Piano per bloccare i profughi: Human Rights Watch accusa l’Europa
Novantasette profughi eritrei, tra cui 22 donne, sono stati arrestati, il tre luglio, in una vasta retata condotta dalla polizia a Misurata. Accusati di immigrazione illegale, ora sono in attesa di essere riconsegnati ad Asmara. Il governo di Tripoli ha già preso contatto con l’ambasciata per espellerli prima possibile. Poco importa se rimpatriarli significa consegnarli alla vendetta del regime dal quale sono fuggiti, a rischio della vita. Nell’attesa resteranno rinchiusi in uno dei tanti centri di detenzione, lager dove i prigionieri sono in balia degli abusi delle guardie, privati di ogni diritto, costretti a condizioni di vita inumane. Nella stessa situazione di quel centinaio di eritrei ci sono in Libia migliaia di altri migranti: nelle carceri dello Stato, in quelle gestite da miliziani di varie fazioni, nelle prigioni improvvisate dei trafficanti. Non fa molta differenza chi siano i carcerieri: per tutte queste migliaia di detenuti la vita quotidiana è scandita, di giorno e di notte, da fame, sete, maltrattamenti, violenze, lavoro forzato, stupri, torture, uccisioni.
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