• « #Oltre_La_Valle », un #film di #Virginia_Bellizzi

    Il film, che è stato presentato in anteprima al 41° Torino Film Festival il 26 novembre nella sezione Concorso documentari italiani, è ambientato tra Oulx e Claviere, terra da sempre di transito dove le storie dei migranti si intrecciano a quelle dei volontari che operano nei luoghi di accoglienza.

    https://www.meltingpot.org/2023/12/oltre-la-valle-un-film-di-virginia-bellizzi

    #documentaire #film_documentaire #frontière_sud-alpine #Clavière #Briançon #Val_de_Suse #Italie #Alpes #montagne #France #migrations #asile #réfugiés #frontières #Oulx

    • Oltre la valle

      In una valle al confine fra Italia e Francia, da sempre terra di transito, si incrociano le vite dei migranti e quelle degli operatori di un centro di accoglienza.
      I migranti cercano di attraversare il confine e di arrivare in Francia, consapevoli di poter essere respinti alla frontiera. Le stagioni si susseguono, il presente e il passato si sovrappongono, le traiettorie umane si snodano, sospese nell’atto irreversibile di cercare uno spazio migliore in cui esistere.

      Note di regia

      Il mio prozio emigrò in Argentina durante gli anni Quaranta. Non l’ho mai conosciuto, ma le telefonate che arrivavano dall’altro lato del mondo, da parte dei suoi figli e spesso nel periodo delle feste, hanno sempre avuto un suono prezioso.
      Quando loro ne ricordavano la memoria emergeva sempre una componente di lotta, il desiderio di trovare una strada che potesse portare a un futuro sognato, nonostante le loro parole non lo dichiarassero mai apertamente. Avvertivo anche il suono di quella sofferenza ereditata e un po’ nascosta, di chi ha sbattuto molte volte contro un muro prima di poter andare oltre. Di chi si è sentito un po’ bistrattato, solo per il fatto di essersi immaginato altrove, e di averne inseguito l’atto più definitivo, quasi fosse una scelleratezza. È strano come la storia, pur ripetendosi, si dimentichi. Per questo, molti anni dopo quelle telefonate, in tempi in cui le barriere del Mediterraneo e i margini dell’Europa diventano sempre più alti, abbiamo sentito l’esigenza di fermarci, per fotografare un luogo e le storie che lo attraversano. Ma non per cristallizzarlo, al contrario, per coglierne il transito. Il periodo di osservazione si è svolto alla frontiera italo-francese, precisamente nell’Alta Val di Susa fra Oulx e Claviere, cittadina sul versante italiano del Colle del Monginevro fino agli anni Settanta tagliata a metà dal confine. È incredibile come da qui, la Francia sembri vicinissima e lontanissima allo stesso tempo. La sua geografia cambia a seconda del tipo di documento: dista solo pochi minuti per chi ha una macchina e una targa europea, oppure cinque ore di cammino per chi viene dalla rotta balcanica. Ma è stata solo la prima di una serie di dicotomie che continuavano a ripetersi, che condividevano quella terra di confine scandendone il tempo e lo spazio: col passare delle stagioni, ogni anno, le distese di neve lasciano il posto a immensi prati, turisti e attivisti gravitano intorno alle stesse seggiovie e campi da golf, il nostro passato ritorna nel presente di chi attraversa. La frontiera, si muove su un meccanismo ben oliato, una giostra drammatica vissuta dagli stessi migranti come un gioco dell’assurdo, tanta è la loro abitudine a essere respinti e a riattraversare il giorno successivo, rischiando ogni volta la vita. È stato molto difficile ottenere qualsiasi tipo di permesso, e incontro umano dopo incontro umano, anche l’atto di filmare si è inserito negli argini di inevitabili contrappunti: "sono un solidale, sto aiutando e rischiando, il confine fra ciò che si può fare e non si può fare è molto sottile”.
      “Sono un migrante, eppure non posso attraversare il confine. Ma il confine qui... dov’é precisamente?”
      Forse il confine si trova dove c’è il cippo di pietra con le lettere F e I, anche se a volte è nascosto nel bosco, ed è difficile da intravedere. Forse è un po’ prima, là dove cammina il gendarme. Forse non c’è mai stato, oppure non è una linea retta. Rispettare le mille anime di questa Valle, e voler allo stesso tempo raccontare con oggettività ciò che stava accadendo, ha implicato una continua ricerca di equilibri e un’incessante reinterpretazione della realtà. Uno stare in bilico, come su una linea sottile. La pandemia e la guerra in Ucraina, hanno mutato nuovamente gli equilibri, mettendoci davanti altre realtà delicate e irreversibili.
      “Oltre la Valle” è una storia vista con un caleidoscopio, in cui i frammenti, o i pezzi del puzzle, vogliono ritrarre un mondo reale che sembra astratto e inverosimile, dove le montagne sono ancora sovrastate da fortezze, e i confini di un regno sono contesi nella rievocazione di un’antica battaglia. Dove i tunnel possono essere il tramite verso la meta o possono riportare al punto di partenza. Dove esiste un rifugio in cui gli ospiti provengono da un’altra Europa, dall’Africa e dall’Asia, e un operatore sogna di diventare qualcos’altro, perché in fondo, tutto, nella nostra vita, può essere di passaggio.

      https://filmitalia.org/it/film/183118

  • Le tourisme pour ultra-riches, un créneau en plein essor Jean-François Sacré - L’Echo

    L’accident du Titan a mis au grand jour l’essor du tourisme pour « super riches ». Des abysses à l’espace, ces voyages de l’extrême fascinent...
    La disparition des cinq passagers du micro sous-marin Titan affrété par la société OceanGate dans l’Atlantique Nord fut sans doute l’événement le plus médiatisé de la semaine. Ce qui en dit long sur les priorités sociétales du moment.

    Cette « expédition » de l’extrême, à 250.000 dollars par passager, est l’illustration d’une tendance que Jean-Michel Decroly, professeur en sciences et gestion du tourisme à l’ULB appelle le « cénotropisme » (du grec kénos, vide) : « Il y a une attirance croissante pour les lieux vides de toute âme humaine, qu’il s’agisse des profondeurs des océans, de l’espace, des plus hauts sommets de la terre ou les étendues désertiques, des endroits inaccessibles au commun des mortels », relève-t-il.


    Le 27 juin prochain, Virgin Galactic, la société d’expédition spatiale de Richard Branson (photo), lancera son premier vol commercial. ©ABACA

    « Avec la massification du tourisme et au fur et à mesure que l’écart entre les ultra-riches et les autres augmente, ce besoin d’exclusivité ne fait que s’accentuer. » Jean-Michel Decroly, Professeur en sciences et gestion du tourisme à l’ULB

    Dans le cas du Titan, s’y ajoute l’objet du voyage : l’exploration de l’épave du mythique Titanic qui git depuis 111 ans, scindé, à 4.000 mètres de profondeur : « Il y a toujours une fascination sur les privilèges des ultra-riches, poursuit l’expert, mais quand ils peuvent aller explorer le Titanic, cela amplifie la médiatisation. »

    Pour Jean-Michel Decroly, le phénomène remonte même à la deuxième partie du 19e siècle, lorsque les classes aisées anglaises fuyaient la foule d’estivants des côtes pour se réfugier dans de luxueuses villas sur la Côte d’Azur. « Avec la massification du tourisme et au fur et à mesure que l’écart entre les ultra-riches et les autres augmente, ce besoin d’exclusivité ne fait que s’accentuer. »

    Entre luxe et environnement, le délicat exercice d’équilibre de la compagnie Ponant
    L’exclusivité, c’est essentiellement ce que vend une compagnie maritime comme Ponant, spécialisée dans les croisières de grand luxe lorsqu’elle se vante « d’aller là où les autres ne vont pas », comme les deux pôles – compter 44.000 euros par personne pour un mois dans l’Antarctique –, transformant le touriste fortuné en « explorateur ».

    Tourisme spatial
    Mais, en matière de voyages exclusifs, Ponant semble être un petit joueur – même si comparaison n’est pas raison. Le prix de certaines expéditions atteint des montants extravagants. En 2001, l’homme d’affaires californien Dennis Tito a ainsi embarqué, moyennant 20 millions de dollars, pour sept jours à bord de la mission Soyouz TM-32. Il est ainsi devenu le premier touriste de l’espace, avant que quelques autres milliardaires bien connus - Jeff Bezos, Elon Musk et Richard Branson – ne décident d’en faire un véritable business.

    Afin d’embarquer à bord de Virgin Galactic, il faudra compter 450.000 dollars... Pour quelques minutes dans l’espace.
    Fondateur d’Amazon, le premier a créé la société Blue Origin qui se propose d’envoyer des voyageurs en apesanteur à 100 kilomètres d’altitude pour observer la courbure de la terre. Plusieurs voyages ont déjà effectué pour un coût minimal de 200.000 dollars par passager. La semaine prochaine, le 27 juin, la compagnie Virgin Galactic du milliardaire britannique Richard Branson lancera son premier vol commercial, suivi d’un autre en août, avant d’adopter un rythme mensuel, ce qui laisse sous-entendre qu’il y a une véritable demande pour ce genre de folie à 450.000 dollars pour quelques minutes dans l’espace. Mais ce n’est rien à côté d’Elon Musk et sa compagnie SpaceX, qui proposent aux passagers de passer plusieurs jours en orbite autour de la Terre, moyennant 55 millions de dollars.

    Le phénomène ne risque pas de se tarir. Car, comme le souligne Jean-Michel Decroly, la richesse s’est mondialisée avec des milliardaires issus de pays émergents comme la Chine, la Russie ou l’Inde. À bord du Titan figurait ainsi l’homme d’affaires d’origine pakistanaise Shahzada Dawood.

    Faut-il réguler ?
    Une aubaine pour les organisateurs de ce type d’expédition qui ont beau jeu de mettre en avant, comme le fait Ponant « une expérience dont vous vous souviendrez toute votre vie ». Par eux, l’agence flandrienne Starling, citée par De Standaard, qui propose, entre autres, des excursions en Alaska à la rencontre des grizzlis, des expéditions au pôle Sud pour observer les manchots empereurs moyennant 75.000 euros par personne ou encore une aventure dans la forêt tropicale de Bornéo à la recherche de la panthère nébuleuse.

    L’ascension de l‘Everest reste un grand classique qui se monnaie de plus en plus cher.
    Cette soif d’aventure exclusive et inédite des ultra-fortunés est aussi amplifiée par l’omniprésence des réseaux sociaux. Quoi de plus valorisant pour l’ego – même des plus blasés – que de poster un selfie à 8.849 mètres d’altitude au sommet de l’Everest. Et tant pis pour ce que beaucoup considèrent comme des loisirs élitistes et des non-sens écologiques.

    Faut-il dès lors les réguler ? Interdire l’accès à certains sites ? « Idéalement oui », répond Jean-Michel Decroly. « Mais il y a souvent derrière des enjeux économiques vitaux pour des populations locales comme, par exemple, au Népal. » L’ascension de l‘ Everest reste en effet un grand classique, mais qui se monnaie de plus en plus cher. Selon différents sites spécialisés il faut compter entre 40.000 et 200.000 dollars selon les services recherchés, dont le permis d’ascension de 11.000 dollars exigé par le Népal. À en juger par d’étonnantes photos de files d’attente à l’approche du sommet, le business de l’Everest semble florissant. D’où cet étonnant paradoxe qu’aujourd’hui même grimper sur le "toit du monde" commence à perdre son caractère exclusif.

    #pollution par les #super_riches #co2 #privilèges #titan #titanic #business #virgin_galactic #richard_branson #tourisme des #ultra-riches #jeff_bezos #elon_musk #virgin_galactic #blue_origin #spaceX #égo

    Source : https://www.lecho.be/entreprises/tourisme/le-tourisme-pour-ultra-riches-un-creneau-en-plein-essor/10476660.html?_sp_ses=73c9e887-6831-4a3a-9a3b-2eff958868a6

  • Lecture d’un extrait du livre « Double V » de Laura Ulonati, paru aux éditions Actes Sud, en 2023.

    http://liminaire.fr/radio-marelle/article/double-v-de-laura-ulonati

    Deux sœurs. Deux personnalités. Deux destins bien différents. Laura Ulonati explore dans ce récit subjectif les multiples facettes de la relation entre sœurs et plus précisément, celle qui unissait Vanessa et Virginia Stephen, plus connues sous les noms de Vanessa Bell et Virginia Woolf. Ce roman est centrée sur Vanessa, la peintre, la sœur ainée, sur sa difficulté à se faire une place et à la conserver auprès de Virginia Woolf qui va connaitre un succès grandissant. Vanessa connait en effet une carrière prolifique en tant que peintre et des débuts prometteurs mais tombe peu à peu dans l’oubli et surtout, dans l’ombre de sa cadette. (...) #Radio_Marelle / #Écriture, #Langage, #Livre, #Lecture, #En_lisant_en_écrivant, #Podcast, #Littérature, #Mémoire, #Art, #Angleterre, #Peinture, #VanessaBell, #VirginiaWoolf (...)

    http://liminaire.fr/IMG/mp4/en_lisant_double_v_laura_ulonati.mp4

    https://www.actes-sud.fr/catalogue/litterature/double-v

  • Les #séries et la guerre des récits : retour sur le #soft_power des plateformes

    La guerre, la « vraie », est largement mise en scène dans bon nombre de séries : Homeland, Le Bureau des légendes, Fauda et tant d’autres. Et puis il y a une autre guerre, celle dont parlait Antonio Gramsci, intellectuel communiste italien au début du XXᵉ siècle. Cette guerre là est plus immatérielle ; elle est livrée à des fins d’#hégémonie_culturelle. Elle n’est pas sans rappeler le soft power – par opposition au hard power – cette « puissance douce » faite pour influencer, séduire, attirer. Par #Virginie_Martin, docteure #sciences_politiques, en partenariat avec The Conversation.

    https://lvsl.fr/les-series-et-la-guerre-des-recits-retour-sur-le-soft-power-des-plateformes

  • #Virginia Removes Robert E. Lee Statue From State Capital

    The Confederate memorial was erected in 1890, the first of six monuments that became symbols of white power along the main boulevard in #Richmond.

    One of the nation’s largest Confederate monuments — a soaring statue of Robert E. Lee, the South’s Civil War general — was hoisted off its pedestal in downtown Richmond, Va., on Wednesday, bringing to an end the era of Confederate statues in the city that is best known for them.

    At 8:54 a.m., a man in an orange jacket waved his arms, and the 21-foot statue rose into the air and glided, slowly, to a flatbed truck below. The sun had just come out and illuminated the towering, graffiti-scrawled granite pedestal as a small crowd let out a cheer.

    “As a native of Richmond, I want to say that the head of the snake has been removed,” said Gary Flowers, a Black radio show host and civil rights activist at the scene.

    It was an emotional and deeply symbolic moment for a city that was once the capital of the Confederacy. The Lee statue was erected in 1890, the first of six Confederate monuments — symbols of white power — to dot Monument Avenue, a grassy boulevard that was a proud feature of the city’s architecture and a coveted address. On Wednesday, it became the last of them to be removed, opening up the story of this city to all of its residents to write.

    “This city belongs to all of us, not just some of us,” said David Bailey, who is Black and whose nonprofit organization, Arrabon, helps churches with racial reconciliation work. “Now we can try to figure out what’s next. We are creating a new legacy.”

    The country has periodically wrestled over monuments to its Confederate past, including in 2017, after a far-right rally in Charlottesville, Va., touched off efforts to tear them down — and to put them up. Richmond, too, removed some after the murder of George Floyd last year, in a sudden operation that took many by surprise. But the statue of General Lee endured, mostly because of its complicated legal status. That was clarified last week by the Supreme Court of Virginia. On Monday, Gov. Ralph Northam, who had called for its removal last year, announced he would finally do it.

    The battle over Civil War memory has been with Americans since the war itself. At its root, it is a power struggle over who has the right to decide how history is remembered. It is painful because it involves the most traumatic event the nation has experienced, and one that is still, to some extent, unprocessed, largely because the South came up with its own version of the war — that it was a noble fight for states’ rights, not slavery.

    The Lee monument, a bronze sculpture made by a French sculptor, was erected to make those points. When it was unveiled, on May 29, 1890, the crowd that turned out was the largest gathering in Richmond since the inauguration of Jefferson Davis as president of the Confederacy in 1862, with around 150,000 participants, according to the Virginia Department of Historic Resources.

    The statues on Monument Avenue were at the heart of Richmond’s identity, and the fact that they came down seemed to surprise almost everybody.

    “I would have thought somebody would blow up Richmond first before anyone would have let that happen,” Mr. Bailey said. “It’s a modern-day miracle.”

    But Richmond has changed. And as it became more diverse, demographically and politically, more of its residents began to question the memorials. Many people interviewed in this once conservative city said that they might not have agreed in past years, but that now the removal of the statues felt right.

    “I’ve evolved,” said Irv Cantor, a moderate Democrat in Richmond, who is white and whose house is on Monument Avenue. “I was naïvely thinking that we could keep these statues and just add new ones to show the true history, and everything would be fine.”

    But he said the past few years of momentous events involving race, from the election of the first Black president, to the violence in Charlottesville in 2017, to the killing of Mr. Floyd last summer and the protests that followed, showed him that the monuments were fundamentally in conflict with fairness in America.

    “Now I understand the resentment that folks have toward these monuments,” said Mr. Cantor, who is 68. “I don’t think they can exist anymore.”

    Now they are nearly all gone, and the city is littered with a series of empty pedestals, a kind of symbol of America’s unfinished business of race that is particularly characteristic of Richmond. (One smaller Confederate monument remains, of General A.P. Hill, in northern Richmond, far from Monument Avenue. The city has enacted a plan to remove it, but it has taken time because his remains are inside.)

    “We’ve begun to peel back the scabs,” said the Rev. Sylvester Turner, pastor at Pilgrim Baptist Church in the Richmond neighborhood of Eastview, who has worked on racial reconciliation in the city for 30 years. “When you do that, you experience a lot of pain and a lot of pushback, and I think we are in that place.”

    Richmond’s statue story is not typical. W. Fitzhugh Brundage, a historian at the University of North Carolina at Chapel Hill, said that while several Democratic-controlled cities in the South have removed Confederate statues, a vast majority have remained standing. In his state of North Carolina, there were about 220 memorials on public lands in 2017. Today, about 190 are still standing.

    Progress on race in America tends to be followed by backsliding — and backlash — and many Black people interviewed in Richmond said they were bracing for that. Darryl Husband, senior pastor of Mt. Olivet Church in Richmond, works with conservative white churches and does not trust that they really want the change they say they do.

    Mr. Husband was unsentimental about the Lee statue coming down, more interested in real change that would improve the lives of Black people.

    “My first feelings obviously had to do with, ‘OK, what’s next?’” he said. “The symbol is down, but how do we deal with the rest of the symptoms that symbol represented?”

    In Richmond, as in many other places, the argument over race now centers on whether American institutions have racism baked in.

    Maggie Johnston, 62, a waitress who is white, might have rejected that notion earlier in life. She grew up in a Republican family whose firm belief was that hard work always brought success. But time in prison — and a wrenching reckoning with her own mistakes — opened her eyes.

    Ms. Johnston, who watched the monument come down on Wednesday while walking her dog Peanut, said her friends say, “I’m a hard-working person and I don’t have any privilege.” She tells them that privilege is not about money. “Privilege is about thinking the world works for everybody else the way it works for you.”

    Mr. Husband argued that the current thinking from conservatives on race was about who has the right to define America: “It says don’t mess with our power. Our power is in our ability to create the narrative of history.”

    Corey Widmer, pastor at Third Church, a mostly white, largely conservative church in Richmond, said he had wrestled with resistance to the current moment. He has worked hard to help his congregants accept how much the country has moved on race. They have read books, held Zoom sessions and debated what was happening. Some congregants changed. Others left the church.

    “There’s so much fear and so much political polarization,” said Mr. Widmer, who is white. He said every pastor in Richmond who is trying to help white Christians see Black Americans’ perspective and “reckon with our own responsibility has really been grieved by the conflict and pain that it has caused.”

    He added: “And yet this is how we change. Face it head on. Work through it. Love each other. Try to stay at the table. And just keep working. I don’t know what else to do.”

    On Wednesday morning, with the pedestal now empty, and General Lee on his way to a state warehouse, Mr. Flowers, the radio show host, was happy. He said he planned to celebrate by telling pictures of his dead relatives that “the humiliation and agony and pain you suffered has been partly lifted.”

    https://www.nytimes.com/2021/09/08/us/robert-e-lee-statue-virginia.html

    #Robert_Lee #guerre_civile #USA #Etats-Unis #statue #toponymie #toponymie_politique #histoire

    ping @cede

  • Cartes sensibles ou subjectives

    Cartographie sensible ou subjective
    Pour Quentin Lefèvre, la cartographie sensible (ou #cartographie_subjective) peut se définir comme un média de restitution de l’#expérience du territoire ou encore comme la "#spatialisation_sensible de données sensibles".
    http://quentinlefevre.com/cartographie-sensible

    Cartographie sensible, émotions et #imaginaire
    #Elise_Olmedo cerne les contours théoriques et méthodologiques de la cartographie sensible, en décrit les étapes de création et s’interroge sur ses impacts, son utilité et ses limites, à partir d’une expérimentation faite sur le terrain au Maroc, à Marrakech, au printemps 2010.
    http://visionscarto.net/cartographie-sensible

    Cartographier les #interstices de la #ville
    En faisant remonter à la surface les éléments du #paysage, l’artiste scénographe #Mathias_Poisson délivre des informations sur l’#ambiance des lieux, qui sensorialisent la carte. Élise Olmedo rend compte de cette #expérience_urbaine subjective dans ce beau billet.
    http://www.strabic.fr/Mathias-Poisson-Cartographier-les-interstices-de-la-ville

    Cartes et cartographie des ressentis et représentations d’individus
    La cartographie d’objets tels que des #ressentis (une gêne) ou des représentations de l’#espace_vécu (un risque) relatés par des individus mobilise des bagages conceptuels et techniques nombreux, nécessitant une mise au point sémantique et méthodologique. Aurélie Arnaud discute l’état de la recherche dans ce domaine dans la revue M@ppemonde.
    https://journals-openedition-org/mappemonde/4666

    Et si les cartes permettaient aussi d’explorer l’#invisible ?
    C’est ce que propose l’atelier pédagogique de la BNF "Les cartes de l’invisible".
    http://c.bnf.fr/JtG

    L’#Otletosphère
    Cette cartographie relationnelle des personnalités et institutions liées à #Paul_Otlet cherche à mettre en visibilité la forte implication de l’auteur au sein des organisations pacifistes internationales ainsi qu’au sein des institutions bibliographiques et documentaires.
    http://hyperotlet.huma-num.fr/otletosphere/117

    Pour une pratique féministe de la #visualisation de données
    #Donna_Haraway, dans son essai fondateur sur les #savoirs_situés, offre une critique brillante non seulement de la représentation visuelle mais de la préférence extrême et perverse donnée aux yeux sur le corps dans la pensée occidentale.
    http://visionscarto.net/visualisation-donnees-feministe
    #feminisme

    Nouvelles cartographies – Lettres du #Tout-Monde
    Ce projet de création expérimental et ouvert à tou.te.s a été lancé par des artistes et journalistes associés au #Labo_148. Quelle sera la cartographie du monde après la crise sanitaire ? Que redéfinit-elle ? Quelles urgences « à rêver un autre rêve, à inventer d’autres espoirs » s’imposent ? Le “Tout-Monde” selon #Edouard_Glissant, est cette inextricabilité de nos devenirs, et en cela, il invite à une poétique active de la #mondialité, de rencontres des imaginaires. Voir notamment l’expérience de Paul Wamo Taneisi : “Je porterai moi-même ma carte géographique”
    http://www.labo148.com/category/nouvelles-cartographies

    #Cartographies_traverses
    « Cartographies traverses » est un dispositif de recherche-création qui regroupe des productions visuelles et sonores traitant des expériences migratoires contemporaines.
    http://visionscarto.net/cartographies-traverses

    Re-dessiner l’expérience, art, sciences, conditions migratoires
    #Sarah_Mekdjian et #Marie_Moreau utilisent la cartographie avec des migrants "pour un autre partage du sensible". Le projet débouche sur l’élaboration d’une très belle carte sensible (à voir).
    http://www.antiatlas-journal.net

    Cartes de migrants
    L’artiste camerounais #Jean_David_Nkot réalise des portraits avec des cartes afin de "représenter les nombreux lieux qui se bousculent dans la tête des migrants" : https://wepresent.wetransfer.com/story/jean-david-nkot

    Cartes d’ici et d’ailleurs
    Favoriser l’inclusion sociale des personnes migrantes en France à travers des ateliers de #cartographie_participative et sensible (CartONG) : tel est l’objectif global du projet “Cartes d’ici et d’ailleurs”, soutenu par la Fondation de France et mis en oeuvre par #CartONG.
    http://veillecarto2-0.fr/2018/12/21/carte-sensible-un-outil-dinclusion-sociale

    #Guerilla_Cartography
    L’objectif de Guerrilla Cartography est d’utiliser l’#art pour promouvoir une #cartographie_collaborative et engagée. Le site rassemble plusieurs atlas originaux et artistiques sur l’#eau, la #nourriture, les migrants.
    http://www.guerrillacartography.org

    Plateforme Art & Géo de Cartes Sensibles
    Proposé par le polau-pôle des arts urbains et #Crévilles, ce site regroupe des cartes artistiques et géographiques qui rendent compte d’un territoire existant en assumant un regard sensible et/ou subjective. Il est conçu comme un outil de ressource et de partage pour chercheurs, artistes et curieux.
    http://polau.org/pacs

    L’art est dans la cARTe
    #Ghislaine_Escande est artiste peintre et plasticienne. Avec ses cARTes, elle redessine le Monde et nous fait voyager.
    http://neocarto.hypotheses.org/10407

    Carte sensible du festival de #Glastonbury
    Le plan du célèbre festival de musique et d’arts de Glastonbury au Royaume-Uni selon The Word Magazine.

    La carte subjective du musicien #Nick_Cave
    Il s’agit d’une affiche de 2006 pour le concert de Nick Cave à Manchester en Angleterre. Elle contient plus de 50 énigmes basées sur les paroles de ses chansons. Voir cette vidéo qui revient sur le sens de cette carte subjective.
    http://www.davidrumsey.com/luna/servlet/s/3ypdis

    Médier les récits de vie. Expérimentations de #cartographies_narratives et sensibles
    Article de Sarah Mekdjian et Élise Olmedo paru en 2016 sur le site de M@ppemonde.
    http://mappemonde.mgm.fr/118as2
    #cartographie_narrative

    Cartographier une année de sa vie
    #Nicholas_Felton est un artiste designer qui traduit les données de la vie quotidienne en objets et en expériences significatives. Il est l’auteur de plusieurs rapports annuels qui résument les événements de l’année en cartes et graphiques rendant compte de son expérience subjective.
    http://feltron.com/FAR08.html

    Cartographie du #confinement en période d’épidémie
    L’artiste britannique #Gareth_Fuller (https://fullermaps.com/artworks/quarantine-maps) raconte en 14 cartes l’expérience de survie que représente la #quarantaine. Un grand nombre de cartes décrivant différents vécus en mode confiné sur Citylab (www.citylab.com/life/2020/04/neighborhood-maps-coronavirus-lockdown-stay-at-home-art/610018/). Le confinement en croquis, vu de France : géographie politique, sociale et culturelle du monde post-Covid19 par #Jérôme_Monnet (Cybergéo : https://journals.openedition.org/cybergeo/34804). Une manière de décaler le regard sur le monde peut être d’utiliser (et d’admirer au passage) les très belles oeuvres de #street-art (https://www.francetvinfo.fr/culture/arts-expos/street-art/coronavirus-tour-du-monde-des-plus-belles-oeuvres-de-street-art-face-a-) produites dans le contexte de la pandémie. #Virginie_Estève a proposé un projet cartographique à ses élèves de 4e : cartographier leur espace vécu de confinement et aborder le paysage sensible depuis leur fenêtre. La preuve que l’on peut continuer à faire de la géographie et travailler à distance, moyennant quelques aménagements ( voir ce Genialy : https://view.genial.ly/5e80c8155ad5150d93dab237/guide-geographie-du-confinement). Julien Dupont (Kobri), professeur d’histoire-géographie en collège à Vaulx-en-Velin et auteur de fictions radiophoniques et cartographiques, a mis en ligne sur son site Kartokobri (https://kartokobri.wordpress.com) ses cartes quotidiennes du confinement. #SCOPIC (http://www.revuesurmesure.fr/issues/battre-aux-rythmes-de-la-ville/explorations-sensibles-de-notre-1km) s’est interrogée sur l’expérience du kilomètre autour de nos habitats. Pour d’autres liens, consulter le billet "Faire de la géographie en période de confinement" (https://cartonumerique.blogspot.com/2020/03/geographie-et-confinement.html).

    Maps of Home
    "Maps of Home" est une vision nostalgique faite des souvenirs de #Janesville dans le #Wisconsin, où l’auteur a grandi et où il a dû revenir à cause de la pandémie.
    http://moriartynaps.org/maps-of-home

    Suivre ses proches en temps de guerre
    Carte dessinée à la main par ma grand-mère pour suivre les mouvements de mes grands-pères pendant la Seconde Guerre mondiale (1943-1945).
    http://www.reddit.com/comments/be814f

    #Nomadways
    Le groupe Nomadways a invité 24 artistes, éducateurs et travailleurs sociaux à découvrir et explorer l’espace à partir de leurs #émotions et à créer leurs propres cartes subjectives dans un but de construction et d’inclusion communautaires.
    http://nomadways.eu/subjective-mapping-2017-france

    Cartographie autochtone, activités extractives et représentations alternatives
    Le réseau #MappingBack a pour objectif de fournir du soutien cartographique aux membres des communautés autochtones luttant contre les industries extractives sur leur territoire. MappingBack cherche à utiliser la cartographie comme un outil de #résistance.
    http://mappingback.org/home_fr
    #peuples_autochtones #extractivisme

    #Native_land, cartographier les voix autochtones
    Le site Native Land, mis sur pied en 2015 par #Victor_Temprano, propose un outil cartographique participatif permettant une conceptualisation décoloniale des Amériques, du #Groenland, de l’#Australie et de la #Nouvelle-Zélande. Lire la présentation du site.
    http://native-land.ca
    #décolonial

    Cartographie et #langues_autochtones
    #Marlena_Myles utilise son art pour célébrer sa culture et sa langue autochtones ainsi que pour aider le public (notamment les enfants) à comprendre l’importance des traditions et de l’histoire orales autochtones. Ses cartes racontent le passé, le présent et l’avenir du peuple et de la langue du #Dakota.
    http://marlenamyl.es/project/dakota-land-map
    #histoire_orale

    Counter Mapping
    #Jim_Enote, agriculteur #zuni traditionnel dans le Colorado (Etats-Unis), collabore avec des artistes pour créer des cartes qui ramènent une voix et une perspective autochtones à la terre. Ces cartes zunis s’inspirent profondément d’expériences partagées de lieux dans une volonté de #réappropriation du territoire par les #Amerindiens.
    http://emergencemagazine.org/story/counter-mapping

    Cartographie personnelle et subjective de #Mary_Jones
    Au cours de ses dérives dans la ville de #Des_Moines, Mary Jones observe les lieux et les habitant⋅e⋅s, fait des photos, remplit des carnets d’#esquisses, prend des notes, enregistre parfois aussi des sons. Une masse de matériaux bruts qu’elle assemble ensuite en images hybrides (#collages, #superpositions, #sampling_visuels) qui composent une sorte de cartographie personnelle, subjective, voire intime de la cité et de ses marges.
    http://aris.papatheodorou.net/une-flaneuse-a-la-derive

    Cartographier les espaces vécus et les émotions (#Drusec)
    La ville telles qu’elle est vécue par les usagè.re.s de drogue marginalisés de #Bordeaux.
    http://drusec.hypotheses.org/1722

    #Queering_the_Map
    Queering the Map est un projet de cartographie généré par la communauté #queer afin de géolocaliser des moments, des souvenirs et des histoires par rapport à leur espace physique. En cartographiant ces moments éphémères, Queering the Map vise à créer une archive vivante d’expériences queer.
    http://queeringthemap.com

    Cartographie subjective des Etats-Unis par #Paul_Steinberg
    Cette série de vues subjectives des Etats-Unis et du monde a été réalisée par Saul Steinberg pour des couvertures anciennes de magazines (The New Yorker ou autres)
    http://saulsteinbergfoundation.org/essay/view-of-the-world-from-9th-avenue

    La cartographie au service des théories platistes
    La théorie de la Terre Plate perdure jusqu’à aujourd’hui. La réalisation de cartes à l’image de la #terre_plate devient un objet de promotion de ces théories.
    http://veillecarto2-0.fr/2020/09/22/la-cartographie-au-service-des-theories-platistes

    Le monde vu de...
    Une série de vues du monde à partir de #New_York, #San_Francisco et différentes villes des Etats-Unis (lire notre article sur le monde vu de la Silicon Valley).
    https://imgur.com/a/XTnSn#0

    Le monde vu par les Anciens
    Cet atlas de #Karl_Müller de 1874 reproduit "les systèmes géographiques des Anciens" et d’une certaine manière la façon dont ces systèmes de représentation de l’#Antiquité étaient eux-mêmes vus au XIXe siècle.
    http://geodata.mit.edu/catalog/princeton-r207tq824

    L’Europe vue de la Russie
    L’Europe vue de Moscou et l’Asie vue d’#Irkoutsk pendant la Guerre froide (1952).
    https://www.reddit.com/r/MapPorn/comments/epdn4c/europe_from_moscowasia_from_irkutsk_time_magazine

    Cartographie et subjectivité chez #Alexander_von_Humboldt
    En scrutant minutieusement les différentes cartes réalisées par Alexander #von_Humboldt, on remarque certaines particularités, des mentions qui, à priori, n’auraient pas lieu de s’y trouver tant elles témoignent de la subjectivité de l’auteur.
    http://visionscarto.net/Humboldt-carto-subjective

    Le monde sens dessus dessous
    Un planisphère renversé montrant la Terre vue depuis l’hémisphère sud (à télécharger en haute résolution). Consulter la page des #projections cartographiques (http://cartonumerique.blogspot.com/p/projections-cartographiques.html) pour accéder à d’autres vues renversantes de la Terre.
    https://www.digitalcommonwealth.org/search/commonwealth:9s161j433

    Cartographie ultrapériphérique, et si on changeait de point de vue
    Une carte des territoires ultramarins vus depuis l’hémisphère sud.
    http://www.une-saison-en-guyane.com/extras/carte/carto-ultraperipherie-si-on-changeait-de-point-de-vue%e2%80%89

    Projections du futur
    Les projections du futur seront probablement centrées sur les océans, comme ces deux cartes du monde en projection Mercator oblique qui représentent les continents tout autour d’un océan unique.
    http://rightbasicbuilding.com/2019/09/09/the-world-maps-of-the-future

    Carte subjective de #Paris en 2050
    Cette carte imagine Paris en 2050, lorsque les effets du #réchauffement_climatique se seront durement faits ressentir... si rien n’est fait. Voir notre article de présentation : https://cartonumerique.blogspot.com/2019/02/carto-subjective-geo-prospective.html
    http://www.deuxdegres.net/projects/paris-2050
    #changement_climatique

    Utiliser des #SIG pour cartographier les #pratiques_spatiales
    Des recherches récentes montrent l’intérêt d’utiliser les données fournies par les #réseaux_sociaux pour les cartographier et mettre en évidence des comportements des individus dans l’espace.
    http://www.gislounge.com/using-gis-to-analyze-peoples-attitudes

    Cartographie collaborative
    L’objectif de ce site est de développer un ensemble d’usages pour aider à la dissémination des pratiques collaboratives en matière de cartographie, que ce soit pour le citoyen ou au sein de structures (associations, collectivités, milieu scolaire).
    http://cartographie-collaborative.eu

    #Mapquote
    Le projet collaboratif Mapquote prend la forme d’une #carte_interactive où chaque utilisateur peut déposer une #citation de #romans où il est question de cartes.
    http://neocarto.hypotheses.org/6502

    L’usage de Google Maps dans « #Netherland »
    Netherland est une belle réflexion désabusée sur les lieux et le déplacement, l’#espace et la #séparation, le fait de pouvoir être physiquement dans un lieu et mentalement dans un autre. Google Maps n’intervient que dans deux courts passages au début et à la fin du livre (source : Spacefiction)
    http://spacefiction.fr/2009/11/01/google-maps-enters-litteraturegoogle-maps-entre-dans-la-litterature

    #Hoodmaps
    Hoodmaps permet de créer des cartes participatives pour éviter les #pièges_à_touristes et fréquenter les quartiers branchés de la ville. La typologie est assez basique, voire un peu réductrice : entre les “hipsters”, les touristes, les étudiants, les “riches”, les “costards” et les “normaux”, mais permet de rapidement identifier les différents quartiers d’une ville.
    http://hoodmaps.com

    Apprendre sur le territoire en représentant son territoire
    Carte sensible élaborée par une classe de 1re ES qui montre la vision de leur lycée. A compléter par l’interview de Sophie Gaujal pour le Café pédagogique : L’approche sensible en cours de géographie, un ingrédient du bonheur ?
    http://hal.archives-ouvertes.fr

    Cartographie ton quartier
    Les cartes postales géocartographiques permettent d’articuler géographie spontanée et géographie raisonnée. Organisé par Sophie Gaujal, en partenariat avec le Café pédagogique, la Cité de l’architecture et l’IGN, le concours Cartographie ton quartier récompense les cartes postales cartographiques réalisées par des classes.
    http://blog.ac-versailles.fr/geophotographie

    Atelier de cartographie sensible (Ehess)
    La plateforme SIG de l’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales, met à disposition des ressources sur la cartographie sensible dans le cadre des ateliers Géomatique et humanités numériques qu’elle organise, notamment sur Gennevilliers.
    http://psig.huma-num.fr/cartes-sensibles

    #Cartes_mentales dans le nord de #Marseille
    Ce billet de #Jérémy_Garniaux relate un atelier « cartes mentales » mené à Marseille, dans les 14, 15 et 16e arrondissements, par une plate-forme culturelle hors-les-murs constituée de cinq structures culturelles du Nord de Marseille.
    http://www.mapper.fr/cartes-mentales-dans-le-nord-de-marseille

    Chicago HomeStories Project
    Le projet est né à #Chicago et commence à se diffuser dans le monde. Il s’agit d’encourager les citoyens par des #marches_civiques à en savoir plus sur leur quartier.
    http://www.nationalgeographic.org/projects/out-of-eden-walk/blogs/lab-talk/2021-04-chicago-homestories-goes-global

    Concours #cartographie_imaginaire
    Cartographier la ville de demain, son quartier dans le futur, son école ou son collège idéal...
    http://www.concourscarto.com/accueil-cci

    Concours de dessin de cartes du monde pour enfants
    Le concours #Barbara_Petchenik est un concours biennal de dessin de carte destiné aux enfants. Il a été créé par l’Association cartographique internationale en 1993 dans le but de promouvoir la représentation créative du monde sous forme graphique par les enfants.
    http://icaci.org/petchenik

    Lignes d’erre - Les cartes de #Fernand_Deligny
    Pendant des années, Deligny a dessiné et fait dessiner des cartes de ce qu’il appelle leurs #lignes_d’erre, soit les trajets « libres » des #enfants sur leur aire de séjour. Il a perçu, par l’observation, que les autistes avaient une autre façon d’être au monde, une autre manière d’incarner l’humain.
    http://culture.univ-lille1.fr/fileadmin/lna/lna60/lna60p34.pdf

    La carte sensible de #Boulogne-Billancourt
    Un projet pédagogique conduit par une équipe d’enseignants du lycée J. Prévert de Boulogne-Billancourt avec des classes de Seconde.
    http://www.cafepedagogique.net

    La "carte du Tendre" de #Nantes
    #Gwenaëlle_Imhoff et #Emilie_Arbey, professeures de français et d’histoire géographie au collège Gutenberg de Saint-Herblain ont amené leurs 4èmes à réaliser de nouvelles « Cartes du Tendre » à la manière de Madame de Scudéry pour inventer « une géographie nantaise de l’Amour ». Enjeu de ce travail créatif et collaboratif, visuel et oral : aider les élèves à s’approprier « l’espace urbain proche et pourtant trop souvent lointain ».
    http://www.cafepedagogique.net/lexpresso/Pages/2020/08/31082020Article637344555283464848.aspx
    http://www.pedagogie.ac-nantes.fr/lettres/continuite-pedgogique-et-numerique-en-lettres-carte-du-tendre-pr

    Cartographier l’#insécurité au collège
    Professeure d’histoire-géographie au collège Molière de Beaufort en Anjou, #Anaïs_Le_Thiec lance sa classe de 5ème dans une cartographie sensible du collège. Elle les invite à libérer leur parole via une #storymap.
    http://www.cafepedagogique.net/lexpresso/Pages/2019/10/18102019Article637069844590338061.aspx

    Dans ma ville on traîne
    Visite guidée et habitée par le rappeur #Orelsan, qui propose une description de la ville de #Caen. L’intérêt principal est de rappeler qu’un espace géographique, avant d’être un objet d’étude, reste surtout un lieu de vie que l’on habite. Le rappeur énumère ses souvenirs d’enfant, d’adolescent, d’étudiant. Ce faisant, il raconte SA ville. Il associe chaque action passée au lieu où elle s’est déroulée.
    http://lhistgeobox.blogspot.com/2020/10/dans-ma-ville-on-traine-visite-guidee.html

    Des lieux où l’on exprime ses sentiments
    Carte interactive des lieux où les étudiants ont déclaré avoir pleuré sur le campus de l’université de Waterloo aux Etats-Unis (avec les commentaires). Cela correspondrait-il aux bâtiments de sciences et de mathématiques ?
    http://www.reddit.com/r/dataisbeautiful/comments/l3t3xx/oc_an_interactive_map_of_where_students_have

    Psycho-géographie de la ville de #Gibellina
    Quand les artistes essaient de tromper les algorithmes de télédétection. C’est ce qu’a fait l’artiste #Burri avec une oeuvre d’art gigantesque couvrant les ruines de la vieille ville de Gibellina en Italie (à voir dans Google Maps)
    http://www.archdaily.com/958178/the-psycho-geography-of-the-cretto-di-burri

    Lyon-La Duchère 2030 : imaginer des scénarios prospectifs
    Ces #scénarios prospectifs sont proposés par des élèves de 2nde du Lycée La Martinière-Duchère concernant le projet d’aménagement urbain #Lyon-La Duchère 2030.
    http://canabae.enseigne.ac-lyon.fr/spip/spip.php?article1103

    #Cartographie_sonore du quartier de l’Union (#Lille - #Roubaix - #Tourcoing)
    Réalisé dans le cadre du projet de recherche Géographie et prospective piloté par l’IFE, cette expérimentation pédagogique a permis de découvrir par l’expérience spatiale un projet d’#aménagement_urbain d’envergure (son évolution, ses acteurs et ses enjeux) dans l’environnement proche des élèves, en privilégiant une géographie fondée sur l’expérience du terrain.
    http://ife.ens-lyon.fr/geo-et-prospective/projet/cartographie-sonore-du-quartier-de-lunion

    #Cartophonies
    Comment sonne le monde ? Le site « Cartophonies » a pour objectif d’explorer l’#expérience_sonore contemporaine et d’aider a les prendre en compte dans l’avenir et dans les projets de transformation. Il contribue à construire une connaissance des milieux habités, du vécu des espaces et des ambiances contemporaines, celles du passé proche comme celles du futur.
    http://www.cartophonies.fr
    #son

    Cartes et mise en récit des mobilités
    Dans le cadre d’une recherche doctorale, #Sylvie_Joublot-Ferré étudie les spatialités des adolescents en s’appuyant sur la cartographie de leurs déplacements quotidiens enregistrés sous forme de traces GPS et en analysant ces cartes comme des #récits_de_vie.
    http://www.researchgate.net
    http://www.radiobus.fm/episode/interview-de-sylvie-joublot-ferre-hepl

    Comment les enfants ont perdu le droit de se déplacer
    Carte montrant le territoire pratiqué pendant l’enfance sur quatre générations à #Sheffield.
    http://www.dailymail.co.uk/news/article-462091/How-children-lost-right-roam-generations.html

    Comment les jeunes géographes ressentent-ils le monde contemporain ?
    Un exercice de cartographie sensible proposé à des étudiants de master destinés à s’orienter vers le monde associatif donne un regard sur leurs représentations du monde. Environnement menacé, mobilités généralisées, et questionnements autour de la mondialisation émergent de ces cartes mentales, témoignant des inquiétudes d’une génération.
    http://geoconfluences.ens-lyon.fr/informations-scientifiques/a-la-une/carte-a-la-une/cartographie-emotions-monde-contemporain

    « Mais madame, je n’y suis jamais allé ! »
    Un #voyage_virtuel à #La_Réunion à travers la confection de #cartes_postales sensibles par des élèves de lycée professionnel. La #géographie_expérientielle ce n’est pas seulement du vécu, ce sont aussi (et surtout) des représentations (article extrait des Cahiers pédagogique, n° 559 "L’aventure de la géographie".
    http://www.cahiers-pedagogiques.com/Mais-madame-je-n-y-suis-jamais-alle

    Tour de la France par deux enfants (G. Bruno)
    Cet ouvrage constitue l’archétype du roman scolaire géographique. Réédité de nombreuses fois depuis sa sortie en 1877, l’ouvrage a connu un énorme succès (plus de 9 millions d’exemplaires), contribuant à façonner une image du territoire national.
    http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k5684551x

    Une géographie subjective à travers les romans d’aventure pour la jeunesse
    Aurélie Gille Comte-Sponville, Modernité et archaïsme des lieux dans les romans d’enquête et d’aventure pour la jeunesse pendant les Trente Glorieuses en France, thèse soutenue en 2016. L’importance des lieux correspond à la quête d’une #utopie de l’enfance éternelle, qui figerait non seulement les héros dans la perfection de leur âge, mais aussi les lieux, dans une forme d’uchronie idéalisée.
    http://www.theses.fr/2016ARTO0008

    Le #Londres des romans de #John_Le_Carré
    #Mike_Hall a été chargé de dessiner pour l’éditeur Penguin Books la carte des personnages, des lieux et des scènes de romans d’espionnage de John Le Carré.
    http://thisismikehall.com/smileyslondon

    La carte de la classe de khâgne
    Cartographie subjective de la classe khâgne par Gus (@ecsolius) : quand un khagneux dresse la carte symbolique d’une année en prépa littéraire
    http://twitter.com/ecsolius/status/1292071140047937536

    La carte des mathématiques
    La carte du "#Mathematistan" représente les rapports ambigus que l’on peut avoir les #mathématiques. Une région souvent inaccessible ?
    http://www.reddit.com/r/math/comments/2av79v/map_of_mathematistan_source_in_comments

    Cartographie de son appartement
    Géographie de mon appartement vu par Thibaut Sardier.
    http://twitter.com/tsardier/status/1326832393655816192

    Cartographie imaginaire du nourrisson
    @LittleBigData suit, en infographies et sur les réseaux sociaux, les tourments et les joies de #jeunes_parents (voir cette présentation). Le résultat est un cartographie imaginaire des premiers mois de la vie d’un enfant. Avec une magnifique carte de la première année extraite de l’ouvrage Le Bébégraphe publié par Claire Dealberto et Jules Grandin aux éditions Les Arènes en 2021.
    http://twitter.com/LittleBigData_/status/1263721598076555265

    Carte des #lieux_communs
    De "l’usine à gaz" au "terrain d’entente", @LaMineComics passe en revue tous nos lieux communs inspirés de métaphores géographiques.
    http://twitter.com/LaMineComics/status/1097068721846321152

    https://cartonumerique.blogspot.com/p/cartes-sensibles.html

    #cartographie_sensible #bibliographie #ressources_pédagogiques

    ping @visionscarto @odilon @reka

  • UK Deportations 2020: how BA, #Easyjet and other airlines collaborate with the border regime

    The Home Office’s deportation machine has slowed during the corona crisis, with hundreds of people released from detention. But a recent charter flight to Poland shows the motor is still ticking over. Will things just go “back to normal” as the lockdown lifts, or can anti-deportation campaigners push for a more radical shift? This report gives an updated overview of the UK deportation system and focuses in on the role of scheduled flights run by major airlines including: #BA, Easyjet, #Kenya_Airways, #Qatar_Airways, #Turkish_Airlines, #Ethiopian_Airlines, #Air_France, #Royal_Jordanian, and #Virgin.

    On 30 April, with UK airports largely deserted during the Covid-19 lockdown, a Titan Airways charter plane took off from Stansted airport deporting 35 people to Poland. This was just a few days after reports of charter flights in the other direction, as UK farmers hired planes to bring in Eastern European fruit-pickers.

    The Home Office’s deportation machine has slowed during the corona crisis. Hundreds of people have been released from detention centres, with detainee numbers dropping by 900 over the first four months of 2020. But the Poland flight signals that the Home Office motor is still ticking over. As in other areas, perhaps the big question now is whether things will simply go “back to normal” as the lockdown lifts. Or can anti-deportation campaigners use this window to push for a more radical shift?
    An overview of the UK’s deportation machine

    Last year, the UK Home Office deported over seven thousand people. While the numbers of people “removed” have been falling for several years, deportation remains at the heart of the government’s strategy (if that is the term) for “tackling illegal immigration”. It is the ultimate threat behind workplace and dawn raids, rough-sleeper round-ups, “right to rent” checks, reporting centre queues, and other repressive architecture of the UK Border Regime.

    This report gives an overview of the current state of UK deportations, focusing on scheduled flights run by major airlines. Our previous reports on UK deportations have mainly looked at charter flights: where the Home Office aims to fill up chartered planes to particular destinations, under heavy guard and typically at night from undisclosed locations. These have been a key focus for anti-deportation campaigners for a number of reasons including their obvious brutality, and their use as a weapon to stifle legal and direct resistance. However, the majority of deportations are on scheduled flights. Deportees are sitting – at the back handcuffed to private security “escorts” – amongst business or holiday travellers.

    These deportations cannot take place without extensive collaboration from businesses. The security guards are provided by outsourcing company Mitie. The tickets are booked by business travel multinational Carlson Wagonlit. The airlines themselves are household names, from British Airways to Easyjet. This report explains how the Home Office and its private sector collaborators work together as a “deportation machine” held together by a range of contractual relationships.

    Some acknowledgements

    Many individuals and campaign groups helped with information used in this report. In particular, Lesbians and Gays Support the Migrants shared their valuable research and legal advice, discussed below.

    We have produced this report in collaboration with the Air Deportation Project led by William Walters at the University of Carleton in Canada, funded by the Social Sciences and Humanities Research Council of Canada. Corporate Watch received funding from this project as a contribution for our work on this report.

    Names, numbers

    First a quick snapshot of deportation numbers, types and destinations. We also need to clear up some terminology.

    We will use the term “deportations” to refer to all cases where the Home Office moves someone out of the country under direct force (for scheduled flights, this usually means handcuffed to a security “escort”). In the Home Office’s own jargon, these are called “enforced returns”, and the word “deportation” is reserved for people ejected on “public policy” rather than “immigration” grounds – mostly Foreign National Offenders who have been convicted by criminal courts. The Home Office refers to deportations carried out under immigration law euphemistically, calling them “removals” or “returns”.i

    As well as “enforced returns”, there are also so-called “voluntary returns”. This means that there is no direct use of force – no guard, no leg or arm restraints. But the term “voluntary” is stretched. Many of these take place under threat of force: e.g., people are pressured to sign “voluntary return” agreements to avoid being forcibly deported, or as the only chance of being released from detention. In other cases, people may agree to “voluntary return” as the only escape route from a limbo of reporting controls, lack of rights to work or rent legally, or destitution threatened by “no recourse to public funds”.

    In 2019, the Home Office reported a total of 18,782 returns: 7,361 “enforced” and 11,421 “voluntary”.ii
    These figures include 5,110 “Foreign National Offenders” (27%). (The Home Office says the majority of these were enforced returns, although no precise figure is provided.)
    There is a notable trend of declining removals, both enforced and “voluntary”. For example, in 2015 there were 41,789 returns altogether, 13,690 enforced and 28,189 “voluntary”. Both enforced and voluntary figures have decreased every year since then.
    Another notable trend concerns the nationalities of deportees. Europeans make up an increasing proportion of enforced deportations. 3,498, or 48%, of all enforced returns in 2019 were EU citizens – and this does not include other heavily targeted non-EU European nationalities such as Albanians. In 2015, there were 3,848 EU enforced returns – a higher absolute figure, but only 28% of a much higher overall total. In contrast, EU nationals still make up a very small percentage of “voluntary” returns – there were only 107 EU “voluntary returns” in 2019.
    The top nationalities for enforced returns in 2019 were: Romania (18%), Albania (12%), Poland (9%), Brazil (8%) and Lithuania (6%). For voluntary returns they were: India (16%), China (9%), Pakistan (9%).

    We won’t present any analysis of these figures and trends here. The latest figures show continuing evidence of patterns we looked at in our book The UK Border Regime.iii One key point we made there was that, as the resources and physical force of the detention and deportation system are further diminished, the Border Regime is more than ever just a “spectacle” of immigration enforcement – a pose for media and key voter audiences, rather than a realistic attempt to control migration flows. We also looked at how the scapegoat groups targeted by this spectacle have shifted over recent decades – including, most recently, a new focus on European migration accompanying, or in fact anticipating, the Brexit debate.

    Deportation destinations

    Home Office Immigration Statistics also provide more detailed dataiv on the destinations people are “returned” to, which will be important when we come to look at routes and airline involvement. Note that, while there is a big overlap between destinations and nationalities, they are of course not the same thing. For example, many of those deported to France and other western European countries are “third country” removals of refugees under the Dublin agreement – in which governments can deport an asylum seeker where they have already been identified in another EU country.

    Here are the top 20 destinations for deportations in 2019 – by which, to repeat, we mean all enforced returns:

    It is worth comparing these figures with a similar table of top 20 deportation destinations in the last 10 years – between 2010 and 2019. This comparison shows very strongly the recent shift to targeting Europeans.

    The Home Office: who is targeted and how

    As we will see, the actual physical business of deporting people is outsourced to private companies. The state’s role remains giving the orders about who is targeted for arrest and detention, who is then released, and who is forced onto a plane. Here we’ll just take a very quick look at the decision-making structures at work on the government side. This is based on the much more detailed account in The UK Border Regime.

    The main state body responsible for immigration control in the UK is the Home Office, the equivalent of other countries’ Interior Ministries. In its current set-up, the Home Office has three divisions: Homeland Security, which runs security and intelligence services; Public Safety, which oversees the police and some other institutions; and Borders, Immigration and Citizenship. The last of these is further divided into three “directorates”: UK Visas and Immigration, which determines visa and asylum applications; Border Force, responsible for control at the frontiers; Immigration Enforcement, responsible for control within the national territory – including detention and deportations. Immigration Enforcement itself has an array of further departments and units. Regular restructuring and reshuffling of all these structures is known to bewilder immigration officers themselves, contributing to the Home Office’s notoriously low morale.v

    At the top of the tree is the Home Secretary (interior minister), supported by a more junior Immigration Minister. Along with the most senior civil servants and advisors, these ministers will be directly involved in setting top-level policies on deportations.

    For example, an enquiry led by then prisons and probation ombudsman Stephen Shaw into the Yarl’s Wood detention centre revolt in 2002 has given us some valuable insight into the development of modern Home Office deportation policy under the last Labour government. Then Home Secretary Jack Straw, working with civil servants including the Home Office permanent secretary Sir David Omand, introduced the first deportation targets we are aware of, in 2000. They agreed a plan to deport 12,000 people in 2000-1, rising to 30,000 people the next year, and eventually reaching 57,000 in 2003-4.vi

    Nearly two decades later, Home Secretary Amber Rudd was pushed to resign after a leak confirmed that the Home Office continued to operate a deportation targets policy, something of which she had denied knowledge.vii The 2017-18 target, revealed in a leaked letter to Rudd from Immigration Enforcement’s director general Hugh Ind, was for 12,800 enforced returns.viii

    As the figures discussed above show, recent austerity era Conservative governments are more modest than the last Labour government in their overall deportation targets, and have moved to target different groups. Jack Straw’s deportation programme was almost entirely focused on asylum seekers whose claims had been refused. This policy derived from what the Blair government saw as an urgent need to respond to media campaigns demonising asylum seekers. Twenty years on, asylum seekers now make up a minority of deportees, and have been overtaken by new media bogeymen including European migrants.

    In addition, recent Home Office policy has put more effort into promoting “voluntary” returns – largely for cost reasons, as security guards and detention are expensive. This was the official rationale behind Theresa May’s infamous “racist van” initiative, where advertising vans drove round migrant neighbourhoods parading “Go Home” slogans and a voluntary return hotline number.

    How do Home Office political targets translate into operations on the ground? We don’t know all the links, but can trace some main mechanisms. Enforced returns begin with arrests. One of the easiest ways to find potential deportees is to grab people as they walk in to sign at an Immigration Reporting Centre. 80,000 migrants in the UK are “subject to reporting requirements”, and all Reporting Centres include short-term holding cells.ix Other deportees are picked up during immigration raids – such as daytime and evening raids on workplaces, or dawn raids to catch “immigration offenders” in their beds.x

    Both reporting centre caseworkers and Immigration Compliance and Enforcement (ICE) raid squads are issued with targets and incentives to gather deportees. An Independent Chief Inspector of Borders and Immigration (ICIBI) report from 2017 explains how reporting centre staff work specifically to deportation targets. The inspector also tells us how:

    Staff at the London Reporting Centres worked on the basis that to meet their removal targets they needed to detain twice the number of individuals, as around half of those detained would later raise a barrier to removal and be released from detention.

    ICE raid teams are set monthly priorities by national and regional commanders, which may include targeting specific nationalities for deportation. For example, the Home Office has repeatedly denied that it sets nationality targets in order to fill up charter flights to particular destinations – but this practice was explicitly confirmed by an internal document from 2014 (an audit report from the director of Harmondsworth detention centre) obtained by Corporate Watch following a Freedom of Information legal battle.xi

    Day-to-day deportation and detention decisions are overseen by a central unit called the National Removals Command (NRC). For example, after ICE raid officers make arrests they must call NRC to authorise individuals’ detention. This decision is made on the basis of any specific current targets, and otherwise on general “removability”.

    “Removability” means the chance of successfully getting their “subject” onto a plane without being blocked by lack of travel documents, legal challenges and appeals, or other obstacles. For example, nationals of countries with whom the UK has a formal deportation agreement are, all other things being equal, highly removable. This includes the countries with which the UK has set up regular charter flight routes – including Albania, Pakistan, Nigeria and Ghana, and more recently Jamaica and a number of EU countries. On the other extreme, some nationalities such as Iranians present a problem as their governments refuse to accept deportees.

    The Home Office: “arranging removal” procedure

    A Home Office document called “Arranging Removal” sets out the steps Immigration Enforcement caseworkers need to take to steer their “subject” from arrest to flight.xii

    On the one hand, they are under pressure from penny-pinching bosses keen to get the job done as quick and cheap as possible. On the other, they have to be careful not to make any mistakes deportees’ lawyers could use to get flights cancelled. Immigration Officers have the legal power to order deportations without the need for any court decision – however, many deportations are blocked on appeal to courts.

    Here are some of the main steps involved:

    Removability assessment. The caseworker needs to assess that: there are no “casework barriers” – e.g., an ongoing asylum claim or appeal that would lead to the deportation being stopped by a court; the detainee is medically “fit to fly”; any family separation is authorised correctly; the detainee has a valid travel document.
    Travel Document. If there is no valid travel document, the caseworker can try to obtain an “emergency travel document” through various routes.
    Executive approval. If all these criteria are met, the caseworker gets authorisation from a senior office to issue Removal Directions (RD) paperwork.
    Risk Assessment. Once the deportation is agreed, the caseworker needs to assess risks that might present themselves on the day of the flight – such as medical conditions, the likelihood of detainee resistance and of public protest. At this point escorts and/or medics are requested. A version of this risk assessment is sent to the airline – but without case details or medical history.xiii
    Flight booking. The caseworker must first contact the Airline Ticketing Team who grant access to an online portal called the Electronic Removal Form (ERF). This portal is run by the Home Office’s flight booking contractor Carlson Wagonlit (see below). Tickets are booked for escorts and any medics as well as the deportee. There are different options including “lowest cost” non-refundable fares, or “fully refundable” – the caseworker here should assess how likely the deportation is to be cancelled. One of the options allows the caseworker to choose a specific airline.
    Notice of removal. Finally, the deportee must be served with a Removal Directions (RD) document that includes notification of the deportation destination and date. This usually also includes the flight number. The deportee must be given sufficient notice: for people already in detention this is standardly 72 hours, including two working days, although longer periods apply in some situations.

    In 2015 the Home Office brought in a new policy of issuing only “removal window” notification in many cases – this didn’t specify the date but only a wide timeframe. The window policy was successfully challenged in the courts in March 2019 and is currently suspended.

    #Carlson_Wagonlit

    The electronic booking system is run by a private company, #Carlson_Wagonlit_Travel (#CWT). CWT is also in charge of contracting charter flights.

    Carlson Wagonlit has been the Home Office’s deportation travel agent since 2004, with the contract renewed twice since then. Its current seven year contract, worth £5.7 million, began in November 2017 and will last until October 2024 (assuming the two year extension period is taken up after an initial five years). The Home Office estimated in the contract announcement that it will spend £200 million on deportation tickets and charters over that seven year period.xiv

    Carlson is a global #business travel services company, i.e., a large scale travel agent and booker for companies and government agencies. Its official head office is in France, but it is 100% owned by US conglomerate #Carlson_Companies Inc. It claims to be active in more than 150 countries.

    A report on “outsourced contracts” by the Independent Chief Inspector of Borders and Immigration gives us some information on CWT’s previous (2010-17) contract.xv This is unlikely to be substantially changed in the new version, although deportation numbers have reduced since then. The contract involved:

    management of charter flights and ticketing provision for scheduled flights for migrants subject to enforced removal and escorts, where required, and the management of relationships with carriers to maintain and expand available routes. […] Annually, CWT processed approximately 21,000 booking requests from Home Office caseworkers for tickets for enforced removals. Some booking requests were for multiple travellers and/or more than one flight and might involve several transactions. CWT also managed flight rescheduling, cancellations and refunds. The volume of transactions processed varied from 5,000 to 8,000 per month.

    The inspection report notes the value of CWT’s service to the Home Office through using its worldwide contacts to facilitate deportations:

    Both Home Office and CWT managers noted that CWT’s position as a major travel operator had enabled it to negotiate favourable deals with airlines and, over the life of the contract to increase the range of routes available for enforced removals. (Para 5.10).

    The airlines: regular deportation collaborators

    We saw above that Home Office caseworkers book flight tickets through an online portal set up and managed by Carlson Wagonlit Travel. We also saw how CWT is praised by Home Office managers for its strong relationships with airlines, and ability to negotiate favourable deals.

    For charter flight deportations, we know that CWT has developed a particular relationship with one charter company called Titan Airways. We have looked at Titan in our previous reports on charter flight deportations.

    Does the Home Office also have specific preferred airline partners for scheduled flights? Unfortunately, this isn’t an easy question to answer. Under government procurement rules, the Home Office is required to provide information on contracts it signs – thus, for example, we have at least a redacted version of the contract with CWT. But as all its airline bookings go through the intermediary of CWT, there are no such contracts available. Claiming “commercial confidentiality”, the Home Office has repeatedly information requests on its airline deals. (We will look in a bit more depth at this issue in the annex.)

    As a result, we have no centrally-gathered aggregate data on airline involvement. Our information comes from individual witnesses: deportees themselves; their lawyers and supporters; fellow passengers, and plane crew. Lawyers and support groups involved in deportation casework are a particularly helpful reference, as they may know about multiple deportation cases.

    For this report, we spoke to more than a dozen immigration lawyers and caseworkers to ask which airlines their clients had been booked on. We also spoke to anti-deportation campaign groups including Lesbians and Gays Support the Migrants, who have run recent campaigns calling on airlines to refuse to fly deportees; and to the trade union Unite, who represent flight crew workers. We also looked at media reports of deportation flights that identify airlines.

    These sources name a large number of airlines, and some names come up repeatedly. British Airways is top of the list. We list a few more prominent collaborators below: Easyjet, Kenya Airways, Ethiopian Airlines, Qatar Airways, Turkish Airlines, Royal Jordanian. Virgin Airlines is the only company to have publicly announced it has stopped carrying deportees from the UK – although there have been some questions over whether it is keeping this promise.

    However, the information we have does not allow us to determine the exact nature of the relationship with these airlines. How many airlines appear in the CWT booking system – what determines which ones are included? Does CWT have a preferential arrangement with BA or other frequent deportation airlines? Does the Home Office itself have any direct interaction with these airlines’ management? How many airlines are not included in the CWT booking system because they have refused to carry deportees?

    For now, we have to leave these as open questions.

    British Airways

    We have numerous reports of British Airways flying deportees to destinations worldwide – including African and Caribbean destinations, amongst others. Cabin crew representatives in Unite the Union identify British Airways as the main airline they say is involved in deportation flights.

    The airline has long been a key Home Office collaborator. Back in 2003, at the height of the Labour government’s push to escalate deportations, the “escort” security contractor was a company called Loss Prevention International. In evidence to a report by the House of Commons home affairs committee, its chief executive Tom Davies complained that many airlines at this point were refusing to fly deportees. But he singled out BA as the notable exception, saying: “if it were not for […] the support we get from British Airways, the number of scheduled flight removals that we would achieve out of this country would be virtually nil”.xvi

    In 2010, British Airways’ role was highlighted when Jimmy Mubenga was killed by G4S “escorts” on BA flight 77 from Heathrow to Angola.

    Since 2018, there has been an active calling on BA to stop its collaboration. The profile of this issue was raised after BA sponsored Brighton Pride in May 2018 – whilst being involved in deportations of lesbian and gay migrants to African countries where their lives were in danger. After winning a promise from Virgin Airways to cease involvement in deportations (see below), the group Lesbians and Gays Support the Migrants (LGSM) have made BA the main target for their anti-deportation campaigning.

    The campaign has also now been supported by BA cabin crew organised in the union Unite. In December 2019 Unite cabin crew branches passed a motion against airline scheduled flight deportations.xvii

    Kenya Airways

    We have numerous reports from caseworkers and campaigners of Kenya Airways flying deportees to destinations in Africa.

    The typical route is a flight from Heathrow to Nairobi, followed by a second onward flight. People deported using this route have included refugees from Sudan and Somalia.

    Easyjet

    We have numerous reports of Easyjet flying deportees to European destinations. Easyjet appears to be a favoured airline for deportations to Eastern European countries, and also for “third country” returns to countries including Italy and Germany. While most UK scheduled deportations are carried out from Heathrow and Gatwick, we have also seen accounts of Easyjet deportations from Luton.

    Qatar Airways

    We have numerous reports of Qatar Airways carrying deportees to destinations in the Middle East, Asia and Africa. Qatar Airways has carried deportees to Iraq, according to the International Federation of Iraqi Refugees (IFIR), and also to Sudan. (In March 2019 the airline suspended its Sudan route, but this appears to have been restarted – the company website currently advertises flights to Khartoum in April 2020.xviii) Other destinations include Pakistan, Bangladesh, China, Thailand, the Philippines, and Uganda. The typical route is from Heathrow via Doha.

    Turkish Airlines

    We have numerous reports of Turkish Airlines carrying deportees. The typical route is Heathrow or Gatwick to Istanbul, then an onward flight to further destinations including Iraq and Afghanistan. According to the International Federation of Iraqi Refugees (IFIR), Turkish Airlines has been one of the main companies involved in deportations to Iraq. A media report from June 2019 also mentions Turkish Airlines carrying someone being deported to Somalia via Istanbul.xix In August 2017, a Turkish Airlines pilot notably refused to fly an Afghani refugee from Heathrow to Istanbul, en route to Kabul, after being approached by campaigners – but this does not reflect general company policy.xx

    Ethiopian Airlines

    We have reports of this airline deporting people to Ethiopia and other African countries, including Sudan. Flights are from Heathrow to Addis Ababa. In April 2018, high-profile Yarl’s Wood hunger striker Opelo Kgari was booked on an Ethiopian flight to Addis Ababa en route to Botswana.

    Air France

    Air France are well-known for carrying deportees from France, and have been a major target for campaigning by anti-deportation activists there. We also have several reports of them carrying deportees from the UK, on flights from Heathrow via Paris.

    Royal Jordanian

    According to IFIR, Royal Jordanian has been involved in deportations to Iraq.

    Virgin Airlines

    In June 2018, Virgin announced that it had ceased taking bookings for deportation flights. Virgin had previously been a regular carrier for deportations to Jamaica and to Nigeria. (NB: Nigeria is often used as a deportation transit hub from where people are subsequently removed to other African countries.) The announcement came after the Windrush scandal led to the Home Office apparently suspending deportations to the Caribbean, and following campaigning by Lesbians and Gays Support the Migrants (LGSM) – although Virgin claimed it had made the decision before being contacted by the campaign. A Virgin statement said:

    we made the decision to end all involuntary deportations on our network, and have already informed the Home Office. We believe this decision is in the best interest of our customers and people, and is in keeping with our values as a company.xxi

    But there are doubts over just how much Virgin’s promise is worth. According to a report by The Independent:

    The airline had agreed to deport a man to Nigeria […] a day after announcing the decision. The only reason he wasn’t removed was because the Home Office agreed to consider new representations following legal intervention.xxii

    Do airlines have a choice?

    In response to its critics, British Airways has consistently given the same reply: it has no choice but to cooperate with the Home Office. According to an August 2018 article in The Guardian, BA says that it has “a legal duty under the Immigration Act 1971 to remove individuals when asked to do so by the Home Office.” A company spokesperson is quoted saying:

    Not fulfilling this obligation amounts to breaking the law. We are not given any personal information about the individual being deported, including their sexuality or why they are being deported. The process we follow is a full risk assessment with the Home Office, which considers the safety of the individual, our customers and crew on the flight.xxiii

    The last parts of this answer fit the process we looked at above. When booking the flight, the Home Office caseworker sends the airline a form called an Airline Risk Report (ARA) which alerts it to risk issues, and specifies why escorts or medics are needed – including an assessment of the likelihood of resistance. But no information should be shared on the deportee’s medical issues or immigration case and reasons for deportation.

    But is it true that an airline would be breaking the law if it refused a booking? Lesbians and Gays Support the Migrants have shared with us a legal opinion they received from law firm Duncan Lewis on this issue. We summarise the main points here.

    The law in question is the Immigration Act 1971, Section 27(1)(b)(iii). This states that, when issued the correct legal order by the Home Office, the “owner or agent of a ship or aircraft” must “make arrangements for or in connection with the removal of a person from the United Kingdom when required to do so [by appropriate Removal Directions]”. It is an offence to fail to do so “without reasonable excuse”.

    The offence is punishable by a fine, and potentially a prison sentence of up to six months. As a minor “summary only” offence, any case would be heard by a magistrates’ court rather than a jury.

    In fact many airline captains have refused to carry deportees – as we will see in the next section. But there are no recorded cases of anyone ever being prosecuted for refusing. As with many areas of UK immigration law, there is simply no “case law” on this question.

    If a case ever does come to court, it might turn on that clause about a “reasonable excuse”. The legal opinion explains that the airline might argue they refused to carry a deportee because doing so would present a risk to the aircraft or passengers, for example if there is resistance or protest. A court might well conclude this was “reasonable”.

    On the other hand, the “reasonable excuse” defence could be harder to apply for an airline that took a principled stand to refuse all deportations as a general rule, whether or not there is disruption.

    Again, though, all this is hypothetical as the Home Office has never actually prosecuted anyone. Virgin Airlines, the first company to have publicly stated that it will not fly deportees from the UK, so far has not faced any legal comeback. As reported in the press, a Virgin spokesperson explained the company’s position like this:

    We’ve made the decision to end all involuntary deportations on our network, and have informed the Home Office. We always comply with the law and would continue to comply with legislation; however, we have ended our contractual agreement to carry involuntary deportees.xxiv

    Due to our lack of information on Home Office agreements with airlines, it’s hard to assess exactly what this means. Possibly, Virgin previously had an outstanding deal with the Home Office and Carlson Wagonlit where their tickets came up on the CWT booking portal and were available for caseworkers, and this has now ended. If the Home Office insisted on contacting them and booking a ticket regardless, they might then be pushed to “comply with the law”.

    Above we saw that, according to evidence referred to in a report of the House of Commons home affairs select committee, in 2003 the majority of airlines actually refused to carry deportees, leaving the Home Office to depend almost exclusively on British Airways. Even in this context there were no prosecutions of airlines.

    This is not an uncommon situation across UK immigration law: much of it has never come to court. For example, as we have discussed in reports on immigration raids, there have been no legal cases testing many of the powers of ICE raid squads. To give another example, on numerous occasions campaigners have obstructed buses taking detainees to charter flights without any prosecution – the Stansted 15 trial of protestors blocking a plane inside the airport was the first high-profile legal case following an anti-deportation action.

    Even if the government has a legal case for prosecuting airlines, this could be a highly controversial move politically. The Home Office generally prefers not to expose the violence of its immigration enforcement activities to the challenge of a public legal hearing.

    Resistance

    We want to conclude this report on an upbeat note. Deportations, and scheduled airline flights in particular, are a major site of struggle. Resistance is not just possible but widespread and often victorious. Thousands of people have managed to successfully stop their “removals” through various means, including the following:

    Legal challenges: a large number of flights are stopped because of court appeals and injunctions.
    Public campaigning: there is a strong tradition of anti-deportation campaigning in the UK, usually supporting individuals with media-focused and political activity. Common tactics include: media articles highlighting the individual’s case; enlisting MPs and appealing to ministers; petitions, letters of support; mass phone calls, emails, etc., to airlines; demos or leafletting at the airport targeting air crew and passengers.
    Solidarity action by passengers: in some high-profile cases, passengers have refused to take their seats until deportees are removed. This creates a safety situation for the airline which may often lead to the pilot ordering escorts to remove their prisoner.
    Direct action by detainees: many detainees have been able to get off flights by putting up a struggle. This may involve, for example: physically resisting escorts; taking off clothes; shouting and appealing to passengers and air crew for help. Unless the deportee is extremely strong physically, the balance of force is with the escorts – and sometimes this can be lethal, as in the case of Jimmy Mubenga. However, pilots may often order deportees off their plane in the case of disruption.

    There are many reports of successful resistance using one or more of these tactics. And we can also get some glimpses of their overall power from a few pieces of aggregate information.

    In a 2016 report, the Independent Chief Inspector of Borders and Immigration revealed one telling figure. Looking at the figures for six months over 2014-15, he found that “on average 2.5 tickets were issued for each individual successfully removed.”xxv Some of this can be put down to the notorious inefficiency of Home Office systems: the Inspection report looks at several kinds of coordination failures between Home Office caseworkers, the escort contractor (at that point a subsidiary of Capita), and Carlson Wagonlit.

    But this is not the biggest factor. In fact, the same report breaks down the reasons for cancellation for a sample of 136 tickets. 51% of the sampled cancellations were the result of legal challenges. 18% were because of “disruptive or non-compliant behaviour”. 2% (i.e., three cases) were ascribed to “airline refusal to carry”.

    Where there is resistance, there is also reaction. As we have discussed in previous reports, one of the main reasons prompting the development of charter flights was to counter resistance by isolating deportees from passengers and supporters. This was very clearly put in 2009 by David Wood, then strategic director of the UK Border Agency (Home Office), who explained that the charter flight programme is:

    “a response to the fact that some of those being deported realised that if they made a big enough fuss at the airport – if they took off their clothes, for instance, or started biting and spitting – they could delay the process. We found that pilots would then refuse to take the person on the grounds that other passengers would object.”xxvi

    For both deportees and supporters, charter flights are much harder to resist. But they are also very expensive; require specific diplomatic agreements with destination countries; and in some cases (Iraq, Afghanistan and Sri Lanka) have been blocked by legal and political means.xxvii The Home Office cannot avoid the use of scheduled flights for the majority of deportations, and it will continue to face resistance.

    –—
    Annex: issues with accessing airline information

    We will expand a bit here on the issues around obtaining information on the Home Office’s relationships with airlines.

    Under UK and EU public sector procurement rules, central government departments are obliged to publish announcements of all contracts valued over £10,000, including on the contractsfinder website. However, there is no publicly available information on any contracts between the Home Office and specific airlines. This is legally justifiable if the Home Office has no direct contractual agreements with airlines. It has a signed contract with Carlson Wagonlit Travel (CWT), which is published in a redacted form; and CWT then makes arrangements with airlines on a per-ticket basis.

    The Home Office certainly has knowledge of all the tickets booked on its behalf by CWT – indeed, they are booked by its own employees through the CWT maintained portal. And so it certainly knows all the airlines working for it. But it has refused all requests for this information, using the excuse of “commercial confidentiality”.

    There have been numerous attempts to request information on deportation airlines using the Freedom of Information Act.xxviii All have been refused on similar grounds. To give one standard example, in December 2018 A. Liberadzki requested statistics for numbers of removals carried out by British Airways and other scheduled airlines. The response confirmed “that the Home Office holds the information that you have requested.” However, it argued that:

    “we have decided that the information is exempt from disclosure under sections 31(1)e and 43(2) of the FOIA. These provide that information can be withheld if its disclosure would have a detrimental effect on the Home Office and its ability to operate effective immigration controls by carrying out removals or would, or would be likely to, prejudice the commercial interests of any persons (including the public authority holding it).”

    In April 2019 Kate Osamor MP put similar questions to the Home Secretary in parliament.xxix She received the same reply to all her questions:

    “The Home Office does not disclose the details or values of its commercial contracts. Doing so could discourage companies from dealing with the Home Office.”

    Of course this answer is blatantly false – as we just saw, the Home Office is legally obliged to disclose values of commercial contracts over £10,000.

    https://corporatewatch.org/uk-deportations-2020-how-ba-easyjet-and-other-airlines-collaborate-w

    #rapport #corporate_watch #compagnies_aériennes #British_Airways #avions #renvois #expulsions #asile #migrations #déboutés #sans-papiers #UK #Home_Office #résistance #Jimmy_Mubenga

    ping @isskein @karine4 @reka

  • Journée internationale de lutte contre la 5G du 6 juin
    http://stop5g.be/fr/lettre/20200604.htm

    Le collectif stop5G.be vous propose deux actions dans le cadre de la 3e journée internationale de mobilisation pour l’arrêt du déploiement de la 5G. 1) Action devant la Bourse de Bruxelles La société industrielle nous entasse. Les discours idolâtres de la technologie irriguent les programmes politiques, laissant les marchands du futur connecté nous voler même le ciel étoilé ! Pourtant, les trajectoires techno-scientifiques qui nous sont imposées apparaissent comme des sources de plus en (...)

    #Alibaba #Huawei #Proximus #SpaceX #Tesla #Virgin #domotique #écologie #technologisme #GAFAM (...)

    ##lutte

    • Je suis blanche. Je sors tous les jours de chez moi sans prendre mes papiers. Les gens comme moi c’est la carte bleue qu’on remonte chercher quand on l’a oubliée. La ville me dit tu es ici chez toi. Une blanche comme moi hors pandémie circule dans cette ville sans même remarquer où sont les policiers.

      Des fois, je dis la même chose en rigolant, jaune quand même, mais la vérité, c’est que je ne me souviens pas avoir été arrêté pour un contrôle d’identité...

      #Virginie_Despentes #Adama_Traoré

    • Bien visé, oui, police et France racistes. Mais « ... je ne me souviens pas avoir jamais vu un homme noir ministre. », c’est du bien trop vite dit (Monnerville, Yamgnane, Bambuck, Pau-Langevin, Désir, Taubira, Yade, Fessel, NDiaye) qui fragilise le point de vue. Je préfère "Ces jeunes savent ce qu’ils disent quand ils disent si tu es noir ou arabe la police te fait peur : ils disent la vérité. Ils disent la vérité et ils demandent la justice. "

      Une critique de la notion de #privilège
      https://seenthis.net/messages/815542#message858214

    • Cela dit, circuler tranquillement dans la ville est essentiellement un privilège d’homme blanc riche (ou présentant des signes extérieurs d’aisance et d’intégration) dans « la force de l’âge ».

      Une femme blanche n’a pas besoin de ses papiers, mais elle doit penser à s’habiller sobrement, à avoir des chaussures qui n’entravent pas la fuite, un sac solide, etc.
      Une femme jeune consommable pensera à avoir des écouteurs ou un casque pour ne pas entendre les remarques des hommes croisés.

      Mais oui, la peur du flic est essentiellement un problème de n’être pas blanc.
      Balkani, par exemple, n’a pas peur de la police, alors qu’il devrait.

    • En France on n’est pas raciste mais quand on a annoncé que le taux de mortalité en Seine Saint Denis était de 60 fois supérieur à la moyenne nationale, non seulement on n’en a eu un peu rien à foutre mais on s’est permis de dire entre nous « c’est parce qu’ils se confinent mal ».

      Sur les ministres noirs, c’était pas loin d’être vrai (une vérité politique, avec les simplifications que cela peut supposer) mais là, le début de cette phrase qui veut pointer un fait tout à fait significatif n’est pas sérieux du tout. Dommage.

  • Confederate Monuments Are Now Coming Down All Over the South

    Over the last twelve hours, three statues associated with the Confederacy have been removed as protesters continue to demonstrate against police brutality and racial inequality.

    As residents in more than 40 cities have taken to the streets over the last week to engage in both peaceful and destructive protests over the police killing of George Floyd, some have turned their focus on one particular historical wound: Confederate monuments.

    Monday evening, in three Southern states—Florida, Alabama, and Virginia—protesters toppled graffiti-covered statues celebrating the former Confederate government that fought to uphold the institution of slavery, as crowds cheered.

    “With the recent death of many of those across this nation, we say enough is enough. We are done dying, and we’re done being reminded,” William Barnes, president of the Birmingham Urban League, said in a statement calling for an Alabama monument’s removal. “We’re done being reminded of the atrocities against African Americans.”


    https://twitter.com/DrewWilderTV/status/1267797698222096389?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E12

    On Monday night, a statue of Confederate General Robert E. Lee was toppled from its pedestal in front of his namesake high school in Montgomery, Alabama. As the figure fell, a small crowd cheered and honked before briefly singing: “Hey, he-ey, goodbye.”

    The Montgomery Police Department said multiple people had been arrested in the incident, which occurred on a state holiday commemorating President of the Confederate States Jefferson Davis, but declined to provide any additional details. The Monday holiday is one of three in Alabama that celebrate the Confederacy.

    “The statue was damaged and there are suspects in custody. Charges are pending,” Montgomery Police Captain Saba Coleman said.

    In Birmingham, demonstrators attempted to take down a Confederate Soldiers and Sailors monument on Sunday evening—a 115-year-old statue that has been at the center of a legal fight between the city and the state attorney general’s office.

    “It used to be a sore. It’s cancer. It’s eating away at the community,” Jefferson County Commissioner Sheila Tyson said Monday during a press conference demanding its removal, adding that it represented hundreds of years of torment. “We cannot grow, we cannot expand with this monster wings over us, choking us, and it’s got to leave.”

    While protesters were unsuccessful in toppling the 52-foot-tall statue, some residents tore down the monument of Charles Linn, one of Birmingham’s founders and a former Confederate Navy officer, that was also in the park. Two other statues on either side of the Confederate memorial—the Spirit of the American Doughboy and the memorial to Spanish American War Veterans—were also defaced with graffiti.

    At around 9 p.m. on Monday, Birmingham Mayor Randall Woodfin stepped in to finish the job protesters started, vowing to remove the Confederate Soldiers and Sailors monument that has stood in Linn Park since 1905.

    “In order to prevent more civil unrest, it is very imperative that we remove this statue,” Woodfin told the Birmingham News. As of Monday evening, demolition crews had already started to dismantle the monument.

    In Florida, a bust of Lee that sat on a pedestal in downtown Fort Myers was removed at the request of Sons of Confederate Veterans, according to the Orlando Sentinel. On Monday evening, protesters were seen surrounding the pedestal—that did not include the bust of the Civil War general—during a protest for Floyd.

    The United Daughters of the Confederacy also took preemptive measures in Alexandria, Virginia, on Tuesday morning, removing the Appomattox statue that has stood in the middle of Old Town since 1889. The bronze statue, which commemorated Confederate soldiers from the area, has been relocated to an undisclosed location amid the ongoing protests and the statue’s pillar will also be removed to avoid any damage.

    “Alexandria, like all great cities, is constantly changing and evolving,” Alexandria Mayor Justin Wilson said on Twitter Tuesday.

    Wilson later told Washingtonian magazine the city has been in discussions with the United Daughters of the Confederacy for some time about removing the statue, but decided to accelerate the process on Monday evening to “ensure there was no drama about it. We did not want to see a repeat of Charlottesville or anything else.”

    The United Daughters of the Confederacy did not immediately return The Daily Beast’s request for comment.

    The push toward eradicating old tributes to the Confederacy has sped up over the last week in several other states. In Richmond, a Robert E. Lee memorial was covered in graffiti Saturday night—as was a Stonewall Jackson statue. Several miles away, the headquarters of the United Daughters of the Confederacy was similarly vandalized with the phrases “police are creepy” and fuck racists” before it was set on fire, according to the Richmond Times-Dispatch.

    The Confederate Defenders statue in Charleston, South Carolina, was also spray painted, the Post and Courier reported. And in North Carolina, a crowd set fire to the Market House in Fayetteville. The National Historic Landmark constructed in 1832 was used as a town hall and a slave market.


    https://twitter.com/DavisABC11/status/1266890829060345862?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E12

    The protests raging across the nation all center around George Floyd, who died May 25 after Minneapolis police officer Derek Chauvin pressed his knee to the 46-year-old’s neck for more than eight minutes.

    While the county autopsy reports that Floyd died of cardiac arrest and had underlying health issues, an independent report commissioned by his family states that the 46-year-old was in good health and died of strangulation from pressure to his back and neck.

    After a national outcry, the four officers involved in the incident were fired and Chauvin was charged with third-degree murder and second-degree manslaughter. Protesters are now demanding the other three officers be charged for what some are calling a “legalized lynching.”

    https://www.thedailybeast.com/confederate-monuments-are-coming-down-all-over-the-south-as-george-fl

    #monuments #mémoire #colonialisme #colonisation #USA #Etats-Unis #statue #BlackLivesMatter #black_lives_matter #histoire #confédération #destruction #résistance #George_Floyd #Floride #Alabama #Virginia #Robert_Lee #Jefferson_Davis #Charles_Linn #Birmingham #Montgomery #Spirit_of_the_American_Doughboy #Spanish_American_War_Veterans #Confederate_Soldiers_and_Sailors_monument #Linn_Park #Fort_Myers #Appomattox_statue #Richmond #Stonewall_Jackson #graffiti #Confederate_Defenders_statue #toponymie #toponymie_politique #Charleston #Fayetteville #National_Historic_Landmark

    ping @reka @karine4 @cede @isskein

  • « La pandémie n’est pas une vengeance de la Terre, c’est le résultat de notre rapport à la nature »
    https://www.bastamag.net/covid-vengeance-de-la-nature-biodiversite-pathogenes-surconsommation-speci

    Le nouveau virus, issu d’un contact entre l’humain et l’animal, pose la question de notre rapport au monde vivant. La philosophe Virginie Maris s’intéresse depuis longtemps à ces sujets : dans un livre passionnant, La Part sauvage du Monde (Seuil, 2018), elle interroge les voies d’une possible cohabitation entre humains et non-humains, en rappelant qu’il faut pour cela « restreindre notre territoire ». Première partie de cet entretien. Basta ! : Une certaine interprétation de la crise du Covid-19 (...) #Décrypter

    / A la une, #Entretiens, Biodiversité, #Capitalisme, #Sciences

    #Biodiversité

    • La Part sauvage du monde. Penser la nature dans l’Anthropocène

      En déclarant la mort de la nature, nombreux sont ceux qui voient dans l’Anthropocène l’opportunité de prendre enfin les commandes d’un système-terre entièrement modelé par les humains.
      À rebours de cet appel au pilotage global, Virginie Maris réhabilite l’idée de nature et défend la préservation du monde sauvage. Elle revisite pour cela les attributs de la nature que les fantasmes prométhéens du contrôle total s’appliquent à nier : son extériorité, en repensant la frontière entre nature et culture ; son altérité, en reconnaissant la façon dont les non-humains constituent leurs mondes tout comme nous constituons le nôtre ; et enfin son autonomie, en se donnant les moyens de respecter et de valoriser ces mondes multiples.
      L’auteure invite à remettre au cœur de la réflexion sur la crise environnementale la nécessité de limiter l’emprise humaine sur la planète, en redonnant toute sa place au respect de cette nature indocile qui peuple nos paysages, nos imaginaires, et qui constitue finalement l’autre face de notre humanité.


      https://www.seuil.com/ouvrage/la-part-sauvage-du-monde-virginie-maris/9782021332544

      #Virginie_Maris #livre

  • EU: Abfall kreisen lassen statt wegwerfen | DW | 11.03.2020
    https://diasp.eu/p/10575234

    EU: Abfall kreisen lassen statt wegwerfen | DW | 11.03.2020

    Weniger Müll, mehr Wiederverwendung: EU-Umweltkommissar Virginijus Sinkevicius fordert die Wirtschaft auf, mit ihren Produkten nachhaltiger umzugehen. Verbraucher sollen neue Rechte bekommen. Aus Brüssel Bernd Riegert. EU: Abfall kreisen lassen statt wegwerfen | DW | 11.03.2020 #EU #EU-Kommission #VirginijusSinkevicius #Müll #Recycling #Kreislauf #Wirtschaft

  • Césars : « Désormais on se lève et on se barre » | Virginie Despentes
    https://www.liberation.fr/debats/2020/03/01/cesars-desormais-on-se-leve-et-on-se-barre_1780212

    Je vais commencer comme ça : soyez rassurés, les puissants, les boss, les chefs, les gros bonnets : ça fait mal. On a beau le savoir, on a beau vous connaître, on a beau l’avoir pris des dizaines de fois votre gros pouvoir en travers de la gueule, ça fait toujours aussi mal. Tout ce week-end à vous écouter geindre et chialer, vous plaindre de ce qu’on vous oblige à passer vos lois à coups de 49.3 et qu’on ne vous laisse pas célébrer Polanski tranquilles et que ça vous gâche la fête mais derrière vos jérémiades, ne vous en faites pas : on vous entend jouir de ce que vous êtes les vrais patrons, les gros caïds, et le message passe cinq sur cinq : cette notion de consentement, vous ne comptez pas la laisser passer. Source : (...)

    • Et vous savez très bien ce que vous faites - que l’humiliation subie par toute une partie du public qui a très bien compris le message s’étendra jusqu’au prix d’après, celui des Misérables, quand vous convoquez sur la scène les corps les plus vulnérables de la salle, ceux dont on sait qu’ils risquent leur peau au moindre contrôle de police, et que si ça manque de meufs parmi eux, on voit bien que ça ne manque pas d’intelligence et on sait qu’ils savent à quel point le lien est direct entre l’impunité du violeur célébré ce soir-là et la situation du quartier où ils vivent.

    • https://medias.liberation.fr/photo/1297226-adele-haenel-walked-out-of-the-cesars-paris.jpg?modified_a

      oui on est les connasses, on est les humiliées, oui on n’a qu’à fermer nos gueules et manger vos coups, vous êtes les boss, vous avez le pouvoir et l’arrogance qui va avec mais on ne restera pas assis sans rien dire. Vous n’aurez pas notre respect. On se casse. Faites vos conneries entre vous. Célébrez-vous, humiliez-vous les uns les autres tuez, violez, exploitez, défoncez tout ce qui vous passe sous la main. On se lève et on se casse. C’est probablement une image annonciatrice des jours à venir. La différence ne se situe pas entre les hommes et les femmes, mais entre dominés et dominants, entre ceux qui entendent confisquer la narration et imposer leurs décisions et ceux qui vont se lever et se casser en gueulant. C’est la seule réponse possible à vos politiques. Quand ça ne va pas, quand ça va trop loin ; on se lève on se casse et on gueule et on vous insulte et même si on est ceux d’en bas, même si on le prend pleine face votre pouvoir de merde, on vous méprise on vous dégueule. Nous n’avons aucun respect pour votre mascarade de respectabilité. Votre monde est dégueulasse. Votre amour du plus fort est morbide. Votre puissance est une puissance sinistre. Vous êtes une bande d’imbéciles funestes. Le monde que vous avez créé pour régner dessus comme des minables est irrespirable. On se lève et on se casse. C’est terminé. On se lève. On se casse. On gueule. On vous emmerde.

    • Il n’y a rien de surprenant à ce que vous ayez couronné Polanski : c’est toujours l’argent qu’on célèbre, dans ces cérémonies, le cinéma on s’en fout. Le public on s’en fout.

      Le public a été voire en masse le dernier Polansky, la cérémonie ne se foute pas du tout du public. C’est le public qui se fout des violé·es. Le public se branle sur du porno plusieurs fois par semaine et il est aussi misogyne et violophile que le jury des césars.
      Le public ce qu’il a préféré du cinéma franças c’est « Qu’est-ce qu’on a encore fait au Bon Dieu ? » qui à la 4eme place au Box office, Polansky est 32eme un peu derrière Nicky Lason, autre fleuron du ciné français.
      –----
      On se casse, Ok, c’est bien mais ou on va si on quitte la Macronie avec nos talons hauts et notre robe de soirée de femmes-cis-non-dominée ? on va en Trumpie, en Poutinie, ou en Sevrerinie ? Ou il est ce pays sans viol et sans violophiles ou on irait si on se casse ? Il n’existe même pas en rêve !

    • Césars : « Désormais on se lève et on se barre », par #Virginie_Despentes

      Que ça soit à l’Assemblée nationale ou dans la culture, vous, les puissants, vous exigez le #respect entier et constant. Ça vaut pour le #viol, les exactions de votre #police, les #césars, votre #réforme des #retraites. En prime, il vous faut le #silence de #victimes.

      Je vais commencer comme ça : soyez rassurés, les puissants, les boss, les chefs, les gros bonnets : ça fait mal. On a beau le savoir, on a beau vous connaître, on a beau l’avoir pris des dizaines de fois votre gros pouvoir en travers de la gueule, ça fait toujours aussi #mal. Tout ce week-end à vous écouter geindre et chialer, vous plaindre de ce qu’on vous oblige à passer vos lois à coups de #49-3 et qu’on ne vous laisse pas célébrer #Polanski tranquilles et que ça vous gâche la fête mais derrière vos jérémiades, ne vous en faites pas : on vous entend jouir de ce que vous êtes les vrais #patrons, les gros #caïds, et le message passe cinq sur cinq : cette notion de #consentement, vous ne comptez pas la laisser passer. Où serait le fun d’appartenir au clan des #puissants s’il fallait tenir compte du consentement des #dominés ? Et je ne suis certainement pas la seule à avoir envie de chialer de #rage et d’#impuissance depuis votre belle #démonstration_de_force, certainement pas la seule à me sentir salie par le spectacle de votre orgie d’#impunité.

      Il n’y a rien de surprenant à ce que l’académie des césars élise #Roman_Polanski meilleur réalisateur de l’année 2020. C’est #grotesque, c’est #insultant, c’est #ignoble, mais ce n’est pas surprenant. Quand tu confies un budget de plus de 25 millions à un mec pour faire un téléfilm, le message est dans le budget. Si la lutte contre la montée de l’antisémitisme intéressait le cinéma français, ça se verrait. Par contre, la voix des opprimés qui prennent en charge le récit de leur calvaire, on a compris que ça vous soûlait. Alors quand vous avez entendu parler de cette subtile comparaison entre la problématique d’un cinéaste chahuté par une centaine de féministes devant trois salles de cinéma et Dreyfus, victime de l’antisémitisme français de la fin du siècle dernier, vous avez sauté sur l’occasion. Vingt-cinq millions pour ce parallèle. Superbe. On applaudit les investisseurs, puisque pour rassembler un tel budget il a fallu que tout le monde joue le jeu : Gaumont Distribution, les crédits d’impôts, France 2, France 3, OCS, Canal +, la RAI… la main à la poche, et généreux, pour une fois. Vous serrez les rangs, vous défendez l’un des vôtres. Les plus puissants entendent défendre leurs #prérogatives : ça fait partie de votre élégance, le viol est même ce qui fonde votre style. La loi vous couvre, les tribunaux sont votre domaine, les médias vous appartiennent. Et c’est exactement à cela que ça sert, la #puissance de vos grosses fortunes : avoir le #contrôle_des_corps déclarés #subalternes. Les #corps qui se taisent, qui ne racontent pas l’histoire de leur point de vue. Le temps est venu pour les plus riches de faire passer ce beau message : le #respect qu’on leur doit s’étendra désormais jusqu’à leurs bites tachées du sang et de la merde des enfants qu’ils violent. Que ça soit à l’#Assemblée_nationale ou dans la #culture - marre de se cacher, de simuler la gêne. Vous exigez le respect entier et constant. Ça vaut pour le viol, ça vaut pour les exactions de votre #police, ça vaut pour les césars, ça vaut pour votre réforme des retraites. C’est votre politique : exiger le silence des victimes. Ça fait partie du territoire, et s’il faut nous transmettre le message par la #terreur vous ne voyez pas où est le problème. Votre #jouissance_morbide, avant tout. Et vous ne tolérez autour de vous que les valets les plus dociles. Il n’y a rien de surprenant à ce que vous ayez couronné Polanski : c’est toujours l’#argent qu’on célèbre, dans ces cérémonies, le #cinéma on s’en fout. Le public on s’en fout. C’est votre propre puissance de frappe monétaire que vous venez aduler. C’est le gros budget que vous lui avez octroyé en signe de soutien que vous saluez - à travers lui c’est votre puissance qu’on doit respecter.

      Il serait inutile et déplacé, dans un commentaire sur cette cérémonie, de séparer les corps de cis mecs aux corps de cis meufs. Je ne vois aucune différence de comportements. Il est entendu que les grands prix continuent d’être exclusivement le domaine des #hommes, puisque le message de fond est : #rien_ne_doit_changer. Les choses sont très bien telles qu’elles sont. Quand #Foresti se permet de quitter la fête et de se déclarer « écœurée », elle ne le fait pas en tant que meuf - elle le fait en tant qu’individu qui prend le risque de se mettre la profession à dos. Elle le fait en tant qu’individu qui n’est pas entièrement assujetti à l’#industrie_cinématographique, parce qu’elle sait que votre #pouvoir n’ira pas jusqu’à vider ses salles. Elle est la seule à oser faire une blague sur l’éléphant au milieu de la pièce, tous les autres botteront en touche. Pas un mot sur Polanski, pas un mot sur #Adèle_Haenel. On dîne tous ensemble, dans ce milieu, on connaît les mots d’ordre : ça fait des mois que vous vous agacez de ce qu’une partie du public se fasse entendre et ça fait des mois que vous souffrez de ce qu’Adèle Haenel ait pris la parole pour raconter son histoire d’enfant actrice, de son point de vue.

      Alors tous les corps assis ce soir-là dans la salle sont convoqués dans un seul but : vérifier le #pouvoir_absolu des puissants. Et les puissants aiment les violeurs. Enfin, ceux qui leur ressemblent, ceux qui sont puissants. On ne les aime pas malgré le viol et parce qu’ils ont du talent. On leur trouve du #talent et du style parce qu’ils sont des violeurs. On les aime pour ça. Pour le courage qu’ils ont de réclamer la #morbidité de leur #plaisir, leur #pulsion débile et systématique de destruction de l’autre, de #destruction de tout ce qu’ils touchent en vérité. Votre plaisir réside dans la #prédation, c’est votre seule compréhension du style. Vous savez très bien ce que vous faites quand vous défendez Polanski : vous exigez qu’on vous admire jusque dans votre #délinquance. C’est cette exigence qui fait que lors de la cérémonie tous les corps sont soumis à une même #loi_du_silence. On accuse le #politiquement_correct et les réseaux sociaux, comme si cette #omerta datait d’hier et que c’était la faute des féministes mais ça fait des décennies que ça se goupille comme ça : pendant les cérémonies de cinéma français, on ne blague jamais avec la susceptibilité des patrons. Alors tout le monde se tait, tout le monde sourit. Si le violeur d’enfant c’était l’homme de ménage alors là pas de quartier : police, prison, déclarations tonitruantes, défense de la victime et condamnation générale. Mais si le violeur est un puissant : #respect et #solidarité. Ne jamais parler en public de ce qui se passe pendant les #castings ni pendant les prépas ni sur les tournages ni pendant les promos. Ça se raconte, ça se sait. Tout le monde sait. C’est toujours la loi du silence qui prévaut. C’est au respect de cette consigne qu’on sélectionne les employés.

      Et bien qu’on sache tout ça depuis des années, la #vérité c’est qu’on est toujours surpris par l’outrecuidance du pouvoir. C’est ça qui est beau, finalement, c’est que ça marche à tous les coups, vos saletés. Ça reste #humiliant de voir les participants se succéder au pupitre, que ce soit pour annoncer ou pour recevoir un prix. On s’identifie forcément - pas seulement moi qui fais partie de ce sérail mais n’importe qui regardant la cérémonie, on s’identifie et on est humilié par procuration. Tant de silence, tant de #soumission, tant d’empressement dans la #servitude. On se reconnaît. On a envie de crever. Parce qu’à la fin de l’exercice, on sait qu’on est tous les employés de ce grand merdier. On est humilié par procuration quand on les regarde se taire alors qu’ils savent que si Portrait de la jeune fille en feu ne reçoit aucun des grands prix de la fin, c’est uniquement parce qu’Adèle Haenel a parlé et qu’il s’agit de bien faire comprendre aux victimes qui pourraient avoir envie de raconter leur histoire qu’elles feraient bien de réfléchir avant de rompre la loi du silence. Humilié par procuration que vous ayez osé convoquer deux réalisatrices qui n’ont jamais reçu et ne recevront probablement jamais le prix de la meilleure réalisation pour remettre le prix à Roman fucking Polanski. Himself. Dans nos gueules. Vous n’avez décidément #honte de rien. Vingt-cinq millions, c’est-à-dire plus de quatorze fois le budget des Misérables, et le mec n’est même pas foutu de classer son film dans le box-office des cinq films les plus vus dans l’année. Et vous le récompensez. Et vous savez très bien ce que vous faites - que l’#humiliation subie par toute une partie du public qui a très bien compris le message s’étendra jusqu’au prix d’après, celui des Misérables, quand vous convoquez sur la scène les corps les plus vulnérables de la salle, ceux dont on sait qu’ils risquent leur peau au moindre contrôle de police, et que si ça manque de meufs parmi eux, on voit bien que ça ne manque pas d’intelligence et on sait qu’ils savent à quel point le lien est direct entre l’impunité du violeur célébré ce soir-là et la situation du quartier où ils vivent. Les réalisatrices qui décernent le prix de votre impunité, les réalisateurs dont le #prix est taché par votre #ignominie - même combat. Les uns les autres savent qu’en tant qu’employés de l’#industrie_du_cinéma, s’ils veulent bosser demain, ils doivent se taire. Même pas une blague, même pas une vanne. Ça, c’est le #spectacle des césars. Et les hasards du calendrier font que le message vaut sur tous les tableaux : trois mois de grève pour protester contre une réforme des retraites dont on ne veut pas et que vous allez faire passer en force. C’est le même message venu des mêmes milieux adressé au même peuple : « Ta gueule, tu la fermes, ton consentement tu te le carres dans ton cul, et tu souris quand tu me croises parce que je suis puissant, parce que j’ai toute la thune, parce que c’est moi le boss. »

      Alors quand Adèle Haenel s’est levée, c’était le sacrilège en marche. Une employée récidiviste, qui ne se force pas à sourire quand on l’éclabousse en public, qui ne se force pas à applaudir au spectacle de sa propre humiliation. Adèle se lève comme elle s’est déjà levée pour dire voilà comment je la vois votre histoire du réalisateur et son actrice adolescente, voilà comment je l’ai vécue, voilà comment je la porte, voilà comment ça me colle à la peau. Parce que vous pouvez nous la décliner sur tous les tons, votre imbécillité de séparation entre l’homme et l’artiste - toutes les victimes de viol d’artistes savent qu’il n’y a pas de division miraculeuse entre le #corps_violé et le #corps_créateur. On trimballe ce qu’on est et c’est tout. Venez m’expliquer comment je devrais m’y prendre pour laisser la fille violée devant la porte de mon bureau avant de me mettre à écrire, bande de bouffons.

      Adèle se lève et elle se casse. Ce soir du 28 février on n’a pas appris grand-chose qu’on ignorait sur la belle industrie du cinéma français par contre on a appris comment ça se porte, la robe de soirée. A la guerrière. Comme on marche sur des talons hauts : comme si on allait démolir le bâtiment entier, comment on avance le dos droit et la nuque raidie de #colère et les épaules ouvertes. La plus belle image en quarante-cinq ans de cérémonie - Adèle Haenel quand elle descend les escaliers pour sortir et qu’elle vous applaudit et désormais on sait comment ça marche, quelqu’un qui se casse et vous dit merde. Je donne 80 % de ma bibliothèque féministe pour cette image-là. Cette leçon-là. Adèle je sais pas si je te male gaze ou si je te female gaze mais je te love gaze en boucle sur mon téléphone pour cette sortie-là. Ton corps, tes yeux, ton dos, ta voix, tes gestes tout disait : oui on est les connasses, on est les humiliées, oui on n’a qu’à fermer nos gueules et manger vos coups, vous êtes les boss, vous avez le pouvoir et l’#arrogance qui va avec mais on ne restera pas assis sans rien dire. Vous n’aurez pas notre #respect. #On_se_casse. Faites vos conneries entre vous. Célébrez-vous, humiliez-vous les uns les autres tuez, violez, exploitez, défoncez tout ce qui vous passe sous la main. On se lève et on se casse. C’est probablement une image annonciatrice des jours à venir. La différence ne se situe pas entre les hommes et les femmes, mais entre dominés et dominants, entre ceux qui entendent confisquer la narration et imposer leurs décisions et ceux qui vont se lever et se casser en gueulant. C’est la seule réponse possible à vos politiques. Quand ça ne va pas, quand ça va trop loin ; on se lève on se casse et on gueule et on vous insulte et même si on est ceux d’en bas, même si on le prend pleine face votre pouvoir de merde, on vous méprise on vous dégueule. Nous n’avons aucun respect pour votre #mascarade_de_respectabilité. Votre monde est dégueulasse. Votre amour du plus fort est morbide. Votre puissance est une puissance sinistre. Vous êtes une bande d’#imbéciles_funestes. Le monde que vous avez créé pour régner dessus comme des minables est irrespirable. On se lève et on se casse. C’est terminé. On se lève. On se casse. On gueule. On vous emmerde.

      https://www.liberation.fr/debats/2020/03/01/cesars-desormais-on-se-leve-et-on-se-barre_1780212

    • Il y a une sorte de dimension religieuse dans ces cérémonies cinéphiles. Comme chez les Aztèques dans leur rites sacrificiels où l’on droguait les prisonnier·ères avant de les allonger sur un autel pour leur ouvrir la poitrine et en extirper leur cœur palpitant. Les « dieux » aiment le sang et si si on se laisse convaincre par leurs prêtres qu’on va gagner l’éternité en se soumettant à leurs fantasmes, on se fera fatalement arracher le cœur. C’est à dire déposséder de notre part la plus intime d’êtres vivants et pensants et donc nous briser. Les aristocrates, de quelque obédience soient-ils, exigent avant toute chose la soumission de leurs subordonné·es. Et ils ont même poussé leur perversité sans limite à faire accepter au langage commun le qualificatif de « nobles ».
      Et si toutes ces célébrations dilatoires n’étaient qu’une mise en abyme du mauvais scénario que nous subissons depuis 2016, année précédant la dernière élection présidentielle en date ?

      #aristocratie_guerrière #théocratie #nos_bons_maîtres #R.A.G.E.

    • Césars : ce que veut dire #quitter_la_salle

      La « #honte » exprimée par Adèle Haenel vendredi, lors de la cérémonie, est une expérience morale et politique qui permet de sortir du statut de victime pour construire une résistance collective.

      De la 45e cérémonie des césars, il ne faudra retenir que l’« exit » de plusieurs femmes dont Adèle Haenel qui quitte la salle en se fendant d’un « c’est une honte », Florence Foresti qui refuse de venir clôturer la soirée et qui écrira ce mot sur Instagram : « écœurée ». Ce sont des mots de l’émotion et aussi du discernement. De la honte à l’écœurement se déploie une contre-scène à la masculinité affirmée des césars : une même puissance de nommer le mal, de faire jaillir l’indécence d’une situation.

      Généralement la honte est du côté de la personne vulnérable qui, non seulement, est victime d’une violence mais ne parvient pas à s’extirper de la honte d’être violentée. La honte s’y affirme alors en honte d’avoir honte. Une personne agressée est traversée par les souffrances dont elle est l’objet mais elle est aussi saisie par l’incapacité de s’extirper de cette scène de violence qui se met à vivre dans la vie psychique sous forme de rumination mélancolique ou d’état de paralysie hypothéquant l’avenir.
      Un dispositif masculiniste

      La honte peut cependant avoir une autre signification : dans le jugement « c’est une honte », le terme de honte est renvoyé au lauréat du césar, Polanski, mais plus profondément encore au dispositif masculiniste des césars comme dispositif de pouvoir qui maintient les femmes à leur place et annule les scandales de genre. Surtout, la phrase d’Adèle Haenel contribue à désingulariser la situation des césars pour la projeter sur toutes les autres situations de ce type. La honte est alors une expérience morale et politique qui permet de sortir de la singularité de la victime pour construire une résistance collective et politique. Elle est le discernement du juste à même la perception d’une injustice typique d’un état des rapports de pouvoir.

      Le terme d’écœurement parachève cette forme de résistance. Il indique l’écart entre ce qui aurait dû être (tout sauf Polanski meilleur réalisateur) et ce qui est ; il le dénonce pour construire la possibilité d’une voix collective du refus. Albert Hirschman, dans un livre important, Exit, Voice and Loyalty avait, en 1970, souligné que, face aux défaillances des institutions, les individus ont le choix entre trois comportements : prendre la porte de sortie (exit), prendre la parole (voice) ou se résigner (loyalty). Adèle Haenel, Cécile Sciamma, Florence Foresti et toutes les personnes qui sont sorties de la salle ont montré que l’« exit » était bien le commencement de la voix.

      Face au courage de celles qui partent, il y a le cynisme de ceux qui verrouillent toutes les positions et se cramponnent pour que rien ne change. Le débat sur l’indépendance de l’œuvre face à l’artiste risque alors fort d’être un leurre. Tout d’abord, Roman Polanski a toujours affirmé jusqu’à J’accuse (en se comparant à Dreyfus à travers les rouages de persécution qu’il affirme lui-même vivre) que son cinéma était en lien avec sa vie, ce qui est le cas de bien des artistes d’ailleurs. Ensuite, il n’est pas sûr que le terme d’œuvre soit le plus adéquat pour évoquer un film tant l’industrie culturelle y est présente. L’Académie des césars elle-même incarne cette industrie puisque les quelque 4 700 votants, dont la liste est confidentielle, appartiennent aux différents métiers du cinéma. Pas plus que l’œuvre, la défense de l’artiste en être d’exception ne tient.
      De la reconnaissance des « grands hommes »

      Et les femmes ? On sait combien elles ont du mal à convaincre dès qu’elles souhaitent faire un film ; elles ne disposent jamais des mêmes budgets que les hommes. La remise du prix de meilleur réalisateur à Roman Polanski relève du maintien d’un ordre des grandeurs, lequel impose la reconnaissance des « grands hommes » envers et contre tout ; le film qui coûte cher et mérite d’être honoré est masculin. Tout ceci a été rappelé au milieu du cinéma qui s’y est largement plié, hormis la sortie d’Adèle Haenel, de Cécile Sciamma, de l’équipe du film et d’une centaine de personnes. Malgré les sketches de Florence Foresti et le discours d’Aïssa Maïga sur la diversité, il a été réaffirmé que le monde du cinéma appartient aux hommes hétérosexuels et qu’à ce titre, il repose sur un schéma précis quant aux positions les plus visibles : les hommes comme metteurs en chef ou acteurs, les femmes comme actrices.

      Dans le milieu des réalisateurs, les « grandes femmes » n’existent pas et il n’est pas d’actualité qu’elles commencent à apparaître. On se souvient qu’en 1979, Ariane Mnouchkine fut nommée pour « le meilleur réalisateur » et pour le meilleur film. Elle n’obtint aucun des deux prix ; ils furent attribués à Christian de Chalonge et à son film l’Argent des autres. Molière est resté dans notre imaginaire culturel mais qui se souvient encore de l’Argent des autres ? Une seule femme a pu tenir dans ses bras la fameuse statuette pour la réalisation, Tonie Marshall en 2000 pour Vénus Beauté (Institut), un film qui semble porter sur des questions de femmes ! Roman Polanski l’avait déjà obtenu quatre fois (en 1980, 2003, 2011 et 2014). J’accuse avait déjà tout eu : un battage médiatique exceptionnel, un succès dans les salles. Ce prix du réalisateur, attribué pour la cinquième fois, a servi à rappeler aux femmes leur place dans le milieu du cinéma comme dans la société : elles sont le deuxième sexe et destinées à le rester, ce qui autorise tous les abus de pouvoir, et bien évidemment les faveurs sexuelles pour ceux qui détiennent un pouvoir qui est aussi symbolique. Non seulement les violences faites aux femmes ne doivent pas compter mais les femmes qui sont dans le milieu du cinéma ont intérêt à ne pas sortir des places que l’on a définies pour elles : rester dans l’ombre des hommes quitte à les faire rêver.

      https://www.liberation.fr/debats/2020/03/02/cesars-2020-ce-que-veut-dire-quitter-la-salle_1780305

    • Dommage, pas un mot sur #Aissa_Maiga qui va prendre cher. #Nadine_Morano lui a déjà dit de rentrer en Afrique si elle n’était pas contente...

      Aux César 2020, Aïssa Maïga livre un plaidoyer pour plus de diversité au cinéma
      Huffington Post, le 28 février 2020
      https://www.huffingtonpost.fr/entry/aissa-maiga-plaidoyer-cesar-2020-diversite_fr_5e598d41c5b6450a30be6f7

      On a survécu au whitewashing, au blackface, aux tonnes de rôles de dealers, de femmes de ménages à l’accent bwana, on a survécu aux rôles de terroristes, à tous les rôles de filles hypersexualisées... Et en fait, on voudrait vous dire, on ne va pas laisser le cinéma français tranquille.

      César 2020 : Nadine Morano somme l’actrice Aïssa Maïga de « repartir en Afrique »
      BERTRAND GUAY, La Dépêche, le 2 mars 2020
      https://www.ladepeche.fr/2020/03/02/cesar-2020-nadine-morano-somme-a-aissa-maiga-de-repartir-en-afrique,876904

      #Césars

    • Cinéma français : la nuit du déshonneur
      Camille Polloni et Marine Turchi, Médiapart, le 29 février 2020
      https://seenthis.net/messages/828230

      À Mediapart, Adèle Haenel explique qu’« alors que la cérémonie avait plutôt bien débuté, qu’il se passait quelque chose », avec plusieurs prises de parole fortes « comme Lyna Khoudri [meilleur espoir féminin – ndlr], Aïssa Maïga, l’équipe du film Papicha [de Mounia Meddour, qui traite du combat des femmes en Algérie – ndlr], et le numéro d’équilibriste réussi de Florence Foresti », la soirée s’est ensuite « affaissée dans les remerciements ». « Comme si, cette année, il n’y avait pas autre chose à dire : sur les violences sexuelles, sur le cinéma qui traverse actuellement une crise, sur les violences policières qui s’intensifient, sur l’hôpital public qu’on délite, etc. » « Ils voulaient séparer l’homme de l’artiste, ils séparent aujourd’hui les artistes du monde », résume l’actrice à Mediapart.

      (...)

      Comme quelques autres, l’actrice Aïssa Maïga a quitté la salle après l’annonce de l’attribution du César du meilleur réalisateur à Roman Polanski. « J’étais d’abord un peu clouée sur place. Et puis une minute après, je n’étais pas bien, je suis partie, réagit-elle auprès de Mediapart en sortant. J’ai été terrassée, effrayée, dégoûtée, à titre vraiment personnel, dans mes tripes. J’ai vu la réaction d’Adèle Haenel, très forte, et honnêtement, j’ai pensé à toutes ces femmes. Toutes ces femmes qui voient cet homme plébiscité et je pense, au-delà de ces femmes, à toutes les autres, toutes les personnes victimes de viols, de violences sexuelles. J’imagine quel symbole cela peut revêtir pour elles. Et pour moi l’art n’est pas plus important que tout. L’humain d’abord. »

      L’actrice marque une pause, puis reprend : « Vous savez, c’est comme dans une famille : on croit se connaître un petit peu et puis, parfois, à la faveur d’une extrême révélation, on découvre qui sont les gens, ce qui est important pour eux, et parfois on constate avec un peu d’amertume qu’on n’a pas tout à fait les mêmes valeurs. » « Ce n’est pas grave, il faut le savoir et pouvoir avancer avec ça. Et moi, là, j’ai envie d’aller rejoindre les manifestantes dehors, c’est tout. J’aime beaucoup le cinéma, les tapis rouges, les films, les cinéastes, j’aime tout ça, mais moi je suis une fille qui n’a pas été éduquée dans l’élite, ni dans un esprit d’élitisme, je me sens une citoyenne comme les autres et là je vais aller les rejoindre », conclut-elle en se dirigeant vers le rassemblement des féministes face à la salle Pleyel. À quelques mètres du tapis rouge, les cris des militantes, parquées derrière les barrières, redoublent : « Polanski violeur, César complices ! » ; « Mais vous n’avez pas honte ? ».

      (...)

      Remettant le César du meilleur espoir féminin, l’actrice Aïssa Maïga, membre du collectif Noire n’est pas mon métier, a elle jeté un pavé dans la marre avec sa longue intervention sur l’invisibilisation des personnes non blanches dans le monde du cinéma.

      « Je peux pas m’empêcher de compter le nombre de Noirs dans la salle, a-t-elle ironisé à la tribune. Je sais qu’on est en France et qu’on n’a pas le droit de compter. C’est douze ce soir, le chiffre magique ? [...] On a survécu au whitewashing, aux blackface, aux tonnes de rôles de dealers, de femmes de ménage à l’accent bwana, aux rôles de terroristes, de filles hypersexualisées... On refuse d’être les bons Noirs. On est une famille, non ? On se dit tout. L’inclusion, elle ne va pas se faire toute seule. Ça ne va pas se faire sans vous. Pensez inclusion. […] Faisons une maison qui soit fière d’inclure toutes les différences. »

      À Mediapart, après la cérémonie, elle relate « l’effroi dans la salle » qu’elle a constaté au moment de sa prise de parole. « Je ne savais pas très bien comment l’interpréter. J’avais l’impression de plonger dans un bain de glaçons, de dire des choses qui pourtant me paraissent assez évidentes et audibles. J’ai eu l’impression que chez certains, il y a une sorte de ras-le-bol, comme si on les gavait avec la question de la diversité, qui n’est autre qu’une question de justice sociale. Et on a une responsabilité qui est énorme. Je ne pense pas que les artistes ou les décideurs ou les techniciens puissent se soustraire à cette question de l’identification du public aux films qu’on fait. Ça me paraît totalement aberrant. » Et la comédienne d’« assumer pleinement » ses propos : « J’avais besoin de dire ce que j’avais à dire. Aucun des mots que j’ai choisis n’était un accident. Je me sens aussi portée par une lame de fond. »

    • « À propos de l’impunité des artistes criminels, réflexions autour du cas de Roman Polanski en France. »
      https://lisefeeministe.wordpress.com/2020/02/15/a-propos-de-limpunite-des-artistes-criminels-reflexions-au
      source : #Christine_Delphy
      https://christinedelphy.wordpress.com/2020/03/02/lise-bouvet-a-propos-de-limpunite-des-artistes-criminels-
      je l’ai pas encore lu mais comme je suis abonné au blog de Delphy, je transmets. Abonné aussi à @tradfem et Seenthis, ça commence à faire beaucoup et j’ai pas que ça à foutre, j’ai aussi ma #tenue_de_soirée à repriser, entre autres !

    • Pour le texte de libé sur la honte l’accroche est mal fichu. j’ai l’impression qu’elle n’a pas été faite par une personne qui n’a pas compris le texte car elle réintroduit de blâme sur la victime en sous entendant que la victime ne peut pas être résistante, ce que le texte ne fait pas.
      #phallosophe #victime_blaming #victimophobie #grand_homme #grands_hommes

      La « honte » exprimée par Adèle Haenel vendredi, lors de la cérémonie, est une expérience morale et politique qui permet de sortir du statut de victime pour construire une résistance collective.

      https://www.liberation.fr/debats/2020/03/02/cesars-2020-ce-que-veut-dire-quitter-la-salle_1780305

    • Interessant le texte sur le site de C.Delphy

      Patrizia Romito classe en premier lieu ce qu’elle appelle les tactiques d’occultation : euphémisation (notamment dans le langage) des faits, déshumanisation de la victime, culpabilisation de la victime, inversion victime-agresseur, accusation de mensonge (ou d’exagération), psychologisation de l’affaire (réduction à des passions individuelles hors champ d’analyse sociale ou politique), naturalisation des actes (invocation de « pulsions » notamment), tactique de distinction- séparation (relativisation, enfouissement de l’acte criminel dans une masse d’autres considérations futiles).

      En second lieu, P. Romito présente ce qu’elle nomme des stratégies d’occultation : légitimations de la violence, négation des faits, discours pédophile sur la prétendue sexualité consentie des enfants et jeunes adolescentes, disparition de l’agresseur dans le récit journalistique et social, concentration de l’attention médiatique sur les victimes et/ou ce qu’elles auraient fait ou mal fait (dérivation de l’attention qui protège l’agresseur). Ce classement s’applique parfaitement à l’analyse de nos quatre dossiers, même si tous les éléments n’y figurent pas à chaque fois en même temps. Typiquement, il est difficile de remettre en cause la matérialité des faits dans le dossier Marie Trintignant qui a été tuée par Bertrand Cantat ni même dans celui de Samantha Geimer puisque Roman Polanski a plaidé coupable. On montre que les tactiques et les stratégies du « discours agresseur » varient et s’adaptent en fonction des violences dont il est question. Ce discours n’est d’ailleurs pas forcément conscient, il est énoncé par un certain nombre de locuteurs, puis repris, ou non, par les médias. Cependant, nous le verrons, on observe au fur et à mesure des affaires une véritable évolution du discours médiatique et une prise de conscience grandissante par certains journalistes des travers de ce discours, notamment grâce à la mobilisation et aux dénonciations d’acteurs sociaux tels que les associations ou personnalités féministes.

      Malheureusement je n’ai qu’un temps limité ici et je ne pourrai pas parler de tout aujourd’hui, à ce titre je vous renvoie à notre ouvrage. Pour résumer le propos très rapidement je dirais que l’impunité se déploie sur trois niveaux . C’est d’abord celle de tous les agresseurs en France et c’est ce que nous avons découvert dans l’analyse statistique qui a révélé ceci : l’impunité est quasi totale et la justice ne fonctionne quasiment pas. Le deuxième niveau d’impunité c’est celle d’hommes célèbres et puissants qui ont les moyens financiers d’organiser non seulement leurs défenses mais aussi la destruction des plaignantes. Ici encore faute de temps je vous renvoie à notre ouvrage et ma co·autrice qui est juriste en parle beaucoup mieux que moi. C’est du troisième niveau d’impunité dont je vais parler aujourd’hui, qui est celui du différentiel artiste – politique.

      En effet, en analysant a posteriori nos quatre dossiers nous avons réalisé que les plus intouchables des intouchables ce sont les artistes , contrairement aux hommes politiques qui, si ils arrivent à échapper à une condamnation judiciaire, ne peuvent pas esquiver l’opprobre sociale.

      Le papier à été écrit avent l’affaire Matzneff, et l’affaire Adèle Haenel, il manque donc l’info que l’artiste est protégé selon son degrès de notoriété, car si Polansky, Cantat, Besson et tant d’autres trouvent toujours des soutiens, c’est pas le cas pour les « has been » qui servent de cache-sexe aux complices des violeurs par exemple Matzneff, Ruggia, Brisseau ne sont pas autant soutenus car ils sont moins connus ou moins puissants que leur victimes.

      –----
      Question du « génie » de l’artiste, statut qui le place au niveau du divin, du surnaturel =

      Dans un essai passionnant (1), De l’humanisation de la création divine à la divinisation de la création humaine, l’historienne de l’art Lucile Roche analyse avec brio ce thème du dieu-artiste dans la théorie esthétique moderne Occidentale. Elle écrit : « C’est alors dans son éloignement du modèle divin au profit d’un recentrement de l’artiste, soumis au seul caprice de ses vues et exigences téléologiques, focalisé sur ses propres aptitudes créatrices – l’originalité, l’imagination – que se referme l’analogie Artiste-Dieu et Dieu-Artiste. Source inépuisable d’une créativité dont il est l’unique source, l’artiste romantique relève du divin (avec lequel il partage le ex-nihilo) sans pour autant s’y soumettre. Dans son humanité, l’artiste est alors, paradoxalement, divinisé ». Tout est dit : les jusqu’au-boutistes dans la défense d’auteurs tels que Polanski sont pris dans une représentation sociale surannée qui porte une vision profondément romantique de l’artiste, que l’on illustrera par cette phrase de Victor Hugo : « L’art est à l’homme ce que la nature est à Dieu ». Si ces hommes sont au niveau des dieux alors ils échappent à la justice des hommes, voilà l’impensé fondamental des défenseurs de Polanski, et autres artistes criminels, non seulement gardiens de leurs castes sociales et de ses corollaires impunités, mais surtout, selon nous, enlisés dans des conceptions de l’art dépassées, qui sont mises au service de l’impunité.

      La théoricienne de l’art Carole Talon-Hugon (2) dans une récente interview a éclairé ces impensés autour de l’artiste : « Un viol commis par un anonyme et un viol commis par un artiste, c’est à la fois la même chose – parce que le crime est tout autant répréhensible – et pas la même chose. Parce qu’il fait notamment figure d’exemple, l’artiste bénéficie d’un statut particulier dans la société. En tout cas, depuis le XVIIIe siècle. À cette époque-là, on va commencer à considérer l’art comme un domaine à part, totalement distinct, soumis à la seule règle de la beauté et indépendant de la question du bien. Ainsi, pour Diderot, « il y a une morale propre aux artistes qui peut être à rebours de la morale usuelle ». On retrouve cette idée chez Oscar Wilde (XIXe siècle) ou André Breton (XXe siècle). L’artiste devient alors une individualité sauvage et singulière, en rupture, en opposition et totalement indépendante de la morale ordinaire. Cette image-là, construite sur plus de 200 ans, nous empêche de regarder la réalité de ces agressions en face. »

      C’est ici que, selon nous, le roi apparait nu : en contradiction profonde avec nos valeurs démocratiques, les artistes sont devenus la nouvelle aristocratie au-dessus des lois. Non seulement, en consacrant les uns au détriment des autres on abdique la communauté des citoyens et l’on dit qu’il y a des valeurs supérieures à la vie humaine, mais en outre, l’on comprend désormais la thèse sous jacente des « amis de Polanski » qui est que le talent exceptionnel de cet homme devrait pouvoir se transcrire dans un statut politique dérogatoire exceptionnel. On fera remarquer avec ironie que ces gens là se réclament souvent de gauche, alors qu’ils portent la vision féodale d’une société où le talent et le statut des uns leur accorderait des droits particuliers sur les autres, et leur corps, a fortiori des personnes mineures. Position d’autant plus fragile quand on a compris que les demandes d’exceptionnalité de traitement pour le cinéaste Roman Polanski ne reposent finalement que sur des conceptions discutées comme discutables de théories de l’art. Et après tout, les amis de Polanski ont bien le droit de s’attacher à une théorie particulière que nous ne partageons pas. Ce qui est en revanche indiscutable, c’est que nous vivons dans un régime politique où les artistes, aussi doués soient-ils, sont des citoyens et des justiciables comme les autres.
      ...
      L’impunité de ces hommes repose en grande partie sur une conception non seulement de l’artiste démiurge, mais d’un public passif et docile dans sa réception d’une œuvre vue comme sacrée, et, comme par hasard ces qualités recouvrent les valeurs traditionnellement associées au masculin et au féminin… On voit là qu’on se trouve en plein dans une pensée religieuse et réactionnaire, paradoxalement portée par des « gens de gauche » .

      La dernière phrase fait écho à ta remarque sur la religiosité de tout ca @sombre

      #talent #génie #surhomme #caste #privilège #démiurge #virilité #mâle-alphisme #mérite #star #lumière

      Le comble selon nous est que par exemple, China Town est une oeuvre remarquable sur l’inceste et le viol… Peut-être que nous effleurons ici la plus grande injustice sociale et le plus grand privilège masculin : ces hommes, non seulement violent en toute impunité, mais ensuite, de ces viols, font des chefs-d’oeuvre, acclamés, primés et applaudis. Et, à jamais c’est le chef-d’oeuvre du violeur qui restera gravé dans l’histoire de l’art, alors que, poussière, la vie dévastée des victimes retournera à la poussière. Ceci nous amène à un point important à propos des films de ces réalisateurs notamment pédocriminels. Parmi les injonctions dont on nous accable, il y a l’interdiction corollaire de ne pas juger les films de l’homme, qu’on nous conjure de ne pas condamner (particulièrement en France comme l’a dénoncé le critique de cinéma Paul Rigouste (6). Or la critique de genre, c.a.d en terme d’analyse de rapports sociaux de sexe, s’est développée comme champ théorique universitaire autonome depuis bien longtemps, y compris en France grâce aux travaux de Geneviève Sellier, et bien entendu ce qui chagrine nos fans, qui sont dans la dévotion, c’est que l’on puisse mener une critique cinématographique impertinente des œuvres de ces hommes. Par exemple, un visionnage attentif des films de Woody Allen permet de repérer son obsession pédophile pour les très jeunes filles, de même qu’il me semble que Polanski affronte sans détour dans son œuvre des problématiques très personnelles de crimes et culpabilités, et ce, de manière quasi systématique. Par définition, le travail de la pensée et de l’analyse ne peut être limité, la critique doit adresser l’ensemble de l’oeuvre et il semble aussi invraisemblable que contre productif de limiter le champ des études cinématographiques par des interdictions sous peine de « lèse génie ». Il faut dénoncer cette double injonction sur laquelle repose la défense de ces criminels : non seulement l’institution judiciaire n’aurait pas son mot à dire sous prétexte qu’ils sont des artistes, mais leurs œuvres elles-mêmes seraient comme immunisées de toute lecture en lien avec leurs crimes , lecture qui pourtant me semble très intéressante d’un point de vue de théorie de l’art. Nous avons là l’occasion inouïe d’analyser des œuvres de criminels qui précisément n’hésitent pas à créer à partir de leur propre criminalité, donc au nom de quoi se priver de ces recherches ? On voit là qu’on doit aller frontalement à contre sens de l’opinion commune : Non seulement on ne peut pas séparer l’homme de l’artiste comme on vient de le voir, mais il est spécifiquement ici pertinent de rattacher l’artiste à ses crimes afin d’étudier son œuvre à partir de son activité criminelle, sans pour autant l’y réduire bien entendu.

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      Enfin, un aspect qui me semble également important et à prendre en compte dans l’analyse de ces discours de défense des cinéastes criminels, c’est le phénomène de la fascination du grand public pour ces agresseurs. Fascination dont ils jouent pour faire valoir leur défense, qui bien entendu ne peut que bénéficier de sentiments confus, qu’il faut déconstruire.

      Dans La Photographie, le théoricien de l’art André Rouillé fait une analyse remarquable de ce qu’est une « star » dans nos sociétés contemporaines. Star en anglais signifie étoile, c’est-à-dire un objet qui brille même dans la nuit, à l’image de cette aura qui repose sur l’exposition médiatique, véritable machine optique d’exposition. Les stars sont des êtres à part, des êtres de lumière, qui scintillent, éclairées en réalité par la machine « people » qui selon nous fonctionne sur une ambivalence fondamentale : ces gens nous sont familiers, ils nous ressemblent mais ils sont différents, ils vivent dans une sphère sociale supérieure qui suscite crainte et respect. Ce jeu de reflets permet des identifications-évasions, des phénomènes confusants mais gratifiants, et surtout, profondément duels. Le public est saisi dans des positions contradictoires : entre l’admiration et la dévotion pour ces stars mais aussi le sentiment d’injustice que leur inspire le fait que contrairement à lui, elles échappent à un système judiciaire qui frappe plus durement les modestes et les anonymes. De plus, comme le note la philosophe Michela Marzano, les hommes et les femmes ne sont pas affectés de la même façon dans ce phénomène : dans un contexte patriarcal les hommes sont tentés de s’identifier aux accusés célèbres et puissants, quand les femmes sont piégées dans plusieurs conflits d’allégeance.

      ...

      La chercheuse Judith Herman nous met en garde que « C’est très tentant de prendre le parti de l’agresseur. La seule chose qu’il demande au témoin est de ne rien faire. Il en appelle à notre désir universel de rester neutre et ne pas condamner. La victime au contraire nous demande de prendre part à sa douleur. La victime nous demande d’agir, de nous engager et de nous rappeler pour elle. »

      On l’observe en chacun de nous dans ces cas précis : il existe un conflit entre le citoyen et le spectateur. Le citoyen condamne les crimes de l’artiste mais le spectateur veut continuer à jouir de l’oeuvre de l’artiste criminel. Parce que nous avons aimé ces œuvres, parce qu’elles font partie de notre vie désormais, de notre culture. Parce que l’oeuvre d’art est considérée comme unique et qu’on voue un quasi culte à son auteur, parce que les créateurs sont les nouveaux dieux de notre société sécularisée. Cette résistance autour de l’artiste tient selon nous à une imprégnation puissante d’un télescopage de conceptions de l’art des siècles derniers et de mythes néolibéraux ultra contemporains ; l’artiste incarnant dans notre mythologie capitaliste, à la fois l’individu exceptionnel, la liberté, la transgression, l’exception morale et une forme de sacré archaïque.

      #art #artiste

    • « Les César 2020 consacrent l’extraordinaire impunité de Roman Polanski »

      « À ce jour, le cinéaste Roman Polanski est accusé de viols et d’agressions sexuelles par 12 femmes, notamment alors qu’elles étaient mineures. Le réalisateur a reconnu avoir drogué puis violé l’une d’entre elles, une jeune fille âgée de 13 ans en Californie, puis a fui la justice.

      Il a ensuite tourné librement de nombreux films, reçu tous les grands honneurs et récompenses de sa profession, ainsi que le soutien de la quasi-totalité de l’establishment, pouvoirs publics compris, au point qu’il a obtenu les financements pour tourner en 2019 un film sur le capitaine Dreyfus, dont il prétend – par un renversement qui laisse pantois – que leurs destins sont similaires. Ce film a obtenu 12 nominations aux César, c’est-à-dire autant que le nombre de femmes accusant le réalisateur de « J’accuse ».

      publié par l’Express le 28/02/2020, en intégralité sur le blog de Lise’s B.
      https://lisefeeministe.wordpress.com/2020/03/02/les-cesar-2020-consacrent-lextraordinaire-impunite-de-roma

      « L’impunité repose sur une conception de l’artiste démiurge et d’un public passif », estiment Yael Mellul et Lise Bouvet , coautrices de Intouchables ? People, Justice et impunité, ouvrage dédié notamment aux affaires Polanski, Cantat, DSK et Tron.

      Juriste et ex-avocate, Yael Mellul est coordinatrice juridique du pôle d’aide aux victimes de violences du centre Monceau. Politiste et philosophe de formation, Lise Bouvet est traductrice de textes féministes anglophones et autrice.

    • Je recommande ce texte qui pointe certains défauts du texte de Despentes en particulier le féminisme blanc mais ne parle pas de l’aspect misogyne de l’idéologie trans et proxénète qui s’y est glissé. https://seenthis.net/messages/828705

      Sur le texte de Lise B pointé par @vanderling

      « Les amis de Polanski » nous disent, entre autres, qu’il n’est pas un justiciable ordinaire car c’est un auteur accompli, un grand artiste, créateur d’une œuvre sublime. On peut tout d’abord relever un lien logique suspect entre son talent (qui est indéniable) et le rapport de ce dernier avec la justice criminelle. A écouter ces gens-là, ce talent aurait pour conséquence qu’il serait hors de question de porter un quelconque jugement sur sa consécration ni qu’il perde une journée de plus de sa vie en prison. Mais qui décide de cette utilité sociale extra-ordinaire ?

      Prenons un exemple particulièrement saillant en ce moment : en plein mois de février, quand nous avons froid et que notre chaudière tombe en panne, qui peut se passer d’un bon plombier-chauffagiste ? Nous serions sûrement très fâchées que notre excellent chauffagiste, lui aussi nommé Roman Polanski, aille en prison pour le viol d’une jeune fille de 13 ans précisément en plein hiver, mais la loi est ainsi faite en démocratie que même les professionnels exceptionnels et indispensables sont comme tous les autres citoyens, passibles des mêmes peines pour les mêmes crimes.

      Personne ne parle du talent perdu de ces 12 victimes de Polanski. Si Polanski avait été arrêté pour les 12 viols qu’il a commis, ces films n’auraient pas été fait et on ne s’en serait pas plus mal sorti. Mais le talent (qui est indéniable) de Polanski c’est un talent qui compte car on ne dénie pas le talent des phallopores qu’ils soient cis ou femmes-trans. Le talent qui ne compte pas c’est celui des femmes cis et des hommes-trans, car personne ne parle du talent perdu de ces 12 femmes (et peut être plus) qui s’est peut être perdu à cause de Polanski. Ca me fait pensé à la sœur de Sheakspear dont parle Virginia Woolf. Qui pleur le talent perdu de toutes ces filles et femmes que les hommes détruisent à coup de bite ? Combien de génie au féminin avons nous perdus à cause des violences masculines ? aucune en fait car contrairement au talent de Polanski qui est INDENIABLE, le talent des femmes cis et des hommes-trans est toujours DENIABLE. Les Césars l’ont montré très clairement à Adèle Haenel et à Sciamma et illes le montrent jours après jours aux femmes d’Alice Guy à aujourd’hui.

      Il y a aussi cet exemple du talent du plombier chauffagiste ou du boulanger qui serait non reconnu au pretexte qu’il violerait. Ca me fait pensé que pour le talent d’une boulangère ou d’une plombière-chauffagiste on ne se pose même pas la question. Elle n’aura pas besoin de commetre des crimes pour se voire dénier son talent, il suffit qu’elle ne sois pas belle, qu’elle ne sois pas mère, qu’elle ne sois pas douce, et son « talent » de boulangère-plombière,chauffagiste ne vaudra pas tripette.
      #déni #talent

    • « Seul le bras de Lambert Wilson fait de la résistance, seul ce bras sait s’il tremble de peur ou de colère, ou des deux ».
      https://www.arretsurimages.net/chroniques/le-matinaute/et-le-bras-du-general-trembla

      Un bras tremble, ce matin, sur mon Twitter. C’est pourtant un bras ferme, un bras qui ne devrait pas trembler, le bras du général. Du général ? De Gaulle, bien entendu. Ou plutôt, le bras de Lambert Wilson, qui incarne le général dans un film du moment. Le général de 40, celui de l’Appel, dont le bras, justement, n’a pas tremblé. Et pourtant ce bras tremble, alors que sa partenaire Isabelle Carré (Yvonne de Gaulle dans le film) vient de prendre la parole, pour répondre à une question sur Polanski...

    • « Général de Gaulle, tu es notre idooole,
      A toi nos cœurs, nos braaas,
      Général de Gooaaal..! »
      J’ai entendu, l’autre matin à la radio, Lambert Wilson s’étonner de qui étaient ces gens ?

      « Je suis très en colère, c’est n’importe quoi ! Si on estime qu’il y a quelque chose qui ne fonctionne pas dans le fait que Polanski ait des nominations, alors on ne vient pas ! Oser évoquer un metteur en scène en ces termes… Parler d’Atchoum, montrer une taille… Et en plus, qu’est-ce qu’on va retenir de la vie de ces gens par rapport à l’énormité du mythe de Polanski ? Qui sont ces gens ? Ils sont minuscules. »

      Qui sont ces gens sur le plateau de #CàVous ? Qui est Lambert Wilson ? Qui est Atchoum ? Qui a engrossé blanche-neige ?


      Fluide Glacial n°515 (avril 2019)avec une couverture de Relom qui signe son retour dans le magazine avec une #BD de 7 pages " Petit avec des grandes oreilles " qui vaut bien le meilleur des Polanski !
      #Lambert_Wilson #2_mètres_de_connerie_avec_des_grandes_oreilles

    • Oui, c’est vrai, Despentes mélange tout. Oui, elle aligne dans la même colère les abus sexuels, la domination économico-politique (le 49.3) et la répression policière. Oui, elle superpose le manifestant qui défend sa future retraite dans la ligne de mire du LBD du policier de Macron, et la fillette de 13 ans sodomisée par Polanski. En apparence, c’est vrai, un esprit rationnel devrait s’efforcer de distinguer les situations. Ce qui les rapproche pourtant, s’appelle la domination. Sans guillemets. Et ce qui atteste le mieux de cette domination, c’est l’impunité. Le manifestant et la fillette, livrés à plus puissant qu’eux, savent que la justice ne leur sera jamais rendue. Qu’il y aura toujours des avocats retors, des arrangements financiers, une machine à enterrer les enquêtes nommée IGPN, pour que justice ne leur soit pas rendue. Et que le reste est littérature.

      Celà s’appelle, une analyse systémique. C’est grossier, c’est simpliste, ça ne fait pas le détail, désolé. Il y a bien entendu toujours des contre-exemples. Il y a des miracles. Il y a des puissants punis. Il y a de sublimes résiliences. Il y a des trèfles à quatre feuilles. Il y a des coincées moches qui deviennent des reines des chaînes d’info. Vu à l’échelle de l’individu, c’est d’ailleurs toujours plus compliqué, et il y a dans chaque individu du dominant et du dominé (Polony est femme ET bourgeoise reine des medias). C’est d’ailleurs cette complexité, qui fait le bonheur de la littérature, et le sel de la vie. Mais l’illusion proclamée que ces contre-exemples invalident les lois économico-sociales classe simplement Polony à droite (ce n’est pas moi qui le dis, c’est un certain Deleuze). Ce qui d’ailleurs n’est pas infâmant. Il faut bien une droite, pour que la gauche se souvienne pourquoi elle est la gauche.

      https://www.arretsurimages.net/chroniques/le-matinaute/natacha-polony-reine-des-medias-ex-coincee

    • Vu à l’échelle de l’individu, c’est d’ailleurs toujours plus compliqué, et il y a dans chaque individu du dominant et du dominé (Polony est femme ET bourgeoise reine des medias).

      L’ndividu « résilient » est l’arbre qui cache la forêt de la misère absolue.

    • Virginie Despentes responds to the Césars and Roman Polański
      by: Virginie Despentes translated by Lauren Elkin , March 2, 2020
      https://maifeminism.com

      I’m going to begin like this: don’t worry. O you great and powerful leaders, you lot who are in charge: it hurts. No matter how well we know you, no matter how many times we’ve taken your power on the chin, it always hurts. All weekend we’ve listened to you whinging and whining, complaining that you’ve had to resort to passing your laws by decree instead of by vote [à coups de 49.3] and that we haven’t let you celebrate Polański in peace, and that we’re ruining the party, but behind your moans, don’t worry—we can hear your pleasure at being the big bosses, the big shots, and the message comes through loud and clear: you don’t plan to let this idea of consent take hold. Where would be the fun in being in charge if you always had to ask permission from the people you rule over? And I am certainly not alone in wanting to scream with rage and impotence ever since your magnificent show of force, certainly not the only one to feel defiled after the spectacle.

      It is not at all surprising that the César Academy would award Roman Polański the prize for best director in 2020. It’s grotesque, it’s insulting, it’s vile, but it’s not surprising. When you award 25 million euros to a guy to make a TV film, the message is in the budget. If the fight against anti-Semitism interested French cinema, we’d know it by now. However, the voice of the oppressed who seize the change to tell their story, we can understand how that might bore you. So when you heard people talking about the subtle comparison between a filmmaker being heckled by a hundred feminists in front of three movie theatres and Dreyfus, a victim of French anti-Semitism at the turn of the last century, you jumped on board. 25 million euros to make this comparison. Amazing. We ought to acknowledge the investors, because to pull together that kind of budget, everyone had to be in on the game: Gaumont Distribution, the CNC, France 2, France 3, OCS, Canal +, RAI… everyone reached into their pockets, and deeply, for once. You closed ranks, you defended one of your own. The strongest defend their rights: it’s part of your elegance, rape is even the foundation of your very style. The law protects you, the courtroom is your domain, the media belongs to you. And that’s exactly what a major fortune is there for: to control the bodies of those who have been declared subaltern. Bodies that clam up, that don’t tell stories from their point of view. The time has come for the richest to hear this message: the respect we owe them will from now on extend to their dicks, stained with the blood and the faeces of the children they’ve raped. Whether at the Assemblée Nationale or in the culture—enough hiding, enough pretending not to be upset. You require entire and constant respect, whether we’re talking about rape, the brutality of your police, the Césars, your retirement reform. That is your politics: that victims remain silent. It comes with the territory, and if you have to get the message to us through terror you don’t see what the problem is. Your sick pleasure, above all. And the only people you tolerate around you are the most docile of lackeys. There is nothing surprising in the fact that you’ve thus sanctified Polański: it’s always money we’re celebrating; in these ceremonies we don’t give a shit about the cinema. Or the audience. It’s the striking capability of your own monetary power that you are worshipping. It’s the massive budget you’ve given him as a sign of support that you were saluting—and through him, your own power that must be respected.

      It would be pointless and inappropriate, in a comment on this ceremony, to separate the bodies of cis men from those of cis women. I don’t see any difference of behaviour. It is understood that these major prizes continue to be the exclusive domain of men, because the underlying message is: nothing must change. Things are very good as they are. When [the comedian and mistress of ceremonies Florence] Foresti left the awards and declared herself ‘disgusted’, she didn’t do it as a woman—she did it as an individual who was taking the risk of turning the profession against her. And she did it as an individual who is not entirely at the mercy of the film industry, because she knows you don’t have the power to deprive her of an audience. She was the only one who dared make a joke about the elephant in the room; everyone else avoided mentioning it. Not a word about Polański, not a word about Adèle Haenel. We all dine together, in this milieu; we all know how it goes. For months you have had your panties in a twist that part of the public is being listened to, and for months you have suffered because Adèle Haenel has spoken up about her experience as a child actress, from her own point of view.

      So all the bodies in that room that evening had been gathered together with one end in mind: to validate the absolute power of the men in charge. And the men in charge love rapists. That is, those who are like them, who are powerful. They don’t love them in spite of the rapes, because they have talent. They find them talented and stylish because they are rapists. They love them for that. For the courage they have to acknowledge the sickness of their pleasure, their idiotic and systematic drive to destroy the other, the destruction, in truth, of everything they touch. Your pleasure dwells in preying, that is your only understanding of style. You know very well what you are doing when you defend Polański: you demand to be admired even in your delinquency. It is this demand which results in everyone at the ceremony being subject to a law of silence. They blame political correctness and social media, as if this code of silence were something recent, the fault of the feminists, but it’s gone on like this for decades. During French cinematic ceremonies, you never joke about the bosses’ sensitivities. So everyone shuts up, everyone smiles. If the child rapist were the bin man there would be no mercy—police, prison, thunderous proclamations, victim defence and general condemnation. But if the rapist is a powerful man: respect and solidarity. Don’t speak in public of what goes on doing castings or pre-production or during filming or promotion. It’s well-known. The law of silence prevails. Respect for this advice is how you choose whom to hire.

      And although we’ve known this for years, the truth is we’re always surprised by the overconfidence of power. That’s what’s so amazing, in the end—it’s that you get away with your dirty tricks every time. Every time, it’s humiliating to see the participants take their place on stage, whether it’s to announce or to receive a prize. We see ourselves in them—not only me because I’m an insider, but anyone watching the ceremony. We identify with them and are humiliated by proxy. So much silence, so much submission, so much pressing into servitude. We recognise ourselves. We want to die. Because at the end of the night, we know that we are all the employees of this whole heap of shit. We are humiliated by proxy when we see them keep quiet even though they know that Portrait of a Lady on Fire won’t receive a single one of those big prizes at the end, and only because Adèle Haenel spoke up and because somehow they have to make the victims understand that though they might want to tell their stories, they would do well to think twice before breaking the vow of silence. Humiliated by proxy that you dared to nominate two female directors who have never received and probably never will receive the prize for best director so that you can give it to Roman fucking Polański. Himself. [Both words in English in the original] In your face! You are, decidedly, ashamed of nothing. 25 million, that’s more than fourteen times the budget of Les Misérables [dir. Ladj Ly, which won best film], and the guy can’t even claim his film was one of the five most-seen films of the year. And you reward him. And you know very well what you’re doing—that the humiliation experienced by an entire segment of the population who got your message loud and clear will spill over into the following prize, the one you gave to Les Misérables, when you bring onto the stage the most vulnerable bodies in the room, the ones which we know risk their lives at the slightest police inspection, and if there are no girls among them at least we see they are intelligent and can tell there is a direct link between the impunity of the famous director that night and the situation in the neighbourhood where they live. The female directors who awarded the prize of your impunity, the directors whose awards are stained with your dishonour— same struggle. They each are aware that as employees of the film industry, if they want to work tomorrow, they have to shut up. No joke. That’s the spectacle of the Césars. And what timing—three months of strikes to protest reforms to the retirement system that we don’t want, which you passed by force. The same message conveyed to the people at the same time: ‘Shut up, keep your mouths shut, shove your consent up your ass, and smile when you pass me in the street because I am powerful, because I have all the money, because I am the boss.’

      So when Adèle Haenel got up, it was a sacrilege on the move [en marche, a nice dig at Macron’s political party]. A repeat offender of an employee, who didn’t force herself to smile when her name was dragged through the mud in public, who didn’t make herself applaud the spectacle of her own humiliation. Adèle got up, as she had already to say look, this is how I see the story of the filmmaker and the adolescent actress, this is how I lived it, how I carry it with me, how it sticks to my skin. Because you can tell us about it any way you like, your idiotic distinction between the man and the artist—all victims of rape know there is no miraculous division between the body that is raped and the body that creates. We carry around what we are and that’s that. Explain to me how I should take advantage of her and then shove a violated girl out the door of my office to get down to work, you bunch of clowns.

      Adèle got up and left. On the 28th of February we didn’t learn much we didn’t already know about the French film industry, but we did learn how to wear an evening gown: like an Amazon [guerrière]. How to walk in high heels: as if we were going to tear the whole building down. How to walk with our heads held high, our necks rigid with anger, and our shoulders bare. The most beautiful image in forty-five years of the ceremony: Adèle Haenel going down the stairs to leave, while you’re all applauding. Now we know how it works, someone who walks out while telling you to fuck off. I would trade 80% of my feminist books for that image. That lesson. Adèle, I don’t know if I’m male gazing you or female gazing you but I keep love gazing you [all in English and as verbs] on my phone for that exit. Your body, your eyes, your back, your voice, all your gestures say it: yes, we are dumb bitches, we are the ones who’ve been humiliated, yes, we only have to shut our mouths and take your blows, you’re the boss, you have the power and the arrogance that goes with it, but we will not remain seated without saying anything. You do not have our respect. We’re getting the hell out. Enjoy your bullshit on your own. Celebrate yourselves, humiliate each other, kill, rape, exploit, smash everything that falls between your hands. We’re getting up and we’re getting out. It’s probably a prophetic image of the days to come. The real difference is not between men and women, but between the dominators and the dominated, between those who intend to suppress the story and impose their decisions and those who are going to get up and get out while complaining, loudly. It’s the only possible response to your politics. When it’s no longer tenable, when it goes too far, we’re going to get up and get out while hurling insults at you. Even if we are your subalterns, even if we take your shitty power on the chin, we despise you. You make us want to vomit. We have no respect for the mockery you make of respectability. Your world is disgusting. Your love of the strongest is sick. Your power is sinister. You are a gruesome bunch of imbeciles. The world you created to reign over the wretched lacks oxygen. We’ve been getting up and we’re getting the hell out. It’s over. We’re getting up. We’re getting out. We’re shouting: Go fuck yourselves.

    • Vendredi dernier, pour la première fois depuis un paquet de temps, les flics ont mis les casques et tiré les lacrymos à un rassemblement féministe ; pour la première fois depuis longtemps, on les a débordés même si c’est rien qu’un peu. Ce soir-là, on s’est senties puissantes ensemble, entre meufs, on a mis nos corps ensemble, pour que de victimes nous nous changions en menace et en vengeance : parce que si certain.es se lèvent et se cassent, nous, de plus en plus nombreuses, on se soulève et on casse.

      https://paris-luttes.info/il-y-a-ceux-qui-se-taisent-il-y-a-13599

      Le jour où les hommes auront peur de se faire lacérer la bite à coups de cutter quand ils serrent une fille de force, ils sauront brusquement mieux contrôler leurs pulsions “masculines”, et comprendre ce que “non” veut dire.

      Virginie Despentes, King Kong Théorie, 2006.

  • @touti et @tintin proposait de faire une carte autour des ressources qui s’accumulent autour de #Matzneff
    https://seenthis.net/messages/817289#message817529
    Comme l’idée me plait bien j’ouvre un message dédié en espérant @touti et @tintin que ca vous dérange pas.

    Pour la carte des réseaux d’influence. Il y a les listes des pétitionnaires sur wikipédia

    https://fr.wikipedia.org/wiki/P%C3%A9titions_en_France_concernant_la_majorit%C3%A9_sexuelle

    On peu voire qu’il y a 3 pétitions. Plusieurs personnes ont signé les 3 pétitions. Comment vous voyez les choses ? Est-ce qu’il faut mettre en valeur ?
    celleux qui sont dans les 3 pétitions,
    celleux qui ont changé de discours et celleux qui n’ont pas changer,
    celleux qui sont par ailleur auteurs de féminicides (Altusser) , de viols(Matzneff),
    celleux qui sont de l’académie française (il y a en une bonne brouette)
    les organiser selon les idées politiques entre pedophobes de gauches vs pedophobes de droite
    Les épinglés avec les différentes citations qui montrent que ce ne sont pas des simples signataires mais des militant·es

    J’avais pensé à un #bingo des arguments mais en commencant à l’écrire ici je me suis dit que ca serait surtout utile à des pédocriminels pour se trouver des excuses du coup j’ai laissé tombé. Vos avis sont bienvenus là dessus aussi. Je vais essayé de me changer un peu les idées.

    • Louis Althusser - Assassine Hélène Rytmann sa compagne en 1980

      Jean-Paul Aron, écrit dans le nouvel obs - ca semble etre un lacanien - un pote de D’Ormesson - Ponte du CNRS - il est mort du SIDA en 1987 - on ne saura pas combien d’enfants il aura emené dans la tombe avec lui.
      https://fr.wikipedia.org/wiki/Jean-Paul_Aron

      Roland Barthes,

      André Baudry, fondateur de la revue ARCADI ( ou on retrouve Foucault) et du réseau David et Jonhatan il semble avoir milité pour les gays catholiques - https://fr.wikipedia.org/wiki/Andr%C3%A9_Baudry

      Simone de Beauvoir - renvoyé du lycée Molière ou elle donnais des cours en 1939 et l’éducation nationale en 1943 pour détournement de mineurs.
      https://seenthis.net/messages/817770

      Jean-Claude Besret, un théologien catholique - https://fr.wikipedia.org/wiki/Bernard_Besret

      Jean-Louis Bory, Réseau Arcadi et Front homosexuel d’action révolutionnaire (FHAR)

      Bertrand Boulin, un éducateur spécialisé alcoolique rubircard sur europe 1- https://fr.wikipedia.org/wiki/Bertrand_Boulin

      François Chatelet, époux de la soeur à Jospin « Il fut, avec Michel Foucault et Gilles Deleuze, à l’origine du Département de philosophie du Centre universitaire expérimental de Vincennes dite université de Vincennes, future université Paris VIII, le cofondateur du Collège international de philosophie et professeur à l’Institut supérieur des carrières artistiques (ICART). »
      https://fr.wikipedia.org/wiki/Fran%C3%A7ois_Ch%C3%A2telet_(philosophe)

      Patrice Chéreau, il a l’air proche de Jospin, il a présidé à Canne https://fr.wikipedia.org/wiki/Patrice_Ch%C3%A9reau

      Copi, Militant gay, nouvel obs, hara-kiri, charlie hebdo,
      https://fr.wikipedia.org/wiki/Copi

      Alain Cuny, https://seenthis.net/messages/817814#message818359

      Gilles Deleuze,

      Jacques Derrida,

      Françoise Dolto, https://seenthis.net/messages/688632

      Michel Foucault, il a tout de même refusé de signé la première pétition écrite par Matzneff

      Félix Guattari, Je retrouve pas sa lettre publié avec Levi-strauss contre la féminisation de la langue - mais en pensant à Levi-strauss et au structuralistes je me dit qu’il y en a pas mal des structuralistes par ici - et Levi-strauss fait reposé toute sa théorie sur le prétendue interdit de l’inceste - alors que l’interdit c’est que les victimes parlent pas que les auteurs violent.

      Michel Leiris,

      Gabriel Matzneff, je met celui là mais il y en a un paquet sur seenthis https://seenthis.net/messages/817715

      Bernard Muldworf,

      Christiane Rochefort, ca me rend triste de la trouvé ici mais elle est présente dans les 3 pétitions pedosexuelles

      Alain Robbe-Grillet,

      ne fait pas mystère de son attirance pour les adolescentes de treize ou quatorze ans

      https://www.lexpress.fr/culture/livre/le-dernier-tabou-la-pedophilie_805287.html

      Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir faisait du #grooming pour lui

      le docteur Pierre Simon

      Philippe Sollers.

      Dennis Altman (en),

      Claude Bardos,

      le pasteur G. Berner,

      Christian Bourgeois,

      Christine Buci-Glucksmann,

      Jean-Pierre Colin,

      Dominique Desanti,

      Jean-Toussaint Desanti,

      Bernard Dort,

      Françoise d’Eaubonne,

      Philippe Gavi,

      André Glucksmann,

      Renaud Goyon,

      Daniel Guérin,

      Pierre Hahn,

      Jean-Luc Hennig,

      Christian Hennion,

      Guy Hocquenghem, https://seenthis.net/messages/505807

      Roland Jaccard, l’un des fondateurs de Causeur

      Pierre Klossowski,

      Anne Laborit,

      Madeleine Laïk,

      Georges Lapassade,

      Dominique Lecourt,

      Jacques Lefort,

      Michel Lobrot,

      Jean-François Lyotard,

      Michel Mardore,

      Dionys Mascolo,

      Gérard Molina,

      Vincent Monteil,

      Nicole Nicolas,

      Marc Pierret,

      Jacques Rancière,

      Claude et Olivier Revault d’Allonnes,

      Jean Ristat,

      Gilles Sandier,

      René Schérer, à l’air actif sur le sujet https://www.nouvelobs.com/societe/mai-68/20180406.OBS4756/l-apologie-de-la-pedophilie-face-noire-de-mai-68.html
      https://www.humanite.fr/node/196102

      Victoria Thérame,

      Hélène Védrine et les Drs Frits Bernard,

      Boegner,

      Cabrol,

      Challou, Maurice Eme, Pierrette Garreau, R. Gentis, Michel Meignant, Jean Nicolas, Séguier, Torrubia.

    • La première pétition de 1977 semble avoir été écrite par Matzneff lui même

      La quête des signatures fut également menée par Matzneff lui-même, en un temps très court, avec l’aide de Guy Hocquenghem. La plupart des personnes contactées se montrèrent favorables ; il n’y eut que de rares refus (Marguerite Duras, Hélène Cixous, Xavière Gauthier, Michel Foucault entre autres).

      Une lettre ouverte fut publiée dans Le Monde sous le titre « À propos d’un procès », la veille du procès de trois Français (Bernard Dejager, Jean-Claude Gallien et Jean Burckhardt), tous accusés d’avoir eu des relations sexuelles avec des filles et des garçons de 13 et 14 ans dans l’affaire dite « de Versailles »3.

      Ce « communiqué » présente comme « scandaleux » la durée de plus de trois ans de détention provisoire des trois hommes, arrêtés à l’automne 1973, « pour instruire une simple affaire de "mœurs" où les enfants n’ont pas été victimes de la moindre violence ». Il juge disproportionnées les peines encourues par les adultes pour des relations sexuelles avec des adolescents de 13 ou 14 ans, alors que la loi reconnaît une capacité de discernement aux adolescents, qui peuvent être jugés et condamnés à partir de l’âge de 13 ans3. Le texte relève aussi que des filles de 13 ans ont le droit de se faire prescrire la pilule en France3.

      ci dessous la liste ou on retrouve bcp de doublons

      Claude d’Allonnes
      Louis Aragon
      Roland Barthes
      Simone de Beauvoir
      Judith Belladona
      Michel Bon (également psychosociologue)
      Jean-Louis Bory
      Bertrand Boulin (fils du ministre RPR Robert Boulin)
      François Châtelet
      Patrice Chéreau
      Jean-Pierre Colin
      Copi
      Michel Cressole
      Alain Cuny
      Fanny Deleuze
      Gilles Deleuze
      Bernard Dort
      Françoise d’Eaubonne (militante féministe)
      Dr Maurice Eme (psychiatre)
      Jean-Pierre Faye
      Dr Pierrette Garrou (psychiatre)
      Philippe Gavi (journaliste)
      Dr Pierre-Edmond Gay (psychanalyste)
      Dr Claire Gellman (psychologue)
      Dr Robert Gellman (psychiatre)
      André Glucksmann
      Félix Guattari
      Daniel Guérin (militant anarchiste)
      Pierre Guyotat
      Pierre Hahn
      Jean-Luc Hennig (journaliste)
      Christian Hennion (journaliste)
      Jacques Henric
      Guy Hocquenghem
      Dr Bernard Kouchner
      Françoise Laborie
      Jack Lang
      Georges Lapassade
      Madeleine Laïk
      Raymond Lepoutre
      Michel Leiris
      Jean-François Lyotard
      Dionys Mascolo
      Gabriel Matzneff
      Catherine Millet (libératrice d’importuns)
      Vincent Monteil
      Dr Bernard Muldworf (psychiatre et membre du PCF)
      Négrepont
      Marc Pierret
      Francis Ponge
      Anne Querrien
      Grisélidis Réal
      François Regnault
      Claude Revault d’Allonnes
      Olivier Revault d’Allonnes
      Christiane Rochefort
      Danielle Sallenave
      Pierre Samuel
      Gilles Sandier
      Jean-Paul Sartre
      René Schérer
      Philippe Sollers
      Gérard Soulier
      Victoria Thérame (journaliste)
      Marie Thonon
      Catherine Valabrègue
      Dr Gérard Vallès (psychiatre)
      Hélène Védrine
      Jean-Marie Vincent
      Jean-Michel Wilhelm

      Le nombre de psychiatres, psychanalystes et psychologues laisse imaginé les dégâts causé sur les victimes.

    • Pour la dernière je trouve pas de liste, seul 3 noms émégent

      En mars 1979, une lettre est publiée dans la page courrier du journal Libération, en soutien à Gérard R., alors accusé de crime sexuel sur des enfants et attendant son procès depuis dix-huit mois. La lettre rapporte que Gérard R. vit avec des jeunes filles de 6 à 12 ans « dont l’air épanoui montre aux yeux de tous, y compris leurs parents, le bonheur qu’elles trouvent en lui »10. L’affirmation qu’une fillette de 6 ans pouvait donner un consentement éclairé à des relations sexuelles avec un adulte et qu’elle en serait épanouie fut signée par 63 personnes, dont Pascal Bruckner , Georges Moustaki et Christiane Rochefort .

      Dans ce livre publié en 2004 on peu voir que les noms sont dissimulés et qu’i est déconseillé de les chercher et il est expliqué que le droit ne protege pas les mineurs en 2004 plus qu’en 1977... et pas plus qu’en 2020 d’ailleurs.
      https://books.google.fr/books?id=ISmxqy25DFoC&pg=PT18&lpg=PT18&dq=G%C3%A9rard+R.+signataire+p%C

    • Sur le site de BHL y’a un paquet de signataires pour Polanski, avec des personnes qu’on imaginait pas :/

      Jean-Luc Godard
      Mathieu Amalric
      Xavier Beauvois
      Agnès Varda
      Bertrand Tavernier
      Olivier Assayas
      Jean-Stéphane Bron
      Patricio Guzman
      Jean Paul Civeyrac
      Katell Quillévéré
      Cristi Puiu
      Louis Garrel

    • ouh là, ça va être chaud... c’est hyper compliqué... chai pas, rancière a peut-être signé un truc à un moment, mais avant de le jeter dans la mare, faudrait voir ce qu’il en dit aujourd’hui par ex. Peut-être qu’il regrette. Ce serait pas juste sinon, je trouve. Enfin, la posture vengeresse ça me branche et ça me débranche... Dommage pour le bingo des arguments... faudrait voir quand même... je sature un peu là, j’y comprends plus rien pour tout dire ; sur twitter les fafs semblent monopoliser le débat désormais, en plus avec des revendications qui me plaisent bien (au bagne !) mais que j’essaye de raffiner...

    • très intéressant toute fois de matérilalisé le lien entre les défenseurs de pédocriminel et les violeurs genre DSK. Sans le travail des féministes, de pleins de femmes, il y a plein de choses que je serais encore en train d’essayer de comprendre.

    • sinon faire un truc chronologique (pour ce qui est de la cartographie, mes connaissances s’arrêtent à la bonne vieille frise de CM2) ? ça permetterais de montrer ce qui reste, ce qui dure, ce qui a changé... De dépasser ce truc de « c’était une autre époque » il y a un bon commentaire de @supergeante là :

      https://seenthis.net/messages/505807#message506639

      J’ai l’impression que ceux qui deviendront les militants pro-pédophilie actuels profitent de ce remue-méninge pour asseoir leur discours et lui donner des lettres de noblesse via la voix de personnes connues, prêtes à lutter contre toutes les formes de censure, de moralité, de main mise de l’État (c’est bien expliqué dans le texte de Libé).

    • #guillaume_durand défend matzneff et assimile victime du sida et pédocriminalité : https://twitter.com/FallaitPasSuppr/status/1210900459222904833

      Punir Matzneff procède de l’ignorance érigée en morale.On cite Gauguin et Balthus mais citons Foucault,Gide et plus tard les victimes du Sida.Où au 19 ième Manet et Maupassant tués par la syphilis.L’âge est le prétexte d’une condamnation de la sexualité, notre part maudite

      .

      C’est fête.

    • Je suis d’accord avec toi @tintin sur l’effroi de listes qui agglomèrent des personnes qui se sont ensuite positionner contre. Il faut pouvoir le signaler, et donc réfléchir à comment atténuer ou pas. Vraiment éviter de faire un tribunal à nous tout·es seul·es, et relever seulement ce qui est publié et sourcé. Je poursuis les investigations car je veux comprendre et montrer ces collusions pour savoir par quel biais l’ensemble d’une société finit par accepter de valoriser des pédophiles ou violeurs tout en renforçant leur pouvoir de nuisance.

    • coucou @tintin, koitesse ? Ça va pas les infos que j’ajoute ?
      J’ai celle-ci en sur une femme pédocriminelle

      Femmes solidaires
      @Femmessolidaire
      ·
      3h
      Petit rappel à celles et ceux qui se cachent derrière l’époque.

      En 1969, Gabrielle Russier est condamnée pour détournement de mineur. Elle a 32 ans, son élève en a 17.

      Peut-être eût-elle bénéficié de plus de clémence si elle s’était appelée Gabriel ?

      https://twitter.com/Femmessolidaire/status/1210964815545585669?s=20

      mais bon, je vais vous laisser, je comprends pas trop les soucis

    • Peggy Sastre invente ici (2013) « le pédophile d’écriture » pour défendre tony duvert.
      http://leplus.nouvelobs.com/contribution/895754-pedophilie-partout-liberte-de-penser-nulle-part.html

      Les reports de faits présumés immondes, on en fait des idées et des opinions immondes. Le contenant devient le contenu et vice et versa. On a la gerbe, c’est impossible, intenable d’en débattre et si besoin on sortira la batte de base-ball :

      des gens st en train de debattre dans ma tl pour savoir si une gamine de douze ans consent.IRL je pense que jaurais sorti la battedebaseball
      — CrêpeGeorgette (@valerieCG) June 28, 2013

      Le débat est fermé, verrouillé, on plante des petits sens interdits un peu partout et on le fait avec d’autant plus de vigueur, de conviction, de rage, qu’on est persuadé d’avoir le bon sens (le sens commun) avec soi.

      Et comment ne pas l’avoir quand un pédophile d’écriture subit le même sort post-mortem qu’un dictateur génocidaire ou qu’un chef terroriste responsable d’une des pires atrocités du XXIe siècle ?

    • luc le vaillant ici :

      https://next.liberation.fr/livres/2004/03/25/le-monde-ado_473650

      L’intro suffit :

      Parents, planquez vos filles ! Voici Gaby, qui les désire jeunes et fraîches et n’aime rien tant que les mettre dans son lit. Mais seulement si elles en ont très envie... La vertu n’entre en rien dans cette mutualisation des consentements. En fait, l’homme s’apprécie trop pour supporter qu’on lui refuse la pareille. Ensuite, le néo-senior est resté fixé au stade ado et s’interdit tout accès d’autorité, tout abus de pouvoir.

    • Jean_christophe_buisson :

      La vérité est que la France sera toujours la France, comme dirait le général de Gaulle : excessive, querelleuse, capable un matin, en se réveillant, de vouer aux gémonies des écrivains comme Peter Handke et Patrick Besson (de fanatiques partisans de la Grande Serbie), Marc-Edouard Nabe et Renaud Camus (deux antisémites bien connus), Richard Millet (un réac de la pire espèce) ou Gabriel Matzneff (Barbe-Bleue des temps modernes)

    • D’accord avec les problèmes posé par ses listes. Le travail me semble trop grand aussi.
      Pour le bingo ca pourrait prendre la forme d’une compilation de citatons de militant·es pedo-criminels
      Il en faudrait 25 dont une particulièrement clé au centre.
      ex - « Vous avez vu les photos ? Elle fait 25 » - Costa-gavras

      J’avoue que je sature aussi.

    • promenade dans les archives du Figaro, qui est fan aussi visiblement, au moins depuis 2006. Presque sûr que les "morceaux croustillants" sont derrière #paywall

      Gabriel Matzneff : « Un journal intime, c’est la vérité à bout portant »
      https://www.lefigaro.fr/livres/2017/02/08/03005-20170208ARTFIG00228-gabriel-matzneff-un-journal-intime-c-est-la-verit

      Gabriel Matzneff : « Vivre m’amuse moins »
      https://www.lefigaro.fr/livres/2015/02/05/03005-20150205ARTFIG00023-gabriel-matzneff-vivre-m-amuse-moins.php

      Le fil de ses jours est marqué par l’amour charnel de ses amantes (Gilda, Géraldine, Anastasia, Marie-Agnès…)

      Matzneff, le dernier des princes noirs
      https://www.lefigaro.fr/livres/2015/02/04/03005-20150204ARTFIG00232-matzneff-le-dernier-des-princes-noirs.php

      « Matzneff est ce pécheur qui se purifie dans le péché… » À prendre avec ou sans sourire, ce mot sonne juste. Il est de son ami de longue date, Philippe de Saint Robert

      Gabriel Matzneff reçu chez Lipp pour le prix Cazes
      https://www.lefigaro.fr/livres/2015/04/15/03005-20150415ARTFIG00273-gabriel-matzneff-recu-chez-lipp-pour-le-prix-caze

      Cette récompense couronne son neuvième roman, La Lettre au capitaine Brunner, publié à La Table Ronde. « Roman allègre », comme il le dit, ayant pour cadre l’Occupation, et où il a voulu exprimer « tout son univers sensible ».

      Il est libre, Matz
      https://www.lefigaro.fr/lefigaromagazine/2009/04/04/01006-20090404ARTFIG00106--il-est-libre-matz-.php

      La passion selon Matzneff
      https://www.lefigaro.fr/livres/2006/05/04/03005-20060504ARTLIT90220-la_passion_selon_matzneff.php

      « Gaby le Magnifique » : un écrivain classique mais vivant, Par Yan Moix
      https://www.lefigaro.fr/livres/2013/02/07/03005-20130207ARTFIG00616-gaby-le-magnifique-un-ecrivain-classique-mais-viv

    • celui-ci est bien retors :

      « Carnets noirs 2007-2008 », de Gabriel Matzneff : l’ancien régime de la chair
      https://www.lemonde.fr/livres/article/2009/04/02/carnets-noirs-2007-2008-de-gabriel-matzneff_1175606_3260.html

      Et si le silence qui entoure désormais l’oeuvre de Gabriel Matzneff n’était pas tant dû à l’ordre moral, « pharisaïque », qu’à un changement dans le régime du plaisir ? L’auteur ne se pose pas cette question. Il ne semble pas voir la mécanique des corps sans Dieu, qui s’emboîtent plus par arithmétique que par « séduction ». Ce serait en quelque sorte invalider sa vie, reconnaître qu’elle ne fut pas celle d’un saint ou d’un martyr, mais, disons, quelque chose de plus simple, de plus émouvant aussi : une existence vouée à sauver une sensibilité perdue ou en voie d’extinction, un ancien régime de la chair, celui où le plaisir, la joie étaient intimement liés à la conscience de la faute.

    • diatribes en or
      https://www.lemonde.fr/livres/article/2012/01/12/diatribes-en-or_1628596_3260.html

      La Séquence de l’énergumène réunit les chroniques de télévision que Gabriel Matzneff donna au quotidien Combat entre 1963 et 1965. A l’époque, le sulfureux diariste n’a encore rien publié : il se fait les dents sur le petit écran sans avoir de poste. Qu’importe ! Il est déjà mousquetaire, Aramis divisé entre saint Jean Climaque et les fesses rebondies des adolescentes qu’il drague sur les transats de la piscine Deligny.

      MAMMA, LI TURCHI !, de Gabriel Matzneff
      https://www.lemonde.fr/archives/article/2000/11/03/mamma-li-turchi-de-gabriel-matzneff_3642020_1819218.html

      Gabriel Matzneff poursuit son oeuvre originale, oublié des médias mais toujours apprécié de ses fidèles lecteurs. L’écrivain donne le meilleur de son art dans son Journal. Mamma, li Turchi ! est un roman. Ses personnages (lui-même en cinéaste libertin), brillants et lucides, apprécient les joies charnelles et culturelles. Ils s’évadent d’un Paris décevant et se retrouvent en Italie, à Venise. Le roman est impeccablement construit, les dialogues sont percutants, la subversion élégante. On y retrouve les révoltes chères à Matzneff : « li Turchi » sont les oppresseurs de tout bord qui étouffent l’individu. Matzneff corrosif, impertinent, sincère, jeune éternellement - mais la part belle du roman est l’ombre qui s’avance sur la vie d’un homme solitaire qui se voulut libre et vrai (La Table ronde, 272 p., 105 F [16,01 ]).

    • Lucien Engelmajer

      Le Patriarche. Communauté thérapeutique internationale d’origine française constituée exclusivement de toxicomanes et anciens toxicomane et prônant la réinsertion au sein même de l’institution.
      Cette association, dont le premier centre, La Boère (Haute-Garonne), ouvrit en 1971, connut un essor considérable, très généralement en marge des instances officielles, et implanta ses différentes structures dans de nombreux pays. Elle suscita de vives polémiques avant d’être reconnue comme secte dans le rapport de la commission d’enquête parlementaire sur le phénomène sectaire (rapport Guyard, 1995), ce qui conduisit à l’arrêt des subventions publiques.
      Lucien Engelmajer, leader charismatique de la communauté, ce missionnaire laïque entretenait des rapports conflictuels avec tous ceux qui ne reconnaissaient pas ses méthodes. Opposant farouche aux programme de substitution, à la légalisation des drogues, aux échanges de seringues, bataillant contre l’anonymat des séropositifs, il a toujours tenu un discours de combat, se déclarant enfermé par la presse « dans un ghetto de silence ».

      https://www.lexpress.fr/actualite/societe/la-pieuvre-du-patriarche_492053.html
      Il est mort en 2007 à l’âge de 86 ans.

    • Ohlala, c’est dur d’étudier ce monde là, c’est du genre Voici ou Gala de la pornographie verbale et médiatique, c’est à celui qui gerbe le plus loin, vraiment crade. Et je vous évite la recopie de leur diatribes pour exciter le chaland. Maigre pouvoir, misère du faux intellectuel qui se demande ce qu’il pourrait inventer pour alimenter son égo. On peut comprendre le dégout qu’ils inspirent, comme le dégout du cinéma français et de ses acteurs masculinichiants, de la littérature française malmenée par ces porcs, et des institutions qui leurs construisent des ponts d’ors avec des médias à la solde de ces nuisibles.
      J’en suis à Moix, atroce, j’arrive pas à faire mieux que Pov’ mec tout pourri du cerveau pour vous dire :(

    • Si je peux me permettre, ce genre de cartographie demande pas mal de taf et de la méthodologie.
      Plutôt que faire cela en vrac sur seenthis vous pourriez remplir un tableur collaboratif et créer des classes (écrivains, journalistes, personnalités politiques, curés...) et par ordre alphabétique. Ce serait plus efficace. Et pendant que vous compilez ces données, réfléchir à leur mise en place.

    • Hello all.
      – je pense que seenthis n’est pas le meilleur outil pour cette cartographie aussi, car on se perd dans les messages, c’est difficile de synthétiser l’évolution d’une position, de creuser chaque « fiche »... au delà du fichage lui-même d’une certaine manière, même si, de fait, je pense qu’il est important de retracer cette histoire, ces soutiens, ces ambiguïtés, ces violences, cette omerta, cette justification intellectuelle du viol sur mineurs...

      On pourrait réfléchir à un ou des outils qui permettrait notamment aussi de relever ceux et celles qui reconnaissent s’être trompés, parce que malgré tout, vu l’époque c’était possible.

      Dans mon entourage, je vois dans des familles, notamment de milieux d’intellectuels, mais pas seulement, des personnes, hommes, mais femmes aussi, reconnaître qu’ils se sont laissés emporter par l’époque, pas forcément par leurs actions mais par leur inaction et paroles, par le fait d’avoir laissé agir, et qu’aujourd’hui, ils s’alarmeraient, agiraient autrement de savoir que x ou y dort nu.e. avec des mineurs nu.es lorsqu’il.elle les accueille pour le week-end par exemple, qu’à l’époque, emportés par l’euphorie de la libéralisation sexuelle, des corps renouvelés, ils ne savaient pas non n’ont pas voulus voir, savoir, agir etc... alors que tout était là. Je pense qu’il y a des gens sincères, rongés par leur inaction, leur aveuglement, et que c’est bien aussi dans ce type de cartographie de le prendre en compte. Je ne sais évidemment pas s’ils sont nombreux à tenir cette position dans cette liste. Quand aux morts, je ne sais pas.

      – J’avais discuté avec l’historien Artières, qui a tenté pour le livre L’esprit français de voir à quelles conditions il serait possible de faire un travail d’historien sur cette période. Je scannerai l’article pour ceusses qui le veulent. Je lui ai demandé comment c’était passé ce travail, sachant, que je trouvais personnellement insupportable ne serait que de feuilleter le gay voyage de Hocquenghem. Il m’a dit que ça avait été très dur, que ça l’avait profondément affecté. Je dois dire et c’est mon second point, que je ne me sens pas capable de faire ce travail, je ne me sens pas outillée pour ne pas être dévastée par cette exploration historique. Sachant, et je ferai un billet plus tard, que je me souviens très bien de voir tout ces types et précisément ce connard de Matzneff à la télé et partout et je me souviens très bien ce que ça m’a fait, je ne peux croire que je suis la seule a avoir été maintenue la tête sous l’eau à chaque fois que je voyais sa gueule. Revoir sa photo partout là, ça fait remonter gerbe, colère, douleur et désespoir.

    • Après mon message d’hier, je voulais vous dire merci à vous tout·es sur seenthis ici sur ce fil de tenter de faire le jour sur cette intelligentsia criminelle. Le fait que nous soyons nombreus·es à vouloir comprendre malgré le désespoir et la difficulté à se confronter à cette bouillie malsaine, donne du courage pour poursuivre.
      @odilon, oui, ça peut être long de faire cette carte et peut-être ne verra-t-elle pas le jour ou autrement, mais rassemblons comme nous pouvons pour au moins essayer de comprendre.
      @supergeante merci aussi, c’est très intéressant tes interventions, notamment sur la façon dont ce sont incrustés les pédovioleurs dans les libertés et les revendications d’une sexualité différente.

    • Totalement d’accord avec toi, @supergeante. Mon billet initial est d’ailleurs la manifestation de ce que m’a provoqué la réapparition du nom de Matzneff dans l’actualité : le souvenir du violent écœurement de l’époque et de l’incompréhension totale de sa place dans le microcosme littéraire parisien.

      D’ailleurs, avec tout ça, je n’ai toujours pas la réponse à ma question de savoir si l’article du Monde a eu l’honnêteté de rappeler que ce monsieur a eu son rond de serviette dans les colonnes du Monde des Livres. Ou que la grande prêtresse de l’époque continue à tenir Matzneff pour plus que fréquentable et chie copieusement sur Denise Bombardier.

      (note : je vois que la bagarre commence sur WP,…
      https://fr.wikipedia.org/wiki/Josyane_Savigneau
      • ajout (+1821) le 28/12 à 19h33 d’un long passage sur l’affaire Matzneff,
      • supprimé radicalement 3 minutes plus tard pour absence de source
      • réintroduit à 20h09 (+818) avec un lien vers le remarquable article du Devoir : Tout le monde le savait https://www.ledevoir.com/societe/569861/tout-le-monde-le-savait .
      à suivre ?)

    • J’aime bien les cartes mais beaucoup moins les listes, à part celle de @les_listes_de une carte autour du cas Matzneff semble réalisable mais au-delà ça me semble tentaculaire. Il y a beaucoup de choses sur le sujet, ici sur seenthis. @mad_meg bien sûr, toujours sur les charbons ardents. Mais aussi le remarquable travail du collectif @tradfem et ses traductions. (je ne suis pas bilingue et forcément je passe plus de temps à comprendre certains articles de feminismcurrent par exemple :
      https://www.feministcurrent.com/2017/06/06/suzzan-blac-art-trauma-child-exploitation

      Suzzan Blac : Il existe un tel climat de sexisme, d’apathie, d’ignorance et d’acceptabilité entourant le conditionnement et l’exploitation sexuelle commerciale des filles et des femmes. Il y en a beaucoup qui ne veulent pas ou ne prennent pas la peine de lire et de faire des recherches sur ces sujets, mais une image est instantanée et peut être ancrée dans l’esprit, alors je pense qu’elle peut mieux faire passer un message que les mots.

      Nous savons tous que l’un des genres de pornographie les plus populaires est « Teen », alors qu’est-ce que cela vous dit ? Si les pornographes (légaux) pouvaient utiliser des enfants, ils le feraient. Tout comme les proxénètes qui forcent et exploitent les jeunes adolescentes à se prostituer et exigent un prix plus élevé des nombreux parieurs qui veulent des jeunes filles. Mais ils ne peuvent pas le faire dans la pornographie parce que c’est illégal, alors ils font la meilleure chose « légale » qui soit : de la pornographie « à peine légale » mettant en scène des jeunes de 18 ans - des filles vraiment jeunes, à la poitrine presque plate, sans poils pubiens et avec une queue de cheval. Le pornographe Max Hardcore utilise des jeunes de 18 ans et les fait paraître plus jeunes en leur faisant porter des nattes, des appareils dentaires et en achetant leurs vêtements dans des magasins de vêtements pour enfants. Il les dégrade, les humilie, les agresse sexuellement et les détruit ensuite sur la pellicule.

      Le Japon n’a rendu illégales les images d’abus d’enfants qu’en 2014 et il y a encore des images d’abus d’enfants disponibles dans les magasins de vidéo. Les jeunes filles sont exploitées sexuellement dans les bars et les clubs, et sont prostituées ouvertement dans de nombreux endroits. Il existe des distributeurs automatiques qui vendent des sous-vêtements portés par de jeunes

      Traduit avec www.DeepL.com/Translator (version gratuite)
      ou celui-ci :
      https://www.feministcurrent.com/2015/09/28/youve-heard-of-rape-culture-but-have-you-heard-of-pedophile-culture
      et Tradfem :
      https://seenthis.net/messages/479395
      https://seenthis.net/messages/426500

    • j’avoue que me retrouver face à l’impuissance m’est presqu’aussi pénible qu’une plongée dans ce tas de fientes. Pourtant, je ne vois pas trop quoi proposer d’autre que cette compulsion d’articles, qui semble bien vaine aussi. Désolé si j’ai un peu pourri le fil en partant sur les chapo de roues. à voir avec le temps donc. J’ai regardé leaving neverland hier, c’est très fort, très intelligent.

    • @tintin vu aussi. En fait, suite aux articles et à l’interview de Adèle Haenel. C’est un film qui a permis à beaucoup de gens de parler.

      C’est peut-être pas très clair ce que j’ai dit plus haut, en fait, ce qui me terrasse en ce moment, c’est le côté massif...

      Je savais déjà, de manière empirique que beaucoup de gent.es étaient touchés avec une majorité d’ex-enfants, filles et de garçons, ainsi que de femmes adultes à l’âge des crimes perpétrés sur eux/elles. Il suffisait de traîner un peu dans des milieux féministes pour te rendre compte aussi du besoin de dire, de partager et de la loi du silence, et ses contours multiples.

      Maintenant, je me rends compte que c’est pire que ce que j’imaginais, des ami.es parlent enfin, des élèves en classe, des collègues, c’est atroce, je ne comprends pas comment il est encore possible de défendre les mécanismes sociaux à l’origine de ce désastre social, collectif et intime à la fois. Combien faudra-t-il de témoignages, de films, d’études, de collectes, de cartes, de listes, de décompte ? Je me dis : autant qu’il le faudra.

      Donc, quand je dis que seenthis n’est pas l’outil idéal, je dis pas ça pour entraver la démarche. Je me dis juste que ça vaudrait la peine de faire un truc hyper lisible, mais comme je le disais précédemment, en ce moment, je ne me sens pas trop capable de participer à une telle entreprise, et je ne sais pas trop comment il faudrait faire, mais je veux bien y réfléchir à un autre moment. Ces échanges sur seenthis, je pense notamment au thread sur le livre de Nabokov, j’y reviens souvent et j’ai envoyé des gens s’y plonger, donc, c’est vraiment bien que ça existe.

    • Je voyais plutôt ce démarrage comme une entreprise de compilation collective rapide en vue de construire un jour un truc plus peaufiné ensuite, comme le laissait entendre le fait que @touti réfléchissait à une structure de base de données par exemple. Ya le travail de rechercher des gens et des sources et des extraits, et ya le travail de structuration, de comment on normalise tout ça, quels champs, pour pouvoir ensuite en sortir des choses intéressantes (en terme de chrono, de liaisons, ou simplement de visualisation, etc). Le fait de déjà avoir tout un matériel au même endroit, peut aider à faire ressortir comment on voudrait le structurer, c’est déjà un premier pas, même si le reste ne suit pas, ou dans longtemps.

    • @tintin vu aussi le film leaving never land où témoignent les victimes de michael jackson, Adèle Haenel relate que (voir son interview sur mediapart) ça l’a aidé à prendre la parole pour dénoncer les agressions sexuelles de Christophe Ruggia lorsqu’elle était enfant.
      J’aimerai vraiment pouvoir dire que c’était une autre époque mais il en va de la domination sexuelle dans le capitalisme même.

      @supergeante la tâche est énorme et ce ne sera pas du tout confortable. Ici au moins on a la chance d’être nombreus·es et j’espère, de savoir s’écouter. J’ai une amie metteuse en scène qui parle du chaos qui précède ces créations, ça me donne toujours du courage de penser à cela quand ça part un peu dans tous les sens !
      @rastapopoulos je ne souhaite pas mettre en ligne de suite parce que j’y vais pas avec le dos de la cuillère et c’est pas au point du tout. Donc, comme tu dis les essais de BDD c’est juste un début, qu’au moins ça existe quelque part, en vue de …
      – superposition chronologique retenue en tout cas

    • suis assez d’accord avec @rastapopoulos (qui est un nom mishèllène trouvé par un grand pote de Matzneff, Hergé soit dit en passant (salo !)). moi ça me va de continuer à alimenter ce fil en y balançant des noms, des citations, des sources. Juste se réstreindre à matzneff ça fait chier parce qu’on va faire le portrait d’une époque (qui est aussi bien singulière, il faut le dire (c’est plus pareil, mais ça continue quand même (same same but different))), et en même temps si on doit aller jusqu’au neverland de mickael jackson, qui l’emprunte si je ne m’abuse, à lewis caroll (gros pédo aussi), ça fait de la route... on va finir en grèce antique... C’est complétement absurde parce qu’il faudrait en faire un monument, un truc gigantesque, à la hauteur, et en même temps ériger un monument pour ça, c’est déjà pas la joie et en plus s’agirait pas d’alimenter la pédopropagande (hors de question, et je pense qu’on est d’accord, d’utiliser des images de gosses par exemple)...

    • Nicolas Rey

      Je pourrais faire cinquante-deux chroniques sur Gabriel Matzneff. Je pourrais faire Matzneff et la piscine Deligny. Matzneff et Francesca. Je pourrais écrire : « Gab la rafale prend le bus », « M dîne aux Camionneurs », « Calamity Gab m’a fait découvrir Cioran », « Gabriel et Lord Byron », « Gab le magnifique et le peuple serbe ». Gabriel est mon Tintin. D’ailleurs, il avait Hergé pour ami. Il est mon guide des mauvaises fréquentations haut de gamme. Les seules qui vaillent la peine. Adolescent, je dévorais ses fameux carnets noirs comme si un grand frère vivait ce que je n’osais espérer vivre. Gabriel aimait pour moi. Gabriel buvait pour moi. Gabriel souffrait pour moi. Bon. Nous y voilà. Les carnets de Matzneff. J’ai commencé par là, comme ils disent, aux Narcotiques Anonymes. Par ses carnets noirs.

      http://www.matzneff.com/oeuvres.php?un_article=58&la_clef=52

    • @biggrizzly la fiche anglais ne donne toujours pas le détail de la liste manquante celle de libération - à mon avis il doit y avoir des gens importants dans celle ci pour qu’on en trouve pas de traces- je veux dire plus important que dans celles de Matzneff et celle de la dépénalisations des viols sur mineurs.

      J’essaye de pas sombré dans un épisode de remonté traumatique mais je ne résiste pas à revenir ici. En voyant les listes il me semble voire se dégagé plusieurs axes :

      – les réseaux homo-militants - on trouve la mythologie autour de la pédérastie grec - celleux-là confondent la lutte contre la discrimination de l’homosexualité et la pedo-criminalité. On trouve des fondateurs d’asso importantes FDLH - Arcadi
      – les poids lourds de la French Theory et des phallosophes de gauche -
      – Quelques grandes féministes parfois prédatrices sexuelles - Rochefort à signé les 3 pétitions et Beauvoir etait une prédatrice de ses éléves.
      – les libéraux individualises - pour classé les militant·es pedosexuels - Ici je pense à Millet qui milite toujours pour les violeurs et contre les victimes quelque soit leur age. - Je pense que Altusser pourrait etre mis en valeur aussi car il joint le féminicide à sa militance pour les pedo-viols.
      – J’ai vu passé plusieurs personnes liées à Jospin, ou à l’appareil du PS. aussi les Gluksmann il me semble que c’est du PS
      – On trouve quelques académiciens français et phallosophes de droite
      – Quelques prêtres et pasteurs -
      – de nombreux et nombreuses psyanalystes- psychiatres - psychologues - à mettre en lien avec les discours culpabilisant les victimes de la psychanalyse freudo-lacanienne - les immondices dites par Dolto sur les victimes d’inceste
      – des membres de prix littéraires qui se passent les plats - cf le prix de 2014 à Matzneff - on pourrais sortir la liste du jury.
      – peut etre des gens un peu « égarés » qui ont signé par amitié sans bien lire ces pétitions - Matzneff avançait caché et si la personne n’as signé qu’une fois et pas récidivé - Je connais pas Rancière mais @tintin tu avais l’air de dire qu’il était revenu sur ses positions - ca vaut le coup de signalé lorsqu’un·e signataire à pris ses distances et de quel manière.

      Il pourrait y avoir des couleurs - une qui signale la pratique affiché de pédocriminalité - une qui signale celleux qui ont signé les 3 pétitions et ne sont jamais revenu dessus et a contraire (style Dolto) - une qui signale celleux qui se sont écarté de ces pétitions

      Je ne sais pas si à partir de là on peu commencer à voire des ensembles se dessiné. Si vous voyez d’autres catégories que j’aurais pas vu n’hésitez pas à les partagé car je connais pas tous ces noms et il y a des réseaux qui me sont invisibles.

    • Waa, j’avais pas lu cette interview ou elle affirme des choses ignobles. Ok @mad_meg , il n’y aura pas d’échappatoire pour Dolto.

      « Q- Dans l’acte incestueux il y a toujours un traumatisme pour la fille, non ?
      R- Evidemment qu’il y a un traumatisme ! Nous ne vivons pas dans une société ou ces choses sont permises. Résultat, la fille ne peut pas se développer normalement car ses pulsions sont occupées a un lieu où elles ne devraient pas l’être encore. Il se produit un blocage dans l’évolution de l’intelligence.
      (…)
      Q- Donc la petite fille est toujours consentante ?
      R- Tout à fait
      Q- Mais enfin, il y a bien des cas de viols ?
      R- Il n’y a pas de viol du tout, elles sont consentantes »
      #aberrant #criminel #1979

      Et malgré sa critique de Dolto Béatrice Jade considère dans les points tout de même ’constructifs’ que « Les lois doivent faire la différence entre les enfants non nubiles et nubiles qui devraient devenir juridiquement autonomes et ne plus dépendre des décisions parentales. »
      Petit rappel
      En France, la majorité civile est fixée à 18 ans depuis le 5 juillet 1974 ; elle était auparavant fixée à 21 ans depuis 1792.

    • Oui ca fait un choc et je te recommande les paroles des chansons de son fils que je viens de mettre sur ce lien https://seenthis.net/messages/688632

      Je trouve aussi interessant ce lien https://seenthis.net/messages/818092
      posté par @tintin d’un texte de Patric Jean sur médiapart
      surtout parce qu’il fait émerger deux noms importants de la militance pour la dépénalisation des violences sexuelles sur mineurs en france et dans les pays francophones

      – Paul Bensussan : https://fr.wikipedia.org/wiki/Paul_Bensussan#Les_%C2%AB_fausses_all%C3%A9gations_d'abus_sexuels_%C2%

      – Hubert Van Gijseghem : http://1libertaire.free.fr/LeoThiersVidal24.html

    • Et malgré sa critique de Dolto Béatrice Jade considère dans les points tout de même ’constructifs’ que « Les lois doivent faire la différence entre les enfants non nubiles et nubiles qui devraient devenir juridiquement autonomes et ne plus dépendre des décisions parentales. »
      Petit rappel
      En France, la majorité civile est fixée à 18 ans depuis le 5 juillet 1974 ; elle était auparavant fixée à 21 ans depuis 1792.

      Merci @touti J’avais pas vu cette critique de Béatrice Jade et merci pour ton rappel je n’était pas au courant pour cette modification de la loi en 1974.

    • La promulgation de la loi est du 5 juillet, mais son entrée en vigueur était le 1er septembre (qui était un dimanche…) Je m’en souviens assez distinctement, car en 3 jours consécutifs je suis devenu trois fois majeur :-)
      – le 31/08, j’avais accompli un an de service militaire, ce qui émancipait,
      – le 1/09, c’était l’entrée en vigueur de la loi,
      – le 2/09, j’avais 21 ans,…

      cf. ce son, du 2/09, premier jour d’inscription sur les listes électorales.
      https://www.franceinter.fr/emissions/la-boite-a-souvenirs/la-boite-a-souvenirs-02-septembre-2011

    • L’article du Monde :

      À PROPOS D’UN PROCÈS
      Le Monde, le 26 janvier 1977
      https://www.lemonde.fr/archives/article/1977/01/26/a-propos-d-un-proces_2854399_1819218.html

      Nous avons reçu le communiqué suivant :

      " Les 27, 28 et 29 janvier, devant la cour d’assises des Yvelines, vont comparaître, pour attentat à la pudeur sans violence sur des mineurs de quinze ans, Bernard Dejager, Jean-Claude Gallien et Jean Burckhardt, qui, arrêtés à l’automne 1973, sont déjà restés plus de trois ans en détention provisoire. Seul Bernard Dejager a récemment bénéficié du principe de la liberté des inculpés.

      « Une si longue détention préventive pour instruire une simple affaire de » mœurs « , où les enfants n’ont pas été victimes de la moindre violence, mais, au contraire, ont précisé aux juges d’instruction qu’ils étaient consentants (quoique la justice leur dénie actuellement tout droit au consentement), une si longue détention préventive nous paraît déjà scandaleuse.
       » Aujourd’hui, ils risquent d’être condamnés à une grave peine de réclusion criminelle soit pour avoir eu des relations sexuelles avec ces mineurs, garçons et filles, soit pour avoir favorisé et photographié leurs jeux sexuels.

      « Nous considérons qu’il y a une disproportion manifeste, d’une part, entre la qualification de » crime « qui justifie une telle sévérité, et la nature des faits reprochés ; d’autre part, entre le caractère désuet de la loi et la réalité quotidienne d’une société qui tend à reconnaître chez les enfants et les adolescents l’existence d’une vie sexuelle (si une fille de treize ans a droit à la pilule, c’est pour quoi faire ?).
       » La loi française se contredit lorsqu’elle reconnaît une capacité de discernement à un mineur de treize ou quatorze ans qu’elle peut juger et condamner, alors qu’elle lui refuse cette capacité quand il s’agit de sa vie affective et sexuelle.

      « Trois ans de prison pour des caresses et des baisers, cela suffit. Nous ne comprendrions pas que le 29 janvier Dejager, Gallien et Burckhardt ne retrouvent pas la liberté. »

      Ont signé ce communiqué : Louis Aragon, Francis Ponge, Roland Barthes, Simone de Beauvoir, Judith Belladona, docteur Michel Bon, psychosociologue, Bertrand Boulin, Jean-Louis Bory, François Chatelet, Patrice Chéreau, Jean-Pierre Colin, Copi, Michel Cressole, Gilles et Fanny Deleuze, Bernard Dort, Françoise d’Eaubonne, docteur Maurice Eme, psychiatre, Jean-Pierre Faye, docteur Pierrette Garrou, psychiatre, Philippe Gavi, docteur Pierre-Edmond Gay, psychanalyste, docteur Claire Gellman, psychologue, docteur Robert Gellman, psychiatre, André Glucksmann, Félix Guattari, Daniel Guérin, Pierre Guyotat, Pierre Hahn, Jean-Luc Henning, Christian Hennion, Jacques Henric, Guy Hocquenghem, docteur Bernard Kouchner, Françoise Laborie, Madeleine Laïk, Jack Lang, Georges Lapassade, Raymond Lepoutre, Michel Leyris, Jean-François Lyotard, Dionys Mascolo, Gabriel Matzneff, Catherine Millet, Vincent Monteil, docteur Bernard Muldworf, psychiatre, Négrepont, Marc Pierret, Anne Querrien, Griselidis Real, François Régnault, Claude et Olivier Revault d’Allonnes, Christiane Rochefort, Gilles Sandier, Pierre Samuel, Jean-Paul Sartre, René Schérer, Philippe Sollers, Gérard Soulier, Victoria Thérame, Marie rhonon, Catherine Valabrègue, docteur Gérard Vallès, psychiatre, Hélène Vedrines, Jean-Marie Vincent Jean-Michel Wilhelm, Danielle Sallel nave, Alain Cuny.

    • Hello pour Rancière, j’en sais rien, j’ai bien aimé deux ou trois de ses bouquins, par association, pas envie qu’il penche dans le dégueu, mais rien de plus, c’était un exemple au hasard.

    • Pour le projet @mad_meg quelques liens utiles

      Le monde ado Par Luc Le Vaillant — 25 mars 2004
      https://next.liberation.fr/livres/2004/03/25/le-monde-ado_473650

      « Le seul collège dont vous n’avez pas fait la sortie est le Collège de France »
      https://twitter.com/vincentglad/status/1211398762247180289

      Si seulement Matzneff était le seul problème
      https://blogs.mediapart.fr/patricjean/blog/301219/si-seulement-matzneff-etait-le-seul-probleme

      Frédéric Beigbeder : Il faut sauver le soldat Matzneff
      www.matzneff.com/pdf/sagm10.pdf
      http://www.matzneff.com/sagm.php

      Ivre du temps perdu
      https://blogs.mediapart.fr/lehmann-christian/blog/301219/ivre-du-temps-perdu

      Interrogé sur Matzneff, Frédéric Mitterrand dénonce un « phénomène de meute »
      https://www.huffingtonpost.fr/entry/matzneff-frederic-mitterrand-denonce-un-phenomene-de-meute_fr_5e09e53

      Brice Ivanovic @bi1192
      Vous vous souvenez de cette photo où posait @sonjoachim
      avec la jeunesse Lesqueniste ? Et bien grâce à @MauvaisCoton, on peut s’apercevoir que #Matzneff a donné en décembre une interview dans ce même lieu... Est-ce son appartement ? Un lieu en location ?
      https://twitter.com/bi1192/status/1211704476303790082

      Affaire Matzneff : Bernard Pivot exprime ses regrets
      https://www.lepoint.fr/societe/affaire-matzneff-bernard-pivot-exprime-ses-regrets-30-12-2019-2355311_23.php

      Quand la République décorait Gabriel Matzneff... Jacques Toubon
      https://www.lexpress.fr/culture/quand-la-republique-decorait-gabriel-matzneff_2112781.html

      Un extrait inédit de Matzneff à un autre « apostrophe »
      https://twitter.com/Claude2mougins/status/1210573466405089280

      Claude François
      https://twitter.com/thmsprlng/status/1210978478406930433

    • Je voudrais aussi documenté le fait que ce n’etait pas une autre époque, Matzneff est toujours publié, entretenu, logé et invité dans les médias. On publie toujours des ouvrages pedosexuels sous toutes sorte de prétexte
      https://www.actualitte.com/article/bd-manga-comics/petit-paul-normaliser-la-pedophilie-la-strategie-du-predateur-sexuel/91060
      et la défense des pédosexuels est toujours absolument la même
      « un pied de nez à l’ordre moral, la sexualité bien-pensante qui rassure... qui emmerde »
      Bastien Vivès n’en est pas à sa première inversion des rôles
      https://www.catsuka.com/news/2012-03-07/la-famille-par-bastien-vives--plus-in-memorial-sa-version-animee-du-nouveau

      On traite toujours Dolorès Haze en niant le viol et en l’accusant de rendre les hommes fou
      https://seenthis.net/messages/817794
      Les viols contre les mineurs sont de moins en moins réprimés. (-40% de condamnation pour viol depuis 10ans - info qui laisse les gens manifestement totalement indifférents) En France l’age du consentement sexuel est autour de 4-5 ans (tout le monde s’en fout aussi) et on valorise encore les femmes pour leur jeunesse, leur virginité (cf Moix).
      Perso je voie venir le gros déni qui accompagne ce déballage - c’etait une autre époque - ca implique que ca ne pourrais pas/plus se passé aujourd’hui -

    • Concernant #Alain_Cuny, il a joué en 1974 dans Emmanuelle, il a alors 66 ans.

      On peut noté, entre autre, une des dernière scène du film où Mario, le personnage interprété par Alain Cuny, organise et contemple le viol d’Emmanuelle :

      Mario explique à Emmanuelle que la monogamie n’est plus de mode et que c’est la jouissance, plutôt que le sentiment de culpabilité ou la raison qui doit la guider en matière de sexualité, et qu’ainsi elle atteindra un plaisir bien plus grand. Afin de lui démontrer son discours, il l’emmène dans un bar qui fait aussi fumerie d’opium où elle est violée par un des habitués, pendant que lui-même regarde la scène.

      https://fr.wikipedia.org/wiki/Emmanuelle_(film)#Synopsis

    • Tout excusé @reka :)

      Relevé aussi hier les noms de pédophiles #grands_hommes (l’Académie Française semble propice à l’omerta) cités avec ferveur chez Taddeï par ses invités Matzneff et Sollers, (son éditeur chez Gallimard) Montherlant, Peyrefitte, P Ristat, Schérer profitent de publicité sur Europe1. https://seenthis.net/messages/818185#message818267
      https://www.europe1.fr/emissions/Europe-1-Social-club/Europe-1-Social-Club-Philippe-Sollers-et-Gabriel-Matzneff-146350
      #Taddei en #2014

      + une discussion WP sur Montherlant pour éviter de dire sa pédosexualité https://fr.wikipedia.org/wiki/Discussion:Henry_de_Montherlant#Sexualit.C3.A9_de_Montherlant
      extrait WP où la tauromachie est plus importante (j’te’jure, le clavier m’en tombe)

      Quand je parle de garçons, c’est plutôt 9-14 ans que des jeunes gens. Peyrefitte et Montherlant, par ailleurs, faisaient des virées ensemble et « entretenaient » à eux deux des mères de familles complaisantes... Peyrefitte, toujours langue de vipère, prétend d’ailleurs que Montherlant s’est suicidé parce que des parents de garçons commençaient à faire du bruit et qu’il craignait un procès infamant. Enfin, tout cela n’est pas très ragoûtant et probablement pas prioritaire dans une bio sur Montherlant. D’autant qu’à côté, on ne parle même pas de sa passion pour la tauromachie, plus éclairante pour comprendre son œuvre. Jastrow | 兔 30 jun 2004 à 17:18 (CEST)

    • En amont en 1959/1960, note l’affaire des #ballets_roses avec la DST et André Le Troquer, ministre de De Gaulle à la libération, et président de l’Assemblée Nationale. 22 condamnations de pontes.
      http://dictionnaire.sensagent.leparisien.fr/Affaire_des_ballets_roses_(1959)/fr-fr
      Mocky en traite dans un film visible sur YT où il dénonce la pédosexualité institutionnalisée, il raconte aussi (toujours YT) n’avoir pas pu le diffuser.
      L’affaire des ballets roses, Affaires sensibles
      https://www.franceinter.fr/emissions/affaires-sensibles/affaires-sensibles-30-decembre-2015

      Note aussi #Charles_Trenet 13 juillet 1963 :
      "Ce jour-là, Charles Trenet est écroué à 20h30 à la maison d’arrêt d’Aix-en-Provence. Son secrétaire, âgé de 18 ans, vient d’avouer avoir joué le rôle de « rabatteur » pour attirer chez le chanteur, au domaine Les Esprits, des adolescents. Charles Trenet est inculpé d’attentats aux moeurs sur la personne de 4 mineurs de moins de 21 ans (mais ayant plus de 18 ans). Le chanteur nie tout en bloc. (...) Il restera 28 jours en prison. (...) Revenant sur les accusations portées contre lui, il affirme (...) : « Je suis victime d’un coup monté. Mais j’ai des preuves irréfutables. » (...) Beaucoup de bruit pour rien, finalement : l’affaire se terminera pas un non-lieu." Livre de Bernard Revel

    • Info Depuis hier, le site de Matzneff est tombé, plus aucun article dispo http://www.matzneff.com

      Je poursuis le relevé des accointances des diffuseurs publics. Quelqu’un·e a-t-ielle accès à la liste des signataires défenseurs du pédocriminel Dugué, avant son procès, danst une lettre publiée dans la page Courrier de Libération avec Moustaki, Dolto ?
      https://www.lexpress.fr/informations/le-devoir-d-inventaire_641580.html
      « Lettre en soutien à Gérard R ». article datant de mars 1979

      Merci !

      Je rappelle que le journal L’Express a été pour le moins complaisant à l’égard de Matzneff (plusieurs pages qui l’encensent y ont d’ailleurs disparues mystérieusement).

    • @touti J’ai pas réussie à trouvé la liste que tu cherche seul 3 noms sont mentionnés à partir de l’article de l’expresse que tu a linké et qui sert de base aux autres. Les noms sont P.Bruckner, C.Rochefort et G.Moustaki
      voir ici https://seenthis.net/messages/817814#message817834
      J’ai pas vu que Dolto y était mentionné, il me semble que Dolto n’a signé que la première pétition et pas seconde écrite par Matzneff, ni la troisième (avec une réserve pour la 3eme car on a pas la liste et peut être qu’il y a Dolto dedans).

    • A moins que la journaliste Remy se soit trompée, dans le lien que je donne juste au-dessus, le paragraphe commence par 4 noms …

      Signée cette fois par une multitude de personnalités, Louis #Althusser, Jacques #Derrida, André #Glucksmann, et même Françoise #Dolto (voir l’encadré page 84). En mars 1979, pour soutenir Gérard R., un pédophile qui attend depuis dix-huit mois son procès, une lettre publiée dans la page Courrier de Libération accuse la « morale d’Etat » : « Ce que vise l’ordre moral, c’est le maintien de la soumission des enfants-mineur(e) s au pouvoir adulte. » L’auteur de la lettre appelle les lecteurs, en particulier les femmes, apparemment rétives, à signer le texte suivant : « L’amour des enfants est aussi l’amour de leur corps. Le désir et les jeux sexuels librement consentis ont leur place dans les rapports entre enfants et adultes. Voilà ce que pensait et vivait Gérard R. avec des fillettes de 6 à 12 ans dont l’épanouissement attestait aux yeux de tous, y compris de leurs parents, le bonheur qu’elles trouvaient avec lui. » Au bas de ce texte, 63 signatures. Parmi elles, Pascal Bruckner, Georges Moustaki, Christiane Rochefort et d’autres, plus attendus ou moins connus.

      Apparemment la liste est publiée dans un encadré page 84 de l’Express de 01/03/2001, si quelqu’un y a accès …

    • A mon avis le problème viens de la mise en page. La partie sur la pétition que tu cherche commence ici :

      En mars 1979, pour soutenir Gérard R., un pédophile qui attend depuis dix-huit mois son procès,

      et il n’y a que

      Au bas de ce texte, 63 signatures. Parmi elles, Pascal Bruckner, Georges Moustaki, Christiane Rochefort et d’autres, plus attendus ou moins connus.

      –------

      cette phrase que tu as prise avec a été déplacé de la fin du paragraphe précedent et crée la confusion. En fait pour moi ca donne :

      Quelque temps plus tard, une lettre ouverte à la commission de révision du Code pénal - jouant sur la confusion des actes commis sur des moins de 15 ans par des adultes ou par des mineurs de 15 à 18 ans - exige que cette « infraction » ne soit plus un crime et qu’on tienne compte « essentiellement du consentement du mineur ». Signée cette fois par une multitude de personnalités, Louis Althusser, Jacques Derrida, André Glucksmann, et même Françoise Dolto (voir l’encadré page 84).

      (l’encadré page 84 devrais en principe contenir cette liste : https://seenthis.net/messages/817814#message817831 )

      puis dans un autre paragraphe

      En mars 1979, pour soutenir Gérard R., un pédophile qui attend depuis dix-huit mois son procès, ect...Au bas de ce texte, 63 signatures. Parmi elles, Pascal Bruckner, Georges Moustaki, Christiane Rochefort et d’autres, plus attendus ou moins connus.

      et là on en sais pas plus et il faudrait retrouvé le libé de mars 1979 pour avoir cette liste.

      La confusion ne viens pas de la journaliste Remy mais de la mise en page web de son texte qui s’est fait un peu malmené.

    • Matzneff : les signataires d’une pétition pro-pédophilie de 1977 ont-ils émis des regrets ? - Libération
      https://www.liberation.fr/checknews/2020/01/02/matzneff-les-signataires-d-une-petition-pro-pedophilie-de-1977-ont-ils-em

      L’article est écrit avec les pieds ou je fatigue ? Pas grand monde sur la liste, deux personnes très exactement, en tout cas publiquement : Sollers dit qu’il ne signerais plus aujourd’hui, mais continue à défendre cohn bendit, et un psy, muldworf, que je ne connaissais pas. Cohn bendit quand à lui, se serait repenti en privé à un journaliste du monde...

      Rien compris à la fin de l’autre naze.

    • L’académie française à primé 2 fois Matzneff pour ses récits de viols d’enfants
      http://www.academie-francaise.fr/gabriel-matzneff

      Gabriel MATZNEFF
      Œuvres
      1999 Ensemble de son œuvre

      Prix de l’Académie
      2009 Prix Amic
      3 000 €
      1987 Prix Mottart
      40 000 F

      –---
      Quand Gabriel Matzneff recevait l’insigne d’officier des Arts et des Lettres des mains de Jacques Toubon
      https://www.francetvinfo.fr/culture/livres/affaire-gabriel-matzneff/quand-gabriel-matzneff-a-ete-decore-de-l-insigne-d-officier-des-arts-et

      –---

      Je ne croi pas avoir vu souligné l’aspect raciste des violences sexuelles commises par Matzneff. Celui ci raconte que lorsqu’il est en voyage il préfere des enfants plus jeunes que lorsqu’il chasse des enfants sur le territoire français.
      #racisme #colonialisme #tourisme_sexuel #prostitution

      En 1990, Matzneff publie Mes amours décomposés, son journal intime pour les années 1983-1984, dans lequel il évoque sa vie quotidienne, ses amours avec de multiples partenaires dont plusieurs adolescentes âgées de quatorze à seize ans, et son renvoi du Monde à la suite de l’affaire du Coral. Il raconte également son voyage à Manille, aux Philippines, au cours duquel il se livre au tourisme sexuel, y compris des viols avec des « petits garçons de onze ou douze ans ». À Manille, il fréquente notamment des Occidentaux venus à la recherche de contacts sexuels, comme Edward Brongersma, juriste et homme politique néerlandais et défenseur connu de la pédophilie34.

      https://fr.wikipedia.org/wiki/Gabriel_Matzneff

      en passant sur la fiche wikipédia de Matzneff je relève que Philippe Tesson a lancé sa carrière et qu’il était un grand ami de Hérgé.

      Philippe Tesson, alors directeur de publication du quotidien Combat, le remarque et lui propose d’écrire une chronique chaque jeudi. À compter de cette période, Matzneff ne cesse d’écrire pour de nombreux organes de presse aux opinions politiques très contrastées2 : Aux Écoutes, Notre République, La Nation française, Pariscope, Les Nouvelles littéraires, Matulu, Le Nouvel Adam, Le Quotidien de Paris, Le Figaro, Le Monde (de 1977 à 1982)5, Impact Médecin, la Revue des deux Mondes, Newmen, L’Idiot international, Le Choc du mois. Depuis 2013, il tient une chronique irrégulière sur le site du Point5.

      En 1964, il participe à la création du Comité de coordination de la jeunesse orthodoxe. Il sera, de même, à l’origine de l’émission télévisée Orthodoxie, dont il demeurera le coproducteur jusqu’en 1972, année où, son divorce d’avec Tatiana (épousée en 1970) ayant entraîné chez lui une crise religieuse, il se défera de ces deux charges. Il rencontre #Hergé la même année, en décembre. Leur amitié ne cessera qu’à la mort de ce dernier, en mars 1983[réf. souhaitée].

      –---

      La présence des tenant·es de la psychanalyse qui sont très nombreux ici, est à mettre en parallèle avec le travail de #Sophie_Robert qui à levé le voile sur la misogynie de la doctrine freudienne et lacanienne. Elle a montré qu’en 2017 la psychanalyse tiens toujours le même discours culpabilisant pour les victimes et déculpabilisant pour les auteurs qu’en 1977.
      cf :
      https://seenthis.net/messages/759335
      https://seenthis.net/messages/547141
      #Freud #Lacan #psychanalyse

    • Un siècle de pédophilie dans la presse (1880-2000) : accusation, plaidoirie, condamnation
      Anne-Claude Ambroise-Rendu
      https://www.cairn.info/revue-le-temps-des-medias-2003-1-page-31.htm#re26no26
      ce passage en particulier :
      La Révolution sexuelle des seventies : le temps de la plaidoirie
      source : notes et références du journal Le Gai pied / wikipedia
      https://fr.wikipedia.org/wiki/Le_Gai_Pied#cite_note-7
      @unagi en fait un billet plus large
      https://seenthis.net/messages/818701

    • Dans les listes que je recherche, il y a celle des inculpés et condamnés pour l’affaire des ballets roses en 1959/1960.

      Dans le sinistre des #grands_hommes pédosexuels, il y a #Montherlant (1895,1972) légion d’honneur et académicien, ami de Roger #Peyrefitte (1907,2000), lui même pédosexuel dont la victime à 12 ans est Alain-Philippe Malagnac (1951,2000)

      https://fr.wikipedia.org/wiki/Henry_de_Montherlant

      Selon d’autres sources, il aurait perdu son œil lors d’une agression. Cf. #Montherlant et les garçons. Roger Peyrefitte écrivit : « La réalité, hélas ! est tout autre. Il s’est fait tabasser, une nuit, à la sortie d’un cinéma par une bande de garçons, qui avaient vu Montherlant tripoter le petit frère de l’un d’eux. Ils l’ont assommé, et à moitié aveuglé. Ce dramatique incident, qui aurait pu lui valoir le sort de Pasolini, lui a certes abîmé la vue, mais ne l’a en rien menacé de cécité. Après sa mort, son ophtalmologue lui-même l’a déclaré. » (Propos secrets. Paris, Albin Michel, 1977, page 73.)

      Pour Alain-Philippe Malagnac, c’est assez glauque, il meurt dans un incendie en 2000, très certainement par suicide suite au pacte avec Peyrefitte.
      https://fr.wikipedia.org/wiki/Alain-Philippe_Malagnac_d%27Argens_de_Vill%C3%A8le

      Cette mort brutale à l’âge de quarante-neuf ans six semaines après celle de Peyrefitte, pose quelques questions. La thèse de l’accident est celle qui a est retenue par les enquêteurs qui affirment n’avoir trouvé aucun liquide inflammable11, même si Peyrefitte, dans ses romans, évoque un « pacte de suicide » entre eux, c’est-à-dire l’intention de se tuer à la mort de l’autre. Un jeune ami de Malagnac a péri également dans l’incendie et une quinzaine de toiles de Salvador Dalí ont été détruites dans le sinistre.

    • @sinehebdo Pour P.Val ca ne m’entonnerais pas de ce sordide personnage. Ca me semble tout de même préférable de sourcer, pas pour épargné ces types, mais pour évité des problèmes à seenthis ou/et à toi car c’est le genre de mecs qui ont les moyens de nuire. Et aussi pour avoir une base de donnée utilisable. Il y a déjà beaucoup de monde concerné, des gens pour qui il y a des faits et/ou propos avérés, autant s’occupé de celleux là, c’est déjà un travail vertigineux.

      Pour les 343 salauds de putiers, j’avais aussi relevé que les signataires de ces pétitions des années 1977-1979 comportent quelques misogynes et même un auteur de féminicide (Altusser) - Peut etre que parmi les 343 salauds on trouve des signataires de 1977 et 1979 ou des proches de Matzneff (il me semble qu’il y a Bégbédé). A ce moment là ca serait pas mal de les mettre en valeur. Je suis d’accord avec la continuité de la pedocriminalité et de la misogynie, mais faire une carte des réseaux pedosexuels c’est deja pas gagné alors faire une carte des réseaux misogynes...

      Sinon cet article de tv5 monde (que j’ai pas encore lu mais seulement survolé) m’as l’air assez fouillé sur le sujet
      https://information.tv5monde.com/terriennes/en-france-la-polemique-gabriel-matzneff-continue-vers-un-metoo

    • Vanessa Springora : "Par son statut d’écrivain, Gabriel Matzneff redoublait son entreprise de prédation par une exploitation littéraire"
      L’Invité(e) des Matins par Guillaume Erner
      https://www.franceculture.fr/societe/quand-des-intellectuels-francais-defendaient-la-pedophilie
      https://www.franceculture.fr/emissions/linvite-des-matins/affaire-matzneff-pedophilie-et-litterature-vanessa-springora-est-linvi

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      Quand des intellectuels français défendaient la pédophilie
      03/01/2020 (mis à jour à 12:15)
      Par Cécile de Kervasdoué et Fiona Moghaddam
      https://www.franceculture.fr/societe/quand-des-intellectuels-francais-defendaient-la-pedophilie