• #asile : ce visa qui sauverait la famille syrienne d’Azad et Rokan
    https://www.mediapart.fr/journal/international/270417/asile-ce-visa-qui-sauverait-la-famille-syrienne-d-azad-et-rokan

    La famille réunie au restaurant Grand station d’Alep avant la guerre. La photo a été transformée par Rokan afin d’éviter que la famille restée en #Syrie ne subisse des représailles. De nombreux Syriens #réfugiés en #turquie se rendent au consulat français d’Istanbul dans l’espoir d’obtenir un visa qui leur permettrait de venir en France en toute sécurité. Seuls quelques-uns obtiennent le précieux sésame. Mediapart raconte le périple d’une famille kurde de Syrie, qui a fui #Alep puis Kobané, et qui attend désespérément un geste du quai d’Orsay.

    #International #Konaé

  • European Parliament votes to end visa-free travel for Americans | The Independent

    http://www.independent.co.uk/news/world/europe/europe-visa-free-travel-americans-european-parliament-vote-a7609406.h

    The European Parliament has voted to end visa-free travel for Americans within the EU.

    It comes after the US failed to agree visa-free travel for citizens of five EU countries – Bulgaria, Croatia, Cyprus, Poland and Romania – as part of a reciprocity agreement. US citizens can normally travel to all countries in the bloc without a visa.

    The vote urges the revocation of the scheme within two months, meaning Americans will have to apply for extra documents for 12 months after the European Commission implements a “delegated act” to bring the change into effect.

    #marrant #visas #eu #états-unis cc @fil

  • The global evolution of travel visa regimes: An analysis based on the #DEMIG_VISA database

    Drawing on the new DEMIG VISA database which covers global bilateral travel restrictions from 1973 to 2013, this paper explores patterns and trends in international visa regimes. We construct indices of cross-regional inbound and outbound travel restrictiveness to investigate (i) the extent to which different world regions and regional unions have opened or closed to other regions and (ii) the ways in which the formation of regional unions or the disintegration of countries or unions of countries (e.g. the USSR) has affected international visa regimes. Generally, the analysis challenge the idea of a growing global mobility divide between ‘North’ and ‘South’, and yields a more complex image reflecting the rather multi-polar and multi-layered nature of international relations. While the strongest change has been the decreasing use of exit restrictions, the level of entry visa restrictiveness has remained remarkably stable at high levels, with currently around 73 per cent of country dyads being visa-restricted. While predominantly European and North American OECD countries maintain high levels of entry visa restrictiveness for Africa and Asia, these latter regions have the highest levels of entry restrictions themselves. Although citizens of wealthy countries generally enjoy greatest visa-free travel opportunities, this primarily reflects their freedom to travel to other OECD countries. Visa-free travel is mostly realised between geographically proximate countries of integrated regional blocs such as ECOWAS, the EU, GCC and MERCOSUR. Analyses of global dynamics in visa reciprocity show that 21 per cent of the country dyads have asymmetrical visa rules, but also show that levels of reciprocity have increased since the mid-1990s. Our analysis shows that visas are not ‘just’ instruments regulating entry of visitors and exit of citizens, but are manifestations of broader political economic trends and inequalities in international power relations.

    https://www.imi.ox.ac.uk/publications/the-global-evolution-of-travel-visa-regimes-an-analysis-based-on-the-demig
    #visas #visa #migrations #histoire #statistiques #chiffres
    cc @fil

  • Deadly Foreign Conflicts Spill Onto Malaysia’s Streets - WSJ

    https://www.wsj.com/articles/foreign-conflict-finds-home-across-malaysias-open-borders-1489483964

    #malaisie #visas #passeport #circulation #Mobilité

    KUALA LUMPUR—Malaysia’s open-border policy has long helped lend it notoriety as a way station for conspirators to plot terror attacks abroad.

    Now, many people worry that two major terror-linked plots on Malaysia’s own soil show that the Muslim-majority nation is increasingly becoming a host to other people’s deadly conflicts.

    The plots were the February killing of North Korean dictator Kim Jong Un’s half brother with VX nerve agent, which police blame on a North Korean-led hit team, and an alleged Islamic State-linked attempt to attack Saudi King Salman’s visiting delegation last week with a car bomb. They followed Islamic State’s first successful attack in Malaysia last year and dozens of terror-related arrests in 2016.

  • La bataille des visas de travail

    S’installer à Singapour en fait rêver plus d’un. Le soleil toute l’année, un marché de l’emploi dynamique, des destinations idylliques à portée de main : autant de raisons qui poussent à s’installer dans la cité-État. Le rêve peut cependant virer au cauchemar dès lors qu’on s’attaque à l’épineuse question des visas de travail, très contrôlés par un gouvernement inflexible.


    http://blog.courrierinternational.com/singapour-equatoriale/2017/03/03/la-bataille-des-visas
    #visas #Singapour #migrations #migrants_économiques #travail

  • Lettre de #Gabriele_Del_Grande a Paolo Gentiloni, 6 février, 09:16
    Vu sur FB...

    Caro Paolo Gentiloni, avendo passato dieci anni della mia vita a contare i morti lungo la rotta libica, mi permetto di darle un consiglio non richiesto. La rotta va chiusa, concordo. Basta morti, basta miliardi alle mafie libiche e basta miliardi all’assistenzialismo. Tuttavia state andando nella direzione sbagliata.

    Arrestate duecentomila persone l’anno a Tripoli, e l’anno dopo ne avrete altrettante diniegate dagli uffici visti delle Ambasciate UE in Africa e pronte a bussare alla porta del contrabbando libico. E se non sarà Tripoli, sarà Izmir o Ceuta. Perché questo è il problema. I visti!

    Ormai li rilasciate soltanto ai figli delle élite o a chi ha abbastanza soldi per corrompere un funzionario in ambasciata. E i lavoratori? E gli studenti? E la classe media? A tutti loro non resta che il contrabbando.

    E il contrabbando non si sconfigge con gli accordi di polizia. Ci hanno già provato Prodi, Berlusconi e Monti. E l’unico risultato è stato accrescere le sofferenze dei viaggiatori e gli incassi delle mafie.

    Il contrabbando, da che mondo è mondo, si sconfigge in un solo modo: legalizzando le merci proibite. In questo caso la merce proibita è il viaggio. Ed è giunta l’ora di legalizzarlo anche per l’Africa, così come avete fatto per l’Est Europa, i Balcani, l’America Latina, l’Asia.

    Riscrivete le regole dei visti Schengen. Allentate le maglie. Fatelo gradualmente. Partite con un pacchetto di cinquanta-centomila visti UE all’anno per l’Africa. E se funziona, estendete il programma. Iniziate dai paesi più interessati dalle traversate: Eritrea, Somalia, Etiopia, Nigeria, Ghana, Gambia, Mali, Niger, Senegal, Egitto e Tunisia. Visti di turismo e ricerca lavoro, validi sei mesi in tutta la UE, rinnovabili di altri sei mesi e convertibili in permesso di lavoro dopo un anno senza bisogno di nessuna sanatoria.

    Chi oggi investe tre-quattromila euro per il viaggio Lagos-Tripoli-Lampedusa, investirebbe gli stessi soldi per comprare un biglietto aereo, affittarsi una camera e cercare un lavoro. E se non lo trovasse, tornerebbe in patria sapendo che potrebbe ritentare l’anno successivo.

    Che poi è esattamente quello che hanno fatto milioni di lavoratori arrivati in Italia dalla Romania, dalla Cina, dalle Filippine, dal Marocco, dall’Albania o dall’Ucraina. È quello che hanno fatto cinque milioni di lavoratori italiani emigrati all’estero. Ed è quello che vogliono fare ognuna delle duecentomila persone che ogni anno emigrano dall’Africa verso l’Europa: rimboccarsi le maniche cercando un’opportunità.

    Se un italiano a Londra o un cinese a Milano ce la possono fare da soli, perché un ghanese a Berlino o un congolese a Trieste non possono fare lo stesso?

    Tra la repressione in frontiera e l’assistenzialismo in casa, c’è un terzo modello.

    È il modello della cittadinanza globale. L’idea che modernità è anche poter scegliere dove inseguire la propria felicità. Ovunque essa sia. Fosse anche una chimera. Sapendo che potrai sempre tornare a casa. Perché c’è una porta girevole.

    Per una metà della nostra generazione, quella dei passaporti rossi e blu, è già realtà. Per l’atra metà, quella dei passaporti verdi e neri, è soltanto un miraggio.

    Nel mezzo c’è una zona grigia. Anzi una zona colorata. È un incredibile intreccio di fili che legano milioni di nuove famiglie euro-africane, euro-asiatiche, euro-arabe, euro-latine, euro-americane divise a metà da un’idea di confine ormai sorpassata dai fatti.

    Inutile ingaggiare la Nato. Il flusso non si può fermare. Si può soltanto governare, dirigendolo verso gli uffici consolari e da lì verso gli aeroporti internazionali. Esattamente come avveniva fino alla fine degli anni Ottanta, prima che l’Europa alzasse i muri dei visti senza capire che l’improvviso aumento dell’immigrazione extra-europea non era dovuta all’eccessiva semplicità di rilascio dei titoli di viaggio, bensì alla globalizzazione.

    Noi di quella globalizzazione e di quelle migrazioni siamo i figli. Orgogliosamente nati nelle nuove città-mondo europee e cresciuti viaggiando.

    Caro Gentiloni, per una volta, provate a ascoltare anche noi.

    #apritequellaporta

    PS Oltretutto così facendo si libererebbero ingenti risorse per il sistema asilo, oggi chiaramente sovraccarico. Risorse che potrebbero essere dirette a progetti di accoglienza delle famiglie sfollate dalle guerre in Siria, Yemen, Iraq e ahimè in molti altri conflitti...

    #migrations #liberté_de_circulation #visas #asile #migrations #réfugiés #ouverture_des_frontières #fermeture_des_frontières

  • Trump savoure son coup de force sur l’immigration et défie les manifestants
    https://www.mediapart.fr/journal/international/300117/trump-savoure-son-coup-de-force-sur-limmigration-et-defie-les-manifestants

    Des juristes bénévoles installés à l’aéroport JFK de New York, lundi 30 janvier. © Reuters Malgré la mobilisation qui traverse le pays, les ressortissants du Yémen, de la Libye, du Soudan, de la Somalie, de la Syrie et de l’Iran, déjà soumis à des restrictions en matière de #visas, sont toujours refoulés à leur arrivée dans les aéroports. Toute entrée de #réfugiés est interdite pour trois mois. L’administration Trump campe sur ses positions.

    #International #Amérique_du_nord #Donald_Trump #immigration #Maison_Blanche #muslim_ban

  • Les frontières des Etats-Unis restent fermées
    https://www.mediapart.fr/journal/international/300117/les-frontieres-des-etats-unis-restent-fermees

    Des juristes bénévoles installés à l’aéroport JFK de New York, lundi 30 janvier. © Reuters Malgré la mobilisation qui traverse le pays, les ressortissants du Yémen, de la Libye, du Soudan, de la Somalie, de la Syrie et de l’Iran, déjà soumis à des restrictions en matière de #visas, sont toujours refoulés à leur arrivée dans les aéroports. Toute entrée de #réfugiés est interdite pour trois mois. L’administration Trump campe sur ses positions.

    #International #Amérique_du_nord #Donald_Trump #immigration #Maison_Blanche #muslim_ban

  • Ma journée avec Trump

    Tout d’abord merci @philippe_de_jonckheere pour ton message prévenant et oui, je sais que je vais vite me lasser. Ça va donc durer un peu et on va très vite arrêter de signaler le cortège d’obscénités politiques de Trump, on a aussi des projets intéressants à mener et à finaliser pendant la journée hein ? :) Et en plus il faudrait aussi rapporter les obscénités politiques d’autres grands personnages comme Theresa May, François Fillon ou Manuel Valls, Vladimir Poutine ou encore les néofascistes hollandais ou hongrois, ou les populistes polonais, etc...

    Ça fait du boulot tout ça, on signalera ce qu’on peut sous le tag #régression

    Mais aussi, je suis un peu emmerdé à propos du ban anti-réfugiés et anti-musulman de Trump. Il est parfaitement opportun et pertinent de se révolter et de dénoncer cette hérésie politique (je dois avouer que j’ai pêché par optimisme, je n’ai pas cru une seconde que ce gros crétin abyssal allait mettre en œuvre son programme, je vois maintenant qu’il fait pire), mais ce qui me trouble, c’est que pratiquement personne ne met en parallèle la décision décision Trump (scandaleuse bien sur) et les diverses directives européennes dont celle fameuse de 2001 qui empêche les réfugiés de monter à bord des avions pour 400 euros pour aller déposer une demande d’asile n’importe où en Europe, les forçant à dépenser de 2000 à 10 000 euros pour faire un voyage qui a été mortel pour quelques dizaine de milliers d’entre eux.

    Les directives européenne sont pires que le décret de trump et de très loin, d’une part parce qu’elle sont très durables dans le temps et d’autre part parce qu’elles ont provoqué une véritable boucherie pour laquelle l’Europe, avec une lâcheté invraisemblable, ne reconnaît aucune responsabilité.

    Ce serait donc super, quand on se scandalise des décisions de Trump, de se rappeler qu’il faut aussi se scandaliser de la politique migratoire européenne en général et de la directive archi-mortelle de 2001 en particulier. Cela dit, voici la pêche du jour :

    –---

    1. Le clarinetiste Kinan Azmeh syrien qui vit à New York depuis 16 ne pourra peut-être pas rentrer chez lui. Il est en tournée avec le violonceliste Yo Yo Ma au Moyen orient.

    Donald Trumps innreiseforbud skapte kaos på amerikanske flyplasser - NRK Urix - Utenriksnyheter og -dokumentarer
    https://www.nrk.no/urix/donald-trumps-innreiseforbud-skapte-kaos-pa-amerikanske-flyplasser-1.13348094
    https://gfx.nrk.no/8OYqFnqP_wfy8BHoSaZINQTxASiVPJgyhfVjvDtOnAKg

    I tillegg er situasjonen usikker for mange USA-bosatte utlendinger. Den syriskfødte klarinettisten Kinan Azmeh har bodd i USA de siste 16 årene og er på konsertturné i Midtøsten, hvor han blant annet skal spille sammen med den kjente cellisten Yo-Yo Ma. Nå aner han ikke om han kan komme tilbake.

    –—

    2. Des airs de guerre

    Week one of the Trump administration : A government of war and social reaction - World Socialist Web Site

    http://www.wsws.org/en/articles/2017/01/28/pers-j28.html

    Week one of the Trump administration: A government of war and social reaction
    28 January 2017

    It is one week since the inauguration of Donald Trump as president of the United States, and the actions and orders of the new government make clear what the working class can expect from the next four years.

    At the center of Trump’s “America First” agenda is a massive escalation of military violence. At a swearing-in ceremony at the Pentagon Friday for the new secretary of defense, retired general James Mattis, Trump signed an executive order to begin a major “rebuilding” of the military. The order directs Mattis to prepare a policy to upgrade the US nuclear arsenal and prepare for conflict with “near-peer competitors,” a term that traditionally refers to China and Russia.

    Trump orders military to prepare for world war - World Socialist Web Site

    http://www.wsws.org/en/articles/2017/01/28/pent-j28.html

    Trump orders military to prepare for world war
    By Tom Eley
    28 January 2017

    During a visit to the Pentagon on Friday, President Donald Trump issued an executive action calling for stepped up violence in Syria and a vast expansion of the US military, including its nuclear arsenal, to prepare for war with “near-peer competitors”—a reference to nuclear-armed China and Russia—and “regional challengers,” such as Iran.

    “I’m signing an executive action to begin a great rebuilding of the armed services of the United States,” Trump said during the signing of the document, entitled “Rebuilding the US Armed Forces.”

    –— ---

    3. Ouvertement anti-européen ? il se prépare à « nous » mener la vie dure.

    Trump uses press conference with UK Prime Minister May to restate anti-EU agenda - World Socialist Web Site

    http://www.wsws.org/en/articles/2017/01/28/conf-j28.html

    Trump uses press conference with UK Prime Minister May to restate anti-EU agenda
    By Robert Stevens and Chris Marsden
    28 January 2017

    UK Prime Minister Theresa May suffered a public humiliation at the hands of US President Donald Trump during their joint press conference Friday.

    May arrived in the US Thursday with her government trumpeting the fact that hers was the first visit of any foreign leader to the White House since Trump’s inauguration.

    –— ---

    4. Mettre à genoux le Mexique

    Trump repeats ultimatums to Mexico after call with Peña Nieto - World Socialist Web Site

    http://www.wsws.org/en/articles/2017/01/28/mexi-j28.html

    Trump repeats ultimatums to Mexico after call with Peña Nieto
    By Eric London
    28 January 2017

    The governments of Mexico and the US announced that presidents Enrique Peña Nieto and Donald Trump spoke for an hour on the telephone yesterday, the day after the Mexican president cancelled a state visit to Washington scheduled for January 31.

    Though Trump said the discussion was “very, very friendly” and an official statement from the Mexican government called the conversation “constructive and productive,” initial reports of the call indicate that Trump did not move an inch on his plan to build a wall and force Mexico to pay for it.

    –— ---

    5. Une politique extérieure aanti-multilatérale

    Après le retrait américain du TPP, l’Asie dans les bras de la Chine ? - Asialyst

    https://asialyst.com/fr/2017/01/24/apres-retrait-trump-tpp-asie-dans-bras-chine

    Promesse tenue. Le nouveau président américain Donald Trump a signé hier lundi 23 janvier un décret retirant officiellement les États-Unis du Partenariat Transpacifique (TPP), laissant un « vide » politique et économique en Asie. La Chine va-t-elle le combler ? Est-ce vraiment une aubaine pour Pékin ? Le TPP est-il déjà mort et enterré ?

    –— ---

    6. Trump va continuer de chatouiller la chine là où elle est le plus sensible : sur Taïwan et sur la Mer de Chine méridionale

    Taïwan : la peur d’un raidissement de la Chine - Asialyst
    https://asialyst.com/fr/2017/01/23/taiwan-peur-raidissement-chine

    L’avènement de Donald Trump à la Maison-Blanche ouvre à Taïwan une période d’incertitude à l’aube de l’année du coq. Alors que le gouvernement de Tsai Ing-wen semble miser sur un resserrement des relations avec la nouvelle administration républicaine, l’opinion publique taïwanaise a peur des représailles économiques de la Chine.

    #trump

    • A propos du fait que Trump est horrible mais qu’il ne faut pas qu’il cache les horreurs des autres, c’est pour ça que j’ai bien aimé ce texte :

      Manifestations du 21 janvier : soutien du Réseau syndical international de solidarité et de luttes
      https://seenthis.net/messages/564677

      Toutefois, le Réseau Syndical International de Solidarité et de Luttes souhaite souligner que Trump n’est pas seul à représenter tout ceci. Certes, il concentre en lui-même plusieurs archétypes et sa conduite fait que le caractère protectionniste, nationaliste et populiste de ses pensées apparaît au grand jour. Derrière tout président des USA se trouvent toujours les corporations pétrolières, l’industrie de l’armement, chimique, pharmaceutique, financière... ainsi que pour tous les présidents et présidentes de républiques, les dictatures ou monarchies. Ce sont les riches qui ont le pouvoir, qui nomment les généraux et les ministres afin qu’ils et elles gouvernent en leur nom tout en préservant leurs privilèges et propriétés. Les manifestations que le Réseau syndical international de solidarité et de luttes soutient portent sur tout cela.

    • Ah la la la vie est parfois dure. Je n’avais pas réalisé du tout que tout ça arrive automatiquement sur le Zinc du Diplo via 7h36 aussi !! ça leak et ça recopie dans tous les sens vers cette pale copie de Seenthis

      Je ne suis pas tout à fait sur comment se font ces liens automatiques et pourquoi, mais j’ai simplement envie de dire que si je suis sur Seenthis en lecture et en écriture, ce n’est pas pour me retrouver sur Zinc. Je suis moyen content là.

    • J’ai bien conscience que c’est un cas compliqué puisqu’on a tous des miroirs automatiques sur twitter ou facebook ou autre et que même moi quand j’étoile des gens, ils se retrouvent sur twitter sans l’avoir voulu et au fond, il pourraient légitimenent en être offusqué.

      Trouver une solution ad hoc à ce problème n’est simple pour personne et je ne veux pas mettre les géniaux inventeurs et entreteneurs de seenthis dans un embarras inutile, car je comprends que pas mal de contributeurs qui étoilent les posts de seenthis ont un miroir automatique sur Zinc - et pas seulement les comptes bloqués ;) - ce qui rend la chose très très sensible.

      Je ne demande donc rien de spécial, je me contente pour l’instant de suspendre (tristement) mes contributions, le temps de réfléchir un peu à ces modes de transmission et de partage de savoir, de réflexions, de découverte.

      c’est stupide car je me demande bien ce que ce plagiat de seenthis peut bien apporter, au fond si les contributions seenthis les intéressent, ils peuvent bien s’abonner ici plutôt que de canibaliser le projet. Mais bon. Ce qu’y font les autres m’est égal, mais moi, je calcule pas et j’adhère pas.

    • Oui, c’est justement pour cela que j’en parle parce qu’avec cette putain d’automatisation, j’avais oublié. Mais je te promets que je vais arrêter ça tout de suite. C’est à l’occasion de ce bug Zinc que j’ai déconstruit les actions de mon propre compte. Je déconnecte twitter et facebook, et je te présente mes plus plates excuses pour ça (une autre solution est de te lire sans t’étoiler, étoiler c’est un peu dire sa joie de la contribution qu’on lit, mais comme tu sais que tu me mets en joie, c’est bon sans étoile aussi sans doute :) En tout cas, l’occasion d’une profonde réflexion sur ce qu’on veut ou ne veut pas en terme de diffusion.

      On réfléchit aussi beaucoup avec @fil à la manière d’être présent ou visible ou accessible avec visionscarto, comment faire connaître le site, le projet dans son ensemble. Et en fait, rien de ce qui se fait nous va vraiment ! :) On a pas envie de plan com, ni de marketing, ni de bouton donate, ni de kiss kiss bang bang, ni des putasseries conventionnelles que beaucoup s’imposent ; Alors on fait rien, on travaille et on publie, on essaye d’être un peu visible sur certains réseaux comme facebook ou linkedin ou twitter ou pinterest, mais juste en miroir.

      Le problème de facebook, c’est qu’on aimerait bien s’en passer complètement, mais il y a encore des amis, des collègues des connaissances qui y publient des listes de savoir absolument remarquables, mélange de leurs réflexions, de leurs trouvailles, de leurs expériences sur le terrain ou dans leur métier. C’est le cas de Céline Bayou, du traducteur letton-français Nicolas Auzanneau, d’Isabelle Saint-Saëns, ou des réseaux Migreurop, pour n’en citer que quelques uns. Et eux ne sont pas sur seenthis (enfin si @isskein y est mais elle ne poste rien !).

      Cela dit, ça ne nous inquiète pas vraiment, car même si l’utilisation des savoirs qu’on met à disposition sur le site est encore assez modeste, on sait au moins que c’est un public intéressé, qui y trouve son compte et qui revient souvent parce qu’ils nous disent de temps en temps qu’ils aiment beaucoup, ce qui nous fait plaisir. On continue comme ça pour le moment, et on inventera la vie qui va avec au fur et à mesure des idées qui nous passerons par la tête pour diffuser ce qu’on fait (sans être intrusif) auprès de celles et ceux dont on pense que ça pourrait leur plaire. Je sais pas trop quoi dire d’autre.

      Mais à partir de maintenant, je te promets que je n’exposerai plus mes amis à un twitter inutile ! :)

    • @reka De mon point de vue c’est plus une blague qu’autre chose. J’ai beau être assez radicalement contre Facebook et Twitter , je sais malgré tout que cela existe, je ne fais pas comme si. Fut un temps je faisais de l’ironie à propos de celles et ceux qui étaient sur Facebook ou Twitter , en leur disant, notamment, qu’heureusement que d’autres personnes qu’elles et eux produisaient du contenu sur internet si non ils et elles n’auraient plus rien à poster dans leur cimetière des vanités. Je dois vieillir, en plus qu’on me laisse sa place assise dans le métropolitain, j’en ai de moins en moins à foutre de ce que je continue toujours cependant à considérer comme de la confiscation.

      Jusqu’à récemment je pensais que ce n’était pas si grave finalement que les deux mondes en quelque sorte pouvaient exister même sans vraies frontières communes et donc sans régions communes, en revanche une chose que je remarque c’est que sur la forme cela a changé beaucoup de choses, que l’on ne peut presque plus attendre d’un visiteur ou d’une lectrice qu’il ou elle prennent l’ascenseur, les ascenseurs, qu’ils ou elles passent au dessus d’une image en roll over , les images maps qui ont longtemps fait mon délice cela ne fonctionne plus du tout (et pourtant quel plaisir c’était pour moi de les paramétrer et de les imaginer, je pense que je devais toucher au plaisir du fabricant de puzzle tel qu’il est décrit dans la Vie mode d’emploi de Georges Perec), bref la navigation est singulièrement normée alors qu’il reste encore tout à inventer avec elle, seul problème les visiteurs ne savent plus se servir des ascenseurs. Un comble.

      En revanche ce que je ne comprends pas du tout c’est le plaisir que les unes et les autres peuvent trouver à de la bête syndication, quel plaisir y trouver ? celui de compter le nombre de clics à la fin de la journée ? Cela me paraît tellement dérisoire ces histoires statistiques, puisque ce n’est pas le nombre de likes ou de commentaires, ou de que sais-je qui est important, c’est la petite étoile sur seenthis à 8H30 le matin qui signale le passage de l’ami nordique, ou encore la déconstruction clairvoyante de l’amie de Lille (@aude_v, tes remarques à propos du dû masculin sous mon billet à propos de Passengers résonnent assez fort dans ma tête, depuis quelques jours je pense à une idée de roman sur le sujet), la qualité quoi.

      Il n’y a pas si longtemps une de mes filles ironisait en me voyant consulter seenthis , elle descendait dans le garage pour me demander de lui imprimer un truc, elle me dit : « Ah t’es encore sur son réseau social bio ».

    • Quand même il y a quelques faits précis : dans la configuration du compte de chacun, on DOIT choisir la licence de nos contenus.

      Si on a choisi le droit d’auteur par défaut et non pas une licence libre, alors les gens ne sont pas censés avoir le droit, ni à la main, ni en activant des robots, de copier le contenu complet de tes contenus autre part.

      Parfois dans nos seens, il peut n’y avoir que des liens/citations, et dans ce cas, les gens peuvent tout recopier ton seen autre part. Mais ça ne peut se décider que manuellement, puisque par automatisation, il est plus difficile de savoir si dans le seen il y a du contenu propre à toi ET long (car un contenu court même perso à le droit d’être cité en entier autre part).

      Les robots ne devraient pouvoir copier autre part que les contenus qui sont en licence libre, en citant le lien de la source ici. Mais les contenus sans licence libre (ce qui est ton cas @reka), non, seulement à la main en décidant au cas par cas.

    • Il y a ça, et aussi l’autre suggestion de Reka, qui serait si je me souviens bien de ne pas autoriser l’étoilage par les gens qu’on a bloqué.

      Mais dans les deux cas ça pose un autre souci : un but premier sur Seenthis c’est d’éviter les référencement en double. Il y a le système de petites flèches, et la pédagogie permanente des habitués pour éviter les doublons. Ça n’a échappé à personne, la recherche de qualité sur Seenthis se fait énormément par l’organisation des fils de discussion sur ce principe.

      Si on met en place des outils pour bloquer des partages qu’on jugerait indésirables, alors ça veut dire qu’on encourage la duplication des référencement, et au pire la duplication des messages eux-mêmes.

    • Yes. Je sais, je comprends que tout cela n’est pas simple puisqu’à priori, ce qu’on poste ici est public. A priori ce n’est pas un problème si on comprend que ce qu’on dit est pour tout le monde et assumé, nous écrivons et partageons des témoignages, des réactions, des pensées, des doutes, des informations, du savoir, des liens qui nous ont plu ou déplu.

      L’énorme avantage de seenthis est de pouvoir choisir les thèmes et les personnes, et de faire disparaître les thèmes dont on ne veut pas entendre parler, ni des personnes ou institutions dont on ne veut plus entendre parler, et finalement d’avoir un fil vraiment efficace et riche de ce qu’on veut.

      Le problème réel est donc sans doute cette étoile, et la question de la syndication. J’avais cédé à la tentation de la syndication automatique pour des raisons pratiques, pour alléger les actes quotidiens de référencement : de seenthis vers twitter et facebook, mais heureusement le lien facebook a été pété très tôt :) et j’ai donc signalé en miroir quasi uniquement des productions visionscarto pour prévenir celles et ceux qui s’intéressent à nous par contre twitter a bien fonctionné, mais ça signalait — outre les productions et réflexions visionscarto — tout ce que j’étoilais sur seenthis et j’ai beaucoup étoilé. Je comprends maintenant que ce n’est pas du tout la bonne méthode et je vais revenir au manuel.

      Si ce n’est pas trop de travail de code, peut-être peut-on envisager que lorsqu’on étoile quelqu’un, ça reste sur seenthis et ça ne part pas en syndication ailleurs (et surtout pas sur zinc) parce que certains ici ont syndiqués leurs compte pour que ça publie aussi automatiquement sur zinc, mais aussi twitter etc... Et ceux qui veulent publier sur zinc absolument n’auront qu’à recopier, après tout on peut pas les empêcher. Je n’ai pas envie d’être plus copain avec Zinc qu’avec Twitter ou Facebook. Seenthis est un système et un projet assez ouvert en lui même et assez universel.

      Il y a une époque où on ne pouvait pas étoiler quand quelqu’un bloquait, puis cette fonction a disparu, mais ce n’est sans doute pas une solution car en effet, ça encourage les duplications. Moi ça m’irait très bien que celles et ceux que je bloque puissent étoiler, mais dans ce cas, ce serait bien d’interdire la syndication automatique de sorte qu’on ne se retrouve pas là où on veut pas.

      Reste l’épineux problème de @7:36 repris par @7:37 et là je sais pas quoi dire d’autre que la ou le responsable de Zinc pourrait puiser dans ses ressources éthiques pour arrêter ce pillage. Je pense que Seenthis est un outil merveilleux, multiparamétrique où tout le monde peut tailler sur mesure une utilisation qui se révèle toujours très riche, c’est une plateforme totalement ouverte y compris aux gentils utilisateurs de Zinc qui peuvent très bien aussi tailler un compte seenthis (à mon avis à leur avantage, mais bon, ils ont l’air d’aimer être entre eux) avec lequel ils peuvent faire disparaître celles et ceux qu’ils ne peuvent pas voir en peinture. Je trouve idiot que beaucoup de trucs pour lesquels on est cité soient dupliqués là bas sans qu’on le sache, sans qu’on soit prévenu ; je trouve cela très contraire aux principes plutôt très flexibles qui font fonctionner seenthis.

      Donc voilà. Pour ma part, je continue de réfléchir à un mode opératoire correct, et pour le moment, j’archive et je référence en local en attendant de trouver une solution un peu nouvelle pour référencer mes trucs ici.

  • When world leaders thought you shouldn’t need passports or visas, by Speranta Dumitru, Associate Professor of Political Sciences, Université Paris Descartes – USPC
    http://theconversation.com/when-world-leaders-thought-you-shouldnt-need-passports-or-visas-648

    The idea of abolishing passports is almost unthinkable. But in the 20th century, governments considered their “total abolition” as an important goal, and even discussed the issue at several international conferences.

    The first passport conference was held in Paris in 1920, under the auspices of the League of Nations (the predecessor of the United Nations). Part of the Committee on Communication and Transit’s aim was to restore the pre-war regime of freedom of movement.

    #visas #utopie
    https://visionscarto.net/voyager-sans-visa

  • EU court to rule on humanitarian visas

    Is an EU country obliged to grant humanitarian visas to people who are not yet on its territory?

    The answer to that question will be decided by the European Court of Justice after a Belgian body filed a case in an emergency procedure, it emerged this weekend.
    The foreigners’ claims council in Belgium has asked for an EU court ruling in the case of a Syrian family of four who filed a request for a three-month humanitarian visa in the Belgian embassy in Beirut, Lebanon.

    https://euobserver.com/justice/136236
    #visa_humanitaire #cour_de_justice_européenne #arrêt #jurisprudence #asile #migrations #réfugiés

  • L’UE et la Tunisie commencent des #négociations en vue de faciliter la délivrance de #visas et la #réadmission

    La Commission et la Tunisie ont commencé aujourd’hui à Tunis la négociation en parallèle d’un accord destiné à assouplir les procédures de délivrance des visas de court séjour et d’un accord visant à établir des procédures de réadmission des migrants en situation irrégulière.

    http://europa.eu/rapid/press-release_IP-16-3394_fr.htm

    #Tunisie #renvoi #asile #migrations #réfugiés #EU #UE #Europe #accords_de_réadmission

  • Passeports sans frontières - Culture / Next
    http://next.liberation.fr/livres/2016/09/28/passeports-sans-frontieres_1513711

    #passeport #circulation #visas - pour @fil

    Parce que ça me fait penser à ça (en lien)

    Voyager sans visa
    http://visionscarto.net/voyager-sans-visa

    Alors que bon nombre de Britanniques sont encore sonnés par le Brexit annoncé dans la nuit du 23 juin 2016, les ambassades des autres pays européens reçoivent par centaines, dès potron-minet, des demandes de citoyenneté pour conserver le précieux sésame de l’Union européenne. Un mouvement amplifiant des demandes qui avaient déjà été faites par précaution avant le vote. On découvre alors que tous les passeports ne se valent pas et qu’être citoyen estampillé UE donne des facilités pour circuler et s’installer. On saura dans quelque temps quelle fut l’ampleur de ce mouvement.

    • ah tiens Libé fait désormais comme le Guardian en mettant son logo sur les images destinées aux réseaux sociaux

    • En attendant, #Atossa_Araxia_Abrahamian a enquêté sur le #marché mondial des passeports dans un #livre d’autant mieux renseigné que la journaliste est elle-même suisse, iranienne et canadienne vivant à New York. Une plongée dans l’#industrie de la #citoyenneté qui n’aurait pas pu être écrite il y a quelques décennies. Car les faits rapportés par l’auteure sont récents. Il y eut toujours une poignée d’hommes d’affaires et des artistes collectionneurs de #passeports, mais son récit offre une géographie mondiale de la citoyenneté, qui n’est plus figée dans le marbre de l’Etat westphalien. On pense au fossé entre les pauvres migrants poussés par la pauvreté et la guerre au péril de leur vie durant le voyage ou pendant leur misérable existence dans des pays riches exploitant leur force de travail, un fossé avec les riches, citoyens de pays démocratiques, circulant sans peine pour des motifs les plus futiles, voire les ultra-riches (0,1 % de la population mondiale) qui se sont octroyé le titre de « citoyens du monde » dont ils jouissent avec des passeports achetés à prix fort. La citoyenneté de La Dominique est sur le marché à 200 000 dollars, celle de Malte (où l’on ne paie pas d’impôts) et de l’Autriche peut atteindre plusieurs millions d’euros.

      #business #marchandise

      Citoyennetés à vendre. Enquête sur le marché international des passeports

      La citoyenneté – le « droit d’avoir des droits », comme l’a définie Hannah Arendt – est aujourd’hui refusée à des centaines de millions de personnes – déracinés, réfugiés, apatrides et autres « illégaux ». Pour quelques happy fews, en revanche, les passeports sont des produits de luxe qu’ils collectionnent comme des toiles de maître, pour se simplifier la vie et payer moins d’impôts.

      Ce reportage montre ce qu’est devenue l’idée de citoyenneté à l’ère des gigantesques mouvements de population et de la privatisation des États. D’un côté, les ultra-riches ont accaparé le titre de « citoyens du monde » et sont les seuls à jouir, avec leurs capitaux, d’une planète sans frontières. De l’autre, des nationalités bradées, comme dans l’invraisemblable transaction conclue entre l’une des nations les plus pauvres du monde, les Comores, et les Émirats arabes unis qui, pour régulariser la situation des apatrides sur leur territoire, ont acheté au prix de gros des dizaines de milliers de passeports comoriens


      https://www.luxediteur.com/catalogue/citoyennetes-a-vendre

    • Così Malta mette in vendita la cittadinanza europea ai ricchi del mondo

      “Sono più che infastidita dal fatto che un’azienda si senta autorizzata a vendere la cittadinanza di un Paese contro la volontà dei suoi cittadini, dopo un subdolo accordo sottoscritto con un governo che non ha avuto, su questo, alcun mandato”. Le parole sono di Daphne Caruana Galizia. Era il 12 maggio 2017, e in un post del suo blog Running Commentary scriveva a Christian Kalin, presidente della società di consulenza Henley&Partners. Una società specializzata nel costruire sistemi per attrarre ricchi che vogliono acquistare una seconda cittadinanza europea. Il governo di La Valletta ha un contratto con loro che scadrà nel 2019. Ma non sono i soli: Henley&Partners lavora da decenni in tutto il mondo, e da due anni spinge per l’introduzione di un sistema simile anche in Italia.

      Le domande che Daphne si ponevano erano semplici: chi sono i nuovi cittadini maltesi? Caruana Galizia aveva trovato alcune risposte. Il consorzio Daphne Project è partito dal suo lavoro per scavare più a fondo sulle conseguenze di questo sistema e sull’azienda che lo ha lanciato a Malta.

      https://irpi.eu/cosi-malta-mette-in-vendita-la-cittadinanza-europea-ai-ricchi-del-mondo

      v. aussi:
      Daphne Project, così Malta mette in vendita la cittadinanza europea ai ricchi del mondo

      Dal 2014 a oggi, circa mille stranieri hanno ottenuto il passaporto di La Valletta, al costo minimo di un milione di euro. Del meccanismo si occupa la società #Henley&Partners che ha incassato non meno di 20 milioni di euro. Tra i ’nuovi cittadini’ uomini vicini a Putin, banchieri dal Kenya, ex parlamentari dal Vietnam, imprenditori nigeriani, cinesi e arabi

      http://www.repubblica.it/esteri/2018/04/18/news/daphne_caruana_galizia_daphne_project_malta_la_valletta_henley_partners-194219157/?ref=RHPPLF-BL-I0-C8-P3-S1.8-T2

  • When world leaders thought you shouldn’t need passports or visas

    In the age of heavily restricted migration, passport control seems a natural prerogative of the state. The idea of abolishing passports is almost unthinkable. But in the 20th century, governments considered their “total abolition” as an important goal, and even discussed the issue at several international conferences.

    https://theconversation.com/when-world-leaders-thought-you-shouldnt-need-passports-or-visas-648

    #visas #migrations #asile #réfugiés #frontières

  • L’engagement de la Suisse dans la crise syrienne. Mise à jour sur le nombre de réfugiés ayant bénéficié de relocalisations, réinstallations et visas humanitaires
    http://asile.ch/2016/09/22/lengagement-de-suisse-crise-syrienne-mise-a-jour-nombre-de-refugies-ayant-bene

    Il y a exactement une année, Vivre Ensemble publiait un décryptage sur l’accueil par la Suisse de personnes déplacées par la crise syrienne. Sur les 3000 places initialement prévues pour accueillir essentiellement des réfugiés syriens, irakiens et palestiniens depuis les pays avoisinants -dans le cadre du programme de réinstallation et de visas facilités-, la Suisse […]

  • Welcome to the world of restricted travel, British people | Chibundu Onuzo | Opinion | The Guardian

    La décadence de l’Empire britannique

    https://www.theguardian.com/commentisfree/2016/sep/13/restricted-travel-british-people-nigerian-visa-passports?CMP=twt_gu

    The news that, post-Brexit, British citizens may have to apply for permission to travel to Europe as well as pay a fee, made me experience an uncharacteristic burst of schadenfreude.
    Britons may have to apply to visit Europe after Brexit
    Read more

    The proposed scheme wouldn’t require Britons to have a visa, but intentions for travelling would need to be clearly stated online and applications could, in theory, be denied. It would, in essence, be a curb on freedom of movement – a freedom I have never fully experienced, because of my nationality.

    #brexit #passeports #visas #royaume_uni #circulation #frontières #passage_des_frontières

  • Un écrivain comorien privé de visa, avant que la France ne se ressaisît
    https://www.mediapart.fr/journal/culture-idees/170816/un-ecrivain-comorien-prive-de-visa-avant-que-la-france-ne-se-ressaisit

    Mardi 16 août, le très attendu #Ali_Zamir apprenait qu’il ne pourrait venir, faute de visa, présenter en France son premier roman : Anguille sous roche (éd. Le Tripode). Cette bourde symptomatique a été réparée aujourd’hui, in extremis et aux forceps...

    #Culture-Idées

  • Refus de visa pour l’écrivain Ali Zamir : incompréhension de l’éditeur
    https://www.actualitte.com/article/monde-edition/refus-de-visa-pour-l-ecrivain-ali-zamir-incomprehension-de-l-editeur/66472

    D’autant plus que « l’importance de ce jeune auteur francophone – Ali Zamir a 27 ans – est soulignée depuis plusieurs semaines par de nombreux écrivains, critiques littéraires et libraires ». La situation échapperait à tout bon sens, et, assurément, l’impossibilité pour l’écrivain comorien de se déplacer avec son épouse – tous deux ont vu leur demande rejetée – pose un sérieux problème.

    « Nous pensons qu’un pays qui se ferme même à ceux qui éveillent sa langue est un pays qui se condamne », assure l’éditeur. Le roman d’Ali Zamir, Anguille sous roche, doit paraître le 1er septembre prochain, et figure dans plusieurs sélections de prix littéraire de la rentrée.

    #francophonie #littérature #refus_de_visa

  • Canada La militante Aminata Traoré interdite d’accès au Forum social mondial | L’Humanité

    http://www.humanite.fr/canada-la-militante-aminata-traore-interdite-dacces-au-forum-social-mondial

    Aminata Traoré ! Et avec ça tout le monde continue de s’extasier sur Justin Trudeau.

    La douzième édition du Forum social mondial s’est ouverte hier à Montréal par une grosse polémique. Près de 230 conférenciers ou invités étrangers n’ont pas obtenu de visa pour entrer au Canada. Selon le journal le Devoir, « la majorité des refus concernent des ressortissants de pays d’Afrique (République démocratique du Congo, Mali, ­Burkina Faso, Bénin, Togo, Nigeria et Maroc), mais aussi du Moyen-Orient ou d’Asie et d’Amérique ». Parmi ces indésirables figure l’ancienne ministre malienne de la Culture et du Tourisme Aminata Traoré. « Le message, c’est que l’hémisphère Nord, qui est donneur de leçons de démocratie, foule aux pieds ses propres principes », a déclaré au Devoir cette figure de l’altermondialisme et candidate à la succession du secrétaire général des Nations unies, Ban ­Ki-moon. Invitée à réitérer une demande de visa, Aminata Traoré a décidé de ne pas venir à Montréal par solidarité avec tous les autres exclus.

  • The opposite of Brexit: African Union launches an #all-Africa_passport

    On June 13, two weeks before the United Kingdom voted to leave the European Union, the African Union announced a new “single African passport.” The lead-up discussion was much like the original debate on the European Economic Community, the E.U.’s predecessor. African passport proponents say it will boost the continent’s socioeconomic development because it will reduce trade barriers and allow people, ideas, goods, services and capital to flow more freely across borders.

    https://www.washingtonpost.com/news/monkey-cage/wp/2016/07/01/the-opposite-of-brexit-african-union-launches-an-all-africa-passport/?postshare=3601467391792824&tid=ss_tw-bottom
    #Afrique #passeports #ouverture_des_frontières #passeport (unique)
    cc @fil @reka

    • Un Schengen africain se met en marche

      Euractiv 5 juillet 2016
      http://www.euractiv.fr/section/aide-au-developpement/news/afrikanische-union-ein-schengen-fuer-afrika/?nl_ref=16184676

      Les 54 États membres de l’Union africaine veulent mettre en place un espace sans frontière semblable à Schengen, pour éliminer les visas du continent. Un article d’EurActiv Allemagne.

      Un nouvel accord de l’Union africaine (UA) prévoit de mettre en place une zone de libre-circulation sur l’ensemble du continent africain, d’ici 2018. En outre, une zone de libre-échange devrait voir le jour d’ici 2017 pour encourager le commerce intérieur et le développement socio-économique.

      Le contrôle des frontières en Afrique est devenu de plus en plus administratif. Or, le commerce panafricain et l’unité entre les citoyens africains en sont entravés. Plus de la moitié des pays du continent exigent un visa des Africains. Seuls 13 pays renoncent à ces démarches ou accordent un visa dès l’arrivée sur leur territoire. À titre de comparaison, les Américains sont autorisés à voyager dans 20 pays africains sans visa ou reçoivent un visa à leur arrivée.Les hommes d’affaires se plaignent depuis longtemps de la lourdeur des démarches administratives pour demander un visa. Même une fois surmonté cet obstacle, il faut souvent attendre un mois avant d’obtenir une approbation. Des difficultés qui nuisent au commerce.

      Selon le rapport de la Banque mondiale, les commerçants souhaitant exporter leurs produits dans un autre pays doivent souvent posséder plus de 1 600 autorisations et licences pour remplir les conditions de la douane. Le commerce au sein de l’Afrique est donc trop cher pour de nombreux Africains. Cela revient donc plus cher que le commerce en Asie de l’Est. Ainsi, l’Afrique est la région en développement la plus coûteuse. Les frais de transport, notamment par voie aérienne, sont si exorbitants que les vols vers d’autres continents sont moins chers que les vols à destination d’un autre pays africain.

      Beaucoup d’Africains rapportent d’ailleurs être intimidés par les services d’immigration et ne pas s’y sentir à leur place. Les médias citent souvent l’exemple du Nigérian Aliko Dangote, l’homme le plus riche d’Afrique, qui a été retenu à la douane sud-africaine parce qu’il ne trouvait pas son passeport, alors que ses employés américains ont passé la zone de contrôle sans difficulté. Grâce au nouveau passeport, ce genre de situations ne devrait plus se reproduire à l’avenir.

      Premiers succès

      Les efforts de l’Afrique pour permettre la libre-circulation des personnes, des denrées et des services, menés par des pays tels que le Rwanda, les Seychelles, le Ghana et l’île Maurice, commencent à porter ses fruits. Ces pays ont, en effet, déjà assoupli, voire aboli, les conditions d’obtention d’un visa. Toutefois, ce sont les blocs régionaux qui contribuent le plus à la libre-circulation au sein de leurs frontières.

      La communauté économique des États de l’Afrique de l’Ouest (CÉDÉAO), la communauté de développement de l’Afrique australe (SADC) et la communauté d’Afrique de l’Est (EAC) ont mis en place des règles en faveur de l’ouverture des frontières. L’UA tente à présent de s’appuyer sur ces fondements pour construire un continent sans frontières. « Nous faisons un grand pas en avant vers une Afrique forte, riche et intégrée, stimulée par ses propres citoyens et qui prend une place mondiale méritée. »

      L’idéal d’une Afrique sans frontières était déjà présent dans l’Agenda 2063 de l’UA, mis en place pour un continent africain plus uni et plus intégré. Le sommet de l’UA à Kigali au Rwanda qui aura lieu en juillet pourrait représenter une avancée significative, dans la mesure où les chefs d’État et de gouvernement africains, ainsi que les représentants des États membres à l’UA, recevront les premiers nouveaux passeports électroniques.

      « Ce n’est pas n’importe quel document. C’est le résultat de longs voyages en Afrique à la recherche d’unité. C’est ce dont avaient rêvé les pères fondateurs panafricains », a souligné Martin Wesonga, conseiller pour l’intégration et les affaires étrangères en Afrique de l’Est. Il est convaincu, qu’après les tentatives infructueuses dans le cadre du plan Lagos et du traité d’Abuja, le nouveau passeport africain deviendra le document qui encouragera non seulement le dynamisme et le commerce intérieur du continent, mais fournira aussi une identité et une unité à plus de 3 000 groupes ethniques.
      L’UA n’est pas l‘UE

      Les opposants au projet avertissent toutefois que la stratégie comporte des risques. « Nous devons nous confronter à la réalité. L’Afrique ne peut être comparée à l’UE. Nous n’avons actuellement pas les capacités frontalières et militaires pour lutter contre des groupes terroristes tels qu’Al-Shabbaab », a toutefois signalé Victoria Lukoye, professeur de diplomatie à l’université de Nairobi. Selon elle, ces organismes se serviraient de l’ouverture des frontières à leurs propres fins et provoqueraient des dégâts énormes.

      « Et qu’en est-il de nos capacités médicales ? Comment réduire la diffusion de maladies telles qu’ébola si les épidémies peuvent facilement passer les frontières », s’est-elle interrogée. Elle a également pointé du doigt l’augmentation constante de la compétition sur le marché du travail et que « surtout dans les petits pays vont rencontrer des difficultés. Il faut bien y réfléchir et systématiquement adopter la voie de l’intégration ».

      L’Afrique se dirige donc vers une intégration selon le modèle européen. La libre-circulation, véritable pilier de l’Union européenne, a pourtant beaucoup souffert avec la crise des réfugiés et le débat du Brexit. Reste à savoir si l’Afrique contribuera à rétablir la paix en Europe.

      #visas