Aiutateci a non diventare razzisti
Tra le molte parole dette e scritte e urlate che accompagnano i piccoli tumulti di Quinto di Treviso e di Casale San Nicola, a Roma, due frasi si impongono e si inseguono in una apparente violenta contraddizione.
La prima: fuori gli immigrati. La seconda: non siamo razzisti. La prima affermazione è inequivocabile e autosufficiente. La seconda – scritta su muri e cartelli –, pur perentoria, va interpretata. E significa più cose. Il primo significato è – in qualche modo e nonostante tutto – positivo.
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#vignette #dessin_de_presse
Commentaire sur cette vignette :
P.S. Questo ha molto a che vedere con gli orientamenti e gli atteggiamenti delle classi dirigenti del nostro paese: e del ruolo da essi giocato nella formazione del senso comune. Si prenda, per esempio, la vignetta di Giannelli pubblicata oggi sulla prima pagina del Corriere della Sera. Sia chiaro: la satira è per definizione intangibile e incensurabile: la si può condividere o no. E, tantomeno, la satira può essere criticata in nome del gusto (criterio che più soggettivo non si può) o degli effetti socialmente negativi che può suscitare. Anche solo avventurarsi su questo terreno e anche solo sollevare un dubbio in proposito, rischia di alimentare una forma di autoritarismo culturale, che semplicemente mi fa orrore. Dunque, qui si considera quella vignetta di Giannelli solo ed esclusivamente come un segno (grafico) rivelatore di una mentalità che, evidentemente, tende a diffondersi.