#valle_di_muggio

    • 1. La frontiera siamo noi

      Quando abbiamo iniziato la riflessione attorno al tema dei confini e delle frontiere eravamo consapevoli della complessità, delle contraddizioni e dell’attualità dell’argomento della mostra. Aggiornavamo i documenti da esporre con un occhio a quanto succedeva nel mondo rispetto alle frontiere.

      Alla notizia della diffusione del COVID-19 nei territori asiatici, abbiamo incluso l’argomento, pensando alle frontiere che si chiudono e si modificano. L’estendersi di un virus sconosciuto subito ci fa sentire al di qua o al di là di un confine che separa, bloccati negli spostamenti, portatori di contagio da non diffondere, chiusi e preoccupati dentro “le mura” di un continente, un paese, una città, nella propria abitazione o addirittura nel proprio corpo. Non eravamo però consapevoli che questa pandemia avrebbe trasformato le frontiere in un argomento–chiave, universalmente condiviso e presente in ogni conversazione. Riaffiora un immaginario che affonda le radici nella storia dei muri e delle separazioni e individua l’importanza dei contatti sociali quando si annullano le attività e i momenti d’incontro. Il virus, che si diffonde ovunque, oltre ogni frontiera, mette in discussione alcune nostre certezze e la nostra libertà nel varcare i confini. Le frontiere divengono luogo di interminabili confronti: fin dove arrivano? Tenerle aperte o chiuderle? Chi lasciar passare? Chi respingere?

      Ci fanno riflettere sull’importanza del nostro essere individui sociali, sulla relazione indispensabile con i nostri simili, e anche ­– al di là dei muri – sulle fragilità umane, le responsabilità condivise e la consapevolezza della necessità di agire insieme.

      https://www.mevm.ch/diari-dal-confine/la-frontiera-siamo-noi

    • 2. I limiti delle carte

      Viviamo in un’epoca in cui le mappe sono onnipresenti. Dai siti internet agli schermi degli smartphone, quasi ovunque possiamo identificare la nostra posizione geografica ed esplorare virtualmente il territorio per pianificare un viaggio, raggiungere il luogo di un appuntamento, calcolare una distanza.

      Nel corso della storia i limiti dell’ecumene si sono progressivamente estesi. Nell’Età degli imperi i progressi scientifici e tecnici hanno trasformato la cartografia in un potente strumento politico e di affermazione delle identità nazionali. In epoca più recente l’avvento della fotogrammetria, lo sviluppo di nuovi metodi di calcolo e la rivoluzione digitale hanno fornito ulteriori stimoli alla rappresentazione cartografica, consentendo di tracciare limiti e itinerari sempre più precisi e accurati nello spazio geografico, offrendo nuove modalità di fruizione ma anche mezzi di controllo e vigilanza più efficaci. I settori più diversi, dall’economia al web, hanno conosciuto una “svolta geografica”. Il mondo è oggi disponibile e la produzione dello spazio diventa un fenomeno di massa.

      Grazie alla cartografia e ai mezzi di trasporto e di comunicazione possiamo considerare la Terra come la nostra casa e sentirci cittadini del mondo, con i vantaggi e gli svantaggi di questa nuova condizione. All’inizio del 2020 attraverso mappe costantemente aggiornate abbiamo assistito con apprensione all’evoluzione del contagio di COVID-19. Di fronte a questa nuova sfida imposta dalla globalizzazione gli Stati – sempre più fortezze – devono chiudere le porte e condurre una battaglia quotidiana contro un nemico invisibile. I confini, compresi quelli interni, tornano ad essere presidiati e l’ecumene torna a contrarsi. In questo contesto nuovo e drammatico la geografia delle migrazioni non fa più notizia e le tragedie che si consumano altrove appaiono distanti. Rimane la geografia delle differenze.
      Sono, del resto, i limiti della condizione umana: una realtà che sfugge a ogni possibile rappresentazione.


      https://www.mevm.ch/diari-dal-confine/i-limiti-delle-carte
      #cartographie #Italie