• [01] #Augustin_Souchy - 1920 : Russie soviétique, la Révolution dégénérée
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    1920 : Russie soviétique, la Révolution dégénérée Tout comme la Révolution française à la fin du XVIIIe siècle, la Révolution russe fut l’événement qui ébranla le monde dans la deuxième décennie du XXe siècle. Ce fut la grande passion qui nous enthousiasma tous. A l’Est se levait - du moins croyait-on - le soleil de la liberté. Nous espérions que les prophéties des théoriciens et idéologues socialistes du XIXe siècle s’accompliraient. Le capitalisme, malédiction de l’époque, allait être aboli et avec lui (...) Augustin Souchy 2 - Attention : anarchiste !

    / Augustin Souchy, Révolution russe (1917-1921)

    #Augustin_Souchy_2_-_Attention :_anarchiste ! #Révolution_russe_1917-1921_

  • Sicilia, il dramma del petrolchimico siracusano

    A nord di #Siracusa l’inquinamento industriale si insinua da decenni nel suolo e nelle falde acquifere, si diffonde nell’aria e contamina il mare. Si teme una deflagrazione di tumori, già da anni in eccesso, e una propagazione di inquinanti nel Mediterraneo. Viaggio nel labirinto di una storia dai risvolti inquietanti. Un giallo siciliano di cui si rischia di parlare molto nel 2020.

    Fabbriche, ciminiere e cisterne di greggio si estendono a macchia d’olio. Il polo petrolchimico a nord di Siracusa è una spina nel fianco dell’Italia. E del Mediterraneo. Venti chilometri di costa, un territorio e una baia imbottiti di sostanze contaminanti e nocive. Dall’insediamento negli anni cinquanta della prima raffineria, la zona è oggi stravolta dall’inquinamento e il governo costretto a correre ai ripari. Nello scorso novembre il ministro dell’ambiente Sergio Costa si è precipitato sul territorio: «Per far sì che si avvii, finalmente, il processo di bonifica». La fretta governativa è percepita come il segnale di una catastrofe.

    A gennaio, senza perdere tempo, è stata istituita una «direzione nazionale delle bonifiche». Per risolvere «una situazione inchiodata da troppi anni», spiega Costa. Subito dopo, a febbraio, una commissione ministeriale dava il via ai sopralluoghi nelle fabbriche. «Per valutare le emissioni in acqua e in aria» e dare speranza alla popolazione, che da decenni convive con tre impianti di raffinazione, due stabilimenti chimici, tre centrali elettriche, un cementificio e due aziende di gas. Quattro centri urbani sono i più esposti all’inquinamento: Augusta, Melilli, Priolo e Siracusa, circa 180 000 abitanti, di cui 7000 dipendono dall’attività industriale.
    Disillusioni e tradimenti

    A volte nell’aria i miasmi tossici sono da capogiro. Su questi è intervenuto un anno fa il procuratore aggiunto Fabio Scavone, inchiodando le fabbriche petrolchimiche a seguito di due anni di inchiesta. «Superavano i limiti di emissioni inquinanti nell’atmosfera», conferma allargando le braccia. Nel suo ufficio della procura di Siracusa avverte: «Ci sarà un processo». Si rischia di parlare molto nel 2020 del petrolchimico siracusano.

    Troppi anni di disillusioni e tradimenti insegnano però a non coltivare grandi speranze. In questo periodo convulso affiorano alla mente spettacolari capovolgimenti, a cominciare dall’archiviazione negli anni 2000 dell’inchiesta «Mare Rosso» sullo sversamento di mercurio da EniChem nella baia di Augusta. Più tardi si scoprì che il procuratore incaricato dell’inchiesta intratteneva uno «strettissimo rapporto di amicizia» con l’avvocato dell’azienda.

    Negli anni 2010 arriva una nuova amara delusione, questa volta sul fronte delle bonifiche, «attese da tempo e mai eseguite», sottolinea Cinzia Di Modica, leader del movimento Stop Veleni. L’attivista rammenta con stizza gli interventi promessi dall’ex ministra forzista dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, i finanziamenti predisposti e i progetti in partenza. «Ma tutto svanì come per incanto».

    Perfino il più battagliero degli agitatori locali, don Palmiro Prisutto, arciprete di Augusta, non si spiega come possano esser spariti i 550 milioni di euro messi a disposizione per le bonifiche.

    Il parroco si è allora incaricato di tenere la luce puntata sugli effetti dell’inquinamento. Da sei anni, ogni 28 del mese, legge durante l’omelia i nomi delle vittime di tumore: sono un migliaio in questo scorcio del 2020. Intitolata «Piazza Martiri del cancro», la lista è composta «con il contributo dei fedeli che mi segnalano i decessi avvenuti in famiglia», ci racconta nella penombra della sua chiesa. "Ognuno di noi conta almeno una vittima tra i parenti

    Nelle statistiche, quelle ufficiali, la cittadina di Augusta rassegna i più alti tassi di «incidenza tumorale», ovvero l’apparizione di nuovi casi. Seguono, in un macabro ordine, Priolo, Siracusa e Melilli. In tanti chiamano ormai questi luoghi il «quadrilatero della morte». Si muore «in eccesso» di carcinoma ai polmoni e al colon, denuncia nel giugno 2019 un rapporto del ministero della Salute. A sorpresa si registra anche l’apparizione negli uomini di tumori al seno.

    Rischi dentro e fuori

    «La tendenza nazionale va invece verso una diminuzione di casi e di mortalità», osserva Anselmo Madeddu, direttore del Registro dei tumori della provincia di Siracusa. Nella sua sede, l’esperto ci svela un dato preoccupante: ad Augusta, Priolo e Melilli, dove si registrano 20% di tumori in più rispetto al resto della provincia, donne e uomini sono colpiti in misura quasi uguale. «Un’incidenza ubiquitaria», la definisce il direttore. È come se l’impatto dei contaminanti sulla salute avesse ormai uguale esito dentro e fuori dagli stabilimenti. Un risultato sorprendente già osservato in uno studio del 2013 «su lavoratori della stessa fabbrica, esposti esattamente agli stessi fattori prodottivi e quindi di rischio», spiega il direttore. «I lavoratori residenti nel quadrilatero mostravano un’incidenza tumorale doppia rispetto ai colleghi pendolari, che abitavano altrove».

    È arrivata oggi la conferma, conclude Madeddu, che il rischio di ammalarsi di cancro si sta pericolosamente trasferendo dai soli impianti alla totalità del territorio. Il direttore fa cogliere la gravità della situazione usando un paradosso: «Se con un colpo di bacchetta magica cancellassimo tutte le industrie, avremmo le stesse incidenze tumorali, poiché noi oggi stiamo osservando i risultati delle esposizioni di trenta o quarant’anni fa».

    Per l’esperto le bonifiche devono essere «immediate», per evitare una deflagrazione delle malattie di cancro. Lo ha capito il ministro dell’ambiente Costa, scegliendo di confrontarsi con un «disastro gigantesco», valuta Pippo Giaquinta, responsabile della sezione Legambiente di Priolo. Nei decenni la contaminazione «si è insinuata dappertutto», nel suolo e nelle falde acquifere, si è diffusa nell’aria ed ha avvelenato il mare.
    Una montagna di sedimenti nocivi

    Ma è nella rada di Augusta che oggi si concentra l’attenzione governativa. «Già nel primo metro, indica Sergio Costa, troviamo mercurio, idrocarburi pesanti, esaclorobenzene, diossine e furani». L’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale ha censito più di tredici milioni di metri cubi di sedimenti nocivi. Dimensioni che equivalgono alla somma di quattrocento palazzi di ventiquattro piani ciascuno! Un gigantesco impasto tossico che fa crescere i timori di una propagazione nel Mediterraneo.

    Per il mercurio il dato ufficiale è di 500 tonnellate sversate nel mare, dal 1959 al 1980, dall’ex Montedison, poi EniChem. Una quantità accertata dalla Procura di Siracusa. È probabile che nei decenni successivi circa altre 250 tonnellate abbiano raggiunto i fondali. Fa allora impallidire il parallelo con la catastrofe della baia giapponese di Minamata, negli anni settanta. La biologa marina Mara Nicotra tuona: «Nella rada di Augusta si parla di quantità ben superiori alle 400 tonnellate sversate nel mare del Giappone, che provocarono all’epoca circa duemila vittime». Al disastro umano e ambientale di Minamata l’Onu ha dedicato una Convenzione sul mercurio.

    La preoccupazione riguarda anche il consumo di pesce. Concentrazioni da record di mercurio sono state rilevate nei capelli delle donne in stato di gravidanza che si nutrivano di specie ittiche locali. Nel 2006 la Syndial, ex EniChem, decise di risarcire più di cento famiglie con bambini malformati con 11 milioni di euro in totale. Destò scalpore all’epoca l’esborso spontaneo della somma. Nessun tribunale aveva pertanto emesso una sentenza di risarcimento.

    Lo scandalo delle malformazioni da mercurio non è però bastato a bloccare la minaccia. Malgrado il divieto di pesca, lo scorso 6 marzo, nel porto di Augusta, la polizia marittima ha scoperto una rete clandestina di circa 350 metri. «L’ennesima», sottolinea la Capitaneria di Porto. La pesca di frodo non si arresta, e non si sa dove finisce il pesce contaminato.

    L’impressione è che gli atti inquinanti e lesivi della salute sfuggano al controllo. «A Priolo, nel 2018, una centralina accanto ad un asilo pubblico ha registrato per ben due volte sforamenti di emissioni di arsenico, ma si è saputo solo a distanza di un anno», sbuffa Giorgio Pasqua, deputato del Movimento 5 Stelle al parlamento regionale siciliano. In un bar della suggestiva marina di Ortigia, patrimonio dell’Unesco a pochi chilometri dal petrolchimico, ci racconta la sua odissea legislativa per ottenere «un sistema integrato con sensori e centraline per il monitoraggio ambientale». Dopo una lunga battaglia il dispositivo, in vigore da aprile, «permetterà infine di reagire in poche ore, e di capire subito quale impianto industriale è all’origine delle emissioni nocive». Fino ad oggi, lamenta il deputato, la verità è che «abbiamo tenuto un occhio chiuso, se non tutti e due» sull’inquinamento atmosferico.
    Le grandi fabbriche si difendono

    Soltanto negli ultimi mesi la giustizia e la politica hanno inviato chiari segnali di contrasto. A novembre il ministro Costa non ha nemmeno concesso una visita di cortesia al presidente di Confindustria Siracusa. Diego Bivona usa parole forti, «il territorio è diventato inospitale», e denuncia il «clima luddista» che si sarebbe insinuato, secondo lui, nella politica, un fenomeno «che esercita pressioni nei confronti anche della magistratura».

    Lo sfogo del portavoce del petrolchimico avviene a microfoni aperti nella sede dell’organizzazione. Avverte che le industrie hanno fin qui «mostrato una grande resilienza», ma «potrebbero un giorno andarsene con danni importanti in termini di impiego». L’avvertimento è chiaro, a forza di tirare la corda si spezza. Fa notare che «l’Eni e le altre aziende non investono più nel territorio da dieci anni, se non per adeguamento a normative ambientali» e che, nel 2013, «il gruppo italiano Erg ha venduto la sua raffineria» alla multinazionale russa Lukoil. Il cambio della guardia con le aziende italiane è stato ultimato nel 2018, quando il gigante algerino Sonatrach è subentrato a Esso Italia.

    Il presidente di Confindustria Siracusa si dice anche stupito dalla «cecità di chi guarda esclusivamente alle grandi fabbriche e non vede l’inquinamento generato dalla molteplici attività che si svolgono nel territorio». Sottolinea che nelle parcelle private occupate dall’industria «è stato realizzato il 68% delle bonifiche». Pure l’adeguamento degli impianti dichiara il presidente, «è in avanzato stato di completamento» riguardo alle prescrizioni del ministero dell’Ambiente, mentre «non sono accettabili» i limiti previsti nel recente Piano regionale della qualità dell’aria, su cui è pendente un ricorso, «in quanto si basa su dati di emissioni obsoleti».

    «Le fabbriche si oppongono a tutto», deplora il sindaco di Augusta Cettina Di Pietro, una delle figure politiche in prima linea nella lotta contro l’inquinamento. Lo scorso anno la pentastellata si è allineata sulle posizioni del presidente di centrodestra della Regione Sicilia, Nello Musumeci, in contrasto con Confindustria sul tema dell’inquinamento atmosferico. «Ma è una battaglia impari». Nel suo ufficio, dove il sole di marzo fatica a crearsi uno spiraglio, la prima cittadina si mostra lucida sull’esito della lotta: «Il territorio non è ancora pronto a fronteggiare il fenomeno, gli enti e le municipalità sono sprovvisti di personale qualificato». Lo squilibrio balza agli occhi nei tavoli di discussione: «Spesso ci ritroviamo in tre, io, un assessore e un consulente; dall’altra parte, un esercito di avvocati ed esperti».

    Al potere politico e giudiziario incombe oggi il compito di spezzare lo stato di paralisi in cui da anni sprofonda il territorio. «Fin qui non ci è riuscito nessuno», ricorda però Pippo Giaquinta, storico attivista di Legambiente a Priolo. «Capiremo nei prossimi mesi se si continuerà a scrivere un nuovo capitolo di questo interminabile dramma, o se riusciremo a mettere un punto finale».

    https://www.tvsvizzera.it/tvs/inquinamento_sicilia--il-dramma-del-petrolchimico-siracusano/45639136

    –-> Reportage de #Fabio_Lo_Verso et @albertocampiphoto (@wereport)

    #cancer #pétrochimie #industrie_pétrochimique #pollution #Sicile #Italie #pollution_industrielle #Méditerranée #raffinerie #Augusta, #Melilli #Priolo #Siracusa #Mare_Rosso #mercure #EniChem #Stop_Veleni #don_Palmiro_Prisutto #Palmiro_Prisutto #Piazza_Martiri_del_cancro #toponymie #toponymie_politique #décès #morts #quadrilatero_della_morte #rada_di_Augusta #métaux_lourds #Montedison #Minamata #Syndial #malformations #pêche #poissons #pollution_des_eaux #pollution_des_sols #pollution_atmosphérique #pollution_de_l'air #Erg #Lukoil #Sonatrach #Esso_Italia

    –-> quantité de mercure déversée dans la mer :

    Per il mercurio il dato ufficiale è di 500 tonnellate sversate nel mare, dal 1959 al 1980, dall’ex Montedison, poi EniChem. Una quantità accertata dalla Procura di Siracusa. È probabile che nei decenni successivi circa altre 250 tonnellate abbiano raggiunto i fondali.

  • #Augustin_Souchy 1 - Attention : anarchiste ! [22]
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    Une fois sorti de prison, je n’en fus pas plus libre pour autant. J’avais fait une demande d’autorisation de séjour en Suède, sur laquelle le gouvernement de Stockholm devait statuer. Augustin Souchy 1 - Attention : anarchiste !

    / Augustin Souchy

    #Augustin_Souchy_1_-_Attention :_anarchiste !

  • #Augustin_Souchy 1 - Attention : anarchiste ! [21]
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    Quand Albert Jensen retrouva la liberté après avoir purgé sa peine, ses compagnons d’idées lui réservèrent accueil solennel à Malmö, auquel je tins à participer en compagnie de quelques amis de Copenhague. Augustin Souchy 1 - Attention : anarchiste !

    / Augustin Souchy, #Gustav_Landauer

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  • #Augustin_Souchy 1 - Attention : anarchiste ! [20]
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    Revenons à Copenhague, en l’an 1919. Avec mon passeport, suédois au nom de Ernst Johan Lundkvist, je me sentais un sécurité clans ma peau d’Allemand. Je me rendis bientôt compte que je me trompais. Augustin Souchy 1 - Attention : anarchiste !

    / Augustin Souchy

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  • #Augustin_Souchy 1 - Attention : anarchiste ! [19]
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    Elise Ottesen Jensen, pionnière des droits de la femme L’été 1919, Albert Jensen et sa compagne, Elise Ottesen Jensen, furent expulsés du Danemark. Jensen, un journaliste célèbre, était un antimilitariste conséquent, un orateur fascinant et un infatigable agitateur en faveur du socialisme libertaire. Elise était dynamique et avait une forte personnalité. Elle devint plus tard une célébrité internationale à cause de son combat pour l’éducation sexuelle, le contrôle des naissances et le planning familial. (...) Augustin Souchy 1 - Attention : anarchiste !

    / Augustin Souchy

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  • #Augustin_Souchy 1 - Attention : anarchiste ! [18]
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    Dans ce pays agricole qu’est le Danemark, même les couches les plus pauvres de la population ne souffraient guère de la faim. Pourtant, ici aussi, le peuple avait à subir les effets de la guerre. Augustin Souchy 1 - Attention : anarchiste !

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  • #Augustin_Souchy 1 - Attention : anarchiste ! [17]
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    La première semaine, ça n’allait guère fort pour moi. Un compagnon suédois, qui travaillait comme plongeur dans un hôtel, nous fournissait en sandwichs – Marius Svensson, de Stockholm, qui vivait maintenant au Danemark, lui aussi, était chômeur. Augustin Souchy 1 - Attention : anarchiste !

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  • #Augustin_Souchy 1 - Attention : anarchiste ! [16]
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    Les soldats rentrant en Allemagne ne furent pas les seuls à lire le tract. Les membres de l’ambassade allemande, qui étaient venus saluer leurs compatriotes le reçurent aussi... Augustin Souchy 1 - Attention : anarchiste !

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  • #Augustin_Souchy 1 - Attention : anarchiste ! [15]
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    Un peu plus tard, en gare de Stockholm, entra un train venu de Russie avec des prisonniers de guerre allemands, blessés ou malades, qui étaient en cours d’échange et devaient depuis ici poursuivre leur voyage pour l’Allemagne. Augustin Souchy 1 - Attention : anarchiste !

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  • #Augustin_Souchy 1 - Attention : anarchiste ! [13]
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    Dans l’appréciation des problèmes soulevés par la guerre de 1914 régnaient de grandes divergences d’opinion. Le roi Gustav V et la famille royale ne cachaient pas leurs amitiés avec l’Allemagne. Augustin Souchy 1 - Attention : anarchiste !

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  • #Augustin_Souchy 1 - Attention : anarchiste ! [12]
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    La Suède était à cette époque encore bien loin de l’État-providence. Le niveau de vie des travailleurs était bas, le chômage important, il n’y avait pas d’allocations pour les chômeurs, la sécurité sociale en était encore à ses débuts. Augustin Souchy 1 - Attention : anarchiste !

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  • #Augustin_Souchy 1 - Attention : anarchiste ! [11]
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    Dans le bon vieux temps, comme seuls disent les vieux qui regrettent leur jeunesse, les pauvres étaient plus pauvres et les conditions de vie des masses plus rudes qu’aujourd’hui. Augustin Souchy 1 - Attention : anarchiste !

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  • #Augustin_Souchy 1 - Attention : anarchiste ! [10]
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    Un mot encore, à propos de #Gustav_Landauer, qui est resté incompris car il ne voyait pas dans le Parlement l’endroit d’où pourrait être réalisé le socialisme, au sens où il le comprenait. Augustin Souchy 1 - Attention : anarchiste !

    / Augustin Souchy, Gustav Landauer

    #Augustin_Souchy_1_-_Attention :_anarchiste !

  • Le procès de la #mafia qui voulait régner sur la #Vallée_d’Aoste

    Avec la complicité d’élus valdôtains, une cellule mafieuse de la ’#Ndrangheta tissait son emprise sur la région alpine limitrophe de la Suisse. Les mafieux présumés et leurs affidés politiques vont comparaître devant la #justice.

    C’est un #procès retentissant, impliquant 14 membres présumés de la ’Ndrangheta et trois élus locaux, qui commencera le 12 décembre dans la Vallée d’Aoste. Les accusés doivent répondre du chef d’association mafieuse. Le 23 janvier, à l’issue d’une enquête lancée cinq ans plus tôt, les Valdôtains assistaient, médusés, à un coup de filet policier qui levait le voile sur la collusion entre la pègre calabraise et la politique locale. La plus petite région d’Italie se découvrait être une cible de choix pour la plus grande organisation criminelle du pays.

    Le but des mafieux était clair : prendre le contrôle du territoire. « Nous, les Calabrais, représentons un quart de la population valdôtaine », soit 32 000 habitants sur 125 000, se vantait le gérant d’une pizzeria d’Aoste mis sur écoute par le parquet qui le soupçonnait d’être un boss de la ’Ndrangheta. L’importante présence calabraise dans la Vallée d’Aoste avait une fonction de réservoir électoral, que la mafia a utilisé pour infiltrer la politique. Une tactique apprise après un précédent revers.

    Protéger leurs investissements

    En 2014 déjà, cinq mafieux avaient été condamnés pour extorsion, vol et tentative d’homicide. Des crimes en relation avec les affaires de la ’Ndrangheta dans l’immobilier, les jeux d’argent et la restauration. Pour protéger leurs investissements, les mafieux ont alors commencé à tisser leur toile autour de la politique valdôtaine. Les trois élus inculpés jeudi auraient bénéficié des bulletins de vote garantis par l’organisation. Deux d’entre eux étaient issus du premier parti de la région, l’Union valdôtaine, le puissant mouvement autonomiste érigé en défenseur du particularisme culturel et linguistique local.

    Les écoutes téléphoniques ont fait état d’échanges nourris entre les mafieux et les politiciens. Elue sans bannière politique, une conseillère municipale de Saint-Pierre, près d’Aoste, avait par exemple piloté l’attribution du service de transport scolaire à la société d’un homme proche de la ’Ndrangheta. En contrepartie, elle aurait obtenu que « les mafieux exercent des pressions sur les autres conseillers municipaux qui lui causaient des difficultés », explique la magistrate Silvia Salvadori, chargée de l’enquête judiciaire. Selon cette dernière, « les mafieux voulaient gouverner la Vallée d’Aoste ».

    La ’Ndrangheta entendait infiltrer tous les étages de la politique, législatifs et exécutifs, communaux et régionaux. Le maire de la ville d’Aoste, Fulvio Centoz, membre du Parti démocrate, a par exemple été approché, sans succès, par un boss mafieux. Cet épisode ainsi que l’arrestation d’un conseiller municipal pour ses liens présumés avec la pègre ont valu à la ville d’#Aoste un audit ministériel. La procédure, qui frappe aussi la commune de #Saint-Pierre, est susceptible d’aboutir à une mise sous tutelle du chef-lieu valdôtain pour #infiltration_mafieuse. Les enquêteurs ont aussi observé des contacts, apparemment infructueux, entre des mafieux présumés et l’ex-président de la région, #Augusto_Rollandin. Surnommé l’« #Empereur_Auguste », cet ex-homme fort de l’#Union_valdôtaine a influé, pendant plus d’un quart de siècle, sur la vie politique de la Vallée d’Aoste, avant de céder le pouvoir en 2017.

    « La fin du #déni »

    « Ce procès signe la fin du déni local à l’égard de la présence mafieuse », affirme Roberto Mancini, journaliste à Aoste et expert en criminalité mafieuse. Selon lui, l’élite politique et économique valdôtaine a trop longtemps refusé de regarder la réalité en face. « Comment la ’Ndrangheta a-t-elle réussi à percer aussi en profondeur dans le tissu social et politique ? Le procès devra répondre à cette question cruciale pour l’avenir de la région », espère Donatella Corti, présidente de la section valdôtaine de Libera, la plus importante ONG nationale antimafia. « Il devra aussi permettre de faire la lumière sur le réseau de complicités locales qui a permis aux clans de prospérer. » La Vallée d’Aoste pourra alors mesurer l’étendue de l’emprise mafieuse sur son territoire.

    « Une mise sous tutelle de la ville d’Aoste serait un tremblement de terre »

    Alors qu’il était en lice pour la mairie d’Aoste en 2015, Fulvio Centoz dîne avec des amis dans une pizzeria du quartier administratif de la ville. Le lieu est placé sur écoute par le parquet antimafia, qui tient le gérant calabrais de l’établissement dans son viseur. Ce dernier offre son « appui électoral », une proposition que le candidat décline instinctivement. Fulvio Centoz remportera plus tard la mairie. En janvier dernier, l’épisode fait l’objet d’une fuite dans la presse, au lendemain de l’arrestation d’un conseiller municipal d’Aoste pour ses accointances avec la ’Ndrangheta. Ces faits motivent un audit ministériel pour infiltration mafieuse. La Vallée d’Aoste est sous le choc : son chef-lieu risque d’être mis sous tutelle. Le ministre italien de l’Intérieur devrait rendre sa décision avant la fin de l’année.

    Si la ville d’Aoste devait être mise sous tutelle pour infiltration mafieuse, quelles en seraient les conséquences ?
    Fulvio Centoz : A mon sens, il n’y a pas d’éléments susceptibles d’aboutir à cette conclusion. Je suis confiant. Cela dit, une mise sous tutelle provoquerait un séisme dans toute la région, et au-delà. Elle aurait des répercussions politiques, favorisant la montée des extrêmes, mais aussi économiques, avec un impact négatif sur les investissements et le tourisme. La Vallée d’Aoste cesserait d’être ce paradis alpin, cette île de bonheur, qui a fait sa fortune. Ce dégât d’image serait probablement irréparable.

    Pourquoi n’avez-vous pas dénoncé l’épisode de la pizzeria aux autorités judiciaires ?

    Le gérant de l’établissement ne s’est jamais présenté comme étant un boss ou un émissaire de la ’Ndrangheta. Et rien ne me permettait à l’époque de le soupçonner, son nom n’ayant jamais fait son apparition dans la presse, ni dans les comptes rendus judiciaires connus du public. J’ai tiré la conclusion qu’il s’agissait d’un petit entrepreneur qui se vantait, comme tant d’autres, d’avoir une influence politique. Pour savoir si le gérant d’une pizzeria est un mafieux, il faudrait disposer du niveau d’information du parquet anti.

    Quelles leçons tirez-vous de cette mésaventure ?

    Le niveau d’alerte face à la menace d’infiltration mafieuse doit être relevé. L’an prochain auront lieu les élections communales en Vallée d’Aoste. Les candidats sont prévenus : la ’Ndrangheta cherchera à gagner leurs faveurs. Gare toutefois à ne pas céder aux amalgames. Tous les Calabrais ne sont pas mafieux ! J’ai toujours lancé cette mise en garde, on ne doit pas criminaliser toute une communauté.

    https://www.letemps.ch/monde/proces-mafia-voulait-regner-vallee-daoste
    #Italie

  • #Augustin_Souchy 1 - Attention : anarchiste ! [08]
    https://www.partage-noir.fr/augustin-souchy-1-attention-anarchiste-08

    Nous autres, jeunes socialistes de Berlin, nous nous placions du côté de nos camarades français et anglais. Nous voulions sérieusement combattre la guerre et le militarisme. Augustin Souchy 1 - Attention : anarchiste !

    / Augustin Souchy, #Gustav_Landauer

    #Augustin_Souchy_1_-_Attention :_anarchiste !

  • Augustin Souchy 1 - Attention : anarchiste ! [07]
    https://www.partage-noir.fr/augustin-souchy-1-attention-anarchiste-07

    Au congrès de l’Internationale socialiste de 1907, à Stuttgart, il fut discuté à l’initiative de l’antimilitariste français Gustave Hervé des actions pacifistes que pouvaient adopter les socialistes, en particulier une grève générale contre la guerre. Les sociaux-démocrates allemands y étaient opposés, car pour eux une grève générale n’était rien d’autre qu’un « non-sens général ». Dans les milieux marxistes allemands, on argumentait de manière dogmatique : la guerre, que l’on concevait comme une conséquence du (...) Augustin Souchy 1 - Attention : anarchiste !

    #Augustin_Souchy_1_-_Attention :_anarchiste !

  • #Augustin_Souchy 1 - Attention : anarchiste ! [06]
    https://www.partage-noir.fr/augustin-souchy-1-attention-anarchiste-06

    La Fédération socialiste n’était pas un parti politique tombé dans le piège électoral. Elle avait quinze groupes locaux dont un, à Munich, avait été fondé par #Erich_Mühsam, sous le nom de « Action » (Tat). Nous n’étions ni des révolutionnaires voulant instaurer un nouvel ordre social dans la violence ni des rêveurs étrangers au monde. Nous avions les pieds bien sur terre. Le Parti social-démocrate avait, selon nous, raté sa mission présente par opportunisme et par dogmatisme. Dogmatique était sa négligence du (...) Augustin Souchy 1 - Attention : anarchiste !

    / Augustin Souchy, Erich Mühsam

    #Augustin_Souchy_1_-_Attention :_anarchiste !

  • #Augustin_Souchy 1 - Attention : #anarchiste ! [05] - Partage Noir
    https://www.partage-noir.fr/augustin-souchy-1-attention-anarchiste-05

    Lors d’une réunion électorale dans laquelle Klara Zetkin défendait les couleurs du parti social-démocrate et #Gustav_Landauer exposait ses idées sur le socialisme, je me décidai pour le dernier. La personnalité de Gustav #Landauer correspondait à l’idée que je m’en était faite à la lecture de ses livres et articles.

  • #Augustin_Souchy 1 - Attention : anarchiste ! [05]
    https://www.partage-noir.fr/augustin-souchy-1-attention-anarchiste-05

    Lors d’une réunion électorale dans laquelle Klara Zetkin défendait les couleurs du parti social-démocrate et #Gustav_Landauer exposait ses idées sur le socialisme, je me décidai pour le dernier. La personnalité de Gustav Landauer correspondait à l’idée que je m’en était faite à la lecture de ses livres et articles. Sa haute et mince silhouette, son visage finement découpé entouré d’une barbe de Christ, le front intelligent, ses yeux visionnaires semblant chercher un lointain utopique, tout cela lui conférait (...) Augustin Souchy 1 - Attention : anarchiste !

    / Gustav Landauer, Augustin Souchy

    #Augustin_Souchy_1_-_Attention :_anarchiste !