Profughi: barriera in Niger, tra guerra e terrorismo
Il motivo della scelta sta nei “numeri”: l’Organizzazione Internazionale per le migrazioni (Oim) ha stimato che nel 2016 sono transitati dal Niger circa il novanta per cento dei migranti arrivati in Libia per cercare poi un imbarco verso l’Italia. E, sulla base di quanto emerge dai rapporti di varie organizzazioni umanitarie, da inchieste giornalistiche e da fonti di polizia, ce ne sarebbero a migliaia in attesa di mettersi in marcia da Agadez, la base di partenza principale delle “piste del contrabbando” che attraverso il deserto portano in Libia o in Algeria. L’idea, allora, sarebbe quella di “gestire” questi flussi in continua crescita facendo del Niger una sorta di hub di concentrazione, identificazione e smistamento dei migranti, con il supporto di campi attrezzati, magari sotto l’egida dell’Unhcr e dell’Oim, dove i profughi potrebbero eventualmente presentare domanda d’asilo e aspettare poi l’esito dell’esame, oppure soggiornare in attesa di riuscire a stabilizzarsi nello stesso Niger o in qualcuno degli Stati vicini, tanto più che, secondo i dati della Banca Mondiale, oltre il 75 per cento dei migranti subsahariani non puntano verso l’Europa ma preferiscono restare in Africa. Per molti versi, dunque, un grande hub che farebbe da “barriera selettiva”. E il Niger, rileva El Pais, diventerebbe così “il nuovo confine della ogni giorno meno salda Fortezza Europa”.
▻http://www.a-dif.org/2016/11/30/profughi-barriera-in-niger-tra-guerra-e-terrorismo
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