• A Luta Continua: A triumph for press freedom in #Mozambique
    http://africasacountry.com/2015/09/a-luta-continua-a-triumph-for-press-freedom-in-mozambique

    One day after the international day of democracy on September 15, it was truly a day of democracy in Mozambique. A court in the capital city Maputo ruled last week.....

    #FRONT_PAGE #Castel-Branco #Cold_War_politics #freedom_of_expression #Frelimo

  • Il #business degli immigrati: milioni di euro in affido diretto

    Lo scandalo ha ormai raggiunto proporzioni incontenibili. Politici, imprenditori ma anche la mafia. Business is business direbbero gli americani e i soldi, si sa, non puzzano. Senza ovviamente voler generalizzare – visto che non tutti coloro che si occupano dell’accoglienza dei migranti vanno colpevolizzati a causa di chi agisce in maniera illegale, anche nell’interesse di questi – non v’è dubbio che un fiume di denaro pubblico è stato gestito all’insegna del malaffare ed è necessario che l’indagine si allarghi per comprendere cosa stia accadendo nel nostro paese.

    http://www.lavalledeitempli.net/2015/06/06/il-business-degli-immigrati-milioni-di-euro-in-affido-diretto
    #mafia #Mafia_capitale #réfugiés #migration #asile #Italie #corruption #Mineo #CARA

    • v. aussi:
      Immigrazione – Lo scandalo taciuto

      Finalmente un’inchiesta condotta da Repubblica.it porta alla ribalta gli illeciti e le irregolarità nella gestione dell’accoglienza dei migranti che dopo aver rischiato la vita per abbandonare il proprio paese alla ricerca di un futuro migliore, passano dalle mani dei mercanti di uomini a quelle di chi sulla loro pelle lucra offrendo “accoglienza”.

      http://www.lavalledeitempli.net/2014/05/16/immigrazione-scandalo-taciuto

    • Mafia Capitale occupava i palazzi del Comune per poter lucrare sull’accoglienza ai minori

      Sembra surreale, non lo è. La banda di Carminati, attraverso Buzzi, occupò abusivamente una palazzina di proprietà del Campidoglio su suggerimento di un dipendente pubblico. E ci trasferì adolescenti stranieri. «Meglio se lo prendiamo noi che non quelli di Action». Con la regolarizzazione pronta

      http://espresso.repubblica.it/attualita/2015/06/05/news/mafia-capitale-lo-squat-diventa-un-centro-per-minori-grazie-agli

    • dal programma tv di «L’aria d’estate» (La7), 23 luglio 2015:
      Cara di Mineo come ufficio di collocamento
      Uno stipendificio, pagato con un fiume di soldi destinati all’accoglienza dei migranti. Nel Cara di Mineo, centro rifugiati più grande d’Europa che costa ogni anno trenta milioni di euro.
      Dopo Mafia Capitale, è scoppiato lo scandalo “#Parentopoli”. La magistratura indaga su settecento assunzioni effettuate dalle aziende che si sono aggiudicate il bando d’appalto ritenuto truccato dall’Anticorruzione.
      In cima alla lista degli indagati c’è Paolo Ragusa, ex presidente del consorzio che si è aggiudicato l’appalto: «Nelle sedi opportune credo che finalmente riusciremo a dimostrare che soprattutto la storia dell’accoglienza non è una storia criminale». Il giornalista chiede: «Lei ha mai ricevuto segnalazioni da parte della politica?» Risponde Ragusa: «Guardi, in questi anni chiunque mi ha incontrato mi ha chiesto aiuto. Politici, uomini di chiesa, il fruttivendolo...».
      A Mineo i cittadini conoscono bene queste regole per trovare lavoro nel settore dell’accoglienza dei migranti. Dice un cittadino: «Non è che c’è un concorso... in base ai santi in paradiso che hai si entra». Secondo le ipotesi della Magistratura, i posti di lavoro nel centro d’accoglienza sarebbero stati promessi a alcuni consiglieri comunali per sostenere il sindaco Anna Aloisi, del Nuovo Centro Destra, indagata per istigazione alla corruzione. Dice la Aloisi: «Se è reato e interesse personale avere la maggioranza in Consiglio, allora chiedo a tutti coloro che fanno politica: chi è senza peccato scagli la prima pietra».
      Un posto di lavoro sarebbe stato offerto alla fidanzata del consigliere comunale di opposizione Mario Noto, che dichiara: «L’offerta era di passare in maggioranza in cambio di un posto di lavoro per la mia ragazza. Successivamente è stata contattata anche la mia ragazza per essere chiamata presso la struttura delle cooperative, ma noi abbiamo rifiutato».
      Altro posto è stato offerto alla consigliera Luana Mandrà, che ha rifiutato ma poi è diventata assessore. Chiede il giornalista: «A lei è stato offerto un posto da dirigente a tempo indeterminato in una delle cooperative che lavorano al centro rifugiati?» Risponde la Mandrà: «Sì, esatto».
      Insomma, il Cara di Mineo più che un centro d’accoglienza sembra un ufficio di collocamento, pagato dai cittadini.

      http://www.la7.it/lariadestate/video/cara-di-mineo-come-ufficio-di-collocamento-23-07-2015-159598
      #travail

    • CIE, CARA, CPSA: un mercato sui migranti

      Da Trapani a Gorizia, il sistema dei centri costa alle istituzioni quasi un miliardo di euro all’anno. In tutto, sono 65mila i posti attualmente dedicati a richiedenti asilo, rifugiati e cittadini immigrati considerati irregolari. I vertici delle maggiori cooperative che gestiscono queste strutture sarebbero coinvolti in numerose inchieste: i «bachi» nel sistema erano evidenti ben prima della deflagrazione di «Mafia Capitale»

      http://www.altreconomia.it/site/fr_contenuto_stampa.php?intId=5059

    • Hundreds evicted from Italy refugee home

      More than 500 migrants have been forcibly removed from Italy’s second-largest refugee center. Italy’s populist government claims it is “helping Italians,” but the town complains that years of hard work are being ruined.

      The Italian government evicted over 500 people from the country’s second-largest refugee center on Tuesday and Wednesday, taking people away in buses to undisclosed locations. The mayor of Castelnuovo di Porto, a small suburb north of Rome, said the migrants were removed from his town with little warning or further information.

      Thousands of migrants have passed through Castelnuovo di Porto in the past decade, and it was famously the site of Pope Francis’s traditional Easter foot washing in 2016. The move comes a little more than month after a new immigration law, dubbed “Salvini’s decree,” after hard-line anti-immigrant Interior Minister Matteo Salvini, came into force.

      Mayor: Years of work, integration and jobs will be lost

      “In one fell swoop, not only will years of commitment and goodwill be swept away, but also educational projects, schooling, recreational courses, enrollment in local sports associations, voluntary and social work carried out by the town together with Rome, and 107 jobs dependent on the center will also be lost,” a statement from Mayor Riccardo Travaglini said, stressing that many of the refugee children had already spent years in local schools.

      The refugees were taken away after staging a mass sit-in against the move on Tuesday. Interior Minister Salvini, leader of the far-right Lega (League) party, claimed that the center had become a haven for drug-dealing and crime. He has promised that the removed migrants will be sent to other “beautiful places.”

      According to Italian daily Corriere della Sera, some of the 535 migrants have been shipped off to other detention centers, but hundreds are expected to be deported.

      ’The problems of Italy are not migrants’

      Travaglini scoffed at Salvini’s suggestion that he was “helping Italians” by shuttering major refugee homes.

      “The problems of Italy are not migrants but the widespread and endemic issues we face every day: unemployment, corruption, the Mafia, tax evasion, a broken justice system…a lack of resources for security,” the mayor said.

      A few refugees in Castelnuovo di Porto have taken refuge in people’s homes, including 24-year-old Mouna Ali, originally from Somalia, who has been living with Travaglini’s family as she tries to find a permanent housing solution.

      “I do not want to leave Italy,” she was quoted by the Corriere della Sera as saying. “I want to realize my dream of studying to be an intercultural mediator.”

      https://www.dw.com/en/hundreds-evicted-from-italy-refugee-home/a-47205632

  • Il y a trop d’#aéroports en France, jugent les professionnels de l’aérien | Résistance Inventerre
    http://resistanceinventerre.wordpress.com/2014/03/08/il-y-a-trop-daeroports-en-france-jugent-les-professi

    Le Board of Airlines Represantatives (Bar) en France dénonçait récemment le « nombre pléthorique d’aéroports en France dont les coûts sont finalement supportés par les compagnies aériennes opérant en France sans bénéfice pour le transport aérien dans son ensemble ». « Il y a 84 aéroports en France métropolitaine qui ont des passagers commerciaux. 66 se répartissent environ 4,3% du trafic français. Et 40 aéroports représentent moins de 0,3% du trafic soit environ 300 000 passagers », remarque Jean-Pierre Sauvage, président du Bar France.

  • The Rich and Their Robots Are About to Make Half the World’s Jobs Disappear
    http://motherboard.vice.com/blog/the-rich-and-their-robots-are-about-to-make-half-the-worlds-jobs-d

    Le Monde nous apprenait hier que le nombre de chômeurs ne cessait d’augmenter au niveau mondial, 202 millions aujourd’hui, 218 en 2018.
    http://www.lemonde.fr/economie/article/2014/01/20/le-nombre-de-chomeurs-dans-le-monde-continue-d-augmenter_4351299_3234.html
    Mais il semblerait que ce ne soit que le début d’une catastrophe à venir : 47% des emplois pourraient être détruits par la robotisation d’après cet article de Vice.

    Two hugely important statistics concerning the future of employment as we know it made waves recently:

    1. 85 people alone command as much wealth as the poorest half of the world.

    2. 47 percent of the world’s currently existing jobs are likely to be automated over the next two decades.

    Combined, those two stats portend a quickly-exacerbating dystopia. As more and more automated machinery (robots, if you like) are brought in to generate efficiency gains for companies, more and more jobs will be displaced, and more and more income will accumulate higher up the corporate ladder. The inequality gulf will widen as jobs grow permanently scarce—there are only so many service sector jobs to replace manufacturing ones as it is—and the latest wave of automation will hijack not just factory workers but accountants, telemarketers, and real estate agents.

    That’s according to a 2013 Oxford study, which was highlighted in this week’s Economist cover story. That study attempted to tally up the number of jobs that were susceptible to automization, and, surprise, a huge number were. Creative and skilled jobs done by humans were the most secure—think pastors, editors, and dentists—but just about any rote task at all is now up for automation. Machinists, typists, even retail jobs, are predicted to disappear.

    And, as is historically the case, the capitalists eat the benefits.

    Les chiffres sont en fait issus d’un édito de The Economist :
    http://www.economist.com/news/leaders/21594298-effect-todays-technology-tomorrows-jobs-will-be-immenseand-no-co

    Le journal est si peu susceptible d’être critique de la technologie, ils sont si étonnés par leur propre audace, qu’ils prennent des précautions oratoires en début d’article :

    For those, including this newspaper, who believe that technological progress has made the world a better place, such churn is a natural part of rising prosperity. Although innovation kills some jobs, it creates new and better ones, as a more productive society becomes richer and its wealthier inhabitants demand more goods and services. A hundred years ago one in three American workers was employed on a farm. Today less than 2% of them produce far more food. The millions freed from the land were not consigned to joblessness, but found better-paid work as the economy grew more sophisticated. Today the pool of secretaries has shrunk, but there are ever more computer programmers and web designers.

    Pour passer de 33 % à 2% d’employés dans le secteur agroalimentaire, ça aura coûté une catastrophe écologique et humaine, mais passons.

    En fait, The Economist est terrifié par les perspectives sociales d’une telle évolution :

    If this analysis is halfway correct, the social effects will be huge. Many of the jobs most at risk are lower down the ladder (logistics, haulage), whereas the skills that are least vulnerable to automation (creativity, managerial expertise) tend to be higher up, so median wages are likely to remain stagnant for some time and income gaps are likely to widen.

    Anger about rising inequality is bound to grow, but politicians will find it hard to address the problem.

    Et de conclure sur une mise en garde :

    Innovation has brought great benefits to humanity. Nobody in their right mind would want to return to the world of handloom weavers. But the benefits of technological progress are unevenly distributed (…). Today’s governments would do well to start making the changes needed before their people get angry.

    Pas sûr que les changements mis en place par les gouvernants soient alors fondamentalement démocratique étant donnés les moyens de contrôle que permettent aujourd’hui le numérique (cf. http://seenthis.net/messages/219551 )

    • On pourrait peut-être aussi se souvenir que les principes de l’automation ont donné lieu à des procédés qui sont restés à l’état de prototypes (par ex. en matière de construction des bagneules durant les 50’) tant que l’insubordination ouvrière et le refus du travail n’ont pas contraints les capitalistes à les utiliser en série , se souvenir, même si aujourd’hui cela parait contre intuitif, du vieux dicton : "là où il y’a la grève arrive la machine."

      #RTT #emplois_nuisibles #commandement_capitaliste

    • Il y a une donnée de plus que les riches ne perdent certainement jamais de vue : si tout le monde avait leur niveau de vie, il nous faudrait 10 planètes pour satisfaire les besoins. Autrement dit, les riches sont d’autant plus cruellement concernés par le mur écologique qu’ils sont en première ligne.

      Il y a deux façon de régler le problème :
      – répartir les ressources plus équitablement
      – réduire le nombre de convives autour de la table

      Autant la première solution signifierait que ceux qui auraient le plus à perdre seraient forcément les riches, autant la seconde nécessite de quantifier précisément les surnuméraires, c’est à dire la quantité de population humaine dont les riches n’ont absolument pas besoin pour perpétuer le système outrageusement à leur service.

      La robotisation a cela de merveilleux qu’elle permet de continuer à produire les biens et services dont ont besoin les riches tout en diminuant drastiquement le nombre d’humains nécessaires pour continuer à produire ; ce qui augmente d’autant la quantité de ressources disponibles pour les dominants.

      Ensuite, comment régler le problème des #surnuméraires ?
      Rien de plus facile : tu marchandises toutes les ressources vitales, puis tu diminues la quantité de monnaie disponible pour les acquérir. Par contre, tu penses à ne pas négliger la sécurité.

    • @monolecte, je ne sais pas si les "surnuméraires" (notion promue par un Robert Castel devenu irénique, voir son La « guerre à la pauvreté » aux États-Unis : le statut de l’indigence dans une société d’abondance , Robert #Castel, de 1978, avant son recentrage républicain,
      http://www.cip-idf.org/article.php3?id_article=4243 )sont inutiles…

      Ainsi la régression du "pouvoir d’achat" du RSA, par exemple, ne signifie pas seulement que l’on ne compte pas sur ces pauvres pour faire tourner l’économie en consommant, ni même seulement que l’on appauvrit ces pauvres pour leur faire accepter les bads jobs dans le cadre d’un plein emploi précaire. La majorité (relative) des chômeurs indemnisés est désormais constituée de 40% de "chômeurs en activité à temps réduit" ; idem, les "RSAstes" sont fort nombreux à occuper un ou des emplois durant l’année… De plus, on ne peut sérieusement mesurer l’activité ou l’utilité au seul critère de l’emploi (une formalisation du travail qui n’en contient pas toutes les modalités, bien loin de là).
      Cet appauvrissement me semble aussi avoir pour fonction de fabriquer une figure lisible, évidente, incontestable, de cette déchéance sociale dont nous devons tous nous sentir menacés (ni travail, ni famille, ni patrie, cela doit faire peur). On a vu ces dernières années par exemple de nombreux "sondages" destinés à montrer que de larges fractions de la population craignaient d’avoir à survivre à la rue, vivaient avec la peur plus ou moins forte d’être soumis à un devenir SDF. On est là dans un domaine "symbolique", et pas au sens d’un hochet-repoussoir imaginaire et sans portée, mais bien dans l’affirmation d’un ordre symbolique, de la loi de cette "société de travail" (comme disait Jospin contre les mouvements de chômeurs en 1997/98, cf http://www.cip-idf.org/article.php3?id_article=5374), c’est-à-dire de cette société gouvernée par l’argent car fondée sur l’exploitation pour le profit.

      Comme dit la chanson, la meilleure des polices ne porte pas d’uniforme… Autant il me parait erroné d’appliquer ad vitam eternam la notion d’"armée industrielle de réserve" à l’analyse du travail et du monde social (…), autant il semblerait judicieux de chercher comment, dans le péplum aux figurants innombrables de la domination capitaliste, des images (de mort sociale) ont a être incarnées afin d’être en mesure de gouverner par la peur, d’affecter de part en part l’intime et par là d’obérer toute possibilité de communauté qui ne soit pas régie par cette peur.

      L’autre point que tu soulèves, je le résumerais en disant qu’il existe une disproportion radicale des "empreintes écologiques" des riches et des pauvres (cette disproportion quantitative dit fort bien que l’inégalité qualifie décisivement ce monde ) a fait sur seenthis l’objet de nombreux échanges ces derniers temps, échanges placés sous le signe du refus du #moralisme_écolo.
      Que des bourges (déclassés, ont précisé certains) coupables d’avoir de générations en générations détruit massivement des ressources (la vie de ceux qui ont produit pour eux, des matières premières, des biens communs) veuillent expier les comportements prédateurs de leurs ancêtres les plus directs et viennent aujourd’hui expliquer aux pauvres qu’il faudrait être raisonnable avec la planète - et pourquoi pas quitter les achèlèmes et les pavs où nombre d’entre eux ont été parqués avec un chauffage électrique destiné à faire marcher et légitimer et la gabegie et le nucléaire (Guattari et Deleuze formulent, dès 1973, la notion d’ antiproduction capitaliste , cessons de trasher toute "boite à outils" !), me parait abject.

      Faire de la #morale, c’est fabriquer du surmoi collectif, et ici c’est celui bien bourgeois de la "responsabilité individuelle". Un sadisme social qui fait l’économie du collectif pour congédier plus encore cette dimension, quitte pour certains à prôner la small collectivité (plutôt que ou en même temps que la "culture de l’entreprise"), celle qui jamais n’aurait à se battre contre l’ordre social, juste à être "supérieure" (plus efficace, plus désirable) à d’autres "formes de vie" ; mais ça marche pas, pas du tout, ainsi qui a cru fuir le monde du capital dans une yourte, ou se mettre à l’abri de la concurrence pour l’emploi et du contrôle avec un pauvre RSA finit par être confronté, après le ressentiment du voisin, aux préfets, aux présidents de conseils généraux, aux agents de contrôle.

      Plutôt que de verser dans la culpabilisation de ces "pauvres aliénés", on peut préférer imaginer encore un mouvement de désaliénation. Qui croit à la vertu d’un conflit qui s’enfermerait pas dans l’intériorisation sait user, cherche à user, de quelques points de repères parmi tous ceux qu’une longue histoire DE LUTTE a fourni. Marcher sur la tête des rois, guerre aux châteaux, paix aux chaumières, a-t-il par exemple été dit. On ne trahira ces restes sublimes que pour essayer de les traduire, d’expérimenter leur actualisation. Sinon, c’est déconner.

  • ÉTATS-UNIS • Cinquante ans de « guerre contre la pauvreté », pour quoi faire ? | Courrier international
    http://www.courrierinternational.com/article/2014/01/13/cinquante-ans-de-guerre-contre-la-pauvrete-pour-quoi-faire

    Pour de nombreux Américains, la guerre contre la pauvreté déclarée il y a cinquante ans par le président démocrate Lyndon B. Johnson est un échec. Le taux de pauvreté n’est passé que de 19 % à 15 % en deux générations, et 46 millions d’Américains ne disposent toujours pas de ressources suffisantes, selon les chiffres du gouvernement.
    Mais, d’un autre point de vue, le gouvernement fédéral a tout de même réussi à enrayer la montée de la pauvreté. Personne ne peut nier que les programmes de protection sociale mis en place depuis le New Deal [notamment entre 1933 et 1938 par le président F.D. Roosevelt] ont considérablement amélioré les conditions de vie des Américains les plus pauvres.

    Cinquante ans après le désormais célèbre discours sur l’Etat de l’Union de L.B. Johnson [prononcé le 8 janvier 1964], le débat sur le rôle que doit jouer le gouvernement pour enrayer la pauvreté est à nouveau relancé. Il faut dire que les inégalités entre les riches et les pauvres sont aussi fortes que dans les années 1920, et que le nombre de pauvres et de personnes en situation de précarité atteint des records. (Parallèlement, ces dernières décennies, ce sont surtout les plus riches qui ont engrangé les plus grands bénéfices.) Les programmes sociaux comme les allocations chômage et les bons alimentaires permettent à des millions de familles de maintenir la tête hors de l’eau. Les républicains veulent faire des coupes dans ces deux programmes, preuve des désaccords majeurs qui existent entre les deux partis sur les solutions à apporter à ce problème....

    #États-Unis
    #pauvreté

  • Afrique : les nouveaux territoires que la France veut explorer
    http://economie.jeuneafrique.com/index.php?option=com_content&view=article&id=20814

    Chahutées par la concurrence mondiale, les firmes hexagonales tentent de résister en s’ouvrant au reste de l’Afrique. Après avoir longtemps considéré les pays francophones, quelles sont leurs nouvelles cibles ?

    En cette fin 2013, les bonnes nouvelles pour les entreprises françaises sont souvent arrivées d’Afrique. À commencer par ce « contrat du siècle » signé par Alstom en Afrique du Sud, dans le sillage de la visite de François Hollande, avec l’opérateur ferroviaire public Prasa : 3,8 milliards d’euros pour la fourniture, entre 2015 et 2025, de 600 trains de banlieue (soit 3 600 voitures). Au même moment, GDF Suez annonçait la construction d’une centrale thermique pour 1,5 milliard d’euros.....

    #économie
    #France
    #Afrique
    #Attijariwafa-Bank
    #CBSOA
    #Cian
    #Energie ( #Areva, #EDF, #Total, #GDF-Suez ... )
    #Transport ( #Air-France secteur aérien,, #Alstom (tramway ..), #Bolloré (ligne Conakry-Kagbélen, en Guinée), #RATP (métro d’Alger et tramway de Casablanca) #SNCF (qui doit construire au Maroc le premier tronçon de ligne à grande vitesse africaine).
    #Eau ( #Veolia, #Degremont (filiale de #GDF-Suez...)
    #Assainissement (Veolia, Degremont (filiale de GDF Suez...)
    #Agroalimentaire (du brasseur #Castel à l’huilier #Sofiprotéol (propriétaire de #Lesieur ....)
    #Télécoms ( #Orange ...)
    #Numérique ( #Morpho (filiale du groupe #Safran)....)
    #Santé ( #Sanofi ...)