• “Il tempo dei giganti”, il documentario sulla “pandemia botanica” in Puglia

    Venti milioni di ulivi colpiti dalla #Xylella_Fastidiosa, un paesaggio stravolto, le microeconomie in ginocchio, come le relazioni. Proiettato in anteprima al Festival del cinema europeo di Lecce, il film di Davide Barletti e Lorenzo Conte sta girando l’Italia. “Le persone hanno voglia di confrontarsi per immaginare il dopo catasfrofe”

    Alberi che con i loro frutti hanno fatto l’economia di una terra, intorno ai quali si raccontavano storie e leggende, le cui chiome hanno disegnato nei secoli il paesaggio della Puglia. Sono gli ulivi, i giganti verdi che negli ultimi anni sono stati colpiti da un batterio micidiale: la Xylella Fastidiosa. La più grave “pandemia botanica” del secolo sta uccidendo milioni di alberi, stravolgendo il territorio, l’economia e anche le relazioni umane.

    La vicenda è narrata nel documentario “Il tempo dei giganti”, diretto da Davide Barletti e Lorenzo Conte, e prodotto da Dinamo Film e Fluid Produzioni. Il protagonista è Giuseppe, che dal Salento decide di tornare dal padre, che abita più a Nord nella piana degli ulivi monumentali, per raccontare all’anziano contadino come la vita verrà stravolta con l’arrivo della Xylella. Il film, che è stato proiettato in anteprima al Festival del cinema europeo di Lecce, ora sta girando per l’Italia con una serie di serate-evento con successivo dibattito: per ogni biglietto venduto, un euro viene devoluto all’associazione Save the olives. “Le persone hanno voglia di confrontarsi sul passato e sul futuro di una terra ormai devastata dalla desertificazione e dal cambiamento climatico -racconta il regista Lorenzo Conte-. La Xylella rappresenta sì un nemico invisibile che minaccia la nostra esistenza, ma è anche un’opportunità per rigenerare un territorio e immaginare un nuovo domani”.

    Lorenzo, nei film realizzati insieme a Davide Barletti avete raccontato diversi volti della Puglia. Perché ora avete deciso di trattare l’epidemia della Xylella?
    LC È stata una scelta naturale. Le vicende che raccontano il territorio e i suoi abitanti hanno sempre contraddistinto i nostri film, e la Puglia è stata il teatro privilegiato per ambientare queste storie. In “Italian Sud Est” abbiamo parlato delle caratteristiche ferrovie del Salento come metafora di un territorio che si trasformava da una condizione di modernità incompiuta a una postmoderna. Con “Fine pena mai” e “Diario di uno scuro” abbiamo raccontato la nascita della Sacra Corona Unita e il brusco risveglio di una comunità che ignorava la presenza al suo interno di un’organizzazione mafiosa. Fino ad arrivare al nostro ultimo film, “La guerra dei cafoni”, dove abbiamo osservato il meridione e le sue ataviche divisioni attraverso gli occhi dei bambini. A quel punto ci siamo fermati e siamo stati in ascolto. Ci siamo trovati sotto gli occhi quello che stava succedendo con la Xylella: venti milioni di alberi colpiti, un paesaggio stravolto, le microeconomie in ginocchio, il turismo in difficoltà. In Salento tutti hanno degli ulivi: questi alberi fanno parte del Dna di questo territorio.

    Il film intreccia tre diversi livelli narrativi: come avete ideato questa struttura?
    LC In primis abbiamo deciso di dare voce agli abitanti del Salento, che hanno vissuto sulla propria pelle il dramma della morte dell’ulivo: gli olivicoltori, i contadini, i frantoiani, ma anche gli attivisti e le istituzioni locali. Poi c’è un secondo livello, quello di chi può inquadrare il problema della Xylella dall’alto: scienziati, sociologi, scrittori, giornalisti, che nel documentario aiutano a leggere questo fenomeno all’interno dei cambiamenti che stanno avvenendo a livello globale. Infine, c’è la storia del rapporto tra un padre e un figlio: quest’ultimo viaggia da Sud verso Nord per raccontare al padre quello che sta accadendo, perché ci sono cose che i suoi anziani occhi non possono, o forse non vogliono, vedere.

    Perché l’ulivo è così importante per un territorio come la Puglia?
    LC Queste piante hanno centinaia, a volte migliaia di anni. Per questo rappresentano non solo un sostentamento economico, ma anche un legame diretto con i propri antenati, che le hanno seminate e fatte crescere. L’ulivo è un simbolo del legame con la nostra storia, con la nostra identità, con le nostre radici: tiene traccia della linea del tempo. È uno degli emblemi della società occidentale, fin dall’antica Grecia, e il suo ramoscello è un simbolo di pace. Per questo la morte dell’ulivo è una metafora della crisi di quel mondo: vedere questi alberi secchi è come assistere alla morte della propria famiglia, senza la quale ci si sente persi, senza fondamenta.

    La Xylella è arrivata in Italia intorno al 2008 con una pianta di caffè infetta importata dal centro America: questa epidemia coinvolge l’equilibrio tra uomo e natura, tra locale e globale. Proprio come la pandemia da Covid-19.
    LC L’arrivo della Xylella ha reso terribilmente vicine questioni che sembravano non appartenere al nostro Paese: epidemie, globalizzazione dei mercati, nuovi organismi patogeni importati da lontano. Tanti elementi che poi si sono ripresentati con il Covid-19. Anche in questo caso, la scienza non è stata in grado di comunicare con le persone, la politica è andata alla ricerca del consenso e non è riuscita a immaginare politiche a lungo termine, mentre i media hanno premiato le risposte semplicistiche e immediate. Abbiamo ascoltato teorie complottistiche che negavano la presenza del batterio nonostante fosse conosciuto da decenni, abbiamo assistito allo scontro tra scienza e antiscienza e abbiamo visto crescere l’importanza dei social media nella diffusione di informazioni e fake news. L’epidemia della Xylella era una storia più piccola rispetto alla pandemia, ma le dinamiche erano le stesse: se fossimo rimasti in ascolto, avremmo potuto imparare molto.

    Il “tempo dei giganti” è finito o può ritornare?
    LC Questo è un film sul tempo: i cosiddetti “giganti del Salento”, i grandi patriarchi, sono stati lì per centinaia, a volte migliaia di anni, nel loro tempo. E il tempo degli alberi ha un’unità di misura diversa rispetto a quello degli esseri umani: il tempo dell’uomo, il tempo della pianta e il tempo della storia corrono a velocità diverse. Oggi la maggior parte degli ulivi centenari sono morti, e questo non si può cambiare. Senza le loro chiome non c’è più ombra, il che velocizza un processo di desertificazione che era già cominciato a causa dello sfruttamento intensivo dei terreni. Anche per questo la Xylella ha avuto vita facile. Ma nel futuro ci può ancora essere speranza: ecco perché oggi ci si interroga su come ricostruire il territorio dopo una catastrofe del genere.

    La Regione Puglia l’anno scorso ha stanziato 13 milioni di euro per salvaguardare gli olivi rimasti e piantarne di nuovi, a cui si sommano altri 60 milioni di euro previsti per quest’anno. È possibile una rinascita?
    LC Il nostro documentario è diviso in due parti: nella prima raccontiamo quello che è stato, nella seconda quello che sarà. Come immaginare la riforestazione del Salento? È il momento che le migliori menti si mettano attorno a un tavolo e aprano un dialogo serio: le istituzioni insieme agli agronomi, agli ambientalisti, ai sociologi. Le risorse sono state stanziate: ora la politica deve essere in grado di dare risposte rapide e incisive, altrimenti la popolazione si sentirà abbandonata. Si deve però partire da un paradigma diverso, cercando di non ricadere negli errori del passato: certo, l’ulivo deve rimanere al centro di questa rinascita, ma evitando la monocoltura e dando spazio alle diverse specie che esistono in natura. E poi bisogna puntare anche su altre coltivazioni, in nome della biodiversità, utilizzando tecniche innovative di agricoltura come quelle a basso consumo di acqua. È come una ricostruzione post bellica: serve un nuovo patto tra essere umano e pianta, altrimenti ne andrà della nostra sopravvivenza sulla terra.

    https://altreconomia.it/il-tempo-dei-giganti-il-documentario-sulla-pandemia-botanica-in-puglia

    #Pouilles #Italie #oliviers #maladie #film #documentaire #film_documentaire

  • En #Italie, ils résistent à la bactérie tueuse d’#oliviers
    https://reporterre.net/En-Italie-ils-resistent-a-la-bacterie-tueuse-d-oliviers

    Des oléiculteurs des #Pouilles, dans le sud de l’Italie, expérimentent des soins pour combattre les ravages de la bactérie #Xylella et pour préserver leurs oliviers centenaires d’un remplacement par une #agriculture_intensive.

  • Biosicurezza nella Puglia del disseccamento

    Cosa avviene quando un’entità non umana dall’identità ibrida territorializza il paesaggio dell’olivicoltura pugliese? Questo contributo analizza le politiche che scaturiscono dalla presenza di #Xylella_fastidiosa nel territorio pugliese. Dal primo atto di emergenza, il #Piano_Silletti (2015), fino all’ultimo piano di emergenza (2019), le politiche di contenimento sono state orientate alla protezione della sicurezza produttiva dell’Unione Europea. La prevenzione del rischio, implicita nella direttiva 29/2000, riproduce una essenzializzazione «in deroga» delle entità della natura nel loro valore di scambio. La biosicurezza è così costruita attorno alla sicurezza produttiva, attraverso una proliferazione di confini che ridefiniscono le pratiche agricole e la distinzione tra vita sana e vita patologica. Spinto da considerazioni sulla fine della natura nell’era dei cambiamenti climatici e dell’Antropocene, questo articolo esplora possibilità diverse di concepire la biosicurezza, attraverso una diversa considerazione del rapporto spaziale con le entità non umane. Quali misure di biosicurezza possiamo immaginare in un’ecologia senza natura?

    https://www.ageiweb.it/geotema/supplemento2020_bandiera
    #Pouilles #biosécurité #risque #agriculture #oliveraie #olives #écologie #nature
    ping @wizo @albertocampiphoto

  • La bactérie tueuse d’oliviers se propage en Europe et en France Margaux Parthonnaud - 13 Septembre 2018 - RTBF
    https://www.rtbf.be/info/societe/detail_la-bacterie-tueuse-d-oliviers-se-propage-en-europe?id=10017917

    #Oliviers, #agrumiers, #vignes... La #bactérie tueuse, la Xylella fastidiosa, apparue en 2013 dans le Sud de l’Italie, reste aujourd’hui une maladie sans remède. Depuis quelques mois, la bactérie a été détectée sur des oliviers et des chênes verts de Corse, une première selon le syndicat interprofessionnel des oléiculteurs de Corse. Aujourd’hui, ils craignent les dégâts qu’elle pourrait causer. 

    La bactérie #Xylella_fastidiosa, c’est quoi ? 
    Cette affection mortifère fait dépérir tous les arbres contaminés. L’origine de ce fléau serait un insecte volant. Cet insecte piqueur-suceur se nourrit de la sève des végétaux et, ainsi, propage la bactérie d’une plante à l’autre. Réputée pour être la bactérie tueuse d’oliviers, celle-ci perturbe la circulation de la sève et bloque l’alimentation de l’arbre. Ainsi, les oliviers souffrent du complexe de dessèchement rapide. La maladie provoque des brûlures foliaires sur les feuilles et assèche l’arbre jusqu’à ce qu’il périsse. En quelques années, elle a ravagé une plantation de 10.000 hectares en Italie. 

    La mondialisation des échanges favorise, évidemment, la propagation de cette bactérie. Originaire du continent américain, et connu sous le nom de la maladie de Pierce, la bactérie est aujourd’hui localisé en #Italie, en #France, en #Espagne et en #Allemagne.

    Aucun traitement n’existe 
    Malheureusement, aucun moyen de lutter contre la bactérie n’a été mis au point. Selon Bruno Legendre, spécialiste de la bactérie, aucun remède permet de sauver ces plantes infectées. « Parce que pour lutter contre les bactéries, les principales armes sont des #antibiotiques, les mêmes molécules que l’on utilise en santé humaine. Or il est interdit d’utiliser ces produits, à grande échelle, dans l’environnement », expliquait-il au Point. 

    Pour le moment, les seules précautions à prendre sont d’arracher et de détruire les arbres atteints par la maladie, afin d’éviter que celle-ci se prolifère. 

    Théorie du complot ou corruption ? 
    S’agit-il, vraiment, d’une bactérie ? A qui profiterait le crime ? En 2016 ; l’Italie s’est plongé dans un curieux scandale, sur le fond de combines malhonnêtes avec la mafia. 

    La magistrature de Lecce (Italie) s’est saisie de l’affaire. Elle estime que les #chercheurs auraient relâché accidentellement (ou volontairement ?), dans la nature, une souche de #Xylella, importé du Costa Rica afin de l’étudier. Neuf chercheurs ont été mis en examen, suspectés d’avoir relâché la bactérie dans la nature. 

    Tout a commencé en 2013, lorsque la bactérie a été repérée sur des #oliviers. Rapidement, les arbres ont été abattus afin d’empêcher la prolifération de la maladie. Mais les agriculteurs et les associations chargées de la protection de l’environnement ont, tout de suite, accusé les scientifiques d’être à l’origine de sa propagation. 

    Evidemment, les scientifiques rejettent ces affirmations. Selon eux, la souche sur laquelle ils travaillaient n’est pas de même nature que celle retrouvée sur les oliviers.

     

    #mondialisation

  • La bactérie « tueuse d’oliviers » détectée sur des oliviers et des chênes verts en Corse - Var-Matin
    http://www.varmatin.com/environnement/la-bacterie-tueuse-doliviers-detectee-sur-des-oliviers-et-des-chenes-verts

    « C’est la première fois que l’olivier et le chêne vert sont touchés en Corse et qu’une filière économique, l’oléiculture, est touchée », a précisé à l’AFP Sandrine Marfisi, présidente du syndicat d’un filière qui représente 3 millions d’euros de chiffre d’affaires en Corse.

    Au total, 25 foyers avaient déjà été détectés en région Provence-Alpes-Côte d’Azur et 350 en Corse, mais aucun sur des oliviers, jusqu’à présent.

  • La strana coincidenza: “Il metanodotto #Snam passerà dai focolai #Xylella
    –-> l’étrange coïncidence: le méthanoduc Snam passera là où s’est déclenché la Xylella (maladie des oliviers)

    Una strana coincidenza, per il momento solo questo, ma desta qualche sospetto: le ipotesi di tracciato del metanodotto Snam, collegato a Tap, attraversano proprio i focolai di Xylella dove ci saranno i maggiori abbattimenti di ulivi


    http://www.morasta.it/la-strana-coincidenza-il-metanodotto-snam-passera-dai-focolai-xylella
    #oliveraie #méthane #méthanoduc #énergie #coïncidence
    cc @albertocampiphoto

  • Entre colère et peur, la Corse se mobilise contre la Xylella fastidiosa
    http://www.lemonde.fr/planete/article/2015/07/25/entre-colere-et-peur-la-corse-se-mobilise-contre-la-xylella-fastidiosa_46978

    Après la surprise, l’angoisse et la colère. Alors que la présence avérée de la bactérie #Xylella_Fastidiosa a été signalée par la préfecture de Corse mercredi 22 juillet, le plan de lutte contre le foyer infectieux se met en place.

    Vendredi, le préfet de #Corse, Christophe Mirmand a signé un nouvel arrêté définissant la zone infectée et les mesures de lutte applicables. Cent mètres autour de la zone, une galerie commerciale « La Foire Fouille » à Propriano, tous les végétaux « douteux » devront être détruits dans les trois jours, avec incinération après abattage. Dans cette zone, la plantation de tout végétal est interdite. Une dérogation doit être demandée à la préfecture en « période d’interdiction d’emploi du feu ».

    Enfin, dans une « zone tampon » de dix kilomètres autour de la zone infectée, une surveillance des insectes vecteurs et une « prospection des végétaux spécifiés » devront être effectuées. Deux cents végétaux sont concernés par ce plan de lutte contre la bactérie qui a entraîné la destruction de quelque 30 000 hectares d’oliveraies dans la région du sud de l’Italie, les Pouilles, et pour laquelle aucun traitement n’existe. Dans cette liste, on retrouve la plupart des plantes et arbres qui poussent, cultivés ou à l’état sauvage, en Corse : oliviers, figuiers, eucalyptus, vignes, mimosas, ronciers, prunus, genêts, romarin, luzernes, lauriers roses, myrte, chênes, tournesol, noyers, lierre, frênes, fraisiers, etc. Les plantes contaminées par la bactérie tueuse, contrôlée le 20 juillet, sont des polygales à feuille de myrte (Polygala myrtifolia).

  • L’#huile_d’olive peut-elle sauver la #Grèce ?

    Avis de tempête sur le marché mondial de l’huile d’olive. Les deux plus gros producteurs européens, l’Espagne et l’Italie doivent respectivement faire face à une sécheresse intense et à une nouvelle maladie, la Xylella Fastidiosa qui décime les oliviers, surtout dans le sud de l’Italie. Deux problèmes qui pourraient faire le bonheur de la Grèce, troisième producteur européen.
    Mais dans les faits, c’est un tableau bien différent qui ressort de la région de Corinthe, dans le Péloponnèse. La concurrence mondiale sur le marché de l’huile d’olive est rude, et les agriculteurs s’inquiètent de cette nouvelle maladie qui pourrait être fatale à leur exploitation. Reportage de Frédérique Lebel.

    http://www.rfi.fr/emission/20150603-grece-huile-olive-xylella-fastidiosa-secheresse-italie-espagne

  • Idée n°126 : comprendre Xylella

    https://1000ideespourlacorse.wordpress.com/2015/05/31/idee-n126-comprendre-xylella

    Xylella fastidiosa, c’est un problème. Un gros problème (je rappelle pour ceux qui étaient sur Mars ces derniers mois que Xylella est une bactérie pathogène particulièrement retorse, qui s’attaque à pas mal de végétaux, cultivés et sauvages, et qui menace d’arriver bientôt en Corse, vu qu’elle fait des ravages dans le sud de l’Italie). José Bové l’a dit, c’est l’équivalent de la peste. Et si José Bové l’a dit, c’est que c’est vrai. Mais c’est un peu court, je trouve. [...]

    Parce que le plus extraordinaire, c’est que toutes ces pestes sont là pour une bonne raison. Et par « bonne », j’entends bien « positive ». Dans un écosystème dégradé, déséquilibré, affaibli, la seule façon pour cet écosystème de s’en tirer, c’est de réduire sa biomasse globale et de modifier l’équilibre des espèces. Plus assez de nutriments, plus assez de vie biologique, l’écosystème doit éliminer une partie de ses populations pour retrouver un équilibre, et aussi modifier sa génétique générale. Les « pestes » servent à accélérer le mouvement de l’évolution génétique, à éliminer les individus les plus faibles et les moins adaptés (et de ce fait, par leur mort et leur décomposition, relancer les processus biologiques : une nouvelle biodiversité se mettra en place, et de nouveaux cycles pourront se succéder), et font partie de la résilience du système et de son évolution.

    Évidemment, pour les individus sacrifiés, pour ceux qui subissent la peste, et pour nous qui faisons face à un risque terrible de destruction de notre patrimoine agricole, ce n’est pas d’un grand réconfort de savoir que les bactéries sont là pour réparer nos erreurs. Les millions de morts de la peste noire n’auraient sans doute pas été très réconfortés de savoir que l’épidémie était en train de rétablir l’équilibre population européenne/production agricole, et qu’un siècle plus tard démarrerait la renaissance. De même pour nous, si Xylella ou d’autres pestes détruisaient l’essentiel de nos espèces végétales, nous nous moquerions un peu de savoir que les écosystèmes sont capables de retrouver leurs équilibres en quelques siècles.

    Réflexion intéressante, même si on peut ne pas partager l’optimisme qui consiste à croire que les « bactéries sont là pour réparer nos erreurs », etc.

    #écologie, #Xylella_fastidiosa,

    • Revenons-en à notre époque, si semblable au 14ème siècle. Nous avons vécu quelques siècles d’expansion formidable. Expansion due largement à ses débuts à la qualité des systèmes agricoles européens. Nous le savons fort mal, mais ce qui a caractérisé l’agriculture européenne, depuis le 17ème siècle au sud, un peu plus tard au nord, ce sont des systèmes agricoles inédits, agro-sylvo-pastoraux, système d’arboriculture méditerranéen au sud et en montagne, système bocager au nord et en plaine, pour faire simple encore une fois.

      Ce qui caractérisait fondamentalement ces systèmes, c’était l’équilibre entre 3 types principaux de cultures : les arbres et plantes vivaces, les cultures annuelles et l’élevage. Un équilibre capable de maintenir la fertilité des sols, et même de l’améliorer progressivement (aidé en montagne par des réseaux extraordinaires de murs de pierre sèche, par exemple), tout en conservant des écosystèmes complexes, à la biodiversité maximale, comprenant l’ensemble des règnes du vivant (bactéries, champignons, plantes, animaux…), et au sein de ces règnes eux-mêmes la plus grande diversité possible, dans les mêmes espaces. Un équilibre qui évitait toute pandémie, sauf sur les grandes monocultures : phylloxera sur la vigne, mildiou sur la pomme de terre en Irlande.

      Mais le milieu du 20ème siècle est arrivé, et ces systèmes ont été démantelés. Remembrement, ou déprise agricole, c’est selon, monoculture généralisée, utilisation massive de pesticides, d’engrais de synthèse, incendies… Avec pour principal résultat la rupture de ces équilibres. Le principe de l’agriculture conventionnelle étant de laisser le moins possible de biodiversité dans le champ, et dans les régions de production, qui se spécialisent. Le problème, c’est que quand on tente d’éradiquer insectes, champignons et bactéries, il finit toujours par y en avoir un plus malin que les autres, qui mute et devient résistant à tous les pesticides connus. Et là, celui-ci se multiplie. Et comme il trouve un terrain vierge (toutes les autres espèces qui pouvaient occuper le terrain ont été éradiquées ou très affaiblies), la voie est libre pour lui.

      Si la mondialisation l’aide à se déplacer, notre peste n’en est que plus rapide à se diffuser, mais sa virulence est bien due au fait qu’elle trouve, comme Yersinia pestis au moyen âge, le champ libre à son explosion. Des organismes affaiblis pour les pestes antiques, des écosystèmes affaiblis pour les pestes modernes.

      En Méditerranée, d’immenses écosystèmes ont souffert, depuis un siècle, d’incendies, d’abandon, puis de reprise agricole partielle, mais avec des moyens modernes souvent brutaux : labours profonds, surpâturage, irrigation abusive, engrais, pesticides, destruction systématique de la biomasse surnuméraire… Les murs de soutènement qui retenaient les sols se sont effondrés, des haies ont été supprimées… Le climat a un peu changé sur le bassin, mais il a beaucoup changé localement, là où la couverture végétale a été largement modifiée. On pompe de l’eau dans toutes les nappes. Bref, les écosystèmes, aussi bien naturels que cultivés, ont été soumis à rude épreuve. Ce qui est surprenant, ce n’est pas qu’il arrive aujourd’hui toutes sortes de problème. Ce qui serait surprenant, c’est qu’il n’en arrive pas. Ce serait surprenant, et pour tout dire dommage.

    • Face à Xylella, il faut donc sans doute fermer les ports et stériliser les zones touchées. Sans doute faut-il le faire, pour éviter Xylella en Corse, et la ruine des régions agricoles déjà touchées. Pour gagner du temps, aussi. Mais si nous nous arrêtons là, si par ailleurs nous ne travaillons pas à rééquilibrer nos écosystèmes, si nous ne travaillons pas à comprendre pourquoi Xylella (et le Cynips, et Tuta absoluta, et le charançon rouge, et les abeilles qui meurent, et tout le reste), alors ce temps gagné ne servira à rien, et nous n’en aurons pas fini de voir la liste des « pestes » s’allonger. Nous devons quitter le moyen âge dans notre gestion des #écosystèmes, comme nous l’avons fait dans la gestion des populations humaines.

      C’est là un enjeu de Xylella qui va bien au-delà de savoir si oui ou non elle arrivera chez nous . Si Xylella arrive à nous faire comprendre ça, alors ce sera finalement la meilleure chose qui soit arrivée ces derniers temps. Sinon, l’empêcher d’arriver ne fera que retarder la catastrophe.

    • L’impact social de la peste du milieu du XIVe siècle en Europe, c’est aussi, du fait du délitement des liens par réduction massive de la population, la montée en puissance d’un appareil militaire s’appuyant sur la soldatesque (qui perçoit une solde, en argent sonnant et trébuchant, plutôt qu’une part en nature, même extorquée par la force ou la ruse)

      En fait d’adaptation, (y avait-il d’ailleurs une telle « nécessité » de s’adapter pour la société européenne : autrement dit son évolution ne pouvait-elle venir que d’un facteur externe contingent devant assurer le « déblocage » d’une situation où la reproduction de la synthèse sociale n’était irrémédiablement plus assurée sur ces bases propres ?). En fait d’adaptation donc, une des conséquences de la peste, c’est un renversement qui fait la part belle à des éléments jusque là subalterne dans la vie quotidienne : l’appareil militaire et l’abstraction monétaire.

    • son évolution ne pouvait-elle venir que d’un facteur externe contingent devant assurer le « déblocage » d’une situation où la reproduction de la synthèse sociale n’était irrémédiablement plus assurée sur ces bases propres ?

      C’est vrai que la question se pose. Quand Fabien dit :

      Dans un écosystème dégradé, déséquilibré, affaibli, la seule façon pour cet écosystème de s’en tirer, c’est de réduire sa biomasse globale et de modifier l’équilibre des espèces. Plus assez de nutriments, plus assez de vie biologique, l’écosystème doit éliminer une partie de ses populations pour retrouver un équilibre, et aussi modifier sa génétique générale.

      Je suis pas d’accord avec le fait que ce soit la seule façon. Dans un agrosystème en tout cas on peut augmenter la biomasse (notamment le carbone du sol là où l’humus est très dégradé) et augmenter la biodiversité, en limitant dans le même temps l’érosion physique et les pertes d’eau utile.
      C’est d’ailleurs ce qu’il dit à la fin de l’article.

    • Comme @rastapopoulos : très étrange façon de présenter les choses. Le système est doué de raison, de la capacité d’anticiper, etc. Un peu comme si dans le système proie/prédateur dont on discutait il y a peu, les proies « décidaient » de se laisser manger « pour » faire baisser le nombre de prédateurs…
      A priori, la disparition/destruction d’espèces dégage des niches écologiques pour d’autres.

      … ce n’est pas par hasard.

      #téléologie

    • à propos de la soldatesque dont parlait @ktche
      http://seenthis.net/messages/184058

      pour nourrir une armée, il faut que les #soldats puissent acheter avec des pièces de la boustifaille sur des marchés ; pour cela, il faut créer des marchés – où les soldats pourront acheter des poules, des fruits, des légumes ; ce que font les conquérants en exigeant que les #taxes soient payées en pièces métalliques. L’or et l’argent étant acquis par la guerre, extraits des mines par des esclaves et distribués aux soldats ;
      pour obtenir ces pièces et payer les taxes, les peuples « occupés » sont donc forcés de vendre leurs poules, fruits et légumes aux #militaires ; bingo.

  • Péril en #Croatie : la #xylella_fastidiosa à l’assaut des #oliviers

    La bactérie xylella fastidiosa sème la terreur en Italie. Originaire d’Amérique et apparue en 2013 en Europe, elle assèche irrémédiablement les plants d’olivier. Pour faire face au fléau, une seule mesure : l’abattage des arbres. Alors que le mal est concentré dans la région de Lecce, sur la côte italienne des Pouilles, la #bactérie va-t-elle franchir l’Adriatique ? Comment la Croatie se prépare-t-elle ?

    http://www.courrierdesbalkans.fr/articles/panique-chez-les-oleiculteurs-croates-si-la-bacterie-italienne-ar
    #Xyllela

    cc @odilon

  • Enquête ouverte après l’identification de la bactérie tueuse d’oliviers à Rungis
    http://www.lemonde.fr/biodiversite/article/2015/04/16/une-enquete-ouverte-apres-l-identification-de-la-bacterie-xylella-fastidiosa

    La menace de la bactérie tueuse #Xylella_fastidiosa se précise. Mercredi 15 avril, le ministère de l’agriculture a annoncé avoir « identifié un plan de caféier porteur de la bactérie chez un revendeur de Rungis », le plus grand marché de produits alimentaires et végétaux d’Europe. Selon le ministère, ces plants seraient originaires d’Amérique centrale et « ont été introduits dans l’Union européenne via les Pays-Bas ».

    Cette #bactérie qui sévit notamment depuis 2010 en Italie et a détruit des milliers d’oliviers, essentiellement dans la région des Pouilles, dans le sud, est particulièrement dangereuse. Elle est transmise aux végétaux par de minuscules insectes vecteurs, les cicadelles ou encore le cercope des prés. Le danger principal de Xylella fastidiosa est le nombre très élevé de plantes hôtes susceptibles d’être contaminées : #oliviers, chênes, châtaigniers, lauriers roses, tous les #agrumes (citrons, oranges, clémentines…), la vigne, les mimosas, ou encore la myrte ou le romarin…