#val_di_susa

  • Reportage. #Alta_Val_di_Susa, quei profughi ora accolti sulla rotta di neve e gelo

    Accanto alla stazione di Oulx, in nove mesi sono passate 9mila persone: il 60% proveniva dalla rotta balcanica. Don Luigi (Migrantes): dare un tetto a chi viaggia nel freddo

    Non piangono mai i bambini che arrivano all’ultima tappa prima del confine francese. Sono esausti, dormono di continuo, qualcuno ha i piedi morsicati dai topi negli accampamenti di fortuna in Bosnia, eppure non piangono. Lo raccontano commossi gli operatori e i volontari del rifugio per immigrati ’#Fraternità_Massi' nella casa dei salesiani accanto alla stazione di Oulx. Ai piccoli il lungo viaggio sembra un gioco in compagnia dei genitori. Per gli esperti il gioco si chiama ’rotta italiana’ oppure ’terminale della rotta mediterranea’ e anche ’limite occidentale della rotta balcanica’. Comunque la si veda, Oulx dal 2017 è diventata una porta di uscita sempre più battuta dall’Italia verso la Francia e l’Ue, per marciatori della speranza in viaggio da anni. Non temono di andare in mezzo alla neve in scarpe da tennis, ma se vengono al rifugio voluto dalla fondazione ’#Talità_Kum' con i medici di #Rainbow_4_Africa aperto h 24 trovano scarponi, cibo, possono farsi visitare e passare una notte al caldo dopo le 16, quando d’inverno cala subito il buio e la temperatura scende sottozero. A pochi passi dal rifugio in Alta Val di Susa, ironia della sorte, fermano i treni di linea per la Francia e persino il Tgv. Ma il viaggio comodo è roba per chi ha documenti europei e Green pass. Il resto dell’umanità tenta di prendere un bus di linea, se non controllano i ’certificati verdi’, o arriva a piedi fino alle piste di fondo di #Claviere e poi si infila nei boschi per 20 chilometri per passare il Monginevro. Un’impresa al buio col freddo, specie per le famiglie con donne incinte e bambini. Oltretutto la sorveglianza dei gendarmi dotati anche di visori notturni al confine e lungo la statale è continua. Inflessibili anche con i più vulnerabili, non rilasciano il documento di respingimento, il ’refus d’entrée’, contro cui presentare appello. Chi passa, però, in 5 giorni arriva a Parigi e da lì prosegue per Germania, Paesi Bassi, Belgio o Regno Unito, nell’Europa che cerca manodopera.

    Gli scarponi li lasciavano i valligiani quando si è aperta la rotta. Il rifugio prosegue la tradizione solidale, mettendoli nelle rastrelliere. Ogni giorno passano da qui almeno 60 persone, con punte di 100 dall’estate a novembre. Quando si supera quota 50 la Croce rossa sposta i profughi al polo logistico di Bussoleno, 20 chilometri a valle, così che nessuno dorma all’aperto. Da aprile a dicembre sono passate 9mila persone e altre 1.500 sono state portate alla Croce rossa. Il 60% proveniva dalla rotta balcanica, gli altri erano subsahariani sbarcati da poco e tunisini alle prese con disoccupazione.

    «È dura marciare nella neve, ma chi proviene dai Balcani dice che dopo Bosnia e Croazia passare il Monginevro è come bere un bicchiere d’acqua – spiega don Luigi Chiampo, 62 anni, da 10 parroco di Bussoleno, presidente di Talità Kum e responsabile Migrantes della diocesi susina – e da quando abbiamo aperto il centro a Oulx nel 2018 non ci sono più stati morti sulle montagne. Passavano dal Colle della Scala, molto pericoloso. Nel 2021 dalla valle è passato un fiume di circa 15mila persone dirette a Claviere. Arrivano a Trieste e in 72 ore attraversano il nord in treno o bus, oppure vengono dai centri di accoglienza. Il rifugio lo abbiamo aperto per non far dormire più nessuno in mezzo alla strada ed è importante la rete che si è creata e la collaborazione con le istituzioni». I Comuni, al contrario di quanto accade Oltralpe, sono presenti. La Prefettura di Torino contribuirà al nuovo rifugio di fronte alla ’Fraternità Massi’, sempre di proprietà dei salesiani, molto più grande, in cui a giorni si sposteranno le attività. Che comprendono le attività dei medici e infermieri di ’Rainbow for Africa’ e degli operatori legali di Diaconia valdese e Danish refugee Council, che qui hanno un punto nodale del loro osservatorio dei tre confini. Cena e assistenza le offrono la rete solidale di Talità Kum, aperta ad associazioni laiche e nazionali.

    «Prepariamo un piatto di pasta, offriamo un letto caldo – afferma racconta Giorgio Guglielminotti, storico operatore – e se lo desiderano parliamo. Soprattutto diamo le scarpe a chi arriva con i piedi rotti da marce interminabili». I single dormono in uno camerone e le famiglie nei container in cortile. Si resta al massimo 48 ore ad eccezione delle famiglie numerose. Secondo Serena Tiburtini, coordinatrice di programma per Danish refugee council, le famiglie sono soprattutto afghane (il 40%) e iraniane. Poi i pachistani. «Passano da Claviere a piedi – aggiunge – perché sono abituati alla montagna. Sono arrivati i primi evacuati in estate da Kabul, i più ricchi, gli altri li attendiamo nei prossimi mesi. I tempi di ricongiungimento con i parenti sono troppo lunghi. Una ragazza afghana a settembre mi ha detto che non poteva attendere sei mesi per raggiungere la madre in Svezia, mentre poteva farcela in 15 giorni. Un giovane curdo iraniano, rimasto storpio a una gamba, fratturata dalle botte prese in Croazia, non riusciva a passare a piedi. Ma voleva raggiungere moglie e figlioletta in Svizzera. Niente ricongiungimento, alla fine è partito con un passeur».

    «Chi arriva a Oulx dalla rotta balcanica è esausto fisicamente e mentalmente – prosegue Eloisa Franchi dei medici di Rainbow 4 Africa – poi c’è chi arriva con ferite da marcia o con le cicatrici delle torture inferte dai poliziotti croati. Noi offriamo primo soccorso per curare la ’patologia di confine’, uno stress psicofico continuo. Nel nuovo rifugio avremo uno spazio per dare assistenza continuativa».

    A Oulx sono arrivate quest’anno due donne in procinto di partorire: una ci è riuscita, l’altra ha messo al mondo un bambino morto. Era da sola, marito e figlio erano già passati, ma sono tornati indietro per salutare il piccolo e ripartire con lei. Domani si concluderà qui il ’Cammino della Speranza’, staffetta partita da Trieste in bici una settimana fa per ricordare cosa accade ogni giorno da un confine all’altro.

    https://www.avvenire.it/attualita/pagine/scarponi-per-chi-marcia-nella-neve-la-valle-solidale-e-i-migranti-bambini

    #montagne #Alpes #migrations #asile #réfugiés #Briançon #Oulx #Italie #France #frontières #frontière_sud-alpine #Val_di_Susa

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    ajouté à cette métaliste :
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    Et plus précisément ici :
    https://seenthis.net/messages/733721#message930101

  • A #Oulx un nuovo rifugio per i migranti « Più posti e più dignitosi in vista dell’inverno »

    Il ministero dell’Interno ha confermato la disponibilità a finanziarne il mantenimento, mentre la #Fondazione_Magnetto si occuperà dell’acquisto dell’immobile. #Don_Luigi_Chiampo: «Niente più container per gli ospiti»

    Ci sarà un nuovo rifugio per i migranti a Olux. Lo ha annunciato la prefettura di Torino al termine di un incontro a cui hanno partecipato il capo dipartimento delle libertà civili e immigrazione del Ministero dell’Interno, Michele di Bari, l’arcivescovo Cesare Nosiglia, il prefetto di Torino, Claudio Palomba, i sindaci dei Comuni di Bardonecchia (capofila del progetto MigrAlps), Oulx e Claviere e le associazioni che da anni lavorano per assistere i migranti al confine alpino.

    Se da un lato il ministero ha confermato l’impegno economico per sostenere le spese di gestione del rifugio con un contributo di 240mila euro fino alla fine dell’anno, il nuovo spazio in cui potrebbe essere trasferito il #rifugio_Massi è il risultato dell’iniziativa privata della fondazione Magnetto che sta perfezionando l’acquisto della casa salesiana che sorge vicino al rifugio attuale, a due passi dalla stazione e dalla sede degli alpini.

    Se l’acquisto andrà in porto renderà immediatamente utilizzabili i nuovi spazi che offrono un’organizzazione migliore per la gestione del rifugio. «È una struttura più stabile e dignitosa», spiega don Luigi Chiampo dell’associazione #Talita-Kum che gestisce il rifugio Massi dove dal 2018 operano i medici di #Raimbow4Africa, la #Croce_Rossa e i volontari di #Valsusa_Oltre_Confine. L’aumento esponenziale dei passaggi sul confine alpino tra Italia e Francia e l’arrivo di tante famiglie sulla rotta balcanica ha costretto il rifugio Massi a trovare il sistema di ampliarsi con moduli e conteiner esterni. «Con i nuovi spazi useremo i container soltanto per allestire un ambulatorio medico esterno - spiega don Luigi - la casa salesiana ha una cucina industriale, un refettorio adeguato e stanze più piccole che garantiscono un’accoglienza migliore delle famiglie».

    Fin dall’inizio dell’estate Oulx vede un flusso di almeno 60 o 70 perdone a giorno, che gestisce con l’aiuto della Croce Rossa di Susa che ha messo a disposizione il suo spazio polivalente di Bussoleno. «Per risparmiare le forze in estate abbiamo ridotto gli orari - prosegue Don Chiampo - ma da ottobre riapriremo 24 ore al giorno. Ci aspettiamo un aumento ulteriore delle persone a partire dall’inverno. Sono molto soddisfatto dell’incontro di ieri. Fino ad ora siamo andati avanti con risorse private, ora sono arrivate promesse per un sostegno pubblico». La nuova struttura avrà a disposizione 70 posti.

    Soddisfatto anche il sindaco di Oulx Andrea Terzolo. «Sarà un aumento qualitativo del servizio - dice - Da inizio anno i numeri dei passaggi fanno spavento e l’intervento di Magnetto è stato provvidenziale. Siamo molto soddisfatti anche di come è stata gestita l’assistenza medica, sempre presente e sempre più importante. Il controllo stretto ci ha permesso di non avere nessun caso covid e di aiutare perso che da mesi avevano bisogno di assistenza. In prefettura abbiamo trovato istituzioni sensibili a questi temi».

    «I contributi finanziari garantiti dal Ministero dell’Interno, dalla Diocesi di Susa e dalla Fondazione Magnetto hanno reso possibile fornire assistenza ed accoglienza d’urgenza», spiega in una nota la prefettura. Al termine dell’incontro il Capo Dipartimento, nel ringraziare per il lavoro svolto, ha sottolineato come «la sinergia interistituzionale può rispondere efficacemente alle sfide che questo periodo storico, caratterizzato anche da flussi migratori, ci pone quotidianamente».

    https://torino.repubblica.it/cronaca/2021/09/17/news/a_oulx_un_nuovo_rifugio_per_i_migranti_piu_posti_e_piu_dignitosi_i

    #solidarité #refuge #Italie #frontières #frontière_sud-alpine #asile #migrations #réfugiés #Val_Susa #Val_di_Susa #Italie #France #Hautes-Alpes

    Pour rappel, le refuge autogéré #Chez_Jésoulx (#casa_cantoniera) avait été expulsé en mars 2021 :
    https://seenthis.net/messages/907802

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    ajouté à la métaliste sur le #Briançonnais :
    https://seenthis.net/messages/733721

    • pour les non-italophones la traduction automatique deepl donne :

      A #Oulx un nouvel abri pour les migrants « Plus de places et plus de dignité en vue de l’hiver ».

      Le ministère de l’intérieur a confirmé sa volonté de financer son entretien, tandis que la #Fondazione_Magnetto se chargera de l’achat du bâtiment. #Don_Luigi_Chiampo : « Plus de conteneurs pour les invités ».

      Il y aura un nouveau centre d’accueil pour les migrants à Oulx. C’est ce qu’a annoncé la préfecture de Turin à l’issue d’une réunion à laquelle ont participé le chef du département des libertés civiles et de l’immigration du ministère de l’Intérieur, Michele di Bari, l’archevêque Cesare Nosiglia, le préfet de Turin, Claudio Palomba, les maires des communes de Bardonecchia (chef de file du projet MigrAlps), Oulx et Claviere et les associations qui travaillent depuis des années pour aider les migrants à la frontière alpine.

      Alors que le ministère a confirmé son engagement financier pour soutenir les coûts de gestion du refuge avec une contribution de 240 000 euros jusqu’à la fin de l’année, le nouvel espace dans lequel le #refugio_Massi pourrait être déplacé est le résultat d’une initiative privée de la fondation Magnetto, qui est en train de finaliser l’achat de la maison salésienne qui se trouve près du refuge actuel, à deux pas de la gare et du quartier général des troupes alpines.

      Si l’achat se concrétise, les nouveaux locaux seront disponibles immédiatement, offrant une meilleure organisation pour le fonctionnement du refuge. « C’est une structure plus stable et plus digne », explique Don Luigi Chiampo de l’association #Talita-Kum, qui gère le refuge de Massi où travaillent depuis 2018 des médecins de #Raimbow4Africa, la #Croix-Rouge et des volontaires de #Valsusa_Oltre_Confine. L’augmentation exponentielle du nombre de passages à la frontière alpine entre l’Italie et la France et l’arrivée de tant de familles sur la route des Balkans ont obligé le refuge Massi à trouver un moyen de s’agrandir avec des modules et des conteurs externes. « Avec les nouveaux espaces, nous n’utiliserons les conteneurs que pour installer une clinique médicale externe », explique don Luigi, « la maison salésienne dispose d’une cuisine industrielle, d’un réfectoire adéquat et de pièces plus petites qui garantissent un meilleur accueil des familles ».

      Depuis le début de l’été, Oulx connaît un flux d’au moins 60 à 70 personnes par jour, qu’elle gère avec l’aide de la Croix-Rouge de Suse, qui a mis à disposition son espace polyvalent de Bussoleno. « Afin d’économiser de l’énergie en été, nous avons réduit les heures d’ouverture », poursuit Don Chiampo, « mais à partir d’octobre, nous serons de nouveau ouverts 24 heures sur 24. Nous prévoyons une nouvelle augmentation du nombre de personnes à partir de l’hiver. Je suis très satisfait de la réunion d’hier. Jusqu’à présent, nous avons avancé avec des ressources privées, maintenant les promesses de soutien public sont arrivées ». Le nouvel établissement disposera de 70 places.

      Le maire d’Oulx, Andrea Terzolo, est également satisfait. "Depuis le début de l’année, le nombre de passages a été effrayant et l’intervention de Magnetto a été providentielle. Nous sommes également très satisfaits de la manière dont a été gérée l’assistance médicale, toujours présente et de plus en plus importante. Ce contrôle rigoureux nous a permis de ne pas avoir de cas de covidie et d’aider des personnes qui avaient besoin d’aide depuis des mois. Dans la préfecture, nous avons trouvé des institutions sensibles à ces questions.

      « Les contributions financières garanties par le ministère de l’Intérieur, le diocèse de Suse et la Fondation Magnetto ont permis d’apporter une aide d’urgence et un accueil », explique la préfecture dans une note. À la fin de la réunion, le chef du département, en remerciant pour le travail accompli, a souligné comment « la synergie interinstitutionnelle peut répondre efficacement aux défis que cette période historique, également caractérisée par des flux migratoires, nous pose quotidiennement ».

      ...mais pourquoi du côté français (Briançon) les autorités continuent de faire comme si il n’y avait pas d’hébergement à assurer/financer ?

  • Oulx, sgomberata la #Casa_cantoniera occupata dagli anarchici italiani e francesi

    Lo scorso gennaio un migrante era stato ferito con un’arma da taglio dopo una lite con un altro poi fuggito

    OULX. È in corso dalle prime ore di questa mattina lo sgombero della Casa cantoniera alle porte di Oulx, in #Valle_di_Susa, sulla statale 24, occupata da anarchici francesi e italiani nel dicembre 2018. Digos, carabinieri e vigili del fuoco stanno cercando di abbattere una delle barriere.

    L’occupazione dell’edificio, dopo lo sgombero del seminterrato della parrocchia di Claviere, si inseriva nella contestazione della galassia anarchica contro le frontiere e le politiche immigratorie. La prima tappa era stata un’assemblea a San Didero nel dicembre 2018, dove anarchici e antagonisti della rete «#Briser_les_frontières» avevano annunciato forme di sostegno ai migranti che affrontano il Colle della Scala per raggiungere la Francia. All’inizio c’erano state iniziative di raccolte di indumenti e di contributi alimentari ed economici. Poi era arrivata la propaganda politica e di protesta contro il sistema di accoglienza organizzato dalle amministrazioni locali: una saletta nella stazione ferroviaria di Oulx, i presidi umanitari della Croce Rossa di Susa e delle associazioni di volontariato.

    https://www.lastampa.it/torino/2021/03/23/news/oulx-sgomberata-la-casa-cantoniera-occupata-dagli-anarchici-italiani-e-fran

    #Oulx #chez_Jésoulx #asile #migrations #réfugiés #Italie #Briançonnais #Val_Susa #frontières #destruction #démantèlement #frontière_sud-alpine

    ping @isskein @karine4

    • Migranti, sgombero al presidio in #Val_di_Susa. “Persone fragili finiranno in strada”

      Le forze dell’ordine hanno mandato via gli occupanti dell’ex casa cantoniera diventata un rifugio per i transitanti sulla rotta alpina. Franchi (Rainbow for Africa): “Nostri operatori al lavoro per organizzare assistenza, non ci sono alternative”

      https://www.redattoresociale.it/article/notiziario/migranti_sgombero_al_presidio_di_oulx_rischio_persone_fragili_finis

    • Sgomberato Chez JesOulx

      Brutto risveglio questa mattina alla ex casa cantoniera di Oulx, divenuta, dopo l’occupazione del dicembre 2018, un rifugio autogestito per la gente in viaggio.
      All’alba polizia in antosommossa, digos, vigili del fuoco e Croce Rossa hanno circondato il rifugio.
      Le barricate antisgombero hanno retto per un’ora e mezza. Poi, grazie all’intervento dei vigili del fuoco, le forze dell’ordine sono riuscite ad entrare nella casa, dove dormivano una quarantina di uomini, donne e bambini.
      I solidali sono stati circondati ed isolati all’esterno della casa, la gente in viaggio è stata accompagnata alla tenda della Croce Rossa per un controllo sanitario. Successivamente i migranti sono stati spostati nella struttura dei salesiani di Oulx e in un istituto di suore a Susa.
      Le persone senza documenti sono state portate al commissariato di Bardonecchia.
      I solidali accorsi nel frattempo sono stati tenuti lontani.

      In questo stesso giorno comincia il processo per l’occupazione del primo rifugio autogestito, il sottochiesa occupato di Claviere.

      Questo sgombero è un ulteriore tassello nel processo di criminalizzazione della solidarietà attiva ai migranti. Sappiamo bene che la gente in viaggio continuerà a cercare di bucare la frontiera. Da oggi, senza sostegno, informazioni, scarpe adatte, la lista, già pesante delle vite inghiottite dalla frontiera si allungherà ancora.

      Ne abbiamo parlato con due solidali, Nina e Monica

      https://radioblackout.org/2021/03/sgomberato-chez-jesoulx

  • Bardonecchia : recuperato nel fiume #Dora il corpo di un migrante, morto durante la fuga in Francia

    I volontari di Rainbow 4 Africa: «Vittima del clima di odio che ha avvolto l’Italia»

    Il corpo di un uomo è riemerso ieri sera dal fiume Dora a #Bardonecchia, in alta #val_di_Susa. È un uomo di colore in avanzato stato di decomposizione probabilmente in acqua da mesi. Il sospetto, quasi una certezza con il passare delle ore, è che si tratti di uno dei migranti dispersi durante la traversata sui passi di montagna - primo fra tutti il Colle alla Scala - nel tentativo di raggiungere a piedi la Francia. La sua identificazione è resa ancora più complicata dallo stato del cadavere. Il corpo è stato avvistato da un passante nella Dora a due passi dal commissariato di Bardonecchia vicino al centro del paese da un passante. Per recuperarlo dall’acqua sono intervenuti i vigili del fuoco.

    “Il ritrovamento dell’ennesimo cadavere nella Dora, a Bardonecchia, ci riempie di dolore e cordoglio - scrivono in una nota volontari di Rainbow 4 Africa che da due anni assistono i migranti a Bardonecchia - La montagna restituisce le vittime di quel clima di odio e razzismo che ha avvolto l’Italia ormai da troppo tempo. Un clima che genera una paura tale da muovere i più disperati, quelli che hanno perso ogni speranza di futuro in questo Paese, a cercare vie sempre più difficili e impervie per passare il confine”.
    Rainbow4Africa da quasi due anni è sulle montagne piemontesi con la Missione Freedom Mountain, insieme ad altre associazioni della Valle, (Val Susa Oltre Confine, Briser Les Frontiéres, Croce Rossa Italiana, Il Pulmino Verde, il Soccorso Alpino Italiano, Asgi)
    “Rimaniamo e rimarremo su queste montagne come sanitari perché nessuno deve morire e nessuno deve morire quassù, e rimaniamo e rimarremo come testimoni perché quello che vediamo, sentiamo, scopriamo deve essere evidente: testimoni del diritto di ogni essere umano a cercare la speranza, ovunque voglia”.

    L’anno scorso, sullo stesso confine, erano stati trovati i cadaveri di tre migranti, morti mentre cercavano di raggiungere la Francia. Lo scorso febbraio, invece, un migrante era stato trovato in ipotermia, sulla strada nazionale 94 del colle del Monginevro, in territorio francese, ed era morto poco dopo essere arrivato in ospedale.

    https://torino.repubblica.it/cronaca/2019/09/08/news/bardonecchia_recuperato_nel_fiume_dora_il_corpo_di_un_migrante_mor
    #décès #Italie #France #frontières #asile #migrations #réfugiés #frontière_sud-alpine #Alpes #montagne #mourir_aux_frontières #décès #mort

    Ajouté à la liste des morts dans les Hautes-Alpes :
    https://seenthis.net/messages/800822

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    Attention : Confirmation via message Facebook (14.12.2021) de la part de Davide Rostan que Mohamed n’est pas décédé parce qu’il est tombé dans la rivière, mais il a probablement été tué ailleurs (crime raciste ? règlement de comptes ?) et son cadavre jeté dans la rivière.

    • Val di Susa, trovato il cadavere di un migrante nel fiume Dora: ha tentato di arrivare in Francia

      Lʼanno scorso erano stati rinvenuti altri tre corpi senza vita di migranti che volevano attraversare la frontiera. Sul posto è giunta la polizia.

      Il cadavere di un uomo è stato trovato nel fiume Dora a Bardonecchia, in alta Val di Susa al confine tra Italia e Francia. Il corpo, in avanzato stato di decomposizione, potrebbe essere stato trascinato a valle dall’acqua. Si tratterebbe di un migrante che cercava di attraversare la frontiera. A dare l’allarme è stato un passante. L’anno scorso erano stati trovati i cadaveri di tre migranti, morti mentre cercavano di raggiungere la Francia.

      Lo scorso febbraio, invece, un migrante era stato trovato in ipotermia, sulla strada nazionale 94 del colle del Monginevro, in territorio francese, ed era morto poco dopo essere arrivato in ospedale. Sul posto è giunta la polizia.

      https://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/piemonte/val-susa-cadavere-di-migrante-in-fiume-cercava-di-andare-in-francia

    • Identificato da un tatuaggio il corpo senza vita recuperato nella Dora a Bardonecchia 07.09.2019

      Un tunisino che tentava di valicare le Alpi alla ricerca di un futuro in Francia.

      Il corpo senza vita trovato in avanzato stato di decomposizione lungo il fiume Dora a Bardonecchia a settembre ha un nome: #Mohamed_Ali_Bouhamdi, cittadino tunisino di 37 anni.Il cadavere fu trovato il 7 settembre dello scorso anno: il sospetto immediato fu che si trattasse di uno dei migranti dispersi durante la traversata in montagna per valicare il confine e raggiungere la Francia, passando attraverso i boschi della Val di Susa.
      Dallo stato del cadavere, però, si riusciva a sapere solo il sesso e che si trattasse di una persona di colore. Nei mesi successivi non sono arrivate informazioni su possibili nomi o indizi che facessero capire di chi fosse il corpo. Sono partiti i controlli della squadra sopralluoghi del Gips di Torino che ha recuperato le impronte digitali. Pochi frammenti ed elementi, tra cui un tatuaggio raffigurante la lettera K che aveva sulla mano sinistra da cui però i poliziotti sono riusciti, tramite una fotosegnalazione che ha dato forte riscontro di compatibilità, a ricostruire l’identità del soggetto. La polizia ha contattato il Consolato di Tunisia di Genova per cercare di trovare notizie e informazioni sulla famiglia e quindi comunicare del ritrovamento. A fine gennaio dalla Tunisia è arrivata una scheda di riscontro di analisi genetica che, grazia al laboratorio della polizia scientifica di Torino, ha confermato che si trattasse proprio dei genitori del ragazzo. Ora si attende che la salma venga restituita ai familiari.

      https://torino.repubblica.it/cronaca/2020/02/26/news/identificato_da_un_tatuaggio_il_corpo_senza_vita_recuperato_nella_
      #Tunisie #réfugié_tunisien

    • Si chiamava Mohamed. Ancora un morto sul confine Italia-Francia.

      Era il 7 Settembre 2019. Mentre ci trovavamo a Bologna per una serata di crowdfunding del nostro film The Milky Way, diversi amici incontrati e conosciuti durante le riprese del film iniziarono a scriverci “Siamo a Bardonecchia, è stato trovato un cadavere nel fiume vicino al centro del paese”.

      Il corpo senza vita era stato avvistato verso la sera da un passante sul greto della Dora. Dopo l’allarme era scattato l’inizio delle operazioni di recupero e le prime notizie sommarie: il corpo decomposto, irriconoscibile, di cui si riusciva a risalire esclusivamente al sesso (maschile) ed al fatto che la sua pelle fosse scura.

      In tanti, immediatamente, abbiamo pensato che si trattasse di un migrante, di una delle numerose persone che ogni giorno provano a valicare il confine occidentale tra Italia e Francia passando per valichi alpini e sentieri, cercando di sfuggire ai controlli delle autorità francesi. Poi più nulla, se non le informazioni ufficiali che parlavano di “tempi lunghi” per l’autopsia e le scarse possibilità di riuscire a dare un nome a quel corpo arrivato in centro a Bardonecchia.

      Fino ad oggi quando, apprendiamo dai mezzi di informazione, quel corpo martoriato è stato ufficialmente identificato come Mohamed Ali Bouhamdi, cittadino tunisino di 37 anni. Sarebbe stato un tatuaggio, una piccola “K” tatuata sulla mano sinistra, a rendere possibile l’identificazione.

      Secondo quando scrive Repubblica, “l’uomo era stato fermato in precedenza per controlli e identificato dalle forze di polizia”. Da lì è stato possibile formulare un’ipotesi e procedere a una comparazione genetica con i presunti genitori, cosa che poi ha portato alla conferma definitiva.

      Di quel “corpo senza nome” ora si sa di più: da dove arrivava e dove era diretto, in Francia evidentemente, o ancora oltre. Anche lui come tantissimi sfidando le Alpi, camminando tra la neve, dribblando i controlli e le violenze della gendarmerie francese, sfuggendo ad un paese, il nostro, che riesce a trasformare gli essere umani in numeri e pacchi, pesando la vita delle persone meno di un misero pezzo di carta che può fare la differenza tra la possibilità di una vita dignitosa ed il baratro di una vita vissuta in clandestinità. Un’altra morte assurda, di cui non sappiamo praticamente nulla se non la sua tragica conclusione. Come e perchè è morto Mohamed? Di freddo, di stenti, cadendo in un dirupo? Tutte ipotesi che sono ben più di una possibilità: sono le storie di coloro morti su queste montagne a partire dal 2018.

      Blessing Matthew, ragazza nigeriana di 20 anni che, nella notte tra il 7 e l’8 Maggio 2018, ha trovato la morte già in Francia, a pochi chilometri da Briançon, dopo un agguato teso di notte da una pattuglia di gendarmi che l’ha costretta alla fuga. Le urla disperate sentite dai compagni di viaggio, poi il silenzio, ed una decina di giorni dopo il ritrovamento nel torrente Durance diversi chilometri più a valle. Una morte senza colpevoli visto che la magistratura francese non ha neanche voluto aprire un’inchiesta.

      Mamadou-Alpha Diallo, anche lui solo vent’anni, che voleva andare in Spagna ed invece ha trovato la morte nei boschi sopra Les Alberts, un villaggio prima di Briançon. Ibrahim, un suo amico, era riuscito a raggiungere il Refuges Solidaires di Briançon completamente stremato, raccontando di avere vagato per tre giorni in montagna prima che Mamadou-Alpha cadesse da una roccia “senza più svegliarsi”.

      Mohamed Fofana, 28 anni, partito dalla Guinea, che dopo essere stato respinto alla frontiera tra Italia e Francia è morto mentre cercava di rientrare verso Bardonecchia. Rannicchiato in un anfratto del terreno, così è stato trovato da un cacciatore il 25 Maggio 2018, dopo che probabilmente aveva passato lì l’intero inverno, morto di stenti, di freddo, da solo.

      Tamimou Derman, 29 anni del Togo, trovato nella notte tra il 7 e l’8 Febbraio 2019 in ipotermia ed in arresto cardio-respiratorio ai bordi della strada statale che da Monginevro scende verso Briançon. Aveva perso le scarpe lungo la strada, ma aveva continuato il suo cammino per poi crollare a 3 km dal “traguardo”. I suoi compagni di viaggio avevano cercato invano di allertare i soccorsi per oltre 2 ore, fin quando un camionista si era fermato dando l’allarme, ormai troppo tardi. Morto di freddo, nel 2019, nel cuore dell’Europa.

      Oggi questo confine rivendica il suo quinto morto, o il sesto più probabilmente, visto che di un ragazzo maliano facente parte di un gruppo di 14 persone disperso a Novembre 2018 (10 vennero recuperati dal soccorso alpino, 3 riuscirono ad arrivare a Briançon) non si è saputo mai più nulla. Morti assurde provocate dalla stupidità e dall’assurdità dei confini, dalla barbarie delle leggi italiane, francesi ed europee che obbligano le persone a rischiare la vita per cercare un futuro migliore. Non è colpa della montagna.

      È la frontiera che uccide. Ancora una volta. Un confine che chi ha la pelle bianca attraversa tranquillamente in auto, in bus o treno (spendendo pochi euro) oppure sciando o passeggiando nei luoghi del turismo luccicante che proclama lo “sciare senza senza confini“, mentre chi ha il colore della pelle “sbagliato” è costretto ad attraversate lunghe, pericolose e a “deviazioni” mortali a causa della militarizzazione del confine e della violenza della gendarmerie francese.

      Gli ultimi anni ci stanno tristemente “abituando” alle cosiddette “tragedie dell’immigrazione” che si consumano quotidianamente. Basti pensare alla rotta del mediterraneo centrale che ha visto decine di migliaia di persone morire annegate e perdere la vita. Lo abbiamo ripetuto tante volte durante questi mesi trascorsi in tour. Si potrebbe pensare che, tutto sommato, i cinque (o sei) morti di questo confine sono una tragedia, certo, ma “poteva andare peggio” visto i numeri terribili che raccontano altri confini. E invece, così come ci racconta in The Milky Way Pierre-Hyves Dorè, abitante di Briançon e attivista dell’associazione Tous Migrants, dobbiamo ribaltare questo discorso ed affermare con forza che “uno è già di troppo”.

      R.I.P. Mohamed

      https://www.openddb.it/si-chiamava-mohamed-ancora-un-morto-sul-confine-italia-francia

  • Un viaggio che non promettiamo breve

    Un viaggio che non promettiamo breve è uscito alla fine del 2016 e oggi, alla buon’ora, lo mettiamo a disposizione in download gratuito, senza DRM, in quattro diversi formati. I link sono in fondo. ↓

    Le storie che il libro racconta proseguono. Le questioni di cui tratta rimangono centrali. Quel che accade in Val di Susa continua a prefigurare quel che accadrà nel resto del Paese. Dal centro si vedono peggio i margini, dai margini si vede meglio il centro. Si vede che, dietro proclami sempre più vacui, il progetto Torino-Lione continua a perdere pezzi. Si vede che resta solo la volontà di fare un tunnel, a ogni costo, purché sia. Si vede che i No Tav lottano ancora.

    I No Tav hanno sempre detto: «non esistono governi amici». E infatti non esistono. Due giorni fa l’assemblea nazionale dei movimenti contro le grandi opere ha annunciato un percorso comune di lotta contro il governo e il M5S «dei voltafaccia». Il «velo di Maya» è stato strappato. Primo appuntamento – data da decidersi – proprio in Val di Susa. Dove, nel frattempo, la repressione continua: perquisizioni all’alba, fogli di via, rinvii a giudizio, richieste di condanne pesantissime. Con il placet di tutte le principali forze politiche.

    Restiamo sintonizzati con quel mondo di confine, quella borderland, perché la contraddizione si fa più acuta. Una vecchia talpa sta scavando, e non è detto sia una fresa meccanica.

    Nel libro tutto questo c’era già, e da oggi comincia la sua seconda vita. Un nuovo inizio che dedichiamo a Turi Vaccaro, uno dei protagonisti del libro, al momento in carcere. Aderiamo concretamente alla campagna per la sua liberazione. I dettagli sono qui sotto, dopo la rassegna di recensioni.

    Buona lettura.

    https://www.wumingfoundation.com/giap/2018/10/scarica-un-viaggio-che-non-promettiamo-breve
    #TAV #no_TAV #livre #Val_Susa #Val_di_Susa #Italie
    ping @wizo @albertocampiphoto

    via @isskein

  • #métaliste sur les morts aux #frontières des #Alpes

    Première décompte des morts, à ma connaissance, celui de Médecins Sans Frontières, dans un rapport de 2018 :
    https://fuoricampo.medicisenzafrontiere.it/Fuoricampo2018.pdf
    A la page 17, on peut lire : plus de 20 cadavres retrouvés aux frontières alpines, dont 15 entre l’Italie et la France

    Article paru dans La Repubblica le 22 février 2019 :
    I volontari francesi : in un anno 30 migranti morti nel tentativo di attraversare le Alpi

    Bilancio denuncia:al confine di Claviere è caccia all’uomo, 7mila respinti nel 2018.

    La frontiera franco–italiana, dove ogni giorno i migranti cercano di lasciare l’Italia, diretti in Francia, è “un confine sotto controllo militare dove è in corso una caccia all’uomo” e dove sono stati trovati una trentina di cadaveri nell’ultimo anno.
    E’ l’analisi durissima presentata ieri a Parigi dall’Anafè, l’associazione nazionale di assistenza agli stranieri sulle frontiere, un’associazione a cui aderiscono una ventina di enti, molti sono gruppi di giuristi e avvocati. Per un anno i volontari dell’Anafé hanno analizzato quello che succede nella regione delle Hautes-Alpes, al Monginevro e al Colle della Scala, e sulla frontiera di Ventimiglia, denunciando “le pratiche illegali dell’amministrazione francese”.

    Il risultato è un rapporto intitolato “#Persona_non_grata. Conseguenze delle politiche migratorie e di sicurezza (https://drive.google.com/file/d/15HEFqA01_aSkKgw05g_vfrcP1SpmDAtV/view)” che mette sotto la lente di ingrandimento - osservando la scena dal lato francese - la militarizzazione della frontiera e le violazioni dei diritti durante i controlli della Paf, la polizia di frontiera francese. L’Anafé solleva dubbi sulle procedure con cui i migranti vengono fermati quando sono individuati. “Vengono suddivisi e selezionati in base a segni esterni come il colore della pelle, l’odore e l’abbigliamento – e aggiungono - Dal 2015 la polizia di frontiera ha emesso rifiuti di ingresso in Francia senza rispettare la legge”.

    Ogni migrante, infatti, avrebbe diritto ad un’esame approfondito della sua situazione con l’aiuto di un interprete, ma al Monginevro molti vengono rimandati verso l’Italia dopo poche ore e, sostiene chi ha redatto il documento, senza la necessaria assistenza. Succede anche con i minori non accompagnati che, per legge, dovrebbero essere accolti. I volontari hanno raccolto la storia di un ragazzino fermato a pochi chilometri da Clavière , il 22 novembre. “La gendarmeria ci ha trovato intorno alle 4 - dice - Eravamo rimasti solo in quattro perché il gruppo si era disperso. Sono svenuto perché ho un problema al cuore e quando mi sono svegliato ho chiesto di essere portato in ospedale ma mi hanno detto che non era possibile. Ricordo che mi hanno fatto scendere dalla macchina al confine e che ho aspettato a lungo al freddo”.

    Nel 2016 i respingimenti al confine con la val di Susa erano stati 316, nel 2017 sono stati 1900. A Modane, nel 2018, sono stati rifiutati oltre 7000 ingressi. “Le persone esiliate - si legge ancora - vengono tenute in condizioni di detenzione deplorevole e senza diritti, senza spazi per dormire, cibo o acqua, contro lo stesso principio di dignità umana”. La procura di Nizza – come riporta il quotidiano Le Monde - ha già aperto un’inchiesta per valutare eventuali abusi della polizia alla frontiera.
    Un ultimo capitolo del documento, che si conclude con una lunga lista di raccomandazioni per garantire i diritti delle persone, è dedicato alla criminalizzazione della solidarietà: la procura di Gap, infatti, ha avviato diversi processi contro persone ritenute responsabili di aver aiutato i migranti. Il 13 dicembre scorso 7 persone erano state condannate dal tribunale e tra queste anche una ragazza torinese.

    https://torino.repubblica.it/cronaca/2019/02/22/news/i_volontari_francesi_trenta_migranti_morti_nel_tentativo_di_attrav

    Quand j’aurai le temps, je chercherais les références des cas antérieures que j’ai répertoriés sur seenthis par le passé...

    #frontière_sud-alpine #montagne #mourir_aux_frontières #asile #migrations #réfugiés #décès #morts #frontières

    J’ajoute à la #métaliste sur la frontière sud-alpine :
    https://seenthis.net/messages/733721

    Voir aussi ces articles consacrés aux morts aux frontières à Vintimille, Brenner et Côme :
    https://openmigration.org/analisi/i-morti-di-confine-a-ventimiglia
    https://openmigration.org/analisi/morire-di-confine-al-brennero
    https://openmigration.org/analisi/morire-di-confine-a-como

    Statistiques telles qu’elles ont été présentées dans une vidéo qui a été publiée le 5 septembre 2017 :


    https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/09/05/migranti-quando-capita-a-due-passi-da-te-e-diverso-storia-di-rawda-e-degli-italiani-che-lhanno-restituita-a-sua-figlia/3822631

    Commentaire du rapport Persona non grata par les rédacteurs du rapport, sur les ondes de Radio Parleur :
    La journaliste demande : avez vous des chiffres sur les morts aux frontières ? (minute 4’25)

    « La question des chiffres c’est toujours compliqué, parce qu’on peut avoir une idée de personnes pour lesquelles on en a eu connaissance. Mais il y a forcément des gens qu’on ne peut pas voir et peut-être aussi des personnes qui sont disparues ou qui ont perdu la vie, mais dont on en a pas connaissance. Dans le rapport on parle d’une trentaine, parce qu’il y a eu 22 personnes dont on est sûrs qu’elles sont décédées à la frontière basse. Et à la frontière haute, entre 2017 et 2018 il y a eu 3 décès et une disparition. Et en février, il y a deux semaines, il y a eu un autre décès. Donc on s’approche d’une trentaine, mais on ne peut pas donner de chiffres précis parce qu’il y en a aussi plein pour lesquels on ne sait pas. »

    Source : https://radioparleur.net/2019/03/01/anafe-crise-frontieres-migrations

    Conférence de #Daniela_Trucco : Mise en récit des morts à la frontière franco-italienne des Alpes Maritimes (2015-2018)
    https://seenthis.net/messages/780341

    Article paru dans Le Monde, en juin 2018 :
    Dans les Alpes, la fonte des neiges révèle les corps de migrants morts en tentant de passer en France
    https://seenthis.net/messages/756096#message786236

    –—

    A faire dans le futur... éplucher cette liste de Gabriele Del Grande et identifier les cas « alpins » (notamment pour ceux qui ont eu lieu avant 2015) :
    http://fortresseurope.blogspot.com/2006/02/nascosti-nei-tir.html

    ping @reka @isskein