence de mobilité, cette « #ville_du_quart_d’heure » (la durée de marche idéale pour accéder aux services), dont parle l’architecte #Carlos_Moreno ? Entre réalisations concrètes et utopies, une esquisse passionnante du visage des métropoles de demain.

    https://www.arte.tv/fr/videos/096280-000-A/vers-des-transports-durables

    #film #vidéo #reportage #transports_publics #voiture #car_free #voitures #mobilité #villes #TRUST #Master_TRUST #alternatives #urban_matters #urbanisme #géographie_urbaine

    signalé par @touti ici :
    https://seenthis.net/messages/970872#message971260

  • #Trains supprimés faute de conducteurs : la #SNCF cherche à pourvoir 1 200 postes

    Un document interne à l’entreprise pointe un manque de 10% des effectifs pour assurer les #liaisons_ferroviaires sur le territoire français. Ainsi, 19 #RER C seront supprimés chaque jour à compter du 1er septembre.

    Recherche désespérément des candidats pour la conduite de trains et de RER. Ce pourrait être l’annonce diffusée sur tous les panneaux de la SNCF à la rentrée. Alors qu’il n’y a jamais eu autant d’usagers dans les trains cet été (23 millions, selon le Parisien), il n’y a plus suffisamment de #conducteurs pour assurer toutes les liaisons ferroviaires. La #pénurie – annoncée depuis des mois par les syndicats – est nationale. Selon nos informations, il manquerait aujourd’hui 1 200 #agents_de_conduite.

    Ce chiffre figure dans un relevé de conclusions rédigé à l’issue d’une réunion entre direction et syndicats tenue au siège social de l’entreprise le 17 août. Interrogée par Libération, la direction de la SNCF ne dément pas le nombre de conducteurs manquants évoqués lors de la réunion du 17 août, mais indique « ne pas être en mesure de fournir un chiffre précis pour l’heure ». L’entreprise ferroviaire paie à la fois son manque d’#attractivité pour des postes peu rémunérés et assortis de nombreuses contraintes : horaires décalés, pannes de matériel. Il semble également que les #démissions de #cheminots en poste, mais aussi les #abandons en cours de formation, soient en augmentation significative.

    Réunion lunaire

    Les répercussions sont, elles, bien concrètes. En région parisienne, par exemple, à compter du 1er septembre, les usagers du RER C seront ainsi ravis de découvrir que 19 trains par jour sont supprimés « les jours ouvrables », faute de personnel. Les week-ends, les « allègements de train ne seront pas systématiques »… en dehors des journées balisées pour les travaux. Le chiffre a été communiqué lors d’une réunion organisée par l’organisme régional en charge des transports, #Ile-de-France_Mobilités, la semaine dernière, en présence de la Fédération nationale des associations d’usagers des transports (Fnaut) Ile-de-France.

    Marc Pélissier, son président, est dépité, mais pas vraiment surpris : « On voyait bien cet été que quelque chose ne tournait pas rond. Le manque d’effectif était masqué par les travaux, mais cela n’expliquait pas les trains supprimés sur les autres tronçons. » Il raconte cette réunion la semaine dernière, un peu lunaire, où les échanges portaient sur le choix des tronçons à pénaliser : entre Pontoise et Paris ? Entre Versailles-Château et Champ-de-Mars ? Les bouts de ligne, forcément, vont trinquer. Et les trains aux heures creuses vont devenir encore plus rares, « un train chaque heure à Dourdan », soupire Marc Pélissier.

    Partie pour durer

    Au-delà du non-sens de réduire l’#offre_de_transport_collectif dans la crise climatique actuelle, Marc Pélissier est très inquiet des répercussions sociales. A commencer pour les employés qui n’ont pas la possibilité de télétravailler, et ceux, nombreux, obligés de circuler en heure creuse. Interrogée, Ile-de-France Mobilités confirme. La SNCF insiste, elle, sur ce pourcentage : seuls 1% des 500 000 voyageurs par jour du RER C sont concernés. Soit 5 000 personnes tout de même. La ligne C est pour l’instant la seule touchée dans la région. Mais la situation est partie pour durer au moins jusqu’à la fin de l’année, selon les informations communiquées à la Fnaut lors de la réunion. « Malgré cette situation, SNCF-Transilien s’est fixé pour 2022 un objectif de 600 recrutements, notamment 200 conductrices et conducteurs de train et de tram-train et 150 agents de services en gare. »

    Dans d’autres régions, aussi, le manque de personnel est déjà une réalité. Le conseil régional Rhône-Alpes-Auvergne confirme le retrait de 47 trains express régionaux (#TER) chaque jour jusqu’au 15 août. Résultat de cette pénurie, trois régions, les Hauts-de-France, le Grand-Est et l’Auvergne-Rhône-Alpes ont suspendu partiellement ou totalement leurs paiements à la SNCF et l’Ile-de-France compte exiger des #pénalités_financières. La pénurie se fait également ressentir dans d’autres services. Il manquerait 300 agents pour la maintenance des TGV, particulièrement sollicités en cette période de vacances.

    https://www.liberation.fr/societe/trains-supprimes-faute-de-conducteurs-la-sncf-en-quete-de-1-200-postes-20
    #suppression #travail #conditions_de_travail #France #transport_public #it_has_begun (mais depuis longtemps hélas...) #effectifs #personnel

  • Les véhicules électriques, surtout les plus puissants, causent 50% de plus d’accidents que les modèles classiques comm/doe - RTS

    Les véhicules électriques causent plus d’accidents que les modèles classiques.

    Pour ses crash tests annuels, l’assureur AXA a concentré cette année ses efforts sur les voitures électriques. Ces dernières causent 50% de collisions en plus avec dommages pour leur propre véhicule que les propriétaires de modèles traditionnels, selon les statistiques.

    La voiture électrique a le vent en poupe. Près d’un tiers des personnes interrogées par AXA en a déjà conduit, dont près de la moitié des hommes.

    Et une personne sondée sur deux s’imagine déjà acheter un véhicule de ce type à l’avenir. Les crash tests menés par l’assureur n’épargnent pourtant pas ces voitures de plus en plus prisées.

    Les conducteurs et conductrices de voitures électriques causent 50% de collisions en plus avec des dommages à leur propre véhicule que les propriétaires de modèles traditionnels à combustion, indiquent les statistiques d’une étude sur la mobilité.

    Plus puissant, plus dangereux
    Chez les électriques, les modèles puissants sont même encore plus dangereux. Ceux qui en conduisent ont plus de risques d’endommager leur propre véhicule ou celui d’un autre automobiliste.

    « Concrètement, les modèles puissants causent 30% de dommages supplémentaires à des tiers », détaille Michael Pfäffli, responsable recherche accidentologique et prévention chez AXA.

    Cela s’expliquerait notamment par la puissance des batteries lithium-ion intégrées dans ces véhicules. « La batterie est la pièce maîtresse de la voiture électrique. Elle a une incidence sur la puissance, donc sur la tenue de route des véhicules, mais aussi sur leur poids », explique le chercheur.

    Accélération incontrôlable
    Selon l’étude, plus de 50% des conducteurs et conductrices de voitures électriques ont dû s’adapter au début, notamment au freinage. « Nos analyses montrent toutefois que les principaux risques apparaissent au moment non pas de la réduction de la vitesse, mais de l’accélération », poursuit Michael Pfäffli.

    Selon lui, de nombreuses personnes sous-estimeraient l’effet d’accélération involontaire, dit d’"overtapping".

    « La majorité des voitures électriques, notamment les modèles puissants, offrent un couple très élevé. Il suffit d’effleurer l’accélérateur pour s’en rendre compte », cela entraîne parfois une accélération involontaire par à-coups, incontrôlable.

    La compagnie d’assurance conseille de ne pas sous-estimer cet effet, surtout pour les nouveaux conducteurs de ces véhicules, et si possible de réduire la vitesse manuellement pour induire une plus grande résistance de la pédale.

    Engin lourd
    Autre signe distinctif des modèles électriques : leur poids. Comme le montre le parc de véhicules d’AXA, le poids moyen des véhicules (tous modèles confondus) construits en 2020 est de 1680 kg, soit 25% de plus que celui des voitures datant de 2000 (1340 kg).

    Selon Michael Pfäffli, l’électromobilité accentue cette tendance : « Dans quelques années, le poids moyen d’un véhicule neuf à batterie devrait atteindre deux tonnes. »

    « En cas de collision, la différence de poids entre les véhicules impliqués est déterminante. Le véhicule le plus léger est désavantagé, car il subit une contrainte énergétique plus élevée que le véhicule plus lourd », explique le chercheur en accidentologie.

    Le tableau est tout autre pour les dommages corporels : les systèmes de sécurité performants des véhicules modernes compensent les effets de la différence de masse dans la majorité des cas.

    Dans l’ensemble, le niveau de connaissances sur les voitures électriques reste relativement faible, rappelle l’assureur.

    Son étude annuelle repose sur deux enquêtes représentatives de la population menées en 2022 ainsi que sur un sondage spécial réalisé auprès de 1285 propriétaires d’une voiture électrique ou d’un modèle hybride.

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  • SNCF : l’été prochain, vous pourrez payer vos billets de train en plusieurs fois - Le Parisien
    https://www.leparisien.fr/economie/sncf-lete-prochain-vous-pourrez-payer-vos-billets-de-train-en-plusieurs-f

    La possibilité de fractionner le paiement de son trajet serait offerte à partir d’un certain montant et ne devrait pas concerner les trains du quotidien.

    Comme ça dit sur Twitter, pendant que nos voisins baissent les prix du train, chez nous, on permet de s’endetter pour continuer à le prendre.

  • Téléphonie, paiements, transports : un document montre la fragilité de la Suisse face à un éventuel black-out Didier Kottelat, avec Pierre Nebel
    https://www.rts.ch/info/suisse/13327003-telephonie-paiements-transports-un-document-montre-la-fragilite-de-la-s

    Comme d’autres pays, la Suisse se prépare à un hiver difficile sur le front de l’approvisionnement énergétique. En cas de pénurie d’électricité voire de black-out, les trains continueront-ils de rouler ? Et pourra-t-on encore téléphoner, surfer sur internet, retirer de l’argent au bancomat ou payer ses courses par carte ? Tour d’horizon.

    C’est une petite musique qui monte : la Suisse n’est pas à l’abri de mesures de rationnement d’électricité, voire de coupures de courant de plusieurs heures. Face à la crise énergétique qui menace, le président de la Commission fédérale de l’électricité (ElCom) Werner Luginbühl, il y a un peu plus de deux semaines, a même invité les ménages à acheter des bougies et à faire des réserves de bois de chauffe.


    La Confédération veut à tout prix éviter ce scénario catastrophe. Mais en même temps, elle se prépare à toutes les éventualités. Le 17 mai dernier, sous l’égide de l’Office fédéral de la protection de la population (OFPP), elle a donc convié à Berne les représentants des infrastructures critiques de la Suisse, de Swisscom aux CFF, en passant par les banques, les grands distributeurs et les fournisseurs d’électricité.

    Objectif de la rencontre : coordonner les efforts des entreprises les plus importantes du pays afin de maintenir les services essentiels à la population et à l’économie en cas de pénurie d’électricité. Nos collègues de la radio alémanique SRF ont obtenu le procès-verbal de la réunion. Celui-ci révèle certaines fragilités, notamment dans le domaine des télécommunications, du trafic de paiement et des transports.

    LES TÉLÉCOMMUNICATIONS
    A l’ère de l’omniprésence du smartphone, un éventuel black-out bouleverserait le quotidien de la population. Il suffit d’une coupure de courant d’une heure environ pour que les réseaux de téléphonie mobile de tous les opérateurs du pays cessent d’émettre, apprend-on dans ce document. Les antennes sont en effet pourvues de batterie, mais cette alimentation de secours ne permet pas de tenir plus de 60 minutes.

    En dernier recours, la Confédération prévoit des délestages cycliques pour tous les consommateurs et entreprises, à l’exception de quelques infrastructures jugées essentielles (hôpitaux, services de secours et de sécurité, ...). On imagine ainsi des coupures de courant de quatre heures toutes les huit à douze heures. « Le temps d’alimentation (entre deux coupures) ne suffit pas à recharger les batteries des antennes. Il en résultera des pannes », affirme le représentant de Swisscom.

    La vulnérabilité du réseau de téléphonie mobile est qualifiée de « choquante » par un participant de la table ronde : « Un black-out peut survenir très rapidement. Et sans communication, la société est confrontée à d’énormes problèmes. » "L’Office fédéral de la communication est en train d’examiner dans quelle mesure des prescriptions supplémentaires sont nécessaires" pour limiter ce risque, répond l’OFPP. Pour l’heure, on en reste toutefois au stade des discussions.

    En matière de données, le réseau semble davantage résistant. Les centres de calcul pourraient tenir au moins 72 heures grâce à des génératrices diesel. Celles-ci pourraient ensuite être réalimentées, de quoi, en théorie, maintenir internet. Mais pour le citoyen lambda, il y a un hic. « C’est clair que si, chez vous, votre routeur n’est pas alimenté en énergie, vous n’aurez pas non plus accès aux données internet », note le porte-parole de Swisscom Christian Neuhaus.

    LE TRAFIC DE PAIEMENT
    Autre sujet évoqué lors de la réunion : le trafic de paiement. Alors que les Suissesses et les Suisses sont toujours plus nombreux à payer quasi exclusivement par carte bancaire ou grâce à leur smartphone, la crise énergétique pourrait marquer le grand retour du cash. Si les systèmes électroniques venaient à être paralysés, la population n’aurait en effet d’autre choix que de se rabattre sur les bons vieux billets de banque.

    Le premier défi pour les banques serait alors de faire fonctionner les bancomats, qui ont besoin d’électricité. Il s’agirait ensuite d’assurer l’approvisionnement en billets des distributeurs, qui seraient sans doute pris d’assaut. La question de la sécurité des clients est également centrale, note Martin Hess, un responsable de l’Association suisse des banquiers, qui insiste sur la nécessaire coopération des banques avec leurs « partenaires d’infrastructure ».

    Quant aux guichets, ils pourraient devoir fermer en cas de black-out. « Il existe des situations dans lesquelles les banques sont invitées à fermer leurs portes pour protéger l’argent de leurs clients. C’est pourquoi la Confédération recommande aux citoyens de garder des billets en petites coupures pour les achats de première nécessité durant quelques jours », relève Martin Hess.

    LES TRANSPORTS
    La question des transports publics est également mentionnée lors de la rencontre du 17 mai. Les CFF disposent de ressources électriques propres, mais cela ne leur permet pas de poursuivre le service en cas de black-out. En cas de panne généralisée, le représentant de l’ancienne régie fédérale évalue l’autonomie énergétique du système ferroviaire à une heure environ. Juste de quoi ramener les trains en gare et ne pas laisser les passagers en rade.

    UN SYSTÈME FRAGILE
    Il n’est évidemment pas certain que le scénario du pire envisagé par la Confédération se réalise cet hiver. Pourtant, pour la première fois depuis bien longtemps, il n’est plus totalement exclu. Les réflexions en cours mettent en tous les cas en évidence la fragilité du système, l’interconnexion des différents acteurs économiques ainsi que l’importance critique des infrastructures de communication et de l’approvisionnement en carburant.

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  • Sur le chemin de l’école, les nouvelles technologies de traçage des enfants posent question Julie Rausis/jop - RTS
    https://www.rts.ch/info/suisse/13326796-sur-le-chemin-de-lecole-les-nouvelles-technologies-de-tracage-des-enfan

    Dans le canton de Vaud, la rentrée scolaire s’accompagne cette année de l’apparition d’une nouvelle pratique qui pose question. Certains élèves sont désormais « traqués » lors de leur trajet en bus de la maison à l’école, parfois au moyen de puces Bluetooth.
    Officiellement, on parle de « nouvelles technologies pour rendre le chemin de l’école plus sûr ». C’est ainsi que les développeurs présentent ces solutions achetées par certains transporteurs scolaires.


    Tracer les enfants pour rendre le chemin de l’école plus sûr / La Matinale / 4 min. / hier à 07:00

    À Bourg-en-Lavaux par exemple, 60 élèves de 1H et 2H (4-6 ans) sont, depuis lundi, dotés d’office de ces petites puces connectées. C’est le résultat d’une discussion menée entre les autorités de la commune, l’entreprise de transport et l’association des parents d’élèves pour clarifier les responsabilités de chacun sur le chemin de l’école.

    Concrètement, ce système de traçage se présente sous la forme d’un badge lié individuellement à chaque enfant et placé dans leur sautoir jaune de sécurité du TCS. « Le badge fonctionne uniquement quand l’enfant entre dans le bus. Quand il passe la porte, le badge est capté par le véhicule », explique Grégoire Dupasquier, garagiste et transporteur scolaire, mardi dans La Matinale.

    De cette manière, si un enfant n’est pas présent dans le bus ou sort au mauvais arrêt, le transporteur peut renseigner l’école ou les parents. Mais le traçage s’arrête automatiquement lorsque l’enfant sort du véhicule.

    « Filet de sécurité »
    D’après Grégoire Dupasquier, ces solutions permettent d’épargner au chauffeur un travail contraignant en plus de la sécurité routière. « En enlevant le facteur humain, on a une fiabilité qu’on voulait vraiment », dit-il. « Sans aller trop loin dans l’intrusion, on voulait avoir quelque chose de facile d’utilisation et surtout qui ne demande rien à faire à l’enfant. »

    Le dispositif est mis en place par défaut. Les parents qui le refusent doivent en faire la demande. À Bourg-en-Lavaux, une dizaine l’ont déjà faite. A contrario, ceux qui veulent équiper leurs enfants plus âgés peuvent aussi le demander.

    Membre du comité de l’association des parents, Fiona Rossi Cavin est mitigée. Elle salue la volonté de mettre en place un « filet de sécurité » pour les élèves. En revanche, le traçage des données pose question. « Et c’est un outil supplémentaire, parmi d’autres déjà proposés, qui ne va pas remplacer la responsabilité de l’humain », souligne-t-elle. Même si, de manière générale, elle rappelle qu’il y a « peu d’incidents ».

    Dynamique internationale
    D’autres modèles et technologies de contrôle du chemin de l’école existent en Suisse (voir encadré). Selon l’Association vaudoise des parents d’élèves, plusieurs communes ont adopté pareils systèmes pour répondre aux inquiétudes. En particulier pour les plus jeunes filles et garçons qui descendent au mauvais arrêt et se perdent parfois en chemin.

    Si ces nouveaux dispositifs peuvent rassurer les parents inquiets, ils devraient être utilisés avec parcimonie, prévient la spécialiste des droits de l’enfant Zoe Moody. D’une part, parce que les enfants ont droit à la protection de la vie privée. « Mais ils ont aussi le droit d’être protégés contre les dangers. Ces deux droits sont en tension », note-t-elle.

    D’après cette collaboratrice scientifique au Centre interfacultaire en droits de l’enfant de l’Université de Genève, qui a notamment étudié spécifiquement l’évolution du chemin de l’école, ces évolutions en Suisse s’inscrivent dans une dynamique internationale qui n’est pas nouvelle. « C’est une manière de répondre aux inquiétudes des parents. »

    Restreindre un espace d’apprentissage
    Mais le fait de cadrer toujours plus le chemin de l’école, qui reste un espace de liberté pour les enfants, peut avoir des effets néfastes sur le développement de l’autonomie des enfants. « C’est dommage de ne pas aller davantage dans les apprentissages », déplore-t-elle. En utilisant ainsi la technologie, « on enlève des opportunités d’apprentissage qui sont pourtant appréciées par les enfants ».

    Cela ne veut pas dire qu’ils n’auront pas la possibilité d’apprendre par la suite, précise-t-elle. « Mais certains travaux soulignent que ces interventions sur les espaces de liberté, notamment le chemin de l’école, pourraient créer une génération moins bien équipée à gérer l’espace public. »

    Cela ne signifie pas que tous les usages de la technologie pour encadrer et sécuriser les trajets des enfants soient à jeter. « Il est préférable de parler d’interaction humain-machine, et pas uniquement d’intrusion du numérique », souligne encore Zoe Moody. Selon elle, tout l’enjeu est de ne pas remplacer l’humain : « Il ne faut pas que le chauffeur de bus ne reconnaisse plus les enfants ou que les enfants ne soient plus capables de s’entraider. Mais si on a cette réflexion là autour, il me semble qu’on peut éviter de gros travers de ces dispositifs. »

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    • Les montres connectées également plébiscitées

      Au-delà des dispositifs imposés par les autorités ou les transporteurs scolaires, la montre connectée fait elle aussi figure de nouveau gadget de l’écolier à la mode. L’appareil permet de communiquer et il est aussi équipé d’un traceur GPS. Les parents disposent ainsi d’un moyen de communication en temps réel avec leur enfant. Ses ventes ont explosé l’an passé.

      Silvain Guillaume-Gentil, porte-parole de la police cantonale genevoise, y voit le moyen d’éviter des alertes inutiles. Mais des questions éthiques se posent également vis-à-vis de ces montres. Certains modèles permettent en effet d’allumer le micro et la caméra à distance. Ainsi, en France, la commission de l’informatique et des libertés a mis en garde sur un excès potentiel d’intrusion dans la vie des enfants.