• This German village is embracing integration

    #Hebertshausen, a small community in southern Bavaria, has taken in five times as many refugees and migrants as required. Locals explain why Germany depends on immigration and what effective integration into a democracy should look like.

    https://www.infomigrants.net/en/post/54827/this-german-village-is-embracing-integration

    #Allemagne #accueil #migrations #réfugiés #asile #rural #intégration #solidarité #villes-refuge

    voir aussi :
    Migrationskrise ? Eine Gemeinde zeigt, wie es geht
    https://seenthis.net/messages/1023354
    via @_kg_

    –—

    ajouté à la sous-métaliste sur les #villes-refuge en #Europe...

    https://seenthis.net/messages/878327

  • Migrationskrise ? Eine Gemeinde zeigt, wie es geht

    Die Migrationsdebatte läuft seit Wochen auf Hochtouren. Und immer wieder heißt es: Die Kommunen sind überfordert.

    Alle Kommunen? Keineswegs: Eine kleine Gemeinde bei München beherbergt viel mehr Geflüchtete, als sie eigentlich müsste. Und gibt sich keineswegs überfordert. Eine Reportage aus einem Ort, von dem Deutschland viel lernen kann.

    #Video via Link

    https://www1.wdr.de/daserste/monitor/videos/migrationskrise-eine-gemeinde-zeigt-wie-es-geht-104.html

    #Hebertshausen #Oberbayern #Richard_Reichel

    ping @cdb_77 -> petit Riace

  • Rifarei Tutto

    In 10 episodi ricostruisco la storia personale, la vicenda politica e l’odissea giudiziaria di Mimmo Lucano. Di un visionario, che ha trasformato un borgo a rischio di spopolamento in un villaggio globale.
    Vi porto a Riace, nella Locride, dove Lucano, sindaco per 14 anni, ha riaperto le case vuote del centro storico, la scuola, l’ambulatorio medico, il forno e la mensa sociale, e ha avviato progetti di integrazione, dal frantoio alla fattoria didattica, dalle botteghe alla moneta complementare, al turismo solidale.
    Vi racconto la storia moderna di un greco antico. Che il tribulale di Locri ha condannato a 13 anni di carcere: Mimmo Lucano ha strumentalizzato il sistema dell’accoglienza, dicono i giudici, a beneficio della sua immagine politica. Un caso che ha fatto il giro del mondo suscitando l’indignazione di migliaia di persone. Anche la mia, che Mimmo lo conosco bene. E mi ha detto: «Rifarei tutto».

    https://www.spreaker.com/show/rifarei-tutto

    #podcast #audio #Mimmo_Lucano #Domenico_Lucano #Lucano #Riace #villes-refuge #Italie #justice #accueil #réfugiés #asile #migrations

  • Migranti, i sindaci delle grandi città contro il governo: «Scelte sbagliate che ledono i diritti: non si cancelli la protezione speciale»

    I sindaci delle maggiori città italiane (di centrosinistra) di nuovo contro il governo Meloni. Oggetto della discussione, ma anche (e soprattutto) di preoccupazione: la gestione dell’immigrazione, in particolare, il sistema di accoglienza e la cancellazione della protezione speciale per i migranti. «Come sindaci, come amministratori, come cittadini che quotidianamente si impegnano nei territori per cercare di garantire le migliori risposte alle criticità che le nostre Comunità esplicitano, siamo molto preoccupati per le proposte in discussione relative alle modifiche all’unico sistema di accoglienza migranti effettivamente pubblico, strutturato, non emergenziale che abbiamo in Italia», si legge in un documento congiunto sul decreto Cutro che porta le firme dei sindaci di #Roma, #Roberto_Gualtieri, di #Milano #Beppe_Sala, di #Napoli #Gaetano_Manfredi, di #Torino #Stefano_Lorusso, di #Bologna, #Matteo_Lepore e di #Firenze, #Dario_Nardella. «La preoccupazione delle città – si legge nel documento – è massima a fronte di emendamenti proposti da alcuni partiti al DL 591 dopo le tante evidenze a cui il nostro ordinamento ha dovuto porre rimedio in questi anni». Secondo il fronte dei sindaci dem, l’esecutivo non deve «ragionare in ottima emergenziale: è sbagliato immaginare l’esclusione dei richiedenti asilo dal Sai, precludendo loro qualunque percorso di integrazione e una reale possibilità di inclusione ed emancipazione nelle nostre comunità».

    «No alla cancellazione della #protezione_speciale»

    Sala, Gualtieri, Manfredi, Lo Russo, Lepore e Nardella non condividono la cancellazione della protezione speciale, confermata anche ieri, sabato 15 aprile, dalla stessa premier Meloni durante il suo viaggio in Etiopia. Per i sindaci delle maggiori città si tratta, infatti, di «una misura presente in quasi tutti i paesi dell’Europa occidentale, mentre circa il 50% dei migranti presenta vulnerabilità ed è in parte significativa costituito da nuclei familiari. Queste scelte, qualora adottate, non potrebbero che procurare infatti una costante lesione dei diritti individuali e innumerevoli difficoltà che le nostre comunità hanno già dovuto affrontare negli anni scorsi, a fronte di un importante aumento di cittadini stranieri condannati appunto all’invisibilità», si legge nel documento congiunto. Tutto questo – scrivono i primi cittadini – «mentre il sistema dei Cas, mai uscito da un assetto emergenziale, è saturo e purtroppo inadeguato ad accogliere già oggi chi proviene dai flussi della rotta mediterranea come da quella balcanica. Insufficiente, sia per numeri sia per le modalità d’accoglienza sia per i servizi di accompagnamento, protezione ed inclusione, assenti. E in questo quadro occorre ripensare anche il sistema di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati cui occorre applicare logiche distributive che evitino la concentrazione nelle sole grandi città», prosegue il documento dei sindaci.

    «Le nostre città sono infatti impegnate già oggi, spesso con sforzi oltre i propri limiti e frequentemente oltre le proprie funzioni e competenze, a porre rimedio con risorse proprie alle manchevolezze di un sistema nazionale adeguato. La soppressione della possibilità di costruire un unico sistema di accoglienza pubblico, trasparente e professionale (come il Sai), garantendo percorsi dignitosi e tutelanti anche per le persone richiedenti protezione internazionale, non può comportare la nascita di nuovi grandi centri di accoglienza o detenzione nei nostri territori. La storia degli ultimi vent’anni di accoglienza in Italia dimostra chiaramente come modelli emergenziali, con standard qualitativi minimi e volti al mero “vitto e alloggio” abbiano procurato ferite enormi nelle nostre comunità e non abbiano garantito diritti esigibili alla popolazione rifugiata. E soprattutto abbiano fallito processi di inclusione efficaci e duraturi», prosegue il documento.

    Le proposte

    Dopo questa lunga premessa, i sindaci dem hanno poi avanzato delle proposte sul tema. «1. Sia rinforzata l’unitarietà del Sistema di Accoglienza italiano, valorizzando l’esperienza virtuosa del Sai, ovvero supportando attivamente la rete dei Comuni che quotidianamente affrontano in prima persona le sfide che i movimenti migratori in ingresso sottopongono ai nostri servizi, ai nostri territori e alle nostre comunità. Con un solo obiettivo: garantire percorsi di effettiva inclusione e tutela compatibili con i territori, evitando grandi centri di accoglienza, senza servizi e senza tutele, per tutti», scrivono. «2. Il Sai rimanga accessibile a richiedenti protezione e rifugiati». I primi cittadini chiedono poi che i Cas, ovvero i centri di accoglienza straordinari, vengano trasformati «in hub di prima accoglienza, dedicati alle procedure di identificazione e di screening sanitario per poi procedere a trasferimenti rapidi nel sistema di seconda accoglienza ed inclusione, appunto il Sai».

    Al punto 4, i sei amministratori chiedono inoltre che «vengano ripristinati i criteri di riparto che il Piano nazionale di accoglienza aveva indicato. In assenza di azioni positive mirate o, peggio, con azioni sbagliate, le ricadute saranno infatti l’irregolarità diffusa o lunghi percorsi di ricorsi giudiziari che paralizzeranno le vite di molte persone inabilitandole e rendendole facili prede del lavoro nero, che invece non manca». Infine, «ci auspichiamo – continuano – che ancora una volta l’Italia non si contraddistingua per una regressione relativa al sistema di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati: da troppi anni questo tema necessita di una riforma importante e strutturale, che miri ad un equilibrio nazionale del sistema di accoglienza imprescindibile dal coinvolgimento dei Comuni e dagli obiettivi di inclusione, protezione e con una diffusione omogenea a livello nazionale. Siamo convinti, insieme ad altre voci autorevoli, che dopo circa vent’anni e anche alla luce di alcuni temi di strutturale cambiamento demografico e sociale non si debba continuare a parlare di emergenza e che proprio in questo momento occorra la lungimiranza di aprire una discussione per scegliere una via legale all’immigrazione e alla regolarizzazione degli immigrati già presenti in Italia, anche attraverso il ricorso allo ius scholae, premessa a comunità solidali, capaci di proporre percorsi di vera emancipazione e autonomia alle persone nel pieno interesse del nostro Paese», concludono i sindaci.

    https://www.open.online/2023/04/16/immigrazione-sindaci-grandi-citta-vs-governo-meloni

    #Italie #villes-refuge #decreto_Cutro #villes #Naples #Turin #Milan #Rome #Florence #Bologne #résistance #protection_spéciale

  • #Plataci. Il piccolo comune salvato dai rifugiati, i rifugiati salvati dal piccolo comune.

    Come scongiurare la morte di un piccolo comune? Plataci ha trovato nell’accoglienza un elisir di lunga vita.

    Il piccolo comune si chiama Plataci ed è storicamente popolato dagli #arbëreshë, italo-albanesi, che parlano ancora l’antica lingua. Il paese è appollaiato sulla montagna, nel parco del Pollino, in provincia di Cosenza. A vederlo sulla mappa dista poco più di dieci chilometri dal mare, ma sono dieci chilometri virtuali, orizzontali. La realtà è la verticalità di una montagna che si erge dalla piana di Sibari e va su, dritta, per mille metri.

    Alla fine dei tornanti c’è piazza del Popolo, la piazza principale di Plataci. E’ un pomeriggio d’inizio estate, nel piccolo parcheggio c’è posto per la mia macchina. Scendo. C’è qualcosa che non torna, qualcosa di anomalo: non il clima, assolato ma fresco, non l’odore di bosco. Sono i suoni. Nei piccoli borghi isolati sulle montagne generalmente regna il malinconico silenzio dell’abbandono e i passi risuonano sul selciato delle viuzze come un’eco spettrale di vite passate. Qui, al contrario, lo spazio risuona di voci liete, risate, gridolini. La piazza è gremita di bambini. E’ in atto una partitella di calcio rotta da incursioni di bande di ragazzine e da gruppetti di bimbi più piccoli impegnati in altri giochi. Conquista palla un bambino che – penso – potrebbe avere sette anni; ha la pelle scura, ma non scura come i gemelli dell’altra squadra, un po’ più grandi.

    Io oggi sono qui per salutare due famiglie, una eritrea e una nigeriana. Cerco di individuarne i figli tra i ragazzini che giocano sulla piazza. Ma non è facile, perché a Plataci i bambini stranieri sono 25: diciotto nel progetto SAI e cinque fuori (hanno concluso il percorso di integrazione ma sono rimasti a vivere qui, perché i loro genitori si trovano bene).
    I bambini immigrati hanno salvato il piccolo comune di Plataci.

    Anche Maria Rosaria Bellusci, portavoce dell’associazione Jete , che gestisce il centro SAI locale, ha dei figli, due, anche loro sono in piazza a giocare. La più grande ha sette anni e frequenta la scuola elementare di Plataci. “Senza scuola” mi spiega Maria Rosaria “ci saremmo dovuti trasferire sulla costa. Come noi, altre famiglie”.

    La scuola di Plataci è appena sopra piazza del Popolo: scuola materna, elementare e… media.

    “Avete anche le medie???”

    Sì, ci sono studenti sufficienti a tenere aperta la scuola media. E’ una situazione rarissima nei piccoli comuni italiani. Pensate che Plataci conta solo 673 abitanti (dati Istat 2022).

    Come è stato possibile questo miracolo?

    Grazie al centro di accoglienza.

    Da anni Plataci ospita famiglie di varie nazionalità africane e asiatiche. Ad ognuna è stato assegnato un appartamento indipendente nel cuore del paese. I bambini hanno fatto da collante tra le famiglie e tutti sono fieri del clima interculturale che si è naturalmente creato.

    I piccoli comuni italiani, privi di bambini, stanno subendo la lenta agonia dell’invecchiare e morire: chiude la scuola, le famiglie se ne vanno, chiudono i negozi, restano solo gli anziani. Alcuni comuni stanno provando a vendere case (da ristrutturare) ad un euro, ma l’iniziativa non pare funzionare. Il sistema di Plataci, al contrario, ha contribuito non solo a salvare la scuola (e chi ci lavora) ma anche i negozi. Grazie al SAI sono sopravvissuti i negozietti di generi alimentari. “Noi incentiviamo tutti a spendere i loro soldi qui a Plataci” mi spiega Maria Rosaria. La microeconomia del luogo è viva e vegeta e qui si è ritornati anche a coltivare campi, prima abbandonati per mancanza di manodopera.
    Plataci ha salvato i bambini immigrati.

    Me ne sto in quella piazza, piazza del Popolo, seduta al tavolino del bar, tra altri tavoli di anziani che giovano a carte. Chiacchiero con i responsabili del progetto SAI, sorseggiando un bicchiere di Cirò rosso. Mi indicano i bambini che giocano: sì, il calciatore di sette anni è il piccolo di Rahel, la mamma eritrea che sono venuta a salutare, e i gemelli sono i figli della famiglia nigeriana che io e Amr abbiamo mandato qui due mesi fa.

    Dal mio tavolo vedo due donne passeggiare chiacchierando. Una è Rahel. Mi alzo e la chiamo a gran voce. Si gira. Attraversiamo di corsa la piazza, io da una parte e lei dall’altra, e al centro ci abbracciamo come due vecchie amiche che non si vedono da un po’.

    In realtà è la prima volta che vedo Rahel, anche se la conosco da più di due anni. Fino al 28 di febbraio scorso (soprav)viveva a Tripoli, in Libia, assieme ai suoi figli. Dentro e fuori i lager libici. Poi, finalmente, è stata evacuata dal governo italiano, era sullo stesso volo del mio amico Lam e delle donne che ho conosciuto nelle Marche.

    Anche Blessing, nigeriana, è passata per la Libia, ma senza figli. E’ riuscita a sopravvivere al viaggio e ha fatto venire in Italia i suoi bambini con un ricongiungimento familiare. Per ciò che la sua famiglia ha subito in Nigeria, questa donna coraggiosa ha avuto l’asilo politico. Il suo quarto figlio è nato in Italia, ha otto mesi e mi sorride cercando di mangiare tutto ciò che si trova sul tavolo. Maria Rosaria lo tiene in braccio e riesce a togliergli di bocca un foglio di carta, il bitter Campari, una gomma e un pastello arancione, il tutto senza farlo arrabbiare.

    Adesso siamo in quattro attorno al tavolo, quattro donne, ognuna con una sua storia e differenti origini. Una cosa ci accomuna: siamo quattro mamme. Ci capiamo bene. I nostri figli sono andati a giocare (tranne il piccolino intenzionato a mangiare il tavolo), i nostri figli vanno a scuola, i nostri figli la notte dormono in un letto. Adesso. Prima non era così. I figli di Rahel e Blessing hanno subito guerre, attacchi armati, deportazioni nei lager, fame e tutta una serie di ingiustizie immani.
    Il piccolo comune con un’ampia veduta sul futuro.

    Plataci ha deciso di salvare i bambini e le loro famiglie perché… era GIUSTO salvarle. Questo a prescindere dai vantaggi demografici poi ottenuti. C’è un’idea forte di giustizia sociale che anima questa comunità così viva. C’è la curiosità di conoscere l’altro. C’è la voglia di combattere le ingiustizie. E c’è, soprattutto, la cultura.

    Alcuni comuni italiani privi di un’idea culturale hanno aperto progetti SAI per un mero tornaconto personale e ghettizzato gli accolti. La cosa non funziona, gli accolti abbandonano i progetti e il paese continua a morire. A Conza della Campania (AV) ad esempio i rifugiati vengono alloggiati nel vecchio paese terremotato abbandonato dagli abitanti, che invece vivono in case nuove nel paese nuovo. Zero integrazione, altissimo tasso di abbandono del progetto e del comune.

    Altri paesini hanno addirittura cacciato i rifugiati oppure non li hanno mai voluti, perché in Italia vengono aperti centri di accoglienza soltanto nei comuni che ne accettano la presenza. E’ emblematico il caso di Borgo Pace, nella provincia di Pesaro e Urbino, che due mesi fa ha scritto a Mattarella lamentando l’imminente chiusura della sua scuola elementare. La lettera è finita su tutti i giornali ma nessuno ha fatto una ricerca sul passato di questo piccolo comune che nel 2016 protestò ritenendo che 60 richiedenti asilo sul totale di 660 abitanti fossero troppi e li fece sloggiare. Se fossero rimasti, adesso magari avrebbero bambini come questi sotto (che invece vivono a Plataci!). Ho comunque telefonato alla sindaca di Borgo Pace, che mi ha detto che per il prossimo anno la loro scuola è salva: hanno preso delle famiglie ucraine. Il problema è che sono qui solo provvisoriamente e quando torneranno alle loro case il piccolo comune riprenderà a morire lentamente. Ed è brutto morire da soli.

    A Plataci non si vedono famiglie ucraine. Non ci sono, ammettono i responsabili del SAI. Strano, mi dico, tutta Italia ne è piena. Sì, e sarebbe stato semplice ed economicamente vantaggioso chiederli e prenderli, perché lo Stato italiano paga direttamente per la loro accoglienza, i soldi arrivano subito, non dopo un anno o due. Il fatto è che il centro di accoglienza di Plataci era già pieno di famiglie africane, c’era solo un appartamento libero e hanno deciso di assegnarlo alla famiglia nigeriana di Blessing, che si trovava in estrema difficoltà e che nessuno voleva accogliere. Una scelta economicamente poco conveniente e dettata dal cuore? Sì, ma anche dettata da quella ampia visione del futuro che qui a Plataci sembrano avere tutti: gli ucraini se ne andranno, i quattro bimbi di Blessing cresceranno qui.

    Dalle finestre della case di Plataci si ammira il panorama di tutto lo Ionio, da Taranto a Riace, qui la gente è abituata ad avere una visione ampia del presente e del futuro.

    https://saritalibre.it/plataci-piccolo-comune-rifugiati-accoglienza

    #Calabre #asile #migrations #réfugiés #accueil #Italie #villes-refuge

  • Soins médicaux pour personnes sans assurance maladie

    Vous vivez dans la ville de Zurich, vous n’avez pas d’assurance maladie et vous êtes malade ou ressentez des douleurs ?

    Dans la ville de Zurich, il existe différentes offres pour les personnes sans assurance maladie. Si vous vivez depuis au moins 3 mois dans la ville de Zurich, les coûts sont pris en charge.

    https://www.stadt-zuerich.ch/gud/de/index/gesundheitsversorgung/medizin/nkv/nkv-fr.html
    #sans-papiers #Zurich #Suisse #villes-refuge #migrations #soins_médicaux #santé #assurance_maladie #accès_aux_soins

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    https://seenthis.net/messages/759145

    • Sans-Papiers sollen bessere medizinische Versorgung bekommen

      Geschätzt 10’000 Menschen haben in Zürich keine Krankenversicherung. Die Stadt schaltet auf ihrer Website eine Anlaufstelle auf, um die Betroffenen zu erreichen.

      Personen, die keine Krankenversicherung haben, sollen in der Stadt Zürich ab 2023 medizinisch versorgt werden. Die Stadt startet ein Pilotprojekt, um die Betroffenen, oft Sans-Papiers, zu erreichen.

      Geschätzt leben über 10’000 Menschen in Zürich, die über keine Krankenversicherung verfügen. Schwierig sei es vor allem, diese Menschen zu erreichen, wie die Stadt Zürich in einer Medienmitteilung vom Montag schrieb.

      Zwar gebe es bereits spezialisierte Anlaufstellen für Menschen ohne gültige Aufenthaltsberechtigung. Doch hätten Auswertungen ergeben, dass nur die wenigsten Betroffenen diese Einrichtungen besucht hätten. Darum schaltet die Stadt die Anlaufstellen auf ihrer Website auf, wie es weiter heisst.

      Das Angebot wird in 13 Sprachen aufgeführt. Beiträge in den sozialen Medien und Flugblätter sollen auf die Website aufmerksam machen.
      Kosten von 4,6 Millionen Franken

      Medizinische Erstkonsultationen sollen im Ambulatorium Kanonengasse der Stadt Zürich, der Meditrina-Praxis des Schweizerischen Roten Kreuzes des Kantons Zürich und in lebensbedrohlichen Notfällen in den Notfallaufnahmen des Stadtspitals Zürich stattfinden.

      Das Pilotprojekt hatte 2021 auch der Zürcher Gemeinderat deutlich gutgeheissen. Er hatte einen Kredit von 4,6 Millionen angenommen. Das Projekt ist auf drei Jahre angesetzt.

      https://www.tagesanzeiger.ch/sans-papiers-sollen-bessere-medizinische-versorgung-bekommen-946958582

  • Humanitarian support - cities of #Rijeka & #Zagreb

    The City of Rijeka was the first local community to organise humanitarian support and on Tuesday, November 22, the City of Zagreb followed suit – by opening a humanitarian site for migrants behind the Central Train Station next to the Paromlin building. Deputy Mayor #Luka_Korlaet stressed that the current city administration wants to present a humane face towards migrants, and that the whole process is coordinated in cooperation with the Ministry of the Interior.

    https://www.youtube.com/watch?v=iBFcaVkq2eE

    The humanitarian site serves as a short-term stop offering a warm meal, hygiene products, a heated tent and showers every day from 8 a.m. to 8 p.m. Koralet also stated that with Croatia joining Schengen, the “migration crisis will be behind us”, and that “from 1 January onwards, the circumstances will change significantly”.

    #Croatie #villes-refuge #asile #migrations #réfugiés #Balkans #route_des_Balkans

    via Inicijativa Dobrodosli (mailing-list du 25/11/2022)

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  • The city of Rijeka decided to help and provide a temporary reception center for migrants in the move

    Concerning the continuous arrival of refugees and other migrants in Croatia who, due to their unregulated residence, are denied access to accommodation facilities, hygiene facilities, and other services essential to life, local self-government units in Croatia (mainly Zagreb, Rijeka, Pazin, Buje, and Buzet) are currently facing with a serious humanitarian crisis. The city of Rijeka (https://www.novilist.hr/rijeka-regija/rijeka/na-rijeckom-zeljeznickom-kolodvoru-ureduje-se-prihvatni-centar-za-migrante-pogledajte-na-sto-to-sad-lici/?meta_refresh=true), as the first local self-government unit in Croatia, decided to provide a temporary reception center for migrants at the Rijeka railway station, which will include hygiene containers, mobile sanitary facilities, and tents for the distribution of meals, however, this decision was met with resistance from Croatian railroads infrastructure which opposes placing any containers or tents near the railway station.

    Similar to the Rijeka station, we are witnessing a dehumanizing situation also at the Zagreb Central Station for some time now, where people find refuge in an area without basic living conditions. This week we also witnessed a police intervention by which a group of people who were there was stuffed into a police van and taken in an unknown direction. Such practices allegedly take place daily. However, unlike in Rijeka, where the City and the Archdiocese are actively trying to find a solution to the current situation and provide people with basic humanitarian conditions, in Zagreb we are still waiting for the reaction of the local authorities. It is high time to stop postponing solidarity – we call on the City of Zagreb to react urgently and direct its resources to the organization of accommodation, access to showers and adequate sanitary facilities, help with food, and the organization of other services crucial to life.

    https://welcome.cms.hr/index.php/2022/10/31/the-city-of-rijeka-decided-to-help-and-provide-a-temporary-reception-cen

    #Rijeka #Croatie #villes-refuge #accueil #réfugiés #migrations #asile #Zagreb #Pazin #Buje #Buzet #crise_humanitaire #Balkans #route_des_Balkans

    ping @karine4

  • Mimmo Lucano, chiesti 10 anni e 5 mesi di reclusione in appello per l’ex sindaco di Riace

    Requisitoria dei sostituti procuratori generali Adriana Fimiani e Antonio Giuttari: chiesti meno dei 13 anni e 2 mesi inflitti in primo grado. Rilevate alcune prescrizioni e chiesta l’assoluzione per una parte della truffa. I legali Andrea Daqua e Giuliano Pisapia: «Condivise in parte le nostre osservazioni, spiegheremo i nostri motivi e speriamo in esito positivo»

    Dieci anni e 5 mesi di reclusione. È la richiesta della Procura generale di Reggio Calabria per l’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano, il principale imputato del processo Xenia che si sta celebrando davanti alla Corte d’Appello e che è nato da un’inchiesta della Guardia di finanza sulla gestione dei progetti di accoglienza dei migranti. Nell’udienza di oggi, c’è stata la requisitoria dei sostituti procuratori generali Adriana Fimiani e Antonio Giuttari che hanno chiesto per Lucano una pena inferiore rispetto ai 13 anni e 2 mesi inflitti in primo grado dal Tribunale di Locri nel settembre 2021.

    In sostanza, per la Procura generale l’ex sindaco di Riace dovrebbe essere condannato per reati che riguardano la gestione del denaro pubblico. Lucano nel 2018 era stato arrestato dai finanzieri. Sottoposto prima ai domiciliari e poi al divieto di dimora, è ancora sotto processo per i reati di associazione per delinquere, truffa, peculato, falso e abusi d’ufficio. Come per la Procura di Locri, che aveva coordinato le indagini, anche per i sostituti pg, l’ex sindaco Lucano sarebbe stato il promotore di un’associazione a delinquere ai danni dello Stato. Stando all’impianto accusatorio, si tratta di un’associazione che avrebbe avuto lo scopo di commettere “un numero indeterminato di delitti (contro la pubblica amministrazione, la fede pubblica e il patrimonio), così orientando l’esercizio della funzione pubblica del ministero dell’Interno e della prefettura di Reggio Calabria, preposti alla gestione dell’accoglienza dei rifugiati nell’ambito dei progetti Sprar, Cas e Msna e per l’affidamento dei servizi da espletare nell’ambito del Comune di Riace”.

    Rispetto alla sentenza di primo grado, al termine della requisitoria i sostituti procuratori generali hanno rilevato la prescrizione per i due presunti abusi d’ufficio: quello relativo alla mancata riscossione da parte del Comune dei diritti per il rilascio delle carte di identità, e quello sull’affidamento della raccolta dei rifiuti a due cooperative che utilizzavano gli asinelli per effettuare il servizio nel borgo ma che erano prive dell’iscrizione all’albo regionale. È stata, inoltre, chiesta l’assoluzione per una parte del reato di truffa contestato a Lucano. La Procura generale, infine, ha riconosciuto l’unificazione di tutti reati con il vincolo della continuazione. Questo è il motivo per il quale l’accusa ha ridotto la richiesta di condanna rispetto alla sentenza di primo grado.

    Sentenza che dovrebbe essere rideterminata anche per buona parte degli altri 15 imputati: Fernando Antonio Capone (8 anni e 10 mesi di carcere), Cosimina Ierinò (8 anni e 1 mese), Jerry Tornese (5 anni), Pietro Curiale Oberdan (4 anni e 8 mesi), Abeba Abraha Gebremarian (4 mesi con pena sospesa), Giuseppe Ammendolia (2 anni e 10 mesi), Nicola Auddino (4 anni), Assan Balde (8 mesi con pena sospesa), Oumar Keita (8 mesi con pena sospesa), Anna Maria Maiolo (4 anni e 8 mesi), Gianfranco Musuraca (4 anni), Salvatore Romeo (4 anni e 10 mesi), Maria Taverniti (4 anni e 4 mesi), Lemlem Tesfahun (4 anni e 8 mesi) e Filmon Tesfalem (8 mesi con pena sospesa). È stata chiesta, infine, l’assoluzione per Cosimo Damiano Musuraca e Maurizio Senese.

    Al termine dell’udienza, l’intervento dei pg in aula è stato commentato dagli avvocati Andrea Daqua e Giuliano Pisapia, difensori di Mimmo Lucano. “È stata una requisitoria serena, pacata – ha affermato Pisapia – In parte i sostituti procuratori generali hanno condiviso quanto è stato sollevato da noi come difesa di Mimmo Lucano in contrasto con la sentenza di primo grado. Su altri punti non condividiamo sia le richieste di condanna che le motivazioni. Adesso iniziano le difese e noi confidiamo in una sentenza positiva”. “Aspetteremo l’esito della Corte d’Appello”, ha affermato, invece, Daqua che ha comunque apprezzato come la “Procura generale abbia condiviso l’eccezione sulla inutilizzabilità di alcune intercettazioni così come previsto dalla sentenza ‘Cavallo’ della Corte di Cassazione”. “Nel nostro intervento – ha aggiunto – spiegheremo i motivi del nostro appello e chiaramente speriamo in un esito positivo perché abbiamo sempre ritenuto che i reati contestati a Mimmo Lucano sono insussistenti”.

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/10/26/mimmo-lucano-chiesti-10-anni-e-5-mesi-di-reclusione-in-appello-per-lex-sindaco-di-riace/6852176

    #processo_Xenia #Xenia #procès_Xenia

    #Mimmo_Lucano #Domenico_Lucano #Riace #procès #appel #justice #Italie #Calabre #villes-refuge

    • Vidéo : « Je referais tout ce que j’ai fait », le combat de Domenico Lucano, en première ligne de l’accueil des migrants en Italie

      En Italie, Domenico Lucano, ancien maire du village de Riace connu pour son accueil des migrants, est de nouveau devant la justice. Il avait été condamné en 2021 à 13 ans de prison pour association de malfaiteurs aux fins d’immigration irrégulière, et de détournements de biens publics. InfoMigrants est allé à sa rencontre.

      https://www.youtube.com/watch?v=zdUOM-DS8QM&feature=emb_logo


      http://www.infomigrants.net/fr/post/44276/video--je-referais-tout-ce-que-jai-fait-le-combat-de-domenico-lucano-e

    • Avec Mimmo Lucano à Riace de #Eric_Fassin

      L’ancien maire de Riace, Mimmo Lucano, a été condamné en 2021 à treize ans de prison par la justice italienne. Les motifs n’étaient que des prétextes : si la répression s’abat sur lui, c’est qu’il a réussi – et non échoué. Il a démontré que l’accueil des migrant·es était dans l’intérêt de la Calabre, dépeuplée par la pauvreté. Une autre politique est donc possible : il y a bien une alternative.

      La Caravane de Riace, c’est un mouvement de solidarité avec Mimmo Lucano, l’ancien maire de ce village, poursuivi par la justice italienne pour avoir mené une politique de solidarité, au-delà des frontières, avec les exilé·es qui, depuis des décennies, débarquent sur les côtes de Calabre. Ce collectif vient de France, mais lui aussi traverse les frontières. La caravane prend son départ aujourd’hui à Riace, avant Palerme, Naples, Rome, mais aussi, en France : La Roya, où elle sera accueillie par Cédric Herrou, et enfin Marseille, qui doit attribuer une citoyenneté d’honneur à Mimmo Lucano.

      Le maire de Riace a d’abord été suspendu de son mandat puis arrêté le 1er octobre 2018, et enfin interdit de séjour dans son propre village pendant près d’un an. Il est alors retourné y vivre. Mais le 30 septembre 2021, à l’issue d’un long procès, il a été condamné par la justice italienne à plus de 13 ans de prison et à une lourde amende pour association de malfaiteurs, détournement de fonds publics et abus de pouvoir. En réalité, il est persécuté pour sa politique de solidarité.

      En novembre 2021, à l’invitation de ce même collectif de militantes françaises, nous étions nombreuses et nombreux à venir le soutenir à la Bourse du travail, à Paris : la solidarité n’est pas un délit. Bien sûr, en France, la justice rend la vie dure aux militantes et aux militants, en faisant exister un délit de solidarité juridiquement inexistant. Mais les mobilisations de la vallée de La Roya, autour de Cédric Herrou, ont réussi à faire reconnaître par le Conseil constitutionnel la solidarité : c’est le principe de fraternité, inscrit dans la devise de la République.

      Aujourd’hui, mercredi 26 octobre 2022, s’est ouvert le procès en appel de Mimmo Lucano. Comment manifester notre solidarité ? Et d’abord, où ? Le tribunal siège à Reggio ; c’est donc là que sont ses avocats. Mais Mimmo lui-même a choisi de rester dans son village – et nous avec lui. Pourquoi ? C’est qu’il y a deux réalités : d’un côté, celle de l’État ; de l’autre, la réalité de ce village de Calabre. La première ignore la seconde ; mais la seconde ne peut pas se permettre d’ignorer la première.

      Ce matin, Mimmo nous fait visiter son village ; il y habite depuis toujours ; il y connaît tout le monde. Dans l’école ouverte pour les enfants des réfugié·es, il connaît les prénoms de chaque enfant ; plusieurs garçons ont été appelés Domenico, comme lui. En fait, Riace n’est pas ou n’est plus isolé ; c’est un village global – comme l’annonce une arche de bois dans la rue. Mais l’État veut arracher Mimmo à cette réalité ; c’est une manière de l’arracher de cette réalité, autrement dit, d’essayer d’effacer son empreinte ; car elle est bien visible, non seulement dans ce village, mais dans le monde entier.

      Mimmo Lucano, pour se justifier, a expliqué que « la légalité et la justice sont deux choses différentes. » Pour le dire autrement, il y a deux justices. La justice injuste, qui, sous divers prétextes, condamne la solidarité ; et une autre justice, celle de la solidarité en actes. C’est cette justice juste qui a été saluée par le Haut-Commissariat aux Réfugiés de l’ONU et par le Pape François, mais aussi reconnue par le prix Dresde pour la paix en 2017. C’est donc cette justice alternative qui est poursuivie, et condamnée, par la justice de l’État. Voilà pourquoi nous sommes à Riace, et non pas à Reggio : du côté de cette justice de Justes, du côté de Riace, du côté de Mimmo Lucano.

      Pourquoi persécuter Mimmo Lucano ? Pourquoi l’État italien s’acharne-t-il avec une telle violence contre cet homme ? Pourquoi vouloir anéantir cette justice alternative ? C’est précisément parce que Mimmo Lucano en est, non seulement le symbole, mais aussi l’incarnation. Depuis Margaret Thatcher, on nous répète : « Il n’y a pas d’alternative ». « There is no alternative », ou TINA. Il n’y a pas de « plan B », nous dit-on encore. Il y aurait donc d’un côté le réalisme, qui se contente de refléter la réalité ; de l’autre, l’utopie, forcément irréaliste. Ainsi, on taxe d’angélisme quiconque défend les droits humains. C’est vrai en matière de politique économique ; mais c’est vrai aussi en matière de politique migratoire. Et les deux se confondent : « on ne peut pas accueillir toute la misère du monde », nous explique-t-on : la réalité économique nous obligerait à renoncer à nos idéaux politiques. Opposer ainsi la réalité à l’idéologie, c’est donc renoncer à la politique.

      Que reproche-t-on à Mimmo Lucano ? D’avoir démontré, en pratique, qu’il n’y a pas à choisir entre le cœur et la raison : la xénophobie n’est pas dans l’intérêt de Riace. Les migrant·es kurdes, d’Afrique subsaharienne ou d’Afghanistan, ont redonné vie à ce village vieillissant, dans une région pauvre, victime de l’exode rural. Ce n’est donc pas un hasard si la droite italienne s’est radicalisée : elle a converti sa politique de stigmatisation du Sud rural du pays, qui définissait la Ligue du Nord, en une politique de stigmatisation xénophobe, de Matteo Salvini à Giorgia Meloni.

      En visitant Riace, on comprend qu’une autre politique est possible. La xénophobie politique est coûteuse ; en revanche, une politique de solidarité permet d’utiliser les financements publics, non pour la répression des migrant·es, ce qui est une dépense radicalement inutile, mais pour utiliser leur compétence – qu’il s’agisse d’agriculture ou d’accompagnement des vieillards, d’artisanat ou de ramassage des ordures. Mimmo Lucano n’était-il pas allé jusqu’à imaginer une monnaie virtuelle en attendant l’arrivée des fonds publics ? Bref, la question n’est pas de savoir s’il y a, ou non, de l’argent public, mais de décider de ce qu’on en fait. Or c’est précisément sur ce point que l’ancien maire est attaqué.

      C’est ce choix politique que Mimmo Lucano a rendu visible et audible. Il a fait de Riace un laboratoire – un lieu d’expérimentation sociale, économique et politique. Bref, c’est une utopie réaliste. Voilà ce que veulent rendre impensable les politiques de la droite radicalisée, en tentant de faire converger la logique de la justice d’État et celle des mafias que combattait l’ancien maire, et qui continuent de le combattre. Mimmo Lucano n’est pas condamné pour avoir échoué ; il est persécuté par la justice politique en raison même de son succès.

      S’il n’y a pas d’alternative, alors, il n’y a pas de politique démocratique. Et que reste-t-il d’une démocratie qui ne croit pas à la politique ? Nous le savons bien : c’est le néofascisme qui finit par l’emporter, de Donald Trump à Jair Bolsonaro, et de Giorgia Meloni à Marine Le Pen. Si nous sommes ici à Riace, c’est parce qu’avec le sort d’un homme, dans le tribunal de Reggio, ce qui est en jeu, c’est donc la démocratie elle-même. Une autre politique est possible, nous dit l’expérience de Riace ; autrement dit, la politique reste possible. À nous de l’entendre, et de le faire entendre, au-delà des frontières. Voilà pourquoi nous sommes ici, à Riace, avec Mimmo Lucano.

      https://blogs.mediapart.fr/eric-fassin/blog/261022/avec-mimmo-lucano-riace

    • Accoglienza alla sbarra, in appello chiesti più di 10 anni per Lucano

      La Pg di Reggio Calabria attenua le accuse ma conferma l’impianto di primo grado per l’ex sindaco di Riace. La sentenza in dicembre.

      Alla lettura della richiesta della procura generale, lui non era in aula. Aveva disertato l’udienza in cui si celebrava la requisitoria della pubblica accusa. Aveva lasciato ai suoi legali – gli avvocati Andrea Daqua e Giuliano Pisapia – il compito di rappresentarlo. Mimmo Lucano non era a Reggio Calabria ieri e non sedeva tra i banchi degli imputati in corte d’appello. Era rimasto a Riace. Dove, proprio alla ripresa del processo, e non per puro caso, passava la Carovane solidaire partita in suo onore da Parigi il 17 settembre.

      IN UN LUNGO GIRO TRA ITALIA e Francia, con tappe a Palermo, Napoli, Roma, Torino, La Roya e Marsiglia, terminerà il suo viaggio il 5 novembre. Quel giorno a Marsiglia il sindaco socialista Benoit Payan, alla presenza degli eurodeputati Damien Carême e Pietro Bartolo, ma anche di artisti, avvocati, associazioni in difesa dei rifugiati, conferirà la cittadinanza onoraria all’ex sindaco di Riace. E ieri gli attivisti del collettivo hanno ribadito il loro appello all’intera Europa: «la solidarietà non può essere un crimine, il Mediterraneo non può divenire un simbolo di morte, l’accoglienza è una ricchezza e territori come Palermo, Riace, Crotone, La Roya, Briançon hanno mostrato l’esempio».

      IN FRANCIA LA CAUSA di Lucano gode del sostegno di cittadini e associazioni. In Italia, invece, nell’aura di criminalizzazione generalizzata dei soccorsi in mare, dell’operato delle Ong e dell’immigrazione, tornata in auge con il nuovo governo Meloni, la musica è ben altra. E anche ieri se ne è avuta conferma. La Pg ha chiesto la condanna a 10 anni e 5 mesi di carcere per l’ex sindaco di Riace e principale imputato del processo Xenia nato da un’inchiesta della guardia di finanza sulla gestione dei progetti di accoglienza dei migranti nel borgo della Locride.

      DAVANTI ALLA CORTE, presieduta da Giancarlo Bianchi, è durata 3 ore la requisitoria dei sostituti procuratori generali Adriana Fimiani e Antonio Giuttari. La riformulazione della pena richiesta è pura cosmesi giuridica. Poco cambia rispetto alla pena inflitta dal tribunale di Locri che lo aveva condannato a 13 anni e 2 mesi di reclusione. E’ vero che c’è una riduzione di 3 anni. Ma lo spirito rimane identico. E’ un processo politico costruito ad hoc per demolire il cosiddetto «modello Riace». E’ quel che Pietro Calamandrei, definiva «il rovesciamento di senso», nell’arringa difensiva per Danilo Dolci, altro perseguitato di Stato: non ci sono fatti ma idee, sparisce il contesto, l’identità dell’inquisito viene capovolta. Nel caso di Lucano, l’accoglienza diventa così sistema clientelare per l’accaparramento dei voti, il volontariato si trasforma in peculato, la trasparenza amministrativa in corruzione. Nello specifico, la Procura generale ha chiesto l’assoluzione per un capo di imputazione e la prescrizione per due capi.

      A LUCANO, CHE NEL 2018 trascorse un breve periodo agli arresti domiciliari e circa un anno con il divieto di dimora, vengono contestati i reati di associazione per delinquere, truffa, peculato, falso e abusi d’ufficio. Dopo aver ricostruito gli elementi di prova e dopo aver ritenuto inutilizzabili alcune intercettazioni telefoniche, i due sostituti pg hanno chiesto la condanna anche per altri 15 imputati. Per due è stata chiesta l’assoluzione. La pubblica accusa ha considerato in continuazione i reati per cui era chiamato a rispondere l’ex primo cittadino. La condanna inflitta a Lucano nel processo di prime cure era stata quasi il doppio rispetto alla richiesta del pubblico ministero di Locri, per il quale all’ex sindaco andavano comminati 7 anni e 11 mesi.

      I legali di Lucano si dicono comunque fiduciosi in vista della sentenza. Pisapia e Daqua avevano presentato ricorso, sostenendo che nelle motivazioni ci fosse una ricostruzione della realtà «macroscopicamente deforme rispetto a quanto emerso in udienza», ma soprattutto viziata da un approccio «aspro, polemico, al limite dell’insulto» e dalla preoccupazione di trovare Lucano «colpevole ad ogni costo». E la decisione della corte di riaprire l’istruttoria per una intercettazione del 2017 aveva riacceso le speranze. Si tratta di una registrazione chiave, silenziata in primo grado.

      LA SENTENZA È PREVISTA per dicembre, preceduta dalle arringhe difensive. Nell’attesa, la scelta dell’ex sindaco è quella della disobbedienza civile: non intende pagare la provvisionale da 750 mila euro poiché sarebbe «un’ammissione di colpevolezza e in appello non mi aspetto l’attenuazione della pena, non accetto neanche un giorno in meno, voglio l’assoluzione piena. Voglio la riabilitazione del nostro lavoro. Voglio la luce della verità».

      https://ilmanifesto.it/accoglienza-alla-sbarra-in-appello-chiesti-piu-di-10-anni-per-lucano
      #désobéissance_civile #accueil #modèle_Riace #rovesciamento_di_senso

    • Lucano, colpevole ad ogni costo

      La preoccupazione degli avvocati difensori #Andrea_Daqua e #Giuliano_Pisapia, per cui la Procura Generale di Reggio Calabria voglia Mimmo Lucano “colpevole ad ogni costo”, da sentore si fa fetore nauseabondo. A seguito della condanna in primo grado e della riapertura della prima istruttoria, la pena di oltre 13 anni si è ridotta a 10 anni e 5 mesi. Uno sconto effimero che non conosce riguardo

      Abuso d’ufficio, truffa, concussione, peculato, turbativa d’asta, falsità ideologica e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, è ciò per cui il “processo Xenia” identifica Lucano come colpevole.
      È proprio il concetto di ospitalità ad essere racchiuso e raccontato dal termine “Xenia”. Questo deriva dal greco antico e dei Greci conserva un’anima preziosa quanto rara. Lo spirito per cui accogliere tutti coloro che chiedono ospitalità rappresenta un dovere morale, una legge emblematica anche se non scritta.
      Prescrizione e consuetudine, le stesse per cui Antigone nella celebre opera, scelse di dare sepoltura al cadavere del fratello Polinice. Opponendosi rigidamente all’espressa volontà del re Creonte, che la vietò con un decreto.
      L’ “Agrapta nomina” forte di valori radicati che non vuole piegarsi al “corpus delle ordinanze scritte” è l’analogo perno su cui si reggono la rabbia di Antigone e la tenacia di Mimmo.

      «Non mi spaventa la condanna, ma la delegittimazione morale della mia persona e del mio operato», agire a cui sarebbe impossibile e ingiusto non attribuire riconoscenza. Gratitudine per aver cercato e trovato un percorso contrapposto alla retorica di sterili dibattiti circa la chiusura dei porti e la concentrazione in centri di accoglienza.
      Per ben tre volte sindaco di Riace, Mimmo Lucano optò per l’integrazione anche quando era ancora solo un libero cittadino. Assieme ad altri riacesi accoglie, nel Luglio 1998, alcuni curdi che sbarcano sulle coste di Riace.

      “Io non avevo studiato per essere un esperto dei temi dell’immigrazione o per essere sindaco… Stavo cercando di capire come dare un contributo per dare un’opportunità alla mia terra in un contesto di declino demografico, di spopolamento… “

      #Città_Futura” nasce un anno dopo, per recuperare le abitazioni abbandonate di Riace superiore e risvegliare antichi mestieri. Aprono nuovi laboratori di tessitura, ceramica, vetro e confetture. Con il primo mandato di Mimmo nasce il suo sistema di accoglienza, giornalisticamente definito “Modello Riace” di efficacia ed efficienza innegabili.
      Fu allora che il borgo divenne esempio di un’alternativa al respingimento violento, e il mondo intero guardò.

      Nel 2010 Lucano è al 40º posto nella lista dei leader più influenti dalla rivista americana Fortune, si è posizionato terzo nella World Mayor per i migliori sindaci del mondo. Nel 2017 riceve il premio per la Pace Dresda e il Los Angeles Times redigerà un intero articolo sul paese.

      Gli anni hanno però trasformano lo sguardo: Mimmo da virtuoso diviene un criminale

      «La mia vicenda giudiziaria inizia con l’arrivo del nuovo prefetto di Reggio Calabria. Da subito il suo atteggiamento fu molto sospettoso: cercava di contrastare ciò che avevamo fatto fino ad allora a Riace»

      Nel 2016 i verbali della relazione del prefetto di Locri riferiscono anomalie nel funzionamento del sistema, è lo stesso anno in cui scatta l’indagine della magistratura per truffa e concussione. Dal 2017 al comune furono negati fondi, bonus e borse lavoro.
      Il processo culmina nel settembre 2021 con la condanna di Lucano in primo grado a tredici anni e due mesi con l’accusa di far parte di associazione a delinquere. Punizione esemplare ignara della solidarietà movente.

      “Pensavo di contribuire al riscatto della mia terra da un’immagine negativa. È una cosa pesantissima. Non so se per i delitti di mafia ci sono sentenze simili”

      Oggi la riduzione di soli tre anni della pena riporta ai sensi l’odore di una deformazione della realtà. Un approccio viziato definito dagli avvocati di Mimmo “aspro, polemico, al limite dell’insulto”.

      Nel mentre la Giustizia segue il suo corso perché le leggi siano sempre rispettate, a noi resta la riflessione.
      Dubbi e domande, mai così vicine all’Antigone di Sofocle.

      https://www.ultimavoce.it/lucano-colpevole-ad-ogni-costo

    • Mimmo Lucano, De Magistris: «Non può andare in carcere per aver aperto il cuore»

      Mimmo Lucano, De Magistris: «Non può andare in carcere per aver aperto il cuore»

      Padre Zanotelli: «E’ un esempio di accoglienza per questo Paese»

      (Napoli). Tappa a Napoli dell’evento «Carovana d’amore» in sostegno a Mimmo Lucano presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici. Interviene Luigi De Magistris: «Spero che la magistratura agisca con buon senso. Non riesco ad immaginare che Mimmo possa andare in carcere per aver aperto il suo comune e il suo cuore». Padre Zanotelli: «E’ un esempio di accoglienza per questo Paese, nostra Carovana messaggio importante». (Raffaele Accetta/alanews)

      https://www.youtube.com/watch?v=X4dTGctuuqQ

  • Il #fuorilegge

    In ogni periodo di crisi le disuguaglianze rischiano di allargarsi e i diritti di essere rispettati sempre meno. Da dove può ripartire oggi l’Italia? Nel disastro economico e sociale in cui siamo precipitati all’improvviso, abbiamo un enorme bisogno di idee. Prima di diventare un modello per ridare vita a una comunità, Riace era un’idea. O meglio, un’idea di futuro che a Mimmo Lucano venne in mente per la prima volta guardando il mare.
    A Riace, alla fine degli anni novanta, non esistevano quasi più né l’agricoltura, né l’allevamento. L’unica possibilità per i pochi abitanti rimasti era fuggire. Poi il sistema di accoglienza diffuso creato da Lucano ha cambiato tutto. Le case del centro, da tempo abbandonate, si sono ripopolate. Centinaia di rifugiati hanno potuto ricostruire le loro famiglie e hanno rimesso in moto l’economia del paese.
    Ma Lucano, si sa, è un fuorilegge. Il 2 ottobre 2018, mentre il ministero dell’Interno era sotto la responsabilità di Matteo Salvini, è stato arrestato con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. I progetti di accoglienza sono stati chiusi e il paese di nuovo spopolato. Lucano non ha mai smesso di credere nella sua idea: ogni comunità deve fondarsi sul rispetto della dignità umana.
    La storia di Mimmo Lucano è la storia dell’Italia, perché il suo coraggio ha saputo indicare il confine oltre il quale una democrazia tradisce i propri valori fondamentali. Un racconto personale ed eroico di piccoli gesti che diventano grandissimi. Una testimonianza diretta e profonda che ci invita ad aprire gli occhi su chi siamo e su chi vogliamo essere.

    “Con l’accoglienza, Riace aveva dimostrato di avere un’anima, aveva riscoperto la propria identità.”

    Si può infrangere una legge ingiusta? Un racconto personale e allo stesso tempo collettivo, che mette alla prova la nostra democrazia e, soprattutto, noi stessi.

    https://www.feltrinellieditore.it/opera/opera/il-fuorilegge

    #Lucano #Mimmo_Lucano #livre #Riace #accueil #réfugiés #migrations #Calabre #villes-refuge

    • Le livre a été traduit en français (avec un titre qui n’est pas du tout dans le même esprit que la version originale, mais bon...) :
      Grâce à eux. Comment les migrants ont sauvé mon village

      « C’est une évidence qui m’apparaît chaque fois que je m’assois pour contempler la mer : quiconque vient frapper à nos portes, qu’il soit réfugié, pauvre ou voyageur, représente pour ce monde le seul salut possible, le seul véritable espoir contre la violence de l’histoire. »

      Quand un bateau de réfugiés kurdes s’échoue près de son village de Riace, sur la côté calabraise, Mimmo Lucano les accueille comme ses frères. Devenu maire, il met en place un programme d’intégration inédit qui redonne vie à un village en train de s’éteindre. Grâce à lui, des centaines d’hommes et de femmes retrouvent leur dignité. Grâce à eux, Riace renaît. Le célèbre « maire des migrants » raconte ici une aventure humaine où les petits gestes deviennent très grands, une lutte où l’espoir et le courage s’unissent contre la barbarie des temps.

      https://www.buchetchastel.fr/catalogue/grace-a-eux

  • "Sans eux, on ne serait plus là" : en #Calabre, un petit village survit grâce aux migrants

    À #Camini, un petit village isolé de Calabre, dans le sud de l’Italie, une centaine de migrants arrivés ces dernières années vivent et travaillent grâce à une coopérative créée par les habitants. Leur présence a permis au bourg de retrouver un semblant d’activité. Reportage.

    Il faut essayer d’imaginer la place du village il y a quarante ans. Elle était, selon les dires, animée et bruyante. Les habitants aimaient discuter, accoudés à l’un des trois bars que comptait alors Camini, bourg de Calabre qui surplombe une vallée d’oliviers plongeant dans la mer. Mais désormais le cœur de Camini est triste. En cette fin septembre, la terrasse dressée sur l’esplanade proche de la mairie est quasiment vide, comme les rues. En contrebas, une meute de chiens errants aboie et court au milieu d’une route sans déranger les voitures qui de toute façon n’y roulent pas.

    Dans les années 1990, les habitants ont déserté Camini, où vivent 800 personnes, réparties entre deux zones : la basse, près de la mer, et la haute, perchée sur la colline. La faute au manque d’emploi dans cette région pauvre du sud de l’Italie, où le tourisme peine à se développer malgré la beauté des lieux.

    Camini n’était en rien une exception au moment de l’exode de sa population, mais elle semble en être une aujourd’hui. Car sur ses hauteurs, la vie a repris timidement ces dernières années. Un bar restaurant - l’unique désormais - a ouvert ; l’école primaire, qui pendant 20 ans ne comptait plus qu’une classe, en compte désormais quatre ; et un distributeur automatique de billets y a pris ses quartiers en 2020 pour le bonheur du plus grand nombre.

    « Tout ce qui est là est lié aux migrants », lance Rosario Zurzolo, enfant du pays. Cet homme de 45 ans à l’air pressé a dû quitter son village natal à la vingtaine, la mort dans l’âme, pour trouver du travail ailleurs. De retour quelques années plus tard, il a cofondé en 1999 la coopérative EuroCoop Camini dans le but de contenir l’hémorragie des habitants en créant des emplois. Mais les choses n’ont vraiment changé qu’à partir de 2016, quand la municipalité a remporté un appel à projets du ministère de l’Intérieur concernant l’accueil de migrants. Selon ce projet, EuroCoop Camini touche 35 euros par jour et par migrant pour couvrir leurs besoins du quotidien et leur logement.

    Aujourd’hui environ 150 migrants, venus d’Afghanistan, du Maroc, de Tunisie, de Libye, du Soudan du Sud, du Pakistan, du Bangladesh, du Nigeria, de Syrie, vivent à Camini, ce qui en fait l’une des communes de la péninsule au plus fort taux d’immigrés parmi sa population. Leur présence, à elle seule, a suscité un élan de solidarité d’organismes qui ont injecté de l’argent dans les caisses du village. La coopérative embauche 18 personnes et a ouvert plusieurs ateliers d’artisanat dans lesquels travaillent des réfugiés : céramique, travail du bois, création de vêtements et d’art.

    Dans les rues du village, des femmes voilées et leurs enfants se baladent, passant devant les vieux Italiens qui campent sur le perron de leur maison. Rosario Zurzolo ne rate rien des allers et venues. Le regard partout, il gratifie chacun d’un « Ciao ! » ou d’une tape dans le dos. « On a créé une sorte d’économie circulaire », explique-t-il fièrement. « Les gens que vous croisez ici sont pour la plupart mes employés. »
    "La première arabe"

    Amal Ahmad Okla se décrit comme « la première arabe » de Camini. Arrivée en 2016, cette Syrienne de 43 ans et mère de cinq enfants a fui Damas en 2013 pour le Liban. Après trois ans de misère, sans travail, elle a pu bénéficier du programme de relocalisation du Haut-commissariat des Nations unies pour les réfugiés (HCR) et démarrer une nouvelle vie en Italie, à Camini. En Syrie, son frère et sa mère ont été tués en même temps dans un bombardement.

    « C’était difficile au début, surtout à cause de la barrière de la langue », explique-t-elle, en arabe. Elle a depuis appris les rudiments de l’italien et à manier le métier à tisser. Dans un local du village niché dans une rue étroite, elle confectionne, en djellaba et pieds nus, de petits tapis et des sacs, qui sont mis en vente dans une boutique attenante. Les acheteurs par ici sont rares mais, quoi qu’il en soit, Amal Ahmad Okla touche environ 500 euros par mois pour ce travail. Elle est payée par EuroCoop Camini qui bénéficie, outre l’aide de l’Etat, de dons de différentes organisations.

    « L’idée, c’est de donner une activité à ces gens, commente Rosario Zurzolo. C’est de la thérapie par l’art. »

    Amal Ahmad Okla a l’air absente en maniant le métier à tisser. Six ans après son arrivée, elle dit se sentir toujours perdue dans ce petit village isolé. « Les gens sont gentils et accueillants. Je trouve que leur mentalité est similaire à celle des arabes car ils sont très proches de leur famille, les plus âgés vivent avec leurs enfants et petits-enfants », observe-t-elle. « Je ne suis pas inquiète quand ma fille sort le soir dans le village, je suis en sécurité ici. Mais la Syrie me manque. » Surtout, cette femme se pose des questions sur son avenir, dans une commune qui n’a rien à offrir à ses enfants âgés de 9 à 21 ans. « Ils vont devoir partir pour faire leurs études. Mon destin dépendra de l’endroit où ils iront. À Camini, il râlent tout le temps. Ils s’ennuient. Ils se plaignent par exemple qu’on n’aille pas plus souvent à la mer, pourtant proche, mais c’est un gros voyage en bus pour nous. »

    Non loin de là, la famille d’Haseed Bukari, originaire du Pakistan, tient une boutique depuis 2019. Les parents de ce jeune homme de 17 ans confectionnent des accessoires (sacs, taies d’oreillers, serre-têtes…) dans une petite pièce remplie de moustiques.

    « Cela fait sept ans qu’on est là mais on ne se sent toujours pas stables », explique Haseed Bukari, traduisant les paroles de ses parents à ses côtés. La famille avait une première fois tenté de se reconstruire en Libye, avant la chute de Mouammar Kadhafi. Puis, en 2014, ils se sont résignés à partir, à bord d’un bateau sur la Méditerranée. « Mes parents adorent Camini, poursuit Haseed Bukari, mais le problème, c’est les transports. Ils ont besoin de se rendre régulièrement à la préfecture pour renouveler leur titre de séjour, et je dois y aller avec eux pour traduire. Mais c’est si loin que ça me fait rater à chaque fois une journée d’école. » L’adolescent fêtera ses 18 ans en décembre : « La première chose que je vais faire, c’est trouver une voiture. »
    "Peut-être qu’un jour, le maire s’appellera Mohamed"

    Attablé à la place du village, Pino Alfarano, le maire, cheveux blancs gominés et gourmette au poignet, dresse un bilan différent. « La coopérative donne aux personnes de l’espoir et aux jeunes, une nouvelle vie », assure-t-il. Pour sa commune, le constat est positif même si la vie est différente d’antan.

    « Sur cette place, avant, il y avait beaucoup de personnes qui parlaient la même langue. Maintenant il y a des gens, parfois, mais qui ne parlent pas la même langue », sourit-il, expliquant qu’il ne comprend pas l’arabe mais parvient à communiquer avec « le langage corporel ».

    « Nous ne serions pas là sans les migrants. Tout le monde serait parti de Camini », renchérit Rosario Zurzolo. Ce dernier assume avoir été influencé par Riace, un village voisin devenu un modèle en terme d’intégration des migrants, après que le maire a ouvert les portes de maisons laissées à l’abandon pour les loger.

    Quant aux critiques, les deux hommes forts du village les balaient d’un revers de la main. « Certains disent qu’on en fait plus pour les migrants que pour les Italiens. Mais beaucoup d’Italiens ne veulent tout simplement pas s’impliquer dans la communauté », commente Pino Alfarano, calmement. « Je ne suis en tout cas pas inquiet à l’idée que notre culture se perde. Il y a toujours beaucoup plus d’Italiens que de migrants ici et les jeunes qui arrivent apprennent notre culture par le biais de l’école. Qui sait, peut-être qu’un jour l’un d’eux sera le nouveau maire. Un maire qui s’appellera Mohamed. Et alors ? Cela n’a aucune importance. »

    https://www.infomigrants.net/fr/post/43810/sans-eux-on-ne-serait-plus-la--en-calabre-un-petit-village-survit-grac

    #villes-refuge #asile #migrations #réfugiés #accueil #Italie #Riace #coopérative #exode #Rosario_Zurzolo #EuroCoop #EuroCoop_Camini #artisanat

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  • Europe welcomes - A decent and humane asylum policy is possible in Europe

    At times when European solidarity was lacking and public policy on asylum became more restrictive in some Member States, thousands of European cities and municipalities declared themselves safe harbours and cities of refuge. As a response to the disaster in Moria, the humanitarian catastrophe in Afghanistan, and more recently the war in Ukraine, municipalities stepped up their efforts to welcome people fleeing, no matter where they come from.

    This interactive map demonstrates that solidarity initiatives on the local level go beyond existing national efforts in welcoming and integrating asylum-seekers and refugees. We believe that a greater role and involvement of municipalities in decision-making can lead towards creating a more humane, effective and efficient EU asylum system.

    https://www.europewelcomes.org

    #villes-refuge #asile #migrations #réfugiés #Europe #cartographie #visualisation #cartographie_interactive #accueil

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  • Il Villaggio globale di Riace ripopolato dagli afghani: nonostante tutto, l’accoglienza non si ferma

    Mentre l’ex sindaco Mimmo Lucano attende la sentenza d’appello, una rete di associazioni mantiene in vita il borgo con aiuti e sottoscrizioni “contro la criminalizzazione di un modello solidale”

    Dall’Afghanistan a Riace per ricostruire una nuova vita. Quattro famiglie sono arrivate nel mese di giugno nel borgo calabrese, dove l’accoglienza ministeriale è stata bloccata poco dopo l’avvio del procedimento giudiziario contro Mimmo Lucano. Il processo di appello all’ex sindaco, condannato in primo grado a 13 anni e 2 mesi di carcere con una serie di accuse legate alla gestione dei progetti di accoglienza dei richiedenti asilo, è iniziato il 25 maggio. Il 6 luglio è fissata la prossima udienza.

    Ezatullah e Roqia, 30 e 29 anni sono arrivati a Riace dopo una lunga attesa. «Abbiamo trascorso quasi nove mesi in Pakistan. Veniamo da Kandahar. Siamo fuggiti con la nostra bimba di tre anni alla fine di agosto e siamo riusciti ad attraversare il confine. Io lavoravo con gruppi di statunitensi, mentre mia moglie era una maestra. Non potevamo restare, rischiavamo entrambi tremende ritorsioni», raccontano a L’Espresso.

    Entrare o uscire dal Pakistan non è facile. Ezatullah e la sua famiglia hanno dovuto aspettare che venisse loro concesso un visto, che costa circa 800 euro a persona. A Riace sono quindi arrivati tramite un percorso umanitario gestito dall’associazione #Jimuel Onlus.

    «Ci siamo presi carico del costo del visto e del viaggio. Lo Stato italiano chiede infatti delle garanzie per l’arrivo delle persone provenienti dall’Afghanistan. Noi siamo riusciti a coprire i costi per quattro famiglie tramite le sottoscrizioni di privati che hanno donato quote all’associazione. Riace, subito dopo l’invasione russa, si era resa disponibile anche ad accogliere famiglie ucraine, ma serviva un’approvazione formale, che il Consiglio Comunale non ha dato», racconta Isidoro Napoli, presidente di Jimuel.

    A Riace Ezatullah e Roqia hanno iniziato la propria ripartenza. Roqia ha una borsa lavoro in un laboratorio di sartoria ed entrambi stanno frequentando la scuola di italiano. «Vedo il mio futuro qui, prima di arrivare speravo di trovare un buon posto in cui vivere ma non potevo esserne sicuro. Il nostro obiettivo è imparare l’italiano prima possibile e iniziare la nostra nuova vita», prosegue Ezatullah.

    Un “modello Riace” in versione ridotta sta quindi ricominciando. Le famiglie afghane sono ospitate all’interno del cosiddetto Villaggio globale, la zona del borgo in cui le decine di case abbandonate dai cittadini emigrati nel Nord Italia o all’estero vengono affittate, tramite un’associazione, alle famiglie rifugiate.

    «Gli afghani stanno ripopolando il borgo ma in realtà l’accoglienza spontanea a Riace non si è mai fermata», racconta Mimmo Lucano.

    E non si è fermata nonostante nel 2016 sia iniziata la trafila giudiziaria per l’ex sindaco e nel 2017 siano stati congelati i fondi del progetto Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, sostituito nel 2018 dal Sipromi, Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per i minori stranieri non accompagnati e nel 2020 dal Sai, Sistema accoglienza Integrazione), finanziato con fondi del ministero dell’Interno.

    Dopo che a Riace vennero bloccati i progetti in corso, i migranti vennero trasferiti in altri centri sparsi in tutta Italia. Il blocco dei finanziamenti ha di fatto paralizzato l’accoglienza a Riace: il borgo si era nuovamente spopolato, anche se c’era chi aveva comunque deciso di restare. Il modello Riace, iniziato nel 1998 con i primi sbarchi di curdi e ampliato nei vent’anni successivi, ha contribuito, secondo molti, a fermare lo spopolamento del piccolo centro. In quindici anni il Paese era infatti tornato ai livelli di popolazione del 1920, arrivando a superare i 2.500 abitanti, mentre negli anni Novanta abitavano a Riace solo 1.600 persone.

    La storia di accoglienza del borgo calabrese parte da lontano e ha visto Mimmo Lucano in prima linea prima come volontario e poi come sindaco. Lucano è stato infatti primo cittadino di Riace dal 2004 al 2018, anno in cui Antonio Trifoli è stato eletto con una lista civica vicina alla destra, mentre l’ex sindaco non ha ottenuto i voti per poter entrare in Consiglio comunale.

    «Ho sempre pensato che l’accoglienza nei borghi spopolati contribuisse a far rinascere un senso di identità. Le comunità in cui ci sono solo autoctoni non sono ideali, non c’è crescita, contaminazione. Io ho sempre considerato quello che abbiamo creato negli anni come qualcosa di spontaneo, che andasse al di là dei confini. Il fatto che un luogo di emigrazione in cui non c’è lavoro e ci sono fortissime infiltrazioni mafiose si stesse trasformando in uno di arrivo ha incuriosito tanti. Nel bene e nel male», racconta Mimmo Lucano.

    Ma a ripopolare Riace sono stati negli anni anche i riacesi stessi. Tra questi c’è Vincenzo, emigrato prima in Toscana e poi a Parigi subito dopo il diploma per ragioni di studio e lavoro, e rientrato nel Paese per lavorare con l’accoglienza.

    «Sono tornato ad abitare nella mia vecchia casa. Lasciare Riace era stata una necessità visto che volevo lavorare con il cinema. Adesso continuo a farlo ma ho la base nel mio paese e aiuto a portare avanti il nostro progetto di accoglienza. Come me sono stati molti i giovani riacesi che erano tornati per lavorare negli anni passati. Ora in molti sono ripartiti», racconta.

    Riace continua in ogni caso a essere «meta di un’accoglienza spontanea». Sono ad oggi, oltre alle famiglie afghane arrivate a giugno, trenta le persone provenienti da Nigeria, Ciad, Etiopia, Etitrea, Somalia, Ghana ed Egitto che abitano nel borgo. «Arrivano tramite passaparola. Tra loro c’è chi ha concluso i progetti di accoglienza nei Sai ma non sa dove andare. C’è chi fugge dalla violenza dei propri familiari. La scorsa settimana è arrivata una ragazza nigeriana incinta con i suoi due bambini. Vengono qui perché sanno che possono trovare una porta aperta, che nonostante tutto non lasciamo per la strada nessuno», spiega l’ex sindaco.

    Nel Villaggio globale non ci sono solo case. È anche un luogo di attività: restano aperti i laboratori tessili, di falegnameria, il forno sociale, la biblioteca dei diritti umani ed è in fase di creazione Radio Aut, una web radio che si rifà all’esperienza dell’emittente antimafia creata a Cinisi negli anni Settanta da Peppino Impastato.

    È attivo, poi, il banco alimentare che fornisce ogni settimana un buono spesa a ciascun nucleo familiare, così come l’ambulatorio medico in cui tre medici specialisti visitano gratuitamente sia le persone rifugiate che i riacesi.

    Dietro al modello di accoglienza c’è il sostegno di una serie di associazioni. Centinaia le attività che dall’inizio del processo a Lucano si sono svolte in tutta Italia per raccogliere fondi con l’obiettivo di portare avanti il progetto. Una delle realtà più attive è “Una luce per Riace”, associazione bolognese che si occupa di pagare le bollette alle case dei rifugiati che abitano nel Villaggio globale. Al lavoro anche vari “Comitati 11 giugno” (data di inizio del processo a Mimmo Lucano) che stanno, tramite sottoscrizioni, sostenendo il modello di accoglienza con eventi, iniziative e raccolte fondi.

    Un modello, quello di Riace, che ha subito un processo di criminalizzazione. A dirlo, tra gli altri, una delegazione di parlamentari europei di Verdi (Greens-Efa) e Sinistra (Left) che i primi di giugno ha fatto visita al borgo calabrese per portare la propria solidarietà all’ex sindaco. Un sostegno che, secondo Damien Careme del gruppo dei Greens, si sostanzia al Parlamento di Strasburgo con l’appoggio di 60 deputati.

    La criminalizzazione della solidarietà non è un fatto solo italiano ed è anzi diffusa in tutta Europa. Secondo un dossier realizzato dal gruppo dei Verdi, sono state 89 le persone perseguite nei Paesi Membri tra gennaio 2021 e marzo 2022. Tra questi 18 devono affrontare nuove accuse e quattro sono essi stessi migranti. Nell’88 per cento dei casi le persone sono state accusate di «favoreggiamento dell’ingresso, del transito o del soggiorno di migranti». A questi casi si sommano poi le quasi 300 persone che tra agosto e settembre 2021 sono state arrestate per aver aiutato i migranti che attraversavano illegalmente le frontiere tra Bielorussia e Polonia a seguito della crisi afghana.

    Anche il rapporto “Accused of solidarity”, publicato da Border violence monitoring network (Bvmn, una rete indipendente di associazioni che monitorano le violazioni dei diritti umani alle frontiere esterne dell’Ue) alla fine di maggio descrive e documenta il processo di «criminalizzazione» dei migranti e delle associazioni e operatori impegnati in questo campo. Elencando e contestualizzando gli episodi di criminalizzazione il rapporto evidenzia il «deterioramento della situazione» per chi offre sostegno ai migranti. Una criminalizzazione che, secondo le rilevazioni di Bvmn, sta diventando «sempre più raffinata perché attuata con metodi e strumenti formalmente legali».

    https://espresso.repubblica.it/attualita/2022/07/04/news/villaggio_globale_riace_ripopolato-356498761

    #Riace #asile #migrations #réfugiés #villes-refuge #Domenico_Lucano #accueil #réfugiés_afghans #modèle_Riace

  • Il Comune di #Bologna riconosce lo #ius_soli nel proprio statuto. Lepore: “Noi apripista”

    Ok dal Consiglio comunale con i voti contrari di FdI e Lega. Verrà istituita la cittadinanza onoraria per i minori stranieri residenti in città nati in Italia o che abbiano completato almeno un ciclo scolastico

    Il Consiglio comunale di Bologna ha approvato la delibera che modifica lo Statuto di Palazzo D’Accursio per affermare che il Comune “si riconosce nel principio dello ‘Ius soli’ come mezzo di acquisto della cittadinanza italiana” e per istituire la cittadinanza onoraria di Bologna per tutti i minori stranieri residenti in città, “nati in Italia da genitori stranieri regolarmente soggiornanti o nati all’estero, ma che abbiano completato almeno un ciclo scolastico o un percorso di formazione professionale”.

    Al termine di una lunga discussione in Aula, la delibera è passata con 26 voti favorevoli (Pd, Coalizione civica, M5s, lista Lepore, Anche tu Conti, Verdi), otto contrari (FdI, Lega) e tre non votanti (Fi, Bologna ci piace); con gli stessi numeri, il Consiglio ha approvato anche l’ordine del giorno presentato dalla maggioranza per invitare la Giunta ad “accelerare le tempistiche delle notifiche e il giuramento per ottenere la cittadinanza italiana, per modificare alcune prassi che possono essere discriminatorie in materia di di residenza e per aumentare il personale dei servizi demografici”.

    Prima del voto, gli interventi del segretario generale Roberto Finardi e della presidente del Consiglio, Caterina Manca, hanno escluso eventuali problemi legati alla nomina degli scrutatori della seduta (replicando ad una questione sollevata da Fdi). Pronta la soddisfazione da parte del Pd bolognese: “Lo Ius scholae entra nello Statuto comunale, la nostra città fa da apripista sul futuro, il Parlamento faccia altrettanto per aggiornare la legge sulla cittadinanza e guardare in faccia migliaia di bambini e bambine, ragazzi e ragazze italiane di fatto ma ancora senza diritti“, dichiara in una nota la segretaria Federica Mazzoni.

    “Siamo orgogliosi per la tenace affermazione di questo diritto di civiltà, grazie ai consiglieri e alle consigliere di maggioranza che lo hanno reso possibile”, aggiunge Mazzoni. “Così, dalla nostra Bologna progressista guidata dal sindaco Matteo Lepore che fortemente si è speso – continua la nota – si accende la scintilla che deve portare le istituzioni nazionali ad approvare una riforma di civiltà destinata a dare una risposta normativa a giovani che sono già italiani di fatto”.

    “Modificare la legge sulla cittadinanza è urgente e imprescindibile – prosegue la dirigente dem – Il superamento dello ius sanguinis verso lo ius scholae mette al centro la riflessione sul concetto di cittadinanza come appartenenza, per ampliare i diritti e allargare gli spazi di partecipazione e rappresentazione”. Mazzoni conclude sottolineando che “la nuova sinistra che stiamo costruendo come Pd fa questo: battaglia politica su questa questione di giustizia e civiltà, di attenzione e cura nei confronti delle nuove generazioni. Per costruire una società coesa. Per tutte le ragazze e per tutti i ragazzi. Per il futuro di Bologna e dell’Italia”.
    LEPORE: “NOI APRIPISTA, PORTIAMO AVANTI L’ITALIA”

    All’indomani dell’approvazione della modifica dello Statuto del Comune che introduce lo Ius soli a Bologna, con il conferimento della cittadinanza onoraria ai ragazzi stranieri nati in Italia o che abbiamo studiano in città, il sindaco Matteo Lepore torna a rivendicare la scelta di Palazzo D’Accursio: “Non è affatto solo un atto simbolico, è un atto politico perché arriva il momento nel Parlamento di discutere lo ‘Ius scholae’. La modifica dello Statuto del Comune di Bologna, di una città progressista e democratica come la nostra, chiede ad altre città di fare lo stesso, chiede al Parlamento di riconoscere a queste persone che vivono, studiano e lavorano nel nostro Paese, di avere riconosciuto un principio liberale, il più importante, che non c’è nessuna tassazione senza la rappresentanza”, ribadisce Lepore a margine della presentazione dell’ultimo libro di Andrea Segrè con il ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli.

    “Bologna è apripista. Adesso aspettiamo la legge nazionale in Parlamento. Credo che anche riformisti e liberali dovrebbero pensare a questo. Visto che non si fa che parlare del fatto che liberali e riformisti sarebbero tanti, chiedo a liberali e riformisti di sostenere questa proposta”, incalza il sindaco. “Come Comune lavoreremo per le giornate della cittadinanza, per conferire a oltre 11.000 ragazzi questo riconoscimento. Ci sono cose che è evidente che vadano fatte. Dobbiamo dire a questi ragazzi che fanno parte della città, solo così possiamo ridurre quella distanza, che a volte c’è, tra loro e le istituzioni”, spiega Lepore. “La nostra differenza con Fratelli d’Italia è questa: c’è chi vuole portare avanti l’Italia e chi vuole portarla indietro“, conclude.

    Il consigliere regionale del Pd Stefano Caliandro, intanto, prende atto della novità bolognese e ‘spinge’ il Parlamento. “Chi nasce o studia a Bologna ora potrà diventare cittadino onorario, qualunque sia la sua nazionalità. Con la decisione del Consiglio comunale di Bologna, che ha recepito lo Ius Soli nello Statuto del Comune, si inaugura una nuova stagione per i diritti – afferma Caliandro – e per il futuro di chi ha scelto di essere cittadino di Bologna e italiano. Una stagione che, si spera, porterà il Parlamento a seguire la via tracciata sotto le Due Torri e ad adottare lo ‘#Ius_Scholae’, realizzando così, a tutti gli effetti, uno dei principi fondanti della nostra Costituzione: l’uguaglianza”.

    https://www.dire.it/28-06-2022/754658-il-comune-di-bologna-riconosce-lo-ius-soli-nel-proprio-statuto
    #Bologne #villes-refuge #Italie #citoyenneté #nationalité #naturalisation #école #enfants #Matteo_Lepore #appartenance #jeunes

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  • Aide aux migrants aux portes de l’Europe : de plus en plus systématiquement, « citoyens et exilés sont condamnés »

    Les eurodéputés verts ont dévoilé à Riace, en Italie, un rapport pointant les maltraitances des Etats européens, et notamment de la Grèce, vis-à-vis des exilés et de ceux qui les aident, pour décourager les candidats à l’exil. Ils dénoncent une entorse aux valeurs de l’Europe.

    « Il est important pour moi d’être aux côtés de Mimmo alors que son procès en appel vient de s’ouvrir. » Le député européen EE-LV Damien Carême prend la parole devant quelques dizaines de personnes rassemblées vendredi à Riace, petite commune du sud de l’Italie. Lui et d’autres parlementaires européens, dont l’Allemande Cornelia Ernst (Die Linke, gauche) ou l’Italienne Rosa D’Amato (les Verts), sont venus soutenir Domenico Lucano, surnommé Mimmo. Maire de Riace de 2004 à 2018, il avait été condamné à plus de 13 ans de prison ferme en septembre 2021, accusé d’ « association de malfaiteurs visant à aider et encourager l’immigration clandestine, d’escroquerie, de détournement de fonds et d’abus de fonction ». Mimmo avait en fait fait renaître son petit village de Calabre en y accueillant des dizaines de migrants. Le verdict avait ravi l’extrême droite italienne et provoqué la consternation et l’indignation de toutes les personnes concernées par la question migratoire.
    « Riace, capitale de l’hospitalité »

    « En réalité, pendant ses mandats, Mimmo a fait de ce village un territoire accueillant. Il a refusé l’inaction de l’Etat, pallié les défaillances des politiques européennes et surtout prouvé qu’un autre modèle est possible », reprend Damien Carême. Sa collègue Cornelia Ernst rebondit : « Riace est devenu un lieu d’espoir, une petite ville devenue la capitale de l’hospitalité. » Les députés européens ont aussi profité de ce déplacement pour présenter un rapport sur la criminalisation de la solidarité à travers l’Europe.

    « Le choix de Riace et le moment pour y venir sont évidemment symboliques », explique Damien Carême lors d’un entretien avec Libération. Alors qu’il n’y avait pas eu d’enrichissement personnel de la part de Domenico Lucano, mais d’éventuels manquements au droit administratif, comme le fait de ne pas avoir réalisé d’appel d’offres public pour la gestion des déchets de la commune, il avait écopé de cette lourde peine, tandis que l’extrême-droite, avec Matteo Salvini, dirigeait la région. Si le cas du maire est emblématique, « de nombreux autres élus, citoyens, et exilés sont condamnés au sein de l’UE aujourd’hui », enchaîne Damien Carême, pour qui « nous assistons actuellement à une hausse de la criminalisation des migrations et des solidaires dans l’UE ».
    « Décourager toute solidarité envers les exilés »

    L’étude de 57 pages, réalisée par deux chercheuses, Marta Gionco et Jyothi Kanics, avait été commandée par les eurodéputés verts pour appuyer leurs travaux en commission sur les migrations. Les conclusions du rapport documentent les outils mis en place dans les Etats de l’UE pour criminaliser de plus en plus systématiquement les exilés et les actions de solidarité. « Les actions des bénévoles consistent essentiellement à donner à manger aux exilés, à leur apporter une aide sanitaire ou encore à les accompagner dans leurs démarches pour obtenir des papiers. Mais ils sont victimes de maltraitances des Etats, où ils subissent des procès en réalité pour l’aide qu’ils ont apportée », souligne le député européen, qui fut également maire de Grande-Synthe, commune du Nord où des exilés étaient hébergés dans un camp avant de tenter de gagner l’Angleterre.

    Pour lui, « ces procès politiques doivent être dénoncés et cesser. Ils visent à décourager toute forme de solidarité envers les exilés et nous ne pouvons tolérer ces dérives qui piétinent les valeurs de l’UE et les droits fondamentaux », reprend l’eurodéputé. Dans le fond, « les solidaires sont accusés d’être des passeurs. Ce qui n’est pas le cas. Ce sont des gens qui sauvent des vies humaines en mer, dans les montagnes… Ils ne s’enrichissent pas ! Le rapport recommande donc de mettre en place des corridors humanitaires. »

    En mars 2021, la Cour de cassation avait confirmé la relaxe de Cédric Herrou, devenu une figure de l’aide aux migrants en France, après une longue procédure jalonnée de trois procès et d’une saisine du Conseil constitutionnel. Il avait été initialement poursuivi pour avoir convoyé des migrants venus d’Italie et organisé un camp d’accueil en 2016 dans les Alpes-Maritimes.
    Acharnement judiciaire

    Pour Damien Carême, il existe une différence choquante dans le traitement des réfugiés en fonction de l’endroit d’où ils arrivent. Le député européen cite en exemple les initiatives européennes mises en place dès le début du conflit en Ukraine. « La directive de protection temporaire, qui date de 2001, a été activée. Mais pourquoi n’a-t-elle pas été mise en œuvre pour les réfugiés syriens ou afghans ? » interroge-t-il. « C’est révélateur de ce que l’Europe veut. Quand on est blanc et chrétien, on est bienvenu ; quand on est basané et musulman, non. C’est du racisme », estime-t-il. « Dans une Europe dont les valeurs sont la lutte contre les discriminations, la solidarité, la liberté, la démocratie, le respect de l’état de droit… les fondations sont secouées. »

    Selon le rapport, c’est un véritable système européen de rejet systématique des migrants qui est mis en place. L’idée est de décourager les candidats à l’exil en criminalisant et condamnant ceux qui les aident par solidarité et compassion. Cette stratégie est de plus en plus visible, notamment dans certains pays comme la Pologne, la Hongrie ou encore la Grèce, pointent les responsables d’ONG également présents à Riace. La journaliste néerlandaise Ingeborg Beugel le sait bien. Son procès en Grèce, qui devait s’ouvrir le 1er juin, a été finalement reporté, mais elle reste accusée d’avoir « facilité » le séjour illégal d’un Afghan de 23 ans qu’elle hébergeait sur l’île d’Hydra, où elle vit depuis 40 ans. Elle risque un an de prison et une amende de 5 000 euros. La journaliste se dit victime d’un acharnement judiciaire, car depuis des années, elle enquête en Grèce sur les sujets migratoires et dénonce les « pushback », ces refoulements illégaux des migrants en mer commis par les garde-côtes, ou encore les conditions déplorables d’accueil des migrants dans les camps. Ce harcèlement s’est accentué depuis qu’elle a osé poser directement au Premier ministre grec Mitsotakis une question sur ces refoulements lors d’une conférence de presse.
    Une peine de 187 ans de prison

    Les exilés comparaissent, eux aussi, régulièrement devant les tribunaux après leur arrivée sur les îles grecques. Une disposition de la loi grecque permet de qualifier de « passeur » toute personne reconnaissant avoir tenu la barre d’un rafiot de fortune entre la Turquie et la Grèce, point d’entrée dans l’UE, y compris pendant quelques instants. La plupart du temps, le vrai trafiquant et passeur, parfois armé, abandonne le bateau d’exilés pour sauter sur un jet-ski et rentrer à terre, en laissant les réfugiés tenter de se débrouiller pour piloter l’embarcation. Les peines de prison peuvent s’élever à plusieurs dizaines d’années.

    Le 5 mai dernier, trois demandeurs d’asile syriens ont ainsi été jugés après le naufrage d’un bateau près de l’île de Paros le 24 décembre 2021. Ils ont écopé de peines de prison pour « aide à l’entrée illégale » sur le territoire grec. L’un a été condamné à 187 ans de prison et les deux autres à 126 ans chacun. Environ 2 000 personnes seraient actuellement détenues dans les prisons grecques pour trafic illégal de migrants, ce qui représenterait la deuxième population de détenus la plus importante en Grèce.

    https://www.liberation.fr/international/europe/aide-aux-migrants-aux-portes-de-leurope-de-plus-en-plus-systematiquement-

    #procès #justice #Mimmo_Lucano #Riace #Domenico_Lucano #Italie #criminalisation_de_la_solidarité #acharnement_judiciaire #asile #migrations #réfugiés #villes-refuge #hospitalité #IoStoConMimmo

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    • Mimmo Lucano, processo alla solidarietà: appunti sulla sentenza di Locri

      Un pomeriggio intensissimo di emozioni e di approfondimenti quello del 17 giugno appena trascorso al No Mafia Memorial di Palermo, così denso che non può ridursi a un resoconto: l’intento originario era valutare le motivazioni della sentenza (ne ha già scritto Fulvio Vassallo Paleologo, che ha svolto il ruolo di moderatore), ma a poco a poco ricordi, intenzioni, desideri e progetti hanno preso il sopravvento, specie nelle parole accorate dell’ex sindaco di Riace.

      “In tre sindacature, ho fatto dell’accoglienza non solo un’affermazione del rispetto dei diritti umani, ma anche un’occasione per lo sviluppo del territorio e per la lotta contro le mafie. Dal 2009 ero responsabile dell’Ufficio Amministrativo e, quando una famiglia sudanese di nove persone fu chiamata a pagare 5 euro e 50 centesimi a testa per ottenere le carte d’identità, decisi che da quel momento quei soldi li avrei versati di tasca mia. Poi, eletto sindaco, eliminai questi diritti di segreteria, forse troppo sbrigativamente, senza seguire la procedura ufficiale…”

      Quando a Locri non esisteva un albo ufficiale delle cooperative e i locali del Tribunale non avevano l’agibilità, Lucano estromise alcune cooperative in odor di mafia dal progetto di accoglienza; staccò l’acquedotto di Riace dalla rete regionale; pretese il controllo pubblico dello smaltimento dei rifiuti; perfino le imprese funebri locali contestarono la sepoltura dei migranti nel cimitero di Riace divenuto multietnico. Alcuni di questi soggetti giuridici hanno testimoniato poi per l’accusa durante il processo.

      Quando il modello Riace, ora imitato in tutto il mondo, fu avviato, nei primi anni Duemila, vigeva la legge Turco-Napolitano; venivano stabiliti flussi d’ingresso (sia pure solo sulla carta); “la Prefettura mi osannava perché le risolvevo il problema degli sbarchi”, confessa Lucano. Poi vennero i decreti Minniti e Salvini e quello che era meritorio si mutò in delittuoso. “Al tempo dello sbarco del 1998, tutto avvenne spontaneamente, con la collaborazione del vescovo, Mons. Bregantini, vicino alla teologia della liberazione e al Movimento dei Lavoratori per il Socialismo, mentre io ero di Democrazia proletaria” (vescovo, che poi deporrà al processo a favore dell’imputato e della sua <<visione profetica>>, citando l’Enciclica Fratelli tutti n.d.r.). Fu rimesso in uso il borgo, ricostruite case, nacquero la scuola, il doposcuola, la mensa sociale, il banco alimentare; riacesi e richiedenti asilo lavorarono affiancati con contratti regolari. Fu perfino creata una moneta, per gli scambi interni, con le effigi di Peppino Impastato, di Martin Luther King e Che Guevara.

      Lucano viene coinvolto all’inizio del 2020 nel processo Xenia, nell’aura di criminalizzazione generalizzata dei soccorsi in mari, dell’operato delle ONG, dell’accoglienza, e condannato a 13 anni e 2 mesi (quasi il doppio di quanto richiesto dall’accusa), per associazione a delinquere, frode, falso in atto pubblico, peculato, abuso d’ufficio e truffa. Curioso che il primo reato, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, per il quale era stato anche arrestato, sia stato archiviato! Curioso, ma non troppo se si pensa che avrebbe impedito l’accusa di associazione a delinquere, passibile di ben più aspra condanna (art. 416 dei codici Zanardelli e Rocco)! Curioso anche che gli sia stato contestato il falso in atto pubblico per aver concesso una carta d’identità a un bimbo di 4 mesi privo di permesso di soggiorno, affinché potesse essere curato, ma che lo stesso reato non gli sia stato ascritto per la carta d’identità data a Becky Moses, poi morta nell’incendio del 2017 della baraccopoli di San Ferdinando. Curioso, ma non troppo se si pensa che la responsabilità di quel campo era del prefetto Di Bari, la cui moglie oltre tutto era indagata dal 2016 per la gestione non troppo limpida di alcuni centri di accoglienza…

      La sociologa Giovanna Procacci, che ha seguito tutte le udienze, paragona il processo Lucano al processo contro Danilo Dolci per lo “sciopero alla rovescia” del 1956, in cui l’attivista triestino fu difeso da Piero Calamandrei, il quale in quell’occasione parlò di “rovesciamento di senso”: c’è nei processi politici un marcatore comune, non ci sono fatti ma idee, sparisce il contesto, l’identità dell’inquisito viene capovolta. In questo caso, l’accoglienza diventa sistema clientelare per l’accaparramento dei voti, il volontariato peculato, la trasparenza amministrativa corruzione.

      Il sociologo Santoro parla di questo processo come di una “cerimonia di degradazione”, che è resa possibile dal fatto che l’accusatore può presentarsi come incarnazione di un sentire comune e pubblico. Ciò spiega l’enormità della pena: si mira a distruggere un’identità politica fortissima. Se non che, come osserva Umberto Santino, questa volta la cerimonia di degradazione si è risolta in un effetto boomerang: la condanna ha suscitato indignazione e solidarietà dappertutto; “il villaggio globale” di Riace, come a Lucano piace chiamarlo, sta risorgendo. Ci sono nuove ospiti: dodici bambine afghane e diverse donne nigeriane; Lucano resta in contatto con il movimento di liberazione curdo, cui aveva aderito fin dall’inizio.

      L’appello inizierà il 6 luglio, ma nel frattempo la scelta dell’ex sindaco è quella della disobbedienza civile: non intende pagare la multa, poiché sarebbe un’ammissione di colpevolezza, “il riconoscimento di una forma di legalità squallida”. I soldi raccolti dall’associazione “A buon diritto”, di cui sono garanti Manconi e Colombo, desidera siano impegnati per accogliere più profughi a Riace. “Nell’appello non voglio l’attenuazione della pena, non accetto neanche un giorno in meno, voglio la riabilitazione del nostro lavoro, voglio la luce della verità”.

      Chiudiamo con le parole di Francesco Saccomanno, anch’egli presente ad ogni seduta del processo, amico e compagno sincero di Lucano senza incertezze.
      “Essendo un uomo di legge”.

      (da una frase del Colonnello Sportelli nel processo di Locri,

      mentre parla di migranti e chiede quasi di essere ringraziato).

      Parafrasando il Calamandrei della famosa epigrafe “Lo avrai camerata Kesserling”,

      noi gli rispondiamo.

      “Lo avrete,

      giudici ed inquisitori, il monumento che pretendete da noi compagni

      e da quanti vogliono Restare Umani.

      Ma con che pietra si costruirà

      a deciderlo tocca a noi.

      Non con le membra straziate

      delle migliaia di esseri inermi

      distrutti dalla disumanità di leggi ingiuste

      non con la terra dei cimiteri

      dove i nostri fratelli migranti

      riposano in serenità

      non con la neve insanguinata delle montagne

      che per tanti inverni li sfidarono

      non con la primavera di queste valli

      che li videro fuggire.

      Ma soltanto col silenzio dei torturati

      più duro d’ogni macigno

      soltanto con la roccia di questo patto

      giurato fra uomini liberi

      che, come Mimmo, volontari si adunarono

      per dignità e non per odio

      decisi a riscattare

      la vergogna e la disumanità del mondo.

      Su queste strade se vorrete tornare

      ai nostri posti ci ritroverete

      morti e vivi con lo stesso impegno

      popolo serrato intorno al monumento

      che si chiama

      ora e sempre

      RESISTENZA

      https://www.pressenza.com/it/2022/06/mimmo-lucano-processo-alla-solidarieta-appunti-sulla-sentenza-di-locri

    • Processo a Mimmo Lucano, la corte riapre l’istruttoria per un’intercettazione del 2017. «Ora voglio la verità»

      Locri, la mossa decisiva degli avvocati difensori. La registrazione chiave: «L’amministrazione dello Stato non vuole il racconto della realtà di Riace». A ottobre la sentenza di Appello. L’ex sindaco: "Non mi interessa una riduzione di pena, voglio l’assoluzione piena”. L’aiuto di Luigi Manconi

      (#paywall)
      https://www.repubblica.it/cronaca/2022/07/07/news/reggio_calabria_processo_mimmo_lucano_riaperta_istruttoria-356927399

  • Visualisation : Cities and civil society networks for a Welcoming Europe

    The network map visualizes relevant networks of municipalities and civil society actors working closely with cities engaged in the effort of welcoming people seeking sanctuary in Europe, working on local-transnational relocation mechanisms and related topics of migration, integration, and asylum.

    The goal of this digital interactive mapping tool is not only to make these networks visible and accessible to actors from civil society, municipalities, researchers, and activists. The map can also be used as a tool to identify and connect relevant actors and to build strategic partnerships between networks of cities, municipalities and civil society all over Europe. We believe that strengthening relationships between these actors contributes to build more political pressure points to change the current European politics towards a human right based migration policy with cities and civil society at its centre.

    At the same time, the visualisation tool wants to show to policy makers that many European actors are willing to see change and are already actively working for a welcoming Europe.

    https://graphcommons.com/graphs/36b68722-0427-45e1-867b-f03f3475f92b?sel=75dd1277-3219-423a-97b6-40a30

    #cartographie #visualisation #villes-refuge #asile #migrations #réfugiés #Europe #réseau #réseaux #solidarité

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  • L’accueil des réfugiés peut-il devenir une #politique_locale ?

    Alors que les évacuations se poursuivent à Kaboul, plusieurs maires français se sont déjà engagés à accueillir des réfugiés dans leur ville. D’autres, au contraire, refusent catégoriquement toute futur installation. Mais quel pouvoir détiennent vraiment les élus ?
    Pour en parler, nous recevons la directrice de France Terre d’Asile Delphine Rouilleault, la politiste Anouk Flamant, le maire de Clermont-Ferrand Olivier Bianchi et le chargé de communication d’Utopia 56 Nikolai Posner.

    https://www.franceculture.fr/emissions/le-temps-du-debat/l-accueil-des-refugies-peut-il-devenir-une-politique-locale

    #podcast #asile #migrations #réfugiés

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  • 33 European cities sign ’alliance of safe harbours’ declaration

    An international network of cities is advocating for the just distribution of refugees and migrants in the European Union. During a founding conference in Italy, they articulated their vision of a welcoming Europe.

    On Friday (June 25), 33 European cities signed a declaration (https://staedte-sicherer-haefen.de/wp-content/uploads/2021/06/IASH-Statement_International-Alliance-of-Safe-Harbours_ENG.p) in the Italian city of Palermo to establish the “International Alliance of Safe Harbours”. All signees are united in their willingness to take in more refugees and migrants.

    “Cities that are willing to take in more people should be allowed to do so voluntarily,” said Mike Schubert, the mayor of #Potsdam in Germany, one of the cities that co-signed the declaration.

    “With the new network, we want to provide speedy relief for the cities along the Mediterranean,” the Social Democrat politician said.

    https://twitter.com/FromSea2City/status/1408696129009639426

    In addition to Potsdam and #Palermo, the capital of the Italian island of Sicily, #Amsterdam, #Munich, #Leipzig, #Würzburg, Athens, Barcelona and the French city of #Villeurbanne — among others — signed the declaration in the Italian port city as part of the “From the Sea to the City” conference.

    “Instead of concentrating the burden through hotspots and camps with many of them in a few cities along the Mediterranean, we rely on a wide distribution among many cities, which distributes the burden for the individual city through the power of a broadly supported alliance,” the declaration reads.

    ’Committed to humanitarian values’

    “As European cities and municipalities that firmly believe in the defence of human rights, we have been offering refugees and migrants a new home for decades. We are unconditionally committed to humanitarian values, universal human rights and the right to asylum, even in difficult times,” the statement reads.

    Among other things, the alliance calls for the right to asylum to be upheld in every European state, for quotas for the voluntary acceptance of refugees in the municipalities and for direct funding by the European Union to the municipalities for taking in migrants.

    In addition, the signees demanded legal immigration channels for a pragmatic immigration policy and a fair distribution of burdens between EU states.

    During said conference, Palermo Mayor Leoluca Orlando stressed that all people in distress at sea needed to be rescued, regardless of whether they are fishermen or migrants. The outspoken politician also suggested a European civil service for young people to help sea rescue efforts to support private aid organizations.
    Difficult legal situation

    The international alliance joins the existing German Safe Harbors coalition, which declared it would take in migrants and refugees rescued from distress at sea or stranded in overcrowded camps on the EU’s external borders.

    The city of Potsdam, located on Berlin’s doorsteps, coordinates the nationwide initiative, which was established in June 2019 and currently consists of more than 100 cities, municipalities and districts.

    In January of 2020, the coalition demanded that Chancellor Angela Merkel’s government allow them to immediately begin resettling refugees rescued on the Mediterranean Sea.

    However, the legal situation for the voluntary reception of migrants beyond the European distribution mechanisms is far from clear-cut. Federal Interior Minister Horst Seehofer has so far rejected any proposals from state governments like Berlin, Bremen and Thuringia.

    Since then, Cities of Safe Harbours has been asking the government to change Section 23, Paragraph 1 of Germany’s Residence Act, which mandates that the distribution of specialty humanitarian residence permits requires the approval of the federal interior ministry.

    https://www.infomigrants.net/en/post/33237/33-european-cities-sign-alliance-of-safe-harbours-declaration
    #Athènes #Barcelone

    #villes-refuge #asile #migrations #réfugiés #solidarité #résistance
    #ports #ports-sûrs #safe_harbours #humanisme

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    Et plus particulièrement les #ports-refuge :
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  • Géographie de la #dispersion des migrations subsahariennes au #Maroc. Le cas de deux villes-refuge, #Tiznit et #Taza

    Contexte et problématique de la thèse

    Cette thèse de Doctorat traite des conséquences de la politique d’externalisation des dispositifs de #sécurisation des #frontières de l’Union européenne (UE) au Maroc dans le contexte post-crise migratoire de 2015. Le Royaume du Maroc, pays d’émigration est aussi un espace de #transit, d’#installation et d’#attente pour des individus en migration en provenance d’Afrique subsaharienne. Cette recherche est centrée sur l’outil conceptuel de « dispersion » que j’ai introduit en raison de sa fécondité explicative pour appréhender la politique d’immigration et d’asile marocaine en matière de gestion de l’accueil et d’#inclusion_urbaine des migrants subsahariens dans deux villes moyennes, Tiznit (au Sud) et Taza (au Nord-Est).

    Sous l’impulsion et l’accompagnement financier de l’UE, le Maroc a ainsi organisé la politique de dispersion afin d’endiguer les mouvements migratoires subsahariens désireux d’atteindre l’Europe par les côtes marocaines ou les enclaves espagnoles de #Ceuta et #Melilla. À ce titre, la dispersion s’opère via la #distribution_spatiale et la #relocalisation interne des migrants par les autorités publiques. Elle se fait principalement depuis les camps de la frontière nord jusqu’aux villes moyennes de l’intérieur et du Sud marocain. Le processus de « #frontiérisation » que j’associe à celui de « dispersion », comme étant l’une de ses dimensions, est devenu l’un des instruments de la gestion de la frontière au Maroc. La problématique de cette thèse interroge ainsi la dispersion comme nouveau mode de contrôle et de pratique des #frontières, engendrant une dialectique entre les intérêts étatiques et ceux des migrants dispersés. Elle permet une lecture nouvelle et plus précise du phénomène migratoire subsaharien et de sa gestion, marquée à la fois par la contingence des #spatialités et #temporalités migratoires et les réactions imprévisibles des autorités marocaines. Elle nous éclaire également sur les effets complexes des #déplacements_forcés en créant de nouvelles #villes-étapes, inscrites dans le parcours migratoire, qui posent la question de leur transformation potentielle en « #villes-refuges ».

    https://journals.openedition.org/cdg/7545
    #géographie #spatialité #temporalité #migrerrance

    ping @karine4 @_kg_

  • El Gobierno repoblará con migrantes los pueblos castellano-manchegos con poco habitantes

    La medida para repoblar la España vaciada se aprobará «justo antes» o «a la vuelta de verano».

    El ministro de Inclusión, Seguridad Social y Migraciones, José Luis Escrivá, ha asegurado que les parece «muy bien» la idea de repoblar con migrantes la España vaciada, tras recibir propuestas de la Junta de #Castilla_y_León y de algunos ayuntamientos.

    «Me parece muy bien, es una idea que tenemos en la cabeza», ha subrayado Escrivá, este lunes, en un desayuno informativo de Nueva Economía Forum, al ser preguntado por una carta enviada por el vicepresidente de la Junta de Castilla y León, #Francisco_Igea, con una propuesta de repoblar con migrantes los pueblos.

    Escrivá considera que esta «muestra de disponibilidad» por parte de comunidades autónomas como Castilla y León y de algún otro ayuntamiento, les va a «permitir trabajar juntos los próximos meses».

    El ministro ha añadido que en el plan de recuperación han constatado una cantidad «significativa» de fondos en la secretaría de Estado de Migraciones para desarrollar centros propios del Estado «que incidan en esa distribución de los migrantes por todo el territorio teniendo en cuenta situaciones como la de la España despoblada».

    Reglamento de Extranjería

    Por otro lado, el ministro ha anunciado que el Gobierno aprobará la modificación del reglamento de Extranjería «justo antes» o «a la vuelta del verano, con total seguridad». Según ha precisado, con esta modificación corregirán una «anomalía», pues los menores extranjeros no acompañados, al llegar a los 18 años, se encontraban en una «situación de indefinición» porque «los requerimientos administrativos para incorporarse al mercado trabajo eran insoportablemente pesados, y de facto les impedía a la mayoría trabajar».

    «El modelo que tenemos, que tiende a extender, por distintos canales, a veces puramente pesadez administrativa, a extender enormemente el periodo de esta irregularidad, esto genera bolsas inaceptables de economía sumergida que tenemos que reconducir», ha indicado el ministro.

    En este sentido, ha subrayado la importancia de «formar adecuadamente» a los jóvenes migrantes que llegan a España para que en un futuro a corto o medio plazo puedan incorporarse al mercado de trabajo, sobre todo, a mediados de la década, cuando «se va a necesitar una importante fuerza de trabajo por la llegada de la jubilación de los baby boomers».

    https://www.elespanol.com/eldigitalcastillalamancha/region/20210628/gobierno-repoblara-migrantes-pueblos-castellano-manchegos-habitantes/592441168_0.html
    #Espagne #accueil #instrumentalisation #migrations #dépeuplement #repeuplement #réfugiés #asile #démographie #travail #marché_du_travail #intégration_professionnelle

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    ajouté à la métaliste des #villes-refuge (les raisons pour le devenir peuvent être très diverses) :
    https://seenthis.net/messages/878327
    Et plus précisément sur l’Espagne :
    https://seenthis.net/messages/878327#message878329

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  • Processo Open Arms, la città di Barcellona si costituisce parte civile contro Salvini

    Il consiglio comunale di Barcellona si costituirà parte civile nell’ambito del processo Open Arms contro l’ex ministro dell’interno italiano, Matteo Salvini.

    La sindaca di Barcellona, Ada Colau, lo ha confermato mercoledì nel corso di una visita alla nave di salvataggio della Ong. Il Comune si presenterà dunque come parte accusante nell’ambito del procedimento in cui Salvini potrebbe dover rispondere di sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio.

    Siamo ancora nelle fasi dell’udienza preliminare, al via lo scorso 9 gennaio nella città di Palermo.

    Salvini potrebbe andare a processo qualora il Gup, Lorenzo Jannelli, dovesse ritenere che l’ex ministro abbia violato le leggi italiane nel negare l’ingresso nel porto di Lampedusa alla nave di salvataggio spagnola Open Arms, con 163 persone a bordo, nell’agosto 2019.

    Il giudice ha ammesso al procedimento le accuse di 18 parti civili, tra cui 7 immigrati che viaggiavano sulla barca.

    Il Comune di Barcellona, nel 2019, ha siglato un accordo con la ONG, donandole circa mezzo milione di euro (quasi il 35% del totale del progetto), e conferendo all’organizzazione la medaglia d’oro per il merito civico.

    Per questo motivo, «il Comune può rivendicare contro Salvini un danno patrimoniale causato dal blocco della nave»; inoltre, indica l’ufficio del sindaco in un comunicato, sussisterebbe un danno d’immagine causato alla città di Barcellona.

    «Sia il governo spagnolo che quello italiano volevano farci una multa di un milione di euro. Ora però possiamo vedere, anzi, tutti possono vedere che si è trattato di un’infamia, che siamo stati vittime di un abuso di potere. Le persone che avevano bisogno di aiuto immediato sono state private della loro libertà, come dicono le convenzioni internazionali», spiega Oscar Camps, direttore della ONG, convinto che la sua organizzazione abbia agito nel rispetto dei trattati internazionali e del diritto del mare.

    Nei 21 giorni in cui alla barca è stato negato l’attracco, 14 persone si sono buttate in mare cercando di raggiungere terra a nuoto. Fu alla fine il procuratore di Agrigento a consentire lo sbarco dei migranti.

    Il procuratore ha parlato di una situazione «di grande disagio fisico e psicologico, di profonda angoscia psicologica, e di altissima tensione emotiva che avrebbe potuto provocare reazioni difficili da controllare, delle quali, inoltre, il tentativo di raggiungere l’isola a nuoto è stato solo un preludio».

    Salvini è già comparso in tribunale il 3 ottobre 2020, a Catania, nell’ambito dell’udienza preliminare sulla richiesta di rinvio a giudizio per il caso della nave Gregoretti e dei suoi 131 migranti a bordo. La ONG ritiene che il politico italiano abbia bloccato l’ingresso in porto alla Open Arms per un proprio tornaconto elettorale.

    L’avvocato di Salvini, Giulia Bongiorno, sostiene che la decisione sia stata presa in blocco da tutto il governo, e che non si sia trattata di un’iniziativa singola dell’allora ministro dell’Interno. Sottolinea inoltre che la Open Arms rifiutò altre alternative di porto di sbarco e che, avendo effettuato il salvataggio in acque libiche e maltesi, ed essendo imbarcazione battente bandiera spagnola, non avrebbe dovuto cercare un porto sicuro in Italia.

    L’udienza preliminare del processo Open Arms si è già tenuta, anche se brevemente; tuttavia, il magistrato ha deciso di rinviare la seduta al prossimo 20 marzo 2021. Il luogo scelto è stato simbolico, ovvero il bunker del carcere Ucciardone di Palermo, dove si tenne il maxiprocesso contro la mafia negli anni ’80.
    Cronologia dei fatti dell’agosto 2019

    Nell’agosto 2019, Salvini negò per 21 giorni lo sbarco ad Open Arms sull’isola di Lampedusa ai circa 160 migranti a bordo, salvati dalla Ong da un naufragio. Dopo una serie di evacuazioni parziali, per ragioni medico-sanitarie, rimasero alla fine a bordo 90 persone. Negli ultimi tre giorni, con la barca alla fonda a soli 800 metri dal porto, diversi migranti si buttarono in mare per raggiungere la terraferma.

    La prima offerta del governo spagnolo di concedere un porto di sbarco per i migranti arrivò dopo 17 giorni di odissea, ma la Open Arms si rifiutò di fare rotta verso i porti di Algeciras e Mahon, considerati troppo lontani.

    L’equipaggio giustificò la propria decisione per ragioni legate alla sicurezza di chi era a bordo e all’impossibilità per la barca di effettuare un viaggio così lungo. Open Arms denunciò anche lo stato di prostrazione fisica e psicologica sia dell’equipaggio sia dei migranti salvati a causa del lungo protrarsi del braccio di ferro politico e diplomatico.

    Madrid si decise ad inviare la nave della Marina spagnola «Audaz» per prendere in carico i migranti e scortare la «Open Arms» fino al porto di Maiorca, ma alla fine, nella notte del 20 agosto, la procura di Agrigento diede il via libera agli 83 migranti rimasti a bordo di sbarcare a Lampedusa, mettendo fine all’odissea.

    Il procuratore di Agrigento prese questa decisione dopo essere salito a bordo della nave spagnola, accompagnato da diversi medici, per verificare le condizioni dei migranti e la situazione a bordo.

    https://it.euronews.com/2021/01/27/processo-open-arms-la-citta-di-barcellona-si-costituisce-parte-civile-c

    #Barcelone #sauvetage #sauvetage_en_mer #migrations #réfugiés #partie_civile #procès #Open_Arms #Salvini #Italie #Ana_Colau #villes-refuge #justice #abus_de_pouvoir #port

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    • Barcelona se personará en el juicio en Italia contra Salvini por el bloqueo del Open Arms

      Barcelona se personará en el juicio en Italia contra Salvini por el bloqueo del Open Arms

      El Ayuntamiento de Barcelona ha iniciado los trámites para personarse como parte civil en el proceso penal que se sigue en Palermo (Italia) contra el exministro de Interior Matteo Salvini por impedir que el barco de rescate Open Arms desembarcara en el país con más de 130 personas a bordo en verano de 2019. "Nos personamos en esta causa judicial porque si atacan a Open Arms sentimos que atacan a toda la ciudad de Barcelona, una ciudad comprometida con la paz, los derechos humanos, la ...

      https://www.europapress.es/catalunya/noticia-barcelona-personara-juicio-italia-contra-salvini-bloqueo-open-ar

  • "Nous, élus, avons décidé de soutenir SOS Méditerranée" : l’appel de 28 collectivités pour « l’#inconditionnalité_du_sauvetage_en_mer »"

    Ces élus, maires et présidents d’intercommunalités, de conseils départementaux et régionaux ont décidé, avec leurs assemblées locales, d’apporter un #soutien_moral et financier à #SOS_Méditerranée, qui vient en aide aux migrants.

    Vingt-huit maires ou présidents de collectivités lancent un appel dans une tribune publiée sur franceinfo.fr jeudi 21 janvier pour soutenir SOS Méditerranée et pour "affirmer collectivement l’inconditionnalité du sauvetage en mer". La Méditerranée est "la route migratoire la plus meurtrière au monde", rappellent les signataires, parmi lesquels figurent la maire de Paris, Anne Hidalgo, les maires de Lyon (Grégory Doucet), Marseille (Benoît Payan), Lille (Martine Aubry), Bordeaux (Pierre Hurmic) ou Grenoble (Eric Piolle). Ils appellent les villes, intercommunalités, départements et régions de France à apporter "leur soutien moral et financier" aux trois missions poursuivies par l’association SOS Méditerranée : secourir les personnes en détresse en mer, protéger les rescapés et témoigner.

    Nous ne pourrons pas dire que nous ne savions pas et appelons les villes, intercommunalités, départements et régions de France à soutenir SOS Méditerranée.

    Plus de 20 000 personnes ont péri noyées ces six dernières années en tentant de traverser la Méditerranée sur des embarcations de fortune. L’Organisation internationale des migrations a dénombré 1 224 morts sur la seule année 2020, dont 848 sur l’axe reliant la Libye à l’Europe. Faute de témoins, le nombre de naufrages et de victimes est en réalité bien plus élevé.

    Ainsi, aux portes de l’Europe, la Méditerranée confirme son terrible statut de route migratoire la plus meurtrière au monde.
    "L’assistance, une obligation morale"

    Pourtant, l’assistance aux personnes en détresse en mer est non seulement une obligation morale, valeur cardinale chez les marins, mais aussi un devoir inscrit dans les textes internationaux et dans le corpus législatif français. Pourtant, l’Europe dispose de tous les moyens techniques, financiers et humains pour sauver ces vies.

    Or, face à cette tragédie au long cours, les États européens se sont progressivement soustraits à leur obligation de secours en mer et de débarquement des rescapés en lieu sûr. Les navires de l’opération Mare Nostrum ont d’abord été retirés. Puis la coordination des opérations de recherche et de sauvetage en Méditerranée centrale a été déléguée à la Libye, un pays dont les garde-côtes ne disposent ni des moyens ni des compétences pour assumer une telle mission, et qui en aucun cas ne peut être considéré comme sûr pour le débarquement des personnes secourues.

    Pour pallier cette défaillance des États, des citoyennes et des citoyens décidés à agir afin de ne plus laisser mourir des milliers de femmes, hommes et enfants affrètent des navires et leur portent secours. Ainsi a été créée en 2015 SOS Méditerranée. Bien implantée en France et labellisée en 2017 “Grande cause nationale" par l’État, l’association a, depuis cinq ans, sauvé 31 799 personnes, avec l’Aquarius les premières années, puis avec l’Ocean-Viking à compter d’août 2019.

    Pour SOS Méditerranée comme pour toutes les ONG de sauvetage intervenant en Méditerranée centrale, l’année 2020 aura été des plus éprouvantes. Au printemps, les ports fermés d’une Europe confinée les ont amenées à suspendre leurs missions de sauvetage, tandis que les départs depuis la Libye se poursuivaient. Au déconfinement, à peine avaient-elles repris la mer qu’un véritable harcèlement administratif s’est abattu sur elles, aggravant là des pratiques observées depuis 2017 et avec pour seul résultat de les empêcher de rejoindre les zones de secours. Les navires humanitaires ne sont d’ailleurs plus les seules cibles de ce cynisme depuis que, en août dernier, le pétrolier Maersk-Etienne a été empêché par les autorités maltaises de débarquer les naufragés qu’il avait auparavant recueillis à la demande de ces mêmes autorités… De son côté, poursuivant son leitmotiv de respect du droit, qui est au fondement même de sa mission, il aura fallu cinq mois à SOS Méditerranée afin de satisfaire aux exigences zélées des autorités italiennes et lever la détention dont a été victime l’Ocean-Viking pour, enfin, reprendre ses opérations en mer le 11 janvier dernier.
    "Nous ne pourrons pas dire que nous ne savions pas"

    Parce qu’elle nous montre le cap du refus de l’indifférence et que nous ne pourrons pas dire que nous ne savions pas, en cohérence avec les actions déjà menées par nos collectivités pour l’accueil et l’intégration des personnes exilées, nous, élu·e·s, maires et président·e·s d’intercommunalités, de conseils départementaux et régionaux avons décidé, avec nos assemblées locales, de soutenir SOS Méditerranée et d’affirmer collectivement l’inconditionnalité du sauvetage en mer.

    Nous appelons aujourd’hui tou·te·s les maires et président·e·s des villes, intercommunalités, départements et régions de France à rejoindre la plateforme des collectivités solidaires avec SOS Méditerranée, lancée ce 21 janvier 2021, et à apporter leur soutien moral et financier aux trois missions poursuivies par cette association  :

    • Secourir les personnes en détresse en mer grâce à ses activités de recherche et de sauvetage

    • Protéger les rescapés, à bord de son navire ambulance, en leur prodiguant les soins nécessaires jusqu’à leur débarquement dans un lieu sûr

    • Témoigner du drame humain qui se déroule en Méditerranée centrale

    De la plus petite à la plus grande, du littoral et de l’intérieur, du Centre, du Sud, du Nord, de l’Est et de l’Ouest, toutes nos collectivités sont concernées, chacune à la mesure de ses moyens. Il s’agit de sauver des vies, sans distinction, et de faire vivre la devise républicaine qui fait battre le cœur de nos territoires  : liberté, égalité, fraternité. Il s’agit de sauver nos valeurs et d’assumer la part qui est la nôtre dans ce qui est l’honneur de notre pays.

    Tant que les États européens se soustrairont à leurs devoirs, nous serons là pour nous mobiliser et les rappeler à leurs responsabilités, nous serons aux côtés des citoyennes et des citoyens de SOS Méditerranée pour faire vivre sa mission vitale de sauvetage en mer.

    >>> La plateforme des collectivités solidaires françaises

    Les signataires :

    Anne Hidalgo, maire de Paris, Philippe Grosvalet, président du département de Loire-Atlantique, Carole Delga, présidente de la région Occitanie, Georges Meric, président du département de Haute-Garonne, Michael Delafosse, maire de Montpellier, président de Montpellier Méditerranée Métropole, Serge De Carli, maire de Mont-Saint-Martin, président de la communauté d’agglomération de Longwy, Cédric Van Styvendael, maire de Villeurbanne, Loïg Chesnais-Girard, président de la région Bretagne, Nathalie Sarrabezolles, présidente du département du Finistère, Bertrand Affile, maire de Saint-Herblain, Jean-Luc Chenut, président du département d’Ille-et-Vilaine, Pierrick Spizak, maire de Villerupt, David Samzun, maire de Saint-Nazaire, Thomas Dupont-Federici, maire de Bernières-sur-Mer, Martine Aubry, maire de Lille, Hermeline Malherbe, présidente du département des Pyrénées-Orientales, Bertrand Kern, maire de Pantin, Grégory Doucet, maire de Lyon, Pierre Hurmic, maire de Bordeaux
    Benoît Payan, maire de Marseille, Hélène Sandragne, présidente du département de l’Aude, Eric Piolle, maire de Grenoble, Nathalie Appéré, maire de Rennes, présidente de Rennes Métropole, Hervé Neau, maire de Rezé, Kléber Mesquida, président du département de l’Hérault, Alain Lassus, président du département de la Nièvre, Johanna Rolland, maire de Nantes, Pierre Laulagnet, maire d’Alba-la-Romaine.

    https://www.francetvinfo.fr/monde/europe/migrants/tribune-nous-elus-avons-decide-de-soutenir-sosmediterranee-lappel-de-28
    #soutien_financier #solidarité #France #migrations #asile #réfugiés #frontières #villes-refuge

    La version française du #From_Sea_to_Cities :
    https://seenthis.net/messages/759145#message885662

  • #Mediterranean_City-to-City_Migration_Project
    #City-to-City (#MC2CM)

    The Mediterranean City-to-City Migration Project (MC2CM) brings together city leaders, civil servants and local, national and international multi-disciplinary experts to discuss about, learn from and contribute to improved migration governance at urban level, including migrants’ access to basic services and human rights. MC2CM aims at contributing to more open and inclusive cities by drawing on migrants’ potential to benefit cities and their economies.

    The project is funded by the European Union through the Directorate General for Neighbourhood and Enlargement negotiations and co-funded by the Swiss Agency for Development and Cooperation.

    The partnership for its implementation is one of the key strength of MC2CM capitalizing on the expertise of United Cities and Local Governments (UCLG) in terms of decentralisation and city-to-city cooperation, on the knowledge of urban development and planning of UN-Habitat and on the competence of ICMPD on migration policy development.

    Implemented since 2015, the project concluded successfully its first phase (2015-2018) developing a step-by-step approach for peer-to-peer dialogue to support mutual learning on specific urban challenges and a methodology for developing “urban migration profiles”. Further, this first part of the program supported the definition of policy recommendations on urban migration governance in the Euro-Mediterranean region and the identification of a set of case studies that illustrate how local actors contribute to improved migration governance by fostering social cohesion, intercultural dialogue, employment, housing and provision of basic services for migrants, among others.

    The project is currently in its second phase (2018-2020) and comprises a network of 20 participating cities:

    Cities participating since phase 1:

    1. Amman

    2. Beirut

    3. Lyon (City and Metropolis)

    4. Lisbon

    5. Madrid

    6. Tangiers

    7. Turin (metropolis)

    8. Tunis

    9. Vienna

    Cities that joined in phase 2:

    10. Casablanca

    11. Dortmund

    12. Grenoble

    13. FAMSI (“Andalusian fund of Municipalities for International Solidarity” represented in the project by the cities of Seville & Cadiz)

    14. Naples

    15. Oujda

    16. Rabat

    17. Sfax

    18. Sousse

    19. Tripoli

    20. Tajoura

    https://www.icmpd.org/our-work/migration-dialogues/mtm-dialogue/city-to-city-mc2cm

    –-> ajouté à la métaliste sur les #villes-refuge :
    https://seenthis.net/messages/759145