• Della Terra riparte dalla “contadinanza” per favorire la giustizia sociale e ambientale

    La cooperativa “#Della_Terra_Contadinanza_Necessaria” gestisce alcuni terreni fra #San_Ferdinando, #Laureana_di_Borrello e #Rosarno proponendo una visione incentrata sull’umanità, sugli animali e sulla natura. Attraverso una rete coesa con le altre realtà del territorio porta avanti progetti che migliorano la vita dell’ambiente e delle persone.

    La seconda tappa del viaggio alla riscoperta della mia terra è più a sud. Autostrada direzione Rosarno, destinazione finale: San Ferdinando. Proprio lì c’è la tendopoli (l’ennesima) dove vivono circa 500 lavoratori migranti in gravi condizioni abitative, senza contare il campo container e gli insediamenti informali sparsi sul territorio. Ma non è lì che devo andare. Sto invece per conoscere la cooperativa Della Terra Contadinanza Necessaria, che si occupa di agricoltura sociale e agro-ecologia proprio in quell’area.

    Ad accogliermi in fondo a una stradina di campagna c’è Nino Quaranta, socio fondatore della cooperativa, o meglio “cantautore e contadino”, come si definisce lui stesso. Mentre mi mostra le coltivazioni e il punto vendita in costruzione sotto il primo sole caldo di questa primavera, mi racconta la storia del progetto.

    La cooperativa affonda le sue radici nelle lotte contro lo sfruttamento lavorativo e della terra nella piana di #Gioia_Tauro. Nata nel maggio 2020, alcuni dei suoi soci hanno fatto parte per molto tempo di #SOS_Rosarno, una rete nata nel 2012 – due anni dopo la rivolta di Rosarno – per sostenere i migranti sia da un punto di vista lavorativo (attraverso l’agricoltura) che abitativo. «Abbiamo sempre detto che la situazione dei migranti non va trattata come un fenomeno emergenziale, ma come un fenomeno strutturale», dice Nino, che denuncia le mancanze delle istituzioni nell’affrontare la questione.

    Negli anni, infatti, sono state costruite ben quattro tendopoli, mentre circa 34.000 abitazioni nei 33 comuni della Piana rimanevano sfitte. «Quello che invece noi abbiamo cercato di fare è una goccia in mezzo ad un mare di indifferenza e cattiveria: pensare ad una società diversa, partendo anche dall’economia e quindi dall’agricoltura».

    Grazie a Della Terra, ad esempio, i migranti assunti dalla cooperativa hanno potuto avere un’abitazione in cui vivere e sono sostenuti nelle spese con i fondi del progetto Liberiamo gli schiavi di Rosarno. Spartacus, che fa capo alla cooperativa Chico Mendes. Al momento, i lavoratori sono 6 (fra migranti e non) e fra loro c’è I., senegalese, che mi racconta come si trovi bene in questo contesto, dove ha trovato un po’ di stabilità dopo aver vissuto per circa due anni in una tendopoli. Si tratta dunque di un piccolo passo verso la costruzione di qualcosa di diverso, che non riguarda però solamente la questione dello sfruttamento lavorativo.

    Tutto questo, infatti, è strettamente intrecciato al rapporto con la natura: a Rosarno non sono sfruttate solo le braccia dei migranti, ma anche le terre, sottoposte a metodi colturali intensivi e devastanti. La cooperativa invece vuole portare alla ribalta il ruolo centrale della terra: «L’agricoltura spesso è considerata di basso livello, ma in realtà è proprio lei che porta nutrimento ed è da qui che bisogna partire: vediamo già da ora le conseguenze negative di un’agricoltura intensiva che non fa altro che contribuire alla distruzione del pianeta», continua Nino.

    «Per questo noi parliamo di agro-ecologia e di agricoltura resiliente». Tradotto nella pratica questo significa coltivazione naturale e diversificata, non intensiva o monoculturale, e nel rispetto dei cicli stagionali. Nei loro campi in questo momento ci sono fave, insalate, sedano, cipolle, peperoncini, ora persino piante di avocado. Da alcuni di questi, poi, danno vita a dei trasformati naturali e genuini.

    Nel frattempo arriva Germana Loiacono, altra socia fondatrice della cooperativa. Germana ha dato in comodato d’uso il terreno su cui ci troviamo in questo momento e gestisce il villaggio turistico Porta del sole, grazie al quale sostiene la cooperativa e promuove un turismo sostenibile anche attraverso l’alimentazione e i prodotti di Della Terra. In questa lotta, infatti, la cooperativa non è sola: «Ci sono altre persone che stanno facendo il nostro stesso discorso: piccoli e grandi produttori con cui collaboriamo, che producono eticamente e senza sfruttamento alcuno».

    E questo è il punto di partenza per creare sinergie positive, che portano verso un lavoro collettivo e non della singola realtà. Ad esempio, grazie al Consorzio Macramè di cui la cooperativa fa parte, Nino e gli altri hanno preso in gestione un terreno di Rosarno confiscato alla ‘ndrangheta: lo hanno rimesso in sesto e ci hanno creato un parco della biodiversità, rendendolo realmente un bene comune. O ancora, le cooperative del consorzio si sostengono in maniera reciproca, commercializzando quando possibile i prodotti le une delle altre. E poi c’è una finestra aperta sul mondo: Della Terra è rappresentante regionale dell’#Associazione_Rurale_Italiana e questo le permette di essere parte del #Coordinamento_Europeo_Via_Campesina, organizzazione europea di base di agricoltori, e di confrontarsi all’interno di un network internazionale.

    Grazie alla distribuzione nei #GAS (#Gruppi_di_Acquisto_Solidale), presidi di consumo equo e sostenibile, Della Terra riesce poi a raggiungere anche alcune città del Nord Italia e in alcuni casi dell’Europa. E ora si sta attrezzando per costruire un punto vendita proprio nel terreno in cui mi trovo: per adesso è solo una struttura vuota, ma presto si riempirà dei colori dell’estate. È arrivato il momento di andarsene. Si è fatta ora di pranzo, per loro arriva la pausa e io devo tornare verso nord. Prima di partire, Nino mi regala una cassetta di fresco: cipolle, sedani e fave appena raccolte. Ne assaggio una: sono dolcissime. E, con questa sensazione che mi pervade i sensi, saluto tutti e metto in moto.

    https://www.italiachecambia.org/2021/05/della-terra-contadinanza-giustizia-sociale-ambientale
    #contadinanza #Calabre #agriculture #coopérative #biens_confisqués #confiscation_de_biens_à_la_mafia #Nino_Quaranta #paysannerie

  • Trump administration lawyers admit they seized Mahmoud Khalil without a warrant - World Socialist Web Site
    https://www.wsws.org/en/articles/2025/04/26/reeh-a26.html

    Aux USA, on arrête et on séquestre sans mandat d’arrêt...

    In a stunning admission Thursday, lawyers for the Department of Homeland Security admitted their immigration agents did not have a warrant when they seized Mahmoud Khalil, a Columbia University graduate student and legal resident, outside his New York City apartment last month.

    Khalil, currently imprisoned in an immigration detention center in Jena, Louisiana, is one of hundreds of students targeted for deportation by the fascistic Trump administration for opposing the US-backed Israeli genocide in Gaza.

    The government admission, in papers filed with an immigration court in Louisiana and a federal court in New Jersey, directly contradicts what immigration police told Khalil, his wife, Dr. Noor Abdalla, his legal team, the courts and the public at large following his kidnapping on March 8. This revelation exposes not only the lawless character of Khalil’s arrest, but the criminal character of the entire Trump administration and the capitalist oligarchy it represents.

    In justifying this repudiation of the Fourth Amendment to the US Constitution, which protects individuals from unreasonable searches and seizures and requires that warrants be issued by a judge based on probable cause, Department of Homeland Security (DHS) attorneys argued that immigration police do not need to obtain a warrant before disappearing people if there is a suspicion of “an offense against the United States,” NBC News reported.

    DHS attorneys claimed that because Homeland Security Investigations agents “believed” Khalil was a “flight risk,” arrest “was necessary.” The agents claimed Khalil was uncooperative and he “would escape before they could obtain a warrant.”

    In fact, despite being accosted by plain-clothed men who refused to provide a warrant or justification for his imprisonment, Khalil was cooperative. In video filmed by his then-pregnant wife, Noor Abdalla, Khalil is seen calmly following instructions and allowing himself to be handcuffed and transported.

  • B.M. sur X : ""In Lebanon, (Zeev Ehrlich) went in one time, to Maroun al-Ras... He gave educational tours... What’s happening now in the Syrian Hermon? What, there’s no (Israeli) tourism there?" Colonel Yoav Yarom, who let Judeo-Nazi pseudo-archeologist Zeev “Jabo” Ehrlich go into Lebanon," / X
    https://x.com/ireallyhateyou/status/1916331616487530556

    Colonel Yoav Yarom, who let Judeo-Nazi pseudo-archeologist Zeev “Jabo” Ehrlich go into Lebanon, where he was killed while looking for evidence for ancient Jewish presence in the area, talks about how Israeli “tourism” in Lebanon and Syria is a normal thing now.

    Aired on Uvda on Channel 12, April 3rd.

    https://video.twimg.com/amplify_video/1916331057902686208/vid/avc1/1280x720/7iMUdZ4jwA6tXeCs.mp4?tag=16

  • a ça, aussi, qui la tarabuste : puisque l’on dit « mère », « père » et « frère », pourquoi dit-on « sœur » et pas « sère » ?

    Voilà. Vous savez maintenant à quoi ressemble la toute dernière angoisse existentielle d’une subclaquante sur son lit de Mort.

  • Résumé au matin du dimanche 27 avril 2025 , 09h57 BST | Middle East Eye
    https://www.middleeasteye.net/live-blog/live-blog-update/morning-recap-82

    Voici les derniers développements de la guerre israélienne contre Gaza, qui dure depuis 18 mois et a repris il y a 41 jours :
    • Selon les rapports des médias locaux, les frappes aériennes israéliennes ont tué au moins six personnes dimanche, dont quatre enfants et un pêcheur.

    • Un haut responsable israélien a déclaré à Israel Hayom que l’armée pourrait « élargir le champ des combats » si les négociations n’aboutissaient pas dans les deux semaines, mettant en garde contre une mobilisation potentielle à grande échelle des forces de réserve.

    • Le Hamas a annoncé samedi que sa délégation avait quitté Le Caire après avoir présenté aux médiateurs égyptiens une proposition d’accord global comprenant un cessez-le-feu, un échange de prisonniers, une aide humanitaire et la reconstruction.

    • Au Liban, une frappe de drone israélien a tué un homme dans le sud, marquant la dernière violation du cessez-le-feu de novembre.
    .

    Faits marquants du samedi 26 avril 2025 | Middle East Eye
    https://www.middleeasteye.net/live-blog/live-blog-update/evening-recap-431?nid=420885&topic=Israel%2527s%2520war%2520on%2520Ga

    • La guerre menée par Israël contre Gaza a fait au moins 51 495 morts parmi les Palestiniens depuis le 7 octobre 2023, a déclaré samedi le ministère palestinien de la Santé dans un communiqué.

    • Le Hamas a déclaré vouloir un accord de cessez-le-feu prévoyant la libération immédiate de tous les prisonniers israéliens restants, en échange d’un « cessez-le-feu de cinq ans ».

    • Le Programme alimentaire mondial (PAM) des Nations unies a averti que ses stocks alimentaires à Gaza étaient complètement « épuisés », affirmant avoir livré ses « dernières réserves alimentaires » aux cuisines locales.

    • Selon sa famille, le prisonnier palestinien de haut rang Abdullah Barghouti subit des violences physiques graves et continues de la part des gardiens de prison israéliens.

    • Des colons israéliens ont ouvert le feu dans le village occupé de Kaubar, dans le nord de la Cisjordanie, près d’Hébron, attaqué des maisons et « kidnappé » deux jeunes habitants, selon des rapports des médias.

    • Le président palestinien Mahmoud Abbas a nommé samedi l’un de ses proches collaborateurs au poste de vice-président de l’Organisation de libération de la Palestine, a annoncé un membre du comité exécutif de l’organisation.

    • L’armée israélienne a déclaré qu’un policier des frontières âgé de 19 ans et un capitaine de l’armée âgé de 21 ans avaient été tués vendredi dans le quartier de Shujaiyeh, dans le nord de Gaza.

    • Des centaines d’Israéliens brandissant des photos d’enfants tués à Gaza ont défilé samedi soir à Tel-Aviv pour demander à Israël de mettre fin à sa guerre contre l’enclave.

    • Les rebelles houthis du Yémen ont déclaré qu’une série de frappes américaines sur le territoire sous leur contrôle avait fait au moins huit blessés.

    #Bilan

  • Puissance et déclin : la fragile synthèse trumpienne - Jacques Wajnsztejn, Temps critiques
    https://www.tempscritiques.net/spip.php?article553

    Trump ne voit pas si loin ; pour lui qui pense en termes malthusiens, le protectionnisme ciblé est une façon d’assurer la position de « gagnant ». Toutefois et même de ce point de vue là, ses mesures protectionnistes sont paradoxales puisqu’elles s’appliqueraient dans le pays le moins globalisé du monde où les importations de biens et de services ne représentent que 14 % du PIB contre 18 % pour la Chine, 22 pour l’UE. De même pour les exportations ; 11 % pour les États-Unis, contre 20 et 23 (source : Les Échos, le 11 mars 2025). Donc une portée limitée, sauf pour les secteurs industriels en déclin, par exemple l’automobile très dépendante des importations mexicaines et canadiennes.

    Des tentatives de modélisation

    Même si comme Arnault Orain dans son livre Le Monde confisqué. Essai sur le capitalisme de la finitude (XVIe-XXIe siècle), (Flammarion, 2025), certains essaient en référence à Braudel, de faire de l’histoire de longue durée, la plupart d’entre eux optent pour une solution de facilité qui est de fixer une forme actuelle et de l’éterniser pour ne pas dire l’essentialiser, en en faisant la forme préférentielle du capital ou sa tendance permanente, alors justement que le #capital n’a pas de forme préférentielle.

    Capitalisme de la finitude (Orain), capitalisme de la prédation (Da Empoli), capitalisme cannibale (Nancy Fraser), capitalisme de l’apocalypse (Quinn Slobodian), capitalisme oligarchique enfin pour d’autres. Toutes ces simplifications qui veulent faire modèle ou système sont tout à la fois immédiatistes, anti-dialectiques et nominalistes, puisqu’elles créent leur propre imagerie du capital au lieu de chercher une synthèse comme quand, sur la fin de sa vie Marx reconnut finalement que le capitalisme faisait système et qu’il se mit à employer le vocable de « système capitaliste ». Sur cette base Marx reconnaissait l’existence de contre tendances et des contradictions dans le déroulé déterminé des processus.

    Au lieu de cela, on a droit ici à des interprétations qui, à partir d’un fait ou d’une vérité partielle, pensent dégager une théorie générale originale. Tous ces auteurs essaient de trouver un nom au capitalisme actuel comme s’il s’agissait de le fixer dans une forme particulière le distinguant des précédentes, alors que l’une de ses caractéristiques est justement de n’être pas réductible à des formes. On avait déjà eu ce procédé avec sa qualification de néo-libéral, mais cela restait une critique d’ordre économique se voulant synthétique et objective ; et sur laquelle se réalisait un consensus autour d’une notion vague pour ne pas dire une vague notion. Là, les nouvelles qualifications sont empreintes de critique morale à prétention spectaculaire ou même performative. C’est comme si chacun tirait un fil d’une pelote de ficelle et faisait défiler le tout à partir de cette amorce sans aucun effort de synthèse. Mais au-delà de leur particularité, ce qui les réunit, c’est leur subjectivisme décliniste implicite ou explicite qui a remplacé l’objectivisme marxiste de la crise.

    L’avantage de notre concept de révolution du capital, c’est qu’il analyse ce dernier dans son mouvement et non comme un état. Au moins André Gorz, en bon dialecticien, déduisait-il de son analyse du retour du #capitalisme vers des formes de servitudes salariées ou non, que le capitalisme ne dépassait rien puisqu’il recyclait de l’ancien qu’il faisait coexister avec le nouveau. Varoufákis s’y essaie pourtant avec son « techno-féodalisme », mais c’est pour en faire dogmatiquement une caractéristique dominante et un processus quasi irréversible, à combattre ou à subir.

    #révolution_du_capital

  • Petit event près de #Dunkerque / #Calais
    Soirée Ciné Grignote
    Le vendredi 23 mai 2025 à 18h30
    Projection du film reportage « Et maintenant, on fait quoi ? » de Vincent Glenn .
    > Ecopôle alimentaire de la région d’Audruicq
    > 800, route du Pont d’Oye (face à l’aire de covoiturage)
    > 62162 Vieille-Eglise

    Ca t’intéresse peut être, @marcimat

    🎬 Imagine…
    C’est vendredi soir. Tu as envie de te détendre, de regarder un bon documentaire, mais aussi de réfléchir et d’échanger.
    Tu arrives à l’Ecopôle alimentaire, un lieu convivial où l’on aime partager, discuter et apprendre ensemble. Ce soir, on projette « Et maintenant, on fait quoi ? », un documentaire qui questionne l’aide alimentaire et l’accès à une alimentation durable.
    Autour de toi, les échanges commencent. On papote, on partage des réflexions, des expériences, initiatives locales. Viens simplement profiter de la soirée ou partager ton expérience et tes réflexions.

    Et bien sûr, on grignote ensemble ! 😋
    L’occasion parfaite pour partager un bon moment tout en discutant de sujets importants dans la bonne humeur et la convivialité ! 🌍
    Et si on apportait chacun de quoi grignoter ?😋
    Et toi, tu fais quoi le vendredi 23 mai à 18h30 ? 😃
    Rejoins-nous pour la soirée « Ciné Grignote » !

    Evénement gratuit et ouvert à tous.
    Inscription auprès d’Audrey, Alicia ou Laurianne au 06 34 66 09 05

  • Écarté de Marianne, ce journaliste jugé trop « anti-Israël » balance sur les médias français
    https://www.lemediatv.fr/emissions/2025/ecarte-de-marianne-ce-journaliste-juge-trop-anti-israel-balance-sur-les-me

    Quentin Muller quitte Marianne après des divergences sur la couverture de Gaza. Depuis le 7 octobre 2023, le traitement médiatique du conflit soulève des questions de censure. Muller revient sur cette bataille de l’information dans cet entret

  • NASA Cancels Columbia University Lease for Climate Science Unit | Bloomberg
    https://archive.ph/CQeni

    The Goddard Institute for Space Studies is recognized as a globally important hub for climate science, maintaining one of the five independent global temperature records. The agency must move out of the building by May 31.

    #NASA leadership told #GISS staff that it will conduct its work virtually.

    Le GISS a été dirigé par James Hansen de 1981 à 2013. Ses simulations #climatiques ont été utilisées pour le rapport Charney de 1979 et tous les rapports du GIEC. Ses données globales sur la température de surface depuis la fin du 19e sont également essentielles.

  • Just Stop Oil was policed to extinction - now the movement has gone deeper underground
    https://www.bbc.com/news/articles/cz6denxzweeo

    In fact, this is their last ever protest. JSO are, in their own words, “hanging up the hi-viz” and ending their campaign of civil disobedience.

    The group’s official line is that they’ve won their battle because their demand that there should be no new oil and gas licences is now government policy. But privately members of JSO admit tough new powers brought in to police disruptive protests have made it almost impossible for groups like it to operate.

  • L’État artificiel : la vie civique automatisée
    https://framablog.org/2025/04/27/letat-artificiel-la-vie-civique-automatisee

    Sommes-nous en passe d’entrer dans un État artificiel, c’est-à-dire un moment où la vie civique n’est plus produite que par le calcul au risque de nous dessaisir de toute action collective ?

    #Enjeux_du_numérique #Intelligence_Artificielle #Claviers_invités #Dans_les_algorithmes #hubert_guillaud #Intelligence_artificielle

  • Kevin Kühnert : Berliner Ex-CDU-Politiker Bernd Pfeiffer hat kein Mitleid
    https://www.berliner-zeitung.de/news/kevin-kuehnert-berliner-ex-cdu-politiker-bernd-pfeiffer-hat-kein-mi

    Les partis du système parlamentaire et leur personnel se trouvent au centre de l’antagonisme entre illusion démocratique et exercice du pouvoir par les forces invisibles du capital. Les politiciens représent le pouvoir qu’ils ne détiennent essentiellement pas et attirent l’agression et le mépris des citoyens qui se rendent compte qu’ils ne font pas le travail qu’on attend d’eux.

    Quand tu représentes un système violent tu seras la cible d’actes violents de la part des victimes du système. C’est aussi simple que ça.

    De temps en temps un politicien aux grandes ambitions s’en rend compte et quitte les milieux politiques. C’est alors que les férus du système l’accusent de lâcheté et d’abandon de poste.

    Après sa démission la situation est difficile pour l’ancien chef de l’association Jeunes Socialistes et sécretaire général SPD Kevin Kühnert, parce qu’il ne comprend pas encore entièrement la signification de son acte. Il tient trop aux relations qu’il soigne depuis lomgtemps.

    26.4.2024 von Eva Maria Braungart - Kühnert sprach kürzlich erstmals über seine Gründe für seinen Rückzug aus der Politik – unter anderem die Angst vor Angriffen. Der Berliner Vorsitzende der WerteUnion kritisiert dies.

    Der ehemalige CDU-Vorsitzende in Berlin-Friedrichshain, Bernd Pfeiffer, hat Kevin Kühnert (SPD) für seine Begründung für seinen Rückzug aus der Politik kritisiert. In einem Interview begründete Kühnert seinen plötzlichen Rücktritt als Generalsekretär auch mit wachsender Sorge um seine persönliche Sicherheit. „Meine rote Linie ist da, wo Gewalt in der Luft liegt. Ich bin nur 1,70 Meter groß“, sagte er.

    Pfeiffer schrieb nun auf der Plattform X: „Als CDU Vorsitzender in Friedrichshain war ich oft genug Gewaltandrohungen von GRÜNEN u. LINKEN, auch direkt von einem Bundestagsabgeordneten, ausgesetzt. Die Sozen standen daneben oder paktierten mit diesen Konsorten. Mein Mitleid hält sich in Grenzen“.

    Als CDU Vorsitzender in #Friedrichshain war ich oft genug Gewaltandrohungen von GRÜNEN u. LINKEN, auch direkt von einem Bundestagsabgeordneten, ausgesetzt. Die Sozen standen daneben oder paktierten mit diesen Konsorten. Mein Mitleid hält sich in Grenzen.https://t.co/r3Jp6uXtqE
    — Bernd Pfeiffer (@BerndPfeiffer3) April 24, 2025

    Kühnert sprach über diverse Bedrohungen und Übergriffe, die er bei Auftritten als Politiker und auch in seinem Privatleben erlebt habe. Und anderem in einer Straßenbahn mit drei Männern: „Sie haben darüber geredet, wie sie mir die Fresse polieren.“ Eine Rückkehr in die Politik schloss Kühnert aber nicht aus. Der Berliner war im Oktober 2024 überraschend als Generalsekretär zurückgetreten und hatte bei der Bundestagswahl nicht erneut kandidiert. Als Grund nannte er damals gesundheitliche Probleme.

    Für Kühnerts Rückzug und die Begründung dafür gibt es nicht nur Verständnis. In den sozialen Medien fordern zwar viele Politiker Solidarität mit dem Sozialdemokraten, andere kritisieren ihn jedoch. Der Bachmann-Preisträger Tijan Sila schoss zuletzt gegen Kühnert, er habe den „Schwanz eingezogen“.

    Pfeiffer ist mittlerweile Landesvorsitzender der WerteUnion Berlin. Die Werteunion, die als Verein für die Vertretung des „konservativen Markenkerns“ der CDU und CSU zu vertreten, wurde 2024 als Partei gegründet. Innerhalb der Union galt sie als umstritten. Der heutige Vorsitzende der WerteUnion ist der ehemalige Verfassungsschutz-Chef Hans-Georg Maaßen.

    #Allemagne #politique #pouvoir #violence

  • Frauenmörder, Häftling in Auschwitz und dann Kaufmann: Die seltsame Lebensgeschichte des Anton Ludwig
    https://www.berliner-zeitung.de/open-source/frauenmoerder-haeftling-in-auschwitz-und-dann-kaufmann-die-seltsame

    Der Beitrag sagt nichts zum Überleben im KZ. Die Gedchichte legt nahe, dass der Mann sich geschickt Wdie ertschätzumg der SS erarbeitete.

    26.4.2025 von Bettina Müller - Vor 80 Jahren wurde das KZ Mauthausen von den Amerikanern befreit. Einer der Häftlinge war Anton Ludwig, der 1920 eine Potsdamer Krankenpflegerin ermordet hatte.

    Dies ist ein Open-Source-Beitrag. Der Berliner Verlag gibt allen Interessierten die Möglichkeit, Texte mit inhaltlicher Relevanz und professionellen Qualitätsstandards anzubieten.

    „Potsdam, am 15. September. Die Polizeidirektion hier hat angezeigt, daß die Pflegerin Agnes Steinberg, 52 Jahre alt, wohnhaft in Potsdam, Berlinerstraße 5, geboren zu Potsdam, ledig, zu Potsdam Berlinerstraße 5 am achten September des Jahres tausendneunhundertzwanzig nachmittags um sieben Uhr tot aufgefunden worden sei. Die Stunde des erfolgten Todes ist nicht festgestellt worden.“

    Ein nüchterner Eintrag im Potsdamer Sterberegister, und das im reinsten Beamtendeutsch, das die Tragödie um diesen Sterbefall im Jahr 1920 lediglich durch den Hinweis auf die „Polizeidirektion“ erahnen ließ. So konnte man vermuten, dass Agnes Steinberg damals entweder eines unnatürlichen Todes gestorben war oder Suizid begangen hatte. Gewissheit bekam man dann durch die einschlägigen Potsdamer und Berliner Tageszeitungen: „Frauenmord in Potsdam!“, schrien die Zeitungsverkäufer auf den Straßen, und die Menschen rissen ihnen die Zeitungen förmlich aus der Hand.

    Diese und andere Meldungen trafen auf eine verwirrte Stadt. Die Potsdamer mussten sich final von der Monarchie verabschieden und so auch von dem altehrwürdigen Titel „Preußische Residenzstadt“. In Zeiten des Umbruchs war man besonders empfindlich. Dennoch sogen die Menschen mörderische Sensationsmeldungen noch gieriger auf als sonst. Ein seltsamer Widerspruch, hatten sie doch gerade erst das Grauen des Ersten Weltkrieges überlebt. Dieser Fall verstörte sie dennoch: Die 52 Jahre alte Krankenpflegerin Agnes Steinberg war in ihrer Wohnung, in der sie gemeinsam mit ihrer Mutter lebte, ermordet worden, und zwar ausgerechnet von „Ludwig Hohensee“, dem Mann, den sie selber während des Ersten Weltkriegs im Lazarett zu Potsdam gepflegt hatte. Doch das war nicht sein richtiger Name.

    Der Anfang vom Ende

    Nach Kriegsende waren sie sich zufällig in einem Potsdamer Café über den Weg gelaufen – große Wiedersehensfreude bei Agnes und dem vermeintlichen „Ludwig“, der 28 Jahre jünger war als sie. Man freundete sich an, dann kam man sich näher. Dass „Ludwig“ schon länger Bekanntschaft mit der Unterwelt von Berlin und Potsdam gemacht hatte, wusste Agnes nicht. Auch nicht, dass er es vor allem auf ihren äußerst wertvollen Schmuck abgesehen hatte, den sie von ihrem ehemaligen und früh verstorbenen Lebensgefährten erhalten hatte.

    Man weiß heute nicht mehr, ob „Ludwig“ tatsächlich nichts für Agnes empfand, Eigenaussagen fehlen. Gesichert ist jedoch, dass er sehr geschickt vorging. Er wartete auf den richtigen Zeitpunkt, um die Frau zu berauben und die Schmuckstücke zu verhökern. Das Geld wollte er in einschlägigen Etablissements verprassen, in Begleitung seiner eigentlichen Freundin, mit der er parallel zu Agnes ein Verhältnis pflegte. Doch aus Raub wurde Raubmord.

    Potsdam, den 8. September 1920. An diesem Mittwoch soll „Ludwig“ zum Kaffee kommen. Die nichtsahnende Mutter ist am Nachmittag zu einem Kaffeekränzchen bei Freundinnen eingeladen und kehrt gegen 19 Uhr zurück. Es muss ein grauenhafter Anblick gewesen sein. Die Tochter liegt blutüberströmt und leblos im Wohnzimmer. Um den Hals hat jemand eine Gardinenschnur geschlungen und ihren Kopf fürsorglich auf ein Kissen gebettet. Sämtlicher Schmuck in der Wohnung fehlt, überall aufgezogene Schubladen, Verwüstung, Verachtung.

    Endlich gestellt und verhaftet

    Währenddessen irrt „Ludwig Hohensee“, der eigentlich Anton Ludwig heißt und aus Neuhaus (Paderborn) stammt, wo er 1896 geboren wurde, mit seiner Beute durch die Gegend und überlegt, an wen er sie gewinnbringend verscherbeln soll. Es wird schon fast dunkel, als er über die Glienicker Brücke wandert und dann die Chaussee nach Wannsee entlangläuft. Am Bahnhof Wannsee will er sich eine Fahrkarte kaufen, trifft aber zufällig einen ihm flüchtig bekannten Uhrmacher. Und sofort will er dem Mann eine mit Brillanten besetzte Uhr aus der Beute verkaufen, weil er dringend Bargeld braucht.

    Der wohl grundsätzlich etwas misstrauische Uhrmacher will die Uhr erst in seiner Berliner Werkstatt prüfen, nimmt sie daher an sich, und die beiden Männer vereinbaren ein neues Treffen. Aber auch beim nächsten Treffen hält er „Ludwig“ hin, behauptet, er habe einen Käufer gefunden, der ihm das Geld aber erst am darauffolgenden Tag geben könnte. Um Mitternacht wolle er sich daher wieder mit ihm treffen. Als er von dem Frauenmord in Potsdam hört, macht er das einzig Richtige: Er geht zur Polizei.

    Auf dem Schreibtisch von Kriminalkommissar Gotthold Lehnerdt im Berliner Polizeipräsidium liegt der Bericht der Potsdamer Kriminalpolizei mit der Beschreibung der geraubten Schmuckstücke. Volltreffer! Das von dem Uhrmacher vorgelegte Schmuckstück ist mit dabei. Lehnerdt ist fest entschlossen, den Verbrecher dingfest zu machen, und scheut dabei auch den persönlichen Einsatz nicht.

    Zusammen mit seiner als Prostituierte verkleideten Ehefrau als vermeintliches Liebespaar getarnt, will Lehnerdt den Verbrecher und mutmaßlichen Mörder bei dessen Treffen mit dem Uhrmacher stellen. Es gelingt ihm, aber erst nach einem kurzen Handgemenge und nachdem er dem Verbrecher eine Waffe aus der Hand geschlagen hat. Endlich: Anton Ludwig ist erfolgreich gestellt und verhaftet worden. Ein Mörder sieht seiner gerechten Strafe entgegen. Und aus dem Lichthof des Berliner Polizeipräsidiums fährt schon bald ein Kraftwagen gen Potsdam. Anton Ludwig wird nach der Schilderung seiner Tat, die er – laut Gotthold Lehnerdt in seinem Buch „Mörder“ – „lächelnd und mit zynischer Frechheit“ gab, dorthin überführt.

    Und die Zellentür des Untersuchungsgefängnisses schloss sich hinter Anton Ludwig. Der Täter wurde vom Potsdamer Schwurgericht zunächst zum Tode verurteilt, dann aber nach mehreren psychiatrischen Gutachten als „gemeingefährlicher Geisteskranker“ klassifiziert, was in der Regel eine dauerhafte Unterbringung in einer „Irrenanstalt“ zur Folge hatte.

    Wo Ludwig die darauffolgenden Jahre verbrachte, ist unklar. Verbrecher verschwanden naturgemäß aus den Schlagzeilen, nachdem Berichte über die Verhaftung und den Prozess abgeebbt waren. Ab 1933 hatten sie schließlich auf keinerlei Milde zu hoffen, vor allem, wenn sie als „Berufsverbrecher“ galten. Diesen Menschen sprach man jegliches Recht ab, überhaupt je wieder in die Gesellschaft zurückzukehren. Ihnen drohte nicht nur das Gefängnis, sondern mitunter weitaus Schlimmeres. Doch ein Verbrecher belehrte sie eines Besseren: Anton Ludwig.

    Anfang Mai 1945. Amerikanische Truppen befreien das Konzentrationslager Mauthausen (Oberdonau). Am 23. Mai 1945 wird ein „Verfügungsbefehl für einen Gefangenen“ an den Leiter des Konzentrationslagers übermittelt, wonach auch Anton Ludwig zu entlassen sei. Eingeliefert worden war er laut „Häftlings-Personal-Karte“ bereits am 15. April 1943, vorher war er in Auschwitz. „SV“ – Sicherheitsverwahrung – hieß es außerdem auf der Karte, und das war ein Instrument der Nationalsozialisten, um lästige Gewohnheitsverbrecher „unschädlich“ zu machen. Legitimiert worden war das bereits 1934 durch das „Gesetz gegen gefährliche Gewohnheitsverbrecher und über Maßregeln der Sicherung und Besserung“.

    Doch Ludwig erwies sich nach der Befreiung als äußerst zäh, obwohl er Unvorstellbares erlebt hatte. Er hatte das Grauen von Auschwitz gesehen, die vielen Tausend Menschen, die nach der „panikartigen“ Evakuierung am 18. Januar auf dem Weg nach Mauthausen „elend zugrunde“ gingen: „Wer schlappmachte, wurde kaltblütig erschossen.“ Eine monatelang andauernde Zeit der Entbehrungen, die nicht alle Häftlinge überlebten.

    Es ist ein bewegender Bericht, den Ludwig später in einem Brief, der heute in einer Akte im Brandenburgischen Landeshauptarchiv aufbewahrt wird, seinem Bruder in Paderborn machte. Es war aber vor allem auch eine Abrechnung mit dem Nationalsozialismus, mit der „Mörderbande“ der SS-Leute, und auch mit Hermann Göring, dem „Feigling und eitlen Fant“. Dem Kriegsverbrecher wurde noch zugejubelt, während Menschen wie Ludwig, so schrieb er, „hinter die Kulissen geschaut“ hatten, also längst Bescheid wussten.

    Doch Anton Ludwig verschwand nicht vom Radar. Dieser Verbrecher war von den Nationalsozialisten nicht besiegt worden, im Gegenteil. „In letzter Minute“ hatten er und viele andere von den Amerikanern vor der Vernichtung gerettet werden können. Das war der endgültige Wendepunkt in seinem Leben. Er beschloss, die Kriminalität für immer hinter sich zu lassen, und kehrte wieder in die Gesellschaft zurück, wobei ihn Behörden unterstützt haben müssen: „K.L.[Konzentrationslager]-Leuten wird besonders geholfen.“

    Anton Ludwig ließ sich in Werder an der Havel nieder, wo er 1949 im Adressbuch als „Kaufmann“ eingetragen war. Es muss ihn jedoch eine chronische Krankheit gequält haben, regelmäßig fuhr er nach Berlin zur Charité, um sich behandeln zu lassen. 1961 hatte er dort seinen letzten Termin.

    Es ist ein Zwiespalt, das mit der Vergebung. Ein Mensch nimmt einem anderen Menschen gewaltsam das Leben. Reue zeigt er nicht. Doch dann führen die politischen Umstände zu einer jahrelangen Internierung. Als „Totengerippe“ stirbt er fast an den Folgen der Haft. Aber dann eine erstaunliche Resilienz und die Erkenntnis: „In kurzer Zeit werde ich mich wieder erholt haben.“ Sein Opfer hatte diese Möglichkeit nicht.

    #Deutschland #Potsdam #Berufsverbrecher #Nazis #Befreiung

  • Insultes envers Allah, vidéos, suspect en fuite… que sait-on de l’attaque islamophobe dans une mosquée du Gard ?
    https://www.liberation.fr/societe/police-justice/attaque-dans-une-mosquee-du-gard-le-meurtrier-a-filme-une-partie-de-la-sc

    Un fidèle musulman a été tué vendredi à coups de couteau par un homme, présenté alors par le parquet d’Alès comme un autre fidèle, à l’intérieur de la mosquée Khadidja, à La Grand-Combe. « Deux hommes étaient seuls à l’intérieur de la mosquée, occupés à prier, lorsqu’un des deux a porté plusieurs dizaines de coups de couteau à l’autre vers 8 h 30 du matin, avant de le laisser pour mort et de prendre la fuite », a expliqué le procureur de la République d’Alès, Abdelkrim Grini.

    La victime aurait reçu « 40 ou 50 coups de couteau », selon de premières constatations qui devront être précisées par l’autopsie, a-t-il également souligné. Le corps de la victime a été découvert « vers 11 heures, 11 h 30, lorsque les autres fidèles sont arrivés pour la prière du vendredi à la mosquée », a précisé le procureur d’Alès. Des fidèles ont ensuite appelé les pompiers, ceux-ci se chargeant ensuite de contacter la gendarmerie locale.

    Libération a visionné une vidéo que le suspect a filmée après être passé à l’acte. Sur cette séquence de 27 secondes filmée du point de vue de l’auteur, on peut voir un homme au sol, habillé d’une veste de type camouflage militaire, d’un jean bleu et de ce qui ressemble à un qamis blanc, une tenue traditionnelle parfois portée par les hommes pour la prière musulmane.

    Ce dernier gît au sol, avec d’importantes traces de sang sur le qamis, le jean, sur les mains et sur le buste. Il est vivant mais respire avec énormément de difficultés. On aperçoit les chaussettes blanches de l’auteur de la vidéo, ainsi qu’un grand couteau qu’il tient dans sa main droite ensanglantée et qu’il montre en évidence à la caméra. « Je l’ai fait », dit-il avant de s’approcher de la victime qui semble gravement blessée au visage et de lancer : « Ton Allah de merde ! »

    Le suspect fait le tour de la victime avant de crier, toujours le couteau à la main : « Je lui ai planté ses fesses ! » A ce moment, il semble se rendre compte de la présence d’une caméra de surveillance dans la pièce. « Rah, je vais être arrêté, c’est sûr. Il y a une caméra. » Il filme l’opposé de la pièce, là où est censée se trouver cette caméra. Essoufflé, il s’écarte de l’homme au sol, se demande s’il y a « un bureau ou pas ? », se retourne encore une fois vers la victime et crie de nouveau : « Ton Allah de merde ! Enculé. »

    • Homme tué dans une mosquée dans le Gard : « Les fidèles sont déçus que le préfet ne se déplace pas », dit le recteur de la mosquée Sud-Nîmes
      https://www.francetvinfo.fr/faits-divers/meurtres/homme-tue-dans-une-mosquee-dans-le-gard-les-fideles-sont-decus-que-le-p

      « Les fidèles sont un peu déçus que le préfet ne se déplace pas pour leur apporter son soutien et les rassurer, souligne Abdhallah Zekri. Il y a une inquiétude chez les fidèles. Ils ont hâte que l’auteur soit arrêté, ça va ramener de l’apaisement. Ils attendent ça avec impatience. Ils veulent aussi connaître les raisons et surtout qui a fait ça. »

      […]

      Il assure que les musulmans vivent dans un climat de menaces et d’intimidation : « On reçoit des lettres, avec des cercueils dessinés, des ’dégagez chez vous’, ’islam religion de merde’. Malheureusement, à force de recevoir des courriers comme ça, les gens ne portent pas plainte, car à chaque fois on nous dit que l’auteur ne peut pas être identifié, et donc l’affaire est classée. Les musulmans en ont marre d’entendre toujours la même chose et d’aller faire la queue au commissariat pour porter plainte concernant des menaces ou des insultes. »

      Ni ministre, ni préfet, ni appel des députés et des maires à des manifestations contre l’islamophobie ce week-end.

    • Meurtre dans une mosquée du Gard : « Retailleau avait piscine » dénonce Dominique Sopo
      https://www.huffingtonpost.fr/politique/article/meurtre-dans-une-mosquee-du-gard-retailleau-avait-piscine-denonce-dom

      « Ce qui est étonnant, c’est la timidité des réactions de certains responsables politiques. Je me demande si monsieur Retailleau, hier, avait piscine », a dénoncé au micro de franceinfo Dominique Sopo, président de l’association SOS Racisme, en soulignant que le ministre s’était déplacé immédiatement à Nantes, après le drame qui a touché le lycée Notre-Dame-de-Toutes-Aides.

      Et d’ajouter : « En tant que ministre des cultes, lorsque l’information que ce crime est en partie au moins motivé par la haine envers les musulmans, et bien il y a un silence pour le moins assourdissant ».

    • Je me demande juste au bout de combien d’heures (pas de jours) on va nous expliquer que les ceusses qui condamnent l’attentat commis par un fan d’hitler et l’attaque au couteau par un islamophobe, et qui s’inquiètent de la très faible réaction du gouvernement, en fait c’est juste de la récupération par des politiciens de la gauche radicale islamo-wokiste pour séduire l’électorat antisémite des cités.

    • https://www.leparisien.fr/faits-divers/meurtre-daboubakar-a-la-mosquee-deux-appels-au-rassemblement-contre-lisla

      Après plusieurs critiques sur la réaction timide du ministre de l’Intérieur, Bruno Retailleau va se rendre à Alès ce dimanche après-midi pour y rencontrer la communauté musulmane à la sous-préfecture, selon nos informations.

      La Grand-Combe, c’est juste à la sortie d’Alès. Faudrait voir à ce que le monsieur se fende des 15 minutes en bagnole pour aller à la mosquée.

  • Aux racines de la domination masculine. Le féminisme matérialiste de Paola Tabet (1ère partie)
    https://spectremedia.org/podcast/2191/?playing=2191

    Un épisode en deux parties qui va aux racines de la domination masculine à partir de travaux de l’anthropologue et féministe matérialiste Paola Tabet rassemblés dans Les doigts coupés. Une anthropologie féministe (La Dispute, 2018) – avec Leila Ouitis, autrice de plusieurs articles sur l’Algérie et une approche matérialiste de la question raciale, et Lise K., doctorante en sociologie du travail et du genre.

    Et deuxième partie
    https://spectremedia.org/podcast/aux-racines-de-la-domination-masculine-le-feminisme-materialiste-de-pa

    #Paola_Talbet #anthropologie #histoire #domination_masculine #féminisme #féminisme_matérialiste

  • autour  _

    un groupe de cheminées noires sur jeu
    de verts très bruts où le soleil creuse d’ombres
    les massifs de couleur la rive d’en face
    à l’assaut de ses collines les maisons
    sur l’île d’où poussent les tubes très noirs
    les mouvements autour de soi à l’instar
    du soleil s’égayent de-ci de-là filent
    la trame de la fine épaisseur de l’air
    tu n’es maître de rien tu vois eux non plus
    comme si l’on se contentait pour l’instant
    de marcher s’asseoir ou passer transportés
    les verres sont de sortie pleins de soleil
    ou pleins d’eau de bulles dont joue la lumière
    pas de sens à ce tour se joue des contrastes


     c] bituur esztreym aka e-m gabalda, 2025, LAL1.3.
    (parmi les premiers de retour depuis un mois, depuis août 23 que rien..)